COMMISSIONE PARLAMENTARE
per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Martedì 26 luglio 2011
94a Seduta
Presidenza del Presidente
ZAVOLI


La seduta inizia alle ore 13,45.


(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Intervengono per la RAI il vice direttore delle Relazioni Istituzionali, dottor Stefano Luppi, il dottor Luca Romano e il dottor Pier Paolo Pioli.


COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

Il PRESIDENTE comunica che, in data odierna, la senatrice Dorina Bianchi entra a far parte della Commissione in sostituzione del senatore Paolo Barelli.


SULL'ORDINE DEI LAVORI

Il deputato BELTRANDI (PD), traendo spunto dalle recenti dichiarazioni del consigliere Rizzo Nervo in materia di responsabilità civile dei giornalisti, sottolinea il rischio tuttora esistente per le sorti del giornalismo d'inchiesta e ipotizza l'acquisizione di informazioni più precise da parte della RAI.

Assicurando che si provvederà in merito, il PRESIDENTE ricorda altresì il testo del documento da lui predisposto in merito alla discussione sull'Atto di indirizzo oggi all'ordine del giorno e già trasmesso a tutti i colleghi, che sarà allegato al resoconto della seduta odierna.

Con riferimento al documento predisposto dal Presidente e ai riferimenti in esso contenuti alle interpretazioni e al ruolo del giornalismo nel servizio pubblico con l'auspicio del raggiungimento di una posizione unanime, il senatore PARDI (IdV) evidenzia la scomparsa nel frattempo dal servizio pubblico di alcuni dei principali protagonisti cui il testo dell'Atto di indirizzo faceva implicito riferimento. (Commenti del deputato DE ANGELIS (PdL) e del senatore BUTTI (PdL)). Anche in relazione alla permanenza poi del problema della tutela legale, tali questioni andrebbero discusse preliminarmente all'esame del provvedimento all'ordine del giorno.

In relazione alla questione delle "guarentigie" legali in RAI, il senatore LAURO (PdL) propone di avviare preliminarmente un'analisi comparata della situazione dei giornalisti nelle televisioni di servizio pubblico dei diversi Paesi europei.

Secondo il deputato LANDOLFI (PdL) la libertà del giornalista non può significare in ogni caso il diritto all'impunità rispetto a temi trattati e affermazioni rese.

Il senatore MORRI (PD) sottolinea come al momento non si conoscano neanche i palinsesti della RAI per la prossima stagione, in merito ai quali peraltro si stanno invece vendendo gli spazi pubblicitari: sarebbe pertanto necessario un chiarimento al riguardo in Commissione. Il Gruppo PD valuta poi le riflessioni contenute nel documento del Presidente degne di approfondimento da parte della Commissione nel suo complesso.

Il PRESIDENTE ricorda come questo confronto vada svolto in modo sintetico, onde evitare che diventi l'ordine del giorno della seduta odierna.

Considerando come le prime convocazioni della Commissione su questo argomento risalgano al mese di gennaio, il deputato LAINATI (PdL) considera che, essendo il tema della garanzia del pluralismo nel servizio pubblico sicuramente attuale, appare incongruo riaprire il dibattito sull'opportunità di farne oggetto di una nuova specifica regolamentazione. Pertanto su tale questione nessun componente della maggioranza prenderà la parola.

Il PRESIDENTE sottolinea come il dibattito sia riferito esclusivamente all'ipotesi di cercare di raggiungere l'unanimità sul documento da approvare.

A fronte di quanto sta accadendo all'interno del servizio pubblico, secondo il senatore VITA (PD) sarebbe necessario domandarsi se il documento in discussione sia ancora attuale e necessario, data la sua corrispondenza ad un certo contesto e a determinati protagonisti dei programmi televisivi. Sarebbe forse opportuno quindi non procedere all'esame degli emendamenti, invitando il relatore a una riflessione.

