Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi

XIII legislatura

Doc. XXIII n. 45

Settima relazione semestrale sullo stato dei lavori

presentata dal Presidente della Commissione

(PELLEGRINO)

ai sensi dell'articolo 2, comma 4, della legge 17 maggio 1988, n.172, richiamata dall'articolo 1 della legge 23 dicembre 1992, n.499 e successive modificazioni

Comunicata alle Presidenze il 12 ottobre 2000

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I N D I C E

  1. La fase attuale degli impegni della Commissione.

  2. Lo stato delle indagini sull’omicidio del professor D’Antona. Il "caso" Geri.

  3. Il caso Moro.

  4. Il disastro aereo di Ustica.

  5. I reperti del sequestro di Robbiano di Mediglia: il rinvenimento della cassetta Valpreda.

  6. L’ipotesi del procedimento per rogatoria di "Carlos".

  7. Le proposte di relazioni presentate dai commissari.

  8. I procedimenti giudiziari in corso

  9. Gli incarichi a tempo e oggetto determinati.

 

 

La fase attuale degli impegni della Commissione.

La Commissione ha proseguito i suoi lavori nell'anno 2000 prendendo pienamente coscienza delle esigenze connesse al periodo conclusivo della sua attività. E' stato sottolineato come sia necessario che, dalla fase indagativa ed istruttoria, si passi ora a quella della stesura definitiva dei documenti che, come richiesto dalla legge istitutiva, dovranno essere portati tempestivamente alla conoscenza ed al vaglio delle Camere.

Il Presidente aveva auspicato uno sforzo collettivo diretto a sintetizzare negli elaborati l'ampio lavoro compiuto con l'ausilio dei consulenti ed aveva posto in rilievo che la documentazione acquisita nel corso degli anni appare particolarmente ingente e di certo soddisfacente dal punto di vista qualitativo. Egli aveva anche richiamato l'attenzione dei commissari sulla ristrettezza dei tempi ancora disponibili ed ha ritenuto opportuno formalizzare l'esigenza di giungere alla fase conclusiva emanando, nel mese di giugno, una direttiva che raccomandava di evitare che si procedesse ad ulteriori acquisizioni, salvo casi specifici, e che si dedicasse tutta la dovuta attenzione ai criteri che dovranno presiedere ad una razionale sistemazione del materiale raccolto e prodotto, in vista della successiva sua pubblicazione.

L'Ufficio di Presidenza allargato, alla data del 14 giugno 2000, aveva accolto i suggerimenti e le raccomandazioni del Presidente, deliberando altresì che eventuali ulteriori, particolari esigenze acquisitive su specifici argomenti dovranno essere valutate singolarmente dalla Presidenza.

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Ripresi i lavori dopo la pausa estiva, si sono delineate con chiarezza le posizioni delle diverse componenti politiche della Commissione: tali posizioni si sono poi definitivamente precisate nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza allargato del 27 settembre 2000.

Nei numerosi interventi svolti in quella riunione si è consolidata la convinzione che non sarebbe stato produttivo interrompere i lavori istruttori e di indagine e dedicare tutta l'attenzione all'esame di documenti già acquisiti ed alla redazione della o delle relazioni conclusive.

Ciò perché si è determinata, in seno alla Commissione, fra le varie tesi esposte sui diversi argomenti, attraverso una produzione copiosa di documenti (ciascuno presentato da singolo gruppo politico o da membro/membri della Commissione; cfr. infra sub. 7), una diversità tale da rendere consigliabile, in luogo della difficile ricerca di un unico documento riassuntivo e accettabile da tutte le parti politiche, la predisposizione di diversi e distinti documenti conclusivi, ciascuno dei quali espressivo delle opinioni dei commissari che, firmandoli, se ne assumono la responsabilità.

Si è quindi convenuto di procedere ad alcune ulteriori audizioni e di non interrompere l'acquisizione di quella documentazione che possa risultare utile per il completamento di indagini ancora in corso e meritevoli di approfondimento.

Superate quindi le scadenze temporali in precedenza prefissate, la Commissione si è impegnata a definire un programma di lavori per i mesi che precederanno la conclusione della legislatura, fermo restando l'impegno della trasmissione di relazioni alle Camere nei tempi massimi consentiti dalla legge istitutiva.

