Ritorno alla Home page Commissione sul ciclo dei rifiuti

CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICA

COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA

SUL CICLO DEI RIFIUTI E SULLE ATTIVITA'

ILLECITE AD ESSO CONNESSE

46.

SEDUTA DI GIOVEDI' 18 GIUGNO 1998

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MASSIMO SCALIA

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori. *

Audizione del ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, dottor Pier Luigi Bersani, e del ministro dell'ambiente, senatore Edo Ronchi. *

 

La seduta comincia alle 14.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

 

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che la pubblicità della seduta sia assicurata anche attraverso gli impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

Avverto inoltre che verrà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della seduta.

 

Audizione del ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, dottor Pier Luigi Bersani, e del ministro dell'ambiente, senatore Edo Ronchi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, dottor Pier Luigi Bersani, e del ministro dell'ambiente, sentore Edo Ronchi, il quale arriverà tra breve.

L'audizione odierna è finalizzata alla valutazione della bozza del documento che il gruppo di lavoro ad hoc di questa Commissione ha predisposto in merito alla questione della gestione delle scorie radioattive e sui problemi che pone nel nostro paese la chiusura al nucleare, con riferimento allo smantellamento delle centrali ed alla gestione dei materiali radioattivi di bassa, media ed alta attività che il ciclo del combustibile nucleare comporta. Vi sono scorie che ritorneranno in Italia, presumibilmente fra sei o sette anni, perché sono state condizionate presso stabilimenti esteri (in particolare Sellafield). Si pongono inoltre problemi inerenti a scorie radioattive da condizionare (penso alle centrali di Saluggia e Trisaia) e quelli connessi, per quel che riguarda le centrali nucleari, alla cosiddetta fase di messa in custodia protettiva passiva. Mi riferisco anche al materiale contaminato che dovrà essere in qualche modo gestito.

Forse, anche alla luce di una recente missione che questa Commissione ha svolto in Spagna e Francia, presso gli stabilimenti di El Cabril e de L'Aube per il trattamento ed il deposito delle scorie, chiamiamole così, di bassa e media attività, è più corretto parlare di scorie radioattive la cui vita media non è superiore a trent'anni (tali che nell'arco di trecento anni, ossia dieci volte la loro vita media, la loro attività si riduce ad un millesimo di quella iniziale). Questa distinzione è di carattere eminentemente pratico, perché un deposito di trecento anni (non sto a discutere in questo momento se è vero che in quell'arco di tempo con queste scorie ci si riconduce al fondo naturale; secondo me no, ma secondo il parere di esperti non è così) è quello che viene chiamato di carattere storico, cioè un qualcosa che si può pensare di gestire. Ebbene, per quel che riguarda la tecnologia, i processi ed anche le norme adottate, i casi che prima ricordavo rappresentano degli esempi.

Ben diversa, naturalmente al di là dell'abituale concezione in merito agli stabilimenti industriali, è la questione delle scorie a vita lunghissima, di migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia di anni: in ordine a queste ultime anche in Francia ci sono soltanto laboratori sotterranei - sia pure con finanziamenti che cominciano a diventare cospicui - per studiare il problema. Resta peraltro comune all'esperienza di Francia e Spagna, alla quale possiamo fare riferimento, un'agenzia nazionale di carattere pubblico che gestisce tutta questa delicatissima fase e nel documento che abbiamo inviato ai presidenti dell'ENEL, dell'ENEA e dell'ANPA, nonché ai ministri oggi intervenuti, sono contenute delle proposte sia in termini di relazione tecnica, sia di un possibile articolato che affronti la questione.

Sappiamo che i problemi dell'agenzia e quello della legge che la istituisce sono fondamentali, come lo è anche quello del sito da individuare. Credo che la figura di un mediatore (che in Francia esiste) responsabile da un lato dei rapporti con le municipalità, gli enti territoriali, le associazioni ed i comitati di cittadini, nonché con le associazioni ambientaliste e, dall'altro, referente nei confronti del Parlamento se caratterizzata sul piano della trasparenza e dell'informazione e, quindi, di scelte che ricevano consenso, sia da introdurre anche nella legge.

E' poi a disposizione del ministro il piano globale dell'ENEL per quel che riguarda la fase che va dalla CPP (custodia di protezione passiva) fino allo smantellamento delle centrali. Su questi problemi, sugli aspetti normativi, lo stato dell'arte per quel che riguarda le conoscenze del ministro in materia e la questione del sito definitivo (sappiamo che il ministro Bersani ha avviato proprio su questo tema un rapporto con la conferenza Stato-regioni) e sulla bozza del nostro documento vorremmo acquisire il parere del ministro e le informazioni che egli ci può dare.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato. Esprimo il mio apprezzamento per il lavoro che la Commissione sta svolgendo, perché indubbiamente è tempo di darci un orientamento ed anche un sistema di decisioni. Premetto che le valutazioni che farò si intrecciano anche con le iniziative che cominciano ad essere avviate. A nostro giudizio, infatti, in questi anni siamo rimasti troppo fermi.

