COMMISSIONE PARLAMENTARE
per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Martedì 29 marzo 2011
Presidenza del Presidente
ZAVOLI


La seduta inizia alle ore 13,55.


(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).


Intervengono per la RAI il vice direttore delle Relazioni istituzionali, dottor Stefano Luppi, il dottor Luca Romano e il dottor Pier Paolo Pioli.


Il PRESIDENTE avverte che, ai sensi dell’articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità della seduta sarà assicurata per mezzo della trasmissione con il sistema audiovisivo a circuito chiuso.


COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

Il PRESIDENTE dà conto della comunicazione, da parte del presidente del Senato della Repubblica, della nomina del senatore Achille Totaro quale componente della Commissione, in sostituzione del senatore Maurizio Gasparri, dimissionario.


ATTIVITA' DI INDIRIZZO E VIGILANZA

Seguito dell'esame delle disposizioni in materia di comunicazione politica, messaggi autogestiti e informazione della concessionaria pubblica nonché tribune elettorali per le elezioni provinciali e comunali fissate per i giorni 15 e 16 maggio 2011
(Seguito dell'esame e rinvio)

Riprende l'esame sospeso nella seduta del 24 marzo.

Il PRESIDENTE dichiara aperta la discussione generale.

In relazione alla validità del testo proposto dal relatore e al ristretto ambito delle consultazioni in oggetto, il senatore MORRI (PD) fa presente come il proprio Gruppo non abbia ritenuto necessario presentare emendamenti, pur se sarebbe auspicabile che anche a livello nazionale si fornissero informazioni sulle elezioni e si prevedesse qualche spazio dedicato a tale scopo. E' però da notare che, nonostante alcuni recenti precedenti molto negativi, si voglia da parte di qualcuno cercare di ripercorrere la scelta di equiparare l'informazione e l'approfondimento alla comunicazione politica. Tali proposte corrono sul filo dell'illegittimità, sia rispetto alla legge n. 28 del 2000, sia rispetto alla stessa "legge Gasparri". Ne dovrebbe pertanto derivare una valutazione di eventuale inammissibilità che la Presidenza è chiamata a considerare. Si potrebbe determinare infatti una violazione dell'autonomia delle aziende editoriali, o il rischio di un regime differenziato tra settore pubblico e privato. Occorre infine ricordare che l'impostazione che viene ricercata è stata proprio in data odierna respinta dalla delibera approvata in materia elettorale dall'Agcom.

Secondo il senatore VITA (PD) si assiste al tentativo di ripetere un errore in relazione sia alla netta separazione tra informazione e comunicazione politica stabilita dalla legge, sia alle pronunce della Corte costituzionale e del TAR del Lazio circa le differenti regolamentazioni, sia all'odierna delibera dell'Agcom, che ha individuato addirittura margini di "illegittimità" nelle proposte di commistione fra i due ambiti. Tali proposte dovrebbero essere dichiarate inammissibili, anche perché appaiono poco comprensibili gli scopi che ci si prefigge, fermo restando che un eventuale colpo di mano sarebbe intollerabile.

E' opinione del deputato BELTRANDI (PD) che l'eventuale ripetizione delle norme contenute nella delibera riguardante le elezioni regionali del 2010, pur a suo tempo appropriate, rischierebbe di dar luogo alle stesse conseguenze; il Partito radicale ha infatti avviato anche azioni legali relativamente alla violazione di quelle norme. In ogni caso, nessuna limitazione o chiusura sarebbe mai positiva, laddove l'esigenza è piuttosto quella di aumentare gli spazi del confronto e dell'informazione. Alcune delle proposte odierne sembrano invece addirittura peggiorative della situazione determinatasi lo scorso anno. Invita quindi anch'egli il Presidente a valutarne l'eventuale inammissibilità. Rappresenta poi come lo scopo dei propri emendamenti fosse quello di consentire alla RAI di prevedere anche trasmissioni a livello nazionale e di invitarla a dotarsi di strumenti di monitoraggio del pluralismo nelle trasmissioni interessate.

