Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi

XIII legislatura

Doc. XXIII n. 2

Prima relazione semestrale sullo stato dei lavori

presentata dal Presidente della Commissione

(PELLEGRINO)

ai sensi dell'articolo 2, comma 4, della legge 17 maggio 1988, n.172, richiamata dall'articolo 1 della legge 23 dicembre 1992, n.499 e successive modificazioni

Comunicata alle Presidenze il 10 aprile 1997

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I N D I C E

 

  1. La ricostituzione

  2. Il "mandato vincolato" ricevuto al presidente all'atto della sua nomina e l'ulteriore proroga legislativa dell'attività della Commissione.

  3. L'organizzazione interna della Commissione . Le collaborazioni. Il gruppo di lavoro sul disastro aereo di Ustica.

  4. Il programma dei lavori e le attività svolte.

  5. L'individuazione dell'archivio-deposito del ministero dell'interno presso la circonvallazione Appia.

  6. L'audizione del generale Gian Adelio Maletti a Johannesburg.

  7. Programma di ulteriori attività istruttorie.

 

 

1. La ricostituzione

La Commissione d'inchiesta sul terrorismo e le stragi, la cui attività si era interrotta a causa dello scioglimento anticipato della XII legislatura, è stata ricostituita, dopo la parentesi dovuta al rinnovo elettorale delle Assemblee parlamentari, con ritardo in rapporto alla data di inizio della XIII legislatura: la prima riunione delle nuove Camere, infatti, ha avuto luogo il 9 maggio 1996, mentre solo il 27 settembre successivo i Presidenti del Senato e della Camera, esaurito il procedimento di nomina dei membri della Commissione, hanno designato il Presidente della Commissione stessa, confermando nella carica il senatore Giovanni Pellegrino.

La Commissione è stata quindi convocata il 9 ottobre 1996 per la costituzione del suo Ufficio di Presidenza, che è composto, oltre che dal Presidente, dai vice presidenti, deputato Tullio Grimaldi e senatore Vincenzo Ruggero Manca, e dai segretari, senatori Daria Bonfietti e Mario Palombo.

 

2. Il "mandato vincolato" ricevuto al presidente all'atto della sua nomina e l'ulteriore proroga legislativa dell'attività della Commissione.

Come si è appena ricordato i Presidenti di Camera e Senato hanno confermato, in data 27 settembre 1996, il senatore Giovanni Pellegrino nella carica di Presidente della Commissione d'inchiesta sul terrorismo e le stragi. Tale indicazione ha avuto luogo tanto sulla base dell'espresso apprezzamento del lavoro svolto da tale Presidenza nella passata legislatura, quanto per la "convinzione che - sulla base dell'ampio materiale già acquisito, delle indagini condotte sui diversi filoni dell'inchiesta e dell'ipotesi di relazione (...) formulata - la Commissione stessa possa concludere i suoi lavori nei termini fissati dalla legge". Tale termine sarebbe venuto a scadenza il 30 dicembre 1996, cioè dopo soli due mesi e mezzo dall'insediamento effettivo della Commissione.

L'ipotesi di un "mandato vincolato" sembrerebbe rappresentare un elemento di novità sul piano dei rapporti tra i vertici delle Camere e la Presidenza di una Commissione d'inchiesta. Tuttavia, ad un attento esame, appare chiaro che la particolare caratterizzazione attribuita alla nomina di questa Presidenza risulta, oltre che del tutto legittima, anche in piena sintonia con le argomentazioni e i rilievi esposti nell'ultima relazione semestrale della XII legislatura sulle attività della Commissione terrorismo e stragi: documento trasmesso alle Camere il 21 febbraio 1996. In quella sede, da un lato, si era dato conto delle attività svolte e della proposta di relazione conclusiva redatta sulla base delle risultanze delle istruttorie (*); dall'altro lato, era stata illustrata l'estrema difficoltà di assicurare continuità operativa ad un organo la cui composizione si trova a subire frequenti e radicali modificazioni prima che le risultanze dell'inchiesta parlamentare possano essere rassegnate al Parlamento in forma definitiva.

