Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi

XIII legislatura

Doc. XXIII n. 20

Quarta relazione semestrale sullo stato dei lavori

presentata dal Presidente della Commissione

(PELLEGRINO)

ai sensi dell'articolo 2, comma 4, della legge 17 maggio 1988, n.172, richiamata dall'articolo 1 della legge 23 dicembre 1992, n.499 e successive modificazioni

Comunicata alle Presidenze il 22 gennaio 1999

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I N D I C E

 

  1. Archivi CIA e KGB: gli incarichi di studio ai consulenti stranieri

  2. Caso Moro

  3. Caso Ustica

  4. Il rapporto Commissione - Esecutivo

  5. Processi giudiziari su fatti di strage

  6. Le decisioni sulla bozza di relazione

  7. Rapporto Commissione - organi di stampa

 

 

1. Archivi CIA e KGB: gli incarichi di studio ai consulenti stranieri

La Commissione ha avuto notizia che presso archivi di importanti istituzioni e centri di cultura stranieri si stanno rendendo disponibili compendi documentali in precedenza coperti da classifiche di riservatezza. Si è quindi convenuto che l’accesso a tali archivi avrebbe potuto offrire notevoli spunti di conoscenza e di giudizio relativi ad eventuali influenze, condizionamenti o pressioni esercitati dalle principali potenze straniere, alleate e no, sulla vicenda politica italiana a partire dal secondo dopoguerra. La Commissione ha perciò deliberato di svolgere ricerche in tal senso e pertanto, sulla base di una rosa di nominativi scelti fra i conoscitori della materia più autorevoli in campo internazionale, l’Ufficio di Presidenza ha individuato nel professor Victor Zaslavsky e nel professor Bradley Smith (rispettivamente con decisioni del 26 maggio e del 2 luglio 1998), i due studiosi ai quali affidare lo svolgimento delle ricerche rispettivamente presso i materiali archivistici del KGB e della CIA.

Ai due predetti studiosi è stato così conferito un incarico a tempo determinato, con l’impegno a redigere i rispettivi elaborati entro i mesi di marzo-aprile 1999. Il professor Zaslavsky sta conducendo le sue ricerche d’archivio sia presso lo stesso KGB –per la parte di materiale ivi disponibile- sia presso istituzioni universitarie statunitensi (Stanford, Hoover Institution) che hanno acquisito interi compendi documentali ex sovietici. Le ricerche del professor Smith sono invece principalmente dirette presso i National Archives di Washington, D.C.

 

2. Caso Moro

In occasione del 20° anniversario dell’assassinio di Aldo Moro, si è registrata una ampia fioritura di iniziative, di commemorazioni e di commenti. Non sono mancate polemiche, anche con riferimento ad alcune valutazioni espresse dal Capo dello Stato in più di una occasione ufficiale. Proprio in relazione ad alcune dichiarazioni del Presidente Scalfaro – ed alle sue sollecitazioni per ogni possibile approfondimento delle indagini – una ristretta delegazione della Commissione aveva incontrato il Presidente della Repubblica presso il Quirinale, alla data del 19 giugno 1998 (dell’incontro, poiché svoltosi secondo modalità di riservatezza, non è stata redatta alcuna verbalizzazione).

Anche alla luce di questo passo compiuto dalla anzidetta delegazione, l’Ufficio di Presidenza della Commissione, nella riunione del 2 luglio 1998, deliberò un esteso programma di audizioni e a tal fine fu individuata una fitta lista di nominativi. Lo scopo specifico di tale iniziativa era, da un lato, fare emergere ogni possibile chiarimento in relazione al cosiddetto caso Gradoli (nome della via di Roma ove fu individuato un importante covo delle Brigate Rosse durante il sequestro Moro, e che fu evocato nel corso della nota seduta spiritica svoltasi nella casa del professor Alberto Clò il 2 aprile 1978); dall’altro lato, approfondire il tema dei possibili contatti intercorsi fra la colonna romana delle Brigate Rosse ed altri ambienti della Sinistra extraparlamentare e della criminalità organizzata.

