COMMISSIONE PARLAMENTARE
per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Martedì 4 maggio 2010

47ª Seduta

Presidenza del Presidente
ZAVOLI

La seduta inizia alle ore 14,15.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Intervengono per la RAI il vice direttore delle Relazioni Istituzionali, dottor Stefano Luppi, e il dottor Daniele Mattaccini.


Il PRESIDENTE avverte che, ai sensi dell’articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità della seduta sarà assicurata per mezzo della trasmissione con il sistema audiovisivo a circuito chiuso.


PARERE PARLAMENTARE SU ATTI DEL GOVERNO

Esame dello schema di contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la RAI Radiotelevisione italiana S.p.a per il triennio 2010-2012 (Doc. n. 191)
(Esame e rinvio)

Il relatore, deputato RAO (UdC), svolge la seguente relazione:

"Sul contratto di servizio Rai

Premessa. Il Contratto di servizio, il Governo e la Commissione di Vigilanza
Questa Commissione ha ricevuto lo schema di Contratto di servizio da parte del Governo molto in ritardo rispetto alla sua scadenza e, oltretutto, in concomitanza con la campagna elettorale per le elezioni regionali e lo stop dei lavori parlamentari per le vacanze di Pasqua. Nonostante tutto, la Commissione di vigilanza ha lavorato seriamente e alacremente, procedendo con una lunga serie di audizioni e, alla fine, possiamo prevedere che esprimerà comunque il suo parere in circa 60 giorni.
Ho operato sul Contratto di servizio una ricognizione che a molti sembrerà puntigliosa. L’ho fatto perché credo nel ruolo del Parlamento e nel contributo migliorativo che può dare questa istituzione. Il Governo potrà non tenere conto delle nostre indicazioni, ma lo farà assumendosene tutte le responsabilità.
Ho ricevuto un importante contributo da tutti i Gruppi. Tra questi, quello della Lega Nord, per mezzo del collega Caparini, è stato il più celere. Ringrazio il Gruppo del PD, con i colleghi Morri, Gentiloni e Merlo e Marco Beltrandi per la componente radicale, e il Gruppo dell’Italia dei Valori, con Pancho Pardi. Da tutti ho ricevuto un contributo approfondito. Tutte le indicazioni che ho ritenuto condivisibili le ho recepite direttamente facendole mie; le altre saranno presentate come emendamenti e sottoposte al vaglio della Commissione.
Al momento, ritengo che le “condizioni” emendative siano l’unico strumento per la Commissione per poter modificare il Contratto di servizio. La formula che pure informalmente mi era stata suggerita dal Gruppo del PdL - fornire alcune indicazioni di massima senza entrare nel dettaglio di singole condizioni emendative - alla luce dei circa 250 emendamenti proposti, tra quelli suggeriti dalle varie associazioni e quelli propri dei Gruppi parlamentari, non mi sembra per ora percorribile.
Nell’esame del Contratto la Commissione di vigilanza si trova nella scomoda posizione di essere l’ultimo soggetto a dover parlare, giocando contemporaneamente l’ambizione al ruolo dell’attore e il rischio di svolgere solo quello della comparsa, schiacciata tra il Governo e il consiglio di amministrazione della Rai, un po’ come il vaso di coccio di manzoniana memoria, governati da maggioranze analoghe. Come ha osservato giustamente il Presidente Zavoli in una sua recente intervista a Repubblica, è irragionevole ritenere che la Commissione possa fare un “miracolo” al giorno, se poi, oltretutto, non avendo poteri vincolanti, il suo indirizzo può essere disatteso o “interpretato” dall’azienda. Anche in questo caso non mancano dunque gli interrogativi sull’autorevolezza di un organismo parlamentare, e per giunta bicamerale, che può al massimo esercitare un rito, diciamo così, esortativo. In questo quadro, voglio esprimere l’auspicio che si possa giungere unanimemente all’approvazione del parere e che il Governo, nonostante non sia obbligato, decida ugualmente di tenere conto delle nostre condizioni, accogliendole convintamente e non solo formalmente, per poi disattenderle senza alcuna conseguenza, come già purtroppo è accaduto in passato (penso al parere sul contratto appena scaduto di cui era relatore l’On. Beltrandi), specie per la parte relativa alla programmazione per i disabili o per la tutela dei minori
Un’ultima osservazione preliminare: da parte dei mass media e della politica abbiamo rilevato una totale assenza di attenzione nei confronti del Contratto di servizio, mentre sarebbe stata auspicabile una maggiore pubblicizzazione del dibattito delle problematiche ad esso connesse. Si tratta, infatti, di argomenti che interessano tutti noi e incidono sulla vita degli italiani molto di più di quanto la maggior parte di essi non sappia. Ma passiamo all’esame dello schema di Contratto, dei suoi punti di forza e delle sue debolezze.

Le pari opportunità, i diritti dei disabili, la tutela dei minori. Garantire chi non è garantito
Nella programmazione della Rai alcuni soggetti sono molto garantiti, altri per nulla: qualsiasi telespettatore, anche non attentissimo, se ne accorge facilmente. I meno tutelati non sono solo i piccoli partiti, ma soprattutto i tanti rappresentanti di mondi e categorie che non hanno rappresentanza in Parlamento, in associazioni potenti (come Confindustria e sindacati) o aziende ben strutturate (e che quindi dispongono di ingenti risorse economiche).
Da questo quadro e della lettura dello schema di Contratto di servizio, emerge chiaramente la latitanza della Rai rispetto ad alcune tematiche e la totale impunità dell’azienda pubblica in caso di violazione dello stesso Contratto di servizio. Rappresenta infatti indubbiamente un punto debole di questo testo, ma più in generale di tutta la normativa che disciplina l’attività del servizio pubblico, proprio il dato oggettivo per cui in caso di violazione delle norme poste a tutela delle pari opportunità, dei diritti dei disabili o dei minori non vi siano mai state e non vi siano mai conseguenze sostanziali. In altre parole, non ci sono sanzioni. Il problema dell’irresponsabilità dell’azienda ed all’interno dell’azienda è grave. La Rai sembra che sia stata divisa in tanti piccoli feudi: ogni direttore, coproduttore e perfino conduttore si fa le sue regole perché manca un forte centro di comando. A questo punto, tanto varrebbe certificare la libertà dei singoli conduttori, invece di porre dei criteri che poi nessuno è in grado di far rispettare!
Pertanto, ho proposto alcuni emendamenti per tentare di porre rimedio a questa situazione di un contratto che porta disposizioni importantissime, che tutelano interessi di prim’ordine, ad essere delle norme sostanzialmente imperfette. Tali emendamenti si pongono l’obiettivo di imporre alla Rai la produzione di un’adeguata e dettagliata reportistica, nella quale, con cadenze predeterminate, l’azienda sia obbligata a riferire non solo al Ministero, ma anche alla Commissione di vigilanza e all’Agcom sull’attività svolta. Un’altra soluzione sarebbe stata la creazione di uno o più nuovi osservatori, magari sul modello di quello di Pavia, come pure alcuni colleghi e molte associazioni hanno proposto, ma avremmo dato vita, a mio parere, ad un nuovo centro di spesa, col rischio di creare l’ennesimo organismo inutile. Meglio, dunque, obbligare la Rai a svolgere periodiche rilevazioni e a comunicarne il risultato al suo editore e ai due massimi enti di vigilanza.

Articolo 2 - Oggetto del Contratto nazionale di servizio
La Rai, a mio giudizio, deve assolutamente adottare – e per questo ho proposto un emendamento in tal senso – un adeguato sistema di contrasto alle forme di pubblicità occulta. A tal fine deve monitorare l’eventuale presenza, all’interno dei programmi televisivi e radiofonici, di riferimenti a specifici marchi o attività commerciali, nonché di beni o servizi ad essi riconducibili, ed all’esito del monitoraggio assumere le opportune iniziative aziendali, inclusa, ove del caso, l’irrogazione di sanzioni nei confronti dei responsabili dei programmi. I dati del monitoraggio devono essere trasmessi semestralmente al Ministero, all’Agcom e alla Commissione di vigilanza. Il relativo report deve descrivere i criteri generali di rilevazione, individuare le tipologie di pubblicità legittime ai sensi della normativa vigente (quali interruzioni per spot, sponsorizzazioni, televendite, pubblicità di amministrazioni ed enti pubblici, sensibilizzazione degli utenti alla lettura di libri, eventuale inserimento di prodotti a titolo di product placament come prescrive il decreto Romani che recepisce la normativa europea) e per ciascuna tipologia indicare gli spazi televisivi e radiofonici di messa in onda. Il report deve segnalare altresì specificatamente ciascun caso rilevato al di fuori di tali spazi, indicando la rete, la trasmissione, la data, l’ora, la durata e la tipologia dei potenziali destinatari del messaggio, nonché il marchio o l’attività che potenzialmente ne beneficiano. La pubblicità si paga alla Sipra e deve andare nella contabilità della Rai. Tutta, senza zone franche spesso imbarazzanti sotto gli occhi dei telespettatori.

