Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi

XIII legislatura

Doc. XXIII n. 37

Sesta relazione semestrale sullo stato dei lavori

presentata dal Presidente della Commissione

(PELLEGRINO)

ai sensi dell'articolo 2, comma 4, della legge 17 maggio 1988, n.172, richiamata dall'articolo 1 della legge 23 dicembre 1992, n.499 e successive modificazioni

Comunicata alle Presidenze il 31 gennaio 2000

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I N D I C E

 

  1. Il documento redatto dalla Commissione sull’omicidio D’Antona e l’analisi dei più recenti episodi di terrorismo.

  2. Il caso Moro.

  3. Gli incarichi a tempo ed oggetto determinato e le nuove consulenze: la nuova consulenza al professor Victor Zaslavsky. Il documento di sintesi del senatore Luigi Follieri.

  4. I procedimenti giudiziari in corso.

  5. L’archivio Mitrokhin e il rapporto Impedian.

  6. La documentazione sui rapporti B.R.–Cecoslovacchia e il c.d. fascicolo Havel.

  7. Il sito Internet della Commissione.

 

 

Il documento redatto dalla Commissione sull’omicidio D’Antona e l’analisi dei più recenti episodi di terrorismo.

Nel periodo intercorso dopo l’ultima relazione semestrale la Commissione – pur se nella ristrettezza dei tempi operativi a lei concessi a causa delle interruzioni per i periodi di ferie e per gli appuntamenti elettorali – si è trovata di fronte ad importanti scadenze ed a fatti inattesi che hanno suscitato larga attenzione ed ampie polemiche presso l’opinione pubblica e gli ambienti politici.

Va anche segnalato che, a seguito di recenti episodi di terrorismo accaduti nel semestre, la Commissione è stata chiamata ad adempiere in una prospettiva nuova ai compiti ad essa affidati dalla legge istitutiva, attualizzandoli in un quadro di verifiche circa la efficacia delle misure di contrasto e di riconsiderazione del fenomeno rispetto alla valutazione ad esso data nel passato.

Per quanto riguarda la indicazione degli atti di inchiesta di maggior rilievo, va segnalato che sull’omicidio del professor D’Antona, avvenuto il 20 maggio 1999, il presidente Pellegrino, facendo seguito ad un impegno assunto nella seduta dell’Ufficio di Presidenza del 17 giugno 1999, ha redatto un documento sul grave episodio, inquadrandolo in una ampia riflessione critica dei fatti di terrorismo brigatista, delle nuove insorgenze e della loro evoluzione registrata nel corso dell’ultimo decennio, successivamente all’omicidio del professor Ruffilli avvenuto nell’aprile del 1988. Un’attenzione particolare è stata dedicata al panorama investigativo e, anche in termini propositivi, al tema della efficacia degli attuali strumenti normativi.

Il documento del Presidente è stato discusso ed approvato all’unanimità nella seduta della Commissione del 27 luglio 1999; successivamente esso è stato inviato ai Presidenti delle Camere con allegati il resoconto stenografico del dibattito di quella seduta nonché un quadro sinottico sulle principali formazioni e sui fatti eversivi degli ultimi anni.

Sullo stesso tema e su due attentati con esplosivo, riferibili a frange violente dell’estremismo di destra, verificatisi nel mese di novembre, la Commissione ha convocato per un’audizione il prefetto Ansoino Andreassi, direttore centrale della Polizia di prevenzione del Dipartimento della pubblica sicurezza. Nel corso dell’audizione, svoltasi il 1° dicembre 1999, e rivelatasi di particolare interesse, il prefetto Andreassi ha fornito informazioni e valutazioni dettagliate sulla consistenza e l’attivismo del terrorismo interno e internazionale, sulle misure di vigilanza e di contrasto previste, sulle caratteristiche degli atti di violenza politica e settaria poste a confronto con quelle dei decenni precedenti, sulle attività di monitoraggio da parte delle forze di polizia.

 

Il caso Moro.

Il presidente Pellegrino, dando seguito concreto alla sua intenzione, già comunicata all’Ufficio di Presidenza nel mese di giugno, ha redatto e depositato in data 27 luglio 1999, un documento dedicato allo sviluppo delle indagini ed ai nuovi spunti investigativi sul caso Moro.

