Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi

20ª SEDUTA

MARTEDI' 27 MAGGIO1997

Presidenza del Presidente PELLEGRINO

Indice interventi

PRESIDENTE
CALVI (Sin. Dem.-1'Ulivo), senatore 1 - 2 - 3
CASTELLI (Lega Nord Padania indip.) senatore 1 - 2
CIRAMI (CCD), senatore 1 - 2
CO (Rif. Com.-Progr.), senatore
COLA (AN), deputato
CORSINI (Sin. Dem.-I'Ulivo), deputato 1 - 2 - 3
DE LUCA Athos (Verdi-l'Ulivo), senatore
DELBONO (Pop. e Dem.-I'Ulivo), deputato
FRAGALA’ (AN), deputato 1 - 2 - 3 - 4
GAGLIARDI (Forza Italia), deputato
GRIMALDI (Rifond. Com-Progr.), deputato 1 - 2
GUALTIERI (Sin.Dem.-l'Ulivo), senatore 1 - 2
LEONE (Forza Italia), deputato
MANCA (Forza Italia), senatore
NAN (Forza Italia), deputato 1 - 2
TASSONE (CCD-CDU), deputato
ZANI (Sin. Dein-l'Ulivo), deputato

La seduta ha inizio alle ore 20,10.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la seduta.

Invito il senatore Palombo a dare lettura del processo verbale d seduta precedente.

PALOMBO, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 22 maggio 1997.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale intende approvato.

 

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

PRESIDENTE. Comunico che, dopo l'ultima seduta, sono pervenuti alcuni documenti, il cui elenco è in distribuzione, che la Commissione acquisisce formalmente agli atti dell'inchiesta.

 

SEGUITO DELLA DISCUSSIONE SULLO STATO DEI LAVORI DELLA COMMISSIONE: DECISIONI SULLE INIZIATIVE DA ASSUMERE AL RIGUARDO

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione sullo stato dei lavori della Commissione, per le decisioni sulle iniziative da assumere al riguardo. Nella scorsa seduta, come avete sentito dalla lettura del processo verbale, gli onorevoli Corsini e Fragalà hanno illustrato due ordini del giorno. Ci sono stati numerosi interventi nel dibattito e sono iscritti a parlare per la seduta odierna i colleghi Leone, Cirami, Palombo, Nan e Cola.

Dico subito che dalla lettura e rilettura del verbale della scorsa seduta mi sembra che emerga la possibilità che io rediga un ordine del giorno che in qualche modo componga i punti di vista emersi dalla discussione e che mi sono sembrati prevalentemente orientati, salvo forse nell'intervento dell'onorevole Fragalà, al riconoscimento della possibilità che la Commissione rassegni comunque al Parlamento, entro il 31 ottobre, una relazione allo stato degli atti. in quella relazione sarebbe opportuno indicare una serie di punti che ad avviso della Commissione meritano un ulteriore approfondimento.

Mi sembra poi prevalente negli interventi che ci sono stati l'idea che comunque la Commissione debba fare voti per una proroga dei propri lavori. Naturalmente questo fare voti non significa avere la certezza che la proroga interverrà. Questa è la mia proposta al momento: posso anche cambiare idea perché è giusto che legga e rifletta sugli interventi che ci saranno questa sera, così come ho letto e riflettuto su quelli dell'ultima seduta.

Nell'incertezza del sopravvenire della proroga, la proposta che farei è quella di continuare nell'attività di inchiesta fino alla pausa estiva, cioè fino alla fine del mese di luglio. Poi dedicherei la mia estate - e non la vostra - alla stesura di un documento che, dando per presupposta l'acquisizione all'inchiesta della bozza di relazione (soltanto come proposta per poter avere un riferimento documentale), dovrebbe avere un contenuto più valutativo e dovrebbe condensarsi in un centinaio di pagine. Da settembre, così, si potrebbe offrire alla discussione della Commissione un documento che, proprio per la maggiore brevità, anzi per la sua tendenziale brevità, e per il suo diverso contenuto, prevalentemente valutativo, meglio si sottoporrebbe all'esercizio della facoltà emendativa o comunque più agevolmente consentirebbe la presentazione di una o più proposte di relazione alternative, senza dover impegnare nella stesura di eventuali documenti alternativi di 400 pagine.

Proseguiamo ora nel dibattito iniziato nella seduta precedente.

LEONE. Signor Presidente, sarò brevissimo perché anch'io ho letto e riletto i verbali della seduta precedente. Gli argomenti sono stati sviscerati tutti da una parte e dall'altra e le posizioni non mi sembrano essere molto distanti, come lei stesso questa sera ha constatato. La convergenza potrebbe trovarsi in una proposta da valutare ed eventualmente da approvare all'unanimità.

Non posso però esimermi dal fare qualche rilievo, perché a me sembra - lo debbo dire - che ci stiamo un po' parlando addosso. Infatti ci stiamo avviando in una direzione che solleva un problema del tutto diverso rispetto alla possibilità di prorogare o meno la vita della Commissione. Né ritengo sia molto consono - per usare un termine forse blando - che una Commissione vada a votare sulla possibilità di sopravvivere.

Siamo in presenza di un dato di fatto inoppugnabile che emerge da tutti gli interventi. In quest'anno sicuramente è stato fatto un lavoro che ha consentito passi avanti rispetto al passato. Questo non è dovuto alla nostra capacità, né al caso: è dovuto forse ad un mutamento dei tempi. Forse ci sono state dette cose che prima erano state taciute; forse c'è una maturazione diversa, c'è qualcosa in più rispetto al passato.

PRESIDENTE. Non escluderei un riferimento anche alla nostra capacità ed al modo disteso con il quale abbiamo lavorato.

LEONE. Non voglio incensare la Commissione, ritengo comunque che uno degli elementi possa essere il mutamento dei tempi.

Ma allora, se questo è vero (com'è vero, perché risulta da tutti gli interventi), mi sembra contraddittoria la posizione espressa dall'onorevole Corsini e da chi con lui ha redatto quell'ordine del giorno, così come la sua posizione, signor Presidente. Infatti, lei dà per scontato qualcosa che noi non sappiamo (forse perché lei conosce e frequenta più di noi i meandri della politica) nel momento in cui dice di non avere la certezza, anzi di essere quasi sicuro che la proroga non ci verrà data. Contemporaneamente però dice che se avesse la certezza della proroga andrebbe avanti. Ma questo significa che anche lei è convinto che andando avanti evidentemente qualcosa di proficuo potrebbe uscire ancora dai lavori della Commissione.

Qui non è stato affrontato un argomento preciso. Si è fatto riferimento al caso Moro e ad altre situazioni, ma sono tutti episodi. Noi stiamo valutando, dal punto di vista politico naturalmente, un'epoca; stiamo valutando una parte della nostra storia. Proprio per questo non possiamo dire che sono passati cinque, nove o dodici anni e che quindi dobbiamo chiudere. Né tantomeno mi sembra sia giusto proporre di dare comunque qualcosa al Parlamento, di presentare una relazione provvisoria. Che senso ha parlare di provvisorietà quando noi stessi sappiamo che sono conclusioni provvisorie? Dovremmo andare a dire al Parlamento e alla pubblica opinione che stiamo dando un risultato provvisorio in quanto non siamo stati in grado - poiché non ci è stata concessa la proroga - di arrivare a conclusioni definitive. Mi sembra non soltanto una contraddizione, ma anche un errore dal punto di vista metodologico.

Se questo è vero, se tutto quanto è stato detto negli interventi è vero, perché non prendere atto che i lavori della Commissione sono stati proficui e che abbiamo bisogno di un po' dì tempo in più? Perché non chiedere al Parlamento, indipendentemente da ciò che è stato fatto fino ad oggi, la proroga dei nostri lavori?

Tra l'altro vedo che vengono già date valutazioni politiche di natura diversa rispetto alle valutazioni mie e di qualche altro collega che la può pensare come me nel momento i cui si dice che abbiamo fatto passi avanti ma che l'influenza che può aver avuto il lavoro svolto in quest'anno rispetto alle conclusioni riportate nella relazione del presidente Pellegrino non è stata particolarmente rilevante, comunque non ha apportato alcuna novità. Questo non è vero, per stessa ammissione del Presidente e di altri componenti della Commissione.

