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CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICA

COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA

SUL CICLO DEI RIFIUTI E SULLE ATTIVITA'

ILLECITE AD ESSO CONNESSE

19.

SEDUTA DI MARTEDI' 18 NOVEMBRE 1997

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MASSIMO SCALIA

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori. *

Audizione del sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara, dottor Pasquale Fimiani. *

Comunicazioni del presidente. *

 

La seduta comincia alle 13.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

 

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che la pubblicità della seduta sia assicurata anche attraverso gli impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

 

Audizione del sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara, dottor Pasquale Fimiani.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara, dottor Pasquale Fimiani.

Poiché il dottor Fimiani è sicuramente a conoscenza dei compiti e delle competenze assegnate alla nostra Commissione nonché degli obiettivi che la stessa si propone di conseguire, gli chiediamo di limitarsi a trattare tutti quegli aspetti che consideri utili ai fini dello svolgimento della nostra attività. Ovviamente, qualora il nostro ospite ritenesse opportuno che alcune parti del suo intervento debbano sottostare ad un particolare regime di riservatezza, lo pregherei di segnalarlo, affinché io possa impartire le dovute disposizioni ai fini della pubblicità dei lavori.

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. Il mio intervento sarà distinto in due parti, la prima delle quali non è legata a particolari esigenze di riservatezza, trattandosi di una ricostruzione in linea generale degli accertamenti effettuati dal mio ufficio. Una seconda parte, che proporrò sempre che la Commissione vi abbia interesse, riguarda invece il comportamento di determinati personaggi o particolari ruoli esercitati nell'ambito della vicenda specifica alla quale intendo riferirmi. In ordine a questo secondo passaggio, credo sarebbe opportuno procedere in regime di riservatezza.

PRESIDENTE. Poiché la Commissione è interessata ad acquisire anche gli elementi di conoscenza connessi alla seconda parte del suo intervento, la preghiamo di segnalarci in tempo utile il momento a partire dal quale comincerà a rilasciare dichiarazioni che ella ritiene debbano essere segretate.

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. Sta bene, presidente.

Prima di entrare nel merito della vicenda, vorrei dire che mi sono permesso di farmi accompagnare dall'ingegner Prezioso, consulente del mio ufficio con particolare riferimento agli aspetti tecnici della vicenda che intendo rappresentare.

Circa un anno fa, in collaborazione con il nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Roma, è stata avviata l'indagine "Gambero", così denominata perché riferita ad un fiume interessato da versamenti di rifiuti all'epoca tossico-nocivi e oggi pericolosi, il fiume Saline, in prossimità di Pescara, nel quale erano presenti - non a caso uso l'imperfetto - alcune specie di gamberi. L'indagine è nata perché da molto tempo operava in Montesilvano, una località balneare molto frequentata nei pressi di Pescara, un depuratore consortile al quale affluiscono gli scarichi fognari dei comuni di Montesilvano, Silvi e Città Sant'Angelo, per un bacino complessivo di circa 150 mila abitanti. In tale depuratore si verificavano da tempo episodi molto dubbi, in particolare incendi in occasione di scarichi particolari, blocchi improvvisi e continui, scarichi cosiddetti anomali, che superavano la potenzialità dell'impianto costringendo ad aprire quest'ultimo e, quindi, a far confluire gli scarichi direttamente nel fiume. Il depuratore ha finito quindi per rappresentare oggetto di attenzione.

L'indagine ha preso avvio perché è stato verificato che un determinato soggetto effettuava in modo ricorrente trasporti di rifiuti liquidi presso questo impianto, rifiuti liquidi che generalmente - l'ingegner Prezioso potrà essere più preciso al riguardo - erano qualificati come rifiuti speciali, non tossico-nocivi. Tali rifiuti erano ricevuti dall'impianto di cui ho detto. In realtà, si è scoperto che si trattava di rifiuti altamente pericolosi; il soggetto in questione è risultato essere legato ad una organizzazione operante su tutto il territorio nazionale, che aveva individuato nel depuratore di Montesilvano, nella città di Montesilvano, il luogo in cui effettuare in modo abbastanza tranquillo scarichi abusivi, sia in modo illecito nel depuratore (ovviamente - o, almeno, si presume - con il consenso del gestore del depuratore), sia - ed è questo l'aspetto più grave - illecitamente ed abusivamente nella pubblica fognatura. In sostanza, questi soggetti - che, come avrò modo di dire, provengono da diverse parti del territorio nazionale - riescono, attraverso una serie di meccanismi, ad arrivare nella nostra città...

