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CAMERA DEI DEPUTATI-SENATO DELLA REPUBBLICA

COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA

SUL CICLO DEI RIFIUTI E SULLE ATTIVITA'

ILLECITE AD ESSO CONNESSE

58.

SEDUTA DI MERCOLEDI' 21 OTTOBRE 1998

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MASSIMO SCALIA

INDICE

Seguito dell'esame della proposta di relazione sulla regione Lazio. *

Seguito dell'esame del documento relativo agli incentivi alle imprese per lo sviluppo sostenibile. *

 

La seduta comincia alle 11.30

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che la pubblicità della seduta sia assicurata anche attraverso gli impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

Avverto che verrà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della seduta.

Seguito dell'esame della proposta di relazione sulla regione Lazio.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame della proposta di relazione sulla regione Lazio.

Chiedo al senatore Iuliano se intenda integrare la proposta di relazione illustrata nella seduta di mercoledì 14 ottobre 1998.

GIOVANNI IULIANO. Si è ritenuto opportuno dedicare una specifica sezione della relazione alla situazione del comune di Roma dove, come è stato rilevato dall'indagine della Commissione, si produce il 7,73 per cento dei rifiuti solidi urbani di tutta Italia. Si tratta quindi di una situazione di grande importanza che presenta una serie di ricadute anche sotto il profilo della produzione di rifiuti, visto che, in occasione del Giubileo, nel 2000 Roma sarà visitata da decine di milioni di persone.

Attualmente, stando ai dati fornitici in sede di audizione dal presidente dell'AMA, la raccolta differenziata si aggira intorno al 6 per cento circa e nell'anno 2000 si punta a raggiungere il 15 per cento richiesta dalla normativa nazionale. Va rilevato che tale quota significherebbe l'immissione sul mercato del recupero di oltre 200 mila tonnellate l'anno, c'è il dubbio che l'attuale sistema di recupero sia in grado di gestire una simile quantità di rifiuti. Investimenti immediati e realizzazioni in questo settore sono quindi improrogabili per non rendere inutili gli sforzi che le aree metropolitane (non solo Roma, quindi) stanno compiendo per adeguarsi alla normativa nazionale.

Al momento, lo smaltimento viene convogliato presso la discarica di Malagrotta, che ha ancora un'enorme volumetria residua (circa 15 milioni di metri cubi); al cui ingresso è stato realizzato un impianto di preselezione in grado di trattare circa 1000 tonnellate al giorno da inviare al recupero. Valore tuttora residuale ha invece l'impianto di compostaggio di Fiumicino, che potrà rappresentare una valida alternativa solo quando la differenziata secco-umido sarà realizzata in maniera efficace sull'intero territorio urbano.

E' da sottolineare che nella città di Roma è stata rilevata la presenza di numerose discariche abusive di piccole e medie dimensioni. E' altresì da evidenziare positivamente il fatto che la stessa AMA ha avviato un piano per la bonifica di tali aree e che sono già alcune decine i terreni recuperati, alcuni dei quali in zone prossime al centro della città.

Ad integrazione alla relazione da me illustrata, devo precisare, a proposito della regione Lazio, che di recente è stata istituita l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (ARPA), così come richiesto dalla legge n. 61 del 1994. La struttura, tuttavia, non è ancora operativa, e ciò è di per sé di grande rilievo, in quanto l'ARPA viene indicata, dalla legislazione nazionale, come il punto di sintesi e di promozione di tutti i controlli in sede ambientale. L'attività della regione e delle provincie va quindi valutata con accenti abbastanza critici, essendo piuttosto debole per quanto riguarda i controlli.