Il Ministero dell'industria condivide sostanzialmente l'impostazione della bozza di documento del gruppo di lavoro. Si concorda, in particolare, sulla priorità da attribuire all'individuazione del sito per la realizzazione del deposito superficiale dei rifiuti condizionati di media e bassa attività. Riteniamo fondamentale che, contestualmente, nello stesso sito si realizzi anche il deposito provvisorio per rifiuti a più alta attività (combustibile irraggiato) per consentirci di avviare un'iniziativa di decommissioning fino alla condizione di prato verde per gli attuali siti di centrali nucleari.

Questa è nella sostanza la nostra posizione. Vorrei fare, a questo punto, due annotazioni su alcune diversità di vedute che riguardano aspetti minori. La prima riguarda la stima dell'investimento per la realizzazione del deposito. Se lo consideriamo come dicevo, ossia come un deposito temporaneo di rifiuti ad alta attività, riteniamo che siano necessari tra i 500 ed i 600 miliardi di lire e che questa cifra non tenga conto della necessità di interventi aggiuntivi correlati alla presenza del deposito od allo sviluppo dell'area di riferimento. Bisogna infatti considerare le spese aggiuntive che riguardano lo sviluppo dell'area che verrà investita dall'iniziativa di cui si parla. Questo non per compensare - tengo a sottolinearlo subito - l'accettazione di un rischio, perché, come dirò, riteniamo che questi interventi siano possibili e fattibili con coefficienti di rischio assolutamente accettabile, ma per la servitù di lunghissima durata cui è soggetta un'area che dovrà essere sufficientemente estesa. Deve quindi essere ripuntualizzata la valutazione dei costi.

Riteniamo la valutazione secondo la quale si può rispondere, anche solo in un primo momento, alle esigenze dell'agenzia conferendo una parte del contributo annuale concesso all'ENEA, poco proponibile. Comunque, discuteremo anche attorno ai temi della riforma dell'ENEA, perché già oggi le risorse non sono corrispondenti alle esigenze e neanche alle prospettive di possibile rivitalizzazione e rilancio dell'iniziativa dell'ente. La legislazione, peraltro, prevede dal 1994 un contributo ordinario all'ENEA. Mi riferisco solo alle spese di gestione e funzionamento, perché per le spese di ricerca sono necessari provvedimenti specifici. Questo aspetto, quindi, andrà considerato a parte.

Vengo alla questione cruciale che è, in sostanza, quella del reperimento del sito, perché senza questo punto ordinatore di tutto il meccanismo di intervento difficilmente si potrà dar luogo ad una politica che abbia organicità e durata.

A questo proposito ci siamo posti e ci poniamo il problema di trovare le strade per garantirci l'acquisizione di consenso - questa è la questione -, perché sotto il profilo tecnico l'individuazione di siti idonei per realizzazioni di questo genere non pone problemi particolari. Non è che si possa intervenire ovunque, ma ci sarebbe sul piano tecnico-scientifico la possibilità di procedere ad una localizzazione ben selezionata e che non comporti pericoli.

Volendoci occupare della questione, ci siamo posti il problema di dar vita a meccanismi e procedure che garantiscano un coinvolgimento consensuale, o comunque costituiscano, nell'ambito di un coinvolgimento di quel tipo, una premessa solida ad un sistema di decisione. Crediamo quindi di dover impostare questo lavoro secondo un meccanismo che garantisca un'assoluta trasparenza di informazioni su questo punto. Abbiamo immaginato un primo percorso che coinvolga direttamente le istituzioni responsabili a livello regionale e locale per l'individuazione di un sito. Siamo convinti che una buona localizzazione ed un intervento ben fatto possano rappresentare un'occasione per determinare lo sviluppo armonico e corretto di relazioni tra intervento e territorio.

In sede di conferenza Stato-regioni abbiamo avviato una discussione a questo proposito ed i gruppi tecnici della conferenza hanno fatto una prima valutazione su quale sia una base credibile di discussione, fornendo naturalmente certificazione delle esperienze esistenti su scala europea e mondiale (il presidente Scalia ne citava alcune), indicando quali sono i requisiti di un'area che può essere candidata nonché, la disponibilità (non a titolo di rischio, lo ribadisco, ma in considerazione della servitù prolungata che interesserebbe un'area certamente non irrilevante) a procedere con accordi di programma per individuare linee di sviluppo dell'area stessa.