Nell’ambito del programma sopra descritto hanno avuto luogo le audizioni: del professor Mario Baldassarri; del professor Alberto Clò; dell’avvocato Giuseppe De Gori; del dottor Antonio Frattasio; dell’onorevole Giovanni Galloni; dell’onorevole Virginio Rognoni.

In corrispondenza, poi, ad un nutrito invio di nuovi documenti sul caso Moro da parte del Ministero dell’interno, e stante l’opportunità che gli stessi documenti fossero visionati e valutati dai membri della Commissione e dai consulenti, è stato deciso di interrompere il ciclo delle audizioni, così come preventivato, per riaprirlo, se del caso, alla luce dei nuovi elementi eventualmente acquisiti.

Vale la pena precisare subito che la copiosa documentazione di cui si è detto corrisponde peraltro a quella già indicizzata in un apposito repertorio compilato presso il Ministero dell’interno e già acquisito nel 1994 da questa Commissione. La Commissione stessa, previa consultazione dell’elenco nella sua interezza, aveva già individuato, richiesto ed ottenuto una selezione di atti considerati di interesse. E’ quindi da preventivare la probabilità che dalla documentazione pervenuta lo scorso 6 novembre 1998 (corrispondente a 25 faldoni) non potranno ricavarsi elementi di particolare novità, considerando però la possibile eccezione rappresentata da due fascicoli, ugualmente trasmessi a questa Commissione, riguardanti un carteggio prodotto dopo il 1994. Per completezza di informazione è opportuno aggiungere che lo stesso Ministero dell’interno si è fatto altresì e contestualmente tramite dell’invio di materiale documentale prodotto e raccolto dal Servizio di sicurezza civile.

Un succinto riferimento merita la vicenda Pieczenik: questi era all’epoca del sequestro Moro un Assistente Vice-segretario di Stato americano, che era stato inviato in Italia nel corso del sequestro Moro, su richiesta delle autorità italiane, per collaborare, nella sua qualità di esperto nel settore dei sequestri di persona, con specifico riferimento agli atteggiamenti di tipo psicologico e psichiatrico che caratterizzano la condotta dei rapitori e delle loro vittime; il tutto nell’ambito delle pianificazioni intese alla ricerca e alla liberazione del rapito.

La Commissione, con sua lettera del 28 maggio 1998, ha invitato il Pieczenik a venire a deporre in Italia, ma questi – dopo avere richiesto ed ottenuto dettagliate informazioni sui poteri della Commissione e sulle garanzie offerte a chi depone innanzi ad essa - non ha aderito all’invito, adducendo suoi impegni di lavoro.

 

3. Caso Ustica

A seguito dell’impegno assunto nel corso dell’ultima riunione del Comitato di lavoro sul caso Ustica (13 maggio 1998) sono state richieste ed acquisite tutte le perizie redatte nell’ambito dell’istruttoria, sia a cura dell’ufficio del giudice istruttore, sia delle parti private (c’è da notare inoltre che il "Comitato studi per Ustica – Centro studi aeronautici" ha redatto un libro bianco intitolato "Dossier Ustica", che offre una propria ricostruzione del disastro attraverso l’elaborazione di alcune linee interpretative che portano ad escludere una responsabilità dell’Arma aeronautica rispetto alla nota vicenda).

E’ stata così soddisfatta un esigenza di completezza documentale che ha concluso una particolare fase dei lavori della Commissione, rappresentata dalle riunioni istruttorie dell’apposito Comitato. Quest’ultimo ha così esaurito il suo compito, secondo la decisione intervenuta in sede di Ufficio di Presidenza il 16 settembre 1998. L’inchiesta è stata quindi riassunta presso il plenum.

Nel frattempo è intervenuta una fase di particolare rilevanza nell’ambito del procedimento penale in corso, con il deposito, in data 31 luglio 1998, delle requisitorie a firma dei tre pubblici ministeri. Si tratta di un documento di notevole complessità, che – dopo avere analiticamente esposto le molteplici risultanze peritali e probatorie raccolte – passa in rassegna ogni possibile ipotesi circa le cause del disastro, senza per altro poter pervenire a conclusioni definitive e, a giudizio degli stessi pubblici ministeri, probanti. Questi ultimi hanno individuato tuttavia profili di responsabilità a carico di alti ufficiali dell’Aeronautica militare per condotte corrispondenti, fra l’altro, ai delitti di cui agli articoli 289 (attentato contro organi costituzionali) e 372 (falsa testimonianza) del codice penale.