Proporrei allora di tentare una convergenza di interessi. Badate bene: sta parlando uno che è venuto qui chiedendosi il primo giorno cosa stessimo a fare. Non so se ricordate che inizialmente giudicavo il lavoro di questa Commissione una sorta di esercizio filosofico.

Sta parlando uno che ha cambiato idea sulla scorta di quello che è accaduto in questi anni. E allora è necessario appurare se sia possibile raggiungere un'intesa senza aspettare che il Parlamento ci risponda di no alla proroga, ma rappresentando prima che abbiamo bisogno di tempo per raggiungere una conclusione definitiva, al fine di proporre non una relazione provvisoria, che non ha senso presentare al Parlamento, bensì una relazione definitiva, sempre naturalmente relativa alle acquisizioni che si avranno in questa Commissione: ritengo che abbiamo non solo il tempo, ma il dovere e l'obbligo di farlo.

Prendo atto del fatto che lei, signor Presidente, sulla scorta di quello che si è detto in Commissione nella scorsa seduta e, ritengo, anche di quello che si dirà in quella di oggi, poc'anzi si è espresso nel senso che dobbiamo fare voti per una proroga. Ma già questa è una presa di posizione: è la sua presa di posizione, da quanto abbiamo letto dai giornali ed anche da quanto ci è stato rappresentato qui in Commissione. Prendo atto di questo e ritengo che si possa su tale punto raggiungere un'intesa, anche perché - come diceva qualcuno già nella scorsa seduta -grossi contrasti tra l'ordine del giorno Fragalà e l'ordine del giorno Corsini non penso che ve ne siano.

PRESIDENTE. Mi scuso con i colleghi, ed in particolare con il senatore Cirami al quale subito dopo darò la parola, ma sento di dovere un chiarimento all'onorevole Leone e a tutta la Commissione.

Non è che io abbia la certezza che la proroga non ci sarà per una mia particolare conoscenza dei meandri della politica; io ho il dovere istituzionale di prescindere dalla possibilità della proroga perché ho il dovere istituzionale di rispettare una legge dello Stato, qual è la legge istitutiva di questa Commissione, che ha previsto come termine finale dei nostri lavori il 31 ottobre 1997. Una legge che esprime una valutazione: nel momento in cui il termine è stato prorogato fino a quella data, il Parlamento ha pensato che quello fosse il tempo utile per la conclusione dei nostri lavori.

Aggiungo che c'è anche la mia volontà di rispettare un patto politico che sento di avere stretto soprattutto con i membri della Commissione. Vi ha già fatto accenno il presidente Gualtieri: quel termine breve fu assunto in un'intesa politica - di cui hanno tenuto conto i Presidenti di Camera e Senato - secondo la quale io avrei continuato a presiedere questa Commissione nella logica di dare una conclusione al lavoro che si era svolto nella scorsa legislatura. Questo è il punto. Se intervenisse una proroga entro luglio o settembre, prenderei atto di una volontà diversa, perché in tale proroga sarebbe insita anche una proroga della mia presidenza. Non è escluso invece che si voglia creare uno iato tra questa Commissione e quella che si andrebbe a ricostituire dopo cinque giorni perché il Parlamento valuti la possibilità di avere una presidenza diversa.

E’ un problema di correttezza istituzionale ma, se permettete, è anche un problema di correttezza personale che io avverto nei confronti dei Gruppi di opposizione, i quali all'unanimità si sono espressi per una rinnovazione della mia presidenza sul presupposto che fosse giusto arrivare ad una conclusione del lavoro svolto nell'altra legislatura. Ecco perché nasce comunque l'esigenza di predisporre una relazione allo stato degli atti. Io devo dare una conclusione alla mia presidenza; poi, se interverrà una proroga in tempi brevi, ne prenderò atto.

Avverto però quell'esigenza. Come sottolineava l'onorevole Corsini, in una Commissione che si prorogasse per l'intera legislatura e che tendesse quasi ad istituzionalizzarsi nella logica dell'antimafia, il far precedere la parola conclusiva fa parte di una prassi parlamentare consolidata e in particolare di una prassi specifica per la storia della Commissione, la quale ha già prodotto una serie di relazioni inviate al Parlamento, che però sono sempre state basate sullo stato delle acquisizioni; alcune relazioni di notevole spessore (penso a quelle relative allo stato delle acquisizioni su Ustica, Gladio, sulle ulteriori emergenze del caso Moro). Ma se lei, onorevole Leone, avrà la pazienza di rileggerle vedrà che la logica era quella che certe cose erano già state capite, che si riteneva opportuno informare il Parlamento e che si considerava opportuno che tali inchieste continuassero a rimanere aperte (l'espressione tipica del presidente Gualtieri era: "l'inchiesta proseguirà").

Io penso che ci sia una possibilità di mediazione tra l'esigenza di dire comunque qualcosa rispetto ad una serie di fatti che ormai sono emersi in maniera abbastanza chiara. L'intervento di Gualtieri è chiarissimo su questo punto: ci sono elementi che possiamo definire. Possiamo non sapere o non avere ancora capito chi sono gli autori delle stragi, anche perché non rientra nei nostri compiti; ma perché si è avuta tanta difficoltà nell'individuarli, c'è una parte di noi che ritiene di averlo capito e che pensa che la Commissione si debba pronunciare su tale punto, sebbene possa prevalere ancora una tesi diversa (più o meno la tesi dell'onorevole Fragalà) secondo cui bisogna riscrivere tutto daccapo.

CIRAMI. Come voi sapete io sono novizio di questa Commissione e mi auguro che il Presidente e i colleghi possano perdonare alcune imprecisioni in relazione ad alcune riflessioni concernenti gli ordini del giorno che ora vorrei sottoporre all'attenzione della Commissione.

Personalmente non sento la sofferenza di dover difendere comunque una determinata parte politica e pertanto ritengo di poter esprimere la mia opinione sul da farsi o su quanto resta da fare in questa Commissione.

Mi pare innanzitutto di ritenere quasi arbitraria la pretesa di sapere o di poter conoscere tutto o quasi sulla stagione del terrorismo e delle stragi. Mi pare assolutamente pretenzioso ritenere storia ciò che oggi è ancora cronaca. Vero è che sono state formulate ipotesi, a volte elaborate congetture, ma le une e le altre non possono costituire verità. Ritengo che siamo ancora troppo vicini agli accadimenti, che ancora molti protagonisti siano in vita, che ancora molto cocente è il ricordo di alcune vittime o dei familiari di coloro che sono stati colpiti da quei fatti assurdi.

Alcune conclusioni che allo stato delle conoscenze parevano consacrate come verità meriterebbero una revisione ed altre la meriteranno man mano che la conoscenza andrà avanti. Ed è questa conoscenza che bisognerà approfondire, secondo il mio modo di vedere, per arricchire la ricostruzione di altri dati che oggi mi paiono possibili; a meno che non si voglia "giustizializzare" il nostro passato in maniera semplicistica, ma ciò non appartiene alla nostra cultura né al nostro intento.

Del resto, per la mia breve esperienza, così come avevo premesso, non voglio né sono in grado di entrare nel merito (non mi pare peraltro il momento); ma avverto l'esigenza di un approfondimento dato che sento parlare da più parti di buchi neri, di mezze verità o quanto meno di punti irrisolti allo stato delle nostre conoscenze. La proroga della nostra Commissione anche come osservatorio permanente sulla democrazia e sulle nostre istituzioni (così sottolineava il senatore Gualtieri) consentirebbe intanto quell'approfondimento costante ed eviterebbe alla magistratura quel compito non suo proprio di fare processi politici di qualsiasi natura. Certo - e in questo condivido il pensiero del Presidente - il Parlamento e soprattutto i cittadini italiani hanno il diritto di sapere, seppure allo stato delle conoscenze acquisite, come una sorta di proficuo resoconto, ciò che questa e altre Commissioni hanno avuto modo di accertare rispetto a questo o a quel gruppo di indagini, rispetto al singolo episodio o alla strage; o quanto, per esempio, abbiano inciso diversi fattori quali il rapporto tra la delinquenza organizzata e i potentati economici e non, non escludendo un collegamento tra i due (pensiamo al finanziamento, al riciclaggio, ai fatti di terrorismo). Mi appaiono assolutamente inesplorati i rapporti, quindi, tra terrorismo e potentati economici, politica governativa, apparati di sicurezza italiani e stranieri, eccetera. Insomma, mi pare allo stato assolutamente sconosciuto il cui prodest effettivo di quegli accadimenti, di quelle strategie che hanno costituito la causa e la realizzazione di quegli eventi.