Peraltro a fronte di queste determinazioni e di questi indirizzi, la Commissione - rinnovata ancora una volta per il novanta per cento dei suoi componenti - al momento del suo effettivo insediamento, il 9 ottobre 1996, poteva contare solo su due mesi e mezzo di attività per discutere ed approvare la proposta di relazione conclusiva; e tale periodo, oltretutto, finiva per coincidere con la sessione parlamentare di bilancio. Subito si è sviluppato in seno alla Commissione un vivace dibattito sull'opportunità o meno di una breve proroga, per consentire ai neo commissari di subentrare nell'ingente patrimonio di informazioni e conoscenze acquisito in anni di inchiesta parlamentare e, conseguentemente, di discutere e votare relazioni conclusive con la necessaria cognizione di causa.

Tale dibattito, che ha accompagnato le prime settimane di attività, si è concluso con la decisione di rappresentare ai Presidenti delle Camere l'orientamento unanime della Commissione circa la necessità di una breve proroga. Il relativo disegno di legge stimava in diciotto mesi il tempo necessario; il Parlamento ha ritenuto congruo definire in dieci mesi il tempo concesso alla Commissione per la conclusione dei suoi lavori con la legge 20 dicembre 1996, n. 646. Il termine risulta quindi prorogato al 31 ottobre prossimo.

Entro questo orizzonte temporale dovranno svolgersi gli ultimi atti di indagine, quelli funzionali all'aggiornamento della proposta di relazione conclusiva che sarà quindi discussa e trasmessa, ove approvata, alle Camere.

 

3. L'organizzazione interna della Commissione . Le collaborazioni. Il gruppo di lavoro sul disastro aereo di Ustica.

La Commissione ha deliberato, ai sensi dell'articolo 8 della sua legge istitutiva e dell'articolo 24 del Regolamento interno, un nucleo di collaborazioni specializzate. Confermato il professor De Lutiis nelle sue funzioni di coordinatore del pool dei consulenti, sono stati chiamati a farne parte i professori Ferraresi, Padulo e Ilari ed i magistrati Galli, Mancuso, Nordio e Tricoli. La Commissione non ha peraltro escluso la possibilità di ulteriori incarichi resi necessari dallo sviluppo delle attività di indagine (con specifico riferimento all'inchiesta sul disastro aereo di Ustica), ovvero dalla difficoltà di "lettura" dell'abbondante materiale documentale fin qui raccolto e che supporta le valutazioni espresse nella proposta di relazione conclusiva.

Ancora con specifico riferimento al seguito dell'inchiesta sul disastro di Ustica, la Commissione ha ritenuto di affidare ad un apposito gruppo di lavoro, coordinato dal deputato Grimaldi, il compito di riferire al plenum in merito ad un eventuale programma di attività istruttorie. In alternativa, il gruppo di lavoro dovrà precisare se esistono concrete possibilità di addivenire a significative modifiche delle relazioni già trasmesse al Parlamento nella X legislatura, o quanto meno ad un aggiornamento delle valutazioni contenute nel corrispondente capitolo della proposta di relazione di sintesi redatta dalla Presidenza della Commissione.

 

4. Il programma dei lavori e le attività svolte.

In concomitanza con l'avvio del limitato programma di audizioni deliberate dalla Commissione ha avuto luogo l'individuazione dell'archivio-deposito del ministero dell'interno sito presso la circonvallazione Appia in Roma. Su tale episodio, sui profili di eventuale rilevanza della documentazione così reperita e soprattutto ai fini dell'attività della Commissione sarà detto in seguito. Qui basta anticipare che in una apposita seduta, svoltasi il 29 novembre 1996, il ministro dell'interno Napolitano ed il capo della polizia Masone hanno riferito alla Commissione fornendo un'ampia panoramica delle premesse e delle circostanze dell'identificazione dell'archivio deposito, rinviando ogni valutazione di merito alle conclusioni cui perverranno le diverse autorità giudiziarie competenti e interessate. Successivamente - e sempre nel quadro dei consueti contatti istituzionali - la Commissione ha svolto l'audizione del prefetto Carlo Ferrigno, Direttore centrale della polizia di prevenzione, il quale ha svolto una relazione di aggiornamento sull'azione di prevenzione e di contrasto del terrorismo interno e internazionale.

