COMMISSIONE PARLAMENTARE
di controllo sull'attività degli enti gestori
di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale
GIOVEDÌ 23 LUGLIO 1998

43a Seduta
Presidenza del Presidente
Michele DE LUCA

La seduta ha inizio alle ore 8,45.
(R050 001, B68a, 0004°)

Riprende l'esame rinviato nella seduta del 16 luglio.

Il presidente Michele DE LUCA preliminarmente ricorda che le tavole ed i relativi dati richiamati nelle relazioni sull'attività degli enti sono riscontrabili nel documento pubblicato in allegato al resoconto della seduta della Commissione del 24 giugno 1998. (gli atti citati sono riportati anche in apposito sito Internet, Banca dati Senato della Repubblica).

Interviene quindi il senatore MANFROI che riferisce alla Commissione sull'Istituto nazione di previdenza dirigenti aziende industriali (INPDAI), rilevando, in particolare, il permanere dello squilibrio della gestione previdenziale dell'ente negli anni 1994-1997, determinato dal progressivo incremento delle spese per prestazioni, che non risulta compensato dall'aumento delle entrate contributive.
Osservato quindi che detto squilibrio è dovuto principalmente ai fattori demografici, quali il progressivo impoverimento della base assicurativa e il consistente aumento del numero delle prestazioni, e che non c'è stata inversione di tendenza neanche in seguito alle ripetute revisioni dell'aliquota contributiva, il relatore auspica una revisione del quadro normativo per un contenimento della spesa per pensioni attraverso la regolazione del flusso di uscite per il collocamento a riposo e la revisione delle modalità di calcolo della pensione. Per gli ulteriori più dettagliati aspetti della gestione dell'ente fa rinvio alla relazione scritta (allegato n. 1).

Prende quindi la parola il presidente Michele DE LUCA che svolge la relazione (allegato n. 2) sull'attività dell'Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS).
Evidenziata anzitutto la pluralità delle gestioni amministrate dall'Istituto - che vanno dall'Assicurazione generale obbligatoria (Ago), che è la gestione maggioritaria per iscritti e per prestazioni, alle gestioni sostitutive e integrative dell'Ago ed alle gestioni delle prestazioni temporanee di lavoratori dipendenti e degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali - il relatore sottolinea il saldo negativo della gestione finanziaria di competenza con tendenza al peggioramento (si passa da -11.600 miliardi nel 1994 a - 19.500 miliardi nel 1997), specie nella gestione tipica di entrate contributive e spese per prestazioni, rilevando che, al fine di una corretta valutazione dell'equilibrio finanziario gestionale, nell'ambito della spesa complessiva per prestazioni va tenuta distinta la spesa previdenziale-assicurativa da quella propriamente assistenziale, svincolata da contributi e da attività lavorative e finanziata dalla fiscalità generale (trasferimenti a carico dello Stato).
Posto, quindi, l'accento sull'incremento delle entrate contributive connesso all'aumento del monte retributivo imponibile e dell'aliquota legale di contribuzione, il relatore rileva, nell'ambito del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, il miglioramento del saldo fra entrate contributive e spese per pensioni, con un coefficente di copertura che passa dallo 0,69 nel 1994 allo 0,76 nel 1997. Un progressivo peggioramento si ha invece nella gestione dei lavoratori autonomi.
Per quanto riguarda la gestione del patrimonio immobiliare, rilevato che il valore in bilancio si identifica con il prezzo d'acquisto, mentre non risultano disponibili il valore catastale nè quello di mercato, il Presidente relatore osserva come i rendimenti degli immobili all'Inps risultino superiori ai valori medi calcolati per il complesso degli enti esaminati; tuttavia il confronto non risulta corretto giacchè non tiene conto del fatto che gli immobili possono essere stati acquistati in periodi diversi. In relazione ai rendimenti riferiti alla valutazione corrente a fine anno, emerge che quelli lordi si collocano a livelli superiori a quelli medi, mentre quelli netti presentano valori inferiori.
Da qui la necessità, aggiunge il Presidente relatore, che per il patrimonio sia immobiliare che mobiliare (anche per questo il rendimento calcolato sul risultato lordo di gestione finanziaria presenta valori inferiori a quelli medi) si ricorra ad un bench mark, costituito da oggettivi parametri di riferimento, così come il legislatore ha fatto per i fondi pensionistici, per il cui sviluppo ha previsto (articolo 59, comma 31, della legge n. 449 del 1997, «collegata» alla finanziaria 1998) l'individuazione e la costruzione di modelli di riferimento per la valutazione finanziaria ed il monitoraggio dei portafogli dei fondi stessi.
Richiamata l'attenzione sul peggioramento progressivo del risultato economico di esercizio (si passa da - 14.153 miliardi nel 1994 a - 20.512 miliardi nel 1997) e sul disavanzo patrimoniale netto, che nel 1997 - in forza della normativa all'esame del Parlamento, che considera trasferimenti definitivi le anticipazioni dello Stato - dovrebbe ridursi da 99.500 miliardi a 9.000 miliardi, passa a soffermarsi sull'efficienza evidenziando, fra l'altro, i costi di gestione direttamente imputabili all'attività dell'ente (crescita del 2,6% annuo), l'indice di occupazione del personale anche in riferimento alla distribuzione (è più elevato per le sedi periferiche) e l'indice di produttività (rapporto fra numero di prestazioni totali e personale in servizio). Quest'ultimo assume valori molto superiori rispetto a quelli medi degli altri enti esaminati, soprattutto in dipendenza dell'operare delle economie di scala, fattori di determinante importanza, come questa Commissione ha evidenziato nel documento sulle prospettive di riforma degli enti previdenziali (doc. XVI-bis. n. 2).
Successivamente il presidente Michele De Luca - dopo avere illustrato i dati sulla gestione dei crediti contributivi e del contenzioso, sulla vigilanza e sui tempi medi di liquidazione delle prestazioni - svolge delle considerazioni conclusive, riportando i dati del bilancio preventivo 1998, che registra un miglioramento del disavanzo a seguito del maggior gettito contributivo previsto dalla citata legge n. 449 del 1997, di norme più restrittive sulle pensioni di anzianità e della integrale assunzione da parte dello Stato degli oneri assistenziali e dell'onere delle pensioni del settore agricolo dal 1o gennaio 1989.
Si tratta comunque, precisa il Presidente relatore, di una maggiore trasparenza contabile, che non altera l'ammontare della spesa pensionistica ed i saldi della pubblica amministrazione.
Quanto alla sostenibilità finanziaria e macroeconomica di medio - lungo periodo, valutata secondo le proiezioni della Ragioneria generale dello Stato, emerge - come già sottolineato nella relazione approvata da questa Commissione il 15 luglio 1997 su «Riforma del sistema pensionistico e coerenza con le linee di sviluppo dell'economia» (doc. XVI-bis. n. 1) - un progressivo peggioramento nella fase intermedia, con un'inversione di tendenza nella fase ultima. Nella simulazione, egli conclude, sono state assunte l'assenza di indicizzazione reale e la revisione decennale dei coefficienti di trasformazione: ipotesi che potrebbero risultare insostenibili e quindi aumentare i livelli di spesa.

Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

La seduta termina alle ore 9,15.



Allegato n. 1
Relazione del senatore MANFROI
su
Istituto nazionale di previdenza per i dirigenti di aziende industriali

L'Inpdai provvede alla copertura di prestazioni previdenziali e di altre tipologie di trattamenti a carattere assistenziale (tavola 1). Le prestazioni previdenziali risultano costituite dai trattamenti IVS, fra i quali rientrano anche le pensioni supplementari, i prepensionamenti e i pensionamenti anticipati; gli altri trattamenti sono invece costituiti dalle prestazioni per attività sociali (quali borse e assegni di studio e ospitalità in case di riposo) e dagli assegni funerari e per natalità.

Sezione I
Gestione economico-finanziaria: la gestione entrate contributive-spesa per prestazioni istituzionali

Con riferimento alla gestione finanziaria (tavola 2), il saldo complessivo fra entrate e uscite riferito ai dati di competenza risulta negativo su tutto il periodo esaminato, mentre il risultato di gestione determinato in base ai dati di cassa si pone su valori positivi nel 1996 e 1997.
Il saldo di parte corrente risulta positivo nel 1994, per assumere negli anni successivi valori negativi; il saldo in conto capitale al contrario assume valori negativi nel 1994 e positivi nel periodo successivo.

Con riferimento alla gestione entrate contributive-spesa per prestazioni istituzionali, la tavola 3 si riferisce al complesso delle prestazioni erogate: la voce «prestazioni previdenziali» comprende i trattamenti IVS, mentre la voce «altre prestazioni» si riferisce alle prestazioni per attività sociali, all'assistenza infermieristica domiciliare e al concorso in spese funerarie.
Dall'esame della tavola 3 emerge che nel periodo esaminato il saldo fra entrate e uscite si attesta su valori negativi e decrescenti, passando da -858 miliardi nel 1994 a -1.643 miliardi nel 1997, con un coefficiente di copertura della spesa da parte delle entrate pari a 0,76 nel 1994 e a 0,68 miliardi nel 1997.
Nella tavola 4, relativa ai soli trattamenti pensionistici IVS, vengono esaminati i diversi fattori demografici e normativo-istituzionali che, agendo sull'andamento del gettito contributivo e dell'onere per prestazioni, influenzano gli equilibri finanziari della gestione.
In relazione al finanziamento (tavola 4, sezione A), il gettito contributivo si mantiene pressochè costante nel 1995 rispetto al 1994, per crescere nel 1996 e soprattutto nel 1997 (18,7%), con un tasso di crescita medio annuo pari all'8,3% nel periodo considerato. Le entrate contributive si incrementano in seguito all'aumento del monte retributivo imponibile (dal 1996) e al progressivo e consistente aumento dell'aliquota legale di contribuzione.
Il monte retributivo aumenta in seguito al forte incremento della retribuzione media, in quanto il numero degli assicurati «attivi» registra una progressiva e consistente flessione, che porta il numero degli iscritti «attivi» da 84.000 nel 1994 a 78.700 nel 1997 (con un flusso netto annuo di nuovi assicurati che presenta valori negativi in ciascun anno del periodo esaminato).
L'aliquota contributiva legale è stata oggetto di numerose revisioni: nel 1995 si passa ad un'unica aliquota nella misura del 24,55% in luogo delle due aliquote previste nel 1994 (24,55% per redditi fino a 65 milioni e 22,55% per redditi superiori e fino a 195 milioni); nel 1996 l'aliquota risulta elevata al 25,25% (+0,7 punti percentuali); nel 1997 essa passa al 28,25% per i redditi fino a 63 milioni e al 29,25% per quelli superiori e fino a 250 milioni, con un incremento superiore a 3 punti percentuali. In base al decreto legislativo 181/97 (decreto di armonizzazione), l'aliquota risulta gradualmente elevata per raggiungere il livello attualmente previsto per il Fondo pensioni lavoratori dipendenti (pari al 32,7%) al 1o gennaio 1999.
In relazione alle prestazioni (tavola 4, sezione B), emerge che la spesa si evolve in base ad un trend di crescita piuttosto dinamico, registrando nel periodo esaminato un tasso di crescita medio annuo del 12,5%. Il consistente aumento dell'onere per pensioni è riconducibile sia al maggior numero di prestazioni in pagamento (che passa da 60.700 nel 1994 a 73.300 nel 1997) sia agli importi medi delle pensioni, che crescono a ritmi elevati in relazione allo stock e alle nuove liquidate.
L'effetto combinato degli andamenti delle entrate contributive e della spesa per pensioni determina un saldo negativo, che peggiora nel periodo considerato passando da -800 miliardi nel 1994 a -1.570 miliardi nel 1997, con un coefficiente di copertura della spesa da parte del gettito contributivo che passa da 0,78 nel 1994 a 0,7 nel 1997. L'aliquota di equilibrio previdenziale

Spese per pensioni Numero pensioni Pensione Media
Monte reddittuale imponibile = Numero assicurati . Retribuzione media

risulta pertanto superiore all'aliquota contributiva legale e a quella effettiva (rapporto fra entrate contributive e monte redditi imponibile), evidenziando un progressivo peggioramento nel periodo esaminato che risulta riconducibile al forte aumento del rapporto numero pensionati/numero assicurati (la differenza fra il flusso netto delle nuove pensioni e il flusso netto dei nuovi assicurati è positivo e crescente) e, in misura inferiore, all'aumento del rapporto normativo-istituzionale pensione media/retribuzione media.