La relazione del presidente Pellegrino è un'ipotesi di lavoro - condivisibile o no, lo si valuterà al momento opportuno - che solo per alcuni aspetti, per quel che ho detto prima, è conclusiva, per lo meno allo stato delle attuali conoscenze, ma non esclude nuovi e significativi aggiornamenti (per esempio, la scoperta di nuovi archivi e la possibilità di nuove audizioni di soggetti ancora coinvolti) che potrebbero forse smentire le stesse opinabili conclusioni.

La conoscenza mi appare come uno status dinamico, in divenire, e ciò a mio parere vale anche per questa interessante relazione che, lo ripeto, non può ritenersi assolutamente conclusiva sui giudizi espressi perché se lo dovesse essere farebbe nascere il sospetto (nemmeno tanto infondato) di obbedienza a fini di tornaconto squisitamente politico.

La proroga della Commissione consentirebbe quel lavoro, intrapreso con tanto impegno, di ricerca delle cause vere e profonde delle tragedie di quegli anni. A mio modo di vedere sarebbe politicamente inopportuno, tra 1 1 altro, chiudere i lavori con le tante incertezze sottolineate dai colleghi e spesse volte evidenziate anche negli interventi che fin qui ho ascoltato.

Il mandato vincolato, cui spesso ha fatto riferimento il presidente Pellegrino, è frutto - lo dico in assoluta buona fede - di una non perfetta conoscenza dei fatti e delle circostanze in itinere espresse da chi quel mandato ha conferito. Mi rendo conto che la Commissione non debba (e del resto non potrebbe, per ciò che ho detto) scrivere la storia, ma abbiamo l'obbligo, che dobbiamo avvertire con tutta la sensibilità possibile, di arricchire - questo sì - sempre più la conoscenza, senza pregiudizi politico-culturali di sorta.

Il tempo assai ristretto assegnato alla presente Commissione contraddice la superiore esigenza e potrebbe (anzi può) spingere a conclusioni sincopate, approssimative e superficiali, ingenerando il dovuto sospetto - di cui ho già parlato - che la ragione politica prevarichi la possibile ricerca della verità.

Consentitemi un'ultima riflessione. La proroga o la reiterazione di questa Commissione con lo stesso o con altro oggetto non costituirebbe sovrapposizione con altre Commissioni nè con la magistratura perché anzi - lo ribadisco - eviterebbe il rischio, molte volte avvertito, di processi politici in sedi giudiziarie. A anzi da avvertire l'esigenza di una interazione tra la nostra Commissione e le altre (quali l'antimafia, i servizi di controllo, eccetera), finalizzata armonicamente alla ricerca delle vere e autentiche responsabilità politiche, ove ce ne fossero o ce ne dovessero essere.

Ma proprio l'oggetto di questa Commissione non impone limiti temporali ristretti, che devono necessariamente essere più ampi di quelli che nel passato si sono parzialmente occupati di fatti singoli (vedi, per esempio, i "fatti" Moro, P2 eccetera). I fatti odierni, quelli a cui tutti noi in questi giorni abbiano potuto assistere, ce lo suggeriscono e direi ce lo impongono per attuare appieno quella vigilanza che deve essere piena e costante onde evitare rischi per il nostro assetto democratico. Recenti episodi a noi tutti noti segnalano questa necessità e non manca a ciascuno di noi di cogliere la sensazione di un pericolo che sempre più si annida in manifestazioni o episodi che prima facie appaiono folcloristici e di scarsa pericolosità. A volte certe manifestazioni hanno radici lontane, che possono sfociare inconsapevolmente in fatti gravi, che ex post è difficile controllare. In natura certi semi dormono, sono in quiescenza e poi, quando viene la pioggia, germogliano vistosamente.

Vi ringrazio per l'attenzione e annuncio fin d'ora il mio voto favorevole all'ordine del giorno che mi auguro terrà conto delle riflessioni che ho voluto sottoporvi, profittando della vostra pazienza.

PALOMBO. Signor Presidente sarò brevissimo, perché ormai è stato detto quasi tutto.

Ho ascoltato con grande attenzione e interesse gli interventi che gli onorevoli colleghi hanno svolto nel corso della' seduta del 22 maggio scorso ed anche questa sera. Tutti sono stati concordi su un punto: la Commissione, sotto la guida accorta e capace del presidente Pellegrino, ha svolto - in un clima (lasciatemelo dire) sereno e non avvelenato da rancori o da rivalse - un lavoro che ha raggiunto elevati livelli qualitativi; l'impegno e lo sforzo della Commissione non possono essere interrotti proprio ora, in una fase di passaggi delicati ed importanti, ed in un momento in cui si intravede l'apertura di nuovi e forse sorprendenti scenari internazionali.

Proprio oggi russi e americani hanno sottoscritto a Parigi accordi che fanno ben sperare per una pace definitiva nel nostro continente e, speriamo, anche nel mondo. L'ormai totale ed oserei dire concluso riavvicinamento dei due blocchi che per anni si sono combattuti non in una guerra guerreggiata, ma in una guerra di intelligence, senza esclusioni di colpi, che ha visto impegnati in modo massiccio i servizi segreti operanti nei due schieramenti, fa sperare che si possa finalmente arrivare a chiarire quei punti rimasti ancora oscuri, che hanno attinenza con il terrorismo e lo stragismo e che tanti lutti hanno arrecato al nostro paese.

Ma per noi lo scopo principale non è solo quello di capire chi sono stati gli autori materiali delle stragi (molto in questo settore è stato fatto dalla magistratura), ma quello di riuscire ad individuare i mandanti delle stragi stesse: per questo occorre più tempo, per sfruttare le nuove e favorevoli opportunità che si stanno presentando.

Da nove anni la Commissione è in attività. Ora una fretta che può apparire sospetta spinge alcuni colleghi a voler consegnare conclusioni su quanto fatto fino ad oggi; io credo, invece, che sia opportuno porre la Commissione nelle condizioni di continuare a svolgere il proprio lavoro, per consentire dì poter esprimere un giudizio storico-politico non di parte, ma libero da pregiudizi e da conclusioni inconcludenti.

Non possiamo permetterci, quindi, di "chiudere" ora, quando abbiamo la consapevolezza che continuando a lavorare con la stessa serietà che ha animato fino ad oggi la Commissione si arriverà forse a far luce sui molti misteri che hanno avvelenato il nostro paese e a ridare fiducia agli italiani.

NAN. Signor Presidente, anch'io prendo atto della serenità con la quale si sono svolti questi lavori, e rilevo che molti interventi si sono espressi in tal senso.

Non posso però far altro che rimanere un po' perplesso rispetto allo stesso intervento del Presidente, quando (tendo sempre a partire dal presupposto di valutazioni di buona fede) da una parte si afferma che l'auspicio è quello di giungere ad un ordine del giorno comune per una richiesta di rinnovo della presente Commissione e dall'altra si afferma che è opportuno approvare una bozza, definita sostanzialmente provvisoria, che lascia - come è stato detto - ancora aperte delle luci: credo che ci troviamo di fronte ad una contraddizione sulla quale non possiamo esprimerci con un voto; è chiaro che se da una parte non siamo sicuri che si determinerà il rinnovo di questa Commissione, dall'altra parte non possiamo permetterci di votare una bozza provvisoria, perché tanto poi potremo proseguire il nostro lavoro!

Credo, invece, che dovremmo preoccuparci di questo aspetto: non possiamo votare la bozza provvisoria la quale, tra l'altro, nei contenuti mi sia consentito di dire che deve essere approfondita maggiormente in dettaglio. Apprezzo quando, nella parte introduttiva di questa relazione, si legge che l'impegno della Commissione è quello di mantenere un atteggiamento non coinvolto, ma estraniato e quasi di distacco, perché l'obiettivo è quello di individuare le singole fattispecie delle singole ipotesi che dobbiamo andare ad esplorare.