Sulla base di questo tipo di documentazione stiamo chiedendo che la conferenza Stato-regioni avvii una procedura (credo che avremo una riunione entro questo mese) di valutazione e di eventuale candidatura. Ad essere pessimisti, ciò ci mette comunque in condizione di coinvolgere il paese in una operazione che abbia il massimo di trasparenza e di leggibilità, di far comprendere e valutare insieme l'esigenza che comunque si arrivi all'individuazione di un sito.

A noi pare che il primo passo del modello partecipativo, per ragioni di principio e per la particolare situazione italiana, debba essere quello di un'assunzione di responsabilità immediata e non mediata da parte delle istituzioni. Prodotto questo tipo di coinvolgimento, non escludo anzi credo che occorra considerare con attenzione la possibilità di introdurre una figura che si caricasse del complesso problema delle relazioni nell'ambito di un processo di coinvolgimento dei territori.

Il Governo ha consapevolezza dell'esigenza di procedere e, nello stesso tempo, di non bypassare questo tipo di problemi rispetto ai quali decisioni affrettate potrebbero essere inefficaci.

La decisione di attivare un'agenzia per la gestione dei rifiuti radioattivi italiani mi pare in linea col quadro internazionale. Ritengo positivo il fatto che essa si prefiguri come "agenzia pesante", nel senso che può coprire tutto il campo dei rifiuti, ad esclusione della ricerca. Ciò per tanti motivi, compreso quello che ho indicato prima e cioè che si determinerebbe così la possibilità di generare prospettive di sviluppo e polarità proprio per il fatto che l'agenzia ha un campo di intervento molto ampio.

Circa la disattivazione, ricordo che vi sono procedure previste dalla legge molto complicate, per cui quello che dirò ha il valore di una generale opinione.

Pur riconoscendo che la scelta del decommissioning differito pratica dall'ENEL (custodia positiva passiva, cause di decadimento, successivo smantellamento) è compatibile con la prassi internazionale, ci interessa approfondire l'ipotesi del decommissioning accelerato, in particolare riflettendo sulla situazione di Caorso, per motivi di natura tecnica, di comparazione dei costi, per la possibilità di approfittare del patrimonio di conoscenze e professionalità.

L'incedere di questa strategia deve rendersi compatibile anche con una gestione puntuale ed attenta dell'esistente. Non siamo in emergenza in alcun modo: su questo punto dobbiamo essere chiari. Quindi, dobbiamo semplicemente operare, come fanno tutti i paesi europei, con le scansioni temporali necessarie e con la previsibilità possibile.

Per seguire questa operazione abbiamo bisogno di un luogo nel quale possano esprimersi su un tavolo tutte le voci. Dopo l'avvio dell'operazione Stato-regioni, che dovrebbe intervenire entro il mese, sul tema procedure del sito, nell'ambito del quale saranno stabiliti tempi delle singole operazioni, sto pensando di istituire un tavolo nazionale degli attori fondamentali, cioè Governo, ENEL, ENEA, ANPA, enti territoriali, organizzazioni sindacali ed anche il presidente di questa Commissione, perché su un oggetto di questo genere occorre tenere vivo il rapporto con il Parlamento. In sostanza, deve trattarsi di un tavolo che segua l'evolversi delle diverse iniziative, cercando di risolvere alcuni problemi anche immediati. Cito un esempio: a giudizio dei più, l'intenzione dell'ENEL di collocare le barre in piscina è giusta dal punto di vista tecnico. Però i lavoratori e la gente di Caorso chiedono di conoscere i passi successivi. D'altro canto, ci troviamo all'interno di norme e procedure che pongono il trasferimento in piscina delle barre nell'ambito delle procedure di gestione (immediatamente attivabili) mentre pongono i passi successivi nella procedura di decommissioning prevista dalla legge n. 230 che indica dei passaggi molto complessi, sui quali forse sarebbe il caso di riflettere insieme. Si tratta non tanto del numero dei pareri richiesti a cinque o sei ministeri, quanto del tipo di domanda che viene posta, perché può accadere che il Ministero del lavoro debba dare l'okay su una questione di una certa delicatezza per la quale occorrono approfondimenti e verifiche. A questo punto non si quando si riesce ad ottenere il parere.