Sezione II

Gestione immobliare e mobiliare

Con riferimento al patrimonio immobiliare, la Cassa possiede immobili da reddito locati a terzi (adibiti ad usi abitativi e commerciali), immobili strumentali adibiti ad usi diretti (uffici) e terreni edificabili e agricoli.
La consistenza del patrimonio immobiliare risulta invariata nel periodo esaminato in quanto non vi sono state ne' acquisizioni ne' dismissioni di valori immobiliari.
In relazione agli immobili locati a terzi, si osserva che i proventi lordi derivanti dal patrimonio registrano una crescita; tuttavia, se consideriamo i redditi al netto delle spese di gestione, emerge che essi assumono valori negativi nel periodo 1994-96, per collocarsi su un valore positivo nel 1997.
Le spese di gestione presentano dunque valori elevati, evidenziando una tendenza alla flessione nel periodo esaminato: le spese complessive rappresentano una percentuale dei proventi lordi pari a 125,7% nel 1994 e al 98,6% nel 1997; se consideriamo i costi al netto delle imposte e della quota di ammortamento dell'anno, al fine di evidenziare quella parte di spese direttamente riconducibile all'attività gestionale dell'Ente, emerge che essi registrano comunque valori elevati, con un'incidenza sulle entrate complessive che risulta decrescente nel periodo considerato (dal 78,6% nel 1994 al 53,3% nel 1997).
In relazione agli indicatori di redditività, il rendimento lordo tende ad aumentare; il rendimento netto assume valori negativi, che si riducono nel periodo considerato fino a divenire positivi nel 1997. Questi valori si collocano al di sotto dei valori medi calcolati per il complesso degli Enti esaminati; tuttavia, tale confronto non risulta molto corretto, in quanto per i rendimenti riferiti al valore in bilancio gli Enti possono seguire criteri diversi di contabilizzazione del patrimonio, mentre per i rendimenti riferiti al prezzo di acquisto non si tiene conto del fatto che gli immobili possono essere stati acquistati in periodi diversi.

Nella tavola 8 viene illustrato l'andamento della gestione mobiliare, tramite l'evidenziazione delle attività finanziarie (e della relativa composizione) e dei proventi realizzati (e/o maturati) su tali investimenti. Le attività finanziarie detenute dall'Ente sono costituite da attività liquide, da titoli (titoli di Stato - Bot e Cct -, obbligazioni delle banche e obbligazioni delle imprese), da azioni e partecipazioni, da crediti a breve e a medio-lungo termine.
La consistenza degli investimenti diminuisce in seguito alla consistente dismissione dei titoli a breve e a medio-lungo termine.
I proventi realizzati sul patrimonio mobiliare riconducibili ai redditi da interessi, utili e partecipazioni registrano una flessione progressiva, in seguito alla dismissione di valori mobiliari; se consideriamo anche i guadagni in conto capitale da realizzo, la flessione dei proventi complessivi risulta più contenuta.
I rendimenti (lordi e netti) calcolati in riferimento al complesso delle attività finanziarie aumentano nel 1995, per diminuire nel periodo successivo. I rendimenti calcolati sui valori mobiliari in senso proprio (costituiti per l'Ente in esame dai titoli e dalle azioni), evidenziano una crescita progressiva (nel 1997 il rendimento assume valori elevati per la pressochè assenza a fine anno dei titoli in portafoglio a causa della consistente dismissione). In generale, i rendimenti appaiono in linea con i valori medi calcolati per il complesso degli Enti esaminati.
Il rendimento calcolato sul risultato lordo di gestione finanziaria (che si ottiene sottraendo ai proventi complessivi - al lordo e al netto delle imposte - gli oneri di gestione) registra valori elevati per lo scarso peso delle spese di gestione, pari a qualche centinaia di miliardi.

Sezione III

Situazione patrimoniale-Riserve

Nella tavola 9 vengono evidenziate le risultanze del conto economico e dello stato patrimoniale, con particolare attenzione all'entità delle riserve obbligatorie e alle assegnazioni delle quote dell'esercizio alle riserve medesime, determinate in base alle specifiche disposizioni di legge.
Il risultato economico di esercizio, determinato sulla base del saldo dei movimenti finanziari di parte corrente e del saldo delle partite di natura strettamente economica, evidenzia un consistente peggioramento, passando da 6.650 miliardi nel 1994 a -660 miliardi nel 1997. Il positivo risultato nel 1994 dipende sostanzialmente dal saldo delle partite economiche non finanziarie e, in particolare, è dovuto alle consistenti entrate in seguito a variazioni patrimoniali straordinarie.
La situazione patrimoniale generale presenta un avanzo patrimoniale netto (costituito dalla somma algebrica della riserva obbligatoria e dall'avanzo/disavanzo economico) che nel periodo esaminato passa da 12.660 miliardi nel 1994 a 10.800 miliardi nel 1997: il peggioramento è dovuto ad una diminuzione delle attività, a fronte delle quali le passività aumentano.
Le riserve obbligatorie passano da 12.600 miliardi nel 1994 a 11.450 miliardi nel 1997 e coprono in quest'ultimo anno 2,2 annualità delle rate di pensione in pagamentoi nel medesimo anno.