Hanno poi fatto seguito le audizioni di numerosi magistrati, tuttora impegnati in delicate inchieste penali su materie rientranti nella competenza della Commissione. Al riguardo, si è svolta in due sedute consecutive l'audizione del dottor Rosario Priore, giudice istruttore del processo per il disastro di Ustica. Hanno inoltre avuto luogo - nell'ambito degli approfondimenti in corso presso la Commissione sul tema delle stragi e dei depistaggi - le audizioni di numerosi magistrati inquirenti: i dottori Gerardo D'Ambrosio e Grazia Pradella, della procura della Repubblica presso il tribunale di Milano, che procedono con il nuovo rito per la strage di Piazza Fontana; il G.I. di Milano Guido Salvini, che indaga sui movimenti eversivi di destra e sulle loro attività criminose; i dottori Italo Ormanni, Franco Ionta, Giovanni Salvi e Pietro Paolo Saviotti, della procura della Repubblica presso il tribunale di Roma, i quali sono stati ascoltati sul tema generale e, nello specifico, su quello connesso all'individuazione dell'archivio-deposito del Ministero dell'interno ed alla sua rilevanza in rapporto alle diverse indagini ancora in corso.

 

5. L'individuazione dell'archivio-deposito del ministero dell'interno presso la circonvallazione Appia.

In data 29 ottobre 1996 il Ministro dell'interno, onorevole Giorgio Napolitano, indirizzò ai Presidenti delle Camere ed al Presidente della Commissione di inchiesta sul terrorismo e le stragi una lettera, con la quale dava notizia della individuazione di un consistente compendio documentale presso un archivio-deposito, adibito a magazzino di materiale di casermaggio del Ministero dell'interno, presso la circonvallazione Appia in Roma.

L'individuazione, avvenuta ad opera di funzionari dello stesso Ministero dell'interno, ebbe luogo a seguito di ricerche disposte fin dal 1995 dalla autorità giudiziaria romana nell'ambito di un procedimento concernente, tra l'altro, alcuni gravi fatti eversivi e le attività informative ad essi connesse.

Nella stessa direzione operava anche il giudice istruttore di Milano, dottor Guido Salvini, per il tramite del suo consulente tecnico, il professor Aldo Sabino Giannuli, che fu tra i primi a prendere in esame il materiale ed a segnalarne la rilevanza.

Le ricerche - come ebbe modo di comunicare il Ministro - avevano consentito il rinvenimento di documentazione riguardante attività informativa a carattere confidenziale risalente al 1969, anno della strage di piazza Fontana. In particolare poi, in un fascicolo intestato "Attentato al treno 771, 8-9 agosto 1969 in Pescara", oltre al carteggio fra varie questure e l'ufficio Affari riservati, erano state rinvenute alcune buste contenenti parziali campioni di reperto giudiziario.

L'ipotesi di lavoro avanzata in seno alla Commissione, e che doveva essere sottoposta a verifica mediante gli opportuni approfondimenti istruttori, fu che in una sorta di archivio parallelo, originariamente esistente presso l'ufficio Affari riservati, fossero stati via via concentrati atti relativi a materie per le quali poteva esservi stata una trattazione occulta e riservata a pochi, accanto ad un'altra e differente trattazione palese: delle due solo quest'ultima documentata in modo che fosse attingibile per i terzi interessati, ed in particolare per l'autorità giudiziaria.

Il rinvenimento dell'archivio-deposito poneva quindi - al di là dell'oggettivo valore della documentazione reperita in relazione agli esiti delle inchieste penali - un delicato problema politico: quello della completezza e della affidabilità degli archivi di alcuni apparati dello Stato preposti al controllo dell'ordine pubblico nonché alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni terroristico-eversivi.