PRESIDENTE. Vorrei sapere se, prima dell'indagine avviata dal NOE, sia stata svolta un'attività di controllo da parte della guardia provinciale o della ASL competente per territorio. Come lei sa, il controllo sulla regolarità degli scarichi dei depuratori, in base alle prescrizioni contenute nella legge Merli, dovrebbe essere svolto, appunto, dalla guardia provinciale e dalle ASL. Le risulta che questi organismi abbiano proceduto a specifiche attività in questa direzione?

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. Purtroppo, debbo dire che i controlli amministrativi, come probabilmente la Commissione avrà avuto modo di verificare anche in altri casi, sono stati molto carenti.

PRESIDENTE. In realtà, mi riferivo non ai controlli amministrativo-cartacei ma a quelli - tanto per capirci - effettuati ricorrendo a prelievi.

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. Il problema è che, sotto il profilo formale, gli scarichi abusivi erano effettuati da ignoti. I prelievi venivano eseguiti in occasione di specifiche denunce, ma non vi è mai stata una continuità di indagine, né un'attività di controllo sul territorio per verificare, ad esempio, se le autobotti...

PRESIDENTE. La mia domanda era volta a sapere se gli organi preposti abbiano monitorato con una certa periodicità l'afflusso delle acque provenienti dal depuratore e dirette, immagino, in un corpo idrico.

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. Non mi risulta. Mi risulta, invece, che i controlli, i prelievi e le analisi fossero effettuati ogni qualvolta fosse denunciato uno scarico anomalo.

Va considerato come questi cosiddetti scarichi anomali fossero e siano tuttora altamente pericolosi. Si pensi al fatto che tutta la popolazione dislocata nelle aree insistenti nei paraggi del depuratore aveva seri problemi di salute; in particolare, le esalazioni promananti dall'impianto provocavano nausea, vomito ed insonnia. Alcuni cittadini, per la disperazione, sono stati costretti a trasferirsi altrove.

Va inoltre considerato che il soggetto in questione aveva studiato un preciso meccanismo. Egli era titolare di un piazzale, con deposito di camion, al di sotto del quale - l'ingegner Prezioso lo può confermare, anche perché ha eseguito un'ispezione in loco - aveva realizzato un enorme vascone sotterraneo nel quale scaricava abusivamente liquami, rifiuti pericolosi con presenze di benzene, arsenico, toluene, quindi di sostanze molto nocive, immettendole direttamente nella pubblica fognatura.

Un giorno, nel settembre 1995 - di questa vicenda si è occupata la collega De Matteis -, durante lavori di saldatura, i gas che promanavano da questi rifiuti sono esplosi ed hanno provocato la morte del padre di questa persona nonché lo sfiguramento in volto della persona stessa, costretta a ricorrere a trattamenti plastici. Dico questo per sottolineare la gravità della situazione.

A fronte degli scarichi abusivi, ho interpellato il NOE. Il nucleo ecologico dei carabinieri, colgo l'occasione per ricordarlo, non ha sedi presso la città di Pescara né in altre città in Abruzzo. Incontriamo quindi un'enorme difficoltà nel momento in cui dobbiamo avvalerci di un organo tecnico competente di controllo e dobbiamo sempre spingere affinché i funzionari vengano in zona, con difficoltà di natura pratica per averne la disponibilità in via permanente. Comunque, una volta ottenuta la disponibilità, abbiamo cominciato ad esaminare in primo luogo la gestione del depuratore e, attraverso una serie di ispezioni e di perquisizioni, abbiamo individuato la documentazione contabile sulla base della quale i rifiuti erano portati al depuratore; abbiamo altresì individuato una serie di soggetti. A quel punto, ho deciso di separare l'indagine in due profili, il primo attinente alla gestione del depuratore, il secondo all'afflusso dei rifiuti, all'epoca tossico-nocivi e pericolosi, sia nel depuratore sia nella pubblica fognatura, trattandosi di due questioni distinte.

In particolare, abbiamo ripercorso a ritroso i passaggi posti in essere dal soggetto in questione ed abbiamo verificato come costui, in realtà, prelevasse i rifiuti pericolosi sempre nello stesso centro di stoccaggio, situato in Emilia-Romagna...

PRESIDENTE. Dove?

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. A Forlì. Potrò essere più preciso nel momento in cui parlerò in regime di riservatezza.