Il deputato BELTRANDI (PD) ritiene meritevole di approfondimento il documento del Presidente, considerando che nel lungo tempo trascorso dall'inizio dei lavori si sono peraltro verificati eventi non di poco conto. Il testo del senatore Butti andrebbe infatti riconsiderato, per quel che riguarda il settore dell'informazione, a partire dalla sua impostazione.

Su richiesta del deputato DE ANGELIS (PdL), il PRESIDENTE ricorda come l'Ufficio di Presidenza aveva stabilito che in apertura della seduta odierna si sarebbe svolto un confronto sul documento in oggetto.

In ogni caso, il deputato DE ANGELIS (PdL) ritiene che un atto di indirizzo, non contenendo nomi e cognomi, prescinda del tutto dalla contingenza.

Sottolineando come a tutt'oggi non è noto se il problema della tutela legale sia risolto o meno, per cui non è dato di conoscere neanche la sussistenza di alcuni programmi nel futuro palinsesto della RAI, il deputato PELUFFO (PD) ritiene assolutamente necessaria una discussione preliminare sul documento del Presidente, soprattutto considerando quanto accaduto nel frattempo all'interno della società concessionaria.

Il senatore MORRI (PD) ribadisce come la volontà dell'opposizione di discutere un documento predisposto dal Presidente della Commissione non possa essere ignorata dai membri della maggioranza. Questa scorrettezza politica nei confronti del ruolo del Presidente non si è mai verificata. E' superficiale valutare di parte le riflessioni di un Presidente, considerando come l'opposizione disponga di ben altri strumenti per contrastare un Atto di indirizzo cui è effettivamente del tutto contraria.

Il PRESIDENTE sottolinea come il tempo intercorso durante l'iter dell'Atto di indirizzo sia stato impegnato nel difficile lavoro di esame delle delibere concernenti le elezioni amministrative e i referendum. Ribadisce nuovamente poi come la discussione sul proprio documento fosse stata decisa in sede di Ufficio di Presidenza, senza obiezioni.

Il senatore BUTTI (PdL) evidenzia come al testo base dell'Atto di indirizzo abbia proposto, in qualità di relatore, modifiche sostanziali, alcune delle quali sollecitate da alcune argomentazioni dello stesso Presidente. Nonostante ciò, l'opposizione ha presentato moltissimi emendamenti e subemendamenti. L'Atto di indirizzo sul pluralismo non può essere contestualizzato più volte : considerando come gli approfondimenti vadano avanti da vari mesi, la discussione generale sia finita e siano stati presentati emendamenti e subemendamenti, è possibile procedere con le votazioni, anche per rendere più produttiva l'attività della Commissione. Probabilmente il centro sinistra vuole impedirlo, ma un Presidente di garanzia, che ha dato assicurazioni circa l'inesistenza di atteggiamenti dilatori, deve garantire anche la maggioranza. Il documento predisposto dal Presidente appare tardivo rispetto alla fase della discussione, anche in relazione agli accordi raggiunti. L'agenda dei lavori è stata ridefinita più volte, anche attraverso una grande disponibilità dimostrata dalla maggioranza per consentire l'approvazione delle delibere concernenti elezioni amministrative e referendum, benchè non ne condividesse i contenuti. Occorre a questo punto chiedersi se il Presidente della Commissione sia ancora di garanzia, se lo sia anche nei riguardi della maggioranza e se si vuole arrivare effettivamente al momento del voto, oppure continuare a forzare le situazioni. Di eventuali simili forzature sarebbe infatti necessario alla fine dare comunicazione ai Presidenti delle due Camere.

Secondo il PRESIDENTE le accuse di scarsa produttività del lavoro della Commissione sono assolutamente ingiuste, anche con riferimento all'Atto di indirizzo sul pluralismo, sul quale è stato profuso un impegno gravoso e prolungato, che non può certo misurarsi attraverso il numero di votazioni effettuate o la velocità dell'iter di approvazione. Peraltro, delle intese raggiunte nel corso dell'esame si è dato ampio riconoscimento al relatore. (Commenti del senatore BUTTI (PdL)).