Sezione IV

Efficienza dell'Ente

I costi di gestione direttamente imputabili allo svolgimento dell'attività dell'Ente registrano una progressiva flessione (con un tasso di crescita medio annuo pari a -6,8%): la diminuzione ha interessato tutte le principali voci di spesa e, in particolar modo, quella relativa all'acquisto di beni di consumo e servizi (tavola 10).
La spesa sostenuta per il personale in attività di servizio diminuisce anche in seguito alla riduzione del numero effettivo di unità del personale (tavola 11).
I costi netti di gestione risultano molto inferiori a quelli lordi, a causa del consistente recupero dei costi, che avviene tramite il rimborso delle spese per servizi svolti per conto di terzi, il recupero di spese per l'acquisto di beni di consumo e servizi e l'eliminazione di residui passivi di spese correnti insussistenti.
Con riferimento alla gestione del personale in servizio (tavola 11), rispetto ad un organico di 533 unità nel 1997, operano in effetti 447 unità, con un indice di occupazione pari allo 0,84 nel 1997.
Come emerge dalla tavola 10, l'indice di costo amministrativo (determinato in base al rapporto fra le spese di gestione complessive e la spesa per prestazioni istituzionali) presenta valori molto bassi se confrontati con quelli medi calcolati per il complesso degli Enti, evidenziando nel periodo esaminato una tendenza alla diminuzione (le spese di gestione diminuiscono, a fronte delle quali la spesa per prestazioni aumenta).
L'indice di produttività, determinato in base al rapporto fra il numero di prestazioni totali e il personale in servizio, assume valori inferiori rispetto a quelli medi calcolati per il complesso degli Enti monitorati (tavola 11); tuttavia, nel periodo considerato la produttività aumenta (in seguito alla diminuzione del personale in servizio e all'aumento del numero delle prestazioni), riducendo il divario con i valori medi.

Con riferimento alla gestione delle pratiche e dei ricorsi relativi a domande di prestazioni (tavola 12), per l'Ente in questione sono disponibili i dati sui ricorsi, il cui grado di evasione presenta valori crescenti nel 1995 e 1996 (passando da 0,5 nel 1994 a 2 nel 1996), per scendere allo 0,4 nel 1997.
I tempi medi di liquidazione delle prestazioni evidenziano un miglioramento, passando da 6 mesi nel 1994 a 4 mesi nel 1997 in relazione a ciascuna categoria di pensione. In seguito alla diminuzione, nel 1997 i tempi di liquidazione delle pensioni di invalidità e ai superstiti risultano in linea con i valori medi calcolati per il complesso degli Enti considerati, mentre quelli registrati dalle pensioni di vecchiaia si collocano ancora su valori elevati.

Osservazioni conclusive

I dati relativi agli anni 1994-97 e quelli relativi al 1998 (derivanti dal bilancio di previsione) evidenziano il permanere dello squilibrio della gestione previdenziale, determinato dal progressivo incremento delle spese per prestazioni che non risulta compensato dall'incremento delle entrate contributive.
Il peggioramento del saldo fra entrate e uscite è dovuto principalmente ai fattori demografici, che determinano il progressivo impoverimento della base assicurativa e il consistente aumento del numero delle prestazioni: il rapporto numero assicurati «attivi»/numero prestazioni diminuisce avvicinandosi progressivamente a 1 nel 1997, in seguito ad un flusso netto annuo di nuovi assicurati negativo e di nuove pensioni positivo.
Tale situazione non presenta un'inversione di tendenza neppure in seguito alle numerose e ripetute revisioni dell'aliquota contributiva legale, che negli ultimi anni è stata elevata con gradualità in modo consistente.
Nei prossimi anni lo squilibrio finanziario dell'Ente sarà destinato a permanere, anche in presenza di una ripresa dell'attività economica. Ai fini del perseguimento e del mantenimento dell'equilibrio finanziario, si auspica dunque una revisione del quadro normativo: gli interventi dovranno indirizzarsi verso un contenimento della spesa per pensioni (tramite una regolazione del flusso delle uscite per il collocamento a riposo e attraverso una revisione delle modalità di calcolo della pensione), in quanto i margini di intervento sul prelievo contributivo sono sempre più limitati dopo che è stato stabilito l'allineamento dell'aliquota, a partire dal 1999, a quella del 32,7% prevista per il Fpld.


Allegato n. 2
Relazione del presidente sen. Michele DE LUCA
su
Istituto nazionale di previdenza sociale (Inps)

L'Istituto nazionale di previdenza sociale, tramite la pluralità delle gestioni amministrate, provvede alla copertura di tipologie diverse di prestazioni di protezione sociale a favore dei lavoratori (dipendenti e autonomi) del settore privato.
Le gestioni dell'Ago (Assicurazione generale obbligatoria), che rappresentano le gestioni maggioritarie per numero di iscritti e per numero di prestazioni, provvedono all'erogazione dei trattamenti pensionistici IVS, ivi compresi i trattamenti per carichi familiari su pensioni. Esse sono rappresentate dal Fondo pensioni lavoratori dipendenti, dalle gestioni dei lavoratori autonomi (CDCM, artigiani, commercianti e, dal 1996, lavoratori «parasubordinati») e dalla gestione enti creditizi.
Le gestioni sostitutive dell'Ago (trasporti, telefonici, elettrici, volo e IICC), quelle integrative dell'Ago (minatori, gas, esattoriali, Enti disciolti, porti Genova e Trieste) e quelle minori (iscrizioni collettive, casalinghe, clero, assicurazioni facoltative, trattamenti previdenziali vari) erogano «prestazioni previdenziali» (trattamenti pensionistici IVS, ivi incluse per alcuni fondi le pensioni integrative) e «altre prestazioni previdenziali» (liquidazioni di capitale, indennità di liquidazione e indennità restituzioni).
Oltre alle gestioni di cui sopra, che provvedono prevalentemente alla copertura di trattamenti di natura previdenziale, la Gestione prestazioni temporanee ai lavoratori dipendenti (Gptld) e la Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali (Gias) erogano trattamenti economici temporanei di natura assistenziale, riconducibili agli assegni per il nucleo familiare, ai trattamenti di malattia, maternità e antitubercolari e ai trattamenti di sostegno del reddito (trattamenti di disoccupazione, trattamenti per cassa integrazione, indennità di mobilità).

