SENATO DELLA REPUBBLICA XIII
Venerdì 20 Ottobre 2000
PERUZZOTTI, LEONI, TOMASSINI.
le motivazioni
per cui la Lombardia è stata esclusa dagli interventi urgenti emanati
dal Consiglio dei ministri in merito agli eventi calamitosi degli ultimi
giorni;
in particolare,
come mai le province di Varese e Pavia, particolarmente toccate dalle esondazioni
del lago Maggiore, del Ticino e del Po, non abbiano trovato un oggettivo
riscontro da parte del Consiglio dei ministri; nello specifico la provincia
di Varese con la fuoriuscita del lago Maggiore e del fiume Ticino sta vivendo
una particolare e drammatica situazione per quanto riguarda le popolazioni
dei comuni lacuali e di quelli situati sulle rive del fiume Ticino;
se il Presidente
del Consiglio e il Ministro in indirizzo siano al corrente che il lago
Maggiore ha superato di 60 centimetri il livello del 1994;
se siano al
corrente che era dal 1840 che il lago non raggiungeva questi livelli;
se siano al
corrente della drammatica situazione in cui sono costrette le popolazioni
di Sesto Calende, Angera, Laveno Mombello, Luino e tutti gli altri paesi
della fascia lacuale, che hanno la gran parte delle abitazioni e delle
attività commerciali allagate con grave pregiudizio anche della
viabilità e quindi con conseguente difficoltà dei mezzi di
soccorso;
se non ritengano
opportuno rivedere la propria posizione e inserire nel piano di interventi
straordinari anche queste zone;
quale sia
la reale situazione dei danni provocati in Piemonte ed in Valle dAosta
e se corrisponda al vero che soprattutto in Val dAosta, come da notizie
in possesso degli scriventi, stiano operando bande di sciacalli praticamente
indisturbate che rovistano nelle macerie e nelle case abbandonate alla
ricerca di denaro, preziosi e quantaltro;
se il Governo
non ritenga opportuno limmediato impiego dellesercito per il
mantenimento dellordine pubblico e per limmediata repressione
di questo vergognoso fenomeno.
PELLICINI, TOMASSINI.
che nelle
giornate del 15 e 16 ottobre 2000, a causa delle intense precipitazioni,
il lago Maggiore esondava, allagando le sponde delle rive lombarde e piemontesi,
causando danni gravissimi a quanti hanno abitazione o attività lavorative
in prossimità del lago;
che le conseguenze
dellesondazione si prospettano gravissime, ancorché allo stato
non valutabili, essendo purtroppo il fenomeno tuttora in corso;
che appaiono
gravemente danneggiati tutti i comuni della sponda lombarda del lago Maggiore,
con particolare riguardo ai comuni di Pino sulla sponda del lago Maggiore,
Maccagno, Luino, Porto Valtravaglia, Castelveccana, Laveno;
che la viabilità
del nord della provincia di Varese risulta fortemente compromessa, mentre
di fatto il comune di Luino è isolato a causa degli allagamenti
delle principali strade,
gli interroganti
chiedono di conoscere quali interventi urgentissimi intenda adottare il
Governo per soccorrere immediatamente le popolazioni locali, stanziando
contemporaneamente appositi fondi di sostegno ai comuni colpiti dallalluvione,
fatta salva la quantificazione precisa dei danni subiti dagli enti territoriali.
MANFREDI, PICCIONI, GRILLO, VEGAS, RIZZI, LASAGNA, PREIONI, PELLICINI,
TOMASSINI.