Mi sia consentito di rilevare una grossa contraddizione, però, quando nella pagina precedente leggo che emerge - viene dato un giudizio che qualcuno ha definito una valutazione di un processo politico - che per oltre mezzo secolo vi è stata una democrazia non solo giovane ma anche destinata a restare incompiuta. Ebbene, ritengo che questo sia un giudizio politico che, soprattutto adesso che si va verso una rilettura della storia del Novecento, mi lascia molto perplesso. Ritengo che non sia compito di questa Commissione esprimere tali giudizi perché essi esprimono una valutazione complessiva sulla democrazia di un paese in mezzo secolo, prescindendo invece da giudizi di merito di cui siamo stati incaricati entrando in contraddizione con quella indicazione per cui noi dobbiamo fare una valutazione asettica della politica del paese.

Credo allora che ci si debba parlare molto chiaro. Ritengo che siamo tutti convinti che, se insieme con un ordine del giorno comune, con il quale, sì, allora chiediamo tutti un rinnovo della Commissione, vi sarà in Parlamento un rinnovo della Commissione. Credo che sarebbe veramente qualcosa di ridicolo e di offensivo nei confronti di questa Commissione se noi andassimo in Parlamento tutti convinti che i lavori non sono conclusi e, guarda caso, proprio adesso; quando arrivano delle luci nuove - è stato detto da tutti - andiamo a chiudere. Ma che immagine diamo al paese? L'immagine di volere invece chiudere un capitolo magari riaprendone un altro e invece, proprio adesso che vi è la possibilità di arrivare nel merito a capire alcune cose che in precedenza non sono state capite, non per mancanza di volontà, credo (non ho fatto parte negli anni passati di questa Commissione), ma perché vi erano difficoltà, non si sapevano ancora alcune cose, e magari si è avuta la fortuna che alcuni processi di questi ultimi tempi hanno rilevato alcuni aspetti. Ebbene, ora che ci danno la possibilità di un approfondimento, noi diciamo no: andiamo a chiudere questi lavori; facciamo la bozza provvisoria perché temiamo che non si arrivi accelerando un altro rinvio. Ritengo che daremmo veramente un'immagine negativa del paese. Sinceramente credo che non sia possibile entrare a dare un giudizio così politico come è contenuto nell'ambito di questa bozza.

Quindi, anch'io mi riallaccio a quanto dichiarato dai colleghi che mi hanno preceduto, i quali affermano che senz'altro occorre andare insieme, ma per avanzare insieme una richiesta di rinvio e chi non avanzerà tale richiesta, evidentemente si assumerà la responsabilità che poi il Parlamento sul serio non accolga tale richiesta di rinvio.

PRESIDENTE. Onorevole Nan, vorrei chiederle un chiarimento. Secondo lei, potremmo affermare che in Italia fino al 1994 la democrazia fosse compiuta?

NAN. Vede, signor Presidente, posso condividere la sua perplessità però credo...

PRESIDENTE. Non capisco dove sia il carattere politico dì quel giudizio: è la constatazione della storia del paese.

FRAGALA. E’ del tutto falso.

NAN. Mi consenta, signor Presidente, ma nella sua proposta di relazione si leggono certe frasi e viene presa l'espressione di un noto mafioso, senza però dire il nome, in cui si dice che al Nord sono voti comunisti e al Sud ci sono voti democristiani, quindi della mafia. Non provengo dalla Democrazia cristiana, quindi non ho problemi di questo genere però indubbiamente si tratta di una valutazione politica del paese. Ancora oggi allora...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Nan, non è una valutazione politica: è una dichiarazione di Buscetta che è allegata agli atti del processo Andreotti; è un documento processuale.

FRAGALA’. Famoso politologo Buscetta!

NAN. D'accordo, signor Presidente; non ho mai messo in dubbio che sia autentica questa frase e che provenga veramente da qualcuno, però mi pare che entriamo, appunto, a rivedere un po' la storia del Novecento. Non è nostro compito questo perché allora ancora oggi si può dire che non siamo in una democrazia compiuta visto che abbiamo un sistema imperfetto che consente "ribaltoni".

PRESIDENTE. No, onorevole Nan: siamo una democrazia compiuta perché in due anni tutte le forze politiche presenti in Parlamento hanno conosciuto la condizione della maggioranza e la condizione dell'opposizione. Questa è la verità: prima non avveniva.

FRAGALA’. Salvo Dini, che è sempre stato al potere...

PRESIDENTE. E’ vero. Comunque quando si parla di democrazia compiuta, questo si vuole dire: una democrazia non è un giudizio qualitativo, è un giudizio storico sul fatto che vi erano forze politiche di estrema destra e di estrema sinistra che, nel loro orizzonte, non avevano l'ipotesi del Governo; sapevano già in partenza che al Governo non ci sarebbero andate. Questo è il senso. Lo dico francamente: non possiamo negare questo minimo dì categoria interpretativa, su cosa è successo in Italia, perché ci sono state le stragi, e via dicendo.

GAGLIARDI. Ci sono anche i lanzichenecchi che hanno preso il potere a Milano! Non mi sembra un concetto di democrazia compiuta!

COLA. La mia presenza in questa Commissione, ma non solo la mia, perché posso parlare anche di quella di molti altri commissari, è stata assolutamente rara. Per quale ragione? Condivido pienamente la missiva che le hanno inviato, signor Presidente, gli onorevoli Bianchi Clerici e Gnaga in ordine alla inopportunità della fissazione delle sedute in giorni in cui praticamente siamo nell'impossibilità di presenziare. Tutto questo naturalmente non è assolutamente da attribuire ad una sua volontà deviante, signor Presidente, oppure di voler fare le sedute della Commissione iri assenza della maggior parte dei commissari. Evidentemente non ci sono state coincidenze tali da consentire una partecipazione abbastanza forte, come invece si è verificato stasera: la facciamo di martedì sera, quando ci sono quasi tutti i deputati e quasi tutti i senatori, per cui ci troviamo oggi qui con quasi i due terzi dei componenti. Pertanto, faccio mie le osservazioni dei colleghi Bianchi Clerici e Gnaga affinché tutti quanti possiamo dare un contributo ai lavori di questa Commissione.

Entrando ora nei particolari dei due ordini del giorno che dobbiamo oggi esaminare, avendo sottoscritto l'ordine del giorno n.1, presentato dall'onorevole Fragalà ed altri, potrei soltanto limitarmi a riportarmi allo stesso, ma verrei meno ad un dovere preciso, soprattutto nei suoi confronti, signor Presidente, perché lei in premessa, prima di dare la parola a noi, ha detto che, attraverso gli interventi dell'altra volta, è un po' mutata quella che era la sua iniziale determinazione, e ha preso atto di una volontà che non è soltanto la volontà del Polo e della Lega, ma anche quella espressa da forze che compongono la maggioranza.

A questo punto, carissimo Presidente, avendo letto il resoconto stenografico relativo alla seduta scorsa - me ne andai un po' prima del suo termine - e avendo ascoltato i colleghi Leone, Cirami, Palombo e Nan, le posso dire qual è la volontà della Commissione, quasi a livello di unanimità, a parte i rilievi discorsivi. Ho trovato soltanto una voce dissenziente, che è sulla stessa linea di Corsini, ed è quella di Zani, ed una voce fino ad un certo punto dissenziente, quella del senatore Gualtieri, il quale chiede una cosa che giustamente non può assolutamente essere posta in discussione in questa sede: egli dice che possiamo anche porre fine a questa Commissione ma auspica che si costituisca un altro tipo di Commissione, che abbia come finalità la sicurezza della democrazia, ma siamo in un ambito completamente diverso, che fuoriesce dalle indagini che sono ancora in corso.

Allora vorrei fare soltanto qualche rilievo telegrafico sugli interventi. Non ripeterò certo argomentazioni già dette, però mi pare estremamente contraddittorio il collega Corsini quando, nell'ordine del giorno n. 2, di cui è primo firmatario, fa determinate affermazioni per poi dire, a chiarimento dell'ordine del giorno stesso, testualmente, che recentemente sono caduti i bastioni ideologici e questi fanno aprire nuovi orizzonti su tante vicende oscure.

PRESIDENTE. Non lo so più se sono caduti i bastioni ideologici.