Il Presidente - sulla base di quanto emerso e delle decisioni adottate - ha ritenuto opportuno far presente all'Ufficio di Presidenza che egli si riserva di rendere pubblica la propria personale valutazione degli aspetti salienti della lunga e approfondita indagine condotta dalla Commissione, indicando anche le risultanze che egli ritiene più significative, nell'auspicio che ciò possa agevolare la fase conclusiva dei lavori della Commissione.

 

Lo stato delle indagini sull’omicidio del professor D’Antona. Il "caso" Geri.

La Commissione, confermando un orientamento e un impegno assunti subito dopo il tragico evento che ha riportato all’attualità il pericolo del terrorismo, ha ritenuto suo dovere istituzionale mantenere alta l’attenzione sui segnali di ripresa del fenomeno della possibile rinascita, anche sotto differenti sigle, delle Brigate rosse. Pertanto, il ritrovamento di un allarmante volantino che le BR hanno inviato alle agenzie di stampa, ha indotto la Commissione a convocare il ministro dell’interno Enzo Bianco per riferire con la necessaria immediatezza. La relativa audizione si è svolta l’8 febbraio 2000 ed ha costituito un momento di aggiornamento del quadro informativo assunto in precedenti occasioni.

La Commissione è tornata ad occuparsi del caso D’Antona nel mese di maggio a seguito della pubblicazione su taluni quotidiani della notizia di una svolta delle indagini, che avrebbe portato all'individuazione di Alessandro Geri come il presunto brigatista che avrebbe rivendicato telefonicamente l’omicidio del professore. Fino a quel momento infatti la Commissione si è attenuta al massimo riserbo, ritenendo che l’attività indagativa della magistratura e delle forze di polizia dovesse proseguire con la garanzia della discrezione, proprio per evitare di nuocere alle indagini. Le anticipazioni sulla stampa di una serie di particolari e soprattutto il tenore di talune espressioni e valutazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare emessa, nei confronti del Geri, dal GIP Otello Lupacchini - il quale ha definito "istituzionale" la fuga di notizie, attribuibile non a semplice leggerezza - hanno determinato la Commissione ad approfondire questo specifico aspetto in due audizioni, rispettivamente del giudice Lupacchini (il 23 maggio) e del prefetto Andreassi (il 24 maggio, svoltasi interamente in seduta segreta). In entrambe le occasioni è stato fermamente ribadito l’intendimento di evitare il disvelamento di notizie suscettibile di nuocere alle indagini.

La vicenda Geri ha avuto, peraltro, un rapido sviluppo giudiziario favorevole all'indiziato. Infatti, in data 27 maggio, la Procura della Repubblica di Roma ha chiesto e quindi ottenuto la revoca della misura cautelare disposta nei confronti di Alessandro Geri.

 

Il caso Moro.

L’attività di inchiesta è proseguita con una serie di testimonianze che hanno apportato contributi diversi alla comprensione della vicenda Moro, a seconda dell’esperienza vissuta e delle cognizioni acquisite da parte dei singoli auditi. Sono così stati ascoltati: Silvano Girotto, il professor Cappelletti, i magistrati Spataro, Pomarici, Baglione e Chelazzi, i giornalisti Calabrò e Scialoja, Lanfranco Pace, il professor Piperno, il colonnello Bonaventura.

Va menzionato che in questo ambito di indagine, dedicata soprattutto a nuove emergenze, ha assunto particolare rilevanza la questione delle circostanze e delle modalità investigative in base alle quali si pervenne, nell’ottobre 1978, alla individuazione del covo brigatista di via Monte Nevoso a Milano, dove furono rinvenute le prime carte del memoriale dello statista democristiano.