Articolo 3 – Qualità dell’offerta e valore pubblico
Il Qualitel previsto dal precedente Contratto di servizio è stato molto criticato, per molti addirittura un flop o, quantomeno, uno strumento di difficile realizzazione ed è stato accantonato da questo nuovo testo, che lo supera in più punti, tutti in linea di massima condivisibili, anche se, tuttavia, non mancano le osservazioni critiche. La parte che tratta della qualità dell’offerta, infatti, può essere decisamente migliorata e per questo propongo alcuni significativi emendamenti, tra cui l’obbligo per la Rai di produrre anche qui un’idonea reportistica e una nuova formulazione del terzo comma e l’inserimento del comma 4-bis.
Il contratto di servizio richiama solo la misurazione della qualità percepita e della corporate reputation. Ma questa è solo una parte di come il tema della qualità vada declinato. Si deve inoltre tenere presente che il tema della “qualità percepita” altro non è che “l’indice di soddisfazione” o “di gradimento” di vecchia memoria Rai. Quindi, nulla di nuovo, se non la si confronta con la qualità attesa e con quella dovuta ai sensi dello stesso contratto di servizio.
Viceversa, la corporate reputation sembra confusa con la qualità etica, cioè quella costituita dai vari codici di autoregolamentazione, mentre andrebbe intesa in termini ben più completi. Infatti, non c’è corporate reputation, se non la si correla con un monitoraggio intrecciato di quattro variabili fondamentali: la misura dell’efficienza della gestione economico-finanziaria, il sostegno del servizio pubblico alla produzione audiovisiva del sistema Italia e quindi al rafforzamento della produzione indipendente (che abbiamo audito nella persona del presidente Fabiani), la definizione specifica di budget e bilanci delle attività di innovazione e relativi rapporti coi fornitori di tecnologia e, per ultima, la verifica dell’organizzazione e della partecipazione delle risorse interne alla gestione complessiva.
Solo in questa maniera la qualità può riferirsi al complesso del servizio pubblico radiotelevisivo in tutte le sue componenti: i prodotti, l’equilibrio gestionale, il supporto al sistema Italia, l’innovazione e l’efficienza dell’organizzazione interna.
Tra i dati positivi dello schema di Contratto così come ci è arrivato dal Governo, non si può non sottolineare il chiaro riferimento al rapporto tra qualità ed audience e, dunque, al fattore economico fino ad oggi sempre sottovalutato: la Rai è un’azienda che sta sul mercato, e come tale deve tenere conto degli ascolti. Ignorarli, oltretutto, ridurrebbe la televisione pubblica a un ruolo del tutto marginale nel panorama televisivo. Anche perché, com’è noto, e come ha anche osservato il direttore generale Masi, è ormai strutturale l’insufficienza delle risorse pubbliche per coprire i costi necessari allo svolgimento della missione di servizio pubblico. E qui si inserisce il tema dell’evasione del canone che affronterò più avanti.
Il nuovo contratto, poi, esplicita il condivisibile confronto con le altre realtà istituzionali.
Un passaggio meno chiaro dello schema di Contratto sta nella previsione che il sistema di monitoraggio della qualità sia realizzato sulla base di indicatori che saranno definiti operativamente dalla Commissione paritetica. I membri della Commissione paritetica, infatti, sono nominati da Rai e Ministero e dunque il controllo è di fatto un controllo interno: per rompere il cerchio è fondamentale incidere sulla composizione della Commissione. Per questa ragione, ho proposto alcuni emendamenti per modificare la composizione della Commissione paritetica e porre degli obblighi a carico alla Rai.
La lettera c) del primo comma prevede una sorta di sistema Telethon per quanto riguarda i programmi di servizio pubblico: la Rai, infatti, deve “assicurare la presenza in ogni momento della giornata, su almeno una delle tre reti generaliste, di programmi appartenenti ai generi predeterminati del servizio pubblico, garantendo agli utenti una scelta di qualità senza soluzioni di continuità”. Un’identica e altrettanto positiva previsione è contenuta nell’articolo 9, comma 4, ed era prevista nelle linee guida dell’Agcom.
Il comma 10 dell’articolo, poi, stabilisce che “La Rai riferisce trimestralmente all’Autorità e al Ministero sullo sviluppo del sistema di valutazione della qualità dell’offerta e sui risultati conseguiti”. Per rendere più centrale il ruolo del Parlamento, oggi schiacciato tra l’Agcom, il Ministero e la stessa azienda, proporrei, a questo articolo e ad altri analoghi, un emendamento per inserire dopo “al Ministero” le parole “e alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”.
Infine, riprendendo parzialmente il precedente contratto, è importante inserire anche in questo l’obbligo per la Rai di fornire alla Commissione di vigilanza i dati di cui alla risoluzione della stessa Commissione del 18 dicembre 2007. Si tratta della trasmissione di importati strumenti di lavoro per l’attività della Commissione. In particolare, i dati aggregati mensilmente forniti dall’Osservatorio di Pavia, relativi alla distribuzione tra soggetti istituzionali e competitori ed esponenti politici dei tempi di attenzione e dei tempi gestiti direttamente nei Tg e nei Gr nazionali e locali, nelle rubriche a cura delle testate, nelle trasmissioni di informazione compresa quella parlamentare e nelle trasmissioni di intrattenimento. E i verbali delle riunioni del consiglio di amministrazione, le delibere approvate, i dati relativi alle retribuzioni dei Direttori e dei Vice Direttori e, a richiesta della Commissione di vigilanza, di altri collaboratori.
Nel complesso, è evidente l’importanza della qualità della programmazione per un’azienda che svolge il ruolo di servizio pubblico. E tutti in Italia hanno ben chiaro che troppo spesso i programmi Rai non rispondono ai necessari parametri qualitativi e che non di rado l’inseguimento dell’audience a ogni costo ha la meglio su ogni altro genere di valutazione, con inevitabili conseguenze negative (l’esempio classico è quello dei reality). Il ruolo e il prestigio della Rai, infatti, ne escono depauperati e quanti non vogliono pagare il canone, o hanno deciso di cavalcare l’onda delle campagne giornalistiche che ne vorrebbero l’abolizione, sfruttano pretestuosamente questa circostanza a loro vantaggio.
Tuttavia, è importante che tutti abbiano sempre chiaro in mente che la qualità dei programmi del servizio pubblico non può essere degradata a mero pretesto per operare una sorta di censura sulla Rai, col duplice risultato negativo di svilire l’importanza della questione e mettere l’azienda sotto tutela.
Sull’argomento resta un’ultima osservazione: qual è il costo previsto per il nuovo Qualitel? Quello previsto dal precedente contratto sembra che si aggirasse sui 5 milioni di euro all’anno.

Articolo 5 – L’offerta digitale
L’articolo, correttamente, impone alla Rai la realizzazione di canali generalisti, semigeneralisti e tematici per assolvere alla missione di servizio pubblico, lo sviluppo della propria offerta con l’obiettivo di raggiungere la totalità del pubblico e l’avvio di trasmissioni in alta definizione.
Il terzo comma, poi, obbliga la Rai a promuovere adeguatamente l’offerta digitale (senza aggettivi), così come il “digitale terrestre inteso come nuova piattaforma universale”. Perché ridurre la portata del digitale limitandolo solo al terrestre? L’Unione europea ci obbliga al passaggio al digitale, ma non necessariamente a quello terrestre, e anche se la scelta ormai è fatta, una previsione più ampia in futuro non potrebbe che favorire la stessa Rai, lo sviluppo della rete televisiva e, ovviamente, gli utenti, cioè i telespettatori, ferma restando la scelta del Governo e dell’azienda, che mi sembra coincidente, di valorizzare la piattaforma che strategicamente ritiene più utile. Dunque, proporrei un emendamento per eliminare l’aggettivo “terrestre” e lasciare alla Rai più ampie possibilità di azione per il futuro.
Il vice direttore della Rai Leone, che ieri ha anche sottolineato i vantaggi derivanti dalla scelta del digitale terrestre in questi primi mesi, ha spiegato anche come questo sia un punto sul quale è stato trovato con grandissime difficoltà un accordo in Agcom e che l’assenza dell’aggettivo terrestre aprirebbe la strada a pretese amplissime e rischiose per la Rai. Inoltre, la Rai avrebbe scelto il terrestre e non il satellitare per consentire alla maggior parte delle famiglie di non cambiare antenna nel passaggio dell’analogico al digitale. Per chi non riceve il segnale terrestre, poi, c’è Tivùsat, piattaforma gratuita (non nell’acquisto del decoder, ma nei programmi) costituita da Rai, Mediaset e Telecom Italia Media sulla quale, ha tenuto a ribadire, non possono essere presenti offerte a pagamento.

Articolo 6 – Realizzazione delle reti di radiodiffusione televisiva in tecnica digitale
L’articolo, significativamente e fornendo un sostegno all’emendamento che ho proposto al precedente comma, non parla di digitale terrestre, ma semplicemente di tecnica digitale.
Si segnala poi il secondo comma che prevede la possibilità di anticipare lo switch off nelle singole aree in cui è stato diviso il Paese rispetto a quanto originariamente previsto. Si tratta purtroppo di un’ipotesi ad oggi del tutto irrealistica, considerata l’impreparazione che ha colto gli utenti e l’azienda in tutti i precedenti switch off e considerato che alcuni sono stati addirittura posticipati, forse per evitare che fossero realizzati in concomitanza con le elezioni regionali.
Tuttavia, un anticipo dello switch off – se realizzato correttamente e, dunque, senza creare ulteriori e più gravi disagi agli utenti – sarebbe auspicabile.
La fase della sperimentazione dello switch off su tutto il territorio nazionale, infatti, alla fine sarà sostanzialmente nulla perché, se si conclude alla scadenza del Contratto di servizio, in vista del prossimo si rischia nei fatti di non averla proprio condotta. Come evidenziato dal richiamo del Presidente Calabrò, il pericolo è che la Rai resti relegata in un ruolo ancillare rispetto a quanto altri suoi agguerriti concorrenti stanno realizzando nel campo delle nuove tecnologie.

Articolo 8 – Informazione al pubblico in rapporto allo sviluppo della televisione digitale
Un articolo apparentemente senza particolari criticità, che però è un chiaro segnale della debolezza della Rai. Tra le altre cose previste – che la Rai sta obiettivamente facendo – ce ne sono alcune che meritano di essere sottolineate. Prima fra tutte la previsione di eventuali momentanei disservizi nelle zone in cui si verifica il passaggio al digitale, per i quali la Rai deve informare la popolazione e attivare un numero verde gratuito (e la Rai aveva provato a farlo a pagamento) per dare riscontro immediato alle richieste di aiuto. Ebbene, siamo alla resa dei conti: mentre fino ad oggi tutti i soggetti coinvolti hanno sostanzialmente negato i disservizi, il nuovo contratto li prevede espressamente. Forse è un po’ tardi: sarebbe stato meglio organizzarsi per tempo, o quantomeno non negare i problemi registrati da molti italiani e giocare allo scaricabarile.
Non è condivisibile, poi, che in questo periodo di pausa dagli switch off regionali l’informazione al pubblico sia stata sospesa. Sul punto, dunque, ho proposto un emendamento per inserire l’obbligo a riprendere immediatamente le campagne di informazione.