Sullo stesso argomento si sono svolte le audizioni dell’ammiraglio Fulvio Martini, già direttore del SISMI, dell’onorevole Sergio Mattarella, vicepresidente del Consiglio, del dottor Rosario Priore e del dottor Ferdinando Imposimato (giudici istruttori all’epoca dei fatti). E’ stato poi acquisito ulteriore ed in buona parte interessante materiale documentale proveniente dalla Procura della Repubblica di Roma (in data 10 novembre 1999) e dal Ministero dell’interno (in data 21 dicembre 1999).

La Commissione – che ha ritenuto di notevole utilità la possibile audizione di esponenti delle Brigate rosse, ma che, al riguardo, si è vista a più riprese opporre un rifiuto a comparire – ha invece ottenuto l’assenso del brigatista Germano Maccari, attualmente agli arresti domiciliari. Presi tutti gli opportuni contatti con la Magistratura competente (la Corte di Assise di Appello dell’Aquila) e con le forze di polizia incaricate delle misure di sicurezza connesse alla traduzione, l’audizione del predetto è stata svolta venerdì 21 gennaio 2000.

Già nella precedente relazione semestrale erano stati evidenziati i motivi di particolare interesse concernenti la figura e una ipotetica attività svolta nella vicenda Moro dal musicista Igor Markevitch, deceduto nel 1983. Successivamente si è avuta conferma della esistenza di un apposito fascicolo processuale aperto presso la Procura di Brescia e poi trasmesso per competenza a quella di Roma. Acquisito tale fascicolo, con la copiosa documentazione ad esso allegata, su di esso si è rivolta l’attenzione della Commissione che, per suo conto, ha avanzato richieste di elementi informativi agli organi investigativi competenti, ad enti diversi e ad istituti culturali.

 

Gli incarichi a tempo ed oggetto determinato e le nuove consulenze: la nuova consulenza al professor Victor Zaslavsky. Il documento di sintesi del senatore Luigi Follieri.

In data 29 settembre 1999 la Commissione ha deliberato di rinnovare al professor Zaslavsky un incarico di studio e di consulenza della durata di quattro mesi. L’incarico verterà sulla documentazione destinata a chiarire possibili collegamenti intercorsi nel dopoguerra tra terrorismo interno ed organizzazioni o gruppi di interesse stranieri e verterà anche su una lettura critica del volume "The Mitrokhin Archive" di recente pubblicazione, con riferimento all’individuazione delle parti del libro che rivestano interesse per i lavori della Commissione. Per l’espletamento dei compiti a lui affidati il professor Zaslavsky è stato autorizzato a prendere visione di tutti i documenti processuali inerenti alla cosiddetta Gladio rossa attualmente conservati presso la Procura della Repubblica di Roma.

In quella stessa data è stato inoltre deciso che il contributo di lavoro redatto dal professor Zaslavsky e riguardante i finanziamenti del PCUS ai partiti comunisti dell’occidente negli anni della guerra fredda venga reso divulgabile.

Si è concluso anche, in data 29 settembre 1999, il compito affidato nel gennaio dello stesso anno al senatore Luigi Follieri di predisporre un documento di base concernente i fatti di eversione e di terrorismo accaduti in Italia fra il 1969 e il 1975. La relazione Follieri, molto ampia e dettagliata, è stata inviata a tutti i membri della Commissione il 1° ottobre 1999.

Nell’intento di intensificare e rendere più agevole e proficuo il lavoro di ricerca e di documentazione istruttoria relativo ai diversi filoni di indagine, l’Ufficio di Presidenza allargato ha deliberato ulteriori dieci collaborazioni con decorrenza dal 1° ottobre e dal 1° dicembre. Una di queste collaborazioni è a tempo pieno ed è stata affidata ad un magistrato. Lo scopo precipuo di questo nuovo sforzo organizzativo è quello di fornire ai membri della Commissione l’apporto necessario alla materiale stesura di elaborati di sintesi, nonché agevolare le ricerche mirate su singoli temi, sì da poter coadiuvare i Commissari nella predisposizione in tempi ravvicinati dei documenti conclusivi destinati alla discussione ed al voto.

 

I procedimenti giudiziari in corso.

