Legislatura 13º - Aula - Ordine del giorno della seduta n. 935 del 20/10/2000

SENATO DELLA REPUBBLICA

———–    XIII LEGISLATURA    ———–

Venerdì 20 Ottobre 2000

alle ore 9,30

935ª Seduta Pubblica

 

ORDINE DEL GIORNO



 
 
 

I nterrogazioni sugli eventi alluvionali che hanno colpito le zone settentrionali del Paese (testi allegati).

 
 
 
 

INTERROGAZIONI ALL’ORDINE DEL GIORNO

 
 

(3-04009) (17 ottobre 2000)

PERUZZOTTI, LEONI, TOMASSINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell’interno e per il coordinamento della protezione civile. – Per conoscere:

        le motivazioni per cui la Lombardia è stata esclusa dagli interventi urgenti emanati dal Consiglio dei ministri in merito agli eventi calamitosi degli ultimi giorni;
        in particolare, come mai le province di Varese e Pavia, particolarmente toccate dalle esondazioni del lago Maggiore, del Ticino e del Po, non abbiano trovato un oggettivo riscontro da parte del Consiglio dei ministri; nello specifico la provincia di Varese con la fuoriuscita del lago Maggiore e del fiume Ticino sta vivendo una particolare e drammatica situazione per quanto riguarda le popolazioni dei comuni lacuali e di quelli situati sulle rive del fiume Ticino;
        se il Presidente del Consiglio e il Ministro in indirizzo siano al corrente che il lago Maggiore ha superato di 60 centimetri il livello del 1994;
        se siano al corrente che era dal 1840 che il lago non raggiungeva questi livelli;
        se siano al corrente della drammatica situazione in cui sono costrette le popolazioni di Sesto Calende, Angera, Laveno Mombello, Luino e tutti gli altri paesi della fascia lacuale, che hanno la gran parte delle abitazioni e delle attività commerciali allagate con grave pregiudizio anche della viabilità e quindi con conseguente difficoltà dei mezzi di soccorso;
        se non ritengano opportuno rivedere la propria posizione e inserire nel piano di interventi straordinari anche queste zone;
        quale sia la reale situazione dei danni provocati in Piemonte ed in Valle d’Aosta e se corrisponda al vero che soprattutto in Val d’Aosta, come da notizie in possesso degli scriventi, stiano operando bande di sciacalli praticamente indisturbate che rovistano nelle macerie e nelle case abbandonate alla ricerca di denaro, preziosi e quant’altro;
        se il Governo non ritenga opportuno l’immediato impiego dell’esercito per il mantenimento dell’ordine pubblico e per l’immediata repressione di questo vergognoso fenomeno.

 

 
 

(3-04011) (17 ottobre 2000)

PELLICINI, TOMASSINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell’interno e per il coordinamento della protezione civile e dell’ambiente. – Premesso:

        che nelle giornate del 15 e 16 ottobre 2000, a causa delle intense precipitazioni, il lago Maggiore esondava, allagando le sponde delle rive lombarde e piemontesi, causando danni gravissimi a quanti hanno abitazione o attività lavorative in prossimità del lago;
        che le conseguenze dell’esondazione si prospettano gravissime, ancorché allo stato non valutabili, essendo purtroppo il fenomeno tuttora in corso;
        che appaiono gravemente danneggiati tutti i comuni della sponda lombarda del lago Maggiore, con particolare riguardo ai comuni di Pino sulla sponda del lago Maggiore, Maccagno, Luino, Porto Valtravaglia, Castelveccana, Laveno;
        che la viabilità del nord della provincia di Varese risulta fortemente compromessa, mentre di fatto il comune di Luino è isolato a causa degli allagamenti delle principali strade,
        gli interroganti chiedono di conoscere quali interventi urgentissimi intenda adottare il Governo per soccorrere immediatamente le popolazioni locali, stanziando contemporaneamente appositi fondi di sostegno ai comuni colpiti dall’alluvione, fatta salva la quantificazione precisa dei danni subiti dagli enti territoriali.

