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CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICA

COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA

SUL CICLO DEI RIFIUTI E SULLE ATTIVITA'

ILLECITE AD ESSO CONNESSE

30.

SEDUTA DI GIOVEDI' 19 FEBBRAIO 1998

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MASSIMO SCALIA

INDICE

Audizione del procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, dottor Mariano Maffei. *

Audizione del sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino, dottor Giuseppe Ferrando, e del sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Palermo, dottoressa Franca Imbergamo. *

Comunicazioni del presidente. *

 

La seduta comincia alle 14.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

 

Audizione del procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, dottor Mariano Maffei.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, dottor Mariano Maffei.

Si tratta di un'audizione particolarmente delicata con riferimento non soltanto ai problemi connessi al ciclo dei rifiuti nella realtà territoriale in cui opera il nostro ospite ma anche alla luce delle vicende che hanno interessato la procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Ricorderete sicuramente che un titolare di quest'ultima, il dottor Mario Pappa, fu raggiunto da una richiesta di rinvio a giudizio ai sensi dell'articolo 416 del codice penale e che un analogo provvedimento fu emesso anche nei confronti del vice procuratore, dottor Mario Gazzelli. In considerazione di queste vicende pregresse, tutti comprendiamo la difficoltà di dirigere l'ufficio in questione.

Fatta questa premessa e volendo subito entrare in medias res, vorrei anzitutto osservare che la Commissione è a conoscenza di un'iniziativa assunta dal presidente della provincia di Caserta, il quale ha scritto ai responsabili delle diverse procure operanti sul territorio di competenza, chiedendo loro di fornire elementi di conoscenza che gli consentissero di effettuare un monitoraggio relativamente al problema del ciclo dei rifiuti. La risposta della sua procura, dottor Maffei, è consistita in una comunicazione con la quale si informava che presso l'ufficio da lei diretto non era in corso alcuna indagine in materia di smaltimento abusivo di rifiuti radioattivi o di diversa natura.

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Questa risposta è stata dovuta a questioni legate alla competenza. Voglio dire, insomma, che non si è trattato di inerzia.

PRESIDENTE. Capisco, ma la risposta non può che stupirci, ove si consideri che, fin dalla precedente legislatura, la Commissione di inchiesta si era occupata in modo particolare dell'area del casertano, in considerazione dell'allarmante situazione riscontrabile in detta area. Nella giornata di ieri - cito il dato più recente al riguardo - gli uffici di presidenza della nostra Commissione e della Commissione parlamentare antimafia si sono riuniti congiuntamente proprio per esaminare la situazione dell'area casertana, ben consapevoli che questa zona per oltre un decennio è stata sede di sversamenti illeciti di milioni di tonnellate di rifiuti non soltanto solidi urbani ma anche pericolosi. Tra l'altro, ci risulta - grazie ad uno dei suoi sostituti che svolge anche funzioni di consulente della Commissione- che la procura presso la pretura ha avviato in questi anni l'esame di circa 800 casi...

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Sono stato procuratore presso la pretura...

PRESIDENTE. Ci risulta anche questo.

Stavo dicendo che nell'area del casertano vi è stata un'attività intensa legata all'attenzione verso il ciclo dei rifiuti, il tutto connesso all'azione della criminalità che controlla - io dico ferocemente - il territorio dell'agro aversanoe quello domiziano-flegreo. Mi riferisco, in particolare, al clan dei Casalesi.

Vorremmo capire quale difficoltà abbia incontrato il suo ufficio in questo settore. Ci rendiamo conto - ci è stato spiegato molte volte - che, per incorrere nelle maglie della procura del tribunale, i reati debbono essere, per così dire, di un certo rango. Sta di fatto che lo scempio del territorio casertano ha portato a configurare ipotesi di reato quali l'avvelenamento delle acque e l'abbandono di sostanze pericolose che ci sembrano fattispecie di reato tipiche da codice penale.

La scorsa settimana abbiamo proceduto all'audizione dei magistrati Cordova, Cafiero de Raho e Di Pietro ed abbiamo constatato una sorta di paradosso: da un lato, cioè, sembrerebbero configurarsi reati di particolare gravità; dall'altro, è estremamente difficoltoso provare tale gravità.

Poco fa lei, interrompendomi, ha precisato che non si può parlare di inerzia rispetto alle possibili iniziative di indagine del suo ufficio. Vorremmo allora capire quali siano le reali difficoltà da voi incontrate in un'area che si contraddistingue per essere la zona nella quale si registra il livello più alto di sfascio ambientale in Italia, in particolare quali difficoltà si frappongano all'incardinamento di azioni di carattere penale nei confronti di chi procura danni tanto gravi all'ambiente e alla salute dell'uomo.

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Presidente, dalle sue parole colgo che siete ben informati sulla piaga che caratterizza la nostra provincia la quale, purtroppo, batte vari record, anzitutto a livello di criminalità (rispetto a questo dato, si registra il più alto indice non soltanto italiano ma probabilmente europeo) e, in particolare, per quanto concerne il ciclo di smaltimento dei rifiuti.

Debbo subito precisare che in questa materia sono previste competenze che non possono essere disattese. A mio sommesso avviso le violazioni sono punite in maniera estremamente blanda (è, questo, uno dei motivi che probabilmente favorisce il dilagare del fenomeno): è assurdo che fatti molto gravi che producono danni irreparabili all'ambiente e alla salute siano puniti a livello di contravvenzione. A tale proposito credo sia auspicabile un intervento legislativo finalizzato a prevedere ipotesi di reato molto gravi.

Per sei anni e mezzo sono stato procuratore presso la pretura circondariale, che ha svolto una intensa attività, avvalendosi di ottimi sostituti (uno dei quali, il collega Donato Ceglie, è anche consulente di questa Commissione) e da due anni sono passato al tribunale.