A questo centro di stoccaggio affluivano da diverse zone d'Italia rifiuti pericolosi tossico-nocivi. Il primo meccanismo che abbiamo verificato è quello cosiddetto della triangolazione o "giro bolla". In sostanza, il rifiuto proveniente da una determinata località transita in un certo centro di stoccaggio - o di fatto o formalmente - e in quest'ultimo, come per miracolo, cambia la sua qualificazione e, quindi, viene trasportato accompagnato da un certificato ovviamente non veritiero. In questo caso, il soggetto che abbiamo sottoposto a controllo, il quale operava su Pescara, invece di portare il rifiuto liquido nel luogo di effettiva destinazione che, nel caso di specie, è un impianto situato alla periferia di Roma, e facendo figurare l'avvenuto smaltimento di quel luogo, in realtà scaricava e scarica abusivamente questi rifiuti lungo l'autostrada, nella pubblica fognatura e nel depuratore, almeno fino a quando era consentito.

Questo - ripeto - è il meccanismo cosiddetto del giro bolla: attraverso un centro intermedio di stoccaggio, al rifiuto viene conferita una diversa qualificazione; il rifiuto stesso riparte quindi dal centro di stoccaggio con una qualificazione differente. Tra l'altro, a volte lo stoccaggio non avveniva affatto. C'è la prova che in diversi casi il rifiuto rimaneva sullo stesso mezzo o veniva trasportato da un mezzo ad un altro, senza essere affatto stoccato ma mutando miracolosamente le caratteristiche.

Un ulteriore meccanismo che veniva e viene praticato è quella della falsificazione dei certificati: un rifiuto con determinate caratteristiche viene falsamente qualificato (ad esempio, un rifiuto pericoloso diventa speciale) e, con questa falsa certificazione, il rifiuto stesso può circolare. Una volta arrivato a destinazione, prima del decreto Ronchi, il certificato poteva anche essere strappato o cestinato perché non vi era l'obbligo, che invece oggi è previsto, di depositare a monte il certificato stesso presso la camera di commercio.

Un terzo tipo di meccanismo che abbiamo potuto verificare è quello della falsa fatturazione. In sostanza, un determinato soggetto riceve il rifiuto, attesta falsamente di averlo portato ad un terzo soggetto, mentre, in realtà, effettua uno smaltimento abusivo illecito. Il soggetto che ha apparentemente conferito il rifiuto per uno smaltimento lecito, in funzione del fatto di aver ricevuto un servizio, si vede arrivare una fattura e paga per il fantomatico servizio ricevuto. Il soggetto il quale ha apparentemente effettuato la prestazione deve ovviamente restituire la somma perché, in realtà, il servizio non è stato svolto. Di qui, il meccanismo della falsa fatturazione. Abbiamo verificato che il soggetto il quale paga per questo servizio, emette automaticamente a sua volta una controfattura per fantomatiche prestazioni di consulenza ambientale. Parliamo di centinaia di milioni, di consulenze fatte da casalinghe... La falsità di queste fatture mi pare del tutto evidente. Tutto ciò, per avere la parziale restituzione di queste somme.

PRESIDENTE. Se ho ben compreso, uno dei meccanismi che lei sta indicando è basato su una connivenza sostanziale tra il produttore di rifiuti e la ditta cui viene conferito lo smaltimento: in sostanza, interviene un patto scellerato per cui chi dovrebbe smaltire in realtà non lo fa e trattiene una percentuale del servizio non reso, in perfetto accordo con il produttore dei rifiuti.

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. E' così, presidente. Il dato che va sottolineato è che in questi casi è necessario un accordo fra più persone. E' rara l'ipotesi in cui si emetta un certificato di avvenuto smaltimento, falsificando il certificato stesso (ad esempio, l'impresa A che falsifica il certificato dell'impresa B, la quale è del tutto inconsapevole). E' stata accertata l'esistenza di un patto scellerato, per cui chi dovrebbe smaltire attesta falsamente di averlo fatto, mentre chi produce sa benissimo che la destinazione è un'altra. La Commissione conoscerà bene i prezzi correnti sul mercato: parliamo di cifre a nove zeri! Allo stato, in questo meccanismo è coinvolta una sessantina di persone. Vi sono diversi imprenditori del centro-nord che, utilizzando questi meccanismi, conferiscono i loro rifiuti al centro di stoccaggio di Forlì, dal quale apparentemente partono diretti all'impianto vicino Roma (dove, in realtà, i rifiuti liquidi non vi arrivano perché sono sversati nella pubblica fognatura).

PRESIDENTE. Qual è l'impianto vicino Roma?

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. L'impianto della Sibilla Srl, a Guidonia.

