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CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICA

COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA

SUL CICLO DEI RIFIUTI E SULLE ATTIVITA'

ILLECITE AD ESSO CONNESSE

16.

SEDUTA DI GIOVEDI' 23 OTTOBRE 1997

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MASSIMO SCALIA

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori. *

Audizione del prefetto di Roma, dottor Giorgio Musio. *

Audizione del sostituto procuratore della Repubblica di Roma, dottor Giuseppe de Falco, del sostituto procuratore nazionale antimafia, dottor Luigi De Ficchy, e del capitano Gianni Massimo Cuneo, comandante della sezione operativa centrale del NOE dei carabinieri. *

Audizione dell'assessore all'ambiente, dottor Giovanni Hermanin De Reichenfeld, e del presidente della commissione criminalità, dottor Angelo Bonelli, della regione Lazio. *

Deliberazione relativa all'esercizio di poteri istruttori ex articolo 82 della Costituzione. *

 

La seduta comincia alle 13,30.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

 

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che la pubblicità della seduta sia assicurata anche attraverso gli impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

 

Audizione del prefetto di Roma, dottor Giorgio Musio.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del prefetto di Roma, dottor Giorgio Musio, che saluto anche ricordando trascorsi palermitani comuni (certo per lui più intensi e per me più occasionali).

Lo prego di svolgere la sua relazione avendo presenti le materie oggetto dell'inchiesta della nostra Commissione.

GIORGIO MUSIO, Prefetto di Roma. Rivolgo un cordiale saluto al presidente e alla Commissione.

Per quanto concerne le competenze del prefetto e della prefettura, preciso subito che, in ordine ai problemi delle possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nel riciclaggio e nel trattamento dei rifiuti solidi a Roma e in provincia...

PRESIDENTE. Scusi, signor prefetto, ma le ricordo che i compiti della Commissione sono più ampi della semplice questione degli illeciti, riguardando il ciclo dei rifiuti in generale: quindi, ci interessano anche il punto di vista amministrativo e i possibili riflessi di ordine pubblico. Ovviamente, rivolgiamo un'attenzione particolare ai casi di infiltrazioni della criminalità organizzata; però, in un'area grande come quella romana, ha grande rilevanza il complesso della gestione dei rifiuti, quindi non solo solidi urbani ma anche industriali, speciali e pericolosi.

GIORGIO MUSIO, Prefetto di Roma. Va bene, presidente. Nella relazione scritta che lascerò alla Commissione tratto proprio questo problema nel suo complesso, sia sotto il profilo della prevenzione e della repressione sul territorio, specifici del coordinamento delle forze di polizia, sia sotto quello dell'attività di carattere organizzativo e amministrativo in collaborazione con gli enti che, in via istituzionale, sono preposti ai settori igienico-sanitario e della protezione civile, cioè la regione, la provincia e i comuni.

Per quanto riguarda il primo dei due aspetti, dai rapporti pervenuti sull'argomento dalle forze di polizia non emergono infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore dei rifiuti. Tale circostanza è confermata anche dal nucleo operativo ecologico dei carabinieri. Le indagini della magistratura finora svolte nei confronti degli autori di illeciti commessi in questo settore hanno appurato che si è sempre trattato di episodi non riconducibili alla criminalità organizzata, intesa come collegata alla mafia, alla 'ndrangheta, alla camorra e alla Sacra corona unita, bensì a reati posti in essere da singoli o gruppi di persone che si sono prefissati di conseguire ingenti guadagni da illecite attività in questo settore, da realizzare attraverso la violazione delle norme in materia. Ma non si può escludere che dalle indagini di cui appresso possano emergere circostanze e fatti tali da far presupporre quanto meno contatti con organizzazioni criminali specializzate nel settore, che a loro volta abbiano collegamenti con i sodalizi di tipo mafioso.

Gli elementi in possesso portano ad alcune indagini svolte dalla magistratura. La procura presso la pretura di Roma sta indagando su un traffico di rifiuti provenienti da impianti di produzione nonché dalla raccolta differenziata di alcuni comuni della regione Lombardia, che tramite società commerciali operanti nel settore ambientale affluiscono in siti di smaltimento, autorizzati e non, ubicati nel circondario di Roma (Monterotondo, Pomezia, Ardea, Fiumicino, Fiano Romano e Trevignano), il tutto realizzato attraverso compiacenti impianti dichiarati di "cernita" e "recupero" che di fatto effettuato esclusivamente stoccaggio provvisorio.

Gli accertamenti esperiti in merito hanno portato, come primo esito, oltre al sequestro dei siti predetti, all'arresto del titolare della ditta nonché al provvedimento interdittivo di due mesi dell'esercizio di pubbliche funzioni a carico del funzionario responsabile dell'ufficio contratti dell'AMA di Roma, per aver consentito l'irregolare conferimento dei rifiuti in trattazione presso la discarica di Malagrotta.

Altra indagine riguarda un traffico internazionale di rifiuti speciali (farmaci scaduti) che, tramite l'intermediazione di vari personaggi e ditte di smaltimento di nazionalità italiana e straniera, dalla Svizzera, transitando per il territorio nazionale, vengono smaltiti a basso costo nei paesi dell'est.

Un'ulteriore indagine, coperta dal segreto istruttorio, riguarda l'illecita gestione dei rifiuti e in particolare il loro smaltimento nella provincia di Roma.

Il 2 aprile 1996 sono state inoltre deferite in stato di libertà 21 persone dell'amministrazione comunale di Anzio per i reati di cui agli articoli 110, 323, 328 e 416-ter del codice penale (voto di scambio mafioso) a seguito di indagini relative alla gara d'appalto per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani vinta dalla ditta Colucci Spa di Napoli.

Ciò nonostante, in relazione alla pur possibile penetrazione della criminalità organizzata nel settore, ho ritenuto opportuno convocare presso la prefettura, in data 10 giugno scorso, una riunione fra tutti gli enti interessati (regione, provincia, corpi territoriali di polizia, NOE, centro interprovinciale di polizia criminale, Corpo forestale dello Stato e Legambiente) per porre in essere una strategia comune allo scopo di prevenire il fenomeno e contrastare con prontezza ogni possibile tentativo di infiltrazione criminale (cosiddette ecomafie). Nel corso della riunione è stato ribadito che non risultano sussistenti in questa provincia infiltrazioni della criminalità organizzata; tuttavia, al fine di effettuare un costante monitoraggio della situazione, si è ritenuto opportuno costituire presso la prefettura un "tavolo permanente" ove scambiarsi e far confluire informazioni utili per conoscere la portata reale del fenomeno ed opporre quindi un'efficace azione di contrasto.

In tale occasione, ho richiesto alle forze di polizia operanti in Roma e provincia un potenziamento dei servizi di vigilanza e un'intensificazione del piano di controllo coordinato del territorio, a supporto dell'attività svolta dall'amministrazione provinciale, cui il decreto Ronchi attribuisce compiti di vigilanza e sanzionatori in materia, in attesa che quest'ultima porti a compimento il processo di riorganizzazione dei servizi attualmente in corso per l'espletamento delle nuove competenze. E' un'attività di supporto all'amministrazione provinciale.

PRESIDENTE. La Commissione ha ascoltato di recente, nella sua qualità di rappresentante dell'Unione delle province italiane, l'assessore all'ambiente della provincia di Roma. E' emerso, quindi, che dal punto di vista dell'attività di controllo pressoché tutte le province italiane sono fortemente sotto organico, per cui, nei fatti, tale attività non può essere esercitata, se non in modo estremamente parziale, dalle province. Pertanto, cosa intende con "attività di supporto"? Fornisce personale?

GIORGIO MUSIO, Prefetto di Roma. No, direi che si tratta di una collaborazione sul piano organizzativo, nel senso che, non potendo provvedere la provincia con i propri mezzi, lo fa la prefettura tramite le forze di polizia, in attesa che...

PRESIDENTE. L'attività di controllo richiede che vi siano persone fisiche che si rechino nei posti segnalati, come impianti di smaltimento o per il conferimento finale dei rifiuti o di altro tipo (lei stesso ha citato dei capannoni). Questa attività di controllo, che dovrebbe essere espletata dalla provincia o dall'agenzia regionale per la protezione ambientale (che però nel Lazio non esiste), in qualche modo è surrogata...