che
in questi giorni il maltempo ha nuovamente causato lennesimo disastro
ambientale: la furia delle acque ha travolto le regioni del Nord Italia
con gravissime conseguenze: 12 morti, 25 dispersi, oltre 10.000 sfollati
e danni materiali ingenti;
che
già nel 1994 il Piemonte e la Liguria erano stati colpiti da alluvioni
e la legge n. 22 del 1995 approvata per affrontare tale disastro prevedeva
criteri e indirizzi omogenei da realizzare secondo la logica della pianificazione
di bacino per evitare future sciagure;
che
la legge n. 225 del 1992 ed il decreto legislativo n. 112 del
1998 presentano delle sovrapposizioni di competenze tra prefetto e province
in materia di gestione delle emergenze;
che
è stato dichiarato lo stato di emergenza per le regioni Piemonte,
Valle dAosta e parte della Liguria;
gli
interventi in concorso dellesercito sono gestiti per tutta larea
settentrionale della penisola dal comando FOD di Vittorio Veneto;
considerato:
che per quanto
riguarda la gestione dei soccorsi:
lorganizzazione
degli stessi è stata assunta dalle prefetture ma risulta che la
maggior parte dei centri operativi misti COM siano stati istituiti senza
una tempestiva definizione degli stessi da parte delle prefetture;
i
concorsi militari hanno trovato difficoltà burocratiche da parte
degli enti richiedenti a causa, presumibilmente, del citato accentramento
delle competenze decisionali al suddetto FOD;
che
per quanto riguarda i lavori relativi alla difesa del suolo:
molti
lavori a suo tempo finanziati a seguito delle alluvioni del 1994 sul Po
(in particolare a Trino Vercellese) non sono stati completati a distanza
di sei anni dallevento;
periodiche
richieste delle autorità locali per interventi statali, al fine
di mettere in sicurezza strade e corsi dacqua a rischio, sono state
nella maggior parte disattese, in particolare nelle aree colpite dalle
attuali alluvioni;
con
lordine del giorno n. 9/3833/807 del 26 luglio 2000 del Senato
è stato impegnato il Governo a rivedere radicalmente, sotto il profilo
procedurale e dellefficacia degli interventi, la normativa relativa
al disalveo dei corsi dacqua;
che per quanto
riguarda il ristoro dei danni:
risultano
escluse dalle aree per le quali è stato dichiarato lo stato di emergenza
le zone lombarde che insistono sul lago Maggiore, parimenti colpite dalla
calamità come quelle della sponda piemontese;
si
continua ad affrontare il problema del ristoro dei danni a seguito di calamità
con singoli decreti-legge e disposizioni talvolta difformi,
si chiede
di sapere:
quali
provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare per chiarire definitivamente
le competenze per la gestione delle emergenze di protezione civile, valorizzando
opportunamente il ruolo delle autonomie locali, in particolare delle province;
per
quali motivi non sia stato dichiarato lo stato di emergenza anche per i
territori lombardi confinanti con il lago Maggiore;
quali
siano gli intendimenti del Governo per razionalizzare e semplificare il
concorso militare;
se
il Governo non ritenga opportuno ed urgente promuovere una revisione radicale
delle competenze relative alla difesa del suolo, con il passaggio alle
regioni, in particolare, delle competenze attribuite ai Magistrati delle
acque;
se
il Governo non ritenga ormai urgente promuovere un atto normativo che standardizzi
le competenze, le modalità e le procedure amministrative relative
al ristoro dei danni a seguito di calamità naturali;
se
non si ritenga opportuno inserire i finanziamenti che saranno individuati
necessari per il ristoro dei danni a seguito delle alluvioni che hanno
colpito il Nord Italia nella conversione del decreto-legge 12 ottobre 2000,
n. 279, recante interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico
molto elevato, nonché a favore delle zone della regione Calabria
danneggiate dalle calamità di settembre e ottobre 2000, al fine
di accelerare liter legislativo degli stessi.
MONTICONE, RESCAGLIO.
le
cause e gli effetti della recente disastrosa e luttuosa alluvione abbattutasi
sulle regioni del Nord-Ovest;
le
iniziative adottate per fronteggiare la gravissima emergenza verificatasi
e per realizzare apprestamenti e opere strutturali idonei a prevenire ulteriori
calamità, specie per quanto riguarda il rafforzamento complessivo
del sistema idrogeologico delle regioni suddette.
MAGGI, SPECCHIA, MACERATINI, CUSIMANO, MANTICA, PEDRIZZI, PACE, MARRI,
BATTAGLIA, BORNACIN, CURTO, DEMASI, PALOMBO, BASINI, BEVILACQUA, BONATESTA,
BOSELLO, BUCCIERO, CARUSO Antonino, CASTELLANI Carla, COLLINO, COZZOLINO,
DANIELI, DE CORATO, FISICHELLA, FLORINO, MAGLIOCCHETTI, MAGNALBÒ,
MEDURI, MONTELEONE, MULAS, PASQUALI, PELLICINI, PONTONE, RAGNO, RECCIA,
SERENA, SERVELLO, SILIQUINI, TURINI, VALENTINO, ZAMBRINO.