Questi, dunque, sono i meccanismi posti in essere. La gravità della situazione è confermata dal fatto che lo scorso 2 luglio è stato segnalato uno scarico di sostanze pericolose (idrocarburi) talmente consistente ed imponente che si è dovuto richiedere l'intervento della protezione civile. L'ingegner Prezioso è stato chiamato dal consorzio titolare dell'impianto, che però è gestito da terzi; considerata la situazione, il consorzio ha infatti ritenuto opportuno convocare il consulente del pubblico ministero per cercare di mettere ordine. Ci siamo quindi attivati, insieme con i soggetti pubblici competenti, ed abbiamo fatto intervenire diverse autobotti che hanno dovuto aspirare per un'intera giornata i rifiuti liquidi pericolosi. Si è però sfiorato un incidente ecologico gravissimo: se si fosse verificato, non avremmo potuto far altro che alzare le mani, aprire il depuratore, che certamente non poteva reggere l'urto, e mandare tutto nel fiume, quindi nel mare.

Siamo pertanto di fronte ad una situazione gravissima. Fra i problemi che ho ravvisato (li sottopongo alla Commissione, che poi li valuterà) vi è intanto l'enorme difficoltà di procedere per chi, come me, opera in un ufficio di procura pretorile, per cui non è competente per i reati che ormai sono connessi a questo tipo di attività; mi riferisco, in particolare, alla falsa fatturazione, quindi alla frode fiscale, ai reati associativi ed a reati come l'attentato ad impianti di pubblica utilità (che, quando vi è stato danneggiamento, è punito con pena fino ad otto anni). Se i responsabili non possono essere colpiti con strumenti processuali efficaci, di fatto avviene, come sta accadendo per la persona cui mi riferivo, che gli stessi continuino a circolare liberamente. Penso, però, che ora, con il giudice unico, quindi con l'unificazione delle procure, si creeranno probabilmente dei pool ambientali nelle varie procure, per cui qualcosa si potrà fare; vi sarà almeno una semplificazione sotto questo profilo.

Il secondo problema è quello degli organi di controllo, perché se non viene effettuato un controllo sul territorio, se le autobotti possono girare impunemente e fermarsi sulle piazzole delle autostrade per scaricare, o scaricare nella pubblica fognatura, non possiamo far altro che alzare le mani. Si pone urgentemente, quindi, il problema del controllo del territorio.

Per ricostruire poi, sotto il profilo territoriale, la situazione della zona di Pescara, dobbiamo chiederci: perché Pescara? Perché l'Abruzzo, sotto il profilo geografico, è facilmente raggiungibile sia dal nord, sia da Roma, sia dal sud. Si diceva una volta che la regione era un'isola felice, perché sicuramente, rispetto ad altre situazioni, l'Abruzzo gode di una realtà territoriale ed ambientale più tranquilla. Abbiamo però diversi segnali di coinvolgimento della malavita in questo settore anche in Abruzzo: la vicenda che ho appena ricostruito non può essere icto oculi qualificata come connessa all'ecomafia, perché a mio avviso, con questo termine, in senso tecnico, si indica un fenomeno relativo alla criminalità organizzata che vuole investire i propri capitali in attività legate a questo settore ma formalmente lecite. Nel nostro caso, siamo invece in altro ambito, quello cioè dell'utilizzazione dei meccanismi e delle pieghe consentite dall'ordinamento per eludere l'applicazione della legge. Stiamo assistendo a determinati fenomeni: in Abruzzo, per esempio, abbiamo delle megadiscariche (non mi riferisco al territorio di Pescara) che sono state oggetto di interventi della magistratura (faccio riferimento alla discarica di Spoltore, vicino Pescara, gestita dal Di Zio e ad una discarica per rifiuti tossico-nocivi vicino Vasto). Vi sono quindi diversi segnali, per cui ritengo che per questo territorio sia importante un intervento della vostra Commissione, soprattutto al fine di lanciare un messaggio agli organi di controllo.

Se lei lo consente, presidente, l'ingegner Prezioso potrebbe aggiungere qualche osservazione di natura tecnica, per completare il mio discorso.

PRESIDENTE. Le do senz'altro la parola, ingegner Prezioso.