Articolo 9 – L’offerta televisiva;
Articolo 10 – L’offerta radiofonica
L’articolo 9 è nel suo complesso condivisibile – come lo è del resto il successivo sull’offerta radiofonica –, in quanto aumenta la quota di programmazione che la Rai deve destinare ai cosiddetti generi predeterminati. Tuttavia, non mancano le criticità e, dunque, i relativi emendamenti. Tra questi, voglio segnalare quello che specifica meglio le disposizioni in favore delle donne.
Un altro emendamento, condiviso da molti, prevede che “I programmi televisivi di servizio pubblico finanziati col canone dovranno essere segnalati; ne ho presentato uno analogo per l’offerta radiofonica. E’ importante, credo, che i telespettatori siano informati se il programma che stanno vedendo rientra tra quelli di servizio pubblico e, dunque, possano sapere se è finanziato direttamente dal canone e, dunque, con i loro soldi. Sarebbe un utile strumento per far meglio accettare il pagamento del canone e, allo stesso tempo, costituirebbe un deterrente per la Rai a fare un uso disinvolto delle risorse pubbliche. Infine si potrebbe limitare fortemente la pubblicità in quegli spazi.
In un futuro abbastanza prossimo, poi, la Rai, sfruttando le risorse del digitale, potrebbe anche dotarsi di un nuovo canale, sul modello di alcuni concorrenti, per informare il pubblico sull’offerta complessiva dell’azienda. Di pari passo con i profondi cambiamenti che stanno interessando la televisione, infatti, deve aggiornarsi la comunicazione per intercettare un ascolto che tende sempre più a parcellizzarsi. E il futuro non è certamente delle guide TV cartacee.
Come ho già fatto e farò nel corso di questo intervento, riporto anche la posizione dell’azienda, con cui ho avuto modo di interloquire. La Rai contesta la proposta del bollino, perché la ritiene discriminatoria e dannosa. Teme, infatti, che lo spettatore possa decidere di non vedere i programmi che non sono di servizio pubblico o essere disturbato dal bollino.
Tuttavia, questa previsione è perfettamente il linea con gli obblighi di separazione contabile.
Sull’emendamento proposto da Caparini, caro alle TV locali e fatto nostro (sui diritti di trasmissione degli eventi sportivi): rispetto alla formulazione originaria dell’emendamento, ho trasformato l’obbligo di acquisizione dei diritti sportivi in un’eventualità. La ratio sta nel fatto che spesso la Rai acquisisce dei diritti sportivi per poi non trasmettere l’evento o farlo in fasce orarie o su canali che vedono in pochi. Il fatto ovviamente costituisce un pregiudizio per gli appassionati e un danno per le TV locali che avrebbero invece trasmesso l’evento con maggiore enfasi. La Rai osserva che si tratta di un’invasione di campo a danno della libera decisione delle proprie strategie aziendali.

Articolo 11 – L’offerta multimediale
Le previsioni di quest’articolo sono senz’altro da condividere, prima fra tutte quella che impegna la Rai a dare univocità di indirizzo all’offerta multimediale. L’azienda pubblica deve continuare ad investire sul multimediale, che con la banda larga costituisce senza dubbio il futuro del settore.
Abbiamo recepito una serie di proposte emendative e migliorative, che ho cercato di riassumere in alcuni emendamenti che sottolineano la centralità dell’offerta della Rai sul web, per la quale devono essere sviluppati e prodotti contenuti .
Su segnalazione dell'associazione Cittadinanzattiva, poi, ho proposto un emendamento per inserire il comma 3-bis: “La Rai è tenuta a prevedere nel proprio portale una sezione dedicata alla raccolta dei reclami degli utenti al fine di migliorare il proprio servizio. Tali segnalazioni, ad eccezione di quelle manifestamente provocatorie, dovranno ricevere una risposta, nella forma del messaggio e-mail, entro un termine temporale ragionevole e, comunque, non superiore ai 30 giorni dalla data di ricevimento”
La stessa associazione Cittadinanzattiva ci segnala che la BBC risponde entro 10 giorni. Sarebbe un canale diretto molto importante per mettere in rete utenti e azienda.

Articolo 12 – La programmazione televisiva per i minori
L’attenzione per i minori deve essere una priorità per tutte le televisioni e per quelle del servizio pubblico in modo particolare. I minori, infatti, anche e soprattutto per le tante difficoltà in cui versano le famiglie sempre meno sostenute dallo Stato e dagli enti locali, sono spesso i fruitori per eccellenza della televisione usata troppo come parcheggio o come sedativo, e molto spesso senza che nessun adulto vigili o possa vigilare su cosa i nostri bambini guardano. Pertanto, le televisioni devono farsi carico di questa problematica, definendo la programmazione con una particolare attenzione per i soggetti a rischio. In questo senso, ovviamente, sono da apprezzare la maggiore attenzione riservata al tema dal nuovo Contratto di servizio – che valorizza il Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione TV e minori (il c.d. Comitato Media e Minori) e irrigidisce la normativa – e l’impegno per la Rai a realizzare due canali tematici riservati ai minori.
Un ultimo rilievo. Il comma 9 prevede un sistema di segnaletica per evidenziare i programmi “adatti ad una visione congiunta con un adulto e quelli adatti ad solo pubblico adulto”. Ebbene, sarebbe preferibile una tripla segnalazione da inserire con un emendamento al comma 9, prima delle parole “adatti ad una visione congiunta con un adulto”, aggiungere “adatti ad una visione dei minori da soli”. Una sorta di certificazione speciale per programmi sicuri.
Coerentemente con gli impegni che la Rai deve assumere per andare incontro alle esigenze dei minori, credo poi che sarebbe positiva la realizzazione di un telegiornale a loro dedicato, adatto alla visione insieme ai genitori o da soli. Questo telegiornale dovrebbe tenere conto delle diverse sensibilità legate all’età, utilizzare un linguaggio semplice e chiaro e riservare particolare attenzione a quel genere di notizie che, trascurate dagli altri programmi di informazione, sono tuttavia interessanti per i minori. Dopo un primo periodo di sperimentazione, in cui la messa in onda potrebbe essere prima, dopo o al posto di una delle edizioni principali del Tg della domenica, si potrebbe passare ad un’edizione quotidiana, sempre collegata ad una delle edizioni principali del Tg.
Per quanto riguarda l’emendamento al comma 9 e la previsione del bollino per i programmi adatti ai minori da soli (c.d. bollino verde), la Rai esprime la sua netta contrarietà e pone alcune osservazioni. Essendo questa una categoria residuale, infatti, si dovrebbe inserire il bollino ad una quantità enorme di programmi. Sarebbe utile che la Rai pubblicizzasse tali canali tematici dedicati ai minori in determinate fasce orarie.
I colleghi Merlo e Caparini sostengono la necessità di legare la realizzazione di canali tematici dedicati ai minori allo sviluppo e alla valorizzazione del Centro di Produzione di Torino. Ho presentato un emendamento in tal senso.

Articolo 13 – L’offerta dedicata alle persone con disabilità e programmazione sociale
Nelle linee guida dell’Agcom era richiesto un “congruo incremento delle misure attualmente fissate” e in occasione dell’audizione in Vigilanza il Presidente Calabrò ha sostenuto che tale richiesta non è stata tenuta in considerazione. Per il vice direttore generale Leone, invece, il volume della programmazione sottotitolata, giunto nel 2009, quindi nell’ultimo anno, a circa 9.500 ore, è molto cresciuto rispetto ad alcuni anni fa, quando si fermava sotto le 5.000 ore. Oltretutto, il nuovo testo prevede nell’arco della vigenza contrattuale un incremento del 30%. E l’azienda sottolinea che la programmazione per i disabili costituisce un grave onere finanziario per la Rai.
Tuttavia, occorre andare incontro alle esigenze dei meno garantiti, in questo caso dei disabili. Ho deciso, quindi, di presentare la maggior parte degli emendamenti che mi hanno proposto, escludendo solo i pochi che avrebbero certamente costituito un onere non affrontabile per l’azienda. E’ un dovere del servizio pubblico farsi carico di tutti i suoi utenti, che peraltro non si sono mai azzardati (come altri hanno fatto per motivi ben più futili) a minacciare lo sciopero del canone.

Articolo 14 - L’offerta per l’estero;
Articolo 16 - Iniziative specifiche per la valorizzazione delle istituzioni e delle culture locali
Entrambi gli articoli, ciascuno nel proprio ambito, fanno riferimento alle realtà regionali e locali, realizzando una sorta di federalismo, o quantomeno di regionalismo televisivo. Una tendenza forse irreversibile e necessaria, sicuramente non negativa, se viene coniugata con la promozione di valori nazionali. In questo quadro, ad esempio, assumono un particolare valore le celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, a cui la Rai dovrà partecipare con un ruolo da protagonista. In questo senso spero di aver interpretato correttamente alcune sollecitazioni giunte dal collega De Angelis del PdL. Le realtà e le culture locali, dal canto loro, sono state profondamente colpite proprio dallo sviluppo della televisione che, con disposizioni di questo genere, potrebbe tutelarle e consentirne un nuovo sviluppo in linea con i tempi moderni.

Articolo 14-bis - Programmi dell'Accesso
Il senatore Palmizio ha chiesto l’inserimento di questo articolo, il cui testo definitivo è frutto di una nostra rielaborazione:

"1. Fermi restando gli obblighi derivanti dall'articolo 6 della legge 14 aprile 1975, n. 103, la Rai è tenuta a riservare trasmissioni e spazi di accesso radiotelevisivo anche a tematiche sociali, con particolare attenzione alle esperienze dell'associazionismo e del volontariato.

2. Le trasmissioni di cui al comma 1, definite come programmi dell'Accesso, sono programmate su ciascun mezzo radiotelevisivo (televisivo, radiofonico, Televideo) sulla base di calendari predisposti e resi pubblici dalla società concessionaria previa approvazione della Sottocommissione permanente per l'Accesso, costituita nell'ambito della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

3. I programmi dell'Accesso consistono anche nella programmazione di cicli di spot su tematiche sociali; tali spazi saranno assegnati ai soggetti ritenuti idonei a tali programmi. La società concessionaria istituisce apposite rubriche dedicate agli Enti, Istituti o Associazioni che presentano profili di interesse per i settori indicati. La predisposizione degli spot viene curata dalla società concessionaria in collaborazione con i soggetti richiedenti.