Il deputato GENTILONI SILVERI (PD) ribadisce come tutti i regolamenti elettorali pregressi abbiano dato un'univoca applicazione della legge n. 28 del 2000, ed in tal senso è necessaria una concreta valutazione delle pronunce sul tema in questione. E' evidente il profilo di inammissibilità degli emendamenti che ripropongono l'equiparazione tra informazione e comunicazione politica. Peraltro, solo la RAI si troverebbe a chiudere i programmi di approfondimento. Non è comprensibile se lo scopo sia quello di garantire visibilità alle formazioni politiche anche di piccolissima entità o se invece non si voglia soltanto ridurre il tasso di informazione in questo periodo.

Condividendo il testo proposto dal relatore, il deputato CARRA (UdC) invita a tener conto della situazione politica interna ed internazionale, circa la quale rischierebbe di essere offuscata l'informazione da eventuali riduzioni e silenzi. Invita quindi la Presidenza a pronunciarsi sull'inammissibilità di alcuni emendamenti e a rappresentare quale situazione si determinerebbe a seguito invece di una loro eventuale approvazione. E' altresì inaccettabile che nella pubblica opinione la Commissione appaia sempre più concentrata sul solo compito di "mettere le ganasce" alla RAI.

In qualità di presentatore di emendamenti, il deputato DE ANGELIS (PdL) fa presente che, in considerazione del coinvolgimento di un campione elettorale comunque rilevante, gli emendamenti rispondono alla necessità di porsi il problema di garantire il pluralismo a livello nazionale. Di fatto ad oggi l'azienda RAI dimostra che non può e non vuole occuparsene, considerando come l'anno scorso non siano stati né la Commissione né il Governo, ma proprio la società concessionaria, a determinare il blocco dei talk show. Il problema è rappresentato dalla gestione personale di alcuni spazi in RAI. Lo stesso Presidente dell'Agcom ha ribadito che nel servizio pubblico il pluralismo non è garantito e la Commissione deve quindi porsi il problema in modo definitivo.

Il deputato MERLO (PD) osserva come il testo proposto dal relatore rappresenti l'opportuna sintesi degli scopi da conseguire. Prima di procedere alla fase decisionale, occorre valutare gli aspetti di dubbia costituzionalità di alcune proposte, anche in relazione al rischio di danno per la RAI, di penalizzazione degli utenti e di riduzione dell'informazione. Attraverso possibili colpi di maggioranza si vuole forse in realtà mirare soprattutto a zittire qualcuno. Però, il carattere della Vigilanza, con una Presidenza attribuita per prassi ad un componente dell'opposizione, rende indispensabile la ricerca di una condivisione massima delle decisioni piuttosto che di votazioni a maggioranza. Le pronunce che hanno fatto seguito alle decisioni dell'anno scorso sollevano forti dubbi sulla possibilità di riproporre oggi lo stesso impianto.

Secondo il senatore PARDI (IdV), occorre considerare la sostanzialità disparità di accesso ai mezzi televisivi di fatto già esistente, in un contesto peraltro già pesantemente condizionato quanto a omissione e falsificazione nell'informazione. E' condivisibile un giudizio di inammissibilità di alcuni emendamenti presentati, che rappresenterebbero un'inaccettabile forzatura.

Il deputato RAO (UdC) ritiene che ci si prefigga sempre lo stesso obiettivo: richiamare il pluralismo in questo contesto è del tutto inappropriato, laddove il vero intento di alcune proposte sembra quello di dare parola soltanto a pochi soggetti "controllati". Le disposizioni previste dal testo proposto dal relatore in merito all'informazione sembrano in realtà più che sufficienti a garantire le necessarie tutele.

Ritenendo capziose le argomentazioni che tirano in ballo altri organismi come l'Agcom o il TAR del Lazio, il deputato CAPARINI (LNP) rivendica la necessità di un'applicazione rigorosa della par condicio. Attraverso un lavoro costruttivo si può far sì che la RAI rispetti i compiti che le sono assegnati, regolamentando l'accesso ai programmi cui partecipano ospiti politici. Proponendo dizioni già utilizzate in passato, gli emendamenti proposti intendono garantire a tutte le forze politiche di illustrare, anche in ambito nazionale, le proprie posizioni o i propri programmi.

Il PRESIDENTE rinvia il seguito della discussione alla seduta già convocata per stasera alle ore 20, riservandosi di valutare una variazione dell'orario di inizio in relazione all'andamento dei lavori delle Assemblee.



La seduta termina alle 15,20.