Si è conclusa, dopo una lunga e complessa istruttoria, condotta con il vecchio rito, la prima fase del procedimento giudiziario sul disastro aereo di Ustica. Il giudice istruttore Rosario Priore ha infatti depositato il 31 agosto la relativa sentenza-ordinanza che, fra l’altro, contiene una dettagliata elencazione delle possibili ricostruzioni dello svolgimento dei fatti avvenuti la sera della tragedia quale risulta dalle numerose perizie acquisite e conclude per il rinvio a giudizio dinanzi alla Corte d’Assise anche di alcuni alti ufficiali dell’Aeronautica ai quali si addebita il reato di attentato contro gli organi costituzionali. Il dibattimento dovrebbe iniziare tra pochi mesi.

E’ giunto alla sentenza di primo grado il procedimento penale, rubricato come reato di strage, relativo alla caduta nel 1973 (a seguito di un attentato, secondo la tesi accusatoria) dell’aereo Argo 16, velivolo a quel tempo utilizzato dai servizi di sicurezza italiani. L’esito del giudizio intervenuto alla data del 16 dicembre, ha comportato l’assoluzione con formula piena degli imputati.

Si è concluso a Perugia, in data 24 settembre, il dibattimento sull’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, che vedeva fra gli accusati anche il senatore a vita Giulio Andreotti in qualità di mandante del crimine. La sentenza ha escluso ogni responsabilità penale degli imputati.

I due grandi processi per il terrorismo di estrema destra a Milano (strage di piazza Fontana ed attentato con vittime alla Questura) sono alle battute iniziali. La tesi accusatoria ha ipotizzato uno stretto collegamento fra i due gravissimi fatti di violenza, ancorché distanziati temporalmente di quasi quattro anni, ed ha individuato responsabilità comuni degli accusati.

E’ ancora in corso la fase delle indagini preliminari del nuovo procedimento aperto per la strage del 1974 in piazza della Loggia a Brescia. Il Parlamento ha approvato un’ulteriore proroga di un anno della durata massima di tali indagini (e di quelle riferite ad una ristretta e particolare fattispecie di reati) che quindi potranno protrarsi fino a tutto il giugno dell’anno 2000 (legge n. 438 del 23 novembre 1999, di conversione del decreto legge n. 330 del 1999).

 

L’archivio Mitrokhin e il rapporto Impedian.

All’inizio del mese di settembre la Commissione è stata attivata a seguito delle notizie di stampa giunte dal Regno Unito in base alle quali sarebbe stato di imminente pubblicazione un libro sulle attività di infiltrazione spionistica del KGB in occidente durante il periodo della guerra fredda. Il libro sarebbe stato redatto sulla base di annotazioni ed appunti forniti da Vasilj Mitrokhin, un funzionario dell’archivio centrale del servizio segreto sovietico fuggito in occidente nel 1992 e che li aveva portati con se clandestinamente, per poi consegnarli all’intelligence britannico.

Avuta conferma di quanto sopra e della possibilità di acquisire il libro "The Mitrokhin Archive" prima ancora della sua pubblicazione in Italia, la Commissione ne ha acquistate alcune copie in lingua inglese in data 22 settembre 1999. Percepita l’importanza delle informazioni di cui al volume, la Commissione ne ha ordinato la traduzione di alcuni capitoli e si è poi attivata presso gli organi di governo e presso il SISMI al fine di ottenere ogni ulteriore utile chiarimento al riguardo.

Intanto è stato appurato che il libro è il frutto di una lettura critica condotta fra il 1996 e il 1999 sui materiali di archivio trafugati dal predetto Mitrokhin ed analizzati con rigore scientifico ed affidabili criteri accademici dal professor Christopher Andrew, storico di larga fama al quale il Governo inglese aveva, nel 1996, conferito ufficialmente l’incarico di esaminare e valutare i documenti. Si è successivamente appreso che, per quanto riguarda l’Italia, il materiale di archivio in questione consisteva in un certo numero di schede relative a persone che avrebbero lavorato nell’interesse del KGB e che appartenevano a svariati ambienti della politica, dell’amministrazione, dell’insegnamento e dell’informazione. Tali schede sono state trasmesse, nel corso degli anni a partire dal 1995, dai servizi britannici a quelli italiani.

Le schede riguardanti l’Italia erano 261 ed il Governo, a seguito delle indiscrezioni apparse su alcuni organi di stampa e dell’interesse sollevato dalla vicenda, nonché nell’intento di evitare supposizioni e polemiche, ha deciso di inviarle alla Procura della Repubblica di Roma, competente in materia, in relazione all’eventualità che dai documenti emergessero ipotesi di reato e di responsabilità penali.