che
lalluvione che in questi giorni di metà ottobre sta devastando
tanta parte del Nord-Ovest dItalia ha messo per lennesima volta
a nudo la fragilità del suolo italico;
che
la esondazione di tanti, troppi fiumi come il Po, la Dora Baltea, il Ticino,
il Tanaro, lAdda sta producendo più danni di quanto sarebbe
stato lecito paventare se le acque non avessero trovato lungo il loro percorso
unagricoltura non compatibile con quelle aree a rischio o insediamenti
industriali e residenziali;
che
quanto sta accadendo non può essere addebitato alla eccezionalità
delle calamità atmosferiche quasi a voler giustificare decennali
inadempienze;
che
non è più possibile andare avanti con la giustificazione
della calamità naturale quando, di contro, esperti, lontani dallestremismo
ambientalista, hanno scritto su un loro studio sul Po che questi eventi
calamitosi «dipendono fortemente dalla mano delluomo»;
che
il cemento comprime spesso ogni corso dacqua; con le opere delluomo,
ne modifichiamo il corso naturale, ne correggiamo anse e ramificazioni,
accelerandone enormemente la corsa nel momento della piena;
che
spesso, anziché procedere alla pulizia dei letti dei fiumi, si preferisce
innalzare arginature cementizie che vanno di pari passo con linnalzamento
del letto dei fiumi aggravandone i rischi;
che
lo stesso Ministro dellambiente, Willer Bordon, dichiara che «bisogna
prendere coscienza dei 40 anni di abbandono del territorio» per cui
«dovremmo invece prendere provvedimenti seri, efficaci, pensando a
una grande opera di restauro del territorio nazionale»;
che
il Sottosegretario per lambiente, onorevole Valerio Calzolaio, ha
pur detto che «se non si può modificare il clima, è
tuttavia possibile prevenire e prevedere le sue conseguenze»;
che
il presidente nazionale dei geologi, Pietro De Paola, ha dichiarato che
«manca una politica di prevenzione degli effetti del maltempo, mancano
divieti ad edificare nelle aree a rischio, occorrono opere di fortificazione
(con spese ingenti) lungo corsi di fiumi e torrenti, occorre che gli interventi
delle emergenze rispondano ad un piano di risanamento generale del territorio»;
che
il segretario generale dellAutorità di bacino del Po, che
comprende Valle dAosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna,
Veneto, Toscana e provincia autonoma di Trento, ha dichiarato che «lo
Stato agisce sempre in emergenza, sempre in affanno, ma stringe la borsa
quando si tratta di programmare a lunga scadenza per prevenire»;
che
la messa in sicurezza di gran parte del Nord dItalia secondo il Piano
di assetto idrogeologico, varato dallAutorità di bacino del
Po, ha un preventivo di spesa di oltre 25.000 miliardi ed indica la necessità
di una radicale svolta nella strategia di difesa dalle alluvioni;
che
lo stanziamento deciso dal Consiglio dei ministri di 100 miliardi
subito e di 100 miliardi per accendere mutui decennali per 1.000 miliardi
da parte degli enti locali pare modesta cosa se avulso da una strategia
di ampio respiro;
che
i piani di emergenza adottati dalle autorità locali di Protezione
civile incontrano serie resistenze applicative, che denunciano il loro
scarso impatto sulle popolazioni delle aree ad elevato rischio,
gli interroganti
chiedono di conoscere:
se
non si ritenga opportuno prendere le necessarie iniziative atte ad inserire
nel decreto-legge 12 ottobre 2000, n. 279, recante interventi urgenti
per le aree a rischio idrogeologico molto elevato, anche le regioni del
bacino del Po;
se
non si ritenga indifferibile ladozione del Piano delle fasce fluviali
e del Piano di assetto idrogeologico, varati dallAutorità
di bacino nel 1998 e nel 1999, che programmano di prevenire il rischio,
di contenerlo attraverso la riqualificazione ambientale, di restituire
i fiumi al loro spazio vitale, di rivisitare i piani regolatori che assediano
i corsi dacqua;
se
non si ritenga necessario rendere operativi i piani di emergenza, anche
laddove prevedano levacuazione temporanea delle popolazioni, mediante
apposite esercitazioni ed altre forme di coinvolgimento ed informazione.
SARACCO, BESSO CORDERO,
LARIZZA, BESOSTRI, BERNASCONI, DEBENEDETTI, DUVA, FASSONE, MACONI, MANZI,
MIGONE, MONTAGNA, MORANDO, PARDINI, PIATTI, PIZZINATO, SMURAGLIA, SQUARCIALUPI,
VEDOVATO.