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare, mi permetto di segnalare all'attenzione del relatore un problema che ha già una valenza significativa per l'importanza dell'area romana anche dal punto di vista demografico e che, però, credo riguardi l'intero Paese: da poche settimane è entrato in esercizio l'impianto di Santa Palomba, al quale viene avviato per la separazione il rifiuto multimateriale, così come raccolto nelle campane multimateriali; il problema sta nel fatto che nell'impianto in questione si stanno accumulando, separati, grandi quantitativi di plastica, che al momento non va a finire da nessuna parte, per cui resta lì accatastata. Ciò è dovuto al fatto che nel passaggio da Replastic al CONAI ci si trova di fronte ad un nodo estremamente delicato perché non si trovano i soldi per gestire le operazioni. Come i colleghi sanno, alla Camera è in seconda lettura un provvedimento, intitolato "Nuovi interventi in campo ambientale", che in un articolo prevede esplicitamente l'obbligatorietà dell'adesione al CONAI, e che rappresenta, quindi, la chiave di volta - per così dire - per superare le attuali difficoltà del CONAI stesso a reperire le risorse per poter poi gestire tutta la plastica che viene raccolta. Segnalo questo aspetto perché è di tutta rilevanza e di carattere nazionale. Mi auguro che questo snodo normativo possa venire risolto addirittura entro l'anno con l'entrata in vigore della legge cui ho fatto riferimento e, più specificamente, della norma specifica che riguarda il passaggio definitivo da Replastic al CONAI perché si tratta di una situazione che, come è ovvio, non riguarda solo Roma ma tutte le amministrazioni che sono riuscite a mettere in campo gli impianti per la separazione dei rifiuti solidi urbani ma che non sanno dove collocare la plastica.

Partendo quindi dal caso specifico del Lazio e di Roma, questarelazione può rappresentare l'occasione per segnalare un problema che ha una valenza decisamente più generale.

Ritengo, recependo un'osservazione del collega Lasagna, che oggi non ha potuto essere presente, che nella relazione sia opportuna, pur con la dovuta delicatezza stante il fatto che è ancora in corso un'inchiesta, una notazione sul traffico di materiale radioattivo che ha interessato - marginalmente, credo - la regione Lazio.

GIOVANNI IULIANO. Solleciteremo senz'altro la Camera ad una rapida approvazione del provvedimento, già licenziato dal Senato, recante interventi in campo ambientale, che è possibile agganciare, del resto, alla notazione, che forse ho fatto velocemente, sull'aumento della raccolta differenziata, che dovrebbe attestarsi al 15 per cento il che significherebbe l'immissione sul mercato di oltre 200 mila tonnellate l'anno di rifiuti che non si sa dove andranno a finire.

In merito alla questione sollevata dal collega Lasagna, devo dire che non ho ritenuto opportuno inserirla nella relazione essendo ancora in corso un'indagine da parte della magistratura.

PRESIDENTE. Credo che darne notizia sia del tutto legittimo, nella relazione un accenno sia possibile, pur con la dovuta discrezione alla quale ho accennato prima.

 

Seguito dell'esame del documento relativo agli incentivi alle imprese per lo sviluppo sostenibile.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame del documento relativo alle imprese per lo sviluppo sostenibile.

Chiedo all'onorevole Gerardini se voglia aggiungere ulteriori considerazioni alla relazione che ha svolto nella seduta di giovedì 8 ottobre 1998.

FRANCO GERARDINI, Relatore. Ritengo che sia il caso di fissare i termini per la presentazione degli emendamenti, sulla scorta della relazione che già ho avuto modo di illustrare nella precedente seduta.

PRESIDENTE. Desidero fare alcune brevi osservazioni sulla proposta di legge, riferendomi all’articolato.

Circa l’articolo 2 (Informazione), per quanto riguarda i programmi di informazione su temi istituzionali, in accordo con la sezione EMAS-ITALIA del comitato Ecolabel-Ecoaudit, è previsto che sia la Presidenza del Consiglio dei ministri a predisporre le campagne informative. Poiché la materia è tradizionalmente delegata al Ministero dell’ambiente, anzi addirittura all’ANPA, un organo esecutivo dello stesso ministero, che nell’ambito della ristrutturazione sta configurando un dipartimento o una struttura ad hoc per l’informazione ambientale, ritengo che sia più opportuno affidare tale competenza al Ministero dell’ambiente piuttosto che alla Presidenza del Consiglio.