Nella seduta del 6 ottobre l’annuncio della trasmissione alla magistratura è stato dato ufficialmente alla Camera dal vicepresidente del Consiglio onorevole Mattarella, il quale ha reso noto che erano intercorsi contatti con il governo inglese e che questo aveva acconsentito alla richiesta di rimozione dell’originario vincolo di segretezza. Il Governo italiano dal canto suo aveva rinunciato ad apporre il segreto di Stato sul materiale.

La Commissione a sua volta ha chiesto di ottenere il dossier nella sua integralità. Esso, denominato ufficialmente come "rapporto Impedian", in data 11 ottobre è stato acquisito su invio effettuato dalla magistratura. Altro identico esemplare del "rapporto" è stato in pari data trasmesso alla Commissione dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Entrambi i documenti recavano sia la versione nella lingua inglese originale sia quella della traduzione effettuata dal SISMI.

Per quanto riguarda la riservatezza del documento, la Procura della Repubblica di Roma, contattata nelle vie brevi, comunicava al Presidente della Commissione che essa rimetteva all’esclusivo giudizio della Commissione stessa l’opportunità della sua divulgazione.

Appena acquisito il "rapporto Impedian", nel pomeriggio dello stesso 11 ottobre, l’Ufficio di Presidenza della Commissione ha adottato la decisione di urgenza di rendere immediatamente consultabile la documentazione e di renderla accessibile anche agli organi di informazione. Tale decisione è scaturita dalla unanime valutazione che, a seguito del clamore suscitato dall’affaire, l’esigenza di informare la pubblica opinione in maniera corretta -evitando divulgazioni parziali o interpretazioni di parte tali da provocare incomprensioni ed ulteriori polemiche- prevaleva sull’opportunità del riserbo che, altrimenti, sarebbe stato preferibile. L’Ufficio di Presidenza ha altresì deliberato di affidare al professor Zaslavsky il compito di relazionare alla Commissione sull’insieme della documentazione.

Alla luce dell’importanza che alcuni settori del mondo politico e dell’opinione pubblica hanno attribuito all’archivio Mitrokhin, è stata sostenuta l’opportunità che lo stesso formi oggetto di un’inchiesta a sé stante da parte di una nuova commissione parlamentare d’inchiesta, piuttosto che essere rimesso anch’esso alla competenza della Commissione sulle stragi e il terrorismo. In questo senso è stato presentato al Senato, ed è stato in questa sede già approvato, un disegno di legge (S. n. 4243) per la costituzione di una commissione ad hoc che, alla data della presente relazione, attende di essere discusso dalla Camera dei deputati.

Dal canto suo, la Commissione stragi ha anche voluto precisare che le sue competenze e la sua attività relative al documento saranno esercitate senza sovrapposizioni rispetto ai compiti istituzionali del Comitato per il controllo sui servizi e con il pieno rispetto degli ambiti di competenza dei due organismi parlamentari. In questo senso si è espresso il presidente Pellegrino con sua lettera il 5 novembre 1999 indirizzata al Presidente del Comitato servizi. Resta peraltro confermato che la Commissione stragi si occuperà dell’archivio Mitrokhin e ne utilizzerà gli spunti informativi ai fini e nell’interesse delle inchieste di sua competenza ed attualmente in corso (caso Moro, la cosiddetta Gladio rossa, i contatti fra le B.R. e le organizzazioni terroristiche di altri Paesi, il contrasto dell’eversione di matrice interna ed internazionale, ecc.).

 

La documentazione sui rapporti B.R.-Cecoslovacchia ed il c.d. fascicolo Havel.

Nella precedente relazione si era già data notizia di un carteggio relativo a contatti e scambi di informazioni intervenuti nell’estate e nell’autunno del 1990 fra gli organi ufficiali della nuova amministrazione cecoslovacca post-comunista ed i Servizi italiani. Il carteggio avrebbe riguardato fra l’altro l’attività delle Brigate rosse ed il caso Moro. Esso fu trasmesso dal SISDE alla Procura di Roma nell’agosto 1998 ed è stato poi da questa inviato alla Commissione nell’aprile 1999.

Va precisato che il documento in questione ha richiamato l’interesse della magistratura romana in relazione alle nuove indagini in corso afferenti il rapimento e l’assassinio dell’onorevole Moro e che esso potrebbe, in particolare, rivelarsi utile al fine di individuare i possibili appoggi logistici ed organizzativi dei quali le B.R. avrebbero usufruito da parte dei servizi segreti dei paesi dell’est (e di quelli cecoslovacchi in particolare) prima e durante il sequestro dello statista.