 

 
 

(3-04017) (17 ottobre 2000)

MANFREDI, PICCIONI, GRILLO, VEGAS, RIZZI, LASAGNA, PREIONI, PELLICINI, TOMASSINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Premesso:

            che in questi giorni il maltempo ha nuovamente causato l’ennesimo disastro ambientale: la furia delle acque ha travolto le regioni del Nord Italia con gravissime conseguenze: 12 morti, 25 dispersi, oltre 10.000 sfollati e danni materiali ingenti;
            che già nel 1994 il Piemonte e la Liguria erano stati colpiti da alluvioni e la legge n. 22 del 1995 approvata per affrontare tale disastro prevedeva criteri e indirizzi omogenei da realizzare secondo la logica della pianificazione di bacino per evitare future sciagure;
            che la legge n. 225 del 1992 ed il decreto legislativo n. 112 del 1998 presentano delle sovrapposizioni di competenze tra prefetto e province in materia di gestione delle emergenze;
            che è stato dichiarato lo stato di emergenza per le regioni Piemonte, Valle d’Aosta e parte della Liguria;
            gli interventi in concorso dell’esercito sono gestiti per tutta l’area settentrionale della penisola dal comando FOD di Vittorio Veneto;
        considerato:
        che per quanto riguarda la gestione dei soccorsi:
            l’organizzazione degli stessi è stata assunta dalle prefetture ma risulta che la maggior parte dei centri operativi misti COM siano stati istituiti senza una tempestiva definizione degli stessi da parte delle prefetture;
            i concorsi militari hanno trovato difficoltà burocratiche da parte degli enti richiedenti a causa, presumibilmente, del citato accentramento delle competenze decisionali al suddetto FOD;
            che per quanto riguarda i lavori relativi alla difesa del suolo:
            molti lavori a suo tempo finanziati a seguito delle alluvioni del 1994 sul Po (in particolare a Trino Vercellese) non sono stati completati a distanza di sei anni dall’evento;
            periodiche richieste delle autorità locali per interventi statali, al fine di mettere in sicurezza strade e corsi d’acqua a rischio, sono state nella maggior parte disattese, in particolare nelle aree colpite dalle attuali alluvioni;
            con l’ordine del giorno n. 9/3833/807 del 26 luglio 2000 del Senato è stato impegnato il Governo a rivedere radicalmente, sotto il profilo procedurale e dell’efficacia degli interventi, la normativa relativa al disalveo dei corsi d’acqua;
        che per quanto riguarda il ristoro dei danni:
            risultano escluse dalle aree per le quali è stato dichiarato lo stato di emergenza le zone lombarde che insistono sul lago Maggiore, parimenti colpite dalla calamità come quelle della sponda piemontese;
            si continua ad affrontare il problema del ristoro dei danni a seguito di calamità con singoli decreti-legge e disposizioni talvolta difformi,
        si chiede di sapere:
            quali provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare per chiarire definitivamente le competenze per la gestione delle emergenze di protezione civile, valorizzando opportunamente il ruolo delle autonomie locali, in particolare delle province;
            per quali motivi non sia stato dichiarato lo stato di emergenza anche per i territori lombardi confinanti con il lago Maggiore;
            quali siano gli intendimenti del Governo per razionalizzare e semplificare il concorso militare;
            se il Governo non ritenga opportuno ed urgente promuovere una revisione radicale delle competenze relative alla difesa del suolo, con il passaggio alle regioni, in particolare, delle competenze attribuite ai Magistrati delle acque;
            se il Governo non ritenga ormai urgente promuovere un atto normativo che standardizzi le competenze, le modalità e le procedure amministrative relative al ristoro dei danni a seguito di calamità naturali;
            se non si ritenga opportuno inserire i finanziamenti che saranno individuati necessari per il ristoro dei danni a seguito delle alluvioni che hanno colpito il Nord Italia nella conversione del decreto-legge 12 ottobre 2000, n. 279, recante interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato, nonché a favore delle zone della regione Calabria danneggiate dalle calamità di settembre e ottobre 2000, al fine di accelerare l’iter legislativo degli stessi.