4. La decisione sulle domande di Accesso, per ciascuno dei mezzi previsti ai commi 2 e 3, e sui soggetti richiedenti spetta alla Sottocommissione permanente per l'Accesso".

Articolo 15 – Prodotti audiovisivi italiani ed europei
Sarà di fatto riscritto alla luce dell’approvazione del cosiddetto "Decreto Romani", che recepisce la normativa europea in materia di prodotti audiovisivi. Quindi abbiamo evitato di proporre emendamenti ad un testo superato da una norma successiva.
Per quanto riguarda una valorizzazione dell’operato dei produttori indipendenti, essa è contenuta negli emendamenti all’articolo 3 sulla qualità del servizio pubblico.

Articolo 17 – Rete istituzionale e parlamentare
La formulazione di questo articolo ricalca in buona sostanza quella del corrispondente articolo del precedente contratto. Le novità tuttavia non mancano. Tra queste, non si può sottovalutare la previsione, accanto all’informazione parlamentare, di quella sulle altre istituzioni, cioè in buona sostanza il Governo: nascerà Rai-Chigi? Sono convinto che la Rai debba dedicare uno spazio riservato all’informazione parlamentare, troppo spesso trascurata dai Tg e dalla trasmissioni di approfondimento e, dunque, che sia da preferire la formulazione del precedente contratto. Le altre istituzioni, intese come Presidente della Repubblica, Presidente del Senato e Presidente della Camera e il Governo in modo particolare, infatti, possono già ora godere di un’attenzione particolare da parte della Rai, a partire dai Tg per finire alle trasmissioni di approfondimento da non meritare alcuna corsia preferenziale.
Il secondo comma dell’articolo – e sta qui la novità a mio avviso più importante – prevede che la Rai debba presentare un progetto di canale televisivo dedicato, ma non detta termini temporali. Se non è possibile darne di stringenti, si dovrebbe almeno prevedere un emendamento per aggiungere dopo “La Rai” le parole “nel più breve tempo possibile”. Questo canale, poi, credo debba essere il frutto di una stretta collaborazione tra il servizio pubblico e la Camera e il Senato, anche per evitare alla Rai problemi con l’Antitrust sull’acquisizione di canali e, dunque, ho proposto un emendamento in tal senso.
L’informazione parlamentare, dunque, dovrebbe avere presto un canale dedicato. L’esistenza di questo canale tematico, però, perlomeno fino a quando il lancio e la fase di avvio non saranno del tutto ultimati, non deve far scomparire l’informazione parlamentare dalle reti generaliste, quelle che garantiscono l’audience più alta. Pertanto, ho proposto un emendamento al comma 5 per inserire tale obbligo.

Articolo 19 – Audiovideoteche
Nella formulazione di questo nuovo Contratto di servizio di fatto scompaiono, o comunque sono molto ridotte, le modalità di accesso al materiale Rai per le università, le scuole, gli enti pubblici e le associazioni senza fini di lucro. Tale nuova formulazione, dunque, è decisamente peggiorativa rispetto a quella del medesimo articolo del precedente Contratto di servizio. L’archivio della Rai è un bene prezioso che deve essere messo a completa disposizione del Paese e delle istituzioni culturali in modo particolare. Pertanto, proporrei la riscrittura dell’articolo con questo emendamento. L’articolo 19 è sostituito dal seguente: “1. La Rai prosegue il processo di catalogazione digitale dell’archivio storico televisivo comprensivo dei materiali registrati su pellicola, utilizzando le tecnologie più avanzate di archiviazione e catalogazione e sperimentando l’integrazione delle audiovideoteche nel processo produttivo digitale e si impegna a definire e mettere in atto iniziative finalizzate alla conservazione della memoria audiovisiva del Paese. 2. L’archivio storico radiotelevisivo, già aperto per la consultazione al pubblico nelle sedi della Rai, dovrà essere reso progressivamente disponibile per fini culturali, didattici e di natura istituzionale. Tale obiettivo sarà realizzato attraverso specifiche convenzioni con università, scuole, enti pubblici e associazioni senza fini di lucro e con la realizzazione di produzioni antologiche e collaborazioni con gli altri principali detentori di archivi storici audiovisivi in progetti che coinvolgano le organizzazioni impegnate nella conservazione della memoria audiovisiva del Paese. 3. La Rai dispone una pubblicazione annuale, secondo le forme che saranno ritenute più appropriate, e comunque sul proprio sito internet, per divulgare e rendere conoscibile il materiale del suo archivio e le modalità di fruizione”.
Per la fruizione tramite internet del materiale delle teche Rai si rimanda invece all’articolo 11.

Articolo 20 – Neutralità tecnologica e competitiva
Come osserva giustamente il Presidente Calabrò, che si ispira agli indirizzi della Commissione europea, le emittenti di servizio pubblico devono utilizzare le possibilità offerte dalla digitalizzazione e dalla diversificazione delle piattaforme di distribuzione “su base tecnologica neutra, a vantaggio della società”. La Rai, dunque, deve sfruttare tutte le potenzialità fornite dalle nuove tecnologie, e dalla transizione al digitale in modo particolare, pensando ai telespettatori e non solo ai propri legittimi interessi
Il testo, che riproduce quello delle linee guida di Agcom, prevede che nella fase di transizione al digitale terrestre la Rai debba fornire l'intera programmazione delle reti generaliste su tutte le piattaforme “tecnologiche” (e non “trasmissive”, come era invece nel testo precedente) e, dopo lo switch off definitivo, “potrà” (ma non sarà obbligata) diffondere la programmazione di servizio pubblico sulle piattaforme commerciali che ne faranno richiesta in base a negoziazioni eque, trasparenti e non discriminatorie. In altre parole, la Rai non è obbligata a stare su Sky o su altre piattaforme (purché sia presente sul satellite, obiettivo raggiunto con la realizzazione di Tivùsat).
La questione, ovviamente, è molto complicata e, come è noto, se ne dibatte da circa un anno, con posizioni diverse anche all’interno della stessa Commissione.
Emendamenti proponibili, ma di difficile accoglimento.
1) Al primo comma, sostituire la parola “tecnologiche” con “trasmissive”.
2) Al secondo comma aggiungere in fine: “In quest’ottica, la Rai dovrà limitarsi a criptare quei programmi per cui non dispone dei diritti per l’estero ed è tenuta ad adoperarsi per cercare di stringere accordi con le varie piattaforme commerciali in modo da adottare sistemi di criptaggio comuni, che consentano la salvaguardia dei diritti dei terzi e la trasmissione libera sul territorio nazionale”.
3) Aggiungere il comma 2-bis: “La Rai, con particolare riguardo per quelle zone del territorio nazionale non raggiunte dal digitale terrestre, deve impegnarsi con ogni mezzo a sua disposizione per favorire la diffusione di Tivùsat, offrendo la relativa smart card al solo rimborso dei costi sostenuti agli utenti che ne facciano richiesta e che dimostrino di essere in regola con il pagamento del canone di abbonamento.”
4) Aggiungere il comma 2-ter: “La Rai, in accordo con il Ministero degli Affari esteri, deve impegnarsi perché venga messo a disposizione degli italiani residenti all’estero un numero congruo di decoder e di smart card di Tivùsat, vendibili tanto in abbinamento quanto separatamente”.
5) Al terzo comma, sostituire “potrà” con “dovrà”. Su questo vi sono diversità di opinione in seno alla Commissione.
Tutti questi emendamenti susciteranno probabilmente un acceso dibattito e la maggior parte di essi vede la Rai contraria. La sostituzione di “tecnologiche” con “trasmissive” (termine sul quale l’Agcom ha trovato un accordo - come è noto - solo dopo un durissimo confronto), secondo la Rai la costringerebbe ad essere presente su una quantità enorme di piattaforme, ove sollecitata. Viceversa, con la previsione originaria (“tecnologiche”), la Rai potrebbe abbandonare liberamente Sky, essendo presente sulla piattaforma satellitare con Tivùsat (in comune con Mediaset e Telecom Italia Media). Con il vincolo, già ricordato, che su Tivùsat non si possono trasmettere programmi a pagamento..
Per quanto riguarda il criptaggio, poi, la posizione della Rai è di assoluta contrarietà. Diversamente, c’è apertura invece sia per quanto riguarda Tivùsat che per l’estero.
La contrarietà della Rai è poi assoluta sull’ultimo emendamento proposto (sostituzione di “potrà” con “dovrà” nel consentire la messa a disposizione della programmazione di servizio pubblico a tutte le piattaforme commerciali che ne facciano richiesta). La Rai, infatti, sostiene che è un’imposizione che l’azienda non può sopportare e che la indebolirebbe nei confronti dei concorrenti e dei possibili partner. In realtà, a mio avviso, le cose stanno diversamente visto che il comma parla comunque di “negoziazioni eque, trasparenti e non discriminatorie e sulla base di condizioni verificate dalle Autorità competenti”. Dunque, l’emendamento mira soltanto a impedire che la Rai possa decidere arbitrariamente a chi concedere la propria programmazione di servizio pubblico, danneggiando o favorendo a sua scelta i vari protagonisti del settore.