Allo stato il giudice istruttore non ha ancora formalizzato le sue determinazioni conclusive; tuttavia, per la quantità e la qualità delle valutazioni espresse nelle predette requisitorie, la Commissione ha avvertito la necessità di ascoltare i magistrati che le hanno sottoscritte, nel corso di tre audizioni successive. I dottori Salvi, Nebbioso e Roselli sono così stati auditi nelle sedute del 22 e del 29 settembre e del 20 ottobre 1998, in occasione delle quali essi hanno fornito indicazioni sugli scenari interni ed internazionali in cui si inserì il disastro aereo di Ustica, sulle possibili linee ricostruttive e, soprattutto, sul comportamento dei vari apparati dello stato a vario titolo interessati alla vicenda, a cominciare dall’Aeronautica per giungere fino ai Servizi di sicurezza.

E’ stata proprio l’attenzione posta sulle condotte di uomini e strutture che ha suggerito l’opportunità per la Commissione di procedere all’audizione del Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, generale Mario Arpino, il 13 novembre 1998, del direttore del SISMI, ammiraglio Gianfranco Battelli, in data 4 novembre 1998, nonché del prefetto Vittorio Stelo, direttore del SISDE nella seduta del 25 novembre 1998.

Nella prospettiva di proseguire un possibile programma di audizioni, l’Ufficio di Presidenza ha convenuto, in data 6 ottobre 1998, di non procedere all’audizione di quanti risultino coinvolti, come parti imputate, nel processo penale in corso. Ciò per evidenti ragioni connesse al sistema processuale (gli imputati avrebbero infatti la facoltà di astenersi dal deporre anche presso la Commissione ove, oltretutto, non potrebbero essere legalmente assistiti); ma soprattutto per intuibili motivi di opportunità, tenuto conto della obiettiva interferenza che un simile atto di indagine finirebbe per provocare a danno del procedimento penale in corso, anche per effetto dell’impatto mediatico delle sedute della Commissione.

Sul tema del delicato rapporto fra procedimento penale ed inchiesta parlamentare, la Commissione si era già soffermata ampiamente nella scorsa Legislatura (Doc. XXIII, nn. 1 e 7) individuandone sia le necessarie differenze, sia in rischi di contrapposizione e sovrapposizione. Con la anzidetta decisione di non procedere all’audizione libera delle parti imputate, la Commissione intende proseguire nella riaffermazione di una condotta ispirata, ove possibile, al principio del self-restraint.

 

4. Il rapporto Commissione - Esecutivo

Nel corso della presente Legislatura la Commissione ha più volte fermato l’attenzione sul delicato nodo dei rapporti con l’Esecutivo e con le amministrazioni pubbliche che da questo dipendono. Non è certo qui in discussione l’esercizio del potere-dovere di inchiesta della Commissione, in virtù del quale essa è chiamata a sindacare condotte – ancorchè pregresse – che rientrano nella responsabilità politica dei governi. Piuttosto è stato osservato da più parti come l’attuale momento storico appaia il più propizio per una collaborazione, ancor più piena e fattiva che in passato, dell’Esecutivo rispetto alle finalità d’inchiesta della Commissione. Si sono infatti allentate storiche tensioni tra forze politiche e ideologie contrapposte che avevano caratterizzato i decenni precedenti e si è andata affermando con forza crescente l’esigenza di una maggiore trasparenza e chiarezza su fatti tragici e salienti dell’Italia repubblicana, così da consentire una presa di coscienza più completa in merito alla condotta delle varie forze politiche, di governo e non, anche in rapporto alle tendenze eversive e terroristiche sviluppatesi nel paese.