GIORGIO MUSIO, Prefetto di Roma. ...dall'attività delle forze di polizia. Infatti, ho richiamato l'attenzione dei responsabili provinciali dei corpi di polizia di tutti gli enti competenti affinché, con un'azione sinergica (cioè il tavolo permanente visto in funzione di una circolazione delle informazioni, e quindi di una maggiore sensibilizzazione di tutti su argomenti che presentano un certo carattere di novità), possa essere svolta un'attività preventiva che costituisca un valido deterrente nei confronti di organizzazioni criminali che avessero eventualmente intenzione di impiantare in questa provincia un'attività illegale nel campo. Del resto, l'attività repressiva spetta all'autorità giudiziaria: il mio compito è quello di portare avanti atti di carattere preventivo.

Per quanto concerne lo smaltimento dei rifiuti, e in particolare l'aspetto di carattere organizzativo e amministrativo, la prefettura da parecchi anni si è posta come elemento di stimolo presso gli enti preposti, cioè la regione, la provincia e i comuni, nel senso di segnalare e farsi carico delle situazioni di emergenza man mano emerse, per costringere (mi si perdoni il termine) questi enti a provvedere. Come sappiamo tutti, infatti, queste situazioni di emergenza sono collegabili anche a turbative di ordine pubblico, nel senso che le popolazioni che non vedono il rispetto della normativa se ne dolgono, e quindi il prefetto e la prefettura non possono essere assenti.

Nella concreta attuazione del piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti, adottato dal consiglio regionale nel dicembre 1986, in attuazione alla normativa contenuta nel decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982 e nella legge regionale n. 53 dell'11 dicembre 1986, si sono riscontrate molteplici difficoltà riconducibili al problema dell'individuazione di siti che offrissero garanzie sotto il profilo della conformità igienico-ambientale e che non suscitassero malcontento nelle popolazioni dei comuni circostanti. Quindi, la regione, anche per effetto della nostra azione di stimolo, è stata in qualche modo costretta alla revisione del predetto piano, il cui compimento non è ancora realizzato totalmente a causa delle difficoltà incontrate dalle amministrazioni regionale e provinciale nel coordinare i rispettivi interventi e dell'atteggiamento assunto dai comuni, che si sono dimostrati scarsamente collaborativi, o più spesso decisamente contrari, nelle iniziative via via proposte.

Pertanto solo di recente, cioè nel maggio 1995, la regione ha approvato una nuova legge per la regolamentazione della materia. Tale provvedimento prevede la predisposizione di un piano regionale a medio termine per lo smaltimento dei rifiuti, nelle more della realizzazione e dell'entrata in funzione degli impianti che saranno previsti dai piani provinciali, ai quali la legge summenzionata demanda la concreta organizzazione dello smaltimento dei rifiuti. Il piano regionale transitorio è stato adottato dal consiglio regionale l'11 marzo 1996. Nella stessa data, il consiglio ha adottato anche le linee guida per l'elaborazione dei piani provinciali di smaltimento dei rifiuti.

Si può perciò affermare che siamo di fronte ad un globale mutamento di prospettiva e di approccio alla delicata questione rispetto al passato. In particolare, con la deliberazione del consiglio dell'11 marzo 1996, oltre all'individuazione di alcune, pur sempre necessarie, discariche per garantire l'immediato smaltimento controllato dei rifiuti, si è puntato con decisione sulla preselezione e sul trattamento dei rifiuti, che consentono il riciclaggio dei materiali e un risparmio dello spazio occupato nelle discariche. Parlo di questi interventi della regione, e poi del comune, perché sono stati in qualche modo sollecitati più volte dalla prefettura con interventi mirati, in quanto le situazioni di turbativa e di scontento erano piuttosto diffuse in provincia di Roma, specialmente nei quartieri periferici della città.

Non vorrei tediare la Commissione con le azioni che riguardano l'attività della regione, però riteniamo che siano stati compiuti dei passi in avanti nella tutela della salute pubblica e dell'ambiente. Con recenti ordinanze, il presidente della regione, su nostra sollecitazione, ha autorizzato i comuni della provincia a conferire i rifiuti negli impianti abilitati fino al 31 dicembre 1998.

Quali conclusioni posso trarre nella mia qualità di prefetto di Roma? Considerati i facili guadagni che hanno suscitato l'interesse della delinquenza nel meridione, non è escluso che la criminalità organizzata possa effettuare concreti tentativi di infiltrazione anche in questa provincia, approfittando magari della fase di assestamento dell'amministrazione provinciale cui, con il decreto Ronchi, è stata demandata la competenza nel settore dei controlli. E' per questo motivo che ho ritenuto di richiamare l'attività delle forze di polizia in materia. Inoltre, il tavolo permanente da me istituito ha lo scopo di consentire, attraverso riunioni periodiche, di fare il punto della situazione per eventualmente migliorare l'attività di vigilanza.

Sono a disposizione per rispondere ad eventuali domande.

PRESIDENTE. La ringrazio, signor prefetto, e le rivolgo alcune rapide domande. Dalla sua relazione traspare abbastanza evidentemente che, anche in un'assenza (che non può essere certa) dell'attività della criminalità organizzata, la provincia di Roma è stata attraversata da vari tipi di traffici illeciti. Lei ha fatto riferimento a un traffico di rifiuti speciali avente come destinazione finale l'est europeo (risulta singolare il passaggio per Roma), ma ha anche detto che queste vicende sono coperte dal segreto istruttorio. Poiché ascolteremo in audizione magistrati che si occupano di tale questione, rivolgeremo loro i necessari quesiti. Comunque, segnalo all'attenzione del tavolo permanente che, anche in assenza di un'operatività accertata della criminalità organizzata (che peraltro, come lei stesso afferma, non può essere esclusa), il panorama provinciale per quanto riguarda i traffici illeciti, anche in base agli ultimi ritrovamenti, mostra che parecchi operatori del settore puntano sull'attività illecita perché in questo modo i profitti crescono moltissimo. Si tratta di un elemento di attenzione che lei stesso ha ben presente e che deve essere monitorato dal tavolo permanente da lei istituito.

Vi è una questione che è connessa sia con episodi di turbativa dell'ordine pubblico sia, seppure collateralmente, con la questione rifiuti. Le segnalo, dato che è prefetto di Roma da non molto tempo...

GIORGIO MUSIO, Prefetto di Roma. Da un anno e mezzo.

PRESIDENTE. ... una questione che certamente conosce, relativa al campo nomadi di Casilino 700. Al di là dei problemi di ordine pubblico, dei veri e propri racket che agiscono addirittura intimidendo i nomadi all'interno del campo - che è diventato una bolgia in cui si rifugiano, da vari paesi europei, i gruppi più diversi, con la predominanza di quelli malavitosi di origine albanese e rumena, che impongono la loro legge di fuorilegge per il controllo di vari traffici illeciti -, in tale situazione estremamente preoccupante una delle maggiori doglianze provenienti dai cittadini che abitano nei pressi dell'insediamento riguarda non solo gli aspetti di ordine pubblico, ma anche, segnatamente, aspetti di carattere sanitario e ambientale. Spesso, infatti, nel campo si bruciano copertoni e altri rifiuti, che provocano fumi e odori acri e nauseabondi che preoccupano dal punto di vista sanitario.

All'epoca ebbi modo di accertare la disponibilità dell'AMA, espressa dall'allora presidente dell'azienda, di recarsi all'interno del campo per gestire i rifiuti, e magari anche una situazione sanitaria più generale, affinché assomigliasse un po' meno ad una bolgia infernale. I problemi, però, sono molti perché, per esempio, l'assessorato all'urbanistica dovrebbe effettuare tutta una serie di rilievi e dovrebbe essere coinvolta anche la soprintendenza per i beni monumentali ed archeologici; ma ogni volta si pone un problema per i tecnici o gli operatori che debbono entrare nel campo, che desiderano essere in qualche modo tutelati.

Le sottopongo allora la questione, sottolineando la richiesta dei rappresentanti dei cittadini della zona di munire il campo di presidi continuativi della pubblica sicurezza, se non altro per controllare gli accessi 24 ore al giorno. La presenza di posti di controllo agli accessi (mi sembra che quelli principali siano due) darebbe luogo ad una forma di vigilanza e di deterrenza che già migliorerebbe la situazione del campo. Esisterebbe inoltre la possibilità di una gestione sanitaria e dei rifiuti, perché gli operatori potrebbero entrare nel campo con l'ausilio delle forze di polizia.

GIORGIO MUSIO, Prefetto di Roma. La situazione del Casilino 700 si protrae da anni: vi è stata una crescita spropositata della presenza dei nomadi, senza che nessuno entrasse nel merito dei problemi di intolleranza e di razzismo.

PRESIDENTE. Purtroppo è diventato una sorta di campo profughi, in modo del tutto improprio.