Si tratta di un tema invero centrale per quanto concerne il rispetto della legalità in alcuni settori nevralgici dell'amministrazione statale, soprattutto in relazione alle attività coperte o riservate. Infatti l'irregolare tenuta degli archivi vanifica la possibilità di esercitare un controllo amministrativo, giudiziario e soprattutto politico dell'operato di corpi dello Stato dotati di margini di autonomia assai ampi e titolari di funzioni di vitale importanza per la sicurezza interna ed internazionale del Paese.

La Commissione ha quindi svolto il ciclo di audizioni, delle quali si è fatto cenno, miranti ad accertare: le circostanze dell'identificazione dell'archivio-deposito; il carattere originale o meno degli atti rinvenuti e le conseguenti lacunosità dell'archivio generale del Ministero dell'interno; la specifica rilevanza di parti della documentazione rimasta inedita in relazione alle indagini concernenti gravi episodi di eversione occorsi negli anni '60 e '70.

Numerose sono le autorità giudiziarie che hanno manifestato interesse per la suddetta documentazione, il cui reperimento trae origine da un decreto di esibizione e sequestro, che la Procura della Repubblica di Roma aveva notificato alla Direzione centrale della Polizia di prevenzione fin dal 1995. Risulta che, con apposite riunioni operative, le Procure della Repubblica di Bologna, Bolzano, Brescia, Firenze, Milano, Napoli, Roma, Torino e Venezia, i giudici istruttori di Milano, Roma e Venezia (e la Direzione generale antimafia per gli aspetti di collegamento e coordinamento) abbiano concordato le necessarie modalità operative ai fini della lettura e dell'analisi del materiale documentale rinvenuto, che ammonta ad alcune centinaia di faldoni. Fra questi, alcuni contengono atti in originale per i quali è già possibile affermare che essi non furono registrati presso l'archivio generale del Ministero dell'interno.

Sia la Procura della Repubblica di Roma che l'ufficio del giudice istruttore di Milano hanno disposto perizie sul materiale documentale reperito. Di particolare rilievo - e già a disposizione della Commissione - sono le perizie archivistiche che documentano le varie fasi di costituzione ed implementazione, fino ad epoca abbastanza recente, dell'archivio, per così dire, parallelo. E' altresì emerso che la documentazione, concentrata presso il deposito dell'Appia, sarebbe stata messa a disposizione dall'Archivio centrale dello Stato e, in tale prospettiva, avrebbe formato oggetto di una sommaria classificazione curata da una ditta privata appaltatrice del relativo servizio.

La Commissione è ora in attesa di ricevere le prime conclusioni dell'autorità giudiziaria, oltre che di acquisire copia degli atti - fra tutti quelli che compongono il compendio - di suo diretto interesse, in quanto relativi a fenomeni di eversione ovvero ad episodi di terrorismo e stragismo; solo la diretta conoscenza dei materiali inediti potrà fondare un giudizio sulla loro rilevanza, anche ai fini delle responsabilità politiche pregresse e, ipoteticamente, di quelle attuali.

 

6. L'audizione del generale Gian Adelio Maletti a Johannesburg.

Fin dalla X legislatura la Commissione aveva deliberato di procedere all'audizione del generale Gian Adelio Maletti, già capo dell'ufficio D del SID dal 1971 al 1975, figura ritenuta, in sede giudiziaria e pubblicistica, di particolare rilievo nell'ambito di alcune vicende cruciali della recente storia nazionale e che costituiscono specifico terreno di inchiesta della Commissione. Il generale Maletti:

a) fu condannato, insieme al capitano Labruna, per favoreggiamento personale nei confronti di Guido Giannettini e di Marco Pozzan nel procedimento per la strage di Piazza Fontana;

b) nell'ambito del procedimento sulla loggia P2 - che peraltro si è di recente concluso con assoluzioni per le imputazioni connesse alla natura e alle finalità della associazione massonica in quanto tale - è stato condannato definitivamente a una pesante pena detentiva per delitti connessi alla raccolta ed all'utilizzo del fascicolo cosiddetto Mi.Fo.Biali;

c) svolse attività informative in merito al golpe Borghese, concorrendo alla decisione di sfrondare il relativo rapporto informativo di alcune sue parti non secondarie.