Ritengo che il tavolo di cui ho parlato possa ovviare ad alcuni di questi inconvenienti e possa, non con decisioni formali ma con l'informazione e l'assunzione di responsabilità reciproca, cominciare a rendere visibili i passi successivi, anche in termini tecnici e finanziari. E' comprensibile la richiesta di conoscere il passo successivo e, poiché una risposta formale non può ancora essere data, possono intervenire gli attori dando indicazioni e creando così un sistema di relazione utili a governare una questione che non può essere affidata solo alle norme e alle procedure ma nemmeno alle opinioni: essa richiede un punto di coagulo.

In conclusione, mi pare che le cose che cominciamo a fare siano abbastanza coerenti con le indicazioni contenute nella bozza di documento. Quindi, se ritenete, sarebbe utile individuare le forme per congiungere le iniziative e dare ordine alle reciproche attività, individuando un luogo in cui i problemi possano essere affrontati.

FRANCO ASCIUTTI. Il ministro Bersani ha parlato di candidature per il sito: si tratta di un auspicio, di un pensiero, di un sogno o di una realtà? Non siamo in Francia, siamo in Italia, la cui campagna è ben diversa, per quanto riguarda le scorie nucleari, da quella francese.

FRANCO GERARDINI. Credo che l'impostazione data dal ministro Bersani all'intera problematica sia molto corretta ma, nello stesso tempo, vorrei sottoporgli una questione e cioè se la conferenza Stato-regioni o la conferenza unificata siano il luogo più adatto per portare avanti queste problematiche, nell'ottica del maggiore coinvolgimento possibile dei livelli istituzionali.

Egli, giustamente, ha detto che l'Italia non è in emergenza e probabilmente si riferiva ad una serie di cicli produttivi di scorie radioattive. Anche qui vorrei fare una riflessione rispetto al fatto che l'Italia ha numerosi problemi per quanto riguarda i residue provenienti, ad esempio, dalle attività ospedaliere, dai servizi di radioterapia che sono caratterizzati da una produzione cospicua di rifiuti che hanno bisogno di essere messi in sicurezza e di essere adeguatamente smaltiti.

Resta il fatto che, comunque, condivido la metodologia e la tempistica illustrate dal ministro Bersani e credo che la sua relazione sia sostanzialmente in sintonia con il documento che è stato fornito dalla Commissione d'inchiesta.

PIERLUIGI COPERCINI. Abbiamo ascoltato recentemente i presidenti e i responsabili dell'ENEA, dell'ENEL e dell'ANPA, con i quali abbiamo affrontati gli stessi argomenti. Siccome anche recentemente si sono manifestati conflitti di competenza tra i vari ministeri, ho potuto notare in occasione dell'audizione che ricordavo, un piccolo conflitto di competenza anche per quanto riguarda le risorse e la gestione della dismissione del nucleare. Poiché il ministro Bersani ha citato i piani, che lo riguardano come ministro dell'industria, relativi al finanziamento dell'attività dell'ENEA, vorrei saperne di più sul riassetto della stessa ENEA e le competenze sul nucleare, nonché su come queste vengano inserite in un piano più organico di disattivazione degli impianti e del trattamento dei rifiuti nucleari che, come ricordava prima Gerardini, vengono prodotti anche attualmente dai settori industriale ed ospedaliero.

PRESIDENTE. Vorrei porre a mia volta al ministro alcune questioni. Egli ci ha parlato della questione del sito, che ovviamente è presente a tutti noi. Alla luce della recente esperienza che abbiamo fatto ritengo che oggi, molto probabilmente, gli stessi francesi, che pure hanno una maggiore disinvoltura con il nucleare, avrebbero problemi (questa è l'impressione che hanno avuto un po' tutti i commissari) ad individuare come sito L'Aube, in conformità di criteri che, ad esempio, non rispettano l'isolamento. Ho posto questo problema solo per segnalare che l'individuazione del sito è una pratica molto complessa; va benissimo sentire tutti, ma è fondamentale avere indagini geologiche, idrogeologiche, geognostiche, eccetera che diano alcune fondamentali garanzie, che sono quelle cui si rifà, ad esempio, il sito spagnolo, non quello francese.

Un'altra questione si ricollega a quanto dicevano poc'anzi i colleghi Gerardini e Copercini. L'idea del documento che abbiamo inviato ai nostri diversi interlocutori è quella che il ministro ha brillantemente riassunto nell'espressione "agenzia pesante", ossia che tutte le operazioni connesse alla gestione dei rifiuti di ogni tipo siano a carico dell'agenzia stessa. A questo riguardo, però, si pongono due problemi. Alla luce dell'esperienza di altri paesi, una cosa è parlare di un sito storico, ossia di una situazione che pur andando molto al di là dell'esperienza comune per quanto riguarda gli insediamenti industriali, può essere considerata governabile. Mi riferisco ai famosi trecento anni.