Sezione I

Gestione economico-finanziaria: la gestione entrate contributive-spesa per prestazioni istituzionali

Con riferimento alla gestione finanziaria di competenza (tavola 2), il saldo complessivo fra entrate e uscite risulta negativo, evidenziando una tendenza al peggioramento (da -11.600 miliardi nel 1994 si passa a -19.500 miliardi nel 1997 sulla base dei dati di preconsuntivo). Il peggioramento è dovuto sostanzialmente all'andamento del saldo di parte corrente, nell'ambito del quale la gestione tipica (entrate contributive- spesa per prestazioni) registra un consistente peggioramento, in parte attenuato dal saldo delle altre voci in entrata e in uscita.

Con riferimento alla gestione entrate contributive-spesa per prestazioni istituzionali, la tavola 3 si riferisce al complesso delle prestazioni erogate: la voce «prestazioni previdenziali» risulta costituita dai trattamenti IVS; la voce «altre prestazioni previdenziali» risulta costituita da prestazioni in forma di liquidazione di capitali, indennità di liquidazione e indennità restituzioni; la voce «altre prestazioni» è costituita dai trattamenti economici temporanei (assegni per il nucleo familiare, trattamenti di malattia, maternità e antitubercolari, trattamenti di disoccupazione, trattamenti per cassa integrazione, indennità di mobilità).
Le entrate contributive indicate nella tavola 3 si riferiscono a quelle volte al finanziamento delle gestioni amministrate dall'Inps (sono pertanto escluse le entrate per contributi sanitari che l'Inps incassa per conto delle Regioni e dello Stato); la spesa per prestazioni si riferisce al complesso dei trattamenti erogati e comprende dunque anche quella parte di spesa più propriamente assistenziale (svincolata dal versamento di contributi e dallo svolgimento di una determinata attività lavorativa) finanziata dallo Stato attraverso trasferimenti di bilancio alla Gestione degli interventi assistenziali (Gias).
Dall'esame della tavola 3 emerge che nel periodo esaminato il saldo complessivo (riferito alla totalità delle prestazioni) fra entrate e uscite passa da -57.700 miliardi nel 1994 a -76.300 miliardi nel 1997, con un coefficiente di copertura della spesa da parte delle entrate che passa da 0,69 nel 1994 a 0,66 nel 1997.
Tuttavia, ai fini di una corretta valutazione degli equilibri finanziari gestionali, risulta necessario, nell'ambito della spesa complessiva per prestazioni, separare la parte previdenziale-assicurativa della spesa (ovvero quella quota posta a carico delle gestioni amministrate dall'Inps, il cui finanziamento dovrebbe avvenire con il versamento di contributi reperiti dal sistema produttivo, in quanto connessa allo svolgimento di un'attività lavorativa ed ad una posizione assicurativa) da quella più propriamente assistenziale (ovvero quella quota di spesa non connessa allo svolgimento di un'attività lavorativa e al regolare versamento contributivo, il cui finanziamento risulta a carico della fiscalità generale).
Nella tavola 4 (relativa ai soli trattamenti IVS) e nella tavola 5 (relativa ai trattamenti economici temporanei) la spesa complessiva per prestazioni viene infatti distinta in due quote: quella a diretto carico della gestione e quella a carico dello Stato.

Per le prestazioni previdenziali IVS, nella tavola 4 vengono esaminati i diversi fattori (demografici e normativo-istituzionali) che, agendo sull'andamento del gettito contributivo e dell'onere per prestazioni, influenzano l'andamento degli equilibri finanziari delle singole gestioni amministrate.
Dal lato del finanziamento (tavola 4, sezione A), l'aumento registrato dalle entrate contributive complessive volte al finanziamento delle gestioni amministrate è connesso ad un incremento del monte retributivo ai fini imponibili (dovuto all'aumento del numero degli assicurati e della retribuzione media) e all'elevamento dell'aliquota legale di contribuzione. Nel 1996 il forte aumento (21%) è dovuto all'istituzione, a partire da quell'anno, della gestione dei lavoratori «parasubordinati» e al consistente elevamento dell'aliquota legale prevista per il Fondo pensioni lavoratori dipendenti (Fpld) che passa dal 27,57% nel 1995 al 32,7% nel 1996 (l'aumento tuttavia non modifica l'aliquota contributiva complessiva di protezione sociale in quanto si tratta di un trasferimento dalla gestione prestazioni temporanee a quelle previdenziali, con la conseguenza che il livello delle entrate contributive nel complesso delle gestioni Inps risulta invariato).
Il numero degli iscritti aumenta esclusivamente in seguito alla costituzione della nuova gestione dei lavoratori parasubordinati (istituita dal 1996): senza considerare gli iscritti alla nuova Cassa il numero complessivo degli assicurati si mantiene pressochè costante nel 1996 e 1997.
Dal lato della spesa per prestazioni (tavola 4, sezione B), è stata evidenziata sia la parte di spesa a carico della gestione (il cui finanziamento è legato al sistema produttivo con contributi) e la parte di onere a carico dello Stato (il cui finanziamento avviene con il ricorso alla fiscalità generale).
L'evoluzione della spesa per prestazioni previdenziali (complessiva e a carico della gestione) avviene in base ad un tasso di crescita medio annuo del 7%: l'aumento della spesa è dovuto sia ad un aumento del numero delle pensioni sia ad un aumento dell'importo medio della pensione. Nel 1995 la crescita risulta inferiore a causa delle disposizioni legislative che hanno posticipato al 1o gennaio 1996 il termine per l'adeguamento al costo della vita delle pensioni e che hanno disposto la sospensione del pagamento delle pensioni di anzianità.