ATTIVITA' DI INDIRIZZO E VIGILANZA

Seguito della discussione sul pluralismo nell'informazione e nei programmi di approfondimento, ed esame di eventuali risoluzioni
(Seguito della discussione e rinvio. Seguito dell'esame di schemi di risoluzione e rinvio)

Il PRESIDENTE riprende la discussione sospesa nella seduta del 18 maggio 2011.
Prima di passare all'esame degli emendamenti, ricorda la necessità di definire la questione di ammissibilità sollevata in merito ad alcune parti del testo predisposto dal relatore, a seguito della quale erano state proposte delle modifiche. La riformulazione della disposizione 16 supera il dubbio di inammissibilità, pur non essendo il nuovo testo del tutto soddisfacente, ma per ragioni che a questo punto sono al confine con il merito e che sarebbe una forzatura invocare ai fini di una valutazione, quella di ammissibilità, che deve poggiare invece su criteri di natura prettamente giuridica. L'utilizzo di espressioni di carattere ancor più generale, con riferimento alla programmazione, sarebbe stato preferibile in quanto le indicazioni specifiche rischiano, nel caso in cui la RAI decidesse di sperimentare la novità, per ciò stesso di diventare prescrittive a livello gestionale, invadendo un ambito che appartiene solo all'Azienda. Ritiene comunque che la presenza, nella disposizione 16, di un' espressione verbale che costituisce un invito e quindi rappresenta una clausola di salvaguardia, unitamente all'eliminazione di parti dal sapore più propriamente operativo, consentano di sciogliere in senso positivo la questione di ammissibilità. Esprime poi la convinzione che la riformulazione proposta attraverso l'emendamento 16.9 possa valere a chiarire l'interpretazione del testo, la cui ratio è la ricerca di un arricchimento dei programmi di informazione perseguito in modo graduale e cauto, tenendo ben presente, a salvaguardia dell'Azienda concessionaria del servizio pubblico, che un palinsesto è qualcosa di dinamico dipendente anche dal posizionamento della concorrenza, che la sopravvivenza delle reti generaliste passa per una chiara connotazione identitaria, che il pubblico non resta compatto su una rete quando cambia la programmazione e che, infine, l'identità delle risorse può intendersi solo dal punto di vista economico: tali concetti risultano, peraltro, ben argomentati nel documento Adrai del 15 marzo scorso diffuso a tutti i Commissari.
Il Presidente rileva inoltre che, per quanto riguarda la disposizione 20, pur ritenendo soddisfacente la proposta di modifica ai fini della questione di ammissibilità, la parte relativa ai "commentatori indicati dal direttore" si presenta in contraddizione con il contenuto della disposizione 2, la quale disciplina una fattispecie sostanzialmente identica e quindi le due formulazioni dovrebbero essere uniformate, in un senso o nell'altro.
Passando ai subemendamenti, precisa che, poiché l'emendamento 16.9 del relatore è interamente sostitutivo del testo, i subemendamenti soppressivi non saranno posti ai voti, dovendosi votare il mantenimento del testo: essi equivalgono pertanto a una dichiarazione di voto contrario, per cui sarebbe opportuno ritirarli. In relazione ai subemendamenti soppressivi dell'emendamento 20.6, chiarisce poi che farebbero sopravvivere, qualora approvati, la questione di ammissibilità posta per il punto 20, quindi equivalgono sostanzialmente a proposte soppressive della disposizione 20, che peraltro sono state già presentate da diversi Gruppi: anch'essi andrebbero pertanto ritirati.
Il Presidente rinvia infine il seguito della discussione alla prossima seduta.


SULL'ORDINE DEI LAVORI

Il deputato LAINATI (PdL) ritiene offensive le parole precedentemente pronunciate dal senatore Morri che, avendo egli espresso in sede di Ufficio di Presidenza apprezzamento per il contenuto del documento predisposto dal Presidente, denotano un'interpretazione erronea di quanto dichiarato. Sottolinea peraltro come la grande mole di lavoro sostenuta dalla Commissione sia proprio stata costantemente rivolta a garantire il pluralismo.