LINO PREZIOSO, Consulente della procura presso la pretura di Pescara. Vorrei innanzitutto sottolineare il ruolo dei centri di stoccaggio, che rappresentano un importante nodo focale per questo annoso problema. Ho avuto occasione di constatare come diversi rifiuti vengano scambiati tra centri di stoccaggio, al solo scopo della declassificazione: è un traffico che abbiamo constatato essere abbastanza rilevante. E' vero che il soggetto di cui parlava il dottor Fimiani arrivava verso Pescara, nel viaggio di discesa, con carichi di tossico-nocivi, solventi, idrocarburi, soprattutto residui di distillazione, ma poi, nel risalire verso il nord, passava in centri di stoccaggio per caricare (chiaramente non si fa mai un viaggio con un'autocisterna da 300 quintali vuota). All'epoca dell'indagine, si verificò infatti che avvenivano scambi tra le varie tipologie di rifiuti.

Vorrei, se mi è consentito, denunciare un grosso problema che a mio avviso sussiste: la mancanza di regole che dovrebbero essere rispettate nel momento in cui si formula un rapporto di prova o un certificato di analisi. Spesso si ricorre a definizioni generiche: basti pensare che nel depuratore di Montesilvano tutti i materiali venivano definiti come "rifiuti di natura prevalentemente organica"; con questa dicitura, ci è arrivato di tutto. La legge lo consente, perché è previsto questo tipo di definizione: vi era quindi un codice generico che veniva applicato, ma siccome non vi erano controlli e verifiche, con questa definizione formale, al depuratore biologico (che poteva quindi depurare quella tipologia di rifiuti) andava tutto bene e non vi era alcun problema. Senonché, vi sono state le denunce per gli scarichi anomali, perché i camion arrivavano al depuratore con le bolle che venivano esibite ed il materiale veniva stoccato in un vascone di accumulo; nella notte, poi, arrivavano gli scarichi anomali (non si sa bene come e da dove, perché erano di difficile individuazione), che mandavano in crisi l'impianto di depurazione.

Si attribuiva, quindi, la responsabilità della crisi del depuratore allo scarico anomalo, senza mai pensare, invece, che presumibilmente bisognava farla risalire al materiale che l'autobotte aveva regolarmente scaricato nel vascone di accumulo. Faccio riferimento a quello che avveniva all'interno del depuratore consortile di Montesilvano. In questa situazione così confusa, era facile attribuire le responsabilità allo scarico anomalo, per cui vi era bisogno di interventi tecnologici, anche costosissimi, come, ad esempio, la riattivazione di un processo biologico che due giorni dopo veniva di nuovo messo in crisi, magari perché pompavano il materiale che era arrivato come idoneo ma nessuno si preoccupava di controllare, perché tanto bastava definirlo "scarico anomalo" e passava di tutto. Questo è in qualche modo quello che succedeva.

Tornando al discorso della certificazione e del rapporto di prova, a mio avviso, è auspicabile una regolamentazione: bisogna stabilire, in modo chiaro ed inequivocabile, quali dati debbano essere riportati dal documento (per esempio, l'origine del rifiuto, aspetto sul quale il decreto Ronchi ci viene incontro). Occorre però fare molta attenzione, perché, se il rifiuto dovesse passare attraverso l'impianto di stoccaggio, questo diventerebbe l'origine e quindi ci si sarebbe già persi per strada...

Bisogna prevedere un rapporto di prova, quindi una documentazione che indichi in qualche modo, sulla base di una classificazione dei rifiuti, la quantità di un certo rifiuto che sia stato identificato, perché non è possibile continuare a far viaggiare un certo numero di autobotti con lo stesso certificato. Quelli che abbiamo visto erano certificati risalenti a cinque-sei mesi prima; comunque, al di là del fatto temporale, a mio avviso potrebbe essere d'aiuto l'identificazione precisa di un lotto, di una partita, di un serbatoio, che rimanga tale dall'origine fino alla fine.

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. Se possibile, presidente, le chiedo di procedere in seduta segreta.

PRESIDENTE. Sta bene, dottor Fimiani.

Non essendovi obiezioni, proseguiamo quindi i nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(La Commissione procede in seduta segreta).

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica.

Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno.

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. Un altro problema che ho di fronte riguarda il fatto che purtroppo dovrò separare gli atti di quest'indagine perché il profilo associativo e tutto ciò che è stato commesso in Montesilvano in danno dell'impianto di pubblica utilità, pur rimanendo ovviamente di competenza degli uffici giudiziari di Pescara, è trasmesso alla procura presso il tribunale; inoltre, i singoli episodi e quindi le singole violazioni della normativa ambientale sono ricondotti alle varie procure di riferimento. Il problema è quindi che perderò il controllo perché ovviamente non posso rinviare a giudizio un trasportatore di Bari per aver eseguito magari cento trasporti di materiale illecito, perchè questo rientra per connessione nel reato associativo ma non in quello ambientale, per cui eventuali sequestri di impianti o eventuali rinvii a giudizio per reati ambientali dovranno essere disposti in loco. Stiamo preparando una serie di stralci ed ovviamente, nell'ambito delle mie competenze, cercherò di avvisare i colleghi delle altre città.