GIORGIO MUSIO, Prefetto di Roma. E' cresciuto in modo spropositato, per cui tutti (amministrazione comunale, prefetto, questore) siamo convinti - senza voler essere tacciati di poco spirito umanitario - che le dimensioni del campo debbano essere gradualmente ridotte. In parte si è agito alcuni mesi fa, perché era stata occupata anche la parte del Casilino 300: la parte prima è stata liberata.

PRESIDENTE. Se non sbaglio, si trattava di 150 persone su un totale che si stima superi le mille unità.

GIORGIO MUSIO, Prefetto di Roma. Sì, più di 900. Adesso si continuerà in questa graduale riduzione, anche perché c'è una parte di villa romana oggetto di scavi a cura della soprintendenza ai beni ambientali; un'altra parte quindi dovrà andar via per consentire questo lavoro di recupero.

Nel frattempo, però, anche in relazione all'episodio spiacevolissimo dei due bambini morti perché ha preso fuoco una baracca ed alle condizioni igienico-sanitarie non certo eccellenti dell'insediamento, io stesso ho invitato l'amministrazione comunale ad assicurare a questo campo un servizio idrico adeguato, tanto più che un'associazione umanitaria lo aveva già approntato. Nell'opera di restrizione del campo è però quanto mai auspicabile che le singole roulottes e gli ambienti oggi occupati da questi nomadi abbiano una sistemazione più logica anche a fini di prevenzione di incendi e quant'altro riguardi l'incolumità delle persone ivi residenti.

Questo piano avrebbe previsto anche l'allontanamento degli oltre 200 rumeni, un'etnia che disturba le altre, che sarebbero trasferiti a Castel di Guido; è però sorta una protesta e si è dovuto bloccare il trasferimento. Tutto ciò che riguarda i nomadi a Roma non è di facile attuazione perché bisogna conciliare l'esigenza del rispetto umano di queste persone con quella di evitare che insorgano turbative laddove essi si insediano. L'intendimento della prefettura, del comune, delle forze di polizia, passato il momento particolare della vita cittadina rappresentato dalla campagna elettorale, è di riprendere il programma già messo in conto e di attuarlo con gradualità e con la dovuta attenzione anche per quanto riguarda la rimessa in ordine sul piano igienico sanitario per evitare gli inconvenienti che si verificano soprattutto in estate a seguito, per esempio, delle bruciature di copertoni o di rifiuti. Tutto ciò non reca una buona immagine alla città e non è di soddisfazione per le persone che vivono lì dentro e nei dintorni, compreso il comando dell'aeronautica militare che proprio l'altro giorno ha attirato la mia attenzione su questo argomento.

PRESIDENTE. Mi consenta di sollecitarle, per la funzione che lei riveste, tutte le azioni che tendano a garantire maggior sicurezza ed una migliore condizione igienico-sanitaria ed ambientale a questo insediamento. Le ribadisco anche un'istanza avanzata da alcuni organismi circoscrizionali che insistono vicino all'insediamento relativa ad una tutela nella forma di una vigilanza agli accessi. E' una questione che va al di là dei compiti della Commissione, ma mi permetto di segnalare questa esigenza molto forte in chiave di controllo e di deterrente.

La ringraziamo.

 

Audizione del sostituto procuratore della Repubblica di Roma, dottor Giuseppe de Falco, del sostituto procuratore nazionale antimafia, dottor Luigi De Ficchy, e del capitano Gianni Massimo Cuneo, comandante della sezione operativa centrale del NOE dei carabinieri.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sostituto procuratore della Repubblica di Roma, dottor Giuseppe de Falco, del sostituto procuratore nazionale antimafia, dottor Luigi De Ficchy,e del capitano Gianni Massimo Cuneo, comandante della sezione operativa centrale del NOE dei carabinieri.

Credo sia utile ascoltare prima il dottor De Falco e poi il dottor De Ficchy, in modo da connettere le indicazioni sulle inchieste che sta svolgendo la procura di Roma con gli aspetti di coordinamento con ulteriori indagini svolte a livello nazionale dalla Procura nazionale antimafia.

Se nel corso dei vostri interventi dovrete parlare di argomenti che devono essere sottoposti a regime di riservatezza, vi prego di avvertire in modo che possiamo sospendere la trasmissione tramite circuito televisivo interno.

GIUSEPPE DE FALCO, Sostituto procuratore della Repubblica di Roma. Sono sostituto della procura circondariale di Roma, quindi mi occupo di tutti i reati di natura contravvenzionale connessi allo svolgimento del ciclo dei rifiuti, ma anche di reati di maggior rilievo, in gran parte truffe.

In linea di massima, per quanto attiene a questa tipologia di illeciti di maggior spessore, ci sono due filoni di indagine. Il primo, che è già arrivato al dibattimento presso la sezione di Frascati, concerne l'illecito smaltimento di rifiuti solidi urbani prodotti dai comuni del Lazio durante la stagione della cosiddetta emergenza (anni 1992-93). All'epoca, con la chiusura della discarica di Malagrotta a tutti i comuni diversi da quelli di Roma, Ciampino e Fiumicino, visto che non era stato ancora attuato il piano regionale dei rifiuti e non erano state individuate nel Lazio discariche idonee a ricevere rifiuti di numerosi comuni, per tutti i comuni che non erano compresi nel bacino di utenza delle discariche di Guidonia e Bracciano si manifestò il problema di come smaltire i rifiuti. Si fu allora costretti a rivolgersi ad imprese operanti nel settore che in qualche modo garantivano la possibilità di smaltimento; si trattava però di imprese, contattate sempre a trattativa privata e spesso in maniera negligente, che non erano dotate di strutture idonee, che tuttavia in qualche modo sollevano i comuni dall'onere di trovare una destinazione ai propri rifiuti.

Queste cosiddette società commerciali che proliferavano nel settore erano venute in contatto con intermediari in grado di trovare delle destinazioni al sud nelle note discariche della Campania, della Puglia e della Calabria che si trovavano sotto il controllo della criminalità organizzata. Questi imprenditori, quindi, venivano a contatto con soggetti operanti nell'ambito della criminalità organizzata - che sono poi quelli che hanno formato oggetto dell'indagine della procura di Napoli - che in sostanza garantivano forme di smaltimento illecite, perché si articolavano o nel conferimento in discariche non autorizzate a ricevere rifiuti di provenienza extra regionale ovvero nell'abbandono dei rifiuti in cave dismesse, alvei di fiumi e così via. Per ogni trasporto veniva consegnato all'appaltatore un formulario di accompagnamento, con tanto di timbro apparentemente genuino della discarica di destinazione, con il quale si attestava - contrariamente al vero - lo smaltimento in discarica autorizzata; l'appaltatore consegnava tale formulario al comune produttore dei rifiuti e sulla base di questo veniva pagato.

E' un meccanismo di truffa sotto il profilo giuridico che adesso forma oggetto di un processo molto corposo in fase dibattimentale. Questo fenomeno, per quanto riguarda i comuni del Lazio, si è esaurito nel momento in cui le ordinanze regionali hanno consentito ai diversi comuni di portare i propri rifiuti nelle discariche di Guidonia, Bracciano eccetera; ma da qui a breve si determinerà un problema di esaurimento di queste discariche, qualora non ne vengano individuate altre.

L'altro filone di indagine è diverso e più recente; esso nasce dal verificarsi dell'emergenza rifiuti in altre aree geografiche, in particolare nel settentrione, che vede manifestarsi nel Lazio una tipologia di illeciti simile a quella che ho descritto prima, solo che in questo caso il Lazio rappresenta il punto terminale di arrivo dei rifiuti, mentre nel caso precedente era il punto di partenza. Quanto si verifica nel Lazio succede anche in altre regioni, ma per il Lazio ne abbiamo chiaramente una visione più precisa.

Nel settentrione, soprattutto in Lombardia, c'è una situazione di emergenza perché non si sa dove portare i rifiuti: non ci sono siti idonei sufficienti per smaltirli e le aziende municipalizzate o i consorzi all'uopo istituiti si affidano a soggetti che comunque garantiscono modalità di smaltimento. La differenza rispetto al fenomeno che ha interessato i comuni del Lazio è importante, perché consiste, sotto il profilo della tipologia dell'illecito, nell'utilizzo di quelle forme di eliminazione controllata dei rifiuti disciplinate per legge che si incentrano in sostanza nel cosiddetto recupero. L'attività di recupero dei rifiuti, giustamente incentivata dal legislatore, viene di fatto utilizzata per concretare degli illeciti.