La Commissione ha voluto approfondire compiutamente la vicenda – dal ritrovamento in Firenze del borsello perduto da Lauro Azzolini, fino alla individuazione del covo milanese e alla irruzione in esso del nucleo speciale del generale Dalla Chiesa – recuperando le testimonianze dirette dei protagonisti che ebbero ruoli determinanti all’epoca dei fatti. Di qui le citate audizioni dei magistrati milanesi Spataro e Pomarici, che parteciparono alle indagini per l’identificazione di Azzolini e all’individuazione del covo, le audizioni dei magistrati che operarono in Firenze, dottor Tindari Baglione e dottor Chelazzi, nonché, infine, l’audizione del colonnello Bonaventura. Questi era all’epoca responsabile del nucleo speciale del generale Dalla Chiesa che operò l’arresto di Lauro Azzolini e il sequestro del materiale rinvenuto nel covo di via Monte Nevoso.

Nel settembre 2000 è stata acquisita agli atti della Commissione una proposta di relazione, redatta dal Presidente, dal titolo "Ultimi sviluppi dell’inchiesta sul caso Moro", che consegue al documento interno ed interlocutorio depositato dallo stesso Presidente nel luglio 1999 e che, sulla base delle più recenti acquisizioni istruttorie, prospetta anche alcune ipotesi e considerazioni conclusive.

 

Il disastro aereo di Ustica.

All'argomento del disastro aereo di Ustica è stata dedicata una particolare attenzione. Da parte di alcuni membri della Commissione era stata avanzata la proposta di audire il giudice Priore, il quale, come già riportato nella precedente relazione semestrale, in data 31 agosto 1999 ha depositato la sentenza-ordinanza concernente l'evento.

Successivamente - preso atto della obiettiva difficoltà e della inopportunità di procedere direttamente all'audizione di un magistrato che si è già espresso, in via formale e definitiva attraverso lo strumento giudiziario della sentenza-ordinanza, e considerando altresì l'approssimarsi dell'apertura della fase dibattimentale presso la Corte d'assise competente - l'Ufficio di Presidenza ha ipotizzato, come possibile alternativa, l'invio al giudice Priore di una serie di quesiti, lasciando al medesimo la facoltà di fornire quelle risposte che egli stesso giudicasse compatibili con la sua particolare posizione di giudice istruttore.

A quanto sopra è conseguito, in data 4 febbraio 2000, l'invio al giudice Priore di una serie di quesiti, ai quali peraltro il magistrato non ha ritenuto allo stato degli atti di poter fornire riscontri: ciò sulla base del rispetto di criteri di correttezza e di deontologia professionale ed in attesa che i giudici del dibattimento approdino alle conclusioni di loro esclusiva competenza.

Una ristretta delegazione della Commissione ha dato seguito ad una richiesta da tempo avanzata da parte di alcuni membri della Commissione, e si è incontrata, in data 23 giugno, con il Presidente del Consiglio sul tema degli aspetti ancora da chiarire del disastro aereo di Ustica e sulle circostanze che lo hanno accompagnato.

Oggetto del colloquio è stata anche la opportunità di sollecitare, per le vie diplomatiche appropriate, i Governi degli Stati Uniti, della Francia e dello Stato libico affinché da questi vengano forniti tutti quegli elementi di giudizio ancora necessari per la comprensione piena della tragedia e per risolvere i dubbi sollevati nella sentenza-ordinanza emessa dal giudice Priore. Il Presidente del Consiglio ha fornito alla delegazione della Commissione concrete assicurazioni al riguardo, ed ha fatto conoscere il contenuto di tre lettere inviate ai Presidenti degli Stati Uniti e della Francia ed al Capo dello Stato libico, contenenti la richiesta del contributo di conoscenze ancora necessario per chiarire i punti oscuri della vicenda.

 

I reperti del sequestro di Robbiano di Mediglia: il rinvenimento della cassetta Valpreda.

Nella quinta relazione semestrale, presentata alle Presidenze il 13 luglio 1999, si dava conto dei contatti e delle ricerche afferenti ai documenti che nel 1974 furono sequestrati dalle forze dell’ordine nel covo brigatista di Robbiano di Mediglia. In particolare, la Commissione, in data 15 giugno 1999, apprendeva dalla Corte di assise di Catanzaro che una audiocassetta con nastro registrato, contrassegnata dalla scritta "Valpreda", non era stata reperita presso gli archivi di quella Corte.