Ben altro è il discorso di un sito per le scorie a lunghissima vita, con riferimento alle quali riscopriamo una delle ragioni contro il nucleare, vale a dire il fatto che la radioattività per tempi così lunghi va al di là delle nostre percezioni ordinarie e delle nostre capacità di controllo. Quindi - questo è anche un suggerimento - sulla scorta di quello che hanno fatto altri paesi (penso anche alla Svezia) si tratta intanto di individuare un sito per le scorie che possono essere gestite in tempi storici.

Vi è poi la questione del decommissioning per quel che riguarda il combustibile irraggiato e del rientro di materiale condizionato, che però sono sempre, per così dire, materiali pesanti, sui quali non credo che con la nostra limitata esperienza possiamo trovarci più avanti degli altri. Sia la Svezia sia la Francia stanno studiando le soluzioni possibili. Questa deve essere una possibilità che l'agenzia deve avere, nel senso che deve poter rivedere periodicamente, ad esempio ogni tre anni, i suoi piani proprio in rapporto ad innovazioni tecnologiche possibili. Ad esempio, a livello scientifico si pongono già possibili soluzioni, come il "bombardamento" delle scorie a vita lunghissima per operare una trasformazione che le renda più gestibili. Credo che l'agenzia debba avere a disposizione uno scenario del genere. Non sarebbe saggio partire tentando di individuare uno o più siti che possano far fronte ad entrambi i tipi, drasticamente diversi, di domanda.

Per quanto riguarda le risorse, dall'audizione che abbiamo avuto è parso chiaro che l'ENEA si proponga con le competenze che ancora ha, ma non per un ruolo di gestione, che andrebbe appunto all'agenzia. L'ENEL ha fatto poi chiaramente capire - in questo concordando con l'impostazione dell'autorità per l'energia elettrica - che prima si libera della partita nucleare, meglio è. Qui però insorge poi l'altro problema che sottopongo al ministro, anche se forse sarebbe meglio porlo al ministro del tesoro. E' chiaro che l'ipotesi dell'agenzia pesante si può avanzare se capiamo quali sono le risorse ed il tipo di impegno che mette l'ENEL, nonché, forse, il tipo di società da costituire. Ciò perché vi sia un travaso dalla situazione quale sarebbe, con l'ENEL che tra qualche anno avrà di ritorno una serie di scorie condizionate, con in più il combustibile irraggiato che ha ancora, ad esempio, a Caorso. Si tratta di capire questo snodo, perché l'agenzia può essere pesante, ma non "appesantita", non so se mi spiego. E' necessario valutare, anche in termini di risorse economiche e finanziarie, nonché per quanto riguarda gli aspetti societari, come gestire questo problema. In quest'ottica, apprezzeremmo se il ministro dell'industria e magari anche quello del tesoro ci fornissero delle indicazioni.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro per l'industria, il commercio e l'artigianato. Desidero rispondere in primo luogo ad una preoccupazione: questo percorso partecipativo non nasce da un'ingenuità, ma da realismo. In un paese antropizzato, che ha determinate caratteristiche territoriali, un paese anche, per così dire, di guelfi e ghibellini, incontriamo quotidianamente problemi. La questione localizzazione - si parli di un'impresa o di altro - è sempre complicatissima. Con le regioni stiamo discutendo, in sostanza, di una sorta di progetto industriale, non so come definirlo.

Si dice: questa è la documentazione internazionale, il sito di cui parliamo è grosso modo questo, esiste, dal punto di vista territoriale deve avere certe compatibilità, che non sono stravolgenti, ma serie. Quindi, quando si parla di candidature, si parla anche di verifica tecnica delle condizioni indicate.

Vi è inoltre la possibilità di aggregare queste scelte (penso all'accordo di programma). Insomma, vi sono una serie di indicazioni. Quindi, come premessa, debbo ritenere che ci possa essere comunque una valutazione di queste possibilità ed una discussione su di esse. Questo abbiamo chiesto.

Contemporaneamente, mentre fissiamo questa procedura, affermiamo insieme, Stato e regioni, che in Italia un sito ci vuole. Cercheremo di procedere insieme e di effettuare una valutazione; naturalmente, in questo accordo c'è anche - come dire - la clausola di garanzia, nel senso che questo screening viene affiancato ad un certo punto da una valutazione tecnica con cui si procede ad individuare, anche autonomamente, possibilità, siti, eccetera.