I soggetti interessati rappresentano ai produttori che i rifiuti vengono trasferiti in impianti di recupero e trattamento, che per quanto ci riguarda si trovano nel Lazio (ma ne vengono indicati anche altri in Abruzzo, in Toscana e nelle Marche); in realtà questi impianti, sorti da poco proprio al fine di trarre qualche vantaggio da queste prescrizioni legislative in tema di recupero, non hanno le attrezzature, i macchinari e la manodopera necessari e assolutamente non praticano questa attività.

PRESIDENTE. Allora in che senso sono impianti autorizzati?

GIUSEPPE DE FALCO, Sostituto procuratore della Repubblica di Roma. Rilasciano le loro dichiarazioni ai sensi della normativa, cioè danno la comunicazione che provvedono al recupero, ma in realtà non lo fanno. Purtroppo - questo è un problema della nuova normativa - quando non c'è autorizzazione, manca un controllo preventivo: si opera attraverso il regime di comunicazione ed il controllo da parte della pubblica amministrazione è solo eventuale e successivo. Quindi si può cominciare l'attività rilasciando la comunicazione che si fa il recupero, ma in realtà non si hanno mezzi e strutture e non si intende farlo, e si intende solo utilizzare questi impianti per il cosiddetto "giro di bolla": la bolla di accompagnamento dal produttore arriva a questo impianto con destinazione recupero, da qui lo stesso quantitativo di rifiuti con la qualifica di rifiuti prodotti da un impianto del Lazio riparte e va in una discarica della regione. In tal modo viene aggirato il contingentamento delle discariche e arrivano nel Lazio rifiuti prodotti dalla Lombardia, che altrimenti non potrebbero arrivarvi.

Ovviamente al produttore - fatti salvi episodi di connivenza o assoluta negligenza - si rappresenta o lo smaltimento in discariche del nord, che avviene però soltanto in parte, oppure un recupero generico, in relazione al quale non viene fornito alcun riscontro documentale di come siano stati effettivamente trattati e di dove siano andati a finire i rifiuti. Per di più, a seguito dell'introduzione della cosiddetta ecotassa, quella che va pagata per lo smaltimento in discarica, questi soggetti appaltatori si fanno pagare per un asserito smaltimento in discarica autorizzata del nord, mentre i rifiuti in realtà hanno tutt'altra destinazione.

Vi è quindi una attività di recupero non realizzata, ma utilizzata soltanto per aggirare divieti di smaltimento e in alcuni casi per uno smaltimento diverso da quello rappresentato. Ciò è possibile perché l'emergenza rifiuti impedisce ai produttori di andare troppo per il sottile nei controlli in partenza e per l'insufficienza dei controlli successivi. Spesso vi è una mancata pesatura dei rifiuti, per cui si rappresenta lo smaltimento di un quantitativo diverso da quello effettivo; la leggerezza del controllo a posteriori consiste nel non richiedere il necessario approfondimento sulla documentazione portata per giustificare le modalità dello smaltimento dei rifiuti: spesso si paga sulla base della presentazione della semplice fattura.

Tutto questo non avviene episodicamente, bensì attraverso l'operato di alcuni soggetti (i carabinieri del NOE hanno condotto una indagine approfondita a questo proposito che stiamo per definire e vagliare anche sotto il profilo della competenza territoriale per la consumazione di reati) che fungono da intermediari, ma che in realtà sono organizzati nel loro ambito in modo da trovare i contatti da un lato con il produttore e l'appaltatore, dall'altro con gli impianti intermedi di presunto recupero ma in realtà di mero smaltimento, al solo fine di caricare sul prezzo una quota relativa al loro operato, realizzando un profitto in danno del produttore.

Queste sono le modalità di illecito più significative sulle quali stiamo lavorando. Per il resto c'è una congerie di contravvenzioni alle discariche abusive. Adesso, per esempio, è interessante vedere cosa avverrà di tutte le discariche che operavano senza autorizzazione, sulla base di una semplice ordinanza contingibile ed urgente, con il venir meno dell'articolo 12, riformulato con l'articolo 13 del decreto legislativo n. 22 in termini molto più rigorosi, e quindi con l'impossibilità di emanare ordinanze all'infinito perché c'è una limitazione temporale.

Poi c'è il cosiddetto recupero che in realtà non è tale, anche se non è finalizzato agli illeciti più gravi prima illustrati; è un fenomeno vastissimo, facilitato dalla mancanza di un controllo preventivo.

PRESIDENTE. A proposito dell'articolo 12, che purtroppo ha fatto disseminare l'Italia di discariche "contingibili ed urgenti", appartengo alla scuola di pensiero - peraltro abbastanza diffusa - che non legge in esso la possibilità di fare una discarica provvisoria, poiché la discarica è un impianto e ciò è in contraddizione con il concetto di provvisorietà. In realtà si è andati ad un uso generalizzato e del tutto improprio dell'articolo 12 per consentire ai comuni di cavarsela in qualche modo.

GIUSEPPE DE FALCO, Sostituto procuratore della Repubblica di Roma. Però è così: le discariche di Malagrotta e di Guidonia sono ex articolo 12. Adesso vedremo cosa succederà.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola ai commissari per eventuali domande, pregherei il dottor De Ficchy di fornirci un quadro della situazione dal suo punto di vista.

Abbiamo capito dalla relazione del dottor De Falco che per il momento non c'è nemmeno bisogno di attività illecite perpetrate da organizzazioni criminali specifiche, ma sono sufficienti alcune larghe maglie della normativa esistente per consentire di non rispettare le regole e trarne ingenti guadagni. Poiché questi meccanismi sono stati spiegati con molta chiarezza, vorremmo sapere da lei qualcosa di più e cioè se, alla luce delle indagini della procura antimafia, vi siano questioni di rilievo per quello che riguarda la presenza della criminalità organizzata. In particolare, vorremmo sapere, anche in rapporto alle dichiarazioni prima rese dal prefetto di Roma, se sa qualcosa dei traffici che vanno verso i paesi dell'Est europeo passando attraverso Roma, che sono oggetto di indagine coperta da segreto istruttorio.

Naturalmente se dovesse affrontare argomenti coperti dal segreto istruttorio, la prego di farcelo presente in modo da sottoporre quella parte di seduta a regime di riservatezza.

LUIGI DE FICCHY, Sostituto procuratore nazionale antimafia. Necessariamente dirò qualcosa coperta dal segreto istruttorio.

Naturalmente mi riferirò a quanto riguarda il Lazio, in relazione al quale sono un po' più preoccupato del prefetto per quanto riguarda le infiltrazioni della criminalità organizzata, a proposito della quale anzi vorrei lanciare un allarme.

Proprio le indagini dei colleghi di Roma e di Napoli stanno dimostrando che questo settore da parecchi anni ha cominciato a registrare infiltrazioni di esponenti e gruppi della criminalità organizzata; per averne un'idea bisogna pensare che si può guadagnare molto di più se, invece di realizzare illecito fiscale o violazioni non gravi della normativa, si abbandonano i rifiuti in una cava, in un lago o in piena campagna. Dove c'è un controllo del territorio da parte della criminalità organizzata questo è molto più facile e il guadagno è molto superiore. Bisogna allora verificare la mappa del territorio del Lazio da questo punto di vista.

In questa regione ci sono zone che per quanto riguarda il controllo della criminalità organizzata non hanno niente da invidiare alla Campania e alla Sicilia; basta andare a 30-40 chilometri da Roma per trovare comuni con una presenza territoriale di gruppi esponenziali di mafia, 'ndrangheta e in particolare camorra, che controllano il territorio, riciclano gran parte dei proventi delle attività illegali e consentono anche l'abbandono di questi rifiuti in terreni in aperta campagna. Ciò avviene a Cassino, Latina, Formia, Pomezia, Anzio, Nettuno, Ardea; tutti territori in cui dalla fine degli anni settanta si stanno insediando e ingrandendo molti gruppi appartenenti alle organizzazioni più pericolose della criminalità organizzata campana, calabrese e siciliana.

PRESIDENTE. Si tratta di gruppi che svolgono anche attività riguardanti il ciclo dei rifiuti?

LUIGI DE FICCHY, Sostituto procuratore nazionale antimafia. Alcune indagini in corso portano proprio alla conclusione che ci sia un interesse da parte di alcuni gruppi per questo affare, che è veramente cospicuo e consente un notevolissimo vantaggio finanziario e patrimoniale.

PRESIDENTE. Se ha terminato l'esposizione del quadro generale e ritiene di passare ad indicazioni più precise, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta. Non essendovi obiezioni, dispongo la disattivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(La Commissione procede in seduta segreta).

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica.

Dispongo la riattivazione del circuiti audiovisivo interno.

Ringrazio il dottor De Falco, il dottor De Ficchy ed il capitano Cuneo per le loro riposte.

