Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02142

Atto n. 3-02142

Pubblicato il 5 maggio 2011
Seduta n. 550

MASCITELLI , BELISARIO , LANNUTTI - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per i beni e le attività culturali e dello sviluppo economico. -

Premesso che:

con decreto ministeriale n. 126 del 29 marzo 2011 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministero per i beni e le attività culturali, ha espresso giudizio positivo circa la compatibilità ambientale di un programma di lavori per la ricerca di idrocarburi nel mare Adriatico, al largo delle coste della regione Abruzzo, da parte della società irlandese Petroceltic. La ditta in questione potrebbe procedere ad acquisizione di dati petroliferi tramite riflessione sismica, ovvero con micro-esplosioni, col fine di accertare elementi sulla presenza di petrolio nel sottosuolo. In caso positivo la Petroceltic potrebbe realizzare un pozzo esplorativo nella zona di Vasto, simile a quello di Ombrina Mare, trivellato nel 2008;

le perforazioni comportano notoriamente un rischio di subsidenza, consistente nell'abbassamento del terreno a causa delle estrazioni di idrocarburi, fenomeno talvolta accompagnato da micro-terremoti e dissesti geologici, che sarebbero particolarmente pericolosi in zone in cui la maggior parte delle abitazioni non sono costruite con tecniche antisismiche. Tale rischio è così noto nel nord dell'Adriatico da aver portato alla sospensione delle attività di estrazione per lunghissimi periodi;

il parere positivo n. 310 del 2009 della commissione tecnica di valutazione dell'impatto ambientale (VIA-VAS) era stato già espresso in data 28 luglio 2009, dopo soli tre mesi dalle richieste della Petroceltic ed il 21 maggio 2010 anche il Ministero per i beni e le attività culturali aveva dato il suo parere positivo, concernente anche la trivellazione di pozzi esplorativi. Non risulta che di tali autorizzazioni sia stata data ampia informazione alla cittadinanza, secondo lo spirito della normativa comunitaria sull'accesso al pubblico delle informazioni ambientali;

il permesso di ricerca idrocarburi in questione - denominato d505 BR-EL - è localizzato a 40 chilometri dalla costa, a soli 26 chilometri dalle Isole Tremiti. In giacenza presso il Ministero risulterebbero ulteriori progetti su aree più vicine alla riva, laddove in altri Paesi - come ad esempio lungo le coste est ed ovest degli Stati Uniti - vige un divieto assoluto di trivellazione a 160 chilometri da riva, per motivi precauzionali. Tale situazione lascia temere che il permesso d505 in oggetto sia solo il primo di una lunga serie e che la sua realizzazione innescherebbe una catena di altri permessi ed autorizzazioni, sia in mare che in terraferma;

la contrarietà dei cittadini abruzzesi a simili opere è ben nota e si unisce a quella della provincia di Chieti, di Assoturismo, della Confcommercio e di una moltitudine di associazioni; è noto, infatti, come i pozzi di petrolio non portino vantaggi economici o posti di lavoro perché le compagnie petrolifere utilizzano i propri tecnici provenienti da fuori regione. La presenza dei pozzi, diversamente, causa la perdita di posti di lavoro nel settore agricolo, ittico e del turismo. Più in generale, i proventi delle royalties sulle attività estrattive sarebbero non particolarmente significativi e comunque inferiori ai danni causati da tali attività alla salute, all'ambiente e alle attività fondanti l'economia abruzzese;

sono molto forti le preoccupazioni delle comunità locali circa i gravi pericoli per l'ecosistema connessi alla realizzazione di piattaforme estrattive, ma la preoccupazione maggiore riguarda il fatto che non risulta chiaro se i pozzi esplorativi saranno sottoposti a nuova valutazione di impatto ambientale - come impone il Ministero dell'ambiente - oppure se ne saranno esenti, come invece sembrerebbero indicare la Commissione VIA e il Ministero per i beni e le attività culturali;

il Ministro dell'ambiente, su richiesta delle istituzioni locali, ha di recente dichiarato, secondo fonti di stampa, che chiederà al Ministero dello sviluppo economico la convocazione formale di una conferenza di servizi, per una maggiore informazione, trasparenza e coinvolgimento di tutte le istanze del territorio sulle ricerche petrolifere nell'Adriatico;

secondo l'art. 27 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come modificato dall'art. 1, comma 3, del decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4, "il provvedimento di valutazione dell'impatto ambientale deve essere pubblicato per intero e su sito web dell'autorità competente indicando la sede ove si possa prendere visione di tutta la documentazione oggetto dell'istruttoria e delle valutazioni successive";

secondo l'art. 34 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, "entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto il Governo, con apposita delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica, su proposta del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato le regioni e le province autonome, ed acquisito il parere delle associazioni ambientali munite di requisiti sostanziali omologhi a quelli previsti dall'articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, provvede all'aggiornamento della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile di cui alla delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica del 2 agosto 2002",

si chiede di sapere:

quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano assumere al fine di approfondire gli aspetti ambientali dell'opera in questione, con particolare riferimento agli impatti dell'attività di prospezione sismica ed a quelli connessi alla perforazione del pozzo esplorativo, anche in considerazione della mancata acquisizione del parere delle regioni interessate ai sensi dell'articolo 25, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;

quando intendano convocare la annunciata conferenza dei servizi in modo da assicurare una maggiore trasparenza sulla vicenda delle ricerche petrolifere nell'Adriatico;

se gli adempimenti procedurali dell'istruttoria siano stati esperiti in maniera adeguata alla rilevanza del progetto, ed in particolare se l'autorità competente abbia provveduto alla pubblicazione sul proprio sito web delle indicazioni sulla sede ove si possa prendere visione di tutta la documentazione relativa alla autorizzazione di cui in premessa, come prescritto dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, nonché se sia stato attuato quanto disposto dall'art. 34 del medesimo decreto legislativo;

se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ritenga necessario garantire che i pozzi esplorativi siano effettivamente sottoposti a nuova specifica valutazione di impatto ambientale.