PRESIDENTE. Ha notificato la sua scelta alla procura nazionale antimafia o a quella distrettuale, che hanno un settore ad hoc per questo tipo di reati?

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. Mi riservo di approfondire queste tematiche, ma l'idea maturata anche insieme al procuratore è quella di avvisare gli uffici cui lei ha fatto riferimento; probabilmente dovrò rivolgermi direttamente alla procura nazionale antimafia, perché si tratta di fatti avvenuti non limitatamente al territorio abruzzese, riguardo ai quali ovviamente la procura nazionale antimafia dovrà verificare se vi siano profili di sua competenza. Comunque, anche se tali profili non dovessero emergere, ritengo che questo sia uno spaccato di una situazione che probabilmente si verifica anche in altre zone d'Italia.

In sostanza, cosa si può fare? Innanzitutto, si possono accentuare i controlli, ponendo in essere un controllo del territorio più efficiente: la stazione dei carabinieri di Montesilvano, per esempio, è sottodimensionata rispetto ad una realtà territoriale che in estate supera i 100 mila abitanti, per cui ovviamente non è possibile effettuare un efficace controllo del territorio.

Si pone, inoltre, il problema dei laboratori di analisi che rilasciano i certificati. Oggi il professore di biologia che nel pomeriggio vuole esercitare questa attività, può rilasciare tranquillamente questo tipo di certificati anche se dispone di una struttura minima. Voglio dire che il certificato dovrebbe necessariamente provenire da laboratori validi. Nell'organizzazione presunta illecita opera un chimico, La Valle Luigi, che rilascia questi certificati (però non è ricorrente come gli altri tre, è solo il quarto per importanza).

Poiché sono in molti ad utilizzare questi certificati, ho disposto una consulenza proprio su questo punto: è possibile che un soggetto che dispone di certe strutture possa rilasciare certificati di quel tipo? Mi è stato risposto di no, che con quelle strutture non era possibile e d'altronde la legge non impone che si debba avere una certa strumentazione per poter stilare simili certificati. Non so se, nell'ambito delle norme tecniche del decreto Ronchi che sono in fase di predisposizione, sia possibile suggerire che almeno per quanto riguarda le analisi dei rifiuti i laboratori debbano avere determinate caratteristiche, perché temo che ben poco cambierà se non si incide su questo versante.

FRANCO GERARDINI. Conosciamo il dottor Fimiani come un sostituto procuratore molto impegnato nel settore dei reati ambientali ed apprezziamo grandemente il lavoro che sta svolgendo in Abruzzo. A lui vorrei rivolgere alcune domande anche di carattere generale per comprendere una affermazione da lui resa: mi riferisco al fatto che, a detta del dottor Fimiani, l'Abruzzo, essendo una regione con determinate caratteristiche dal punto di vista sia logistico sia ambientale, si presta ad una serie di attività malavitose che cominciano ad essere presenti anche in tale regione. Questa sua affermazione è in sintonia con le preoccupazioni che il procuratore generale dell'Aquila, dottor Tarquini, manifestava in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, quando ha detto che l'Abruzzo vive addirittura una situazione di emergenza quanto al fenomeno delle ecomafie.

Il concetto è stato ripreso in questa Commissione dal sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli, dottor Giovanni Melillo, il quale ha indicato l'Abruzzo come regione fortemente a rischio da questo punto di vista. Vorrei chiederle innanzitutto se giudichi fondate queste preoccupazioni, cioè se dalla sua attività di sostituto procuratore (anche se poc'anzi lei ha parlato di una specifica indagine, quella denominata "Gambero") in linea generale secondo lei emerge che tali preoccupazioni sono fondate e quindi se nella regione Abruzzo esiste un fenomeno che sta prendendo piede e che può essere rapportato alle cosiddette ecomafie.