Prende atto la Commissione.


La seduta termina alle 14,55.












ALLEGATO

TESTO DEL DOCUMENTO PREDISPOSTO DAL PRESIDENTE ZAVOLI SULL'ATTO DI INDIRIZZO NELL'INFORMAZIONE E NEI PROGRAMMI DI APPROFONDIMENTO


I tre Seminari dedicati, nel novembre dell’anno scorso, al Servizio pubblico radiotelevisivo avrebbero dovuto essere, a mio avviso, la premessa del documento (l'Atto di indirizzo sul pluralismo nell'informazione) cui stiamo ritornando, dopo essere stati interrotti più volte da ciò che nel Paese ci richiamava ad altre insorgenti necessità. E’ stato arduo e assorbente l'affrontare il documento regolatorio formulato da questa Commissione sulle consultazioni amministrative, e subito dopo si è dovuto far fronte, con i referendum, a una serie di complessi adempimenti nel rispetto dei valori democratici della materia.
In ogni passaggio, dai Seminari a oggi, continuiamo a misurarci con il tema ricorrente delle regole, dovendo rispondere all’esigenza di fissare principi normativi per correggere le modalità cui la RAI ha da tempo dovuto accedere nel produrre informazione attraverso i telegiornali e i programmi di approfondimento. E siamo infatti al punto cruciale delle sue doverosità istituzionali: come informare, essendo Servizio pubblico, con quali osservanze in più e licenze in meno.
Il compito consiste nella sua funzione regolatrice, equa, coerente e sistematica. E ciò per garantire un pluralismo fondato sulla completezza e sulla trasparenza, sull’approfondimento e sul dibattito, facendo ricorso anche a format innovativi e utilizzando la ricchezza ideativa e produttiva consentita dalle nuove tecnologie; al fine ultimo di implementare forme e contenuti, elevare livelli qualitativi, incentivare gli ascolti e quindi rimotivare il rapporto fra il Servizio pubblico e i suoi utenti, cioè la comunità.
E qui, sospinto da questa parola, comunità, cioè dal dover mettere in comune criteri e principi, necessità e valori, si pone un problema di carattere formale e sostanziale. Ho confidato, fin dall’inizio, nella possibilità di pervenire all’elaborazione di un documento unitario, da costruire sulla base di un confronto franco e approfondito, per uscire dalle vischiosità dell’appartenenza e, ben di più, della militanza. Una redazione non è il luogo dove si garantisce una verità generale, ma ancor meno dove se ne creano tante quanti sono i rispettivi presìdi. E il complesso delle redazioni deve osservare la stessa lealtà comunicativa, cioè democratica, dandosi tonalità diverse a seconda dei canoni culturali, dell’identità politica, della struttura linguistica, della visione antropologica cui ciascuna affida la propria vocazione dialettica. A questo proposito dobbiamo percepire tutti, nel corso del nostro lavoro sul pluralismo, il pericolo di un allontanamento dall’obiettivo originario della discussione, ad esempio quando il documento tuttora sottoposto al nostro esame va inoltrandosi in proposte di carattere gestionale che toccano l’articolazione dei palinsesti, coinvolgendovi aspetti organizzativi e operativi. Sarebbe, a mio avviso, al di fuori di un ragionevole statuto il voler gestire, insieme, l’indirizzo e le sue "forme applicative". Oltretutto, in un unanime contributo dell’Adrai, si dimostra come l’Azienda non sarebbe in grado di assicurare l’attuazione di alcuni indirizzi contenuti nella bozza all'esame della Commissione.