L'effetto combinato dell'evoluzione delle entrate contributive e della spesa per pensioni si riflette sugli andamenti del risultato complessivo della gestione tipica. Per il complesso delle gestioni previdenziali, il saldo fra entrate contributive e spesa per rate di pensioni IVS a carico delle gestioni risulta negativo: esso passa da -35.000 miliardi nel 1994 a -35.600 miliardi nel 1995, scende a -25.400 miliardi nel 1996 (a causa del consistente aumento delle entrate contributive) per salire a -35.500 miliardi nel 1997; il coefficiente di copertura della spesa da parte delle entrate passa da 0,73 nel 1994 a 0,77 nel 1997.
Con riferimento agli indicatori di equilibrio finanziario, l'aliquota di equilibrio previdenziale

Spese per pensioni Numero pensioni Pensione Media
Monte reddittuale imponibile = Numero assicurati . Retribuzione media

risulta superiore all'aliquota contributiva legale e a quella effettiva (rapporto fra entrate contributive e monte redditi imponibile), evidenziando una tendenza al peggioramento. L'aliquota di equilibrio calcolata in relazione alla spesa per prestazioni complessive passa dal 45,2% nel 1994 al 49% nel 1997; quella determinata sulla base delle rate di pensione a carico delle gestioni sale dal 35,2% nel 1994 al 38,2% nel 1997.
Nell'ambito delle gestioni dell'Ago, emerge che il Fondo pensioni lavoratori dipendenti registra un miglioramento del saldo fra entrate contributive e spesa per pensioni a carico della gestione, con un coefficiente di copertura che passa dallo 0,69 nel 1994 allo 0,76 nel 1997. Le gestioni degli autonomi evidenziano invece un progressivo peggioramento dovuto allo sfavorevole andamento sia del rapporto demografico (numero assicurati/numero prestazioni) in forte calo, sia del rapporto normativo-istituzionale (pensione media/retribuzione media) in crescita: ciò determina un'aliquota di equilibrio previdenziale in forte aumento con una copertura in progressivo calo. Una tendenza simile si evidenzia anche per i fondi speciali sostitutivi dell'Ago, che presentano andamenti piuttosto sfavorevoli delle variabili demografiche e normative.

Sezione II

Gestione immobliare e mobiliare

Con riferimento al patrimonio immobiliare, l'Inps possiede immobili da reddito locati a terzi (dei quali non risulta disponibile la classificazione in base alla destinazione), immobili strumentali adibiti ad usi diretti (uffici e stabilimenti termali e case di riposo) e immobili in corso di costruzione e acquisizione.
Per l'Ente in esame risulta disponibile il valore in bilancio che si identifica con il prezzo di acquisto, mentre non risultano disponibili il valore catastale e il valore di mercato; in riferimento a quest'ultimo è stata indicata la valutazione corrente a fine anno. La consistenza del patrimonio immobiliare risulta pressochè invariata nel periodo esaminato, in quanto le acquisizioni nette risultano di modesta entità.
In relazione agli immobili locati a terzi, si osserva che i proventi lordi derivanti dal patrimonio registrano una crescita; se consideriamo i redditi al netto delle spese di gestione emerge che essi si riducono considerevolmente.
Le spese di gestione direttamente riconducibili alla gestione del patrimonio immobiliare si collocano infatti su valori elevati, con un incidenza sui proventi lordi che passa dal 91% nel 1994 al 99% nel 1995, per scendere all'84% nel 1997. Se consideriamo i costi al netto delle imposte e della quota di ammortamento dell'anno, al fine di evidenziare quella parte di spesa direttamente riconducibile all'attività gestionale dell'Ente, emerge che essi rappresentano una quota delle entrate complessive pari al 56% nel 1994, al 60,5% nel 1995 e al 49% nel 1997.
In relazione agli indicatori di redditività, emerge che i rendimenti (lordi e netti) registrano nel 1997 un incremento rispetto al 1994.
Dal confronto con i valori medi calcolati per il complesso degli Enti esaminati, emerge che i rendimenti calcolati in riferimento al valore in bilancio e ai prezzi di acquisto risultano superiori ai valori medi calcolati per il complesso degli Enti esaminati. Tuttavia tale confronto non risulta corretto in quanto non tiene conto del fatto che gli immobili possono essere stati acquistati in periodi diversi. In relazione ai rendimenti riferiti alla valutazione corrente a fine anno, emerge che quelli lordi si collocano su valori superiori a quelli medi, mentre quelli netti presentano valori inferiori.

Nella tavola 8 viene illustrato l'andamento della gestione mobiliare, tramite l'evidenziazione delle attività finanziarie (e della relativa composizione) e dei proventi realizzati (e/o maturati) su tali investimenti. Le attività finanziarie detenute dall'Ente sono costituite da attività liquide, da titoli (Cct, Btp e obbligazioni di banche), da azioni e partecipazioni (BNL,IMI, IGEI, DIEP, B.I., ACAI e ETI), da crediti a breve e a medio-lungo termine.
La consistenza degli investimenti aumenta in seguito ad acquisizioni di titoli e di attività liquide, mentre gli investimenti in azioni e partecipazioni restano invariati.
I proventi lordi realizzati sul patrimonio mobiliare riconducibili ai redditi da interessi, utili e partecipazioni aumentano nel periodo considerato; nel 1995 si produce un consistente guadagno in conto capitale da realizzo; le azioni danno luogo a plusvalenze.
I rendimenti lordi calcolati in riferimento al complesso delle attività finanziarie evidenziano una progressiva diminuzione; anche i rendimenti calcolati sui valori mobiliari in senso proprio (costituiti per l'Ente in esame dai titoli e dalle azioni) evidenziano una tendenza alla diminuzione.
Dal confronto con gli altri Enti, emerge che i rendimenti per l'Ente in esame presentano valori molto inferiori ai valori medi calcolati per il complesso degli Enti esaminati. Anche il rendimento calcolato sul risultato lordo di gestione finanziaria (che si ottiene sottraendo ai proventi complessivi gli oneri di gestione) presenta valori inferiori a quelli medi.

