COMMISSIONE PARLAMENTARE
per il parere al Governo sulla destinazione dei fondi
per la ricostruzione del Belìce


MARTEDÌ 8 MAGGIO 2001

28ª Seduta

Presidenza del Presidente
LAURICELLA

        La seduta inizia alle ore 11.

IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO
Esame, ai fini del parere prescritto dall’articolo 12 della legge 29 aprile n. 178 del 1976 e dall’articolo 13 bis, punto 16, della legge 27 marzo n. 120 del 1987, della proposta di ripartizione dei fondi rivenienti dalla legge 488/1999 e dalla legge 388/2000 elaborata dal Provveditore regionale alle Opere Pubbliche sentiti i sindaci dei Comuni interessati – Relatore onorevole Salvatore Giacalone

        In apertura di seduta il Presidente Lauricella dà lettura della proposta di riparto che, nella forma in cui è pervenuta al Parlamento, reca menzione di riserve che si sono manifestate nel corso dell’iter di formazione, in particolare dei comuni di Bisacquino, Campofiorito e Salemi.
        Poiché la legge di riferimento prescrive che la proposta deve essere preceduta epperò è in un certo modo condizionata alla «intesa» con i sindaci, ritiene doveroso sospendere brevemente la seduta per dare modo all’Ufficio di Presidenza, e al relatore, di raccogliere dalla viva voce del signor Vincenzo Ingraldi, sindaco del Comune capofila di Vita e responsabile del coordinamento dei sindaci della Valle del Belìce – che è presente ed ha dato la sua disponibilità – utili elementi di informazione idonei a far sì che la Commissione si esprima con più maturo convincimento.

        La seduta, sospesa alle ore 11,05, riprende alle ore 11,15.

        Il Presidente Lauricella dà quindi la parola all’onorevole Giacalone, invitandolo a riferire sull’argomento di cui all’ordine del giorno.

        Il deputato Giacalone, nel ringraziare il Presidente per la fiducia accordatagli, vuole premettere che lo schema da lui preparato tiene conto del lavoro estremamente soddisfacente svolto dal Parlamento in questa legislatura, che consegna il risultato di uno sforzo teso ad individuare, nelle strettoie e i vincoli del trattato di Maastricht, un percorso che, passaggio per passaggio, ha avuto il significato del recupero da parte delle istituzioni parlamentari di un’attenzione forte e quindi di credito nel rapporto con le popolazioni colpite dal terremoto del ’68. In sintesi si può dire che in questa legislatura, rispetto al fabbisogno residuo individuato dai sindaci, il Parlamento ha assicurato un volume di risorse nettamente superiore ad un terzo della cifra complessiva; risultato che, se paragonato alle altre legislature, può definirsi senza esagerazioni straordinario.
        Grande merito deve essere riconosciuto alla Commissione, che sotto la assidua guida del Presidente Lauricella, ha saputo essere elemento di raccordo tra sindaci e Parlamento, «sforzando» in positivo i propri compiti istituzionali che hanno per oggetto l’espressione di pareri al Governo.
        Il lavoro, di notevole spessore culturale e morale oltre che politico, si è certamente giovato della collaborazione tra maggioranza ed opposizione – ricorda a questo proposito l’intenso impegno tra gli altri del vicepresidente Lucchese – da cui è scaturito un «vissuto parlamentare» che si è positivamente riflesso nell’attività delle due Camere e tramite queste sul funzionamento del Governo in questa legislatura.
        Venendo alle questioni che si riconnettono in particolare allo schema di parere, l’onorevole Giacalone sottolinea, come del resto ha già fatto il Presidente, che è motivo di riflessione il fatto che la proposta non sia preceduta dalla piena intesa dei sindaci dei comuni terremotati. Egli ritiene però che ragioni di urgenza, con il conseguente rischio di disperdere parte rilevante del lavoro svolto in questa legislatura, consigliano di non fermarsi ad una lettura formalistica e restrittiva della normativa di riferimento, tanto più che una ricerca da lui effettuata (unitamente agli uffici di segreteria) gli consente di affermare che la Commissione, dando via libera al provvedimento del Governo, si muove nel solco della giurisprudenza ormai consolidata della Corte Costituzionale. Essa ha ripetutamente dichiarato che «l’intesa non può essere concepita in senso
forte e cioè nel senso che il mancato raggiungimento di essa sia di ostacolo insuperabile alla conclusione del procedimento .....è pertanto sufficiente che ......in caso di mancato raggiungimento dell’intesa la fase attinente al contatto con le autonomie si articoli ........attraverso una trattativa che superi il rigido schema della sequenza non coordinata di atti unilaterali e così si presti ad una più agevole espressione delle esigenze dell’autonomia e ad una più informata e sensibile valutazione di esse da parte del Governo e del Parlamento.......». Cita in proposito la sentenza del 1991, la sentenza n. 271 del 1997 e la decisione n. 408 del 1998, dalle quali consegue anche che il requisito della definitività, in questo caso riferito al parere del parlamento nei confronti di un atto del Governo, deve avere riguardo al rilievo che hanno le rispettive competenze.
        Per quanto perciò attiene al merito delle riserve espresse dai sindaci, la Commissione ha potuto constatare, tramite l’ufficio di Presidenza e il relatore, che esse concernono precipuamente la sfera della valutazione amministrativa e quindi devono essere rimesse al prudente apprezzamento del Governo, che ottiene (in linea con le considerazioni appena svolte) con il parere della Commissione pieno mandato a variare conseguentemente, ove del caso, le proporzioni indicate nella proposta di riparto formulata dal Provveditorato alle opere pubbliche.
        Da quindi lettura dello schema di parere da lui predisposto. Esso recita:

        La Commissione bicamerale per il parere al Governo sulla destinazione dei fondi per la ricostruzione del Belice
        Premesso che:
            l’art. 54, comma 1, Tab. 3, punto 2 della legge n. 488/99 (finanziaria 2000) ha previsto, nella misura di 5 miliardi a partire dal 2001 e 5 miliardi a partire dal 2002, limiti di impegno quindicinali per interventi nelle zone colpite da eventi sismici nel Belice;

            l’art. 56, comma 2, della legge 23 dicembre 1998, n. 488 stabilisce che i mutui concernenti i finanziamenti per il Belice possono essere assunti direttamente dagli enti beneficiari secondo criteri stabiliti con Decreto del Ministro del Tesoro;
            il Decreto del Ministero del Tesoro 9 agosto 1999, pubblicato in G.U. n. 203, definisce una procedura per la contrazione dei predetti mutui che, per esplicito riconoscimento dell’esecutivo (risposta alla interpellanza n. 202674 Giacalone ed altri, in data 26 ottobre 2000), deve ritenersi estensibile a eventuali leggi successive di autorizzazione dei mutui per il Belice, come sono la finanziaria 2000 e la finanziaria 2001;
            l’art. 157, comma 5, della legge 388/2000 (finanziaria 2001) ha incrementato di 5 miliardi lo stanziamento appena richiamato;
            il Decreto del Ministero del Tesoro 29.12.2000, pubblicato in G.U. 303 (supplemento ordinario) e recante «Ripartizione in capitoli delle unità previsionali di base relative al bilancio per l’anno finanziario 2001», recepisce detto incremento imputandolo al capitolo 7161, concernente somme da erogare per l’ammortamento di mutui quindicinali;
            – considerato che i gravi ritardi e le disfunzioni finora manifestatisi nell’opera di ricostruzione sono, in parte rilevante, ascrivibili alla doppia disciplina legislativa di cui è auspicabile una ricomposizione unitaria, al punto che in questa, come «nella precedente legislatura, non a caso, tale problema [è] sembrato propedeutico a qualsiasi ulteriore rifinanziamento per la ricostruzione della edilizia privata abitativa» (cfr. l’eccellente relazione del direttore generale per l’edilizia statale e i servizi speciali, dottor Marcello Arredi, allegata al documento conclusivo della indagine conoscitiva promossa dalla bicamerale per il Belìce);
            considerato per contro che, a legislazione invariata, la commissione deve per forza di cose farsi carico – a meno di concorrere oggettivamente all’aggravamento dei ritardi – di una situazione normativa che vede di fatto privilegiati, in quanto più certi ed esigibili i flussi di spesa che si indirizzano, anche per il concorso di una spinta localistica che non vale disconoscere, alla ricostruzione delle abitazioni private piuttosto che alle opere pubbliche, con ricaduta sugli assetti territoriali diversa, anche sensibilmente, da quella che sarebbe ove fosse garantita ai comuni una equilibrata possibilità di accesso alle diverse categorie di intervento (quando la composizione di spinte disparate non si risolve nella crescita dei residui passivi, fenomeno che deve considerarsi abnorme allorchè si versi, come è il caso del Belice, in materia di ricostruzione per aree colpite da gravi eventi sismici);

