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CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICA

COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA

SUL CICLO DEI RIFIUTI E SULLE ATTIVITA'

ILLECITE AD ESSO CONNESSE

1.

SEDUTA DI MARTEDI' 8 LUGLIO 1997

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MASSIMO SCALIA

INDICE

Audizione del procuratore nazionale antimafia aggiunto, dottor Alberto Maritati. (parte 1) *

Sulla pubblicità dei lavori. *

Audizione del procuratore nazionale antimafia aggiunto, dottor Alberto Maritati. (parte 2) *

Esame del regolamento interno. *

 

La seduta comincia alle 12.

 

Audizione del procuratore nazionale antimafia aggiunto, dottor Alberto Maritati. (parte 1)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore nazionale antimafia aggiunto, dottor Alberto Maritati.

Nel salutare il nostro interlocutore, lo invito a riferirci in merito all'attività del settore che egli stesso dirige nell'ambito della procura nazionale antimafia, attività strettamente collegata alle materie di interesse della nostra Commissione.

ALBERTO MARITATI, Procuratore nazionale antimafia aggiunto. Ricordo di essere già stato ascoltato da questa Commissione nell'audizione che si è tenuta il 4 ottobre 1995.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, ma vorrei precisare che quella della precedente legislatura era una Commissione monocamerale d'inchiesta; nell'attuale legislatura, il Parlamento ha deciso di istituire una Commissione bicamerale, sempre d'inchiesta e sullo stesso tema.

ALBERTO MARITATI, Procuratore nazionale antimafia aggiunto. Ringrazio innanzitutto la Commissione per l'attenzione rivolta al mio ufficio e per essere stato invitato all'odierna audizione, nel corso della quale spero di fornire un utile contributo.

Vorrei ora soffermarmi sulla mia attività, che peraltro avevo già illustrato molto chiaramente in occasione della precedente audizione. La procura nazionale antimafia è un organo di coordinamento e di impulso, non un organo giudiziario competente ad effettuare indagini dirette: svolgiamo un'attività di conoscenza perché il nostro compito è essenzialmente quello di conoscere i fenomeni della criminalità organizzata in maniera attuale, complessiva, il più possibile vasta. Per acquisire tale conoscenza ci siamo dotati di una banca dati collegata con quelle delle procure distrettuali, le quali dispongono a loro volta di singole banche dati. Grazie a tale strumento, siamo in grado di conoscere lo stato delle indagini relative alla criminalità organizzata.

Siamo presenti anche in questo settore perché nel 1994 abbiamo rilevato, dall'esame di alcuni atti di indagine ed anche sulla base di impulsi esterni venuti soprattutto dalla Legambiente, che in alcune attività illecite connesse al trasporto, al traffico ed allo smaltimento di rifiuti di ogni genere erano presenti personaggi che venivano indicati come collegati o facenti parte della criminalità organizzata di più regioni d'Italia.

Il procuratore nazionale antimafia dell'epoca, dottor Siclari, dispose quindi di istituire un gruppo di lavoro il cui coordinamento fu affidato a me, allo scopo di esaminare se ed entro quali livelli fosse effettivamente penetrata o fosse comunque presente la criminalità organizzata. Abbiamo pertanto avviato un'attività di monitoraggio di tutte le indagini pendenti sul territorio nazionale, e non solo presso le procure distrettuali; si tratta, per così dire, di un'anomalia, per altro giustificata dalla natura degli illeciti consumati in Italia nel settore e rappresentata dal fatto che abbiamo monitorato e quindi coordinato le attività di indagine preliminare pendenti non solo presso le procure distrettuali, ma anche presso le procure ordinarie e quelle circondariali. Si tratta - lo ripeto - di un'anomalia, perché la nostra competenza investe soltanto i reati di cui all'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale (si tratta, per intenderci, dei reati di mafia o comunque di quelli previsti dall'articolo che ho appena citato, i quali sono di diretta competenza delle procure distrettuali). Quindi, la nostra attività di coordinamento e di impulso si può esplicare solo con riferimento alle procure distrettuali.

Ci siamo tuttavia interessati di aspetti che rientrano nella competenza delle procure circondariali (quelle presso le preture) e delle procure ordinarie, perché abbiamo rilevato che nel settore sono moltissime le indagini che attengono a reati non di mafia o non direttamente connessi ad organizzazioni di tipo mafioso: mi riferisco, per intenderci, ai cosiddetti reati ambientali, nonché a quelli di falso o di corruzione. Questi sono gli illeciti che campeggiano o che hanno suscitato il nostro interesse esaminando gli atti delle indagini pendenti presso le procure del nostro paese. Attraverso organi di polizia giudiziaria (in particolare il ROS dei carabinieri, il NOE, il Corpo forestale dello Stato, la Guardia di finanza e talvolta anche la Polizia di Stato), abbiamo ricostruito quello che si può definire il quadro delle illegalità commesse nel settore, sulla base delle indagini o delle investigazioni in corso (insisto su tale aspetto). Abbiamo rilevato che su tutto il territorio nazionale più che una o due organizzazioni criminali vi è un tessuto di diffusa illegalità, che alla fine rende possibile anche lo smaltimento a livelli molto elevati dal punto di vista quantitativo oltre che sul piano della pericolosità, talvolta ad opera di bande criminali organizzate di tipo mafioso.

 

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Mi scuso se la interrompo, dottor Maritati, ma chiedo ai colleghi, se nessuno è contrario ed ovviamente salvaguardando le parti dell'audizione che il nostro interlocutore intendesse segretare, se la pubblicità della seduta possa essere assicurata anche attraverso l'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

GIOVANNI LORENZO FORCIERI. Qual è la motivazione?

PRESIDENTE. Ci è stato richiesto e, se non vi sono obiezioni, si può acconsentire.

FRANCO ASCIUTTI. E' stato richiesto da commissari?

PRESIDENTE. La richiesta mi è appena pervenuta dalla sala stampa, come avviene in genere. Se la si vuole formalizzare con l'iniziativa di un commissario, avanzo direttamente io la richiesta (anche perché la prassi è in questo senso), con l'intesa che, ove nel corso dell'audizione emergessero questioni che si ritenesse opportuno non rendere pubbliche, disattiveremmo il circuito.

GIOVANNI LORENZO FORCIERI. Ho qualche perplessità, presidente, perché credo che i lavori della Commissione debbano iniziare serenamente ma anche con una certa riservatezza. Dipende poi dallo scopo che si vuole dare all'audizione.

PRESIDENTE. Anche se comprendo le sue preoccupazioni, devo dirle che, secondo la prassi piuttosto consolidata nelle Commissioni d'inchiesta, finché non emerga qualche materia che si ritenga di dover sottoporre ad un regime di riservatezza, si consente che i lavori della Commissione vengano seguiti mediante l'impianto a circuito chiuso.

Comunque, procedendo nei nostri lavori, potremo valutare le sue preoccupazioni e, se sarà il caso, non ricorrere a questa forma di pubblicità.

Se non vi sono altre obiezioni, rimane dunque stabilito che la pubblicità della seduta sia assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

 

Audizione del procuratore nazionale antimafia aggiunto, dottor Alberto Maritati. (parte 2)

PRESIDENTE. Invito il dottor Maritati a proseguire nella sua esposizione.

ALBERTO MARITATI, Procuratore nazionale antimafia aggiunto. Ho parlato di un quadro caratterizzato, a livello nazionale, da illegalità diffusa di medio e basso livello e poi di punte molte elevate, che vedono il coinvolgimento delle fasce criminali organizzate, con danni molto ingenti all'ambiente.

Dico questo perché, alla luce delle attività di accertamento o di indagine conoscitiva che abbiamo svolto soprattutto attraverso i carabinieri del ROS (che ci hanno fatto pervenire un elaborato molto interessante), ho maturato la convinzione che in questo settore, al contrario di quanto è stato fatto comprensibilmente a livello giornalistico (ed anche secondo un'ottica politica altrettanto comprensibile), noi magistrati non possiamo avallare l'idea secondo cui tutto è mafia. Nel settore ambientale ha fatto capolino, ed è presente in maniera talvolta anche preoccupante, la criminalità organizzata di tipo mafioso, ma parlare di mafia nel settore dell'ecologia, e in particolare del traffico dei rifiuti, equivale, a mio avviso, a dire una cosa non esatta. La maggior parte delle attività illegali si sviluppa attraverso una serie di illeciti che ho già indicato, come la violazione della legge, ormai superata dalla vigente normativa, che regolava lo scarico e il trasporto di rifiuti; si tratta di una normativa che era e continua ad essere, a mio avviso, forse non del tutto adeguata rispetto alla gravità dei fatti. Mi riferisco a scarichi abusivi, occultamento di rifiuti di ogni genere, mancato rispetto delle normative concernenti la differenziazione dei rifiuti (dagli inerti, in cui è stato convogliato un po' tutto, ai rifiuti solidi urbani, che spesso hanno recepito anche quelli tossici, pericolosi e velenosi, talvolta di tipo nucleare o radioattivo).

Si assiste quindi ad uno spostamento, sul territorio nazionale, di ingenti quantitativi di rifiuti (più che ingenti, tali quantitativi sono rilevantissimi, dal momento che, secondo le stime del 1996, si tratta di 100 milioni di tonnellate), non sempre, purtroppo, nel rispetto della normativa vigente. Vi è pertanto una serie di attività illegali poste in essere a più livelli: il maggior numero di casi mette in evidenza scarichi abusivi e trasporti illegali di rifiuti, occultati in maniera fraudolenta o illegale.