Al di là delle vicende ormai definite con sentenza, anche le più recenti acquisizioni istruttorie sull'eversione di destra - trasmesse a questa Commissione dall'Ufficio Istruzione del tribunale di Milano - continuano ad attribuire al generale Maletti condotte non conformi al ruolo da questi ricoperto negli anni della sua permanenza al SID. Ove a ciò si aggiunga il puntuale richiamo ai legami di tipo politico che il Maletti avrebbe avuto - e che ne avrebbero ispirato l'agire - è apparsa evidente la necessità che la Commissione procedesse allo svolgimento dell'audizione del predetto generale.

Maletti non è più cittadino italiano, avendo lasciato il paese ed acquisito la cittadinanza del Sudafrica. Egli non era ovviamente disposto a fare rientro in Italia - paese nel quale deve scontare pesanti condanne a pena detentiva - e questa circostanza ha indotto la Commissione ad affidare ad una ristretta delegazione, composta in modo da assicurare la rappresentanza di ciascun gruppo politico, il compito di ascoltare in libera audizione il generale Maletti a Johannesburg. Acquisita la disponibilità del generale all'incontro e verificata, sul piano degli accordi internazionali vigenti, la mancanza di ostacoli in ordine all'audizione, si è proceduto, da un lato, alla accurata predisposizione dei temi e dei materiali relativi all'audizione stessa e, dall'altro, alla complessa preparazione della missione, che ha avuto una durata di due giorni e mezzo. La delegazione, che era composta dal presidente, dai senatori Castelli, Co', De Luca Athos, Manca, Palombo e dai deputati Carotti, Corsini, Fragala', Grimaldi, Leone e Tassone, è stata anche ricevuta, il giorno dell'arrivo in Sudafrica, dall'ambasciatore d'Italia Bruno Cabras, nella sua residenza di Pretoria.

L'audizione del generale Maletti ha avuto luogo lunedì 3 marzo e si è protratta per l'intera giornata (dieci ore, con un breve intervallo per la colazione). Si è proceduto alla registrazione degli interventi, il cui testo è stato integralmente trascritto al rientro in Italia ed è stato posto a disposizione di tutti i membri della Commissione. La Commissione ha inoltre deliberato di secretare due brevi passaggi dell'audizione, in quanto contenenti riferimenti di carattere personale e privato non rilevanti ai fini dell'inchiesta parlamentare.

 

7. Programma di ulteriori attività istruttorie.

Prima di procedere all'aggiornamento e alla discussione del documento conclusivo dell'inchiesta parlamentare, la Commissione svolgerà l'audizione dei responsabili politico-istituzionali che furono alla guida di dicasteri chiave ovvero di apparati nevralgici dello Stato sotto il profilo della prevenzione, del contrasto e della repressione del terrorismo e dello stragismo.

Saranno pertanto ascoltati: i senatori a vita Andreotti, Cossiga e Taviani; gli onorevoli Forlani e Gui nonchè il generale dei carabinieri a riposo Arnaldo Ferrara.

PELLEGRINO, presidente

 

(*) Giova ricordare che, nel corso della XII legislatura, il Presidente dlla Commissione sul terrorismo e le stragi era stato delegato dalla Commissione stessa a redigere una proposta di relazione conclusiva sui differenti temi di inchiesta e sulla base delle risultanze istruttorie acquisite, giudicate ormai sufficienti per fondare un giudizio storico-politico conclusivo. A tale proposta di relazione - che era stata depositata in Commissione e distribuita il 12 dicembre 1995 - si richiama il citato documento del 21 febbraio 1996, considerandola come testo base da porre in discussione nella nuova legislatura.

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