 

 
 

(3-04020) (18 ottobre 2000)

        MONTICONE, RESCAGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Per conoscere:

            le cause e gli effetti della recente disastrosa e luttuosa alluvione abbattutasi sulle regioni del Nord-Ovest;
            le iniziative adottate per fronteggiare la gravissima emergenza verificatasi e per realizzare apprestamenti e opere strutturali idonei a prevenire ulteriori calamità, specie per quanto riguarda il rafforzamento complessivo del sistema idrogeologico delle regioni suddette.

 
 
 

(3-04021) (18 ottobre 2000)

MAGGI, SPECCHIA, MACERATINI, CUSIMANO, MANTICA, PEDRIZZI, PACE, MARRI, BATTAGLIA, BORNACIN, CURTO, DEMASI, PALOMBO, BASINI, BEVILACQUA, BONATESTA, BOSELLO, BUCCIERO, CARUSO Antonino, CASTELLANI Carla, COLLINO, COZZOLINO, DANIELI, DE CORATO, FISICHELLA, FLORINO, MAGLIOCCHETTI, MAGNALBÒ, MEDURI, MONTELEONE, MULAS, PASQUALI, PELLICINI, PONTONE, RAGNO, RECCIA, SERENA, SERVELLO, SILIQUINI, TURINI, VALENTINO, ZAMBRINO. - Ai Ministri dell’interno e per il coordinamento della protezione civile, dell’ambiente e delle politiche agricole e forestali. – Premesso:

            che l’alluvione che in questi giorni di metà ottobre sta devastando tanta parte del Nord-Ovest d’Italia ha messo per l’ennesima volta a nudo la fragilità del suolo italico;
            che la esondazione di tanti, troppi fiumi come il Po, la Dora Baltea, il Ticino, il Tanaro, l’Adda sta producendo più danni di quanto sarebbe stato lecito paventare se le acque non avessero trovato lungo il loro percorso un’agricoltura non compatibile con quelle aree a rischio o insediamenti industriali e residenziali;
            che quanto sta accadendo non può essere addebitato alla eccezionalità delle calamità atmosferiche quasi a voler giustificare decennali inadempienze;
            che non è più possibile andare avanti con la giustificazione della calamità naturale quando, di contro, esperti, lontani dall’estremismo ambientalista, hanno scritto su un loro studio sul Po che questi eventi calamitosi «dipendono fortemente dalla mano dell’uomo»;
            che il cemento comprime spesso ogni corso d’acqua; con le opere dell’uomo, ne modifichiamo il corso naturale, ne correggiamo anse e ramificazioni, accelerandone enormemente la corsa nel momento della piena;
            che spesso, anziché procedere alla pulizia dei letti dei fiumi, si preferisce innalzare arginature cementizie che vanno di pari passo con l’innalzamento del letto dei fiumi aggravandone i rischi;
            che lo stesso Ministro dell’ambiente, Willer Bordon, dichiara che «bisogna prendere coscienza dei 40 anni di abbandono del territorio» per cui «dovremmo invece prendere provvedimenti seri, efficaci, pensando a una grande opera di restauro del territorio nazionale»;
            che il Sottosegretario per l’ambiente, onorevole Valerio Calzolaio, ha pur detto che «se non si può modificare il clima, è tuttavia possibile prevenire e prevedere le sue conseguenze»;
            che il presidente nazionale dei geologi, Pietro De Paola, ha dichiarato che «manca una politica di prevenzione degli effetti del maltempo, mancano divieti ad edificare nelle aree a rischio, occorrono opere di fortificazione (con spese ingenti) lungo corsi di fiumi e torrenti, occorre che gli interventi delle emergenze rispondano ad un piano di risanamento generale del territorio»;
            che il segretario generale dell’Autorità di bacino del Po, che comprende Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e provincia autonoma di Trento, ha dichiarato che «lo Stato agisce sempre in emergenza, sempre in affanno, ma stringe la borsa quando si tratta di programmare a lunga scadenza per prevenire»;
            che la messa in sicurezza di gran parte del Nord d’Italia secondo il Piano di assetto idrogeologico, varato dall’Autorità di bacino del Po, ha un preventivo di spesa di oltre 25.000 miliardi ed indica la necessità di una radicale svolta nella strategia di difesa dalle alluvioni;
            che lo stanziamento deciso dal Consiglio dei ministri – di 100 miliardi subito e di 100 miliardi per accendere mutui decennali per 1.000 miliardi da parte degli enti locali – pare modesta cosa se avulso da una strategia di ampio respiro;
            che i piani di emergenza adottati dalle autorità locali di Protezione civile incontrano serie resistenze applicative, che denunciano il loro scarso impatto sulle popolazioni delle aree ad elevato rischio,
        gli interroganti chiedono di conoscere:
            se non si ritenga opportuno prendere le necessarie iniziative atte ad inserire nel decreto-legge 12 ottobre 2000, n. 279, recante interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato, anche le regioni del bacino del Po;
            se non si ritenga indifferibile l’adozione del Piano delle fasce fluviali e del Piano di assetto idrogeologico, varati dall’Autorità di bacino nel 1998 e nel 1999, che programmano di prevenire il rischio, di contenerlo attraverso la riqualificazione ambientale, di restituire i fiumi al loro spazio vitale, di rivisitare i piani regolatori che assediano i corsi d’acqua;
            se non si ritenga necessario rendere operativi i piani di emergenza, anche laddove prevedano l’evacuazione temporanea delle popolazioni, mediante apposite esercitazioni ed altre forme di coinvolgimento ed informazione.