Una riflessione analoga riguarda il comma 2 dell’articolo 3 (Sostegno alle piccole imprese ed alle imprese artigiane), nel quale si dà mandato all’ANPA, con il supporto dell’ENEA, di definire i profili dei cosiddetti consulenti ambientali. Anche in questo caso, ho una piccola perplessità perché l’ANPA, seppure a livello nazionale, è un coordinatore della politica dei controlli e mi risulta difficile immaginarlo come un ente che debba fornire profili. Probabilmente sarebbe meglio affidare questa definizione al Ministero dell’ambiente, piuttosto che ad un ente esecutivo. Pongo questo come interrogativo al relatore.

Ho già fatto cenno, in conclusione della relazione del collega Gerardini, all’articolo 4 riguardante le semplificazioni amministrative. In proposito, desidero sottoporre al relatore e alla Commissione un dubbio. Mi pareche per le procedure coinvolte nei primi due commi ci si riferisca a direttive europee che riguardano il rapporto di valutazione dell’impatto ambientale e le industrie a rischio di incidente rilevante. Credo che queste procedure abbiano una loro autonomia e ritengo che possiamo favorire le imprese che volontariamente, come prevede la normativa, si sottopongono all’EMAS e all’Ecolabel, dal punto di vista amministrativo per quanto riguarda la partecipazione a bandi, concorsi, gare; invece, dal punto di vista della normativa in esame (valutazione di impatto ambientale e autonotifica al Ministero dell’ambiente o alla regione a seconda della caratteristica dei materiali che detengono) i controlli previsti hanno una loro logica autonoma rispetto alle semplificazioni amministrative, che senz’altro vanno pensate come premio per il comportamento virtuoso delle imprese che si dotino dei marchi EMAS ed Ecolabel.

Sottopongo, quindi, ai colleghi e al relatore l’ipotesi di articolare le semplificazioni amministrative secondo la distinzione che richiamavo che mi pare abbia valore anche in sede europea.

Probabilmente le mie osservazioni sono avvalorate dalla circostanza ricordata anche nell’ambito del gruppo di lavoro che si occupa di traffici illeciti di rifiuti: mentre la convenzione di Schengen ha definito un’area per quanto riguarda il libero scambio di merci, non esiste un’area Schengen per i rifiuti, per cui i rifiuti pericolosi, come quelli prodotti da industrie a rischio di incidente rilevante, hanno la necessità, già nel loro formarsi all’interno del processo produttivo, di essere sottoposti al tipo di controllo implicito ed esplicito nella cosiddetta legge Seveso (DPR n. 175/88 e sue modifiche).

Vi è poi un aspetto che già il relatore ha rimarcato come particolarmente delicato: mi riferisco all’articolo 5 (Superamento delle non conformità ambientali). Propongo al relatore di stralciarlo dall’articolato per farne una norma transitoria in rapporto all’entrata in vigore – che mi auguro avvenga in tempi rapidi – delle proposte di legge presentate alla Camera e al Senato (è pronto in materia un disegno di legge del Governo) sull’introduzione della nozione di diritto ambientale nel codice penale. Se colleghiamo il superamento delle non conformità ambientali all’indirizzo che il documento della nostra Commissione dette a suo tempo al Parlamento e al Governo, indirizzo che si è tradotto nella proposta di articolato a suo tempo votata, credo che manteniamo una coerenza completa con la posizione che la Commissione di inchiesta ha assunto, favorendo al tempo stesso uno scenario transitorio che consenta al sistema delle imprese (l’articolo 5 si riferisce non solo alle piccole e medie imprese ma a tutto il sistema) di pervenire alla situazione in cui le sanzioni per i reati più gravi diventano penali, indicando le modalità e i tempi di un adeguamento al nuovo regime.