Articolo 26 – Canone di abbonamento.
Sono decisamente condivisibili le osservazioni del Presidente Calabrò, convinto assertore della necessità della trasparenza dei generi di servizio pubblico finanziati col canone.
Inoltre, la Commissione europea ha affermato che gli obblighi di servizio pubblico devono essere quanto più possibile espliciti. In questo senso, è assolutamente condivisibile il contratto di servizio nella parte in cui prevede l’obbligo per la Rai di trasmette al Ministero, all’Agcom e alla Commissione di vigilanza “l’elencazione dei titoli dei programmi classificati in base ai generi “predeterminati “con indicazione anche della loro collocazione oraria”. Tuttavia, sempre come già osservato in precedenza, sarebbe positivo rendere esplicito per i telespettatori (e i radioascoltatori) che il programma in onda rientra tra quelli finanziati col canone.
I veri problemi riguardo alla questione del canone sono però l’evasione e l’esenzione per i cittadini meno abbienti. Per il primo punto, nonostante una piccola inversione di tendenza che ha portato nel 2010 circa 100 mila famiglie in più a pagare il canone rispetto al 2009, la situazione rimane difficile. L’evasione – alla quale devono sommarsi gli abbonati morosi – è stimata da uno studio della Facoltà di Statistica dell’Università di Firenze intorno al 26/26,5% delle famiglie con televisore, pari a circa 5 milioni e mezzo. Le punte massime sono in Campania, Calabria e Sicilia, ma anche al Nord. Il danno per lo Stato e per la Rai è stimato in circa 500 milioni di euro, cifra destinata a salire molto se si considera l’altissimo livello di evasione di enti pubblici, banche, aziende e partiti, quanti cioè sono tenuti al pagamento del cosiddetto canone speciale. La Rai, nella persona del direttore dell’amministrazione abbonamenti, Stanislao Argenti, ha assicurato che si sta procedendo all’invio di solleciti di pagamento a tutti gli enti interessanti.
La legge che istituisce il canone, che, è bene ricordarlo, risale al 1938, prevede che siano tenuti al pagamento i proprietari di apparecchi “atti o adattabili alla ricezione dei programmi”. Ebbene, si potrebbe aprire una riflessione sull’opportunità di estendere l’obbligo del pagamento del canone anche a quanti possiedono un Pc abilitato alla ricezione di programmi, ma non ho presentato un emendamento in tal senso. La Rai ha interpellato l’Agenzia delle Entrate, che nel marzo del 2008 ha dichiarato competente il Ministero dello Sviluppo economico.
Il debellamento dell’evasione e l’estensione del canone a quanti riescono a vedere la televisione pur non possedendo un televisore consentirebbero forse di ridurre l’importo del canone, certamente di rendere operativa l’esenzione per i soggetti meno abbienti. Ad oggi, dovrebbero essere esentati quanti hanno più di 75 anni e un reddito inferiore ai 516 euro al mese, ma la Rai e il Governo si rimpallano le responsabilità e mancando le necessarie norme attuative la possibilità di esenzione non ha fin ora avuto seguito. Le sole soluzioni possibili mi sembra siano l’agganciamento del canone alla bolletta dell’elettricità e l’esenzione dal pagamento per una fascia più vasta di cittadini in difficoltà, che comprenda anche le famiglie numerose e a basso reddito, quanti percepiscono una pensione minima o rientrano comunque tra le fasce più povere della popolazione.
Su questo sono proponente di un progetto di legge, insieme a rappresentanti di tutti i Gruppi (esclusa la Lega, per la verità). Sono d’accordo anche il Governo, il Presidente e due consiglieri d’amministrazione della Rai, il professor Petroni e l’on. De Laurentiis. Oggi a Milano, in un convegno, si è espresso favorevolmente anche il Presidente di Mediaset Confalonieri. Forse ritenendo che così si allenterà la concorrenza pubblicitaria fra Sipra e Publitalia.
Il Governo aveva promesso un provvedimento antievasione, che finora non si è visto. Tuttavia, il tavolo tecnico previsto dal Contratto di servizio è senz’altro un passo avanti. Un contributo contro le pretestuose argomentazioni di quanti non vogliono pagare il canone, poi, lo potrà dare la stessa Rai, se migliorerà la qualità dei propri programmi. Argomento che sta molto a cuore al collega Caparini.
L’intervento in materia, però, deve ovviamente avvenire con strumenti diversi dal Contratto di servizio e, dunque, i soli emendamenti che propongo sono al comma 4, quello sull’impegno al contrasto dell’evasione che prevede l’istituzione di uno specifico tavolo tecnico:
1) Dopo le parole “si impegna ad istituire” aggiungere le parole “nel più breve tempo possibile”;
2) Alla fine del comma aggiungere “Il Ministero e la Rai con cadenza annuale riferiranno alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi i risultati delle azioni attuate per il contrasto all’evasione del canone di abbonamento e presenteranno una relazione sui lavori del tavolo tecnico”.

Articolo 27 – Commissione paritetica
La formulazione dello schema di Contratto ricalca quella del precedente, specificando in maniera più compiuta i poteri della Commissione paritetica.
La vera questione relativa alla Commissione paritetica riguarda la sua composizione (4 membri nominati dal Ministero e 4 dalla Rai), che tiene del tutto fuori il Parlamento e l’Agcom e configura una sorta di autodichia. La composizione ideale prevedrebbe la presenza di componenti nominati dalla Commissione di vigilanza e dall’Agcom. Per non aumentare a dismisura il numero dei membri, dunque, si potrebbe ipotizzare una composizione (e un relativo emendamento) di questo genere: 2 membri Rai, 2 membri Governo, 2 membri Vigilanza, 2 membri Agcom. La Rai, a dire il vero, in quanto concessionaria del servizio pubblico e parte contraente di un contratto “sui generis” com’è il Contratto di servizio, dovrebbe adeguarsi, in un certo senso subire, quanto stabilito dalla Commissione più che determinarne le scelte, peraltro in condizione, appunto, paritetica.
Come osservato nella premessa di questa relazione, il vero problema è per la Rai. E nella Rai mancano veri ed efficaci strumenti sanzionatori. Il Contratto di servizio non può incidere in maniera eccessivamente profonda sulla materia, ma si può, tuttavia, prevedere una forma di intervento della Commissione paritetica. Intervento che, se verrà modificata la composizione della stessa Commissione, potrà ovviamente essere di portata decisamente maggiore. Ho quindi proposto un emendamento per prevedere che la Commissione paritetica, su richiesta della Commissione di vigilanza, possa segnalare eventuali violazioni o inosservanze nell’applicazione di quanto disposto dal Contratto di servizio e proporre i necessari interventi correttivi.
Si potrà osservare che tale diversa composizione della Commissione paritetica sarebbe giuridicamente inammissibile, essendo la pariteticità riferita alle due parti che sottoscrivono il contratto e non ad altri. E’ un’osservazione non peregrina, ma allora non dovremmo più parlare di Rai controllata dalla politica e di Parlamento editore del servizio pubblico. Sarebbe solo il Governo, e la sua maggioranza in Parlamento, di volta in volta a controllare la Rai, come già avviene oggi".

Il relatore dichiara quindi la propria disponibilità a valutare attentamente gli ulteriori contributi che giungeranno dai componenti della Commissione.

Il PRESIDENTE invita il relatore a fornire copia della sua relazione a tutti i Commissari ed apre la discussione generale.

Il senatore MORRI (PD), sottolineando la validità del lavoro svolto dal relatore, propone di fissare alla data di lunedì 10 maggio il termine per la presentazione degli emendamenti.

Ritenendo opportuno procedere ad un lavoro di sintesi delle proposte di modifica, anche in considerazione della possibile rigidità del Governo di fronte a un numero considerevole di emendamenti, il deputato DE ANGELIS (PdL) ribadisce la proposta di concentrare l’attenzione su poche e condivisibili proposte.

Pur considerando i numerosi elementi critici presenti nello schema di contratto di servizio, il deputato CAPARINI (LNP) condivide i punti principali della relazione del deputato Rao e, riservandosi a titolo personale di portare avanti proposte più specifiche, suggerisce di svolgere un’approfondita discussione generale sull'insieme delle proposte di modifica, al fine di raggiungere posizioni il più possibile condivise.

Dopo aver ringraziato il relatore per il lavoro svolto, il deputato BELTRANDI (PD) ricorda come in passato la disapplicazione delle numerose proposte di modifica avanzate dalla Commissione e accolte dal Governo fosse dovuta anche alla ridotta vigilanza dell'Agcom. Pur non condividendo una scelta di eccessiva autolimitazione, concorda sulla proposta avanzata dal deputato Caparini.

Condivide la proposta anche il deputato GENTILONI SILVERI (PD), che sottolinea come l’applicazione del parere dipenda soprattutto dalla società concessionaria, mentre il Governo di regola non trascura di osservare i pareri parlamentari.

Nel dichiararsi d'accordo, il senatore VITA (PD) chiede al relatore chiarimenti sull'articolo 15 del contratto di servizio e su una eventuale sua riscrittura nella predisposizione del cosiddetto "decreto Romani".

Il relatore, deputato RAO (UdC), chiarisce che la suddivisione delle quote di produzione dovrà essere definita con precisione nel contratto di servizio.

Il PRESIDENTE, nel concordare sulla necessità di evitare una proliferazione di emendamenti, anche per non alimentare inutili velleitarismi, e condividendo le ipotesi formulate, propone di fissare alle ore 20 di lunedì 10 maggio il termine per la presentazione degli emendamenti, nonché di procedere nella seduta di martedì 11 alla discussione generale e, in successive sedute, all'esame e alla votazione degli emendamenti e del parere.

Poiché non si fanno osservazioni, così rimane stabilito.

La seduta termina alle ore 15,25.


Contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la RAI Radiotelevisione italiana S.p.a. per il triennio 2010-2012 (Doc. n. 191)
PROPOSTA DI PARERE DEL RELATORE

La Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi:
a) visto l’articolo 1, comma 6, lettera b), n. 10, della legge 31 luglio 1997, n. 249, che prevede il parere della Commissione sullo schema di Contratto di servizio triennale tra il Ministero delle comunicazioni e la società concessionaria del servizio radiotelevisivo pubblico;
b) viste le linee-guida di cui alla delibera n. 614/09/CONS, dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, sul contenuto degli ulteriori obblighi del servizio pubblico generale radiotelevisivo, ai sensi dell’articolo 17, comma 4, della legge 3 maggio 2004, n. 112, e dell’articolo 45, comma 4, del Testo unico della radiotelevisione approvato con decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177; precisando pertanto che il Contratto di è vincolato direttamente dalla legge che definisce puntualmente i contenuti minimi del servizio pubblico radiotelevisivo e dalle Linee guida approvate dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni d’intesa con il Ministero delle comunicazioni che fissano gli ulteriori obblighi del servizio pubblico generale radiotelevisivo, in relazione allo sviluppo dei mercati, al progresso tecnologico e alle mutate esigenze culturali, nazionali e locali,
c) visti altresì gli articoli 1 e 4 della legge 14 aprile 1975, n. 103;
d) esaminato lo schema di Contratto di servizio per il triennio 2010-2012;
e) prendendo atto delle notevoli quanto importanti innovazioni contenute nella bozza trasmessa a codesta Commissione, rispetto ai contratti precedentemente in vigore;
f) tenuto conto delle risultanze dell’istruttoria condotta in Commissione per il tramite delle audizioni svolte,
esprime
PARERE FAVOREVOLE
sul citato schema di Contratto di servizio, con le seguenti condizioni:
1) Al titolo dell’articolo 1, aggiungere, in fine, la parola: “nazionale".