che
i gravi eventi calamitosi verificatisi nelle regioni nord-occidentali hanno
colpito pesantemente la popolazione causando 19 morti, 11 dispersi e circa
40.000 sfollati;
che
lalluvione ha gravemente danneggiato abitazioni, attività
produttive, acquedotti, sistema viario e ferroviario;
che
la difficile situazione determinatasi in realtà grandi (a partire
dallarea metropolitana torinese) e piccole appare drammatica nella
Valle dAosta e in molte vallate piemontesi e in particolare nelle
valli dellOrco, Soana e nelle valli di Lanzo, in provincia di Torino,
sul lago Maggiore e nel Verbano-Cusio-Ossola;
che
fortemente danneggiate risultano anche alcune zone della Liguria e della
Lombardia (Lodi, Pavia, Cremona, Mantova e Como);
che
i numerosi interventi sulle infrastrutture di difesa idrogeologica realizzati
negli anni scorsi pur rivelandosi utili non sono stati sufficienti a fronte
della portata e gravità del maltempo che ha colpito le regioni del
Nord-Ovest;
che
la risposta positiva e tempestiva delle istituzioni, a partire dal Governo,
ora richiede continuità, incisività e rapidità per
ristabilire la normalità tenendo conto di alcune urgenze quali il
ripristino degli acquedotti, dellenergia elettrica e della viabilità;
che
molte attività produttive grandi e piccole non possono riprendere
il loro operato, con gravi conseguenze sui lavoratori e con il rischio
che la stessa continuità produttiva venga pregiudicata da una troppo
prolungata inattività,
gli interroganti
chiedono di sapere:
se
il Governo abbia già potuto compiere una prima valutazione dei danni;
quali
strumenti il Governo intenda attivare, utilizzando lesperienza del
1994, per semplificare e accelerare le procedure di risanamento, di ricostruzione
di sostegno delle attività commerciali e produttive evitando che
i cittadini, le imprese e gli enti locali siano travolti dalla burocrazia;
quali
iniziative, di concerto con le regioni, gli enti locali e le parti sociali,
si intenda assumere per proseguire con maggiore incisività nella
realizzazione delle infrastrutture e nella bonifica ambientale, con particolare
attenzione alle montagne e ai corsi dacqua, per prevenire il ripetersi
di disastri analoghi a quelli di questi giorni.
GERMANÀ, PICCIONI.
che
la disastrosa inondazione, che ha colpito le regioni del Nord-Ovest e lintero
bacino del Po, ha interessato nella fase iniziale tra la notte di sabato
14 e domenica 15 ottobre 2000 la valle della fiume Dora Baltea provocando,
già in tale momento, ingentissimi danni in molti paesi dislocati
lungo il corso del fiume;
che
le ondate di piena che hanno interessato tale fiume e la crescita impetuosa
del livello delle acque sono intervenute in tempi rapidi, dellordine
di circa due ore, il che non può addebitarsi alla pur eccezionale
intensità delle precipitazioni o alla cementificazione di alcuni
tratti delle sponde del fiume;
che
nella notte tra il 14 e il 15 ottobre popolazione e autorità dei
paesi interessati dal corso del fiume Dora Baltea, nella zona di confine
con la Valle dAosta, hanno seguito per varie ore e con apprensione
levoluzione della situazione, controllando la crescita del livello
delle acque che, sebbene preoccupante, non faceva prevedere la successiva
e improvvisa ondata di piena;
che
quasi un terzo degli impianti idroelettrici nazionali ad alta potenza sono
installati nellalta valle della Dora Baltea; si tratta di impianti
ad invaso dotati, a monte, di bacini chiusi da dighe con funzione di intercettazione
ed accumulo dei flussi idrici discendenti dai rilievi alpini;
che
nella gestione di tali impianti può verificarsi la necessità,
in condizioni di emergenza, di far defluire le acque in eccesso, al fine
di alleviare le sollecitazioni alle strutture di sbarramento; tali manovre,
se svolte in modo precipitoso, possono causare improvvise ondate di piena,
si chiede
di conoscere:
se
laccertamento della dinamica degli eventi che hanno preceduto linondazione
in concomitanza con leccezionale evento atmosferico e nelle ore immediatamente
precedenti le ondate di piena, metta in evidenza incaute manovre di scarico
rapido delle acque dei bacini idroelettrici;
se
e in quale misura tali manovre possano aver contribuito a determinare i
calamitosi eventi di inondazione e i conseguenti ingenti danni alle popolazioni
interessate;
se
lo stato di manutenzione di tali impianti, alcuni dei quali in funzione
ormai da vari decenni, sia idoneo a garantire il normale esercizio anche
nellemergenza di eventi atmosferici eccezionali o se invece la vetustà
o linadeguata manutenzione degli stessi possa indurre la necessità
di manovre di deflusso rapido, con grave pregiudizio per la sicurezza della
valle;
quali
urgenti provvedimenti si intenda adottare per verificare lo stato di conservazione
degli impianti idroelettrici sul territorio nazionale e lintegrità
geologica delle aree su cui questi insistono.