 

Audizione dell'assessore all'ambiente, dottor Giovanni Hermanin De Reichenfeld, e del presidente della commissione criminalità, dottor Angelo Bonelli, della regione Lazio.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'assessore all'ambiente della regione Lazio, dottor Giovanni HermaninDe Reichenfeld e del presidente della commissione criminalità della regione Lazio, dottor Angelo Bonelli.

Do la parola al dottor Bonelli invitandolo ad illustrare alla Commissione naturalmente non tutta la materia di cui si occupa l'organismo da lui presieduto ma quella specifica di nostro interesse.

ANGELO BONELLI, Presidente della commissione criminalità della regione Lazio. Signor presidente, illustrerò brevemente quanto sta facendo la nostra Commissione nel settore specifico dei rifiuti: circa dieci mesi fa abbiamo approvato in commissione l'istituzione di un osservatorio permanente sulle illegalità ambientali, la cui strutturazione (senza entrare nel merito, a meno che qualche commissario desideri approfondimenti specifici) è indicata nella relazione che consegno agli atti della vostra Commissione. Incontriamo una difficoltà di ordine politico per far decollare questo osservatorio; comunque contiamo di avviare nei prossimi mesi una ricerca e di approvare per legge il regolamento istitutivo dell'osservatorio.

Passando al merito di alcune vicende che riguardano comunicazioni che sono giunte alla commissione che presiedo da cittadini e da loro comitati, va innanzitutto fatto presente che riguardano in particolare siti e discariche localizzati lungo la tratta dell'alta velocità Roma-Napoli. Nello specifico, proprio ieri, invitato da alcuni cittadini e da un loro comitato (devo dire che, purtroppo, i cittadini hanno comunicato la vicenda alla commissione ed alle autorità un po' troppo tardi), ho fatto un sopralluogo. Circa un anno fa, due vigili notturni sono stati testimoni oculari di un interramento di bidoni e di sversamento di liquido presumibilmente tossico lungo la strada provinciale n. 11, angolo via Tomacelli, nel comune di Patrica (in provincia di Frosinone). L'operazione è avvenuta tra l'una e le tre di notte, c' era un escavatore ed il cantiere era stato opportunamente coperto alla visuale con tralicci e teloni verdi. Sono stati rilevati i numeri di targa dei camion, stranieri, provenienti dalla Gran Bretagna e dalla Croazia: Kar 136 (Gran Bretagna); 1UMO767 CR (Croazia); CRA 119 (di questo non ho la nazionalità). I vigili notturni, immediatamente dopo il fatto, lo hanno comunicato verbalmente alla questura di Frosinone, la quale ha interessato della questione la caserma dei carabinieri di Supino.

Ad un chilometro di distanza, sono ancora giacenti di fronte alla fabbrica Sipet, in via Morolense, strada Asi, circa dieci bidoni dello stesso tipo, che risulterebbero interrati in quel sito integri, pieni di liquido o di materiale di cui non si conosce la natura; l'episodio dovrebbe risalire sempre a circa un anno fa.

PRESIDENTE. Si riferisce sempre al territorio del comune di Patrica?

ANGELO BONELLI, Presidente della commissione criminalità della regione Lazio. Sì.

PRESIDENTE. Qual è il nesso con l'alta velocità?

ANGELO BONELLI, Presidente della commissione criminalità della regione Lazio. Il sito è un punto di riporto di terra proveniente dai cantieri dell'alta velocità; quindi è un sito gestito dalla TAV.

Circa sei mesi fa, da quel terreno, non si sa se per la rottura dei bidoni o perché durante la notte vi sono stati ulteriori sversamenti, è scorso lungo la strada materiale tossico bluastro; è intervenuto il sindaco di Patrica insieme con i vigili urbani, mentre la USL, chiamata da me, ha dichiarato di non aver mai fatto sopralluoghi.

PRESIDENTE. A un anno di distanza, questi fusti si trovano ancora dove sono stati abusivamente posti?

ANGELO BONELLI, Presidente della commissione criminalità della regione Lazio. Ho avuto modo di verificare personalmente che alcuni fusti affiorano; su alcuni vi sono scritte in greco e in inglese. Alcuni sono bidoni di plastica, altri in materiale ferroso.

PRESIDENTE. Diceva che la USL, da lei interessata, non ha fatto sopralluoghi?

ANGELO BONELLI, Presidente della commissione criminalità della regione Lazio. Non risulta che abbia mai fatto sopralluoghi, mentre il sindaco di Patrica ha fatto un sopralluogo.

Su questa situazione non vi sono denunce scritte né alla questura di Frosinone né ai carabinieri di Supino: vi è semplicemente una comunicazione orale fatta dai vigili notturni alla questura di Frosinone, che ha poi interessato per competenza la caserma dei carabinieri di Supino.

PRESIDENTE. La ringrazio per le sue risposte ed anche perché credo che la nostra Commissione possa servirsi dei vostri consulenti per informarsi direttamente e valutare le successive azioni da porre in essere.

Ascoltiamo l'assessore all'ambiente della regione Lazio, dottor Hermanin, al quale chiediamo una panoramica d'insieme sulla situazione dei rifiuti dal punto di vista normativo (legge regionale, piano di smaltimento) e dal punto di vista della gestione concreta di tutto il ciclo dei solidi urbani e degli industriali, anche in rapporto alle nuove norme del decreto legislativo n. 22 del 1997.

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Ritengo che ci dobbiamo soffermare sul quadro normativo e sulla situazione di fatto. Poco più di due anni fa, quando si è insediata la giunta di cui faccio parte, il Lazio era caratterizzato, per quanto concerne i rifiuti solidi urbani, da un sistema fondato sullo smaltimento in discarica. Rispetto alla situazione nelle diverse province (salvo in quella di Frosinone), il concetto di sistema può ancora essere richiamato; in provincia di Frosinone, si era in presenza di un inquinamento generalizzato del territorio, in quanto, a seguito della chiusura delle frontiere regionali per i rifiuti solidi urbani, in realtà ogni comune aveva almeno una discarica ed in qualche caso più di una. Il territorio della provincia di Frosinone è caratterizzato da circa 120-130 discariche ex articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915, di cui la stragrande maggioranza in condizioni di assoluta insicurezza ambientale e sanitaria.

E' stata una delle prime realtà di cui ci siamo occupati, preoccupandoci di porvi rimedio. Per il resto, il sistema era caratterizzato da alcuni grandi impianti di smaltimento in discarica: prima di tutto Roma-Malagrotta, che come è noto accoglie 4 mila tonnellate al giorno; in secondo luogo, Guidonia Inviolata, che accoglie 900 tonnellate al giorno. Vi sono poi impianti attivi a Tarquinia, Viterbo, Bracciano; in provincia di Rieti, invece, non vi sono impianti di alcun genere per il conferimento ed il trattamento dei rifiuti. La provincia di Roma, oltre a Malagrotta e Guidonia Inviolata (che accoglie sostanzialmente i rifiuti di tutta la provincia di Rieti), ha una discarica a Bracciano (Cupinoro) ed una ad Albano; aveva poi, nel 1995, discariche comunali, in particolare a Civitavecchia e Colleferro.

PRESIDENTE. E Santa Palomba?

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Santa Palomba è quella di Albano. La provincia di Latina conferiva nell'impianto di Borgo Montello.

PRESIDENTE. Nella precedente audizione sono state definite come discariche ex articolo 12 del DPR n. 915 del 1982 sicuramente quella di Malagrotta e probabilmente anche quella di Guidonia, cosa che in parte mi meraviglia, perché la discarica di Malagrotta sarà forse nata con tali caratteristiche ma, come è risultato alla precedente Commissione monocamerale d'inchiesta, a partire da una certa data è stata gestita secondo tecnologie note e consentite.

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Non metterei in relazione il ricorso all'articolo 12 del DPR n. 915 con la qualità degli impianti. Il ricorso alle disposizioni di tale articolo, infatti, è stato per anni l'unico modo con cui le pubbliche autorità hanno rilasciato le autorizzazioni. Il piano regionale del 1986, elaborato dall'università di Roma (poi sostanzialmente inattuato), aveva irrigidito la situazione, nel senso che non consentiva altre possibilità che quelle di procedere con strumenti straordinari come quelli di cui all'articolo 12, cioè con ordinanze contingibili ed urgenti del presidente della regione.

Adesso stiamo facendo fronte a questa situazione e contiamo di rilasciare autorizzazioni propriamente dette, con tutto ciò che questo comporta in termini di istruttoria e di verifica.