Sezione III

Situazione patrimoniale-Riserve

Nella tavola 9 vengono evidenziate le risultanze del conto economico e dello stato patrimoniale, con particolare attenzione all'entità delle riserve obbligatorie e alle assegnazioni delle quote dell'esercizio alle riserve medesime, determinate in base alle specifiche disposizioni di legge.
Il risultato economico di esercizio, determinato sulla base del saldo dei movimenti finanziari di parte corrente e del saldo delle partite di natura strettamente economica, evidenzia un peggioramento progressivo, passando da -14.153 miliardi nel 1994 a -20.512 miliardi nel 1997 (sulla base dei dati di preconsuntivo).
La situazione patrimoniale generale presenta un disavanzo patrimoniale netto (costituito dalla somma algebrica delle riserve obbligatorie e dal disavanzo patrimoniale) che nel periodo esaminato passa da -49.000 miliardi nel 1994 a -99.500 miliardi nel 1997. Sulla base di recenti disposizioni legislative (disegno di legge 3 ottobre 1996 attualmente all'esame della camera dei Deputati), che stabiliscono che le anticipazioni di tesoreria usufruite dall'Inps fino al 31 dicembre 1995 siano trasformate in trasferimenti definitivi dal bilancio dello Stato, il disavanzo patrimoniale netto si riduce a 9.000 miliardi nel 1997.
Nell'ambito dello stato patrimoniale, le riserve obbligatorie passano da 30.400 miliardi nel 1994 a 37.700 miliardi nel 1997.

Sezione IV

Efficienza dell'Ente

I costi di gestione direttamente imputabili allo svolgimento dell'attività dell'Ente crescono sulla base di un tasso di crescita medio annuo pari al 2,6%: con riferimento alle due principali voci di spesa, quali la spesa per il personale in attività di servizio e quella relativa all'acquisto di beni di consumo e servizi, emerge che la prima risulta in aumento, mentre la seconda diminuisce, registrando nel periodo considerato un tasso di crescita medio annuo pari al -2% (tavola 10).
I costi netti di gestione risultano molto inferiori a quelli lordi, a causa del consistente recupero dei costi, che avviene tramite il rimborso delle spese per servizi svolti per conto di terzi, il recupero di spese per l'acquisto di beni di consumo e servizi e l'eliminazione di residui passivi di spese correnti insussistenti.
Con riferimento alla gestione del personale in servizio (tavola 11), rispetto ad un organico di 39.522 unità nel 1994 e di 39.015 unità negli anni successivi, operano in effetti 34.830 unità nel 1994 che si riducono a 33.098 unità nel 1997, con un indice di occupazione che passa dallo 0,88 nel 1994 allo 0,85 nel 1997. Con riferimento alla distribuzione del personale fra la direzione generale e le sedi periferiche, emerge che l'indice di occupazione risulta più elevato per le sedi periferiche, con un divario che aumenta nel periodo considerato. Per quanto riguarda il dimensionamento funzionale in relazione alla ripartizione territoriale, emerge che l'incidenza del numero effettivo di unità in servizio sulla dotazione organica risulta più elevata per l'Italia centrale (con un indice di occupazione che in questo caso è superiore all'unità), per il sud e per il nord-ovest rispetto alle regioni del nord-est.
Come emerge dalla tavola 10, l'indice di costo amministrativo (determinato in base al rapporto fra le spese di gestione complessive e la spesa per prestazioni istituzionali) presenta valori inferiori a quelli medi calcolati per il complesso degli Enti, registrando nel periodo esaminato una lieve diminuzione. L'indice di produttività, determinato in base al rapporto fra il numero di prestazioni totali e il personale in servizio, assume valori molto superiori rispetto a quelli medi calcolati per il complesso degli Enti monitorati (tavola 11). Tuttavia ciò dipende principalmente dall'operare di economia di scala, per cui al crescere del numero delle prestazioni erogate le spese di gestione e il personale aumentano in modo meno che proporzionale.

Con riferimento alla gestione delle pratiche e dei ricorsi relativi a domande di prestazioni (tavola 12), è stato calcolato il grado di evasione distintamente per le prestazioni previdenziali (trattamenti IVS) e per le altre tipologie di prestazioni (trattamenti economici temporanei). Per le prime il grado di evasione raggiunge valori superiori all'unità nel 1997, per le seconde esso si colloca su valori superiori all'unità in ciascun anno del periodo considerato, determinando una diminuzione delle pratiche giacenti a fine anno.

In riferimento alla gestione dei crediti contributivi (tavola 13), si possono esaminare i dati relativi all'attività di vigilanza, alla gestione del contenzioso e al recupero dei crediti per attività diretta dell'Ente, al fine di valutarne l'efficienza operativa.
In relazione all'attività di vigilanza, si osserva che il numero delle aziende ispezionate in ciascun anno passa da 83.996 nel 1994 a 47.765 nel 1997; l'incidenza delle aziende trovate in situazioni di irregolarità risulta in aumento, passando dal 75% nel 1994 al 77% nel 1997; l'ammontare dei contributi evasi accertati diminuisce nel 1997.
In riferimento all'attività di recupero, i crediti contributivi recuperati su base annua passano da 3.664 miliardi nel 1994 a 5.808 miliardi nel 1995, per scendere a 5.265 e 3.792 miliardi nel 1996 e 1997, a causa della flessione registrata dai contributi recuperati tramite condono. I crediti contributivi recuperati risultano superiori all'ammontare dei crediti evasi accertati nell'anno e presentano un'incidenza sul totale dei crediti a fine anno pari a circa l'11,8% nella media del periodo esaminato. Nell'ambito dei crediti recuperati, emerge il consistente peso dei recuperi tramite condoni, con un'incidenza sull'ammontare complessivo dei recuperi pari a circa il 60% nel 1995 e 1996 e al 50% nel 1997.