Considero quello dei rifiuti come uno dei problemi più gravi della società moderna, perché è del tipo che mi piace definire a soluzione indifferibile: infatti, contrariamente a tanti altri problemi, prendiamo atto che quello dei rifiuti impone spesso alle amministrazioni che gestiscono il settore una soluzione immediata; poiché non vi è stato - questo è almeno il punto di vista dei magistrati che si sono interessati e si interessano del settore - un programma adeguato per lo smaltimento dei rifiuti e quindi un intervento idoneo sul piano del controllo preventivo, il problema si è incancrenito o comunque ha raggiunto livelli così pericolosi e pressanti da richiedere talvolta una soluzione sbrigativa ed immediata. Questo tipo di soluzioni, che ho definito, con un eufemismo, sbrigative ed immediate, richiedono soggetti adeguati, all'altezza della situazione; in realtà, quanto più è cresciuta la mole di rifiuti da smaltire, tanto più è stato spontaneo l'ingresso nel settore di soggetti organizzati, considerati anche gli altissimi livelli di profitto. Infatti, spostare 100 milioni di tonnellate di rifiuti in un anno, prevalentemente dal nord al sud, ha richiesto spesso un'organizzazione che ha consentito il trasferimento rapido sul territorio nazionale ed il passaggio di camion di dimensioni rilevanti (mi riferisco ai moderni TIR) e quindi l'eliminazione di questi rifiuti con sistemi che si sono dimostrati terribilmente dannosi, devastanti per l'ambiente.

Per entrare più nel concreto, abbiamo riscontrato presenze di rilevanti quantitativi di rifiuti di ogni genere soprattutto in Campania, ma anche in Calabria, e non sono mancate scoperte di discariche interessanti da questo punto di vista anche nel nord Italia; tuttavia, il flusso dei rifiuti si sposta prevalentemente dal nord verso il sud.

Insisto nel dire che non tutto è mafia. La criminalità organizzata ha scoperto l'"affare rifiuti" nel momento in cui si è venuta a trovare dinanzi a rilevanti quantitativi da smaltire in tempi rapidi, cosa che ha fatto utilizzando mezzi non soltanto disgiunti da qualsiasi elemento di correttezza ma anche sganciati da valutazioni di prudenza e da qualsiasi regola. In Campania, per esempio, sono state utilizzate ampie parti del territorio adibite a ben altre finalità ed in pochissimo tempo è stata ricavata una serie di fosse, addirittura in molti casi scavate per l'occorrenza e ricoperte immediatamente. Ne è conseguito l'avvelenamento di falde acquifere, oltre alla distruzione del territorio circostante.

La presenza della criminalità organizzata - ripeto - è episodica, nel senso che abbiamo potuto rilevare come essa non sia né programmata né organica. Per nostra fortuna, queste persone non esercitano il controllo del territorio nazionale né, in particolare, quello del settore specifico, un settore che, lo ribadisco, produce un reddito elevatissimo, che tuttavia è distribuito tra una serie rilevante di imprese, quasi tutte operanti nell'illegalità.

Ho redatto una relazione per il Consiglio superiore della magistratura, che potrei rassegnare agli atti della Commissione, ed ho a disposizione anche un elaborato dei carabinieri del ROS i quali hanno operato uno screening delle principali indagini, quelle più interessanti, condotte sul territorio nazionale. Un aspetto di particolare rilievo è emerso, oltre che nel settore dei rifiuti tossici, in quello relativo ai rifiuti nucleari e radioattivi. Al riguardo, inchieste interessanti sono in corso a Reggio Calabria, dove l'indagine è stata avviata dalla procura circondariale ed è stata poi trasferita alla procura distrettuale.

Altri elementi di interesse sono attualmente riscontrabili in Liguria, dove si sta svolgendo un'indagine preliminare ancora in fase iniziale. Mentre per quest'ultima non posso dire niente di specifico, con riferimento all'inchiesta calabrese abbiamo maggiori elementi di conoscenza. In particolare, si tratterebbe di navi affondate allo scopo di eliminare, in modo del tutto illegale e dannoso, rilevanti quantitativi di scorie o rifiuti di tipo nucleare che, secondo gli elementi acquisiti dai magistrati della procura circondariale, proverrebbero dall'attività di centrali nucleari non soltanto del nostro paese. Quest'indagine ha suscitato notevole clamore, anche se fino ad oggi non ha offerto ancora risultati concreti. Rispetto a tale inchiesta, nella quale sono impegnati i magistrati della procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, la procura nazionale ha offerto il suo contributo in più occasioni; tuttavia, risultati concreti, tali cioè da consentirci di affermare che realmente questo tipo di scorie sia stato scaricato nel mare di fronte alla costa calabrese, segnatamente nella zona sudorientale, non sono stati ancora conseguiti. Si tratta di un dato che va sottolineato non soltanto per rispetto della verità ma anche per calmare l'opinione pubblica allarmata dalle notizie rimbalzate sui giornali. Posso assicurare tutti che siamo fortemente impegnati in questa direzione anche se, nonostante gli sforzi, non abbiamo ancora acquisito elementi concreti tali da consentirci di affermare che è stato consumato un danno ambientale di questo tipo.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il dottor Maritati, anche per la sintesi alla quale si è ispirato nel riferire sui temi alla nostra attenzione, vorrei ricordargli, visto che i colleghi ne sono già a conoscenza, che anche in Parlamento la concezione del "tutto è mafia" non è condivisa, tant'è che questa Commissione ha scelto una denominazione particolarmente lunga e complessa proprio per distinguere l'aspetto problematico attinente al ciclo dei rifiuti da quello riconducibile alle attività illecite ad esso connesse, ben consapevole che spesso la sorgente dei traffici illeciti è individuabile non soltanto nell'attività della criminalità organizzata ma anche nell'azione spregiudicata esercitata in diverse fasi del ciclo da chi opera nel settore, avendovi interesse.

GIUSEPPE SPECCHIA. Nel ringraziare il dottor Maritati per la sua presenza e per le considerazioni che ha inteso svolgere nel corso del suo intervento preliminare, vorrei anzitutto chiedergli se, nel periodo intercorso dall'audizione del 4 ottobre 1995 ad oggi, il fenomeno della presenza della criminalità organizzata nel settore dei rifiuti sia diventato più consistente, si sia stabilizzato oppure sia regredito. Ciò per avere contezza dello sviluppo del fenomeno negli ultimi tempi, anche considerando che lo stesso ha attirato un' attenzione progressivamente maggiore da parte di tutti. Abbiamo una legislazione, anche introdotta di recente, che speriamo possa contribuire ad eliminare alcune delle cause che hanno portato alla facile proliferazione della criminalità organizzata.

Vorrei inoltre sapere se, in base alla sua esperienza, lei ritenga che il fatto di continuare ad utilizzare le discariche per lo smaltimento dei rifiuti abbia in qualche modo favorito la presenza della criminalità in questo settore. La carenza di impianti e di strutture di smaltimento riscontrabile in molte aree del nostro paese ha probabilmente agevolato l'incremento del trasporto e del trasferimento dei rifiuti di vario tipo da una parte all'altra d'Italia. Ritiene che questa situazione possa aver rappresentato e rappresenti un'ulteriore incentivazione alla presenza della criminalità nel settore specifico?

Credo che, nel discorso sulla presenza della criminalità, vada inserito un ulteriore elemento di riflessione. Mi riferisco a quanti, deliberatamente o non, abbiano di fatto contribuito al diffondersi dell'illegalità; penso, in particolare, alle inadempienze dello Stato - e, quindi, dello stesso Ministero dell'ambiente -, nonché alle inadempienze delle regioni e degli enti locali, sotto il profilo di atti che hanno contribuito ad incrementare l'illegalità. Nel momento in cui, come Parlamento, interveniamo in questo settore con una Commissione d'inchiesta, lo Stato (e, quindi, il ministero preposto), pur non volendolo, contribuisce al diffondersi dell'illegalità. Mi riferisco, specificamente, all'albo dei trasportatori. L'altro giorno, parlando con i responsabili ministeriali di settore, ho appreso che le richieste per l'autorizzazione al trasporto giacciono presso il ministero dal 15 marzo scorso, nonostante il ministero stesso debba limitarsi esclusivamente ad accertare i presupposti legati all'esistenza di fideiussioni e, quindi, a concedere l'autorizzazione (cosa che potrebbe essere fatta in cinque minuti!). Il fatto che gli interessati debbano attendere mesi favorisce sicuramente il diffondersi dell'illegalità. E' anche lei di questo avviso?

In conclusione, vorrei fare riferimento all'ultimo decreto del ministro Ronchi, in particolare alla parte sanzionatoria. Nella precedente audizione, lei ha fatto riferimento alle pene e alle sanzioni, sostenendo che, in generale nel settore ambientale e, in particolare, in quello dei rifiuti, sarebbe auspicabile procedere con "mano più pesante". A distanza di un anno e mezzo, è sempre di questa opinione?

GIANNI PITTELLA. Vorrei sapere se dal 1995 ad oggi si sia registrata un'evoluzione del fenomeno sotto il profilo territoriale. Lei ha accennato ad uno spostamento dell'asse territoriale dal nord al sud. Potrebbe specificare meglio quale siano le aree un tempo non coinvolte o poco coinvolte ed oggi invece toccate dal fenomeno?

Nella sua audizione del 1995, della quale ho letto attentamente la trascrizione stenografica, lei ha parlato di livelli di responsabilità non necessariamente di tipo penale: responsabilità della parte politica, del funzionariato amministrativo, imprenditoriale. In che modo si è sviluppato questo quadro di responsabilità negli ultimi due anni?

Sempre nell'audizione del 1995, lei accennava ad un'indagine in corso in Basilicata. Quale evoluzione ha avuto tale indagine?

Infine, vorrei sapere che fine abbia fatto la società americana Waste Management, interessata al mercato italiano, con riferimento alla quale, in base alle risultanze cui pervenne la Commissione monocamerale della precedente legislatura, vi sarebbero state infiltrazioni della mafia americana.