COLA. In questo momento sto solamente ripetendo testualmente le affermazioni di Corsini. Lei può anche non essere d'accordo con il collega Corsini ma egli sarà per lo meno d'accordo con se stesso ragion per cui non può che confermare questa affermazione che è chiaramente contraddittoria in relazione alle conclusioni dell'ordine del giorno che sono praticamente quelle di porre fine, salvo alcune eccezioni, all'esperienza di questa Commissione; lei inoltre aggiunge che c'è una certa fretta e che bisogna continuare fino alla fine dell'estate - come d'altra parte ha proposto - e che bisogna anche considerare nuove audizioni. Ho letto la richiesta presentata dall'onorevole Fragalà circa i testi che dovrebbero essere sentiti in questa sede; essi sono di un interesse eccezionale e di un numero tale che si registra un'assoluta incompatibilità con questa discussione sommaria. Le persone indicate dall'onorevole Fragalà, indubbiamente nell'ambito della caduta dei bastioni ideologici, potrebbero offrire un contributo che ribalterebbe eventuali conclusioni a cui si è pervenuti.

Io però non posso assolutamente attenermi o far mie le osservazioni dei componenti del Polo, ragion per cui ritengo di far riferimento alle affermazioni dei componenti della maggioranza. In particolare mi ha colpito l'obiettività del senatore De Luca, il quale ha detto testualmente: "ma come, vogliamo chiudere proprio ora la Commissione, quando finalmente vediamo che sta emergendo la verità in maniera clamorosa, proprio forse a seguito della caduta dei bastioni ideologici?". Per non parlare poi dell'onorevole Grimaldi, cioè di Rifondazione comunista, altra componente importantissima della maggioranza che si trova sulla stessa linea nel momento in cui sollecita la continuazione dei lavori.

Non voglio assolutamente reiterare argomentazioni già enunciate ma mi pongo un più grande problema, cioè quello della bozza di relazione da lei presentata. Prima di parlarne, vorrei dire che stasera lei, dopo aver ascoltato gli interventi di cinque commissari e dopo averne preso atto, non potrà che intensificare questa sua volontà di rivedere la sua posizione; se la maggioranza della Commissione infatti, che appartenga all'area di governo o all'opposizione, è orientata in senso diverso, lei non potrà che prenderne atto.

Mi pongo un altro quesito io non so da quali elementi lei abbia tratto questa previsione di scioglimento e, quindi, il mancato rinnovo di questa Commissione, ma ove mai tutti i commissari dovessero trovarsi su questa stessa linea, il Parlamento non potrà ignorare questa situazione. Nel momento in cui, inoltre, noi presenteremo l'esigenza di andare avanti e in base a quali criteri - a meno che non vi siano ragioni recondite che non si vuole esprimere - non voglio giammai pensare che una persona obiettiva e misurata come lei possa aver concepito che sussista la necessità di concludere i lavori della Commissione perché stanno emergendo nuovi scenari che ribalterebbero una valutazione già espressa e che vuole rimanere integra. Non penserò mai una cosa del genere perché in questa sede siamo interessati solamente all'esigenza di accertare la verità e dare una risposta al quesito posto a base della costituzione della Commissione.

L'ultima osservazione che vorrei fare (e che è la più importante) riguarda il fatto che lei vuole presentare una bozza di relazione, ma in questo ambito ha aggiunto che ci sono due o tre argomenti in ordine ai quali non possiamo non esprimere delle valutazioni quasi terminative. Io non sono d'accordo con questo, forse proprio perché sono caduti i bastioni ideologici, perché c'è la possibilità che la verità emerga e perché le vicende cui lei ha fatto riferimento potrebbero essere soggette ad ulteriori valutazioni. Nè vale l'argomento presentato dall'onorevole Corsini il quale ha fatto cenno al decorso di nove anni che si presentano a fronte della necessità di acquisire il tutto. Non è il tempo passato che ci deve indurre a sostenere che si è arrivati ad una fase conclusiva ma le acquisizioni ottenute in questi nove anni e dobbiamo capire se queste sono sufficienti per permettere di giungere ad una valutazione.

A questo punto, lei si troverà in un'enorme difficoltà perché, nel momento in cui sarà posta alla nostra valutazione la sua bozza di relazione contenente le argomentazioni, chiaramente sorgeranno dei contrasti non in grado di portare alla soluzione che giustamente deve essere unitaria; si presenterebbe come una relazione parziale non consona a rappresentare l'intera Commissione e lei, quale Presidente della Commissione stessa, dovrebbe redigere questa relazione a nome di tutti e non solamente a nome di una parte. Se lei veramente volesse insistere in questo comportamento, mi porrei il problema se la sua relazione debba essere solamente asettica in modo da riproporre solo i fatti avvenuti - dal momento che è provvisoria - senza fare alcun tipo di valutazione, o invece non debba presentarsi come una relazione che abbia dei contenuti e che porterebbe ad un contrasto enorme all'interno della Commissione, facendo venir meno il fine che lei si è posto, cioè quello di giungere alla conclusione di prorogare o meno i lavori con una linea unitaria circa una valutazione obiettiva e unanime che riporti obiettivamente e all'unanimità i fatti accaduti e dì cui ci siamo interessati.

Questi sono i quesiti che io le pongo e che la indurranno a riflettere forse meno rispetto alle osservazioni degli altri membri della Commissione ma che comunque meritano di essere approfonditi al fine di rivedere la decisione o la determinazione che lei ci ha preannunciato all'inizio di questa seduta.

CASTELLI. Signor Presidente, come lei sa sono uno tra i neofiti di questa Commissione. Il mio incarico ha avuto inizio, come altri colleghi, soltanto in questa legislatura, pertanto mi ritengo assolutamente inesperto dal punto di vista tecnico dell'argomento.

Durante questo anno, però, ho capito alcune cose e la prima che vorrei ricordare - considero sempre antipatico autocitarsi - è che sono stato forse l'unica persona a dichiarare che il termine del 31 ottobre era assolutamente ristretto rispetto agli obiettivi che si poneva la Commissione. Allora la Commissione, praticamente all'unanimità, scelse questa data ma oggi vedo che buona parte dei commissari evidentemente si sono ricreduti e sono d'accordo con me che tale termine di tempo era assolutamente irrealistico per giungere ad un dato compiuto. Prendo atto solamente di questo perché mi risulta abbastanza difficile capire come mai si è verificata questa inversione di tendenza su una questione che appariva del tutto ovvia sin dall'anno scorso, del tutto ovvia perché bastava leggere la relazione per capire in realtà che questa Commissione si è assunta un compito forse un po' diverso da quello richiamato dalla legge istitutiva, anzi, direi molto diverso ed ho sentito questa vocazione ancora oggi in molti interventi in cui si parla di verità che deve venire a galla. Ma quale verità? La verità su Ustica, su piazza Fontana, su Gladio, sul caso Moro? Quale verità? E quindi ho sentito spesso ripetere che bisogna ricercare la verità. Allora bisognerebbe innanzi tutto cambiare la denominazione della Commissione in base alla quale si sostiene di essere una Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi; in realtà mi sembra di capire che molti commissari tendono a questo e mi sembra che in qualche modo anche la relazione del presidente Pellegrino si ponga non dico un obiettivo di questo genere - perché il Presidente è una persona troppo esperta per arrivare a ciò - ma una cosa va riconosciuta della relazione che il Presidente ha esteso, e cioè il tentativo di tracciare un affresco di questi anni di storia cercando di capirli almeno dal punto di vista storico e politico, per quanto è possibile. Se l'obiettivo è questo, credo che non basteranno i prossimi dieci anni per questa Commissione. Vorrei ricordare prima a me stesso e poi ai colleghi che noi ci ritroviamo in questa sede - almeno parlo per me -una volta a settimana (quando va bene) per discutere di questi fatti e crediamo, in questo modo, di arrivare alle conclusioni alle quali i giudici che hanno studiato le carte per anni e anni, con mezzi ben diversi dai nostri, non sono arrivati?

E’ del tutto evidente che ciò non potrà mai accadere, quindi sicuramente per quanto ci riguarda prendiamo le distanze da questo tipo di impostazione e cerchiamo di mantenerci nella falsa riga del mandato legislativo che abbiamo ricevuto, che è quello non di ricercare la verità ma di capire perché la verità non è stata raggiunta da parte della magistratura.

Faccio un esempio che mi sembra abbastanza eclatante; non voglio assolutamente passare per superficiale o presuntuoso, ma il caso di Ustica mi sembra emblematico: basta aver ascoltato Priore, non dico tanto, ma due volte per capire che, se la verità non si sa quale sia, quanto meno si può intuire il perché questa verità si fa così fatica a raggiungerla. Questo mi sembra veramente l'esempio più calzante dì quanto sto dicendo.