Circa un anno dopo (aprile 2000) il Tribunale di Catanzaro, chiamato a fornire i necessari elementi di conoscenza al Ministro della giustizia per rispondere ad un atto di sindacato ispettivo (interpellanza urgente n. 2-02338), avviava ulteriori ricerche di quello che, a suo tempo, fu indicato come reperto n. 204 e che non figurava mai pervenuto né iscritto nel registro dei reperti del Tribunale medesimo. Ciò peraltro era in contrasto con l'indicazione contenuta nella sentenza-ordinanza del dottor Caselli, pubblicata negli atti della Commissione Moro (Doc. XXIII, n. 5, vol. 21, pag. 266), nella quale, si faceva presente che la "audiocassetta Valpreda" di cui al reperto 204, era stata inviata al giudice istruttore di Catanzaro.

In data 18 aprile 2000 è inaspettatamente pervenuta alla Commissione la notizia, comunicata dal Presidente del Tribunale di Catanzaro, del ritrovamento del suddetto reperto. Il Presidente del Tribunale, illustrando le ragioni e le modalità dell'inatteso rinvenimento, spiegava che una copia della audiocassetta, con relativa trascrizione, era stata effettivamente trasmessa nel 1975 dal dottor Caselli al dottor Migliaccio, il quale all’epoca istruiva a Catanzaro il processo contro Giannettini. Il dottor Migliaccio aveva poi trasmesso il tutto alla locale Corte di assise dove era in corso il dibattimento del primo processo contro Valpreda (processo successivamente sospeso dalla Corte di cassazione e riunito agli altri procedimenti relativi alla strage di piazza Fontana). La audiocassetta e la copia della relativa trascrizione è stata quindi rinvenuta tra una delle numerose cartelle del primo dibattimento, quello appunto che era stato sospeso dalla Corte Suprema.

Negli stessi giorni (17 aprile 2000) il Tribunale ordinario di Torino a sua volta comunicava alla Commissione di aver ritrovato l’originale del reperto n. 204, costituito da sette audiocassette C60, fra le quali quella del "memoriale Valpreda". Lo stesso Tribunale, dopo aver effettuato una duplicazione autenticata della suddetta cassetta, ne ha disposto la trasmissione alla Commissione, su richiesta della stessa, mentre l’originale del nastro è stato inviato dal medesimo Tribunale al p.m. di Milano, dottor Massimo Meroni, "per quanto eventualmente di competenza" in relazione al processo attualmente in corso sulla strage di piazza Fontana.

Nella nota di trasmissione il Presidente del Tribunale di Torino ha fornito alla Commissione ulteriori elementi di conoscenza in merito all’iter dei reperti del sequestro in Robbiano nel 1974. In particolare: detti reperti furono depositati in data 24 gennaio 1980 ad opera del Nucleo operativo dei carabinieri, unitamente a numerosi altri reperti provenienti da sequestri operati in altri covi brigatisti, presso l’Ufficio corpi di reato del suddetto Tribunale. Una parte dei plichi fu successivamente ritirata in data 15 marzo 1980 dal Nucleo Operativo dei carabinieri di Torino: ciò in base ad una ordinanza in pari data del G.I. Caselli il quale aderiva alla richiesta avanzata da altro magistrato di visionare i reperti per necessità di indagine. Dal carteggio acquisito dalla Commissione si evince chiaramente che i reperti in questione dovevano rimanere in custodia al Reparto Operativo "per il tempo necessario alla consultazione" da parte del giudice. I medesimi tuttavia non risultano essere stati restituiti all’ufficio Corpi di reato del Tribunale, che attualmente custodisce solo un plico (il n. 22) contenente i reperti nn. 202, 203, 204 e 205 consistenti in 7 cassette C60 ed un nastro registrato.

E' importante rilevare che: la Commissione ha potuto ricostruire i dati essenziali della vicenda; è entrata in possesso del "reperto Valpreda"; ha accertato inoltre che altra parte dei reperti, che da precedenti comunicazioni risultava essere stata distrutta in esecuzione dell’ordinanza della Corte d’assise di Torino del 13 ottobre 1992, potrebbe essere ancora esistente, anche se al momento non è stato individuato il luogo di giacenza.

 

L’ipotesi del procedimento per rogatoria di "Carlos".