        date queste premesse e considerazioni la Commissione bicamerale per il Belice esprime

Parere favorevole
            alla proposta di ripartizione dei fondi di cui alla L. 488/1999 e L. 388/2000, elaborata dal Provveditore di Palermo sentiti i Sindaci dei Comuni interessati.
        Il parere della Commissione, a fronte di una proposta che responsabilmente ha voluto dare conto dei dissensi manifestatisi nel corso della sua elaborazione (e non interamente riassorbiti alla data di trasmissione) include doverosamente una componente di indirizzo, nel senso che il Ministro è autorizzato, una volta vagliate, sotto il profilo della rilevanza amministrativa, le doglianze, peraltro diversamente motivate, dei comuni di Bisacquino, Campofiorito e Salemi, a variare conseguentemente le proporzioni di cui alla proposta in oggetto.

        Si apre la discussione.

        Il vicepresidente, deputato Lucchese, condivide pienamente la proposta di parere e così pure gli apprezzamenti che sono stati premessi dal relatore in ordine alla iniziativa della Commissione. Ritiene tuttavia che sia giusto sottolineare come all’eccezionale sforzo della Commissione e del Parlamento non sia seguito da parte del Governo un impegno in grado di risolvere in tempi ravvicinati un problema che si trascina ormai da oltre un trentennio.
        Dopo che i senatori Barrile e Lauria hanno espresso piena condivisione ed apprezzamento per il lavoro svolto dal relatore, il Presidente Lauricella esprime grandissima soddisfazione per il lavoro svolto in questa legislatura dalla Commissione che si è avvalsa dell’impegno profuso dai suoi componenti, validamente supportato dagli uffici di segreteria.
        Visto che sono stati formulati rilievi sui ritardi con cui l’esecutivo avrebbe corrisposto ai lavori parlamentari, ritiene equo sottolineare come il fortissimo ritardo accumulato nelle passate legislature abbia certamente condizionato, né poteva essere diversamente, l’opera del Governo. Fatte queste premesse, che sono nel senso di un doveroso riconoscimento del lavoro svolto in questa legislatura, ritiene che essa consegni alla successiva il senso complessivo di un’iniziativa unitaria e di alto profilo, alla quale hanno contribuito indubbiamente anche i due sottosegretari ai lavori pubblici, con delega per i problemi delle zone terremotate, cioè a dire l’avvocato Bargone e l’onorevole Mangiacavallo. Un particolare riconoscimento va al Direttore generale dei lavori pubblici dottor Arredi, giustamente citato nello schema di parere per la qualità e l’intensità del lavoro svolto, cui va anche il merito di essersi adoperato positivamente per vincere resistenze interne alla burocrazia ministeriale, alcune comprensibili altre molto meno.
        Mette quindi ai voti lo schema di parere che è approvato all’unanimità.
        Il Presidente Lauricella dichiara quindi chiusa la seduta e porge a tutti i parlamentari i migliori auguri per il prosieguo della loro attività.


        La seduta termina alle ore 11,50.