Francamente credo che nell'ambito di operazioni di questo genere non vi siano altri modi di procedere, se non altro per far crescere l'assunzione di responsabilità e la consapevolezza sulle scelte che, in ultima analisi, dovranno fare Parlamento e Governo. Aggiungo che anche per questa prima selezione vi è una scansione di tempi, che adesso non ricordo, quindi l'intero percorso non è affidato all'inconoscibile.

Non siamo di fronte ad un'emergenza secondo i punti di vista che vengono percepiti, come quelli della sicurezza; siamo però di fronte a dei problemi, perché come sistema-paese non siamo attrezzati e quindi, a questo punto, dobbiamo assolutamente muoverci; forse, abbiamo anche perso molti anni.

Come ricordava il presidente, ci sono questioni che è ancora necessario discutere ed approfondire. Poi entrerà in campo anche il ruolo del soggetto che stiamo cercando di configurare, che dovrà avere i suoi margini di decisione, autonomia, prospettazione tecnica e gestione. Tuttavia, siccome siamo alle prese con un sistema di decisione molto complesso, capisco l'obiezione del presidente. Siamo proprio alla prediscussione, ma per rendere credibile il percorso dobbiamo trovare una formula che, in sostanza, coniughi l'allestimento del sito e del soggetto con un processo di decommissioning più o meno individuato.

Dobbiamo compiere uno sforzo, difficilissimo, per seguire, con scansioni temporali diverse quanto si vuole, una logica che consideri il problema nel suo insieme e che veda il coinvolgimento di tutti i soggetti che sono in campo, senza lasciare fuori una delle questioni. Questo non è semplice, ma dobbiamo esercitarci a trovare una soluzione di questa natura e spero che anche questo tavolo di confronto possa darci una mano.

Nel prossimo anno dobbiamo appunto cominciare a vedere come configurare il soggetto di cui parliamo. Come dicevo, dovremo discuterne e quindi quelle che esprimo sono opinioni, ma tendenzialmente io sarei per considerare un'ipotesi di agenzia pesante nel senso che indicavo, che però sia efficiente e ricomprenda le varie situazioni che abbiamo oggi e che sono variamente disperse e collocate. Quindi, nell'ambito del processo di riforma, sarà necessario discutere con l'ENEL su come questo oggetto possa essere delimitato. Si tratta quindi di studiare e valutare che cosa significhi parlare di quelle parti degli esiti del nucleare che sono dell'ENEL, dell'ENEA, eccetera, ma anche di cominciare a configurare un soggetto nuovo, di natura pubblica, pesante nel senso che abbia le caratteristiche che dicevo, attrezzato gestionalmente, nel senso che dal punto di vista finanziario parliamo di un ente che deve funzionare per definizione (non possiamo dar vita in questo campo a situazioni che non funzionano), che abbia risorse tecniche ed intellettuali sufficienti per affrontare le esigenze, che sappia collegarsi le agenzie internazionali e via dicendo. Nei prossimi mesi, insomma dobbiamo cominciare a disegnare questo tipo di ipotesi, che comporterà anche una complessa ingegneria di ordine finanziario. Bisognerà capire infatti come operare e coinvolgere il Ministero del tesoro, anche come detentore di responsabilità rispetto al bilancio pubblico. Siamo consapevoli di ostacoli e problemi, ma cominciando a muoversi ed a rendere concreto il confronto, ritengo che si possa cominciare a passare alla fase operativa.

Mi scuso, con la Commissione, ma a causa di altri impegni, devo assentarmi.

PIERLUIGI COPERCINI. Vorrei ricordare al ministro Bersani che non ha fornito alcuna indicazione sui piani del Ministero dell'industria riguardanti l'ENEA che ci interessavano proprio perché coinvolgono il processo di concertazione. Lei, ministro, è stato anche presidente della mia regione ed ha manifestato sempre attenzione per la concertazione, ma spesso anche un impatto dirigistico.

Le chiedo quindi di chiarirci questo passaggio, così potremo essere più tecnici e maggiormente predisposti al futuro.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro per l'industria, il commercio e l'artigianato. Non ho risposto o forse l'ho fatto troppo implicitamente alla questione. Nell'idea che sommariamente descrivevo e su cui mi riservo di essere più particolareggiato quando la discussione sarà più approfondita, non vedo, in realtà, se non una certa coincidenza di intenzioni ed interessi tra i soggetti che oggi variamente si occupano della questione. In questi mesi, con decreto delegato, procederemo ad una riforma dell'ENEA, così come stiamo procedendo - lo ricordo - ad una fase di riforma del sistema elettrico e, di conseguenza, alla riorganizzazione dell'ENEL. Avremo quindi l'opportunità - non l'onere - di avere in pochi mesi uno scenario dinamico nel quale inserire utilmente un processo di aggregazione delle funzioni intorno ad un soggetto che possiamo valutare insieme che dal punto di vista della gestibilità ed anche in termini finanziari o delle risorse umane e tecniche dovrà trovare il suo assetto.