 
 
 

(3-04029) (19 ottobre 2000)

        SARACCO, BESSO CORDERO, LARIZZA, BESOSTRI, BERNASCONI, DEBENEDETTI, DUVA, FASSONE, MACONI, MANZI, MIGONE, MONTAGNA, MORANDO, PARDINI, PIATTI, PIZZINATO, SMURAGLIA, SQUARCIALUPI, VEDOVATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Premesso:

            che i gravi eventi calamitosi verificatisi nelle regioni nord-occidentali hanno colpito pesantemente la popolazione causando 19 morti, 11 dispersi e circa 40.000 sfollati;
            che l’alluvione ha gravemente danneggiato abitazioni, attività produttive, acquedotti, sistema viario e ferroviario;
            che la difficile situazione determinatasi in realtà grandi (a partire dall’area metropolitana torinese) e piccole appare drammatica nella Valle d’Aosta e in molte vallate piemontesi e in particolare nelle valli dell’Orco, Soana e nelle valli di Lanzo, in provincia di Torino, sul lago Maggiore e nel Verbano-Cusio-Ossola;
            che fortemente danneggiate risultano anche alcune zone della Liguria e della Lombardia (Lodi, Pavia, Cremona, Mantova e Como);
            che i numerosi interventi sulle infrastrutture di difesa idrogeologica realizzati negli anni scorsi pur rivelandosi utili non sono stati sufficienti a fronte della portata e gravità del maltempo che ha colpito le regioni del Nord-Ovest;
            che la risposta positiva e tempestiva delle istituzioni, a partire dal Governo, ora richiede continuità, incisività e rapidità per ristabilire la normalità tenendo conto di alcune urgenze quali il ripristino degli acquedotti, dell’energia elettrica e della viabilità;
            che molte attività produttive grandi e piccole non possono riprendere il loro operato, con gravi conseguenze sui lavoratori e con il rischio che la stessa continuità produttiva venga pregiudicata da una troppo prolungata inattività,
        gli interroganti chiedono di sapere:
            se il Governo abbia già potuto compiere una prima valutazione dei danni;
            quali strumenti il Governo intenda attivare, utilizzando l’esperienza del 1994, per semplificare e accelerare le procedure di risanamento, di ricostruzione di sostegno delle attività commerciali e produttive evitando che i cittadini, le imprese e gli enti locali siano travolti dalla burocrazia;
            quali iniziative, di concerto con le regioni, gli enti locali e le parti sociali, si intenda assumere per proseguire con maggiore incisività nella realizzazione delle infrastrutture e nella bonifica ambientale, con particolare attenzione alle montagne e ai corsi d’acqua, per prevenire il ripetersi di disastri analoghi a quelli di questi giorni.