La Commissione ha quindi espresso l’avviso dell’utilità di un’audizione del Vice Presidente del Consiglio, onorevole Mattarella, anche nella sua qualità di titolare della delega per i Servizi di sicurezza. Nella stessa prospettiva, è opinione della Commissione che potrà rivelarsi proficuo l’incontro fra una sua delegazione ed il Presidente del Consiglio, incontro dedicato a temi di carattere più generale: in primo luogo ad un più efficace impulso ai diversi Dicasteri competenti, volto a facilitare le ricerche ed il buon esito dei lavori della Commissione. Nel frattempo, comunque, la Commissione ha chiesto ed ottenuto l’accesso a documentazione d’archivi di suo interesse presso diverse amministrazioni facenti capo al Ministero dell’interno (SISDE incluso).

 

5. Processi giudiziari su fatti di strage

Va rammentato che fra i compiti affidati dalla legge istitutiva alla Commissione d’inchiesta vi è quello di "accertare le ragioni che hanno impedito l’individuazione dei responsabili delle stragi e dei fatti connessi a fenomeni eversivi verificatisi in Italia". Di conseguenza è importante per la Commissione stessa monitorare e valutare le fasi processuali dei procedimenti penali attualmente ancora in corso e concernenti materie e fatti di propria competenza: da tali procedimenti possono infatti desumersi risposte coerenti agli interrogativi che ancora oggi si pongono sulle ragioni, le finalità e le responsabilità della stagione del terrore e di quella che, significativamente, è stata definita la "strategia della tensione".

I documenti che mano a mano pervengono dalle diverse autorità giudiziarie contribuiscono spesso a rendere ancora più evidenti comportamenti e responsabilità di quel periodo; altre volte introducono nuovi ed imprevisti elementi di giudizio e lasciano intravedere strategie e collegamenti fin ora insospettati e comunque di molto interesse.

Le acquisizioni processuali inoltre valgono anche a ridefinire i limiti dell’attività della Commissione, a volte precisandone i compiti a volte estendendoli sotto nuove prospettive.

Alcuni procedimenti giudiziari su rilevanti fatti di strage sono giunti ad una svolta significativa. Per tre di essi si tratta di istruttorie condotte ancora secondo il vecchio rito inquisitorio, in virtù della disciplina transitoria. Il giudice istruttore di Milano, dottor Lombardi, ha concluso con una richiesta di rinvio a giudizio, l’inchiesta bis sull’attentato alla Questura di Milano, avvenuto nel maggio 1973 e diretto contro l’allora ministro dell’interno Mariano Rumor. Il giudice istruttore di Venezia, dottor Mastelloni, ha a sua volta terminato – anch’egli con richieste di rinvio a giudizio per strage – la lunga istruttoria sull’attentato al velivolo Argo 16 occorso nel novembre 1973. Infine, per quanto riguarda le indagini sul disastro aereo di Ustica, l’ufficio del pubblico ministero, come si è sopra ricordato, ha rassegnato le sue conclusioni e le sue richieste, mentre si attende ormai il deposito del provvedimento finale del giudice istruttore, dottor Rosario Priore.

Per quanto concerne, poi, il nuovo procedimento relativo alle responsabilità per la strage di piazza della Loggia a Brescia (maggio 1974) condotto con il nuovo rito, va registrato che il termine massimo per lo svolgimento delle indagini preliminari di cui all’articolo 407 del codice di procedura penale è stato reso prorogabile di ulteriori 12 mesi (per un totale quindi di 3 anni) a seguito di una modifica legislativa recentemente introdotta su iniziativa parlamentare (legge 28 settembre 1998, n.336).

 

6. Le decisioni sulla bozza di relazione

Il notevole lasso di tempo trascorso dall’inizio dell’attività della Commissione d’inchiesta, l’acquisizione di un imponente materiale documentale e/o di indagine diretta, gli ampi dibattiti seminariali svolti in seno alla Commissione stessa nei mesi di aprile e maggio 1998 rendono possibile, anzi oramai opportuna e doverosa, una valutazione complessiva. Ciò almeno con riferimento ai fatti di terrorismo ed eversione accaduti nella prima fase storica in questione: quella che si fa iniziare con i sommovimenti e le violenze del 1968 e che prosegue, contrassegnata da gravissimi episodi, fino agli inizi del 1975, anno in cui si apre una stagione nuova dell’eversione e del terrore almeno per alcuni (rilevanti) aspetti disomogenea rispetto alla precedente, ancorché essa stessa attraversata da fatti di estrema violenza e di strage, e che si prolungherà fino al 1984.