Mi sembra che - è un'idea che approfondiremo - indicare tutto quello che serve per gestire questa partita, al netto delle funzioni di ricerca, rappresenti già una buona traccia per capire cosa stanno facendo l'ENEA e l'ENEL e cominciare a comporre le cose. Se sono emersi problemi di concorrenzialità e opinioni diverse, ritengo che sia possibile trovare una strada per comporre questo tipo di questioni in una sintesi nuova. Non vedo all'orizzonte problemi di questa natura.

FAUSTO GIOVANNELLI. C'è un orientamento nel Governo su chi paga la dismissione? La fiscalità generale o il sistema elettrico pubblico o privatizzato? E' proprio questo il punto dal quale dobbiamo cominciare.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dell'industria, il commercio e l'artigianato. Non posso dire che ci sia un orientamento su questo punto; posso dire che ci sono riflessioni. Dobbiamo tenere presente che, nella fase di liberalizzazione del sistema elettrico, dovremo segnalare alla Commissione europea, così come faranno altri paesi, l'accumulo dei costi del sistema che chiediamo di porre a carico di un servizio universale, della tariffazione. Su questo punto vi sarà una discussione che avrà un aspetto nazionale ed uno comunitario.

Mi aspetto - ma questo è un pronostico - che, in via generale e prudenziale, i diversi Stati, in attesa di assumere decisioni autonome che comunque sono sempre consentite, tendano a fare un elenco piuttosto lungo. A fronte della volontà dell'Unione europea di non caricare sul sistema tariffario, il singolo Stato ha sempre la possibilità di farlo. Credo che alla fine dell'anno vi sarà una discussione in sede comunitaria a questo proposito. Noi potremo valutare questo aspetto nei mesi successivi e dovremo farlo con equilibrio. Non possiamo "azzoppare" in partenza un sistema concorrenziale che deve andare a beneficio degli utenti e non possiamo neanche caricare i costi sulla fiscalità. Il discorso, quindi, dovrà essere affrontato con grande attenzione.

Per ora, stiamo avendo rapporti informali con l'authority e stiamo redigendo un elenco degli argomenti che dovremo discutere in sede di Commissione europea.

PRESIDENTE. Ringraziamo il ministro Bersani per la sua esposizione.

Mi scuso con il ministro Ronchi che, a causa di un disguido, ha potuto seguire solo la parte finale dell'audizione del ministro Bersani. Comunque, credo che abbia capito qual è l'interesse della Commissione.

Vorremmo da lui una valutazione sulla bozza di documento che gli abbiamo inviato e sulle tematiche che esso propone.

EDO RONCHI, Ministro dell'ambiente. La creazione di un organismo per la gestione dei rifiuti radioattivi e per il decommissioning degli impianti nucleari costituisce la parte centrale di un progetto volto a dare definitiva soluzione al problema dei rifiuti prodotti dalle attività nucleari svolte in Italia, originariamente proposto dall'ANPA, sul cui schema generale si è evidenziata una sostanziale convergenza già nel corso della conferenza che la stessa Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente ha organizzato nello scorso novembre 1997. Va espresso pertanto, innanzitutto, un vivo apprezzamento per lo sforzo compiuto, che traduce in termini operativi, atti a dare concretamente avvio alla definizione e alla realizzazione del progetto, le linee generali allora espresse.

Per quanto attiene al merito della proposta, il giudizio complessivo non può che essere ampiamente positivo.

Non è un caso che organismi simili all'ANGERIR siano già operanti nella maggior parte dei paesi dell'Unione europea impegnati in attività nucleari. Nella realtà italiana, l'Agenzia per i rifiuti radioattivi non solo servirà a definire, sul piano tecnico, una policy di gestione univoca, in una situazione di notevole diversificazione delle situazioni esistenti, ma consentirà soprattutto di superare l'inevitabile condizione di marginalità nella quale le azioni necessarie per dare soluzione alle questioni lasciate aperte dalle attività nucleari svolte in Italia sino alla seconda metà degli anni ottanta si trovano oggi presso gli esercenti di quelle attività di allora.

Va poi da sé che la stessa Agenzia potrà garantire una corretta gestione dei rifiuti radioattivi che continuano ad essere prodotti n attività industriali, di ricerca e, soprattutto di diagnostica e di terapia medica.