Alcuni di questi impianti, almeno a partire da una certa data, e primo fra tutti quello di Malagrotta (ma anche Guidonia Inviolata, Viterbo Casale Bussi, Albano Santa Palomba e tutti gli impianti di questo tipo), hanno caratteristiche di gestione moderna e sicura dei rifiuti solidi urbani.

Situazione radicalmente diversa era quella della provincia di Frosinone, che era caratterizzata dalla presenza di circa 120-130 discariche comunali, con situazioni di gravissimo pericolo, situazione che perdurano, nel senso che, dopo aver risolto il problema, ci troviamo di fronte alla necessità di bonificare i siti. E' un problema notevole per quanto riguarda sia le condizioni ambientali sia gli investimenti necessari: per ripristinare situazioni ambientali compatibili sono infatti necessarie decine e decine di miliardi. Abbiamo affrontato il problema facendo partire l'impianto di Colfelice.

PRESIDENTE. A questo proposito le comunico che una delegazione della Commissione, durante il sopralluogo che svolgerà domani in varie località del Lazio, visiterà anche l'impianto di Colfelice. Glielo comunico anche affinché lo possa far sapere ai gestori del consorizio.

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Sì. L'impianto di Colfelice è stato realizzato nel 1988 e separa e recupera i rifiuti producendo compost e recuperando le frazioni di plastica (adesso anche PET) e di ferro. Produce da una parte compost e dall'altra RDF.

PRESIDENTE. Ci può ricostruire brevemente la vita di questo impianto, che è stata piuttosto tormentata? Ha parlato del 1988, ma è noto che l'impianto è entrato in funzione molto dopo.

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. E' entrato in funzione, di fatto, nel 1996, poco meno di un anno dopo l'insediamento della giunta regionale. Farlo partire è stata un'impresa molto complessa. Credo varrebbe la pena di fare una riflessione generale sui problemi esistenti nella costruzione di un sistema di gestione moderna ed efficiente in questa materia. L'impianto è stato finanziato con fondi pubblici per circa 50 miliardi. Nella pianificazione regionale (incauta) doveva essere accompagnato da un inceneritore sul posto, da un forno per i rifiuti ospedalieri, da una piattaforma per i tossico-nocivi e da una discarica. Tutto questo in una ridente località caratterizzata da attività agricola.

L'impianto è stato realizzato, ma vorrei spiegare perché, pur essendo pronto sin dal 1988, è entrato in funzione soltanto nel 1996.

PRESIDENTE. Sta parlando dell'impianto di riciclaggio?

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Sì, soltanto di quello di riciclaggio e di separazione. Le altre ipotesi le abbiamo azzerate, con lo strumento del piano provvisorio che abbiamo messo in campo (di cui vi parlerò più in là), investendo i fondi del piano triennale per l'ambiente su altre cose, e non sull'inceneritore. Anche la discarica è stata delocalizzata, ed è stata prevista la cancellazione dell'impianto di incenerimento dei rifiuti ospedalieri, considerando che a Roma è entrato in funzione un modernissimo impianto dell'AMA per questo tipo di rifiuti, che ha una capacità assai più alta rispetto ai rifiuti ospedalieri prodotti nella regione. Abbiamo inoltre cancellato anche la piattaforma per i rifiuti tossico-nocivi.

In tali condizioni abbiamo iniziato la negoziazione (molto difficile) con le amministrazioni locali e con i cittadini, nominando un commissario straordinario, perché il consorzio dei comuni, da anni assolutamente incapace di concludere alcunché, non era in grado di far fronte ad una situazione così complessa. Nominando un commissario della regione a capo del consorzio siamo riusciti, nel marzo-aprile del 1996 (quando i primi comuni hanno cominciato a servirsi dell'impianto), ad avviare l'impianto. Attualmente, circa il 95 per cento dei comuni della provincia di Frosinone (domani il commissario Suriano potrà essere più preciso) conferiscono i rifiuti a Colfelice. Questo ha significato il passaggio della provincia di Frosinone da una situazione di disastro totale, che peraltro adesso bisogna risanare e bonificare, ad una situazione di gestione efficiente e moderna dei rifiuti solidi urbani.

Non è stato possibile farlo prima per ragioni formali, che attengono al mancato funzionamento del consorzio, all'incapacità di decine di comuni di riunirsi e decidere, nonché per ragioni sostanziali, che ritengo vadano sottolineate e che in tre anni di mancato funzionamento dell'impianto hanno portato, secondo i nostri calcoli, a far spendere alle pubbliche amministrazioni della provincia di Frosinone circa 200 miliardi per i trasporti. Tanto per valutare l'ordine di grandezza dei problemi, ricordo che l'operazione Colfelice è costata 50 miliardi.

PRESIDENTE. L'impianto di Colfelice che quantitativi può trattare?

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Credo che la capacità di questo impianto arrivi fino a 500 tonnellate al giorno, ma si aggira intorno alle 400 tonnellate reali.

Al momento della chiusura delle frontiere della regione per i rifiuti solidi urbani, quindi alla non esportabilità in altre regioni (ci sono inchieste della magistratura che si sono occupate di queste cose che credo siano a conoscenza della Commissione), abbiamo assistito ad un proliferare di discariche comunali gestite più o meno oculatamente da società più o meno affidabili e sicure da tutti i punti di vista.

Quella della provincia di Frosinone - come anche quella della provincia di Latina - era una situazione abbastanza delicata sul fronte della presenza e delle pressioni della malavita organizzata. Vorrei ricordare che l'impianto di riciclaggio di Colfelice è osteggiato da un comitato di cittadini alla cui testa si è posto, anche se in maniera non sempre riconosciuta, il sindaco di un comune vicino (San Giovanni in Carico) per il fatto che ancora ci sono esalazioni maleodoranti. Il problema è stato affrontato e credo sarà risolto nel giro di poco più di un mese, in quanto è stata finalmente espletata la gara per il biofiltro che dovrebbe essere la garanzia che l'aria contaminata o puzzolente a causa del trattamento dei rifiuti sia resa innocua dal punto di vista dell'odore. Questo comitato, come sempre capita, è composto da cittadini ragionevoli e consapevoli dei loro diritti e delle loro ragioni, ma anche da persone che invece probabilmente perseguono altri fini. Basti pensare che, se si chiudesse l'impianto di Colfelice, tornerebbero certi sistemi e certe economie. Tra luglio ed agosto di quest'anno, per esempio, ci sono stati due incendi definiti dolosi dagli inquirenti; particolarmente grave è stato quelle del 13 agosto (anche per la difficoltà di affrontare rapidamente la situazione in una data come quella), a seguito del quale la regione ha emesso un'ordinanza in base alla quale tutti i rifiuti della provincia per poco più di un mese sono stati conferiti alla discarica di Malagrotta. Adesso è stato ripristinato il corretto funzionamento dell'impianto.

Il consorzio Colfelice ha tutti i documenti dei vari organi di controllo e sta per chiedere l'autorizzazione definitiva, perché anch'esso funziona sulla base di ordinanza contingibile ed urgente, e la regione, d'intesa con la provincia, si è preoccupata di individuare i siti delle trasferenze mediante ordinanza contingibile ed urgente.

A questo proposito sono stati aperti procedimenti dall'autorità giudiziaria circa la correttezza delle procedure seguite dalla regione. Ho espresso ai magistrati che seguono queste vicende la necessità di una collaborazione istituzionale di fronte ad un'emergenza che vede la regione servirsi di strumenti eccezionali, che però nel frattempo sono inseriti in programmi e piani approvati dalle giunte e dai consigli regionali e provinciali, quindi collocati in un contesto normativo che riduce al massimo l'arbitrarietà delle decisioni. Ci siamo quindi trovati a dover rispondere ad alcune iniziative della magistratura, in particolare della procura presso la pretura e presso il tribunale di Frosinone; abbiamo fatto presente la necessità che prima possibile venisse realizzato un sistema di smaltimento, di cui le trasferenze sono parte fondamentale anche in termini ambientali, perché ciò significa abbattere in maniera drastica il numero di autoveicoli pesanti che circolano sulle strade con i conseguenti effetti negativi. Attualmente questi procedimenti credo siano ancora in corso.

PRESIDENTE. Suppongo che il piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti nel Lazio sia stato aggiornato rispetto a quello del 1986, che nei fatti non è mai stato adottato, e credo che come in tutte le regioni italiane viga una delega alle province per costituire consorzi. Vorrei sapere se nel Lazio l'ordinamento sia conforme a quello prevalente nelle altre regioni italiane.