Sulla base di questo orientamento della Commissione, nella riunione del 26 maggio 1998 l’Ufficio di Presidenza allargato ai rappresentanti dei Gruppi aveva ritenuto che si potesse procedere alla stesura di una bozza di relazione riferita e limitata, come innanzi detto, agli eventi di eversione e di terrorismo degli anni fra il 1969 e il 1975. Era stato individuato quindi un ristretto gruppo di commissari incaricati di procedere alla redazione, con il supporto dei consulenti professori De Lutiis e Ilari e dottor Tricoli. Questi ultimi, anche avvalendosi delle risultanze delle quattro riunioni seminariali (svoltesi il 22 e 29 aprile ed il 6 e 13 maggio 1998; cfr. Doc XXIII n.8), hanno prodotto e depositato tre distinti elaborati, immediatamente distribuiti ai membri del Comitato di redazione.

Nel corso della riunione del Comitato del 19 gennaio 1999, si sono manifestate opinioni diverse circa l’impostazione e lo stesso contenuto della bozza di relazione. Nella seduta del 20 gennaio 1999, l’Ufficio di Presidenza, preso atto di ciò – e ribadito l’impegno irrevocabile da tempo assunto di giungere alla redazione di un primo documento di sintesi e di valutazione – ha accolto, con alcune precisazioni, una diversa proposta operativa avanzata dal Presidente: affidare alla responsabilità di un solo membro della Commissione la formulazione di un documento di lavoro idoneo ad offrire le risposte ai quesiti che la Commissione si è posta, in adempimento del dettato della legge istitutiva. Il documento, che dovrà essere redatto in tempi molto contenuti, verrà poi sottoposto al giudizio del plenum ed in quella sede confrontato con eventuali proposte alternative, sì da poter giungere ad un pronunciato entro la primavera dell’anno in corso.

E’ stata anche accolta la proposta del Presidente di affidare ad un nuovo consulente, il dottor Domenico Rosati, l’incarico a tempo determinato di collaborare con il commissario che procederà alla redazione del documento.

 

7. Rapporto Commissione - organi di stampa

Oltre al tema della riservatezza dei lavori, si è riproposto quello del rapporto fra i membri della Commissione e gli organi di informazione. In particolare, da parte di alcuni commissari, sono state avanzate doglianze a proposito di giudizi espressi da altri commissari su alcune risultanze processuali acquisite dalla Commissione, ovvero su dichiarazioni rese da persone udite.

Particolari proteste sono state formulate nelle sedute della Commissione svoltesi il 22 settembre ed il 13 e il 25 novembre 1998, con riferimento a valutazioni che singoli componenti avevano espresso ad alcuni organi di stampa, lasciando intendere che tali valutazioni potessero riflettere non solo sentimenti personali, ma gli orientamenti dell’intera Commissione. Ancora maggiori critiche hanno suscitato iniziative di singoli commissari, direttamente rivolte all’Esecutivo e riprese dalla stampa, con le quali si faceva richiesta di provvedimenti amministrativi e/o disciplinari, collegati a giudizi personali sulla posizione di singoli auditi.

Nella seduta del 25 novembre 1998 il Presidente ha fatto rilevare come non rientri fra i suoi poteri quello di censurare attività o iniziative di singoli parlamentari, membri della Commissione, allorché tali attività o iniziative vengano adottate nelle forme tipiche degli atti di sindacato ispettivo, ovvero se costituiscono legittimo esercizio delle prerogative tutelate dall’articolo 68 della Costituzione. E ciò anche quando oggetto delle predette attività o iniziative siano materie di stretta competenza della Commissione d’inchiesta. Tuttavia il Presidente ha voluto rimarcare la specificità e l’importanza dei vincoli di riserbo connessi all’appartenenza alla Commissione ed al carattere doverosamente collegiale delle determinazioni di questa.

PELLEGRINO, presidente

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