Per quanto riguarda la proposta Corsini, non ce la sentiamo dì abbracciarla. Do atto al Presidente di questo grandissimo sforzo. Non ho alcuna difficoltà a dire che ho apprezzato enormemente lo sforzo del presidente Pellegrino di dare questo quadro così ampio di quanto è successo in questi anni. Mi pare però che un punto - lo dico da modesto osservatore politico, non da storico, né da giudice, né da magistrato o da tecnico del settore - manchi in maniera abbastanza lampante: tutti diciamo - è scritto anche nella relazione - che in Italia è stata combattuta una sorta di guerra non dichiarata sotterranea ed anche stasera si è detto più volte che la situazione è cambiata perché è caduto uno dei blocchi. Nella relazione Pellegrino manca in maniera del tutto evidente uno dei combattenti infatti - mi corregga il Presidente se sbaglio - la sigla del KGB non compare mai. Questo è un punto sul quale evidentemente dobbiamo interrogarci; se c'è stata una guerra deve essere stata combattuta almeno da due diversi contendenti.. L'appunto che quindi si può fare a questo grandioso sforzo di comprensione di ciò che è accaduto è che in esso manca comunque questa parte. E' per questo motivo che mi sentirei di dire di andare avanti, proprio per cercare di completare questo affresco che abbiamo tentato di delineare.

Noi della Lega non siamo né di destra né di sinistra e non abbiamo alcuna verità preconcetta o precostituita da difendere. Questo credo ci dia qualche piccolo vantaggio su chi comunque deve difendere anche delle posizioni ideologiche. Se un'osservazione si può fare su questa relazione è che non ci può non essere stato un ruolo dei servizi segreti del blocco sovietico del Patto di Varsavia in Italia in questi anni e ciò mi sembra manchi. Quindi, se vogliamo seguire l'impostazione di andare un po' al di là del mandato che ci è stato dato, che è "soltanto" - lo dico tra virgolette perché già è un qualcosa di gigantesco - quello di individuare le cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, e vogliamo in qualche modo tracciare un affresco di questi cinquanta anni allora questo affresco va assolutamente completato, soprattutto - e qui sono d'accordo con alcuni interventi precedenti - in un momento in cui su piazza Fontana sta venendo alla luce tutto un nuovo filone sul fatto che nella relazione stessa si dice che su Ustica non sì sa praticamente nulla e quindi credo che altro non fosse che per questo motivo, bisognerebbe andare avanti.

Soprattutto perché stanno venendo alla luce proprio in tempo reale alcuni episodi estremamente inquietanti che forse questa Commissione dovrebbe prendere in considerazione. Parlo della sensazione - è una nostra sensazione - che i Servizi deviati si siano nuovamente messi in movimento; parlo di quanto denunciato oggi dal senatore Peruzzotti in Commissione antimafia; delle gravissime collusioni tra Dia e banda Maniero, quindi questioni che veramente riteniamo molto pesanti e molto importanti.

Però, non ce la sentiamo nemmeno di appoggiare la tesi che questa Commissione debba diventare una sorta di istituzione del Parlamento. Non si capisce bene per fare cosa, certamente non per raggiungere la verità, perché penso che qui non ci sia nessuno talmente... non trovo l'aggettivo adatto per non apparire scorretto, comunque credo non ci sia nessuno che possa pensare che in questa sede si possa raggiungere una qualsiasi verità sostituendosi ai giudici. ~ un dato questo che va sottolineato con estrema chiarezza: dal punto di vista giudiziario penso che qui non si raggiungerà mai nessuna verità e certamente non è questo il compito che ci siamo dati.

Non riusciamo perciò a capire per quale motivo questa Commissione si debba trasformare in una sorta di osservatorio permanente non si sa su che cosa. Forse potremmo fare un circolo culturale e magari disquisire se oggi siamo in una democrazia compiuta oppure no. I saggi sulla democrazia manipolata sono i bigini che tutti quanti noi, sedicenni, abbiamo letto, specialmente chi è della mia generazione; basterebbe uscire dalla Commissione telecomunicazioni, come facciamo il collega Cò ed io, per capire che di democrazia manipolata ce n'è ancora molta.

Per arrivare ad una proposta operativa completa, penso che all'interno della relazione Pellegrino - l'abbiamo sempre detto - ci siano delle questioni che si possono chiudere, come quella della brigata Osoppo o altri episodi che vengono descritti e presi in considerazione dalla Commissione, e altri invece che andrebbero aperti, soprattutto Ustica, perché mi pare che su questa si possa arrivare ad una conclusione - almeno questo è il mio modesto parere - non tanto su cosa è successo ma sul perché non si riesce a capire cosa è successo. Diamoci allora un tempo definito, come d'altra parte avevo già richiesto l'anno scorso.

PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi che sono intervenuti.

Vorrei prendere lo spunto da quest'ultimo intervento del collega Castelli, che ringrazio per le parole di apprezzamento che ha avuto per la fatica che ho fatto nella scorsa legislatura. Noi siamo una Commissione che compie atti istruttori e sulla base degli atti istruttori dovrebbe poi compiere valutazioni e assumere conclusioni.

Il ruolo del Servizi orientali nel nostro paese è un problema che lei ricorderà, se non direttamente perché avrà letto il verbale, posi con precisione a Maletti. La inviterei a leggere la risposta che Maletti ci ha dato.

Se lei mi dice che nel milione dì carte che teniamo ci sono una serie di elementi e di documenti da cui risulta con precisione un ruolo dei Servizi orientali, ne prendo atto. Non è che penso che non ci sia stato, ma non c'è nessun dato certo che ci consenta di ricollegarlo nemmeno come ipotesi giudiziaria al compìto valutativo che abbiamo. Addirittura mi ricordo di aver chiesto a Maletti se non c'era stata una sorta di club o di partito trasversale della guerra, per cui i servizi segreti occidentali ed orientali in realtà avevano una politica comune antidistensione. In modo bruciante egli rispose che queste cose avvengono nei romanzi di Le Carrè (cito a memoria ma mi sembra che più o meno disse queste stesse parole). In realtà si tratta di un'ipotesi giudiziaria, su cui la procura di Roma sta lavorando, cioè sull'ipotesi che ci sia potuta essere questa specie di club di spie dell'una e dell'altra parte, che avevano entrambe interesse a tenere alta la tensione nel nostro paese.

Ritengo però che possiamo già arrivare a delle conclusioni almeno su alcuni argomenti. Non riesco a capire - o forse a capire troppo - la posizione dei colleghi che sono intervenuti prima. Ad esempio, non siamo in grado di dare una valutazione sul terrorismo che c'è stato in Italia?

FRAGALA’. No! Appena si è parlato di via Gradoli, si è detto: "chiudiamo la Commissione". Appena si è parlato del caso Moro si è detto: "chiudiamo la Commissione".

PRESIDENTE. Ma questa è dietrologia, onorevole Fragalà. Anzi è gratuitamente offensivo.

FRAGALA’. Appena abbiamo chiesto di far venire Prodi, si è detto: "chiudiamo la Commissione".

LEONE. O chiudiamo Prodi!

PRESIDENTE. Le ho già detto che questo è gratuitamente offensivo, non è affatto così. E’ scritto nella legge che la Commissione deve chiudere i suoi lavori entro il 31 ottobre.

FRAGALA’. Ma lei non ha detto questo ai giornali. Lei ha affermato che la Commissione può andare a casa perché non ha più motivo di esistere. E noi su questo non siamo d'accordo.

PRESIDENTE. Onorevole Fragalà, non riesco a discutere così posso provare a ragionare e a confrontare le tesi, ma non riesco a discutere con interruzioni costanti.

FRAGALA’. Allora mi dia la parola.