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. La legge regionale n.38, approvata subito prima delle elezioni del 1995, è una brutta legge, piena di contraddizioni; la stiamo rivedendo anche perché stiamo esaminando la legge di adeguamento al decreto legislativo n.22. Tale legge prevedeva l'approvazione, da parte della regione, delle linee guida del piano regionale, cui le province avrebbero dovuto attenersi (in parte lo hanno fatto) nella predisposizione dei piani provinciali.

PRESIDENTE. Quindi, queste linee guida sono in qualche modo surrogatorie...

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Sono state pubblicate: si tratta delle linee guida per la redazione dei piani provinciali.

PRESIDENTE. Il piano regionale del Lazio, pertanto, viene in realtà desunto da linee guida per le province?

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Il piano regionale sarà frutto dell'approvazione dei piani provinciali da parte della regione. Quindi, non esiste ancora un piano propriamente detto: la regione ha approvato le linee guida e due province (quelle di Latina e di Frosinone) hanno già approvato, in sede di consiglio, il loro piano provinciale.

Il problema che abbiamo dovuto affrontare è stato quello di gestire l'esistente. Ho parlato in precedenza della provincia di Frosinone, ma occorre considerare che nella regione si producono 7 mila tonnellate al giorno di rifiuti solidi urbani; vi era una situazione di fatto e dovevamo misurarci con una gestione dell'immediato che nello stesso tempo fosse anche coerente rispetto alle linee guida che ci eravamo dati ed alla pianificazione provinciale che era in divenire.

Abbiamo fatto questo anno per anno, prevedendo un programma triennale aggiornato annualmente, in cui veniva registrata la situazione e si formulavano determinate previsioni, alcune delle quali molto rilevanti.

Apro una breve parentesi sulla raccolta differenziata, che non rientra nel piano dei rifiuti, in quanto si tratta di altro. Già nel luglio 1995 abbiamo finanziato la raccolta differenziata su tutto il territorio regionale ed entro un mese, o comunque prima della fine dell'anno, in tutto il Lazio, salvo forse la provincia di Rieti che anche in questo caso è in ritardo, sarà realizzata. Mi riferisco al comune ed alla provincia di Roma, nonché a tutte le altre province, ad eccezione - lo ripeto - di quella di Rieti, che è un po' in ritardo. Entro il 1997 conseguiremo già questo risultato molto importante: si stima, in particolare, un'entità pari a circa il 10 per cento dei rifiuti solidi urbani.

Nella programmazione pluriennale aggiornata annualmente, abbiamo sostanzialmente individuato gli impianti che avrebbero dovuto garantire la transizione: era infatti molto importante che questo processo venisse governato fino al momento della realizzazione degli impianti a regime. A tal fine ci siamo avvalsi, come dicevo, del piano triennale aggiornato annualmente, al cui interno abbiamo previsto qualcosa di molto importante: abbiamo stabilito che nelle strutture esistenti ci si deve dotare di impianti di trattamento e separazione a monte del conferimento in discarica. Questo ha reso possibile la realizzazione di alcuni impianti che saranno pronti entro il 1997: in particolare, quello di Albano Santa Palomba è un impianto di trattamento con una capacità massima di circa 500 tonnellate al giorno, mentre l'impianto di Roma Malagrottapotrà trattare 1.000 tonnellate al giorno e quello di Viterbo Casale Bussi 500 tonnellate al giorno.

PRESIDENTE. Le chiedo di far pervenire alla Commissione tutti questi dati, con la relativa documentazione, affinché possiamo avere un quadro della situazione relativa ai rifiuti solidi urbani nel Lazio.

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Ve li farò pervenire certamente.

PRESIDENTE. Visto che fino a questo momento lei si è soffermato prevalentemente sui rifiuti solidi urbani, vorremmo approfondire anche la questione concernente i rifiuti industriali e speciali, ad esempio gli inerti; le chiediamo come venga gestita questa partita e che cosa abbia fatto lei, come assessore competente, di fronte alla vicenda ormai notissima, e peraltro ribadita poco fa nella precedente audizione, relativa al ritrovamento di rifiuti solidi urbani provenienti dalla Lombardia, che erano stati allocati presso alcuni capannoni appartenenti a ditte che pretendevano di saper operare nel campo del recupero, mentre in realtà non ne avevano la capacità né l'intenzione, per cui non hanno svolto la stessa attività di recupero ed anzi hanno dato vita ad un giro del tutto illecito nell'ambito del ciclo dei rifiuti.

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Circa il fenomeno dell'importazione illegale di rifiuti solidi provenienti dalla Lombardia, disponiamo soltanto di informazioni parziali: abbiamo chiesto alla magistratura di fornirci dati quantitativi, dal momento che siamo noi a dover affrontare nel concreto i problemi, ma non abbiamo ancora ricevuto risposta.

PRESIDENTE. La regione ha intenzione di fare qualcosa nei confronti dei produttori di questi rifiuti, considerato che abbiamo visto tutti le fotografie in cui risulta evidente la scritta AMSA? Forse le ha viste anche lei, se ha effettuato qualche sopralluogo.

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Ci siamo messi in contatto con la provincia di Milano per cercare di ricostruire il percorso dei rifiuti ed anche per ipotizzare soluzioni, in quanto si tratta di decine di migliaia di tonnellate di rifiuti che dobbiamo smaltire. Considerata la situazione, nonostante tutto ancora non rosea, della nostra regione, non si tratta di un problema di poco momento.

Ho incontrato comunque l'assessore competente della provincia di Milano, ma attualmente il problema è che disponiamo di notizie parziali: siamo al corrente di due sequestri, mentre mi risulta che ne siano stati effettuati molti di più. Tra l'altro, siccome il sequestro è un atto pubblico e la regione deve preoccuparsi di far fronte a questo problema non secondario, abbiamo chiesto informazioni alla magistratura proprio allo scopo di predisporre un sistema di smaltimento di una quantità di rifiuti che si aggira ormai su valori superiori alle 50 mila tonnellate; non è quindi un problema che si possa risolvere in brevissimo tempo.

Per il momento, la procura di Roma non ci ha ancora risposto, ma spero che ci dia al più presto notizia delle quantità, affinché possiamo ipotizzare uno smaltimento serio.

PRESIDENTE. Lei ha sottolineato la contraddizione tra la pubblicità dell'atto di sequestro ed il fatto che la regione non ne sia al corrente.

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Il sequestro è un atto pubblico, ma la magistratura deve comunicarcelo; altrimenti, non ne vengo messo al corrente.

PRESIDENTE. Quindi, la regione non sa quali siano tutte le aree sequestrate?

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Circa un mese fa ho chiesto alla procura di avere tutti questi verbali, ma al momento non ho ancora ricevuto risposta. Spero però che quest'ultima arrivi, anche perché è necessaria una collaborazione per risolvere il problema.

PRESIDENTE. Con riferimento a quelli che per comodità possiamo definire impianti finti di recupero, è vero che le attuali norme consentono sostanzialmente, previa una comunicazione, di esercitare questa attività di recupero che poi di fatto, nelle situazioni di cui stiamo parlando, non è stata esercitata. Al riguardo, qual è la capacità di controllo della regione? Se ricordo bene, il Lazio non dispone dell'ARPA.

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Il controllo in questa materia deve essere esercitato dalle province. Ricordo peraltro che il provvedimento relativo alla creazione dell'agenzia regionale per l'ambiente è stato presentato dalla giunta in consiglio regionale nel mese di marzo del 1996; attualmente si è concluso il confronto tra le commissioni sanità e ambiente, che era quello proceduralmente più complesso, per cui confidiamo in una sollecita approvazione dello stesso provvedimento dapprima in commissione e poi in consiglio.

PRESIDENTE. Che cosa può dirci sui rifiuti industriali, sugli inerti? Tra l'altro, questi ultimi sono stati oggetto di particolare attenzione in rapporto alla realizzazione della TAV nel tratto Roma-Napoli: abbiamo avuto notizia di una liaison tra scavi, cave e talvolta conferimenti del tutto impropri in scavi o cave di inerti connessi alla TAV.

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Questo è il caso che ricordava Bonelli poco fa: da notizie che abbiamo, sembra esservi un certo legame fra le ditte dei subappalti per la realizzazione dei cantieri dell'alta velocità e l'attività di smaltimento abusivo "mordi e fuggi". Ci siamo posti il problema anche sul piano dell'attività estrattiva, cercando di prevedere un pacchetto per quella necessaria ai cantieri dell'alta velocità: abbiamo quindi concordato un percorso, per il quale approveremo (ed in parte abbiamo già approvato) una serie di attività estrattive sul percorso dell'alta velocità. Fra l'altro, in gran parte sono già in essere e dovrebbero garantire il fabbisogno necessario.