FRANCO ASCIUTTI. Dottor Maritati, parlando delle scorie radioattive depositate in fondo al mare calabrese, lei ha specificato che le stesse sarebbero "anche non solo provenienti da paesi stranieri"...

ALBERTO MARITATI, Procuratore nazionale antimafia aggiunto. Evidentemente, non sono stato chiaro. Ho detto che sono provenienti non solo dall'interno ma anche da paesi stranieri. Ribadisco, comunque, quanto ho già detto: su questa vicenda non vi è nulla di veramente certo.

PRESIDENTE. Continui pure, senatore Asciutti.

FRANCO ASCIUTTI. Ho concluso, presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, senatore Asciutti. Eventualmente, il procuratore Maritati integrerà la risposta in sede di replica.

GIOVANNI POLIDORO. E' possibile operare un parallelo tra le attività illecite nel settore dei rifiuti riconducibili al fenomeno italiano e quelle di altri paesi europei?

Dalla sua esposizione si evince che l'attività illecita della criminalità organizzata nel campo dei rifiuti non rappresenterebbe una specializzazione o un monopolio di quest'ultima. Qualora esistessero differenze notevoli, in che modo si potrebbero spiegare? Sono eventualmente legate ad altre condizioni, quali, ad esempio, la difficoltà di collocare impianti o a problemi burocratici, voluti o non voluti?

FRANCO GERARDINI. Ringrazio il dottor Maritati per la sua relazione, dalla quale mi sembra emerga un elemento di novità rispetto ad alcuni rapporti dedicati, più in generale, al fenomeno delle ecomafie. Il procuratore ha dichiarato che la presenza nel settore della criminalità organizzata è episodica, nel senso che non sarebbe esercitato un controllo esclusivo. Da alcuni rapporti diffusi negli ultimi tempi - penso, per esempio, a quelli curati da Legambiente in collaborazione con l'Arma dei carabinieri, denominati nel 1994 "Rifiuti SpA" - si evince invece che nell'ambito del business dei rifiuti, dei connessi traffici illeciti e delle discariche illegali, il budget conseguito dalla criminalità organizzata, dai vari clan, ammonterebbe potenzialmente a circa 6 mila miliardi, rispetto ai 21 mila miliardi complessivi. In questi rapporti si sosteneva come alcuni clan mafiosi fossero perfettamente inseriti in tale contesto, tanto che i dati numerici indicavano oltre 50 clan mafiosi coinvolti (19 in Campania, 14 in Calabria, 13 in Sicilia ed uno in Basilicata). Vorrei capire se le sue affermazioni siano effettivamente frutto di una sintesi e, quindi, di una valutazione del problema meno emergenziale rispetto ai contenuti dei rapporti cui mi sono riferito.

Inoltre, vorrei sapere dal dottor Maritati se sia migliorato il livello di coordinamento fra le diverse forze di polizia impegnate nella lotta ai clan mafiosi, considerato che quello del coordinamento è sempre stato uno dei mali che ha afflitto le indagini condotte in questo paese. Mi risulta che siano stati sottoscritti protocolli d'intesa con le singole procure distrettuali, ma mi interesserebbe sapere - ripeto - se a tale riguardo si sia registrata un'evoluzione positiva in termini di collaborazione.

Credo che le municipalità abbiano un ruolo importante ai fini del raggiungimento di risultati positivi nella lotta a quelle che, per facilità di comprensione, continuerò a definire ecomafie. A New York, per esempio, è stato introdotto un modello che considero interessante, anche perché prevede specifiche distinzioni dei ruoli dei sindaci che presiedono le municipalità. In quella realtà è stata sperimentata un'agenzia comunale della quale, oltre agli amministratori, sono entrati a far parte anche poliziotti e magistrati. Ritiene che questo modello possa essere - per così dire - esportabile o, comunque, possa rappresentare un valido punto di riferimento per il nostro paese al fine di conferire alle municipalità un ruolo più incisivo nella lotta alle ecomafie?

Con riferimento al decreto legislativo n. 22 del 1997, cosiddetto decreto Ronchi, lei ha sostenuto che si tratta di una normativa non del tutto adeguata. Vorrei ricordare ai colleghi e al dottor Maritati che quella normativa è frutto di una delega del Parlamento al Governo, rappresenta cioè anche il risultato di una serie di limiti all'interno dei quali il provvedimento avrebbe dovuto muoversi nel riformare complessivamente la legislazione in materia di rifiuti. Credo che la parte di cui al titolo V, cioè gli articoli compresi tra il 50 e il 55, la parte relativa alle sanzioni, sia effettivamente insufficiente rispetto alle necessità. Ritiene che già da ora vi siano gli estremi di un intervento per modificare queste sanzioni, ed in che termini?

PRESIDENTE. Do la parola al dottor Maritati perché risponda al primo gruppo di domande formulate dai colleghi.

ALBERTO MARITATI, Procuratore nazionale antimafia aggiunto. Cercherò di essere più chiaro perché evidentemente sono stato troppo sintetico ed incompleto.

Innanzitutto, parto dall'interrogativo: la criminalità organizzata c'entra oppure no? E' una curiosità del paese che deve essere soddisfatta e quindi siete voi i destinatari della risposta, voi che rappresentate i soggetti competenti sul piano legislativo e governativo.

Posso dirvi che, sulla base delle indagini sviluppate sul territorio nazionale, che abbiamo delegato ad organi di primissimo livello - i carabinieri del ROS in particolare, ma non solo -, siamo affermare che la criminalità organizzata si è interessata in modo significativo di questo settore: ho usato il termine "episodico" ma esso non è sufficientemente corretto. Ci sono stati episodi nelle indagini preliminari che hanno evidenziato casi di presenza significativa di questo tipo di criminalità. Quando uso questo termine voglio solo dire che, per nostra fortuna, la criminalità organizzata non ha il monopolio su tutto il territorio nazionale della gestione dell'"affare rifiuti". E' un affare colossale gestito da molti soggetti, buona parte dei quali agisce nell'illegalità.

Ritengo che questa illegalità diffusa sia conseguenza, oltre che di una fisiologica parte di illegalità che è propria di tutti i paesi civili, di una mancanza di progetto complessivo. Ho detto prima che il problema dei rifiuti esige soluzioni immediate; ma se queste ultime non sono inserite in un complesso ed articolato progetto di smaltimento, si riducono a singole attività che forzano la legge e gli equilibri: non può essere altrimenti.

Il caso di Milano ci ha mostrato come la più grande città italiana possa paralizzarsi a causa dei rifiuti. Nessuna amministrazione si consentirebbe il lusso di procrastinare oltre misura la soluzione del problema; quindi, deve affrontarlo. Ho citato Milano non per dire che quel caso è stato risolto nell'illegalità ma per sottolineare che vi è un alto rischio in tal senso in situazioni come questa: una città che sta per paralizzarsi deve smaltire i suoi rifiuti quotidiani e quelli arretrati, che costituiscono una mole impressionante. Posso sbagliare, perché non sono un esperto del settore, ma penso che un progetto complessivo di smaltimento dei rifiuti annuali non sia stato mai fatto nel nostro paese. Mi rendo conto di correre il rischio di sentirmi dire che come magistrato invado competenze altrui, ma voi mi avete rivolto delle domande ed io devo rispondere. Ritengo che il problema penale sia una conseguenza sotto certi aspetti naturale ed ineludibile di una carenza a monte di sistemi risolutivi. Se 100 milioni di tonnellate di rifiuti devono essere smaltiti, dovrà pur essere - mi auguro rapidamente - elaborato un progetto complessivo che stabilisca come farlo; in assenza di un sistema legale, poiché il problema non può essere dilazionato, ciascun amministratore o responsabile ricorrerà ai sistemi più rapidi o illegali.

Quanto più sale la gravità del problema e più alto diventa il profitto, tanto più specializzata è l'organizzazione criminale: ecco perché interviene la criminalità. Quando la mole dei rifiuti diventa elevata e, conseguentemente, il profitto diventa consistente, scatta l'intervento di chi è più "qualificato" a gestire questo flusso di denaro pubblico. E' ormai noto quello che disse un famoso collaboratore di giustizia a Napoli: <<ci siamo accorti che produce di più la "monnezza" che non l'eroina>>. E' una frase che ormai è rimbalzata dagli atti pubblici ai giornali ed è vero che essa è stata pronunciata: nella necessità di smaltire, è successo proprio questo.

E' aumentata o no la presenza della criminalità organizzata? Secondo me non è aumentata ma certamente non è diminuita. E' meno visibile perché, come è stato giustamente detto, il problema è stato posto all'attenzione di tutti, soggetti privati, organismi ed istituzioni pubbliche che si sono impegnate molto di più, soprattutto negli ultimi due anni. C'è stata una maggiore sensibilizzazione e qualcosa si è fatto. Tutto ciò fa affinare i sistemi di intervento della criminalità organizzata, che ora è meno imprudente. Abbiamo quindi società che prima erano chiaramente collegate alla criminalità organizzata e che oggi possono essere in odor di mafia ma non in modo visibile, per cui le indagini diventano più difficili.

Queste attività, per l'alto livello di profitto che garantiscono alla criminalità organizzata e a chiunque entri nel settore, portano inevitabilmente a parlare di un altro settore di illegalità, quello del riciclaggio. L'indagine diventa ancora più difficile, per cui la risposta è che la criminalità organizzata è presente non in maniera esclusiva ed assorbente, ma certamente in misura preoccupante.

Per questo abbiamo dato il nostro contributo a tutte le procure distrettuali offrendo i risultati di un monitoraggio che contiene dati, notizie, informazioni, nomi di società, precedenti, che sta rendendo più agevoli le indagini a molti colleghi.