In secondo luogo, come lei sa, vi sono numerose inchieste in corso in Abruzzo che interessano l'Alto Sangro, la Marsica, la Val Vibrata, aree in cui alcuni rinvenimenti di smaltimenti illeciti hanno portato all'individuazione di connessioni malavitose, peraltro estese anche in altre regioni in quanto i collegamenti, come lei giustamente rilevava, sono facilmente attivabili sia da nord sia da sud, essendo l'Abruzzo una regione collocata nel centro Italia. Non a caso alcune questioni hanno interessato discariche come Valle Cena, Cupello e la cava di Massa d'Albe nella Marsica ed alcune situazioni analoghe si sono rinvenute anche lungo il fiume Tronto ed in Val Vibrata.

Per quanto riguarda la discarica di Colle Cese, che si trova lungo la A14 nel territorio della provincia di Pescara, lei è a conoscenza di evenutali attività collegate con una proprietà specifica che si chiama Di Zio, un personaggio che in quella provincia risulta particolarmente attivo nel campo dello smaltimento dei rifiuti, nella gestione di impianti, un personaggio interessato anche da indagini giudiziarie proprio in riferimento alla discarica di Colle Cese? Spesso queste attività vengono svolte da proprietà che nelle zone indicate detengono dei monopoli: il nominativo al quale ho accennato, per esempio, sembra detenere un monopolio nella provincia di Pescara con riferimento non solo alla gestione di impianti ma anche a proprietà di immobili dove si costruiscono le discariche.

Come lei sa, la provincia è stata addirittura commissariata dalla regione; mi pare che sia l'ingegner Di Sanza il commissario regionale del consorzio intercomunale di Spoltore nominato per la gestione dell'emergenza rifiuti in provincia di Pescara. Vorrei capire se nella provincia vi siano impianti che potenzialmente o praticamente siano oggetto di smaltimenti illegali ed abusivi proprio grazie a questa rete di connivenze e di collaborazione tra ditte di altre regioni; chiedo, cioè, se lei sia a conoscenza del fatto che questi impianti siano serviti anche per smaltimenti abusivi di ditte diverse provenienti da altre regioni e se all'interno del territorio di sua competenza sia a conoscenza di eventuali centri di stoccaggio - ai quali lei in parte si è prima riferito - magari gestiti dal personaggio che ho prima nominato.

DOMENICO IZZO. Vorrei sapere da quale tipo di lavorazioni industriali provengano i rifiuti che vengono stoccati, trasportati e smaltiti in modo illecito e se la loro provenienza sia individuabile, esclusivamente o prevalentemente, in alcune aree del paese e se ve ne siano altre estranee, o perché si possa ipotizzare che l'area di abusivo e di illecito smaltimento sia da individuare in diversa regione del meridione oppure perché queste diverse regioni del meridione diventano il luogo di smaltimento alternativo rispetto all'Abruzzo, non avendo quest'ultima regione attività industriali tali da produrre rifiuti che necessitino poi di smaltimento.

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. Lascerò poi la parola all'ingegner Prezioso per alcuni particolari di natura tecnica. Per parte mia, mi limiterò a rispondere a due quesiti: se nell'ambito della mia attività io abbia potuto accertare collegamenti con attività illecite al di fuori della regione Abruzzo, sia in entrata sia in uscita, e se, con riferimento specifico al Di Zio, abbia potuto verificare se vi siano collegamenti o situazioni di monopolio. Vorrei intanto premettere che questa situazione di monopolio non riguarda soltanto la provincia di Pescara, perché il Di Zio è socio di maggioranza nelle discariche di Chieti e di Lanciano, tant'è vero che per la realizzazione della discarica di Chieti fu anche sottoposto, due o tre anni fa, a misura cautelare. Quindi, è una situazione di monopolio generalizzata, che si è creata verso la fine degli anni ottanta, quando un imprenditore edile di buona caratura, ma certamente di non notevolissima disponibilità finanziaria, improvvisamente ha avuto la possibilità (su questo è rimasto ancora un dubbio) di investire in impianti di discarica in varie zone d'Abruzzo.

FRANCO GERARDINI. Le risulta che fosse proprietario di cave?

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. A questa domanda vorrei rispondere in seduta segreta.

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta.

Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno.

(La Commissione procede in seduta segreta).

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno.

LINO PREZIOSO, Consulente della procura presso la pretura di Pescara. Indagini analitiche effettuate su autobotti sequestrate, su camion che arrivavano in zona, e anche su scarichi anomali che siamo riusciti a rilevare all'interno del depuratore, hanno fatto emergere residui di distillazione. Erano frazioni abbastanza complesse di residui non volatili, ma che arrecavano notevolissimi danni. Da dove provenivano? E' difficile dirlo, perché passavano sempre attraverso questi famosi centri di stoccaggio.