Questo significa, ovviamente, sottrarre la possibilità di importare e scavare in modo illecito.

PRESIDENTE. La regione Lazio dove smaltisce i rifiuti pericolosi? Ci sono discariche autorizzate?

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Ci sono discariche autorizzate; rimane il fatto che non c'è una discarica di tipo C in tutta la regione e che i rifiuti di questo tipo vengono conferiti a Torino o a Vasto.

I rifiuti speciali e industriali (pericolosi e non) sono circa 1 milione 900 mila tonnellate all'anno nella nostra regione, mentre i solidi urbani e gli assimilabili sono circa 2 milioni 300 mila tonnellate. Adesso, sotto la categoria dei pericolosi si comprendono anche i tossici e nocivi, che sono circa 300 mila tonnellate all'anno (calcolate dall'università di Roma in occasione del piano di qualche anno fa, aggiornato al 1993). Come è noto, in base al principio che chi inquina paga, l'attività di smaltimento va istituzionalmente svolta da soggetti privati e la regione deve mettere in campo un'attività che favorisca questi soggetti, cioè l'offerta di smaltimento. Negli ultimi due anni, stiamo facendo esattamente questo: stiamo autorizzando alcuni impianti. L'ultima autorizzazione è di un mese e mezzo fa, in località Santa Palomba, a Roma; ve ne sono poi a Pomezia, ad Anagni (quindi, naturalmente in zone industriali). Si cerca di favorire, da una parte, come previsto dal decreto legislativo, l'autorecupero delle imprese e, dall'altra parte, impianti di smaltimento strettamente connessi con attività produttive locali.

PRESIDENTE. Lei faceva riferimento a due impianti presso cui vengono conferiti i rifiuti pericolosi, a Torino e Vasto: uno è quello di Orbassano?

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Non ricordo precisamente i nomi delle località e delle imprese, ma non è difficile averli, perché in Italia sono delle eccezioni assolute.

Vorrei aggiungere una considerazione. Poco prima di venire qui, sono stato ad una riunione del consiglio di amministrazione dell'AMA, l'azienda municipale di Roma, in cui abbiamo rappresentato (credo che interessi alla Commissione) un problema urgente e significativo. Si tratta delle difficoltà di una grande impresa, che in località Santa Palomba, a Roma, occupa circa 200 persone: è quindi un impresa decisamente rilevante. Essa recupera l'80 per cento di rifiuti industriali (nel caso specifico, il prodotto della rottamazione delle automobili, che ammonta ad alcune centinaia di migliaia di tonnellate all'anno) e lo trasporta alle acciaierie di Brescia. L'impresa è la Ecofer, collegata con le società bresciane: essa ha avuto vicissitudini in varie parti d'Italia; anni fa, a Catania, venne addirittura ucciso un suo dirigente e recentemente a Verona, se ben ricordo, un suo impianto è stato incendiato. L'impresa aveva ricevuto pesanti intimidazioni da parte della malavita organizzata, che fra l'altro non si peritava di presentarsi quasi apertamente.

Ovviamente, questo tipo di impresa è molto importante per la regione, perché rappresenta una parte del sistema di recupero. Se consideriamo che viene recuperato e portato alle acciaierie l'80 per cento del prodotto di rottamazione della regione Lazio, ci rendiamo conto dell'importanza che un'impresa di questo genere esista, sia sana e non sia in mano a soggetti non trasparenti. Ebbene, su richiesta della stessa società, abbiamo incontrato l'AMA e, proprio per dare un segno tangibile di copertura istituzionale a questa impresa per rompere un isolamento che evidentemente sarebbe stato pericoloso, abbiamo offerto la partecipazione della finanziaria regionale, oltre che dell'AMA, alla proprietà della società (che è una società per azioni).

Stiamo peraltro pensando di inserirla, insieme all'AMA, all'interno di una più complessa politica di recupero per gli ingombranti, chiaramente con riferimento al materiale ferroso (frigoriferi eccetera), che per l'area metropolitana è estremamente importante. Quindi, a parte le province di Frosinone e di Latina, siamo presenti a questo livello per i problemi del mondo dei rifiuti nel comune di Roma .

PRESIDENTE. Attesa la complessità della vicenda, ovviamente la raccomandazione della Commissione è che, nel promuovere questa sinergia fra AMA, Ecofer e partecipazione della regione, si abbia la massima attenzione a verificare gli aspetti societari. Per la Ecofer è del tutto necessario che non vi sia ombra di dubbio che nel consiglio di amministrazione della società, ma in generale nella società, non esistano residui consolidati di queste pressioni, nel senso della presenza in qualche modo di esponenti...

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. Non ve ne sono di alcun tipo.

PRESIDENTE. Mi fa piacere che lei sia già in grado di escluderlo, ma occorre la massima vigilanza su questi aspetti: bisogna sapere chi sono gli azionisti ed occorre la massima trasparenza societaria possibile.

Vorrei avere un'altra rapida informazione: se sia stata istituita presso la regione Lazio una commissione d'inchiesta analoga a quella parlamentare.

GIOVANNI HERMANIN DE REICHENFELD, Assessore all'ambiente della regione Lazio. No, c'è la commissione sulla criminalità, presieduta dal dottor Bonelli, che ha proposto di costituire un osservatorio in cui gli organi inquirenti, le istituzioni, le province e la regione possano fare il punto su ciò che sta avvenendo. E' una richiesta che considero sacrosanta, ma che purtroppo è da mesi all'ordine del giorno dell'ufficio di presidenza del consiglio regionale. E' molto importante perché spesso, in questa materia, la mancata comunicazione tra parti dello Stato non rende efficiente il sistema di controllo.

Poiché in precedenza si è parlato di rifiuti industriali, aggiungo che abbiamo favorito al massimo, anche con la previsione di procedimenti di VIA molto complessi quali quelli previsti dalla legge, autorizzazioni attualmente all'esame del Ministero dell'ambiente: penso, per esempio, alla grande impresa che possiede, in provincia di Latina, uno degli impianti più grandi d'Europa, la Bristol Mayer; la regione ha espresso parere positivo - ma la parola definitiva spetta al Ministero - per la realizzazione di un inceneritore di prodotti dell'industria chimico-farmaceutica, perché siamo convinti che questa sia la strada per far circolare nella minor misura possibile i rifiuti tossici o pericolosi. Riteniamo infatti opportuno garantire l'attuazione delle previsioni normative con lavorazioni per quanto possibile in loco dei prodotti di risulta dei processi produttivi.

PRESIDENTE. Il presidente dell'ENEL, Enrico Testa, nel corso di un'audizione ci ha parlato diffusamente dell'inceneritore di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo. La invito a fornire alla Commissione, non appena saranno disponibili, notizie più complete in materia quando l'ipotesi di convenzione tra la regione Lazio e l'ENEL avrà un aspetto meglio configurato rispetto al momento attuale. Prima che la convenzione sia formalizzata, la Commissione vorrebbe conoscere l'atteggiamento della regione su un problema che ha suscitato grande tensione e sensibilità. Poiché si tratterà di una delle prime grandi sperimentazioni, nel nostro paese, di un termodistruttore, vorremmo avere la massima chiarezza anche in ordine alle ovvie considerazioni di tutela dell'ambiente e, soprattutto, di salute del territorio.

La ringraziamo molto.

 

Deliberazione relativa all'esercizio di poteri istruttori ex articolo 82 della Costituzione.

PRESIDENTE. In previsione della missione che la delegazione effettuerà martedì prossimo, illustro alla Commissione una proposta di deliberazione, che risulta del seguente tenore:

"La Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

delibera

di effettuare un sopralluogo nell'area dello stabilimento BPD-Difesa e Spazio di Colleferro, in provincia di Roma, nella giornata di martedì 28 ottobre 1997, e di avvalersi a tal fine dei poteri previsti dall'articolo 82 della Costituzione e dall'articolo 1 della legge istitutiva 10 aprile 1997, n. 97.

Dà mandato al presidente, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del regolamento interno della Commissione di disporre - ove necessario - quegli atti di carattere istruttorio che si renderanno opportuni".

La pongo in votazione.

(E' approvata).

La proposta di delibera è stata approvata all'unanimità.

Ricordo che domani, venerdì 24 ottobre, una delegazione della Commissione si recherà nelle province di Roma, Latina e Frosinone per effettuare alcuni sopralluoghi.

Giovedì 30 ottobre, alle 12,30, è prevista invece l'audizione del presidente e del vicepresidente dell'osservatorio nazionale sui rifiuti e del presidente del comitato nazionale dell'albo delle imprese smaltitrici.

La seduta termina alle 16,30.

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