Il relatore, se sarà d’accordo con quanto ho detto, potrà avanzare proposte di modifica, che io sono disponibile a concordare con lui.

GIOVANNI IULIANO. I commi 3 e 4 dell’articolo 4 del testo, che fanno riferimento alla modifica degli impianti esistenti e alla realizzazione di nuovi impianti, incidono su un iter di valutazione di impatto ambientale che sta lentamente decollando ai vari livelli, nazionale e regionale, e che introduce la figura del verificatore ambientale accreditato, prevista dal regolamento CEE.

In realtà dovremmo attenerci quanto meno al giudizio di un ramo del Parlamento che ha licenziato il progetto di legge di valutazione dell’impatto ambientale, attualmente all’esame della Camera.

Ho la preoccupazione che, introducendo normative che non si allineano perfettamente con tale provvedimento, si corra il rischio di partire con una serie di contrasti e di interferenze non opportuni, soprattutto per quanto riguarda i tempi. Parliamo di semplificazione amministrativa e recentemente nelle Commissioni di merito abbiamo approvato il regolamento del Ministero dell'industria per le semplificazioni degli insediamenti produttivi; quello che ci viene richiesto oggi dalle direttive europee sono soprattutto una serie di adempimenti, tra cui non secondaria l'inchiesta pubblica, che richiedono comunque dei tempi. Se acceleriamo troppo impediamo ai cittadini e alle associazioni sul territorio di esprimere le loro osservazioni; in questo modo la valutazione di impatto ambientale diventa qualcosa che riguarda solo l'autorità competente e il committente, senza il coinvolgimento necessario della popolazione, che assiste a modifiche di impianti o all'insediamento di impianti nuovi sul proprio territorio senza poter dire una parola.

FRANCO GERARDINI. Gli interventi dei colleghi hanno sostanzialmente riguardato alcuni punti che sono già oggetto di approfondimento da parte del gruppo di lavoro. Non trovo assolutamente contraddittorio pensare ad una gestione più pregnante da parte del Ministero dell'ambiente di alcune competenze, in modo particolare per quanto riguarda gli articoli 2 e 3, sia per le campagne di informazione sia per la definizione dei profili dei consulenti ambientali. Resta il fatto che questo provvedimento, nel momento in cui attribuisce al Ministero per l'Ambiente un compito di protagonista nella gestione di queste materie, probabilmente aprirà un problema di concertazione con il Ministero dell'industria.

Sulle proposte dei colleghi Scalia e Iuliano relativamente agli articoli 4 e 5 c'è piena disponibilità a studiare le soluzioni più efficaci e compatibili con una serie di provvedimenti al vaglio del Parlamento. Il fatto che questo provvedimento contenga alcune norme che fanno riferimento ad altri progetti di legge in discussione nei due rami del Parlamento deriva dal fatto che ci troviamo in una fase di transazione nell'applicazione di alcune direttive da una parte e dall'altra dal fatto che stiamo portando avanti un lavoro che esige la formazione di una legislazione organica nel settore dell'incentivazione alle imprese per attuare quello che abbiamo chiamato uno sviluppo sostenibile delle stesse.

Mi sembra molto giusta, per esempio, l'osservazione del presidente Scalia per quanto riguarda lo stralcio dell'articolo 5, che effettivamente può entrare in contraddizione con il lavoro che si sta portando avanti per l'istituzione del delitto ambientale all'interno del codice penale, per cui la proposta di una norma transitoria può incontrare una valutazione positiva e può trovare una collocazione all'interno di quello articolato.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri colleghi che intendono intervenire, dichiaro chiusa la discussione generale.

I termini per la presentazione degli emendamenti sono fissati per mercoledì alle ore 18.

La seduta termina alle 11,55

     

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