Un documento impostato correlando le questioni di principio con riferimento a situazioni, vicende e problematiche concrete, non può non tener conto delle importanti novità intervenute negli ultimi mesi, a partire dalla nomina di un nuovo Direttore generale, dalle entrate, dalle uscite, dagli spostamenti, dalle prime nomine, con riferimento all’ambito delicato dei programmi d' informazione. Perciò l'Atto deve realizzare una scelta: fissare con risolutezza gli indirizzi generali, esprimendosi in base ai mutamenti anzitutto strutturali che la RAI dichiara di voler realizzare, a partire dalle doverosità del Servizio pubblico, la cui identità va ritrovata là dove la regola è venuta meno, e non distribuendo più equamente la sregolatezza. Al pluralismo va restituita non una virtuosa, astratta dimensione egualitaria, ma la prima delle sue peculiarità fondamentali, cioè una naturale estensione verticale e orizzontale: frutto di redazioni concepite secondo le loro identità culturali (estensione verticale), ma anche delle loro dialettiche interne (estensione orizzontale).
Quanto al rifugiarsi in ipotesi di inammissibilità, tendo in generale a scongiurarle per non assimilarle a interventi censori. Altrimenti ci discosteremmo dal proposito di aprire un nuovo capitolo dell' interpretazione certa - e, quando se ne riconosca la necessità, anche prescrittiva - dell’Atto indirizzato alla concessionaria pubblica. Va da sè che sarebbe fuorviante reintrodurre il problema delle faziosità contrapposte, con la fittizia pretesa che si annullino reciprocamente; e che, in ogni caso, non varrebbero a ribadire gli obiettivi dell’autonomia professionale, legittimata dal raccontare la realtà nel rispetto di tutte le opinioni civilmente, culturalmente, eticamente testimoniate.
Mi chiedo, in definitiva, quanta forza attribuire a un documento di questa rilevanza se la sua approvazione procedesse attraverso votazioni non unanimi, che finirebbero per screditarne la stessa ricchezza civile, culturale e politica. Sarebbe un curioso risultato se non si evitasse di consegnare al destinatario dell’indirizzo l’alibi di non potervi leggere se non una valutazione palesemente contraddittoria e comunque priva di una concreta valenza condivisa e di una ragionevole possibilità applicativa.
Ne risulterebbe una contrapposizione tale da confermare le difficoltà in cui si attarda l’urgente e reale bisogno di una politica capace di darsi percorsi non solo legittimi, ma anche propositivi e fruttuosi.
Un Atto regolatore dell’informazione, alla quale spetta, con la garanzia dell’autonomia professionale e nel rispetto del pluralismo, di raccontare e spiegare quell’universo da cui vanno espulse le forme malintese delle peculiarità partitiche, non può essere condizionato da un uso improprio della politica, prestandosi cioè a strumentalizzazioni contingenti. La nostra ricerca deve sottrarsi al clima pregiudiziale della contrapposizione e va ricondotta al suo compito più alto, quello di concepire l’informazione come un cardine della convivenza civile, nel rispetto di una libera e inderogabile dialettica democratica.
Il lavoro fin qui svolto con il relatore, sen. Butti, per le qualità culturali e civili che nutrono la sua personalità, mi lascia margini di fiducia. Del resto, non posso tacere della sua disponibilità, fin qui espressa, a intervenire sul testo originale con una serie di auto-emendamenti. Ora, per le ragioni dette, va registrata una diversa centralità dei problemi. Sulla base di quanto premesso, l'Atto è naturaliter destinato a crescere nelle sue interpretazioni teoriche e finalità pratiche. A ciò dovrebbe ovviamente corrispondere una unanime volontà della Commissione; e la stessa laboriosa tensione, va da sé, mi aspetto da ogni sua componente.
Riassumendo: è dunque auspicabile un voto libero da steccati ideologici, convergente su un impegno solidale, specie quando da ogni parte sale l’auspicio che un politicismo astratto non finisca per coinvolgere anche il ruolo di una Commissione espressa dal Parlamento in nome di un interesse generale, da perseguire con modalità non strumentali, ma corrispondenti a un reale e condiviso impegno democratico.