In seguito alla richiesta avanzata da alcuni commissari nella seduta della Commissione dell’8 febbraio 2000, l’Ufficio di Presidenza allargato ha deliberato in data 5 aprile 2000 di avviare una procedura per l'audizione per rogatoria internazionale di Ilich Ramirez Sanchez, detto "Carlos", detenuto nel carcere parigino de La Santé, il quale aveva precedentemente manifestato, tramite il suo legale in Italia, la propria disponibilità a rispondere ad una serie di quesiti vertenti sui collegamenti internazionali del terrorismo italiano.

La Commissione ha quindi avviato i necessari contatti con il Ministero della giustizia italiano, informando i competenti Uffici in ordine alla deliberazione assunta e alle modalità operative ritenute necessarie per l’efficacia dell’atto istruttorio che verrà condotto alla presenza di una ristretta delegazione di commissari. La richiesta, nei termini sopraindicati, è stata inoltrata alla magistratura francese per il tramite del magistrato italiano che cura il collegamento e la cooperazione con il Ministro della giustizia in Francia. Questi, in data 8 agosto 2000, ha comunicato alla Commissione il consenso delle autorità d'oltralpe circa lo svolgimento della missione e le date della stessa.

L'iniziativa si è però temporaneamente arenata a seguito delle condizioni e dei limiti che il predetto audiendo Carlos ha posto allo svolgimento della testimonianza stessa: condizioni e limiti che le autorità francesi hanno ritenuto non confacenti alla procedura e alla prassi giudiziaria del loro Paese.

 

Le proposte di relazioni presentate dai commissari.

L’Ufficio di Presidenza ha affrontato a più riprese l’argomento dello stato dei lavori della Commissione nonché delle modalità e dei tempi della discussione dei documenti predisposti dalle varie parti politiche. Il presidente Pellegrino ha sottolineato la necessità che la Commissione proceda quanto prima all'esame dei numerosi elaborati presentati, il primo dei quali è stato quello del senatore Follieri. Ciò al fine di avviare al più presto una riflessione conclusiva sui vari temi, con particolare riguardo al periodo delle stragi.

Alla data della presente relazione, il quadro di sintesi degli elaborati già predisposti dai commissari risulta essere il seguente, nell'ordine cronologico di deposito:

 

I procedimenti giudiziari in corso.

Si è concluso a Milano il primo grado del procedimento per l'attentato alla Questura di Milano avvenuto nel maggio 1973. La tesi accusatoria è stata accolta dalla Corte d'assise che, irrogando agli imputati pene pesantissime, fra le quali quattro ergastoli, ha individuato nell'episodio stragistico un complotto eversivo di larga portata, attribuito alla destra estrema e collegato con altri gravi fatti di eversione e di violenza politica. Sempre a Milano, il nuovo processo per la strage di piazza Fontana è in fase dibattimentale già molto avanzata ed ha registrato la escussione di numerosi testimoni.

Sono ancora in corso le indagini preliminari relative alla strage di piazza della Loggia a Brescia del 1974.

Sono iniziate il 28 settembre 2000 le udienze del primo grado del processo per il disastro aereo di Ustica, per il quale è opportuno ricordare che il giudice istruttore Priore ha già depositato, fin dal 31 agosto 1999, la relativa sentenza-ordinanza di rinvio a giudizio che, tra l'altro, come è noto, prevede per alcuni alti ufficiali dell'Aeronautica l'ipotesi del reato di attentato contro gli organi costituzionali.

 

Gli incarichi a tempo ed oggetto determinati.

La Commissione, in data 17 febbraio 2000, ha deliberato di avvalersi della collaborazione a tempo determinato del dottor Giovanni Cipriani, affidandogli lo specifico incarico di effettuare presso gli archivi del servizio segreto americano ricerche documentarie concernenti indicazioni sul terrorismo e l’eversione in Italia. Tale compito intende aggiungersi a quello già affidato al professor Victor Zaslavsky in merito alle risultanze degli archivi dei servizi ex sovietici. Con decisione del 14 giugno 2000 l’incarico di collaborazione al dottor Cipriani è stato rinnovato per ulteriori quattro mesi.

PELLEGRINO, presidente

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