Un altro fenomeno gravissimo, del quale siete perfettamente a conoscenza, è legato alla cosiddetta ecomafia, sulla quale si sarà sicuramente soffermato in maniera più compiuta il collega Cordova. Quello dell'ecomafia è un fenomeno gravissimo, venuto alla luce in tempi relativamente recenti, probabilmente perché in passato è mancato il controllo intenso del territorio. La consapevolezza di tale fenomeno è stata quindi acquisita solo a seguito delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.

Per effetto della legge sulle competenze delle direzioni distrettuali antimafia, tutta la materia rientra oggi nella competenza di Napoli (è per questo che il collega Cordova è così aggiornato sulla situazione). Pertanto noi neppure indirettamente abbiamo avuto cognizione del fenomeno. Siamo quindi in presenza di previsioni normative che, a mio sommesso avviso, andrebbero riviste. Ritengo, infatti, che il controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine e dei magistrati locali potrebbe sortire effetti più diretti e risultati più incisivi rispetto a quelli conseguibili da coloro i quali operano a Napoli. I magistrati di Napoli - per carità! - sono ottimi e solerti, ma sono comunque costretti ad inviare in loco sostituti e uomini delle forze dell'ordine per acquisire cognizione della situazione. A mio avviso, Caserta va distinta da Napoli, anche sotto il profilo della criminalità, perché presenta caratteristiche peculiari, probabilmente dovute a situazioni ataviche.

Il Parlamento sta esaminando una proposta di legge recante norme per l'istituzione, quanto meno, di una sezione distaccata della direzione distrettuale antimafia, anche in considerazione del fatto che il 35 per cento dei reati di camorra sono posti in essere in provincia di Caserta. Del resto - si tratta di un fenomeno che non si registra in materia di rifiuti ma con riferimento ad altri reati - spesso si registrano duplicazioni di indagini; nel momento in cui scatta l'aggravante di cui al famoso articolo 7 e si individua un collegamento con la criminalità organizzata, tutti i nostri atti sono trasferiti a Napoli!

Quanto ai reati di competenza del tribunale nel contesto della vigente normativa, ho cercato di sensibilizzare i miei colleghi, tenendo conto della mia esperienza pregressa. Il fenomeno dell'ecomafia si realizza in relazione all'attività di organizzazioni che fanno capo ai Casalesi i quali, secondo alcuni giornalisti, hanno il governo della provincia di Caserta, anche in virtù delle loro infiltrazioni in amministrazioni locali, per alcune delle quali è stato disposto lo scioglimento dei consigli comunali. Accanto a questo, si sviluppa il fenomeno delle discariche abusive che sorgono come funghi. Mi sono sempre chiesto: come è possibile che sia potuta accadere una cosa del genere? Bisogna ritenere che ci sia stata non dico un'inerzia ma almeno un mancato o insufficiente impegno da parte degli enti locali. I primi soggetti che dovrebbero operare in questa materia e controllare il territorio sono, appunto, gli enti locali. L'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982 prevede uno specifico compito per i sindaci, quello di disporre lo sgombro delle aree. Mi chiedo: dal 1982 ad oggi, quanti sindaci hanno assunto una siffatta iniziativa? Ecco perché, sia pur limitatamente, ho avviato procedimenti a carico di sindaci, dei quali non faccio nomi in considerazione del fatto che le relative indagini sono ancora in corso, per verificare fino a che punto essi abbiano adempiuto alla prescrizione normativa. E' vero che con l'attuale formulazione dell'articolo 328 non si può parlare più di vera e propria omissione di atti di ufficio, ma si potrebbe giungere ad ipotizzare un reato tenendo conto delle reiterate richieste rivolte ai sindaci, anche da parte dei cittadini, affinché procedessero all'attività di rimozione.

In alcuni casi i sindaci si sono giustificati sostenendo di essere pienamente a conoscenza dell'esistenza di discariche ma nello stesso tempo chiarendo che, pur avendo sorvegliato le zone interessate, non avevano potuto procedere oltre per mancanza di mezzi economici necessari ad attuare gli sgomberi.

Il presidente ha fatto un riferimento alle vicissitudini, tutt'altro che confortevoli, attraversate dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Ciò è tanto vero che io - per così dire - ho ricevuto un'eredità passiva. Non voglio entrare nel merito, ma posso garantire che non solo le due persone menzionate dal presidente, ma anche altre, sono incorse nelle maglie della giustizia. Di queste, tuttavia, nessuna esercita più né in procura né in altri uffici. I miei dodici sostituti sono giovani preparati, intelligenti e seri, pensano solo a lavorare e non hanno il minimo legame con l'ambiente locale perché provengono - così come ha voluto il Consiglio superiore della magistratura - prevalentemente da Napoli, così come io stesso.

L'indirizzo nuovo che attualmente si cerca di dare alle procure è di non aspettare l'informativa da parte della polizia giudiziaria per operare incisivamente nell'area di competenza. Anche sotto questo profilo, tuttavia, le carenze sono quelle che sono. Per fare un esempio, vorrei richiamare il fenomeno della prostituzione che, in quanto tale, non costituisce reato. Tale fenomeno, tuttavia, è fortemente dilagante, anche per effetto dell'immigrazione. Se ci si recasse sul litorale domizio, si vedrebbe un esercito di donne, che provoca anche fastidi a persone oneste che vivono sul posto. Ad esempio, non è agevole per le giovani donne rientrare a casa di sera. Qualche giorno fa ho ricevuto un comitato di mamme le quali lamentavano il fatto che alcune prostitute extracomunitarie richiedevano 30 mila lire, per cui da loro si recavano anche ragazzini di 13-14 anni, i loro figli, i quali ritenevano di aver realizzato un'impresa...! Le mamme, però, si preoccupavano legittimamente dei danni alla salute.