2) All’articolo 2, comma 3, lettera h), aggiungere le parole: “e le azioni di pace e di cooperazione internazionale”.

3) All’articolo 2, comma 3, lettera m), eliminare le parole: “delle pari opportunità e l’impegno ad una rappresentazione significativa e rispondente al ruolo delle donne nella società”.

4) All’articolo 2, comma 3, inserire, in fine, la seguente lettera: “m-bis) promuovere e valorizzare un nuovo corso nell’impiego della figura femminile, nel pieno rispetto della dignità culturale e professionale delle donne, anche al fine di contribuire alla rimozione degli ostacoli che di fatto limitano le pari opportunità.”.

5) All'articolo 2, comma 3, aggiungere, in fine, la seguente lettera: “p-bis) garantire, nel rispetto e nei limiti della normativa vigente, la continuità della programmazione per l’Accesso in tutte le sue forme, in particolare prevedendo una collocazione fissa dei relativi programmi nel palinsesto”.

6) All’articolo 2, comma 3, aggiungere la seguente lettera: “p-bis) garantire la comunicazione sociale attraverso trasmissioni dedicate all’ambiente, alla salute, alla qualità della vita, ai diritti e ai doveri civili, allo sport sociale, alla disabilità e ai diritti, agli anziani, assegnando spazi adeguati alle associazioni rappresentative del settore”.

7) All’articolo 2, aggiungere, in fine, il seguente comma: “5-bis. La Rai adotta un adeguato sistema di contrasto delle forme di pubblicità occulta. A tal fine monitora l’eventuale presenza, all’interno dei programmi televisivi e radiofonici, di riferimenti a specifici marchi o attività commerciali, nonché di beni o servizi ad essi riconducibili, ed all’esito del monitoraggio assume le opportune iniziative aziendali, inclusa, ove del caso, l’irrogazione di sanzioni nei confronti dei responsabili dei programmi. I dati del monitoraggio sono trasmessi semestralmente al Ministero, all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Il relativo report descrive i criteri generali di rilevazione, individua le tipologie di pubblicità legittime ai sensi della normativa vigente (quali interruzioni per spot, sponsorizzazioni, televendite, pubblicità di amministrazioni ed enti pubblici, sensibilizzazione degli utenti alla lettura di libri, eventuale inserimento di prodotti a titolo di product placement) e per ciascuna tipologia indica gli spazi televisivi e radiofonici di messa in onda. Il report segnala altresì specificatamente ciascun caso rilevato al di fuori di tali spazi, indicando la rete, la trasmissione, la data, l’ora, la durata e la tipologia dei potenziali destinatari del messaggio, nonché il marchio o l’attività che potenzialmente ne beneficiano”.

8) All’articolo 2, aggiungere, in fine, il seguente comma: "5-bis. Operare un monitoraggio, con produzione idonea di reportistica semestrale, che consenta di controllare il rispetto di quanto previsto dal presente Contratto di servizio o da altre disposizioni che la Rai è tenuta ad osservare circa le pari opportunità. I report devono essere trasmessi al Ministero, all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e contenere un’informazione che sia quanto più possibile esaustiva".

9) All’articolo 3, comma 1, lettera a), dopo le parole: “emittenti commerciali, compresi” inserire le seguenti:“i documentari”.

10) All’articolo 3, comma 1, lettera d), dopo le parole: “di natura espressiva” inserire le seguenti: “assicurando - tra l’altro - una più moderna rappresentazione della donna nella società, valorizzandone il ruolo, e”.

11) All’articolo 3, comma 1, lettera d), aggiungere, in fine, le parole: “, nonché di altri analoghi Codici che dovessero essere emanati nel triennio di vigenza del presente contratto”.

12) All’articolo 3, comma 1, aggiungere, in fine, la seguente lettera: “e-bis) assicurare la realizzazione di trasmissioni dedicate ai temi dei bisogni della collettività, alle condizioni sanitarie e socio-assistenziali, alle iniziative delle associazioni della società civile, all’integrazione e al multiculturalismo, alle pari opportunità, alla cultura e al lavoro”.

13) All'articolo 3, sostituire il comma 2 con il seguente “2. La Rai è tenuta a dotarsi di un sistema di analisi e monitoraggio della qualità dell’offerta e delle sue determinanti, tenendo conto delle esperienze esistenti anche a livello internazionale, con l’obiettivo di poter disporre di elementi di valutazione per la definizione di una programmazione e di una policy aziendale che corrisponda sempre più alle domande e alle attese del pubblico e realizzi la funzione di servizio pubblico come prescritto dal presente Contratto di servizio, coniugando audience e qualità”.

14) All'articolo 3, sostituire il comma 3 con il seguente: “3. Tale sistema è costituito da due distinti strumenti: a) un monitoraggio e un’analisi della qualità della programmazione intesa come valore pubblico, in grado di verificare la percezione degli utenti del servizio pubblico in merito ai singoli elementi dell’offerta, come declinati nell'art. 4, nell'art. 5, nell'art. 8 e nell'intero Capo III del presente contratto; b) un monitoraggio della corporate reputation intesa come: a) la capacità di competere sotto il profilo della sostenibilità economica descritta al Capo V del presente contratto, della competitività come illustrata all'art. 14 del presente Contratto, del coinvolgimento del personale e della flessibilità organizzativa; b) la capacità di innovare in termini di prodotto (Comma 3 art. 9 e art. 11 Capo III) e di tecnologia (intero Capo IV); c) la capacità di incrementare il proprio valore di servizio pubblico, inteso anche in termini di presenza sul mercato internazionale (art. 14 Capo III) e di supporto all'industria tecnologica e all'industria televisiva indipendente (art. 15 Capo III), nel rispetto dell’etica dell’impresa, della deontologia professionale, dei criteri di correttezza, di lealtà, quali emergono anche dal Codice etico e dalla Carta dei doveri e degli obblighi degli operatori del servizio pubblico".

15) All'articolo 3, comma 4, lettera c), dopo le parole: “web service”, aggiungere le seguenti: “analisi fandom”.

16) All’articolo 3, comma 4, eliminare la lettera e).
Conseguentemente, dopo il comma 4, inserire il seguente: "4-bis. La Rai è tenuta a monitorare l’offerta di cui al Capo III del presente contratto, nonché tutte le tipologie di programma ed i singoli generi. Il monitoraggio dovrà sviluppare idonea reportistica semestrale che indichi chiaramente per ogni singolo genere le tempistiche e le percentuali di occupazione video. Devono inoltre essere indicate tutte le informazioni necessarie, come data, ora, emittente, editore, titolo, durata e genere della trasmissione (compresi i generi indicati dall’articolo 9, comma 2). Tali report devono essere trasmessi al Ministero, all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”.
Inoltre, al comma 5, eliminare le parole: ", la definizione della periodicità di misurazione del sistema di cui al comma 4, oltreché".

17) All'articolo 3, comma 4, aggiungere, in fine, la seguente lettera: “e-bis) gli indicatori devono essere collocati, secondo opportuni pesi, in un sistema di misurazione in grado di permettere il confronto tra successivi periodi e l’individuazione delle causali per dar luogo agli opportuni interventi aziendali di correzione”.

18) All’articolo 3, comma 10, dopo le parole: “al Ministero”, inserire le seguenti: “e alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”.

19) All’articolo 3, aggiungere, in fine, il seguente comma: "10-bis. La Rai si impegna a fornire tempestivamente alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi i dati di cui alla risoluzione della stessa Commissione del 18 dicembre 2002”.

20) All’articolo 4, comma 1, dopo la parola: “obiettività”, inserire le seguenti: “, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse forze politiche nel sistema radiotelevisivo, nonché la tutela delle pari opportunità tra uomini e donne”.

21) All’articolo 4, comma 2, dopo le parole: “canoni di”, inserire le seguenti: “pluralismo, completezza, obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse forze politiche e sociali nel sistema radiotelevisivo, nonché dai princìpi di”. 21) All’articolo 4, comma 4, dopo le parole: “imparzialità, completezza”, inserire le seguenti: “, pluralismo, obiettività, indipendenza e apertura alle diverse forze politiche e sociali nel sistema radiotelevisivo, nonché dai princìpi di correttezza, lealtà, buona fede dell’informazione”. 22) All’articolo 4, aggiungere, in fine, il seguente comma: “5-bis. La Rai adotta criteri e linee operative atti a definire, nel rispetto della libertà di espressione e dell’autonomia editoriale, le modalità di concreta attuazione dei principi del pluralismo informativo nei programmi di informazione e di approfondimento informativo e le relative responsabilità aziendali.”.
23) All’articolo 5, comma 2, sostituire le parole: “e si impegna ad avviare” con le seguenti: "ed avvia".

24) All’articolo 5, comma 3, dopo le parole: “del digitale”, eliminare la parola: “terrestre”.

25) All’articolo 6, comma 5, dopo le parole: “convenzioni o contratti con”, aggiungere le seguenti: “le Regioni”.

26) All’articolo 6, comma 5, dopo le parole: “estensione del servizio”, aggiungere le seguenti: “anche per le finalità di cui all’articolo 16 del presente Contratto di servizio”.

27) All’articolo 8, comma 1, aggiungere, in fine, le seguenti parole: "Tale informazione dovrà essere fornita senza interruzioni fino a quando la transizione non sarà ultimata su tutto il territorio nazionale”.

28) All’articolo 9, comma 2, lettera b) Programmi e rubriche di servizio, sostituire le parole da: “trasmissioni finalizzate a comunicare” a: “nel mondo del lavoro” con le seguenti: “trasmissioni idonee a comunicare al pubblico una più completa e realistica rappresentazione del ruolo che le donne svolgono nella vita sociale, culturale, economica del Paese, nelle istituzioni e nella famiglia, valorizzandone le opportunità, l’impegno ed i successi conseguiti nei diversi settori, in adempimento ai principi costituzionali”.

29) All’articolo 9, comma 3, dopo le parole: “La Rai” eliminare le seguenti: “si impegna ad”.