Quanto alle discariche, dovrei invadere un campo non mio. Non posso dire se il sistema delle discariche rispetto a quello dei bruciatori o degli inceneritori sia causa di una maggiore illegalità; posso solo ribadire - perché di questo sono profondamente convinto - che la mancanza di un progetto, quale che sia, si fa sentire. Sarà il momento legislativo e quello amministrativo che dovranno decidere che tipo di soluzione dare al problema delle 100 milioni di tonnellate di rifiuti. Ma quel progetto deve essere elaborato con immediatezza; mi piace a questo proposito richiamare un passo della relazione che ho citato. Non ci troviamo di fronte a situazioni di assoluta carenza normativa come quelle che noi, pretori dell'epoca, affrontammo negli anni sessanta, quando fummo costretti a fronteggiare grandi problemi di inquinamento con norme inadeguate. Mi occupai dell'inquinamento del mare servendomi della legge sulla pesca, che con l'inquinamento da piombo tetraetile o tetrametile non aveva nulla a che vedere. In seguito, una legge quadro ci ha fornito qualche strumento.

Quello che secondo me è accaduto nel nostro paese è collegabile con quanto è successo in tanti altri settori: un abbassamento sensibile della tenuta della moralità e della legalità complessive. In particolare, non hanno funzionato i momenti di prevenzione e di controllo amministrativo. Ecco perché nella mia relazione introduttiva vi ho detto che abbiamo riscontrato numerosissime indagini presso le procure ordinarie e circondariali per reati ambientali e per delitti come falsificazione di atti e corruzione. Questa rete di illegalità diffusa si è quindi rafforzata non tanto in collegamento al sistema di smaltimento, quanto soprattutto per la corruzione diffusa che ha consentito che ingenti quantitativi di rifiuti, spesso visibilissimi, si spostassero in modo capillare sul territorio e senza il minimo controllo. Questo fenomeno è lievitato, generando profitti altissimi ed attirando l'attenzione della criminalità organizzata, che si è impadronita degli affari più lucrosi.

Sulla carenza degli impianti di smaltimento credo di aver risposto: è un problema che va affrontato nella sede opportuna.

Quanti hanno contribuito al quadro di illegalità? Anche qui credo di aver risposto: sono molti e un po' dovunque nella nostra amministrazione.

Il problema dei rifiuti riguarda tutto il mondo: è stato creato dalla società moderna la quale, con il benessere, ha generato anche un livello molto alto di produzione di rifiuti. Per quanto mi risulta - non posso essere preciso come per l'Italia - il problema rifiuti nei termini che ho descritto è eminentemente italiano. Anche gli Stati Uniti d'America hanno dovuto affrontarlo, insieme con quello della mafia; il sindaco di New York se ne è occupato di recente. Dalle notizie che ci pervengono sembra che l'abbia risolto in modo abbastanza apprezzabile, nel senso che si è temuto l'ingresso della criminalità organizzata nel settore; un timore analogo si è registrato in Francia e proprio la società che è stata prima citata - sulla quale dirò qualcosa tra poco - è stata giudicata come "toccata" dalla criminalità organizzata.

Il problema all'estero si pone diversamente non perché si producano meno rifiuti ma perché questi ultimi sono prodotti in modo più ordinato e secondo progetti validi di smaltimento, cosa che in Italia ancora non c'è.

Quali sono le aree più toccate dal fenomeno nel nostro paese? Ripeto che il flusso va da nord a sud. Le regioni maggiormente colpite da quelle che definisco, più che guasti, devastazioni ambientali sono la Campania, la Calabria, in parte la Puglia. In Basilicata abbiamo individuato discariche abusive ma ci stiamo interessando soprattutto del problema dei rifiuti nucleari. E' un problema che il procuratore Pace, che oggi opera a Trieste, aveva affrontato con molta competenza ed incisività. Bisognerà completare quelle indagini e verificare se ed in che misura vi siano stati guasti dovuti a quel tipo di rifiuto.

A questo proposito, forse vale in modo ancora più pressante la mia considerazione precedente: abbiamo cominciato a produrre rifiuti nucleari radioattivi senza un progetto di smaltimento. Non voglio assolutamente entrare nella polemica "nucleare sì - nucleare no": dico "sì" al nucleare se lo Stato decide in questo senso, ma nel momento in cui si è fatta questa scelta non ci si doveva permettere il lusso di non pensare in tempi utili che esso produceva e produce scorie che devono essere smaltite in modo indolore per la società. Visto che comunque ciò deve essere fatto, si agisce sul piano dell'illegalità e della criminalità: se è vero che sono stati scaricati in mare rilevanti quantitativi di scorie - e noi lo scopriremo perché le indagini sono in corso - ciò è avvenuto perché il sistema ordinario non ha funzionato, visto che non sono stati adeguatamente predisposti i controlli preventivi.

I livelli di responsabilità amministrativa, politica ed imprenditoriale esistono, sono gravi e sono diffusi: se avesse funzionato il sistema di controllo amministrativo (è una regola che vale per tutto, anche per Tangentopoli) e se avessero agito gli anticorpi naturali, per così dire, ciò non sarebbe accaduto. Se - come mi auguro - prenderà piede un maggiore controllo amministrativo, anche noi magistrati saremo tenuti ad intervenire di meno, a parlare di meno, a lavorare di meno: ma questo dipenderà dalla situazione del paese.

Quanto alla Waste Management, nella precedente audizione (ricordo peraltro che si verificò un incidente forse dovuto alla mia impreparazione a frequentare questo tipo di aule) riferii che la società era stata accusata di collusioni con la mafia da movimenti americani, mentre la Francia l'aveva respinta perché accusata di connivenze mafiose; in Italia essa era presente ed aveva conglobato numerosissime società. In quella circostanza dissi che, senza criminalizzare nessuno - tanto meno una società come la Waste Management - avremmo fatto sviluppare indagini conoscitive e preliminari, cosa che poi è avvenuta. Non sono emersi elementi tali da consentire qualsiasi tipo di accusa verso questa società; anche dall'estero ci sono pervenute notizie rassicuranti.

Il magistrato è tenuto a svolgere attività di indagine, il giudice ad emettere giudizi, ma mai abbiamo ritenuto di poter accertare sempre e comunque la verità assoluta: più di questo non posso dire. Allo stato, devo ribadire in questa sede che gli accertamenti non hanno evidenziato elementi tali da consentirci di formulare accuse nei confronti di questa società.

Sul problema delle scorie radioattive, credo di aver già detto che esso si pone per la Basilicata ma anche per la Calabria e, in genere, per ogni zona. C'è urgente bisogno di una previsione normativa che offra la soluzione del problema. Non basta, ad esempio, vietare lo smaltimento dei rifiuti in un certo modo; secondo me è indispensabile far funzionare il tipo più corretto di smaltimento. Mi risulta, per esempio, che all'estero le scorie nucleari siano state smaltite in un certo modo (si potrà discutere perché tutto è discutibile), per esempio collocandole nei ghiacciai, con sistemi particolarmente protetti; si sa dove sono state collocate ingenti quantità di scorie radioattive. Nel nostro paese sono arrivate scorie provenienti dall'estero ma ancora non sappiamo in che quantità né dove siano state smaltite.

Quanto al coordinamento delle forze di polizia, lo abbiamo assicurato con l'indagine cui ho fatto riferimento e che si è conclusa, almeno in una prima fase, con l'azione dei ROS, della Guardia di finanza e della Guardia forestale dello Stato. Il coordinamento funziona in Italia quando un organo giudiziario lo assicura mediante una direzione; credo che il legislatore sia partito proprio da questa conoscenza storica per dare vita alla Procura nazionale antimafia. Per il settore che ci riguarda, dobbiamo garantire il coordinamento; laddove non esiste un coordinatore sovraordinato, il coordinamento non funziona. Nel nostro settore, lo abbiamo garantito, perché i risultati parlano chiaro: abbiamo acquisito tutte le indagini anche se provenienti da corpi di polizia diversi. Credo però che non si possa parlare di autocoordinamento, mentre continua a funzionare lo scambio di informazioni tra le varie forze di polizia.

Sul problema delle municipalità e delle agenzie, devo dire che ho una ricca esperienza sul piano soprattutto culturale (salvo una brevissima parentesi, non ho mai fatto politica attiva) e credo moltissimo nella partecipazione dei soggetti e dei comitati: ho citato la Legambiente, che ha dato un grande contributo all'attività della procura nazionale; credo di meno alla creazione di soggetti a composizione mista. Il motivo è che credo moltissimo nello Stato e nelle sue articolazioni. Il nostro paese ha elaborato un'organizzazione che fa invidia a molti Stati e non solo europei; a livello di organizzazione antimafia, per esempio, il nostro apparato è unico al mondo. Vi sono organi di polizia specializzati, procure distrettuali, nazionali e ordinarie... (Commenti del senatore Asciutti).

PRESIDENTE. Per porre fine all'ilarità dei commissari, dirò che l'Italia non è l'unico paese al mondo che ha una operatività della mafia sul suo territorio, anche se quella italiana è una mafia con connotazioni storiche a tutti note.

ALBERTO MARITATI, Procuratore nazionale antimafia aggiunto. Se è per questo, vi dico che purtroppo l'Italia non è il paese delle mafie. Noi abbiamo esportato organizzazioni di questo genere in tutto il mondo, dal Canada, all'Australia, al Sud America. Esistono però all'estero organizzazioni che fanno paura anche a quelle italiane. Cito soltanto quella russa, la turca, la cinese, la giapponese, nonché quelle sudamericane e centroamericane. E' stato comunque riconosciuto non che siamo più bravi, ma che abbiamo avuto un'esperienza che ci ha indotto a muoverci con maggiore rapidità.