Sotto questo profilo, dovremmo essere noi a renderci parte diligente per individuare e per analizzare certi fenomeni. Il magistrato amministrativo Ventre, presidente della provincia, con la sua iniziativa voleva appunto conseguire questo risultato attraverso un monitoraggio. Il presidente Ventre ha chiesto un monitoraggio delle discariche, ma io non avevo alcun elemento perché le denunce non mi arrivano né potrei effettuare il monitoraggio d'ufficio perché invaderei la competenza di altri uffici.

Non vorrei apparire eccessivamente critico ma non posso non considerare come spesso alla magistratura sia affidato quasi un ruolo di supplenza. La magistratura e le forze dell'ordine non possono fare tutto! Il fenomeno delle discariche, quindi, dovrebbe costituire oggetto di riflessione per tutti, cittadini, operatori economici, scuole e quant'altro. Ognuno dovrebbe avere la sensibilità di denunciare certi fenomeni, anche perché non è possibile controllare aree vastissime; le discariche, del resto, sorgono come funghi in prossimità di canali e di cave. La Commissione conosce benissimo la situazione di Castel Volturno, dove sono stati realizzati i famosi laghetti riempiti con rifiuti. Insomma, anche un bambino dovrebbe essere in condizione di denunciare certe cose.

Prima ancora del monitoraggio, sarebbe necessaria una pubblicizzazione del fenomeno, visto che danneggia tutti. Ognuno si dovrebbe rendere conto - nonostante si tratti di un dato sottovalutato anche da persone di un certo livello culturale - del danno alla salute che certe attività provocano. In questa ottica, se ciascuno di noi ricevesse una serie di dati, potrebbe cominciare ad operare efficacemente. Mi risulta che taluni comuni lo abbiano capito, tanto che alcuni di essi hanno addirittura istituito un numero verde per acquisire informazioni ed elementi di conoscenza. Va considerato, infatti, che i reati contro la salute e l'incolumità pubblica sono reati di pericolo, per cui il nostro codice punisce non soltanto il fatto che comporta effettivamente un danno ma anche il pericolo che può essere provocato. Sotto questo profilo, credo che le norme del codice penale possano trovare applicazione rispetto a molte situazioni.

In definitiva, spero di acquisire dati dai sindaci, nella consapevolezza che la norma penale deve avere una funzione non soltanto repressiva ma anche preventiva. Della provincia di Caserta fanno parte 104 comuni, anche se, per una situazione non agevolmente comprensibile, cinque di essi rientrano nel circondario di Cassino, creando problemi particolari. I cittadini di questi cinque comuni sono soggetti alla giurisdizione di Cassino per i reati comuni, mentre per i reati finanziari, in virtù del fatto che la legge riconduce la competenza al giudice del luogo dell'accertamento, sono giudicati a Santa Maria Capua Vetere, dal momento che l'ufficio che opera l'accertamento è quello di Teano.

In molte occasioni, nonostante gli impegni del mio ufficio, ho cercato di partecipare a riunioni con i sindaci ed ho cercato di far comprendere l'importanza della collaborazione. La sanzione penale non è una minaccia (tra l'altro, non so fino a che punto l'articolo 328 sia applicabile) e devo dire che qualcuno lo ha capito.

GIOVANNI IULIANO. Vorrei sapere, a proposito delle ordinanze di sgombero delle aree che i sindaci devono applicare, se quelle dove si trovano le discariche abusive, nel casertano, si trovino prevalentemente su terreni privati oppure pubblici e demaniali.

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Quando lavoravo alla procura circondariale erano prevalentemente privati, anche perché si tratta di atti compiuti con piena consapevolezza. C'è un elemento soggettivo doloso, non ci sono dubbi: per paura di essere scoperti, operavano in tal modo. E' vero che l'articolo 9 del decreto n. 915 prevede che debbano essere aree pubbliche o aree private ad uso pubblico, ma a me interessava almeno essere informato della loro esistenza. Non so quale sia adesso la situazione, ma almeno a Castel Volturno si tratta certamente di zone demaniali: non ci sono dubbi che i laghetti fanno parte del demanio marittimo. Adesso la situazione è chiara perché, come sapete, con il famoso villaggio Coppola un privato ha occupato per un quarantennio suoli del demanio marittimo: addirittura fu costruito un porto privato.

PRESIDENTE. E anche la caserma dei carabinieri.

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Esatto. Dopo la sentenza della Cassazione, si è riusciti a vedere chiaro sull'argomento. Ma sono occorsi decenni per l'inerzia - diciamolo chiaramente, anche perché l'ho detto pubblicamente - dell'Avvocatura dello Stato. Uno di loro disse che gli avvocati dello Stato non godono dell'indipendenza come i magistrati. Non aggiungo altro.

PRESIDENTE. Lei ci ha rappresentato sostanzialmente due aspetti. Il primo è l'azione nei confronti dei sindaci, cosa sicuramente utile, anche perché in passato, e forse anche oggi, risulta a questa Commissione che non sia una vanteria del clan dei Casalesi ritenere di essere in grado di eleggere, loro dicono (noi possiamo fare la tara), tutti i sindaci del comprensorio casertano. Ma forse questo appartiene più ad un passato peraltro assai recente, perché abbiamo segnali che le cose in qualche misura si stanno modificando. Sicuramente è importante richiedere ai sindaci il rispetto del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982. Lei stesso ha segnalato la difficoltà di configurare reati tali da far intervenire la procura presso il tribunale.

Mi permetto io di segnalargliene due che sono noti alla Commissione, spostando il discorso dalle discariche su un tema un po' più generale, cioè quello dello smaltimento dei rifiuti, che configura un segmento del ciclo dei rifiuti: per smaltirli devono anche trasportarli, e nel trasporto si verificano spesso traffici illeciti. Gliene cito uno. Vi è una traffico di rifiuti pericolosi - vernici, solventi, organici - il cui smaltimento avviene o nei famosi laghetti o sotto il cavalcavia della superstrada Pomigliano-Villa Literno, o Nola-Villa Literno. L'operatore di questo traffico si chiama Tammaro Iavarazzo e si rifiuta di fornire i nomi sia di chi gli fornisce i rifiuti che trasporta sia di chi li raccoglie quando egli li consegna e non li smaltisce in modo illegittimo. Poiché si tratta di un traffico di rifiuti pericolosi, il fatto che abbia chi glieli consegna e chi li riceve (quando non provvede egli stesso allo smaltimento criminale) può far ritenere che vi sia un'associazione a delinquere.