DOMENICO IZZO. Distillazione di idrocarburi o di altro?

LINO PREZIOSO, Consulente della procura presso la pretura di Pescara. No, distillazione di solventi. Ne abbiamo avuta anche di idrocarburi: per esempio, il terribile scarico fortunatamente intercettato il 2 luglio di quest'anno era di residui di distillazione di idrocarburi. Si trattava di un olio denso, nero, quasi una nafta, che una qualsiasi petroliera avrebbe potuto avere sul fondame.

Abbiamo avuto modo di riscontrare la complessità del rifiuto. Sicuramente non si produce in zona, nel senso che non si tratta di rifiuti abruzzesi: presumibilmente, provengono dal nord, dove vi sono grosse industrie di vernici, di solventi e raffinerie. Sono sempre mescolati insieme, in forme davvero complesse. Ripeto che l'origine sicuramente non è in Abruzzo e che vengono da altre regioni. L'impianto di Montesilvano è sotto sequestro, grazie all'iniziativa del dottor Fimiani, per cui le autobotti non possono entrarvi.

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. E infatti sono tornati i pesci nel fiume, in un solo anno.

LINO PREZIOSO, Consulente della procura presso la pretura di Pescara. Sono stati sequestrati dei camion da parte della polizia stradale. Pensate che, facendo un normale pattugliamento in autostrada, un agente ha avvertito il cattivo odore che aveva già sentito e memorizzato in un'altra occasione, quando questo liquame era stato sversato lungo l'autostrada. Pertanto, la pattuglia ha fermato l'automezzo, che era di un soggetto già noto alla procura. L'analisi del contenuto ha rivelato che si trattava di residui di distillazione. In questo periodo, queste tipologie di rifiuti non entrano più in misura così rilevante. Qualche scarico arriva, ma secondo me si tratta, probabilmente, di lavaggi di autobotti, avendo concentrazioni molto più basse, e quindi il depuratore riesce in qualche modo a gestirle, a depurarle. Il grosso, presumibilmente, finisce in altre regioni (potrebbe trattarsi del sud, ma non lo sappiamo di preciso).

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. In conclusione, desidero ringraziare la Commissione. Ovviamente, la notizia ha avuto risalto in sede locale, essendo la prima volta che una Commissione parlamentare di inchiesta si interessa di queste vicende. Sarà un caso, ma da quando si è diffusa la notizia che la Commissione parlamentare sui rifiuti si interessa di queste attività, e sono ormai diversi giorni, non vi sono più segnalazioni di scarichi anomali.

PRESIDENTE. Ogni tanto questa Commissione ha una qualche efficacia, sia pure attraverso il solo nome; qualche altra volta, invece, riusciamo ad essere efficaci con una presenza ed un controllo sul posto.

PASQUALE FIMIANI, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura di Pescara. Chiedo se sia possibile, prossimamente, una presenza della Commissione in Abruzzo per dare continuità e anche supporto alla nostra attività, ovviamente nell'interesse della collettività.

PRESIDENTE. Sì, nel programma della Commissione è inserita una missione in Abruzzo; non a caso abbiamo convocato lei oggi, dato che prima di andare sul posto è bene conoscere la situazione. Peraltro, vorrei ricordare che l'attività della Commissione in funzione di deterrenza dei traffici e degli smaltimenti illeciti risiede anche in questa attività di audizioni e di rapporti che la Commissione svolge in sede. Comunque, l'Abruzzo sarà oggetto di una nostra missione.

LINO PREZIOSO, Consulente della procura presso la pretura di Pescara. Presidente, in risposta alla domanda sulla regolarità dello smaltimento in alcune discariche, posso dire alla Commissione che, una volta che i rifiuti arrivano in discarica, è difficile risalire all'esatta composizione a causa del rimescolamento, che è voluto. Anche la normale procedura quotidiana di interramento che deve essere effettuato nella discarica altera la composizione del rifiuto. Per cui a posteriori è difficile scoprire eventuali irregolarità di smaltimento all'interno della discarica.

PRESIDENTE. Vi ringraziamo.

 

Comunicazioni del presidente.

PRESIDENTE. Comunico che l'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi nella riunione del 5 novembre scorso ha deciso di nominare consulente della Commissione il dottor Maurizio Santoloci.

Ricordo che una delegazione della Commissione si recherà in alcune province del Piemonte il 20 e il 21 novembre prossimi, per effettuare alcuni sopralluoghi in impianti di smaltimento e per svolgere audizioni presso la prefettura di Torino.

La seduta termina alle 14,30.

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