Tornando ad una precedente domanda, non credo nella validità o nell'utilità di un'agenzia in cui siano coinvolti magistrati, uomini politici, espressioni della società civile, perché il magistrato ha già compiti così gravosi e delicati che ritengo debba restare nel suo alveo, lavorare (di lavoro c'è né tanto) e produrre. Ben vengano, naturalmente, gli altri soggetti, garantiti dalla Costituzione, quindi con tutto il diritto di esistere: lavorino e siano di stimolo, come una sorta di input per l'attività della magistratura e, quando necessario, esercitino anche un controllo attraverso una critica libera, puntuale e costruttiva. Non giudico però utile l'innesto di magistrati con altri soggetti della società, politici o amministrativi.

Quanto alla legislazione, sono convinto (l'ho già detto l'altra volta e lo ripeto in ogni circostanza) che oggi vi sia una forte sperequazione tra l'impegno culturale e sociale in atto nel nostro paese nel settore dell'ambiente e della sua difesa e gli strumenti legislativi: abbiamo una procura nazionale, procure distrettuali, polizie di ogni livello, nonché un Parlamento che istituisce una Commissione d'inchiesta dapprima monocamerale ed oggi bicamerale; vi è un movimento fortissimo, anche in seno al Parlamento, che mi sembra ormai trasversale, volto alla difesa della natura, ma nonostante ciò continuiamo a constatare non danni ma veri e propri dissesti ambientali, cui non fa seguito la previsione normativa di un delitto ambientale. Basti pensare che si punisce molto più severamente una rapina o uno scippo (reati che hanno un'indiscussa portata di illegalità e di offensività) piuttosto che una devastazione ambientale.

Si tratta di una sperequazione, di un ritardo di cui non riesco a comprendere la causa: forse dipende dal fatto che questo tipo di illegalità diffusa incide sul mercato, che in parte è ammalato ma che va difeso; questa è un'ipotesi, sia pure negativa, che avanzo.

GIUSEPPE SPECCHIA. Non è un'ipotesi sbagliata.

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Maritati e do la parola agli altri colleghi che intendono porgli domande.

GIOVANNI LORENZO FORCIERI. Devo rilevare che il secondo intervento del procuratore Maritati ha sostanzialmente fornito una risposta alle osservazioni che intendevo svolgere per chiedere semplicemente un chiarimento sul flusso di 100 milioni di tonnellate di rifiuti, che non è tutto illegale ma costituisce il movimento complessivo.

Nello stesso tempo, l'esposizione del dottor Maritati ha sollecitato altre riflessioni che mi permetto di svolgere chiedendo innanzitutto scusa al presidente ed allo stesso dottor Maritati per l'eventuale estemporaneità delle posizioni che potranno emergere, tenuto anche conto che quella odierna è la prima seduta della Commissione.

Mi rendo conto che, avendo già operato nella precedente legislatura una Commissione monocamerale d'inchiesta di cui facevano parte molti dei componenti di questa Commissione, si possa pensare che si tratti quasi di un proseguimento di attività. In realtà, la nostra è una nuova Commissione, istituita con una legge dell'aprile di quest'anno e credo che, così come ci apprestiamo ad approvare il nostro regolamento, sia anche giusto svolgere una riflessione preliminare sulla conduzione e soprattutto sul programma dei lavori.

Questa riflessione mi viene sollecitata in particolare da due affermazioni del procuratore Maritati, rese una nella prima ed una nella seconda parte della sua esposizione. La prima è quella relativa all'immagine, parzialmente corretta nel prosieguo dell'esposizione, secondo cui siamo di fronte - se ho ben compreso - ad un'illegalità diffusa di medio e di basso livello, cui si affianca un'attenzione della criminalità organizzata (com'è naturale, in presenza di un cospicuo business).

Intendo riallacciarmi alla domanda posta dal collega Specchia, che credo fosse pertinente di fronte ad un'analisi di situazione di questo tipo: se si è in presenza di un'illegalità diffusa di medio e di basso livello, credo che il sistema di smaltimento dei rifiuti non sia indifferente rispetto alla presenza e alla diffusione o meno di una criminalità di questo tipo. E' evidente, per esempio, che un sistema rozzo che non richiede tecnologie né particolari precauzioni, come è quello delle discariche, favorisce un certo tipo di presenze criminali, mentre si può affermare che altri sistemi favoriscano diversi tipi di criminalità.

Chiedo quindi una precisazione della risposta data, che mi è sembrato non cogliesse appieno quello che era, a mio avviso, il significato della domanda del senatore Specchia, che in questo momento faccio mia.

L'altra questione su cui intendo soffermarmi è riferita alla considerazione, a mio avviso altrettanto pregnante, della mancanza di un progetto complessivo in ordine allo smaltimento, circostanza che favorisce l'illegalità. E' questa un'affermazione molto pesante, corposa: siamo di fronte ad un fenomeno di illegalità diffusa, cui si affianca la criminalità organizzata, e questo fenomeno è favorito dalla mancanza di un progetto complessivo. Se tale affermazione è condivisa dalla presidenza e dai membri della Commissione, credo che essa dovrebbe guidarci nell'elaborazione del nostro programma di lavoro. Ritengo, infatti, che il nostro compito debba essere prevalentemente, come prevede la legge istitutiva, quello di dare un forte contributo di conoscenza e di proposta, affinché questo disegno complessivo venga tempestivamente e rapidamente definito e posto in essere.

Se quell'affermazione è vera (e credo che lo sia), ritengo che questa sia la via migliore per attuare una lotta efficace alla diffusione della criminalità che, in assenza di interventi, sale inevitabilmente dal livello medio-basso ad uno più elevato e diventa criminalità organizzata.

Scusandomi fin d'ora se tra breve sarò costretto ad allontanarmi a causa di un impegno concomitante, devo dire che di questo elemento vorrei fare, al di là dell'audizione di questa mattina, un oggetto di confronto all'interno della Commissione, perché ritengo sia fondamentale l'indirizzo da conferire ai nostri lavori.

PRESIDENTE. Per quanto concerne gli interrogativi generali che lei ha posto nel suo intervento, credo che sarà utile (eventualmente quando avremo svolto una parte del nostro lavoro, con audizioni e missioni, ma comunque entro settembre), istituire, come peraltro prevede la legge istitutiva della Commissione, gruppi di lavoro tematici, nel cui ambito questo tipo di riflessioni potrà trovare maggiore spazio in un contesto di minore formalità.

Ritengo pertanto che una prima risposta alle esigenze da lei prospettate possa essere data, appunto, da un'articolazione della nostra Commissione in gruppi di lavoro.

Quanto ai temi su cui lei ha richiesto delle precisazioni, credo sia in qualche modo improprio chiedere al dottor Maritati una risposta di carattere più tecnico a proposito del rapporto tra sistemi di smaltimento...

GIOVANNI LORENZO FORCIERI. No, presidente, ho chiesto un'altra cosa!

PRESIDENTE. Mi sembrava di aver compreso che lei intendesse riprendere una domanda già posta dal collega Specchia, relativa a quanto il sistema di smaltimento incida in qualche modo sulla diffusione della criminalità. Siccome lei ha rivolto la domanda anche alla presidenza...

GIOVANNI LORENZO FORCIERI. Mi rivolgevo anche al nostro cortese ospite.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda la presidenza, vorrei osservare, rifacendomi peraltro alle conclusioni dell'attività della Commissione monocamerale, che quest'ultima sottolineò già come un basso livello tecnologico (parlo non soltanto della tecnologia connessa al ciclo dei rifiuti, ma anche di quelle disponibili per le amministrazioni centrali e periferiche) consenta sicuramente una maggiore penetrazione della criminalità organizzata laddove essa controlla aree di territorio.

Questa fu la risposta data dalla Commissione monocamerale, che ovviamente condivido. Ascolteremo comunque anche le considerazioni del dottor Maritati.

MICHELE CAPPELLA. Il dottor Maritati ha affermato che la mafia non esercita ancora un controllo complessivo del territorio nazionale e che quindi la sua penetrazione si manifesta in forme "episodiche" e comunque come un fenomeno estremamente preoccupante, considerata anche l'ingente entità di mezzi finanziari che entrano in gioco in questo settore.

Chiedo allora al dottor Maritati, sulla base della sua esperienza e della sua analisi, se sia possibile desumere, all'interno di questo non controllo totale del territorio nazionale, quale sia (se c'è), tra le mafie, la più interessata a quest'attività.

Vorrei inoltre sapere se, tra le attività che la mafia svolge in questo settore, essa si rivolga in modo particolare a qualche tipizzazione particolare di rifiuti, quindi se vi sia una specializzazione nel trasporto e nel trattamento dei rifiuti in forme illegali.

AUGUSTO CORTELLONI. Sono molto soddisfatto di quest'ultima domanda, anche perché francamente - chiedo scusa al presidente e al dottor Maritati - non avevo ancora compreso se si stesse parlando di criminalità organizzata in generale oppure di organizzazioni criminose di stampo mafioso. Mi sembra che il tema di oggi dovrebbe attenere maggiormente a quest'ultimo aspetto.

Da questo punto di vista, mi interessa sapere dal procuratore Maritati come si qualifichi il fenomeno dell'organizzazione mafiosa in questo settore e come questo tipo di organizzazione criminale si differenzi dalle altre associazioni criminose. Chiedo inoltre quali coinvolgimenti siano stati accertati di politici, amministratori, magistrati e rappresentanti delle forze di polizia in attività che vengono individuate come tipiche di organizzazioni criminali di stampo mafioso.

PRESIDENTE. Poiché non vi sono altri colleghi che intendono rivolgere domande al procuratore Maritati, ne porrò io stesso alcune, premettendo che rientrava ovviamente nella piena libertà dello stesso dottor Maritati esprimere valutazioni riferite in generale agli aspetti illeciti del traffico di rifiuti, rispondendo poi ai quesiti particolari posti dai colleghi.