 
 
 

(3-04031) (19 ottobre 2000)

GERMANÀ, PICCIONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Premesso:

            che la disastrosa inondazione, che ha colpito le regioni del Nord-Ovest e l’intero bacino del Po, ha interessato nella fase iniziale tra la notte di sabato 14 e domenica 15 ottobre 2000 la valle della fiume Dora Baltea provocando, già in tale momento, ingentissimi danni in molti paesi dislocati lungo il corso del fiume;
            che le ondate di piena che hanno interessato tale fiume e la crescita impetuosa del livello delle acque sono intervenute in tempi rapidi, dell’ordine di circa due ore, il che non può addebitarsi alla pur eccezionale intensità delle precipitazioni o alla cementificazione di alcuni tratti delle sponde del fiume;
            che nella notte tra il 14 e il 15 ottobre popolazione e autorità dei paesi interessati dal corso del fiume Dora Baltea, nella zona di confine con la Valle d’Aosta, hanno seguito per varie ore e con apprensione l’evoluzione della situazione, controllando la crescita del livello delle acque che, sebbene preoccupante, non faceva prevedere la successiva e improvvisa ondata di piena;
            che quasi un terzo degli impianti idroelettrici nazionali ad alta potenza sono installati nell’alta valle della Dora Baltea; si tratta di impianti ad invaso dotati, a monte, di bacini chiusi da dighe con funzione di intercettazione ed accumulo dei flussi idrici discendenti dai rilievi alpini;
            che nella gestione di tali impianti può verificarsi la necessità, in condizioni di emergenza, di far defluire le acque in eccesso, al fine di alleviare le sollecitazioni alle strutture di sbarramento; tali manovre, se svolte in modo precipitoso, possono causare improvvise ondate di piena,
        si chiede di conoscere:
            se l’accertamento della dinamica degli eventi che hanno preceduto l’inondazione in concomitanza con l’eccezionale evento atmosferico e nelle ore immediatamente precedenti le ondate di piena, metta in evidenza incaute manovre di scarico rapido delle acque dei bacini idroelettrici;
            se e in quale misura tali manovre possano aver contribuito a determinare i calamitosi eventi di inondazione e i conseguenti ingenti danni alle popolazioni interessate;
            se lo stato di manutenzione di tali impianti, alcuni dei quali in funzione ormai da vari decenni, sia idoneo a garantire il normale esercizio anche nell’emergenza di eventi atmosferici eccezionali o se invece la vetustà o l’inadeguata manutenzione degli stessi possa indurre la necessità di manovre di deflusso rapido, con grave pregiudizio per la sicurezza della valle;
            quali urgenti provvedimenti si intenda adottare per verificare lo stato di conservazione degli impianti idroelettrici sul territorio nazionale e l’integrità geologica delle aree su cui questi insistono.

 
 
 

(3-04032) (19 ottobre 2000)

PELLICINI. - Al Ministro dell’interno e per il coordinamento della protezione civile. – Premesso:

            che in data 17 ottobre 2000 lo scrivente presentava un’interrogazione urgente a risposta orale al Ministro in indirizzo per conoscere quali interventi ed aiuti il Governo intendesse assumere per far fronte ai gravissimi danni causati dalla esondazione del lago Maggiore alla sponda lombarda del Verbano;
            che in data 18 ottobre il Consiglio dei ministri estendeva ad alcune zone della Lombardia lo stato di emergenza,
        l’interrogante chiede di conoscere se la sponda lombarda del Verbano sia ricompresa nelle zone per le quali è stato dichiarato lo stato medesimo di emergenza, tenuto conto che per la sponda piemontese è stato già dichiarato lo stato di calamità naturale e altresì quali interventi urgenti ed indifferibili il Governo intenda predisporre.