PELLICINI.
che
in data 17 ottobre 2000 lo scrivente presentava uninterrogazione
urgente a risposta orale al Ministro in indirizzo per conoscere quali interventi
ed aiuti il Governo intendesse assumere per far fronte ai gravissimi danni
causati dalla esondazione del lago Maggiore alla sponda lombarda del Verbano;
che
in data 18 ottobre il Consiglio dei ministri estendeva ad alcune zone della
Lombardia lo stato di emergenza,
linterrogante
chiede di conoscere se la sponda lombarda del Verbano sia ricompresa nelle
zone per le quali è stato dichiarato lo stato medesimo di emergenza,
tenuto conto che per la sponda piemontese è stato già dichiarato
lo stato di calamità naturale e altresì quali interventi
urgenti ed indifferibili il Governo intenda predisporre.
DONDEYNAZ.
che a distanza
di solo un anno e mezzo della disgrazia avvenuta nel tunnel del monte Bianco
che ha provocato la morte di 39 persone e la chiusura di una importante
via di traffico sia di merci che di persone procurando un grave danno alla
economia regionale e a quella del Nord Italia e un intollerabile isolamento
verso il centro dellEuropa una imprevedibile, intensa e continua
caduta di pioggia sulla Valle dAosta e sullintera area del
Nord Ovest dellItalia ha colpito pesantemente la popolazione causando
17 morti, molti feriti e dispersi;
che
il terreno montano della regione valdostana e la varietà di torrenti
che scendono a valle per congiungersi con la Dora sono stati duramente
messi alla prova e, nonostante le ingenti opere di arginatura e sistemazione
idraulica e forestale, non hanno retto alla sproporzionata ondata di acqua
caduta ininterrottamente per molti giorni;
che
la grande quantità di acqua e detriti trascinati a valle hanno ostruito
e deviato torrenti e investito violentemente molti comuni valdostani;
che
ingenti danni sono stati rilevati in particolare nei comuni di Nus, Fenis,
Pollein, Charvensod, Cogne, Gressoney, Gressan, Jovencan, dove le popolazioni
sono state costrette ad abbandonare le loro abitazioni per rifugiarsi in
scuole, caserme, chiese e abitazioni di altri comuni;
che
significativamente gravi sono le condizioni create dalla Dora Baltea che
ha allagato molti comuni della bassa valle tra i quali Donnas e Pont Saint
Martin, dove si trovano molte aziende industriali;
che
levento calamitoso ha inferto infine un grave danno a tutto il sistema
dei trasporti e della viabilità che collega le valli laterali con
il fondo valle e lintera regione con il resto dellItalia;
che lautostrada
Aosta-Torino è interrotta in più punti e la rete ferroviaria
Aosta-Chivasso-Torino risulta gravemente danneggiata, così come
la strada statale che collega Aosta, Ivrea, Torino e Milano;
che
la popolazione valdostana ha reagito prontamente allevento insieme
alla protezione civile e ai soccorsi che sono giunti da altre regioni italiane
e dalla Francia per consentire il rientro degli sfollati e la ripresa delle
attività nellintera regione,
si chiede
di sapere:
quali
iniziative straordinarie il Governo intenda adottare per rimuovere la condizione
disolamento determinata dallinagibilità delle reti di
comunicazioni interne (strade, autostrade e ferrovia) e verso il resto
dellItalia e per consentire una rapida ripresa di tutte le attività
economiche compresa quella turistica della imminente stagione invernale;
quali
atti concreti il Governo intenda porre in essere per prevenire i rischi
di possibili ripetizioni di analoghi eventi calamitosi, proprio in montagna,
dove i pericoli e i fattori di rischio sono maggiori.
LORENZI.
che
i recenti eventi alluvionali della regione Piemonte hanno altresì
colpito con estrema veemenza anche una vasta area della Provincia Granda
già teatro tormentato dalla drammatica alluvione del 1994 e di quella
pur disastrosa del 1996;
che
linterrogante ha effettuato più sopralluoghi lungo litinerario
da Mondovì a Ceva e Garessio lungo lalta Val Tanarò
proprio nei momenti di massima allerta dei giorni 15 e 16 ottobre,
si chiede
di conoscere se non si ritenga necessario e particolarmente utile ad ulteriore
scopo preventivo effettuare unaccurata analisi comparativa dei tre
eventi alluvionali verificatisi in loco nel 1994, nel 1996 e nel 2000,
delle diverse condizioni idrometriche e di locale bacino, e quindi degli
effetti e conseguenze riscontrabili nella presente occasione a seguito
dei cospicui interventi svolti di arginatura, ricostruzione ponti e pulizia
del letto dei fiumi.