PRESIDENTE. Poi le darò la parola, ma per adesso ce l'ho io. Il problema è che su una serie di fatti, a tanti anni da piazza Fontana, è possibile che non riusciamo a dare una valutazione? Non dico che dobbiamo individuare gli autori delle stragi, come diceva il senatore Castelli, perché certamente non riusciamo ad andare più avanti rispetto a quanto hanno fatto i giudici. Ma è possibile che il Parlamento italiano non riesca, a dare una valutazione su quella stagione, sul terrorismo di sinistra, sulle Brigate rosse, su Prima linea, sul fatto che in questo paese nella stessa casa, ogni giorno, si riunivano a pranzo un Ministro della Repubblica e uno dei capi terroristi che attentava al cuore dello Stato? Il Parlamento italiano, le forze politiche italiane sono incapaci di una riflessione sul proprio passato? Nessun paese occidentale ha conosciuto il fenomeno dello stragismo che abbiamo avuto noi. Sul motivo per cui ciò sia avvenuto, almeno in termini generali, non siamo in grado di dare un giudizio? Certamente potremmo dare dei giudizi contrapposti, dividerci nei giudizi e risolvere tale divisione con il voto, come si fa in democrazia. Però trovo non solo politicamente, ma anche culturalmente recessivo affermare che ancora non c'è la capacità di esprimere un giudizio perché non abbiamo capito niente. Non dico affatto che abbiamo capito o conosciuto tutto, ma dico che abbiamo già capito e conosciuto a sufficienza per poter esprimere un giudizio, sia pure non definitivo e conclusivo. Dal momento che molte persone sono morte, che si sono costituite associazioni di familiari delle vittime che ci chiedono questo giudizio, e che la Commissione si è costituita per dare questo giudizio, fino a quando dovremo prorogare nel tempo l'adempimento di questo dovere? Un dovere si può adempiere anche in parte, nei limiti in cui è possibile. Penso che se tutte le forze politiche (non quelle nuove come la Lega) che si sono rinnovate, ma che hanno un loro passato, riuscissero a fare fino in fondo i conti col proprio passato, con un lavoro e un dovere di verità che abbiamo verso il paese, questo permetterebbe a tutti noi di compiere dei passi in avanti. Sarebbe più facile parlare di una seconda Repubblica se si facessero fino in fondo i conti con la storia della prima, ciascuno per la sua parte e poi tutti insieme. Questi sono i punti nodali ed è questo il dovere istituzionale che io sento e che la Commissione ha verso il paese. Altrimenti rischiamo di rimanere arroccati sulle vecchie posizioni come se stessimo ancora negli anni '50, '60, '70 o '80, come se niente fosse avvenuto. Appare questo dai discorsi che hanno fatto alcuni colleghi intervenuti, a cominciare dal senatore Palombo, che in fondo quella guerra non guerreggiata l'ha combattuta - se mi è consentito - in una posizione operativa. Oggi il mondo è cambiato. In questi giorni è iniziato a Roma un processo sulle stragi delle foibe e un membro di questa Commissione che siede in quei banchi (il Presidente indica i banchi alla sua sinistra), è avvocato per i familiari delle vittime in quel processo. Ho rilasciato un'intervista al "Corriere della Sera" sull'importanza che quel processo faccia la verità. Tutto questo è avvenuto dopo lunghe telefonate e diversi colloqui con il professor Sinagra, che lei conosce, onorevole Fragalà. Da parte mia c'è la volontà di fare verità fino in fondo, senza pregiudiziali, senza schieramenti di parte a priori. Però dall'altra parte trovo una chiusura, perché non possiamo nemmeno dire che la nostra non è stata una democrazia compiuta, perché c'erano almeno due forze del Parlamento, una di estrema destra e una di sinistra, che non potevano ambire al Governo, perché c'era un equilibrio mondiale che dipendeva dalla collocazione dell'Italia e dal mantenimento di un certo quadro politico in Italia. Non possiamo rifiutare queste due elementari verità, che fanno parte di una storia condivisa, su cui concordano gli storici di una parte e dell'altra. Penso che proporrò questo al prossimo Consiglio di Presidenza. Questa volta non ho voluto selezionare i consulenti come feci la volta scorsa. Ho invitato ogni forza politica ad indicare un proprio consulente. Facciamo un dibattito seminariale con i consulenti, in fondo li paghiamo per questo. Vediamo se il professor Ilari, che mi ha indicato Forza Italia, è in grado di dirmi che questa è stata una democrazia compiuta. Può darsi che avvenga, ne resterei sorpreso. La Lega ha indicato un magistrato e l'ho nominato consulente. Sentiamo cosa ci dicono questi consulenti; cerchiamo di capire, di registrare che il paese ormai su questi aspetti ha acquisito un'idea condivisa e che quindi il Parlamento è inadempiente se non la fa propria e non la dichiara al paese, riconoscendo quali sono i limiti di conoscenza che ha, quali sono le parti che possono essere approfondite, quali sono i dubbi che tuttora residuano, quali possono essere le opposte chiavi di lettura su determinati episodi.

Ritengo quindi che questo sia un dovere istituzionale, politico e anche culturale che dovremmo sentire.

L'onorevole Grimaldi ha presentato il seguente ordine del giorno:

"La Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e su stragi,

tenuto conto della riapertura di diverse inchieste giudiziarie, le cui istruttorie stanno giungendo a conclusione su episodi ancora oscuri avvenuti in Italia dal dopoguerra ad oggi, quali ad esempio "la morte di Enrico Mattei", "la bomba a piazza Fontana", "la bomba alla questura di Milano", "la bomba a Brescia", "la bomba su l'Italicus", "Gladio", i "Nuclei di difesa dello stato - Gladio parallela", "Argo 16", il "DC9 Itavia" precipitato nel mare di Ustica; "la sorte di Giorgiana Masi"; considerato che sono stati rinvenuti recentemente negli archivi del Ministero dell'interno numerosi fondi non regolari sui quali è in corso un'inchiesta della Procura della Repubblica di Roma, mentre viene segnalata un'allarmante situazione anche in altri importanti archivi istituzionali, e che tutti i suddetti archivi non sono stati ad oggi sufficientemente esaminati; rilevato, quindi, che è ancor più indispensabile per il futuro la prosecuzione dei lavori di questa Commissione e che si ritiene opportuna una proroga per la stessa oltre il termine del 31 ottobre del '97;

rappresenta al Parlamento, l'opportunità di prorogare la durata della Commissione. La Commissione si impegna a predisporre un piano di lavoro tendente, nel più breve tempo possibile, all'archiviazione informatizzata dei succitati materiali".

3. GRIMALDI, CO’, DE LUCA Athos

GRIMALDI. Non penso sia necessario illustrare quest'ordine del giorno, che non fa altro che ricalcare l'intervento da me svolto nella precedente seduta. Ho sottolineato l'esistenza di episodi ancora oscuri: certamente è una elencazione non vincolante, ma puramente descrittiva. Le indagini sono ancora in corso e la Commissione, a mio avviso, deve continuare i propri lavori, anche per il suo ruolo di presidio democratico e di punto di riferimento e di vigilanza in ordine a quello che si fa su questi argomenti.

Tra l'altro, nell'ordine del giorno è sottolineato, così come avevo preannunziato, che la scoperta di archivi del Ministero dell'interno e di altri, contenenti un'enorme massa di materiale in gran parte ancora non esaminato, potrebbe porre tra gli obiettivi della Commissione proprio quello di farsi carico di raccogliere tutto quanto è possibile da questa documentazione per cominciare un lavoro di informatizzazione. In tale ambito, il ruolo dei consulenti (che non so quale contributo abbiano potuto dare fino ad ora, ma che comunque ritengo non debbano suggerirci le valutazioni che la Commissione deve dare dal punto di vista politico), il ruolo di questi o di altri consulenti dovrebbe essere proprio quello di avviare la creazione di un archivio informatico, la raccolta del materiale, l'esame incrociato dei documenti.

Questo è il senso del mio ordine del giorno. Naturalmente non possiamo imporre la nostra volontà al Parlamento, ma possiamo rappresentare l'opportunità che la Commissione continui i propri lavori fino a quando sarà necessario. E non c'è bisogno di indicare una data precisa: se ad un certo punto vediamo che non ci sono più indagini, che non c'è più niente da rilevare o che abbiamo la possibilità di fare una valutazione finale, potremo decidere di concludere i lavori della Commissione. Ma fintanto che sarà necessario vigilare e fare valutazioni, la Commissione dovrà vedere prorogati i propri poteri. L'onorevole Fragalà proponeva di prorogare i poteri per tutta la durata della legislatura: non sarei d'accordo per un termine simile, ma penso che dovrebbe essere il Parlamento a decidere e non la Commissione a stabilirlo.

PRESIDENTE. Desidero dire all'onorevole Grimaldi che in ogni caso un termine deve essere indicato. E' la stessa Costituzione a stabilire che i poteri di inchiesta possono essere attribuiti ad una Commissione per un periodo di tempo determinato. Poi si sceglierà quale sarà questo termine.