 
 
 

(3-04033) (19 ottobre 2000)

DONDEYNAZ. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Premesso:

        che a distanza di solo un anno e mezzo della disgrazia avvenuta nel tunnel del monte Bianco che ha provocato la morte di 39 persone e la chiusura di una importante via di traffico sia di merci che di persone procurando un grave danno alla economia regionale e a quella del Nord Italia e un intollerabile isolamento verso il centro dell’Europa una imprevedibile, intensa e continua caduta di pioggia sulla Valle d’Aosta e sull’intera area del Nord Ovest dell’Italia ha colpito pesantemente la popolazione causando 17 morti, molti feriti e dispersi;
            che il terreno montano della regione valdostana e la varietà di torrenti che scendono a valle per congiungersi con la Dora sono stati duramente messi alla prova e, nonostante le ingenti opere di arginatura e sistemazione idraulica e forestale, non hanno retto alla sproporzionata ondata di acqua caduta ininterrottamente per molti giorni;
            che la grande quantità di acqua e detriti trascinati a valle hanno ostruito e deviato torrenti e investito violentemente molti comuni valdostani;
            che ingenti danni sono stati rilevati in particolare nei comuni di Nus, Fenis, Pollein, Charvensod, Cogne, Gressoney, Gressan, Jovencan, dove le popolazioni sono state costrette ad abbandonare le loro abitazioni per rifugiarsi in scuole, caserme, chiese e abitazioni di altri comuni;
            che significativamente gravi sono le condizioni create dalla Dora Baltea che ha allagato molti comuni della bassa valle tra i quali Donnas e Pont Saint Martin, dove si trovano molte aziende industriali;
            che l’evento calamitoso ha inferto infine un grave danno a tutto il sistema dei trasporti e della viabilità che collega le valli laterali con il fondo valle e l’intera regione con il resto dell’Italia;
        che l’autostrada Aosta-Torino è interrotta in più punti e la rete ferroviaria Aosta-Chivasso-Torino risulta gravemente danneggiata, così come la strada statale che collega Aosta, Ivrea, Torino e Milano;
            che la popolazione valdostana ha reagito prontamente all’evento insieme alla protezione civile e ai soccorsi che sono giunti da altre regioni italiane e dalla Francia per consentire il rientro degli sfollati e la ripresa delle attività nell’intera regione,
        si chiede di sapere:
            quali iniziative straordinarie il Governo intenda adottare per rimuovere la condizione d’isolamento determinata dall’inagibilità delle reti di comunicazioni interne (strade, autostrade e ferrovia) e verso il resto dell’Italia e per consentire una rapida ripresa di tutte le attività economiche compresa quella turistica della imminente stagione invernale;
            quali atti concreti il Governo intenda porre in essere per prevenire i rischi di possibili ripetizioni di analoghi eventi calamitosi, proprio in montagna, dove i pericoli e i fattori di rischio sono maggiori.

 
 
 

(3-04037) (19 ottobre 2000)

LORENZI. - Al Ministro dell’interno e per il coordinamento della protezione civile. – Premesso:

            che i recenti eventi alluvionali della regione Piemonte hanno altresì colpito con estrema veemenza anche una vasta area della Provincia Granda già teatro tormentato dalla drammatica alluvione del 1994 e di quella pur disastrosa del 1996;
            che l’interrogante ha effettuato più sopralluoghi lungo l’itinerario da Mondovì a Ceva e Garessio lungo l’alta Val Tanarò proprio nei momenti di massima allerta dei giorni 15 e 16 ottobre,
        si chiede di conoscere se non si ritenga necessario e particolarmente utile ad ulteriore scopo preventivo effettuare un’accurata analisi comparativa dei tre eventi alluvionali verificatisi in loco nel 1994, nel 1996 e nel 2000, delle diverse condizioni idrometriche e di locale bacino, e quindi degli effetti e conseguenze riscontrabili nella presente occasione a seguito dei cospicui interventi svolti di arginatura, ricostruzione ponti e pulizia del letto dei fiumi.