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. E' chiaro, sono tre persone.

PRESIDENTE. Non dico che si configuri l'articolo 416-bis (che poi si potrà valutare), ma sicuramente è una catena in cui più persone violano la legge accomunate da un intento chiaro.

Le segnalo anche un altro caso, che definirei un po' alla Al Capone: si tratterebbe di andare a controllare nei registri delle imprese i bilanci, per vedere, per esempio, se l'impresa che ha un impresa di lombricoltura in località Santa Maria La Fossa abbia mai commesso reati di falso in bilancio, falso in scritture private o truffa aggravata ai danni dello Stato nell'intraprendere questa sua attività, che sembra assai poco trasparente.

Le ho citato questi due esempi per fornirle una notitia criminis e, al tempo stesso, per permettermi di darle un suggerimento. Lei ci ha dato alcune notizie buone, nel senso che la sua procura dispone di dodici sostituti procuratori giovani e motivati. Allora, attesa la densità particolare che tutto il ciclo dei rifiuti ha in provincia di Caserta, dato il modo in cui viene gestito, dal trasporto allo sversamento, in quelle aree, si potrebbe pensare che l'attività della procura presso la pretura possa essere passata al vaglio della procura presso il tribunale. Così facendo, i quasi mille casi affrontati dalla prima - anche se, ovviamente, forse solo una parte, e io non saprei dire quale - potrebbero essere valutati dalla seconda per vedere se configurano la possibilità di un intervento proprio della procura presso il tribunale. Mi rendo conto che non vi è un obbligo, ma siamo noi a segnalarle l'opportunità che questo avvenga. Avendo la procura a disposizione valenti sostituti, una parte di loro potrebbe essere deputata a fare un vaglio per vedere quanti dei numerosissimi fatti investigati dalla procura presso la pretura possano configurare rilievi penali. Questo potrebbe essere un contributo che l'ufficio da lei diretto dà ad una battaglia nella quale questa Commissione vuole intervenire con continuità e con l'obiettivo, che può sembrare ambizioso, del ripristino della legalità e di un alt al degrado ambientale e sociale. Su questo la Commissione si sente fortemente impegnata, e abbiamo visto con piacere che anche la Commissione antimafia ha posto la questione Caserta fra le priorità della sua azione.

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Sono pienamente d'accordo, ed anzi accolgo con soddisfazione questi suggerimenti: cercherò di attuarli. Quelle notizie sono note anche a noi. Però devo far notare che è vero che si tratta di dodici sostituti, ma il nostro ufficio ha carichi di lavoro massacranti: siamo la sesta procura d'Italia per carichi di lavoro. Abbiamo quattro sezioni civili e quattro penali che fanno quattro udienze alla settimana; abbiamo cinque giudici per le indagini preliminari e due sezioni della corte d'assise. I sostituti sono impegnati per tre giorni interi alla settimana nelle udienze. Inoltre, ovviamente, le udienze non si improvvisano: con il nuovo rito, tutto il lavoro di impostazione fa capo al pubblico ministero. Sono stato presidente di sezione per tanti anni, e con il vecchio codice il lavoro di preparazione delle udienze, che era massacrante, dovevo svolgerlo io. Adesso, invece, la relazione la fa il pubblico ministero. Questi ragazzi, perciò, il giorno prima dell'udienza devono studiare: quando i processi sono pesanti, il giorno precedente l'udienza non possono venire in ufficio.

Ho cercato, non solo per il settore dei rifiuti, di creare un collegamento; d'altra parte, il codice di procedura penale prevede le indagini collegate. Ma non sempre questa norma è attuabile. Comunque, con il collega Del Tufo ne abbiamo parlato e cerchiamo di operare in tal senso. Vado molto d'accordo con i sostituti procuratori, e in due anni non è sorta neanche una piccola divergenza, poiché hanno visto che opero con la massima trasparenza. La gestione dell'ufficio è democratica e ogni questione è decisa in assemblea: l'interesse non è quello di affermare un principio o di esercitare un potere gerarchico, che tra l'altro non esiste, bensì quello di risolvere i problemi della giustizia in questo circondario così tormentato.

Nell'ultima riunione che ho avuto con i colleghi ho trattato proprio il problema delle indagini collegate. Qualcuno era un po' perplesso, dicendo che bisognava risolvere la questione non solo sul piano teorico, ma anche su quello operativo. Mi hanno invitato a soprassedere in vista della radicale riforma che dovrebbe trovare attuazione tra un anno, cioè l'abolizione delle preture e delle procure circondariali e il loro assorbimento da parte dei tribunali, il che determinerà grossi problemi. Considero le indagini anche in funzione di ciò, in modo cioè che ci abituiamo ad interessarci anche dei problemi della procura circondariale, che saranno di nostra competenza di qui a poco. Se vi fosse un organico adeguato, si potrebbe rispondere all'esigenza di specializzazione, perché questo è un aspetto fondamentale. Infatti, vi è chi è versato maggiormente per i reati contro il patrimonio e chi lo è per i reati ambientali; altri, invece, preferiscono la criminalità organizzata. Ma l'assoluta insufficienza dell'organico rispetto ai compiti assegnati comporta qualche problema sul piano operativo. Voglio dire che sul piano teorico sono tutti pienamente d'accordo, ma su quello operativo si incontrano difficoltà. Comunque, questi suggerimenti non solo li faccio miei ma ne renderò edotti anche i miei collaboratori.