In considerazione dell’interesse che il tema presentava, anche in riferimento ai nuovi elementi emersi dalle rivelazioni di Vasilj Mitrokhin sulla rete spionistica sovietica in Italia, diversi componenti della Commissione hanno chiesto che fosse rimosso il vincolo della segretezza sul predetto "fascicolo cecoslovacco" e che lo stesso fosse reso ostensibile anche agli organi di stampa. A tal fine, la presidenza della Commissione ha preso gli opportuni contatti con la Procura di Roma e con il SISDE: le risposte giunte non ponevano ostacoli alla pubblicizzazione del fascicolo processuale. L’Ufficio di Presidenza ha successivamente deliberato, a maggioranza, nella sua riunione del 25 ottobre, nel senso che il documento fosse reso accessibile agli organi di informazione. Nel contempo l’Ufficio di Presidenza ha voluto anche precisare che la documentazione in questione non risulta costituire quello che è stato denominato, con approssimazione, il "dossier Havel" e che pertanto sarebbero state assunte iniziative dirette a verificare l’esistenza di altro materiale eventualmente consegnato dal Presidente cecoslovacco al Governo italiano nel settembre 1990, così come da alcune parti è stato ipotizzato.

E’ opportuno precisare anche che dalla documentazione trasmessa nel 1998 dal SISDE alla Procura della Repubblica di Roma erano rimaste escluse alcune parti, menzionate sommariamente in un elenco ma non afferenti al caso Moro; quindi non di immediato interesse della Procura stessa, che perciò non aveva ritenuto di farne richiesta. La Commissione invece ha giudicato opportuno acquisire anche la documentazione non inserita nel fascicolo processuale e ne ha fatto esplicita richiesta, ottenendola dal SISDE in data 29 ottobre 1999. Questa ulteriore documentazione riguarda l’organizzazione del KGB ed il suo attivismo nei paesi occidentali, nonché le iniziative assunte dal Servizio sovietico nei confronti del Vaticano e della stessa persona del Pontefice Giovanni Paolo II.

Dal canto suo il Vicepresidente del Consiglio, al termine della sua audizione svoltasi il 27 ottobre, ha depositato altri atti citati ma non inclusi nel fascicolo inviato alla Procura ed in gran parte di provenienza cecoslovacca. Si può quindi tranquillamente affermare che, a seguito del complesso delle acquisizioni su menzionate, la Commissione dispone ora di tutto il materiale raccolto dai Servizi italiani nel 1990 in virtù del rapporto di collaborazione instaurato con i funzionari cecoslovacchi.

Come anzidetto, la Commissione ha voluto attingere ogni possibile notizia circa l’eventuale esistenza di altro specifico documento consegnato personalmente e direttamente dal capo dello stato cecoslovacco Vaclav Havel a funzionari italiani nel corso della sua visita in Italia avvenuta nel settembre 1990. Dubbi al riguardo infatti continuano ad essere espressi. Sono state pertanto inviate precise richieste al CESIS, al SISDE, al SISMI e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dalle risposte ottenute può desumersi con sufficiente sicurezza che, allo stato, non risulta l’esistenza di un "dossier Havel" così come ipotizzato, e che quindi non vi è altra documentazione oltre quella innanzi segnalata.

 

Il sito Internet della Commissione.

Il sito Internet della Commissione, del quale è stata fornita ampia descrizione nella precedente relazione semestrale, è stato aggiornato con l’immissione nella rete dei resoconti stenografici delle ultime audizioni. Ciò ha facilitato la segreteria nelle operazioni connesse alla diffusione dei resoconti, in particolar modo con riferimento alle richieste provenienti da ambienti diversi da quello parlamentare (testate giornalistiche, associazioni, ministeri, istituti di ricerca).

Proprio il positivo riscontro ottenuto dalla diffusione in rete dei resoconti delle audizioni ha indotto la Commissione a utilizzare le stesse modalità operative non solo per le relazioni semestrali, ma anche per le relazioni approvate dalla Commissione ai sensi dell’articolo 2, comma 2, della legge 17 maggio 1988, n. 172, richiamata dall’articolo 1 della legge 23 dicembre 1992, n. 499, e successive modificazioni.

PELLEGRINO, presidente

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