I tempi medi di liquidazione delle prestazioni IVS, pur registrando un lieve peggioramento, si collocano su valori inferiori a quelli medi calcolati per il complesso degli Enti considerati. In relazione ai trattamenti economici temporanei, si evidenzia un miglioramento nei tempi di liquidazione.
In base alla ripartizione territoriale, nel 1997 il sud registra valori in linea con la media nazionale; le regioni del centro e del nord-est presentano i valori più contenuti, mentre quelle del nord-ovest si collocano al di sopra della media nazionale.

Osservazioni conclusive

Con riferimento al 1998, sulla base dei dati tratti dal bilancio preventivo, il disavanzo economico di esercizio viene previsto in 10.054 miliardi (contro i 20.512 miliardi del 1997), il deficit patrimoniale netto in 109.497 miliardi (contro i 99.550 miliardi del 1997), il disavanzo finanziario di competenza in 10.649 miliardi (contro i 19.518 miliardi del 1997).
Il miglioramento è dovuto alle disposizioni legislative contenute nel provvedimento collegato alla legge finanziaria per il 1998, che prevedono un maggior gettito contributivo - in seguito all'elevamento dell'aliquota di contribuzione legale per alcune categorie di lavoratori - e un contenimento della spesa per pensioni - in seguito all'introduzione di norme più restrittive in materia di pensioni di anzianità e di perequazione automatica. Inoltre, nell'ambito della separazione dell'assistenza dalla previdenza, è stata stabilita l'integrale assunzione da parte dello Stato degli oneri non previdenziali non ancora coperti a carico della Gestione degli interventi assistenziali (Gias).
In particolare, è stata stabilita l'assunzione a carico dello Stato dell'onere delle pensioni dei coltivatori diretti, coloni e mezzadri liquidate con decorrenza anteriore al 1o gennaio 1989 e delle pensioni di reversibilità derivanti dalle medesime (10.462 miliardi) e dell'onere pensionistico derivante dalle pensioni di invalidità liquidate anteriormente all'entrata in vigore della legge 222/84 (6.000 miliardi).
Le modifiche implicano un diverso trattamento contabile delle partite in questione tra il bilancio dello Stato e quello dell'Inps, che non altera gli andamenti della spesa pensionistica e i saldi della Pubblica Amministrazione. Ciò consente di individuare con maggior trasparenza la quota di spesa più propriamente previdenziale, il cui finanziamento è riconducibile al versamento di contributi a carico del sistema produttivo.

In seguito poi alla recente delibera del Consiglio di amministrazione dell'Inps relativa alla periodicità di pagamento delle pensioni, il disavanzo finanziario scende per il 1998 a 4.180 miliardi: si tratta tuttavia di un effetto di contenimento limitato in gran parte all'anno di introduzione della modifica normativa.

Con riferimento agli equilibri finanziari della gestione tipica (entrate contributive-spesa per prestazioni) dei fondi previdenziali amministrati dall'Inps, emerge una situazione di sostanziale disequilibrio, con un progressivo peggioramento dei saldi, dovuto all'andamento sfavorevole tanto delle variabili demografiche quanto di quelle normativo-istituzionali.
Le gestioni dei lavoratori autonomi, insieme ai fondi speciali, evidenziano un consistente e progressivo peggioramento: la gestione degli artigiani è passata da un saldo positivo ad uno negativo; per la gestione degli esercenti attività commerciali l'indice di copertura della spesa da parte delle entrate si avvicina progressivamente all'unità.
Il forte aumento della spesa pensionistica per i lavoratori autonomi dipende da una pluralità di fattori, quali l'introduzione dal 1990 delle medesime regole di calcolo della pensione previste per il Fondo pensioni lavoratori dipendenti (che determina importi pensionistici molto superiori a quelli previsti dalla normativa precedente, a fronte di una contribuzione inferiore rispetto a quelle dei dipendenti privati), il consistente flusso annuo di pensioni di anzianità di nuova liquidazione, in seguito sia al processo di «maturazione» delle gestioni (che stanno entrando a regime per il diritto alla pensione «piena»), sia alla vantaggiosa disciplina relativa al cumulo fra pensione e reddito che consentiva la completa cumulabilità fra le due tipologie di reddito.

Con riferimento alla sostenibilità finanziaria e macroeconomica di medio-lungo periodo, sulla base delle proiezioni della RGS (1997) che esaminano gli andamenti della spesa pensionistica per comparto in un arco temporale fino al 2045, emerge nella fase intermedia un progressivo peggioramento degli andamenti gestionali - sia per le casse dei lavoratori dipendenti privati sia per quelle degli autonomi - con un'inversione di tendenza nell'ultimo periodo di previsione.
Le simulazioni sono state effettuate assumendo l'assenza di indicizzazione reale e la revisione decennale dei coefficienti di trasformazione; queste due ipotesi, pur coerenti con il quadro normativo attualmente in vigore, potrebbero risultare insostenibili nel lungo periodo, con la conseguenza di aumentare i livelli di spesa.
In riferimento ai fattori demografici, il rapporto pensionati/occupati si mantiene pressochè costante fino al 2020 (a causa del calo delle pensioni di invalidità e dell'elevamento dei requisiti di anzianità ed età anagrafica per accedere al pensionamento) per poi aumentare in modo significativo nel periodo successivo, in seguito al passaggio delle generazioni del baby boom dalla fase attiva a quella di quiescenza.
In riferimento ai fattori normativo-istituzionali, il rapporto pensione media/reddito da lavoro cresce in modo significativo fino al 2015 (in seguito alla permanenza del metodo di calcolo retributivo, particolarmente oneroso per i lavoratori autonomi che a partire dal 1990 beneficiano di regole più favorevoli rispetto alle precedenti) per scendere progressivamente nel periodo successivo (in seguito alla graduale introduzione del metodo di calcolo contributivo). Il forte calo degli importi medi delle pensioni riesce in parte a compensare gli effetti negativi connessi all'andamento sfavorevole dei fattori demografici.