PRESIDENTE. Poiché la carenza di organico che lei ha citato come uno degli elementi che rendono difficile l'intervento in tanti settori, compreso quello di interesse della nostra Commissione, ci è stata rappresentata in modo quasi drammatico nell'audizione del procuratore Cordova e dei sostituti Cafiero e Di Pietro, le dico che, per quanto è nelle possibilità di questa Commissione, interesseremo il ministro di grazia e giustizia, e il Governo più in generale, affinché nello sforzo per il ripristino della legalità in quest'area così tormentata la presenza dello Stato si avvalga di un maggior numero di magistrati e di appartenenti alle forze di polizia. Vi sono già segnali incoraggianti: è infatti in corso di istituzione una sezione del NOE dei carabinieri a Caserta, che costituisce un piccolo primo passo. Per quello che possiamo, cercheremo di aiutare gli uffici giudiziari affinché dispongano di un organico che consenta la massima attenzione su questi problemi. Mi rendo conto che essi rientrano meno nella tradizione investigativa delle procure, perché in aree come quelle si pensa più ai reati tradizionali di criminalità organizzata; ma negli ultimi anni si è visto come i reati ambientali, partendo dalla questione dei rifiuti, devono essere sanzionati in modo molto più rigoroso. Questo è un impegno cui la Commissione sta dedicando molta attenzione: presto riprenderemo in esame la proposta del collega Lubrano Di Ricco, coordinatore del gruppo di lavoro istituito proprio per l'introduzione nel codice penale del delitto ambientale.

Questa convergenza di iniziative positive serve ad affrontare a pieno il tema che abbiamo di fronte: presenza dello Stato, presenza della magistratura e delle forze di polizia affinché il casertano torni ad essere un'area dove il degrado ambientale e sociale non continua ad aumentare.

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Nella previsione di una disciplina sanzionatoria bisognerebbe colpire tutti, anche gli enti locali. La legge, infatti, affida determinati compiti alla regione, alla provincia e al comune. L'inadempienza di questi compiti deve comportare una sanzione. Nell'attuale formulazione dell'articolo 328 sfugge una serie di inadempimenti dolosi da parte dei pubblici funzionari, dei pubblici amministratori.

La regione Campania finalmente ha varato il famoso piano per lo smaltimento dei rifiuti. E' assurdo, perché era previsto da un decreto del 1982.

PRESIDENTE. Lei sa che questo è un tema molto delicato.

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Ne accennavo soltanto ai fini sanzionatori.

PRESIDENTE. Tra Governo e regioni non si usa neanche il potere sostitutivo, che peraltro in alcuni casi è previsto.

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Se in una visione ampia del fenomeno si vuole punire l'inosservanza della disciplina, devono essere puniti tutti, cominciando dall'inadempienza dei pubblici amministratori.

PRESIDENTE. Questo pone l'antico tema del danno ambientale, che se non ricordo male una volta era in capo agli uffici della procura presso la Corte dei conti.

Terremo senz'altro conto di questa indicazione. La ringraziamo.

 

Audizione del sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino, dottor Giuseppe Ferrando, e del sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Palermo, dottoressa Franca Imbergamo.

PRESIDENTE. Abbiamo chiesto di incontrare il dottor Ferrando e la dottoressa Imbergamo perché la Commissione monocamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti istituita nella precedente legislatura venne a conoscenza del fatto che, presso la procura di Palermo, il dottor Napoli e il dottor Prestipino stavano indagando su un traffico illecito di rifiuti che sembrava avere connotati internazionali. Vi furono notizie di stampa in cui si parlò della Sicilia come possibile terminale di smaltimento illegale di rifiuti, soprattutto pericolosi, reso possibile dalla presenza della criminalità organizzata. Si citavano anche ipotetiche società svizzere e olandesi che avrebbero avuto una parte nello svolgimento di questi traffici. Poi le Camere furono sciolte e la Commissione non potè continuare i suoi lavori. Da giugno dell'anno scorso è entrata in funzione questa Commissione bicamerale di inchiesta, che ha istituito al suo interno un gruppo di lavoro che si interessa dei traffici illeciti anche a livello internazionale. Chiediamo a voi, sapendo che quell'inchiesta della procura di Palermo si è spezzettata in varie parti, di fornirci il collegamento fra la situazione passata e quella odierna, ovviamente citando gli aspetti di merito che riguardano l'inchiesta. Vorremmo cioè capire se si sia trattato soltanto di voci - dato che non avemmo il tempo di controllare direttamente la situazione di questi traffici - e che ci riferiste su questa inchiesta.

GIUSEPPE FERRANDO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino. Penso che vi deluderò, presidente, perché l'indagine a mio avviso è destinata, almeno per la parte torinese, ad una richiesta di archiviazione. Illustrerò i vari passaggi che probabilmente porteranno a questa decisione, anche se in teoria si possono ancora acquisire ulteriori elementi. Ma mi sembra di capire che il destino dell'indagine sia questa.

Chiedo che, per ragioni di segreto istruttorio, il nome di alcuni inquisiti sia segretato nei resoconti della seduta.

PRESIDENTE. Sta bene. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito).

GIUSEPPE FERRANDO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino. Nell'aprile del 1997 è giunta alla procura di Torino, ed è stata assegnata a me, una segnalazione da parte di una fonte confidenziale che soffermava l'attenzione su tale OMISSIS 1. Tale fonte confidenziale ha contattato un ufficiale di polizia giudiziaria che, presso la procura della pretura, è specializzato nel settore ecologia. Sapete che a Torino, presso tale procura, vi è particolare sensibilità su questo argomento e il dottor Guariniello apre continuamente filoni di indagini su vari settori; quindi, la polizia giudiziaria è altamente specializzata sotto questo profilo.

La notizia era la seguente: si parlava dell'acquisto della Chimica industriale di Rivalta, una società che si occupa di smaltimenti, da parte della società 3R Federchimica, a sua volta controllata da un cartello societario facente capo a tale OMISSIS 1 e a OMISSIS 2, coinvolti in vicende giudiziarie unitamente a persone facenti capo ad organizzazioni di criminalità organizzata. Poiché ho qui gli atti in copia, ve li posso senz'altro lasciare.