In considerazione della complessità della materia, che si riflette nell'articolazione della bozza del provvedimento legislativo proposto, vi sarà certamente l'opportunità di riletture che consentiranno di mettere a punto, se necessario, anche aspetti di maggior dettaglio, quali ad esempio l'opportunità della previsione di un ruolo propositivo dell'ANGERIR, corrispondente a quello dell'ANPA e da svolgere di concerto con questa, concernente il valore di riferimento per il rilascio incondizionato di materiali e rifiuti a bassa attività, materia che potrebbe di per sé richiedere attente valutazioni di merito e di metodo. Senza pertanto entrare in problemi di dettaglio, si sottolineano qui tre questioni di carattere più generale tra quelle toccate dalla proposta in discussione.

Una prima questione riguarda l'urgenza delle attività da svolgere, in particolare la realizzazione di un deposito per lo stoccaggio a medio termine del combustibile irraggiato e dei rifiuti ad alta attività e l'individuazione di un sito per lo smaltimento dei rifiuti a bassa e media attività condizionati. Per poter intervenire efficacemente su tali attività, in tempi commisurati all'urgenza del problema, la costituenda Agenzia dovrà risultare immediatamente operativa, e d'altra parte la stessa proposta di legge prevede interventi dell'ANGERIR a partire da pochi mesi della pubblicazione della legge medesima. Per corrispondere a queste esigenze appare necessaria una preventiva definizione di risorse e di competenze, sia pur minime, delle quali l'Agenzia potrà avvalersi già dall'indomani della sua istituzione.

Una seconda questione riguarda la relazione tra la procedura di localizzazione del sito di smaltimento prevista, all'articolo 14, dalla bozza di provvedimento in esame e quanto già contenuto nelle norme di legge vigenti. Queste prevedono, come è noto, sia uno specifico nulla osta per installazioni di deposito o di smaltimento di rifiuti radioattivi (articolo 33 del decreto legislativo n. 230 del 1995, il cui decreto di attuazione, peraltro non ancora emanato, può essere articolato in modo da tenere conto delle diverse tipologie di deposito e della relativa rilevanza attraverso la definizione di fasi autorizzative distinte) sia la valutazione di impatto ambientale. Il decreto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 377/1988, in attuazione della direttiva 85/337/CCE, include infatti gli impianti destinati allo stoccaggio definitivo o all'eliminazione definitiva dei residui radioattivi tra le opere soggette alla procedura di VIA. Inoltre, il decreto del Presidente della Repubblica dell'11 febbraio 1998, in attuazione della Direttiva 97/11/CE, aggiunge all'elenco delle opere soggette a tale procedura, tra gli altri, gli impianti destinati allo stoccaggio, per più di dieci anni, di combustibile nucleare irraggiato o di residui radioattivi, in un sito diverso da quello di produzione.

Poiché non si ritiene che l'atto di localizzazione previsto nella proposta di legge sia inteso come sostitutivo della regolamentazione esistente - sarebbero tra l'altro necessarie norme procedurali applicative da produrre ex novo - è opportuno prevedere le modalità di integrazione del nuovo atto rispetto a quanto già fissato dalla disciplina vigente, evitando sovrapposizioni che avrebbero probabilmente un effetto opposto a quello di semplificazione al quale si ispira la norma proposta.

Infine, la terza questione riguarda le modalità di intervento dell'ANGERIR nella disattivazione degli impianti nucleari. Anche in questa materia vi è la necessità di dare alla attività in corso tempi ben più rapidi di quanto non sia stato fatto sino ad ora (basti pensare che una centrale spenta nel 1978 non ha ancora raggiunto il primo stadio del decommissioning ed è quella più avanzata nel processo). A fronte di questa situazione, la proposta di legge affida all'istituenda Agenzia un ruolo non ancora operativo, differenziato a seconda dello specifico esercente, e subordinando alla definizione di accordi successivi con gli esercenti stessi, l'effettivo inizio di un'attività operativa che possa determinare, l'auspicata, drastica accelerazione del processo. Potrebbe essere verificata, a questo riguardo, la percorribilità di una soluzione più ambiziosa, ma certamente efficace rispetto al raggiungimento dell'obiettivo generale del progettato provvedimento legislativo - la definitiva chiusura, cioè, dell'eredità delle attività nucleari svolte in Italia - rappresentata da un trasferimento all'Agenzia delle responsabilità connesse alla gestione delle attività di decommissioning.

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro per la puntualità delle osservazioni sulla bozza di proposta di legge che gli è stata inviata e per l'utilissimo contributo che ha offerto alla Commissione.

La seduta termina alle 15.

Ritorno alla Home page Commissione sul ciclo dei rifiuti