30) All’articolo 9, comma 5, dopo le parole: “La Rai” eliminare le seguenti: “è tenuta a”.

31) All’articolo 9, comma 5, dopo le parole: “per ciascun semestre”, aggiungere le seguenti: “entro i successivi tre mesi”.

32) All’articolo 9, comma 5, sostituire le parole: “l’elencazione dei” con le seguenti: “tutti i”.

33) All’articolo 9, comma 5, dopo le parole: “con indicazione”, eliminare la parola: “anche”.

34) All’articolo 9, comma 5, dopo le parole: “della loro collabozione oraria”, inserire le seguenti: “nonché quelli ricadenti nella tipologia di cui al comma 3”.

35) All’articolo 9, comma 5, aggiungere, in fine, le parole: “, nonché i tempi e le percentuali di occupazione video di ogni singolo genere previsto, al fine di determinare quanto richiesto al comma 1 del presente articolo”.

36) All’articolo 9, comma 5, aggiungere, in fine, le parole: “Tale documento deve essere pubblicato sul sito web della Rai alla voce Programmi televisivi di servizio pubblico finanziati col canone”.

37) All’articolo 9, comma 6, dopo le parole: “La Rai”, eliminare le seguenti: “è tenuta a”.

38) All’articolo 9, comma 6, dopo le parole: “della propria programmazione”, inserire le seguenti: “valutandone costantemente l’efficacia ed”.

39) All’articolo 9 aggiungere, in fine, il seguente comma: “6-bis. La Rai rende riconoscibili agli utenti nel corso della programmazione, mediante l'apposizione di adeguati segnali visivi, i programmi riconducibili ai generi di cui al comma 1 del presente articolo”.

40) All’articolo 9 aggiungere, in fine, il seguente comma “6-bis. La Rai, qualora acquisisca i diritti di trasmissione televisiva e/o radiofonica di un evento sportivo nazionale o locale, è tenuta a trasmetterlo sui canali a sistema di trasmissione con copertura nazionale o locale ovvero alla stipula di accordi di trasmissione con le emittenti locali”.

41) All’articolo 10, comma 5, aggiungere, in fine, le parole: “Tale informativa dovrà contenere tutti i titoli dei programmi classificati in base ai generi di cui al comma 2, con l’indicazione della loro collocazione oraria, nonché quelli ricadenti nella tipologia di cui al comma 3”.

42) All’articolo 10, comma 5, aggiungere, in fine, le parole: “Tale informativa dovrà inoltre riportare i tempi e le percentuali di occupazione audio di ogni singolo genere previsto, al fine di determinare quanto richiesto al comma 2 del presente articolo”.

43) All’articolo 10, comma 5, aggiungere, in fine, le parole: “Tale documento deve essere pubblicato sul sito web della Rai alla voce Programmi radiofonici di servizio pubblico finanziati col canone”.

44) All’articolo 10, aggiungere, in fine, il seguente comma: “5-bis. La Rai rende riconoscibili agli utenti nel corso della programmazione, mediante adeguati messaggi, i programmi riconducibili ai generi di cui al comma 2 del presente articolo.”.

45) All’articolo 11, comma 1, dopo la parola: “estendere”, aggiungere le parole: “, anche sviluppando e producendo contenuti ad hoc,”.

46) All’articolo 11, comma 1, dopo le parole: “per Internet”, sostituire la parola "e" con le seguenti:“. L’azienda si impegna altresì a”.

47) All’articolo 11, comma 2, lettera b), dopo la parola: “disponibili”, aggiungere le parole: “nella maniera più agevole e sfruttando le più moderne tecnologie”.

48) All’articolo 11, comma 2, lettera c), aggiungere, in fine, le parole: “a tal fine la Rai dovrà garantire modalità agevoli di ricerca e di recupero dei contenuti degli archivi verso le piattaforme IP e in modo particolare web.”.

49) All’articolo 11, comma 2, lettera d), aggiungere, in fine, le parole: “per migliorare la funzionalità del sistema, le teche dovranno servirsi di un sistema informatico al fine di poter verificare in tempo reale la disponibilità dei diritti web, simulcast e in genere IP relativi a specifici contenuti”.

50) All’articolo 11, aggiungere, in fine, il seguente comma: “3-bis. La Rai è tenuta a prevedere nel proprio portale una sezione dedicata alla raccolta dei reclami degli utenti al fine di migliorare il proprio servizio. Tali segnalazioni, ad eccezione di quelle manifestamente provocatorie, dovranno ricevere una risposta, nella forma del messaggio e-mail, entro un termine temporale ragionevole e, comunque, non superiore ai 30 giorni dalla data di ricevimento”.

51) All’articolo 12, dopo il comma 2, inserire il seguente: “2-bis. L’ampliamento dell’offerta dedicata ai minori può favorire un processo di rafforzamento del Centro di Produzione di Torino individuato, oltre alla normale produzione, come distretto produttivo Rai specializzato nell’offerta dedicata al pubblico dei bambini.”.

52) All’articolo 12, comma 3, dopo le parole: “al Ministero”, inserire le seguenti: “e alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”.

53) All’articolo 12, dopo il comma 3, inserire il seguente: "3-bis. La Rai si impegna a realizzare un telegiornale adatto alla visione da parte dei minori, insieme ai genitori o da soli, che tenga conto delle diverse sensibilità legate all’età. Tale telegiornale si caratterizzerà per l’utilizzo di un linguaggio semplice e chiaro e dovrà riservare particolare attenzione a quel genere di notizie che, trascurate dagli altri programmi di informazione, sono tuttavia interessanti per i minori".

54) All’articolo 12, comma 4, dopo la lettera b), inserire la seguente: “b-bis) promuova modelli di riferimento, femminili e maschili, egualitari e non stereotipati”.

55) All’articolo 12, comma 9, dopo le parole: “adotta entro”, sostituire la parola: “sei” con la seguente: “tre”.

56) All’articolo 12, comma 9, prima delle parole: “adatti ad una visione congiunta con un adulto”, aggiungere le seguenti: “adatti ad una visione dei minori da soli,”.

57) All’articolo 12 aggiungere, in fine, il seguente comma: “12-bis. La Rai adotta modalità di monitoraggio quantitativo e una relativa idonea reportistica che consenta di verificare con cadenza semestrale quanto indicato nel presente articolo e, in particolare, ai commi 3, 5, 6, 7 e 8. I report devono riportare, per le categorie indicate ai sopraccitati commi, le tempistiche e le percentuali di occupazione video, oltre a informazioni necessarie come data, ora, emittente, editore, titolo, durata e genere della trasmissione. Tali report devono essere trasmessi al Ministero, all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”.

58) All’articolo 13, comma 1, dopo le parole: “normative antidiscriminatorie”, sostituire la parola: “enunciate” con le seguenti: “e impegnandosi a promuovere l’attuazione dei principi enunciati”.

59) All’articolo 13, comma 2, dopo le parole: “La Rai”, inserire le seguenti: “nel più breve tempo possibile”.

60) All’articolo 13, comma 2, lettera a), dopo la parola: “sottotitolare”, inserire le seguenti: “e tradurre in lingua dei segni”.

61) All’articolo 13, comma 2, lettera a), dopo la parola: “Tg3”, aggiungere le seguenti: “, Tg Rainews 24, Tg Rai Sport e Tg Rai International”.

62) All’articolo 13, comma 2, sostituire le lettere b) e c) con la seguente: “b) a sottotitolare e tradurre in lingua dei segni entro dodici mesi dall’entrata in vigore del presente contratto almeno un’edizione al giorno di ciascun TGR”.

63) All’articolo 13, comma 3, dopo le parole: “al Ministero”, inserire le seguenti:“e alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”.

64) All’articolo 13, comma 4, aggiungere, in fine, la seguente lettera: “d) operare un monitoraggio quantitativo, con produzione idonea di reportistica semestrale che consenta di controllare quanto previsto ai precedenti commi 2, 3 e al comma 6. I report devono indicare, per le categorie indicati ai precedenti menzionati commi, le tempistiche e le percentuali di occupazione video, oltre a contenere informazioni necessarie quali presenza di sottotitoli, data, ora, emittente, editore, titolo, durata e genere della trasmissione. Tali report devono essere trasmessi al Ministero, all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.” .

65) All'articolo 13, comma 5, dopo le parole: “comma 3”, inserire le seguenti: “ed in generale sulla programmazione sociale dell’Azienda, relativa alla produzione delle reti televisive, radiofoniche, dei canali digitali (compreso il web) e delle società controllate e/o partecipate dalla RAI".

66) All’articolo 13, aggiungere, in fine, il seguente comma: “7-bis. La Rai individua opportune modalità e soluzioni tecniche affinché nel passaggio al sistema digitale le persone con disabilità sensoriale possano continuare ad usufruire del servizio di sottotitolazione, di Televideo, traduzione LIS e Telesoftware e non siano escluse dagli eventuali servizi di televisione interattiva che dovessero essere implementati in futuro, garantendo l’accessibilità dei decoder, fin dal momento della progettazione”.

67) All'articolo 13, aggiungere, in fine, il seguente comma: "7-bis. Nel rispetto del principio di parità di trattamento, in relazione alla possibilità per le organizzazioni senza scopo di lucro aventi finalità sociali di accedere alle offerte informative inserite nei palinsesti delle reti RAI, in occasione degli interventi umanitari posti in essere dai predetti enti a seguito di emergenze nazionali ed internazionali, la RAI si impegna a consentire alla Croce Rossa Italiana la possibilità di accesso al servizio pubblico radiotelevisivo per richiedere all'utenza l'effettuazione di donazioni finalizzate alla realizzazione degli interventi di assistenza alle popolazioni ed ai territori interessati".

68) All'articolo 13, aggiungere, in fine, il seguente comma: "7-bis. La Rai s’impegna, tramite il Segretariato sociale, a sostenere la raccolta fondi a favore della ricerca scientifica e sperimentale sulle patologie invalidanti".

69) All’articolo 14, sostituire i commi 1 e 2 con il seguente: “1. La Rai contribuisce a mantenere vivo il legame dei cittadini italiani residenti all’estero con il Paese e con la cultura di origine realizzando un palinsesto generalista selezionando tra i programmi realizzati in base a quelli previsti dagli articoli 9 e 10, con particolare attenzione alla comunicazione politica nei periodi interessati da campagne elettorali e referendarie”.