Mi inserisco anch'io in questa scia, per chiedere se, nell'ambito dell'attività di coordinamento antimafia della procura di cui il dottor Maritati è titolare, siano state in qualche modo seguite e valutate alcune rivelazioni fatte da pentiti (penso a quelli del clan dei Casalesi) nel corso di dibattimenti, che davano indicazioni estremamente significative su dove erano seppelliti alcuni rifiuti pericolosi.

Vorrei inoltre sapere se, nell'ambito della sua attività di coordinamento, la Procura nazionale antimafia abbia seguito con attenzione questo tipo di rivelazioni, a mio avviso estremamente preoccupanti, al di là del fatto che quella criminale si connoti in questo caso come attività di stampo camorristico, proprio per la devastazione dell'ambiente e per i potenziali danni arrecati alla salute dei cittadini.

Un'ulteriore domanda riguarda un collaboratore di giustizia siciliano, Leonardo Messina, il quale avrebbe dichiarato che una parte dei rifiuti gestiti da Cosa nostra, in particolare quelli radioattivi, avrebbe avuto come meta l'ex miniera di sale di Pasquasia.

Infine, vorrei sapere dal dottor Maritati se, nell'ambito dell'attività di coordinamento, gli consti una penetrazione della criminalità di tipo mafioso nelle province del basso Lazio e in Abruzzo, sempre in connessione a traffici illeciti di rifiuti.

Concludo, ricordando che, sulla base di alcune delle preoccupazioni che ho manifestato, l'ufficio di presidenza della Commissione ha approvato un programma di lavori che prevede una serie di missioni in varie regioni d'Italia, proprio allo scopo di verificare de visu le diverse realtà riscontrabili sul nostro territorio.

ALBERTO MARITATI, Procuratore nazionale antimafia aggiunto. Ringrazio anzitutto il senatore Forcieri per il suo intervento, ascoltando il quale mi sono reso conto che egli ha inteso perfettamente ciò che ho detto. In particolare, il senatore Forcieri ha posto l'accento su quello che, a mio avviso, rappresenta il clou del problema. Non intendo certo sottrarmi al dovere di fornire una risposta, ma non sono in condizioni di dire se il tipo di smaltimento adottato oggi sia migliore di quello che si sarebbe potuto adottare in passato o che si potrebbe adottare in futuro. Un dato è certo: esso è inadeguato. In tale inadeguatezza individuo una causa dell'illegalità diffusa, di quella che ho definito di basso e medio livello, riferendomi cioè alle violazioni delle norme della legge quadro e di quelle del codice penale, con particolare riguardo ai reati emersi più frequentemente, cioè quelli di corruzione e di falso. Questa situazione è causata soprattutto dall'esistenza di un sistema complessivo inadeguato. Se produciamo 100 milioni di tonnellate di rifiuti, dobbiamo sapere in partenza in che modo smaltirli, evitando di cumulare arretrato perché quest'ultimo crea altro arretrato, fino a determinare situazioni di emergenza; è evidente che quest'ultima porta comunque ad operare in violazione di certi principi fondamentali.

Ripeto: non intendo sottrarmi ad una risposta che pure mi è stata richiesta, ma vi dico con sincerità che non so dirvi in che modo vadano smaltiti i rifiuti (fra l'altro, non è compito del magistrato indicare soluzioni di questo genere). In assenza di un sistema complessivo adeguato, la criminalità, a livello basso, medio ed alto, non può che svilupparsi, proprio perché in questa situazione trova un terreno di coltura.

Un progetto complessivo dovrà dunque essere predisposto perché, altrimenti, non risolveremo mai nulla.

Quanto al discorso sulla presenza episodica della mafia, ribadisco che il concetto di episodicità ha più che altro un significato giuridico e giudiziario: si tratta, in sostanza, di singoli episodi, non di un complesso di attività tutte gestite in maniera organica dalla mafia, come può essere, ad esempio, in Calabria ed in Sicilia, il settore delle estorsioni. Per queste ultime - il discorso, in alcune zone, riguarda anche l'usura - si riscontra in determinate realtà una regia unica che crea un sistema di monopolio, nel senso che la criminalità organizzata di tipo mafioso gestisce le estorsioni, appunto, con criteri monopolistici. Nel settore dello smaltimento dei rifiuti, ripeto, non abbiamo riscontrato, per nostra fortuna, una presenza complessiva. La mafia o le organizzazioni criminali di tipo mafioso, come è più corretto dire, sono presenti in alcuni grossi affari. Rispondo così alla domanda sulla specializzazione in alcuni settori; ripeto: non abbiamo una presenza della criminalità organizzata che gestisca anche un solo episodio dall'inizio alla fine del ciclo, cioè dal prelevamento dei rifiuti allo smaltimento. Abbiamo, ad esempio, la presenza di società in odore di mafia o che riciclano il denaro proveniente dall'affare; vi sono società di trasporto gestite da personaggi certamente affiliati a livello basso, ma che comunque rispondono a chi gestisce le grandi società di trasporti; abbiamo un sistema marginale, ma non tanto, di garanzia affinché l'esito delle operazioni illegali vada a buon fine, nel senso che un'organizzazione criminale assicura il trasporto ed il trasferimento dei rifiuti su un certo territorio, ad esempio quello pugliese, fino alla destinazione del quantitativo di rifiuti da smaltire, senza che accada nulla. Si tratta di una garanzia, di una sorta di protezione; l'organizzazione criminale, ad esempio, potrebbe intervenire soltanto con riferimento a questo aspetto, conseguendo ovviamente un guadagno. Quindi, non vi è una specializzazione nel settore.

Nel napoletano si è verificato un qualcosa di più complesso, nel senso che la famiglia o le famiglie interessate sono state invitate a risolvere il problema; quindi, hanno acquistato un terreno, aree molto ampie destinate all'agricoltura o addirittura ad attività di produzione, ad esempio nel settore dell'allevamento ittico, e lo hanno utilizzato per far sparire, in maniera illegale e devastante per il territorio, ingenti quantitativi di rifiuti.

In definitiva, il concetto di episodicità si riferisce a singoli casi che dimostrano la presenza della criminalità organizzata. Ho poi parlato di livelli alti, nel senso che, quando queste attività cominciano a determinare una lievitazione in termini di profitti, nasce la necessità di far fruttare ulteriormente questi ultimi, per cui la società che recepisce il denaro di provenienza illegale lo investe, lo ricicla. Si tratta, in sostanza, di vari fenomeni o di fasi di un fenomeno complesso ed articolato, rispetto alle quali la criminalità organizzata non è presente interamente, non è presente localmente.

E' stato chiesto, con riferimento al rapporto tra mafia e criminalità organizzata, se quest'ultima abbia una sua struttura particolare. Posso dire, anzitutto, che è sicuramente più corretto parlare di criminalità organizzata di tipo mafioso, visto che storicamente la mafia nel nostro paese - si tratta di un dato noto a tutti - è quella che definiamo Cosa nostra, cioè la mafia siciliana, una mafia che proviene da lontano, che opera da secoli sul nostro territorio. Accanto a questa, ci sono altre organizzazioni criminali storiche e tante altre organizzazioni di tipo nuovo. Proprio per combattere il fenomeno nella sua complessità, il legislatore ha previsto la figura della criminalità organizzata di tipo mafioso, per indicare quella forma di criminalità che adotta i sistemi della mafia, in particolare il controllo del territorio, l'omertà, l'intimidazione e l'uso della violenza.

In definitiva, nel settore specifico la presenza della criminalità organizzata è stata riscontrata in questi termini: gruppi organizzati di tipo mafioso che, tra le altre attività, hanno sviluppato quella del traffico illegale di rifiuti e di tutto ciò che ad esso è connesso, senza tuttavia assumere una connotazione particolare con riferimento allo specifico settore.

Passo, infine, a rispondere alle domande del presidente. E' vero che nel settore della criminalità organizzata campana sono state rese dichiarazioni da collaboratori di giustizia provenienti dal clan dei Casalesi, i quali hanno consentito l'individuazione di depositi su vaste aree del territorio campano. Abbiamo seguito le rivelazioni e coordinato le conseguenti attività; in particolare, vi è stato un coordinamento tra Napoli e Roma, oltre che con le zone del viterbese e di Cassino. In questo modo, abbiamo facilitato enormemente lo sviluppo delle indagini, alcune delle quali sono già culminate nella fase dibattimentale mentre altre sono in via di sviluppo.

Anche a Palermo abbiamo acquisito collaborazioni; in particolare, un collaboratore ha consentito di rafforzare la richiesta di custodia cautelare a carico di numerosi indagati, tra cui personaggi implicati nel ciclo di smaltimento e di trasporto di rifiuti da regioni del nord Italia. Si tratta di un'indagine giunta ormai alla fase dibattimentale, che ha prodotto - e sicuramente continuerà a produrre - la possibilità di approfonditi accertamenti.