PRESIDENTE. Grazie. C'è il nesso con l'indagine di Palermo?

GIUSEPPE FERRANDO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino. Il nesso con Palermo arriva dopo, perché questo è il preambolo che spiega lo sviluppo successivo. L'informatore ha fornito anche una specie di planimetria degli agganci societari fra varie società riconducibili al signor OMISSIS 1. La polizia giudiziaria ha riprodotto lo schema delle varie società e delle cointeressenze societarie e lo ha mandato a noi come notizia di reato per una presunta ipotesi di riciclaggio di denaro in attività connesse con lo smaltimento dei rifiuti.

Questa fonte confidenziale è stata presa in esame, visto che si parlava di due società e di intrecci societari, e l'indagine è stata affidata al GICO, essendo il corpo specializzato in queste indagini sulla criminalità organizzata. Il GICO ha analizzato il prospetto delle società e ha controllato le connessioni societarie. Ha accertato, della Chimica industriale, già BiochemSrl, la sede, il capitale, l'amministratore unico, accertando inoltre che il capitale industriale era della 3R Gestione Industriale SpA, e non della 3R Federchimica, e altre partecipazioni che risultano agli atti. Alla fine, analizzando le società facenti capo al OMISSIS 1, ha concluso dicendo che "in considerazione dell'infondatezza dell'ipotesi delittuosa, si chiede l'archiviazione perché non è evidenziato nessun tipo di connessione che riporti al OMISSIS 1". Quindi, il fascicolo è tuttora aperto solo su questa fonte.

Nel frattempo è arrivato da Palermo lo stralcio del famoso processo con numerosi imputati, tra cui il OMISSIS 3, che nella misura cautelare emessa dalla procura di Palermo sembrava avere connessioni con organizzazioni di stampo mafioso. Il fascicolo è stato assegnato a me perché fra gli imputati c'era il OMISSIS 1. Qui è la connessione con l'indagine precedente sempre fatta dal GICO. Lo stralcio dell'indagine di Palermo racconta come erano andate le cose. Un pentito, di nome OMISSIS 4, detenuto dal 15 luglio 1993, aveva iniziato una collaborazione con la procura di Palermo raccontando una serie di cose anche sui rifiuti e sulle discariche abusive, parlando di interessi da parte della criminalità organizzata di stampo mafioso per questo tipo di attività illecite. Furono attivate le intercettazioni telefoniche. Mentre i telefoni erano sotto controllo, giungono telefonate assai interessanti perché si accennava all'alluvione che aveva colpito il Piemonte nel 1994; in particolare si diceva che in una discarica vi erano dei fusti o fustini che galleggiavano. Si usavano espressioni del tipo "l'acqua bolle", espressioni molto allarmate da parte di un signore poi identificato come Borra, titolare della discarica abusiva di Montanaro. Egli diceva: "Non posso più ricevere altro, assolutamente, la cosa è grave". Allora gli si diceva, nella telefonata successiva: "Prendi ancora questo carico", ma egli rispondeva :"Non posso più prenderlo, qui non si può fare più niente". Quindi, l'indagine di Palermo si riferiva anche al fatto ambientale capitato a Montanaro, quindi di fatto a Torino.

Se non che, vengono emesse misure cautelari ai sensi degli articoli 416, 416-bis, 434, 439 e per altre ipotesi di reato, compreso il riciclaggio. La procura fa la richiesta ed il GIP la emette. Per quanto riguarda OMISSIS 1, vi era già un problema perché il tribunale del riesame lo aveva scarcerato dopo circa un mese, avanzando perplessità sulla configurabilità del reato di disastro ed adducendo la motivazione dell'insufficienza di elementi anche in ordine all'ipotesi di associazione. In sostanza, il tribunale del riesame ha posto un primo altolà all'indagine.

Comunque, le indagini procedono e ad un certo punto sembra che vi siano contrasti tra il pentito ed un altro pentito, OMISSIS 5.

PRESIDENTE. Cioè tra OMISSIS 4 e OMISSIS 5?

GIUSEPPE FERRANDO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino. Sì. OMISSIS 5 mette in dubbio l'appartenenza di OMISSIS 4 alle famiglie mafiose. A quel punto, la procura di Palermo ritiene che sia venuto meno l'anello che legava l'indagine, con particolare riferimento all'articolo 416-bis. Una volta venuto a cadere l'aggancio siciliano, gli atti sono trasmessi a Torino, dal momento che l'associazione finalizzata al reato di disastro è riconducibile a Montanaro.

Nel momento in cui ho ricevuto gli atti - stavo già svolgendo l'indagine su OMISSIS 1 - li ho trasmessi nuovamente al nostro GICO il quale ha acquisito i sette faldoni palermitani ed ha esaminato tutto il carteggio, cosa che ho fatto anch'io. L'analisi del GICO è stata indirizzata soprattutto ai profili patrimoniali, con riferimento agli articoli 648-bis e ter. La considerazione conclusiva cui arriva il GICO è che non vi sono indizi per quanto riguarda questi tipi di reati. In particolare, il GICO osserva: "Non si rilevano elementi, neppure di embrionale consistenza, che possano dar luogo ad un prosieguo dell'investigativa in merito ad un presunto riciclaggio ovvero all'impiego di capitali di illecita provenienza". Dal momento in cui ho ricevuto questo rapporto dalla Guardia di finanza, il fascicolo è rimasto al suo posto - diciamo così - in attesa della morte.