70) Dopo l'articolo 14, aggiungere il seguente:
"Articolo 14-bis
Programmi dell'Accesso
1. Fermi restando gli obblighi derivanti dall'articolo 6 della legge 14 aprile 1975, n. 103, la Rai è tenuta a riservare trasmissioni e spazi di accesso radiotelevisivo anche a tematiche sociali, con particolare attenzione alle esperienze dell'associazionismo e del volontariato.
2. Le trasmissioni di cui al comma 1, definite come programmi dell'Accesso, sono programmate su ciascun messo radiotelevisivo (televisivo, radiofonico, Televideo) sulla base di calendari predisposti e resi pubblici dalla società concessionaria previa approvazione della Sottocommissione permanente per l'Accesso, costituita nell'ambito della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
3. I programmi dell'Accesso consistono anche nella programmazione di cicli di spot su tematiche sociali; tali spazi saranno assegnati ai soggetti ritenuti idonei a tali programmi. La società concessionaria istituisce apposite rubriche dedicate agli Enti, Istituti o Associazioni che presentano profili di interesse per i settori indicati. La predisposizione degli spot viene curata dalla società concessionaria in collaborazione con i soggetti richiedenti.
4. La decisione sulle domande di Accesso, per ciascuno dei mezzi previsti ai commi 2 e 3, e sui soggetti richiedenti spetta alla Sottocommissione permanente per l'Accesso".

71) All’articolo 15, comma 2, dopo le parole: “non inferiore al”, sostituire la parola: “5” con la parola: “6”.

72) All'articolo 16, comma 2, dopo le parole: "della legge 14 aprile 1975, n. 103", aggiungere le seguenti: "e in attuazione dell'articolo 12, comma 1, della legge 15 dicembre 1999, n. 482".

73) All'articolo 16, comma 2, dopo le parole: "in lingua slovena", aggiungere le seguenti: "e friulana".

74) All’articolo 17, sostituire il titolo con il seguente: “Rete parlamentare”.

75) All’articolo 17, comma 2, eliminare le parole da: “e a quella delle istituzioni” fino alla fine del comma.

76) All’articolo 17, comma 1, dopo le parole: “e l’informazione”. aggiungere le seguenti: “anche attraverso il portale internet”.

77) All’articolo 17, comma 2, dopo le parole: “La Rai”, aggiungere le seguenti: “nel più breve tempo possibile”.

78) All’articolo 17, comma 2, dopo le parole: “è tenuta a presentare”, aggiungere le seguenti: “anche in attuazione degli obiettivi di cui al comma 1”.

79) All’articolo 17, comma 2, dopo le parole: “è tenuta a presentare”, aggiungere le seguenti: “entro 6 mesi dall’entrata in vigore del presente contratto”.

80) All’articolo 17, comma 2, dopo le parole: “è tenuta a presentare”, aggiungere le seguenti: “sentita la Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”.

81) All’articolo 17, comma 2, aggiungere, in fine, le parole: “da realizzare in stretta collaborazione tra la RAI e i due rami del Parlamento”.

82) All’articolo 17, comma 2, aggiungere, in fine, le parole: “Il progetto, entro 18 mesi dall’entrata in vigore del presente contratto, dovrà essere attivato in via sperimentale per un minimo di 6 ore giornaliere nei giorni di svolgimento dei lavori parlamentari.”.

83) All’articolo 17, comma 2, aggiungere, in fine, le parole: “I costi conseguenti potranno essere coperti dalla Rai anche attraverso convenzioni con le istituzioni interessate.”.

84) All'articolo 17, comma 3, dopo le parole: “potranno comportare variazioni dell’area di servizio”, aggiungere le seguenti: ", senza tuttavia incrementarla, come previsto dall'articolo 1, comma 2, della legge n. 224 del 1998.".

85) All'articolo 17, comma 3, primo periodo, dopo le parole: “all’attività parlamentare”, sopprimere le seguenti: “e a quella delle istituzioni costituzionali, di rilievo costituzionale e di garanzia e controllo".

86) All’articolo 17, comma 4, dopo le parole: “lavori parlamentari”, eliminare le seguenti: “e dell’informazione riguardante le altre istituzioni”.

87) All’articolo 17, comma 4, dopo le parole: “attività parlamentare”, eliminare le seguenti: “e in accordo con gli altri vertici istituzionali per le attività di relativa competenza”.

88) All’articolo 17, comma 5, dopo la parola: “informazione”, eliminare le seguenti: “istituzionale e”.

89) All’articolo 17, comma 5, dopo le parole: “della rete”, sostituire la parola: “istituzionale” con la parola: “parlamentare”.

90) All’articolo 17, comma 5, dopo le parole: “La Rai è impegnata a trasmettere, non solo su reti dedicate”, inserire le seguenti: “ma anche su quelle generaliste”.

91) All’articolo 18, comma 1, aggiungere, in fine, le parole: “La Rai potrà anche avvalersi della collaborazione di emittenti locali".

92) All’articolo 19, comma 1, eliminare, in fine, le parole: "e alla sua progressiva messa a disposizione per fini culturali, didattici e di natura istituzionale" ed inserire, dopo il comma 1, i seguenti: “1-bis. La Rai prosegue il processo di catalogazione digitale dell’archivio storico televisivo comprensivo dei materiali registrati su pellicola, utilizzando le tecnologie più avanzate di archiviazione e catalogazione e sperimentando l’integrazione delle audiovideoteche nel processo produttivo digitale e si impegna a definire e mettere in atto iniziative finalizzate alla conservazione della memoria audiovisiva del Paese. 1-ter. L’archivio storico radiotelevisivo, già aperto per la consultazione al pubblico nelle sedi della Rai, dovrà essere reso progressivamente disponibile per fini culturali, didattici e di natura istituzionale. Tale obiettivo sarà realizzato attraverso specifiche convenzioni con università, scuole, enti pubblici e associazioni senza fini di lucro e con la realizzazione di produzioni antologiche e collaborazioni con gli altri principali detentori di archivi storici audiovisivi in progetti che coinvolgano le organizzazioni impegnate nella conservazione della memoria audiovisiva del Paese. 1-quater. La Rai dispone una pubblicazione annuale, secondo le forme che saranno ritenute più appropriate, e comunque sul proprio sito internet, per divulgare e rendere conoscibile il materiale del suo archivio e le modalità di fruizione”.

93) All’articolo 20, comma 1, sostituire la parola: “tecnologiche” con la parola: “trasmissive”.

94) All’articolo 20, comma 2, aggiungere, in fine, le parole: “In quest’ottica, la Rai dovrà limitarsi a criptare quei programmi per cui non dispone dei diritti per l’estero ed è tenuta ad adoperarsi per cercare di stringere accordi con le varie piattaforme commerciali in modo da adottare sistemi di criptaggio comuni, che consentano la salvaguardia dei diritti dei terzi e la trasmissione libera sul territorio nazionale”.

95) All’articolo 20, dopo il comma 2, inserire il seguente: "2-bis. La Rai, con particolare riguardo per quelle zone del territorio nazionale non raggiunte dal digitale terrestre, deve impegnarsi con ogni mezzo a sua disposizione per favorire la diffusione di Tivùsat, offrendo la relativa smart card al solo rimborso dei costi sostenuti agli utenti che ne facciano richiesta e che dimostrino di essere in regola con il pagamento del canone di abbonamento.”.

96) All’articolo 20, dopo il comma 2, inserire il seguente: "2-bis. La Rai, in accordo con il Ministero degli affari esteri, deve impegnarsi perché vengano messi a disposizione degli italiani residenti all’estero un numero congruo di decoder e di smart card di Tivùsat, vendibili tanto in abbinamento quanto separatamente”.

97) All’articolo 20, comma 3, sostituire la parole: “potrà” con la parola: “dovrà”.

98) All’articolo 25, comma 4, dopo le parole: “al Ministero dell’economia e delle finanze”, inserire le seguenti: “all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ed alla Commissione Parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”.

99) All’articolo 26, comma 4, dopo le parole: “si impegna ad istituire”, aggiungere le seguenti: “nel più breve tempo possibile”.

100) All’articolo 26, comma 4, aggiungere, in fine, le parole: “Il Ministero e la Rai con cadenza annuale riferiscono alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi i risultati delle azioni attuate per il contrasto all’evasione del canone di abbonamento e presenteranno una relazione sui lavori del tavolo tecnico”.

101) All’articolo 27, comma 1, sostituire le parole: “quattro designati dal Ministero e quattro designati dalla Rai” con le seguenti: “designati due ciascuno dal Ministero, dalla Rai, dalla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni”.

102) All’articolo 27, dopo il comma 1, inserire il seguente: “1-bis. La commissione di cui al comma 1, su richiesta della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, potrà segnalare eventuali violazioni o inosservanze nell'applicazione di quanto disposto dal presente Contratto di servizio e proporre alle parti contraenti interventi correttivi.".

103) All’articolo 28, comma 2, aggiungere, in fine, il seguente periodo: “La Sede permanente istituisce anche un Gruppo di lavoro permanente sui temi dell’accessibilità e dell’usabilità, invitando a farne parte esperti nominati dalla RAI tra i suoi dirigenti e dal Ministero tra i rappresentanti delle organizzazioni nazionali di difesa dei diritti delle persone disabili. La Sede può altresì istituire ulteriori Gruppi di lavoro e chiedere l’audizione di singoli dirigenti e funzionari della RAI, oltre che di Istituzioni e Organizzazioni su specifiche questioni inerenti le sue attività. I Gruppi di lavoro svolgono la loro attività sulla base di quanto sarà stabilito nel Regolamento di funzionamento della sede di cui al punto 3 del presente articolo.”

104) All’articolo 28, comma 2, sostituire l’ultimo periodo con il seguente: “La Sede svolge le sue funzioni esaminando con cadenza almeno semestrale le comunicazioni specifiche che la Rai predisporrà sui temi di cui all’articolo 13, ed esprimendo su di esse un parere, anche in forma scritta. Tale parere verrà regolarmente illustrato dai coordinatori al Ministero, alla Rai, alla Commissione parlamentare, all’Autorità nonché alle Istituzioni ed Enti che hanno competenza o sono coinvolte sui temi trattati.".