Quanto alla richiesta di chiarimenti relativa alla penetrazione mafiosa nelle province del basso Lazio e in Abruzzo, si tratta di una domanda molto interessante, che tuttavia non può ricevere una risposta puntuale. La criminalità organizzata di tipo mafioso, le nostre mafie storiche hanno ricevuto negli ultimi anni nel nostro paese una risposta repressiva molto dura e - devo dire - molte volte adeguata, grazie all'organizzazione che lo Stato si è data ed allo sforzo enorme profuso a livello complessivo, non solo dai magistrati ma anche dalle forze di polizia e dalla società civile, che si è organizzata con coraggio. Ci sono stati momenti politici e civili che hanno dato e stanno fornendo un grosso contributo. Non possiamo sempre dire che tutto va male, visto che abbiamo offerto questa risposta, alla quale le mafie più antiche cercano, a loro volta, di replicare, per garantirsi la sopravvivenza e lo sviluppo dei loro interessi. Per questo, si diffondono ancora di più sul territorio. Latitanti o personaggi che vogliono continuare a svolgere il loro lavoro, anche di dirigenza, a distanza, oltre che nelle regioni fortemente inquinate (penso, per esempio, al Piemonte, alla Lombardia e all'Emilia Romagna, dove si registra una cospicua presenza di cosche mafiose), si stanno inserendo anche in regioni una volta isole felici. Mi riferisco, per esempio, alla Basilicata, all'Abruzzo ed al Lazio, quest'ultima molto meno felice di quanto siano le altre. Le presenze di tipo mafioso in queste regioni sono state segnalate; le procure distrettuali, che non sono molto attrezzate, sono seguite anche da noi, sempre disponibili a fornire un contributo, nella misura in cui ciò è possibile. Certo, è tutto ancora da scoprire, ma quello che lei dice è vero: ci sono presenze piuttosto allarmanti o che, comunque, ci impongono di stare all'erta, anche in queste regioni.

PRESIDENTE. A nome della Commissione, ringrazio il dottor Maritati per il contributo offerto ai nostri lavori.

Ci riserviamo di ascoltare in altra occasione il nostro ospite e gli chiediamo di farci pervenire tutti quegli atti che, in base al rapporto che egli ha stabilito con il Parlamento, potrà ritenere utili ai fini dello svolgimento della nostra attività, con particolare riguardo alle questioni più specifiche legate alla penetrazione della criminalità organizzata di tipo mafioso in determinate realtà. In sostanza, vorremmo partecipare ad una sorta di "coordinamento" - lo dico tra virgolette, attesa la distinzione di compiti istituzionali - sì da poter essere costantemente informati dell'attività della Procura nazionale antimafia in questo settore.

 

Esame del regolamento interno.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame del regolamento interno della Commissione.

Avverto che la discussione avrà luogo sullo schema di regolamento predisposto dall'ufficio di presidenza, che ricalca sostanzialmente quello in vigore in altre Commissioni bicamerali d'inchiesta, ad eccezione di due punti che presentano caratteri specifici. Mi riferisco, in particolare, al comma 5 dell'articolo 12, in base al quale il segreto funzionale riguardante atti e documenti acquisiti dalla Commissione in riferimento ai reati di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale non può essere opposto ad altre Commissioni parlamentari d'inchiesta, nonché al Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato.

La seconda peculiarità riguarda il comma 4 dell'articolo 13, il quale prescrive che, in occasione di attività di una delegazione della Commissione effettuate fuori sede, la Commissione stessa può conferire mandato al presidente di predisporre atti di carattere istruttorio che si rendano opportuni in relazione alle finalità proprie della Commissione.

Do lettura della proposta del regolamento interno:

TITOLO I

NORME APPLICABILI

ART. 1.

(Norme applicabili).

1. La Commissione svolge i suoi compiti secondo i principi e le finalità stabiliti dalla legge 10 aprile 1997, n.97, istitutiva della Commissione, di seguito denominata "legge istitutiva".

Per il suo funzionamento si applicano le norme del presente regolamento.

TITOLO II

ORGANIZZAZIONE DELLA COMMISSIONE

ART. 2.

(Composizione e durata).

1. La Commissione, composta secondo le modalità di cui all'articolo 2 della legge istitutiva, dura in carica per la durata prevista dall'articolo 1, comma 2, della medesima legge e comunque fino alla presentazione della relazione finale al Parlamento.

2. La Commissione può organizzare i suoi lavori anche attraverso uno o più comitati. Il presidente nomina i componenti sulla base della designazione dei gruppi presenti in Commissione, tenendo conto della loro consistenza numerica ed in modo tale che ciascuno di essi deve comunque essere rappresentato.

ART. 3.

(Sostituzione dei componenti della Commissione).

1. In caso di impedimento definitivo, di dimissioni dalla Commissione, di assunzione di un incarico governativo o di cessazione del mandato parlamentare, i componenti della Commissione sono sostituiti da altri parlamentari nominati con gli stessi criteri e la stessa procedura di cui all'articolo 2 della legge istitutiva.

2. Non sono ammesse sostituzioni temporanee dei componenti la Commissione.

ART. 4.

(Partecipazione alle sedute della Commissione).

1. Non è ammessa la partecipazione alle sedute della Commissione di parlamentari che non ne facciano parte o di altri estranei, fatta eccezione per i componenti della segreteria di cui all'articolo 20 e dei collaboratori di cui all'articolo 21 e salvo quanto disposto dagli articoli 13, 14 e 15.

ART. 5.

(Ufficio di presidenza).

1. L'ufficio di presidenza è composto dal presidente della Commissione, che lo presiede, dai vicepresidenti e dai segretari.

2. Salvo quanto previsto dall'articolo 7, il presidente può convocare alle riunioni dell'ufficio di presidenza i rappresentanti designati dai gruppi quando lo ritenga opportuno o ne sia fatta richiesta da parte di un rappresentante di gruppo.

ART. 6.

(Funzioni del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari).

1. Il presidente della Commissione la rappresenta, la convoca e ne presiede le sedute, regolando le discussioni e le votazioni secondo le norme del presente regolamento. Convoca l'ufficio di presidenza con le procedure di cui all'articolo 8. Esercita gli altri compiti attribuitigli dal presente regolamento.

2. I vicepresidenti collaborano con il presidente e lo sostituiscono in caso di assenza o di impedimento. I segretari verificano i risultati delle votazioni e sovrintendono alla redazione del processo verbale.

3. Nei casi di necessità ed urgenza, il presidente esercita i poteri spettanti all'ufficio di presidenza, riferendo entro 48 ore all'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi.

ART. 7.

(Funzioni dell'ufficio di presidenza).

1. L'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, predispone il programma ed il calendario dei lavori della Commissione.

Il programma ed il calendario sono comunicati alla Commissione: qualora nell'ufficio di presidenza non si raggiunga un accordo unanime, essi sono predisposti dal presidente sulla base delle proposte prevalenti e comunicati alla Commissione.

2. L'ufficio di presidenza delibera sulle spese, ad eccezione di quelle di ordinaria amministrazione, inerenti all'attività della Commissione.

TITOLO III

SVOLGIMENTO DEI LAVORI DELLA COMMISSIONE

ART. 8.

(Convocazione della Commissione).

1. Al termine di ciascuna seduta, il presidente della Commissione annuncia la data, l'ora e l'ordine del giorno della seduta successiva.

2. Nei casi in cui non sia stata data comunicazione della convocazione al termine della seduta, la Commissione è convocata dal presidente con avviso personale ai suoi componenti, diramato di norma almeno 48 ore prima della seduta. Con l'avviso di convocazione viene trasmesso ai membri della Commissione l'ordine del giorno della seduta.

3. La convocazione può essere richiesta al presidente da un terzo dei componenti per la discussione di argomenti di particolare rilevanza. In tal caso il presidente convoca la Commissione con la procedura di cui al comma 2.

4. La Commissione non può deliberare su argomenti che non siano all'ordine del giorno della seduta, salvo che non venga diversamente deciso dalla maggioranza dei due terzi dei presenti.

ART. 9.

(Numero legale).

1. Per la validità delle deliberazioni della Commissione è necessaria la presenza della metà più uno dei componenti.

2. Il presidente non procede alla verifica del numero legale se non quando ciò sia richiesto da quattro componenti e la Commissione stia per procedere a votazione per alzata di mano.

3. Se si accerta la mancanza del numero legale, il Presidente rinvia la seduta di un'ora, ovvero, apprezzate le circostanze, toglie la seduta. Qualora alla ripresa sia nuovamente accertata la mancanza del numero legale, il presidente toglie la seduta, annunciando l'ordine del giorno, la data e l'ora della seduta.

ART. 10.

(Deliberazioni della Commissione).

1. Le deliberazioni della Commissione sono adottate a maggioranza dei presenti. In caso di parità di voti la proposta si intende respinta.

2. La Commissione vota normalmente per alzata di mano, a meno che quattro componenti o uno o più rappresentanti di gruppo, che, separatamente o congiuntamente, risultino di almeno pari consistenza numerica nella Commissione, chiedano la votazione nominale.

ART. 11.

(Pubblicità dei lavori).

1. Tutte le volte che lo ritenga opportuno, la Commissione può decidere di riunirsi in seduta segreta.

2. Le delibere della Commissione vengono pubblicate negli atti parlamentari, tranne che venga diversamente deciso.

3. Per determinati documenti, notizie e discussioni, la Commissione può stabilire che i propri componenti siano vincolati dal segreto, anche per periodi determinati di tempo.

4. Delle sedute della Commissione si redige il processo verbale.

5. Dei lavori della Commissione è pubblicato un resoconto sommario. Il presidente può disporre che per determinate sedute sia pubblicato il resoconto stenografico, che viene comunque redatto per tutte le sedute.

6. Fatto salvo quanto previsto al comma 1, la stampa o il pubblico possono essere ammessi a seguire lo svolgimento della seduta in separati locali, attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

TITOLO IV

MODALITA' PROCEDURALI E STRUMENTI OPERATIVI DELL'INCHIESTA

ART. 12.

(Svolgimento dell'inchiesta. Poteri e limitazioni).

1. La Commissione procede alle indagini ed agli esami con gli stessi poteri e gli stessi limiti dell'autorità giudiziaria. Si applicano, in quanto compatibili, le norme del codice di procedura penale.

2. La Commissione può apporre il segreto funzionale su atti o documenti dalla medesima formati o acquisiti.

3. La Commissione può acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti ed inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti, nonché copie di atti e documenti relativi ad indagini ed inchieste parlamentari, anche se coperti dal segreto. In tale ultimo caso, la Commissione garantisce il mantenimento del regime di segretezza.

4. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non dovranno essere divulgati, anche in relazione ad esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono, in ogni caso, essere coperti dal segreto gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari.

5. Il segreto funzionale riguardante atti e documenti acquisiti dalla Commissione in riferimento ai reati di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale non può essere opposto ad altre Commissioni parlamentari di inchiesta, nonché al Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato.

ART. 13.

(Attività istruttoria).

1. Oltre alle indagini ed agli esami di cui al comma 1 dell'articolo 14, la Commissione può procedere ad audizioni e acquisire documentazioni, notizie ed informazioni nei modi che ritenga più opportuni.

2. I parlamentari, i membri del Governo ed i magistrati incaricati di procedimenti relativi agli stessi fatti che formano oggetto dell'inchiesta sono di norma sentiti nelle forme dell'audizione libera.

3. Le persone imputate o indiziate di procedimenti penali sono sentite liberamente ed hanno facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia.

4. In occasione di attività di una delegazione della Commissione effettuate fuori della propria sede, la Commissione stessa può dare mandato al presidente di disporre atti di carattere istruttorio che si rendano opportuni in relazione alle finalità proprie della Commissione.

ART. 14.

(Esame di testimoni).

1. La Commissione può esaminare come testimoni le persone informate dei fatti e la cui testimonianza sia ritenuta utile per lo svolgimento e la conclusione dell'inchiesta.

2. Il presidente della Commissione avverte i testimoni dell'obbligo di dire tutta la verità e rammenta loro le pene stabilite dagli articoli 366 e 372 del codice penale.

3. Le domande sono rivolte ai testimoni dal presidente ovvero dai singoli componenti della Commissione nell'ordine e nei modi fissati dal presidente. Qualora la Commissione lo deliberi, le domande potranno avere ad oggetto soltanto i fatti preventivamente esaminati in capitoli separati ed eventualmente comunicati a ciascun testimone al momento della sua convocazione. Anche in questo caso, tuttavia, il presidente della Commissione può decidere che siano rivolte ai testimoni domande utili a chiarire i fatti enunciati oppure relative ad altri fatti.

4. Le disposizioni di cui al comma 3 si applicano anche alle audizioni delle persone sentite liberamente.

ART. 15.

(Convocazione di persone che debbono essere sentite liberamente e di testimoni).

1. Le persone che debbono essere sentite liberamente sono convocate mediante ogni mezzo ritenuto idoneo.

2. I testimoni sono convocati con lettera raccomandata con avviso di ricevimento o per mezzo di un ufficiale di polizia giudiziaria. Se il testimone, regolarmente convocato, si rifiuta o omette di comparire senza che sussista un legittimo impedimento, la Commissione può ordinarne l'accompagnamento.

3. Ai testimoni è sottoposto, appena possibile, il resoconto stenografico della loro deposizione perché lo sottoscrivano. Delle eventuali richieste di rettifica è fatta menzione in calce al resoconto e di esse il presidente informa la Commissione per gli opportuni provvedimenti.

ART. 16.

(Falsa testimonianza).

1. Se il testimone commette uno dei fatti di cui all'articolo 372 del codice penale, il presidente della Commissione, premessa, se crede, una nuova ammonizione circa la responsabilità penale conseguente a questi fatti, ne fa compilare il processo verbale che quindi la Commissione trasmette all'Autorità giudiziaria competente. In nessun caso i testimoni possono essere arrestati o trattenuti in stato di arresto provvisorio dalla Commissione.

ART. 17.

(Archivio della Commissione).

1. Qualunque atto o documento che perviene alla Commissione è immediatamente protocollato a cura dell'ufficio di segreteria. Il regime di riservatezza o di segretezza dei documenti viene stabilito dal presidente al momento dell'acquisizione da parte dell'ufficio di segreteria, salva la successiva ratifica da parte dell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi.

2. Gli atti, le delibere e la documentazione completa raccolta dalla Commissione sono depositati in apposito archivio riservato. Il presidente sovrintende all'archivio, ne cura la funzionalità e adotta le misure di sicurezza che ritenga opportune.

3. Gli atti depositati in archivio possono essere consultati dai commissari e dai collaboratori della Commissione. Per gli atti non coperti da regime di riservatezza o segretezza, la consultazione è libera per tutti i parlamentari.

4. Nel caso di atti, delibere e documenti segreti, ai sensi dei commi 1 e 3 dell'articolo 11 non è consentita in nessun caso la possibilità di estrarne copia. Tale limite si applica anche per gli scritti anonimi.

ART. 18.

(Relazioni al Parlamento).

1. La Commissione conclude i suoi lavori e presenta al Parlamento la relazione finale ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge istitutiva. Possono essere presentate relazioni di minoranza.

2. Ogni volta che la Commissione ritiene di dover riferire al Parlamento, il presidente predispone una proposta di relazione ovvero incarica uno dei componenti di predisporla. La proposta viene illustrata dal presidente o dal relatore in apposita seduta. Fino a quando non è illustrato alla Commissione, il documento non può essere divulgato.

3. In nessun caso possono essere utilizzate nelle relazioni informazioni risultanti da scritti anonimi.

ART. 19.

(Pubblicazioni di atti e documenti).

1. Contestualmente alla presentazione della relazione conclusiva, la Commissione, su proposta dell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, decide quali atti e documenti formati o acquisiti nel corso dell'inchiesta debbono essere pubblicati.

TITOLO V

DISPOSIZIONI CONCLUSIVE

ART. 20.

(Sede, segreteria e dotazione finanziaria della Commissione)

1. Per l'espletamento delle sue funzioni la Commissione dispone di una sede e di un adeguato personale assegnati dal Presidente della Camera dei deputati e dal Presidente del Senato della Repubblica, d'intesa tra loro.

2. Le spese per il funzionamento della Commissione sono poste per metà a carico del bilancio della Camera dei deputati e per metà a carico del bilancio del Senato della Repubblica.

ART. 21.

(Nomine di consulenti ed esperti).

1. Al fine di consentire alla Commissione di avvalersi delle collaborazioni consentite dalla legge istitutiva per il migliore espletamento della sua attività, il presidente, su proposta dei componenti l'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, designa i collaboratori comunicandone i nominativi alla Commissione.

2. I collaboratori prestano giuramento circa l'osservanza del vincolo del segreto; svolgono gli incarichi loro affidati conformandosi alle istruzioni del presidente; possono assistere ai lavori della Commissione; riferiscono alla Commissione ogni qualvolta sia loro richiesto.

3. L'ufficio di presidenza può deliberare di corrispondere ai collaboratori un compenso adeguato alle funzioni svolte.

ART. 22.

(Modifiche al regolamento della Commissione).

1. Ciascun componente la Commissione può proporre la modifica delle norme del presente regolamento, attraverso la presentazione di una proposta redatta in articoli e accompagnata da una relazione. Il testo e la relazione dei proponenti sono stampati e distribuiti agli altri commissari.

2. Si applicano alla discussione le norme contenute nel Titolo III del presente regolamento.

Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che il termine per la presentazione degli emendamenti alla proposta di regolamento interno sia fissato per venerdì prossimo, in concomitanza con lo svolgimento dell'audizione dei rappresentanti dell'ENEA e dell'ANPA, e che il loro esame, ai fini della votazione, si svolga nella seduta di martedì 15 luglio.

(Così rimane stabilito).

Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

FRANCO GERARDINI. Mi sembra che, al di là dei due principali elementi di novità che lei ha segnalato, presidente, il regolamento sia stato già collaudato nella precedente legislatura dalla Commissione monocamerale. Credo che abbia risposto anche da un punto di vista funzionale all'attività della Commissione, per cui il gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo non ha rilievi particolari da formulare. Ci riserviamo comunque, se essi dovessero emergere, di presentare emendamenti nei termini stabiliti.

FRANCO ASCIUTTI. A nome del gruppo di forza Italia, non metto in dubbio che questo regolamento sia stato collaudato nella passata legislatura dai colleghi deputati; per noi senatori è una novità di cui prendiamo atto solo ora. Ci riserviamo quindi di esprimere le nostre valutazioni sul merito nella prossima occasione utile.

AUGUSTO CORTELLONI. Anch'io sono venuto in possesso della bozza di regolamento solo oggi ed ho avuto la possibilità di leggere soltanto il testo dei primi tre articoli. A mio sommesso parere, il termine di venerdì prossimo è un po' troppo ravvicinato, a meno che gli emendamenti eventualmente presentati non vengano discussi in una seduta successiva.

PRESIDENTE. Ho proposto che entro venerdì mattina siano presentati gli emendamenti, che verranno discussi nella seduta del martedì successivo, durante la quale speriamo di poter approvare il regolamento il cui testo tutti i commissari avranno potuto leggere in bozza.

Vorrei inoltre assicurare al collega Asciutti che la bozza di regolamento è stata stesa sulla falsariga di quello normalmente adottato dalle Commissioni bicamerali d'inchiesta, anche se è vero che si è tenuto conto dell'esperienza della Commissione monocamerale che ha operato nel corso della precedente legislatura.

FRANCO ASCIUTTI. Non era mia intenzione polemizzare.

VITTORIO MUNDI. Suggerirei, al fine di porre tutti i commissari nelle stesse condizioni, di far pervenire la bozza di regolamento anche a coloro che oggi sono assenti.

PRESIDENTE. Ho già dato disposizioni affinché la bozza di regolamento sia inviata in casella ai colleghi i quali non hanno partecipato alla seduta odierna. Tutti potranno consultarla ed eventualmente presentare emendamenti che verranno discussi nei termini che ho indicato.

FRANCO GERARDINI. Presidente, per quanto riguarda il mio gruppo, ho già provveduto a distribuire la bozza a deputati e senatori membri di questa Commissione.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e la ringrazio, onorevole Gerardini.

La seduta termina alle 13,35.

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