Successivamente ho riesaminato il fascicolo pretorile. Essendo un fatto notorio che in Montanaro l'alluvione aveva portato in superficie bidoni di rifiuti, chiaramente si è attivata la procura presso la pretura. Il fascicolo per reati ambientali era già impiantato a Torino, mentre Palermo procedeva parallelamente su ipotesi di reato più gravi, in particolare il disastro e l'avvelenamento doloso delle acque. Ho quindi acquisito il fascicolo pretorile per verificare cosa fosse successo; il fascicolo era completato perché le indagini da Palermo sono arrivate quando la procura presso la pretura di Torino aveva concluso l'analisi sui reati ambientali.

Fino a quel momento, ad effettuare controlli sul territorio erano stati inviati gli ispettori ecologici della provincia di Torino. Gli ispettori ecologici avevano accertato che nel sito erano state smaltite le seguenti tipologie di rifiuti: in una certa zona, rifiuti costituiti da sfridi e ritagli da lavorazione di gomma e di plastica; in una zona diversa, rifiuti solidi urbani; in altra zona ancora, rifiuti costituiti da polveri di fonderia alluminio; infine, rifiuti di vario genere: latte, contenitori, plastica, legno e stracci, contaminati da coloranti in pasta ed in polvere.

Sono state anche acquisiste le analisi del laboratorio di sanità pubblica, concluse in data 4 gennaio 1995. In particolare, il laboratorio ha trasmesso le perizie analitiche relative ai campioni dei rifiuti sopracitati, nonché quelle relative a campioni acquisiti nel momento di massimo allarme dell'alluvione. Dalle analisi è risultato che i rifiuti costituiti da polveri di fonderia alluminio sono classificabili come rifiuti speciali, mentre nell'acqua prelevata nel medesimo punto si è riscontrata contaminazione da azoto ammoniacale. Alcuni coloranti ritrovati in un altro settore sono classificati come rifiuti tossico-nocivi. A tale proposito, il laboratorio ha fatto rilevare come tali sostanze non rappresentino se non una minima parte, sia come peso sia come volume, dei rifiuti ritrovati in tale area e che, pertanto, i rifiuti di quello che il laboratorio stesso ha individuato come settore D3 vanno classificati come speciali non assimilabili agli urbani.

Questo, in sintesi, il filone dell'indagine pretorile indirizzata all'ambito dei reati ambientali.

Il pubblico ministero dottor Parodi, esperto del settore, ha successivamente incaricato la polizia giudiziaria di acquisire un'ulteriore documentazione. Nel maggio 1995 (i fatti risalgono al novembre 1994), il pubblico ministero conclude in questi termini: "Dall'esame della documentazione acquisita presso il comune di Montanaro e presso la regione Piemonte non parrebbero emergere ulteriori violazioni ai sensi della vigente normativa ambientale".

Il filone ambientale si è concluso con un decreto penale di condanna con il quale si contesta di aver realizzato - o, quanto meno, gestito - una discarica non autorizzata di rifiuti urbani e speciali nella quale, in particolare, risultano smaltite le tipologie dei rifiuti alle quali ho fatto riferimento in precedenza.

Quando ho acquisito la copia del fascicolo, tutte le ipotesi di disastro ambientale, a prescindere dalla difficoltà di concepire questo tipo di reato all'interno dell'articolo 434, che fa riferimento a "crollo o altro disastro"... Certamente non si tratta di questo e nemmeno di avvelenamento delle acque, anche perché dobbiamo basarci sulle analisi effettuate nel 1994; è evidente che, a distanza di anni, non possiamo recuperare analisi che si riferiscono, appunto, al 1994.

Ecco perché - lo dico a malincuore - credo che l'indagine si concluderà in questi termini, nel senso che la cosa finirà così.

FRANCA IMBERGAMO, Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Palermo. Presidente, chiedo che il mio intervento avvenga in seduta segreta.

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno.

(La Commissione procede in seduta segreta).

Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno.

La Commissione ha in programma una missione in Sicilia, che molto probabilmente effettueremo il mese prossimo. Credo che in quella occasione avremo un incontro con tutti i sostituti che si interessano del settore.

Riguardo alla questione torinese, invece, vorrei capire se, nel corso delle intercettazioni telefoniche eseguite, non siano emersi collegamenti con altri siti di smaltimento, facendo ipotizzare un traffico con dietro una mente.

GIUSEPPE FERRANDO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino. Sì, dagli atti risulta un accenno ad una vicenda significativa di interessamento per questo settore. In provincia di Grosseto risultavano esserci dei contatti per la localizzazione di una discarica. Ricordo che in queste intercettazioni si faceva riferimento, per esempio, a Capalbio e ad un altro comune lì vicino. Ad un certo punto si diceva: "Dobbiamo mobilitare l'opinione pubblica, perché lì ci abitano dei parlamentari eccetera: dobbiamo fare delle marce e dei volantini, in modo che la gente non vorrà lì questa discarica e la fanno da un'altra parte", evidentemente dove a loro interessava che fosse. Gli accenni erano questi. La località è Montatuto, in comune di Marciano, provincia di Grosseto.

Vi è poi qualche accenno anche a siti siciliani. Si parla di vecchie cave, anche molto profonde, in cui potrebbero essere rifluiti dei rifiuti.

FRANCA IMBERGAMO, Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Palermo. Se volete posso farvi un accenno.

GIUSEPPE FERRANDO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino. Sì, credo che per questa parte gli uffici di Palermo abbiano trattenuto, riguardo ai siti palermitani...

PRESIDENTE. A Palermo verrà la Commissione. Invece, sempre a proposito della parte piemontese, lei ha detto qualcosa che mi ha lasciato un margine di dubbio. Ha detto che il titolare della discarica presso Torino ha detto di non fargli più arrivare rifiuti perché non avrebbe saputo dove metterli; ma invece ci troviamo di fronte a rilievi analitici piuttosto esigui. Sarebbe banale pensare che, se si verifica un'alluvione, inevitabilmente il potere di diluizione di masse d'acqua enormi è tale che, se anche ci sono rilevanti quantitativi di rifiuti pericolosi come quelli che lei ha citato, alla fine le analisi non fanno emergere concentrazioni assai elevate. Ci potrebbe dire in quali condizioni sono state compiute queste analisi?

GIUSEPPE FERRANDO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino. Le analisi sono state fatte successivamente, ma sulla base di prelievi presi subito. I prelievi sono stati fatti allora dal laboratorio...

PRESIDENTE. Sì, ma se i prelievi li effettuo a valle dell'evento alluvionale, cioè in presenza di volumi d'acqua incredibili...

GIUSEPPE FERRANDO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino. Ma dal punto di vista probatorio quale altra strada, se non l'analisi dei campioni, si può percorrere? Certo, nella conversazione intercettata si diceva che l'acqua bolliva.

PRESIDENTE. Esatto. Poiché si diceva che l'acqua bolliva, si potrebbe pensare che, nonostante i reperti analitici non fossero molto preoccupanti, la situazione fosse estremamente più pesante.

GIUSEPPE FERRANDO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino. Probabilmente, se non ci fosse stata l'alluvione... Credo che la cosa fosse all'inizio, nel senso che si trattava dei primi contatti per continuare questa attività. Questo Borra, cioè il titolare della cava, ha avuto questi contatti: si capisce perché ha detto che aveva conosciuto queste persone da pochissimo. Tra l'altro, ha portato anche delle foto mostrando che in questo laghetto c'erano bambini che giocavano e vi era presenza di pesci. Voglio dire che, se non fosse capitata l'alluvione, in futuro si sarebbe potuti arrivare all'avvelenamento delle acque; ma per fortuna, almeno da questo punto di vista, grazie all'alluvione si è bloccato tutto. Che poi queste persone, magari da altre parti, stiano continuando l'attività è possibile. Per esempio, il OMISSIS 1 è secondo me una persona che va tenuta sotto controllo, perché ha molti interessi e ramificazioni. Il GICO, comunque, ha queste analisi societarie. Credo che prima o poi ce lo ritroveremo. Ma in questo momento e su questa accusa... Ricordo che l'indagine è iniziata nel 1993, e quindi a distanza di cinque anni non si potrebbe più costruire nulla. Sono comunque convinto che abbia delle interessenze. Tra l'altro, la OMISSIS 2 è una persona che dimostra di conoscere bene i meccanismi societari e così via. Diciamo che disponiamo di un bagaglio di notizie che per ora sono ancora a livello di polizia giudiziaria e che potremo sviluppare in indagini vere e proprie, con un'imputazione da portare avanti, in un secondo momento. Adesso è prematuro.

PRESIDENTE. Quindi, quando parla di archiviazione, si riferisce al singolo episodio, che poi è stato oggetto di un decreto penale.

GIUSEPPE FERRANDO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino. Sì, per quanto riguarda i reati ambientali, gli articoli 434 e 439 del codice penale, penso che non vi sia spazio. Per il riciclaggio non vi sono elementi allo stato, e quindi neanche per l'associazione a delinquere.

PRESIDENTE. Ma rimarrà una cartella aperta presso la procura?

GIUSEPPE FERRANDO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino. In procura no. Una memoria storica sì, e al GICO sì. E' quindi la polizia giudiziaria che deve sfruttare questo bagaglio di conoscenze per tenere sotto controllo il fenomeno. Chiaramente, però, molti fascicoli processuali si esauriscono. Ricordo che, quando il fascicolo è arrivato, il dottor Laudi lo ha assegnato immediatamente a me perché mi occupavo del fascicolo su OMISSIS 1. Tra l'altro anni fa avevo compiuto un'indagine sull'AMIET, cioè la società che gestisce la discarica di Torino. Era stato arrestato per corruzione un funzionario che consentiva che entrassero camion che apparentemente trasportavano rifiuti solidi urbani ma che in realtà contenevano carta fenolata, che è tossica. E' la carta che si usa per il prosciutto, che ha quella specie di pellicola di plastica attaccata. Il vantaggio che derivava da questo traffico era molto grande, tant'è vero che l'ipotesi di corruzione era di un miliardo di lire. Se è stato pagato un miliardo per far entrare camion pieni di carta fenolata, vuol dire che c'era una convenienza. I due privati che la facevano entrare hanno confessato spiegando il meccanismo adottato: si agiva sul computer immettendo dati diversi. Il peso era quello effettivo del camion, ma si digitava il codice relativo ai rifiuti solidi urbani. Nessuno controllava, anche perché erano usati camion molto alti e gli addetti alla pesatura avevano la loro parte di mazzetta. Una volta entrati i rifiuti erano dispersi nella discarica, che è enorme (è una specie di valle che si riempie e il cui livello sale come una piramide dei Maya). Lì dentro può esserci di tutto, perché dentro un camion in una discarica urbana può entrare di tutto, e una volta che è dentro è impossibile trovarlo.

GIOVANNI IULIANO. I trasporti di carta fenolata erano effettuati con camion comunali?

GIUSEPPE FERRANDO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino. No, con i camion di ditte autorizzate a scaricare presso la discarica dell'AMIET. Avevano bolle false da cui risultava che si trattava di rifiuti solidi urbani. A volte la carta fenolata era coperta da uno strato di normale immondizia. Un'altra cosa assai interessante era la triturazione delle batterie di automobili.

PRESIDENTE. Dottoressa Imbergamo, le risulta che nelle indagini in corso compaiano la società COSIRI di Palermo o il nominativo di Liborio Polizzi?

FRANCA IMBERGAMO, Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Palermo. Al momento, per quello che risulta a me, no.

PRESIDENTE. Va bene. Vi ringraziamo.

 

Comunicazioni del presidente.

PRESIDENTE. Comunico che lunedì 23 e martedì 24 febbraio una delegazione della Commissione si recherà nelle province di Teramo, Pescara, Chieti e L'Aquila per effettuare alcuni sopralluoghi e svolgere audizioni presso le prefetture di Pescara e L'Aquila.

La seduta termina alle 15,45.

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