GRIMALDI. Lo deve decidere il Parlamento.

CALVI. Signor Presidente. intervengo molto brevemente perché mi sembra che le questioni siano relativamente semplici rispetto agli interventi che invece mi sono apparsi in qualche modo confusi.

Venendo un attimo alle proposte concrete che sono state avanzate, tutti conveniamo su un punto, tanto che appare assai sterile e di basso profilo la polemica di chi continua a sostenere che ci sarebbero alcuni che vogliono chiudere i lavori ed altri che vogliono continuare: siamo tutti d'accordo sulla necessità che la Commissione prosegua i propri lavori con i poteri che la Costituzione gli conferisce. E questa appare non solo come una necessità ma anche come riconoscimento del lavoro svolto fino a questo momento dalla Commissione stessa e da chi la presiede.

Una seconda questione mi sembra più controversa anche se del tutto ovvia, nel senso che non riesco francamente a capire il perché, dopo anni di indagini e di molteplici attività svolte dalla Commissione, il Parlamento non dovrebbe essere informato in termini ufficiali dei risultati ai quali siamo giunti. Non comprendo la ragione politica di una simile posizione: mi sembra di basso profilo e di assai dubbia qualità il tentativo di negare al Parlamento di conoscere lo stato dei lavori ai quali siamo giunti. Abbiamo una bozza di relazione redatta dal presidente Pellegrino, certamente caratterizzata da notevole ed elevata qualità di indagine e di analisi, anche se su alcuni punti si può essere in disaccordo: personalmente ho delle riserve su alcuni punti ed attendo il momento nel quale potremo francamente discutere, con chiarezza e su tutti gli aspetti, per dare ognuno il proprio contributo affinché la relazione finale sia integrata o magari corretta alla luce delle osservazioni che ciascuno di noi vorrà fare. Anche questo secondo aspetto perciò mi sembra facilmente superabile: il Parlamento ha il diritto di conoscere il lavoro della Commissione e noi abbiamo il dovere di prendere in esame quella bozza e di esprimere le nostre opinioni, di concordare o di dividerci, di presentare le varie soluzioni e le più diverse analisi, senza drammatizzare più del necessario.

Come ho accennato in un'altra occasione, mi si consenta di aggiungere che credo sia indispensabile che la Commissione compia uno sforzo di conoscenza in più, accedendo a quelle fonti che di recente si sono aperte. Credo sia utile, per esempio, accedere agli archivi sovietici - che sono già stati in parte consultati - ma soprattutto a quelli statunitensi, che ora sono ufficialmente consultabili. Per le notizie che ho, posso ricordare che vi è un primo livello di documentazione depositata presso gli archivi nazionali statunitensi e che riguarda gli ultimi trenta anni. Vi è poi un secondo livello riguardante documenti più recenti ma che, in base al Freedom of Information Act, è accessibile consentendo ricerche su periodi a noi più vicini. Vi è addirittura un terzo livello, contenente atti contestuali, che può essere accessibile in ordine a materie come il terrorismo sulla base dei rapporti tra Parlamenti, tra Commissioni esteri. Si può quindi chiedere di accedere a documentazioni attuali.

A me sembra assolutamente indispensabile andare a verificare quanto è presente in questi archivi per ciò che riguarda le ipotesi di azioni destabilizzanti sul nostro territorio che siano venute da paesi appartenenti al blocco occidentale oppure da paesi del blocco orientale. Credo che dobbiamo esaminare tali questioni con grande laicità, senza vincoli ideologici precedenti, al fine di fare passi in avanti nella direzione indicata dal Presidente. Credo che, se non ci lasciamo imbrigliare da polemiche che francamente trovo di dubbia comprensibilità, se decidiamo di andare avanti e stabiliamo un punto fermo quanto meno sul piano informativo in ordine a ciò che la Commissione ha fatto, miglior lavoro non potremmo fare. Questo potrebbe essere il punto di mediazione sul quale riflettere, senza polemizzare su particolari che in questo momento appaiono, non dico irrilevanti, ma in qualche modo tali da frenare la possibilità di individuare convergenze in ordine al lavoro futuro della Commissione.

PRESIDENTE. Senatore Calvi, vorrei un chiarimento. Lei ha accennato a tale sua proposta anche nella scorsa seduta; ma, poiché non possiamo recarci come Commissione in America per due mesi, vorrei sapere quale potrebbe essere secondo lei il metodo dell'acquisizione. L'anno scorso siamo riusciti ad ottenere l'accesso per alcuni nostri consulenti agli archivi del Ministero dell'interno, ma l'apertura di un archivio comporta anche il lavoro di consultazione, l'individuazione della chiave di penetrazione e il tempo necessario per la vera e propria ricerca archivistica: non ci sono i cassetti numerati, la ricerca è lunga e difficile. Noi in realtà abbiamo già una serie di documenti che utilizziamo nei limiti in cui erano già stati filtrati dalla nostra storiografia, ossia da studiosi italiani o esteri; ma l'accesso diretto agli archivi americani mi sembra di difficile realizzazione.

CALVI. In alcuni libri di recente pubblicazione è stata stampata una serie nutrita di documenti attraverso l'accesso ad alcuni archivi soprattutto nazionali. Credo che si tratti di un lavoro straordinariamente complesso, anche per la ricerca delle linee direttive. Ma per svolgere questo compito ci si può rivolgere a consulenti ed esperti americani privati, a Washington e a New York, ai quali si può chiedere, attraverso la loro conoscenza degli archivi, di far affluire alla nostra Commissione nel giro di poco tempo i documenti necessari per le nostre indagini.

PRESIDENTE. Noi dovremmo allora formulare una sorta di quesito giudiziario da commissionare a queste agenzie.

CALVI. Naturalmente sotto il controllo dei nostri consulenti.

GUALTIERI. Signor Presidente, attraverso una precisazione che sento di dover fare, sia pure brevemente, vorrei formulare una proposta. Un collega - non ricordo chi - mi ha indicato come il membro di questa Commissione più lontano dalla necessità di tenere in piedi la stessa o addirittura di volerne istituire una nuova. Devo precisare che fin dall'inizio sono stato tra coloro - molto pochi - che hanno sempre ritenuto che questa Commissione dovesse avere un carattere temporale coincidente con l'intera legislatura. Anche nella scorsa seduta ho detto che nel momento in cui ci liberassimo del compito che ci è stato dato, a mio avviso, il Parlamento di questa o di altra legislatura dovrebbe sempre avere una Commissione bicamerale per sorvegliare gli assetti democratici del paese e per verificare il modo in cui le istituzioni fronteggiano i vari episodi di turbativa della vita democratica (credo peraltro che il paese stia affrontando un momento di grave turbativa).

Tuttavia, signor Presidente, dal dibattito di questa sera e da quello della seduta precedente credo sia emersa una prevalenza: tentare di ottenere la proroga di questa Commissione assegnando alla stessa (a differenza di quello che dice l'onorevole Grimaldi) un termine che io indicherei per la legislatura. Se verifichiamo questo, se la stragrande maggioranza della Commissione è a favore di una proroga, potremmo inserire nella richiesta anche la specificazione di alcuni compiti che la Commissione deve svolgere. Posso indicarne alcuni.

La volta precedente abbiamo considerato che una valutazione di come sono tenuti gli archivi della sicurezza nel nostro paese è condizione essenziale, che però non rientra nei compiti della magistratura: dovrebbe essere uno degli scopi di una Commissione come la nostra. Come ha detto adesso il senatore Calvi, potremmo anche verificare se ci sono state penetrazioni dei Servizi o ad interessi stranieri sul nostro sistema istituzionale e della sicurezza italiana: se volessimo commissionare uno studio in questo senso, questo sarebbe un compito che la Commissione prorogata potrebbe svolgere.

Ci sono poi alcune inchieste che bisognerebbe concludere, in quanto non facenti strettamente parte del capitolo del terrorismo delle stragi. Mi riferisco ad Ustica, agli attentati in Alto Adige (su cui è già stata presentata una relazione), alla Uno bianca. Ci sono viceversa dei filoni di inchiesta che una Commissione come la nostra deve tenere in piedi.

Signor Presidente, io ritengo innanzitutto che all'interno dei compiti affidati a questa Commissione dal Parlamento ci sia principalmente quello che va sotto il nome della ricerca della responsabilità della mancata individuazione degli autori delle stragi. In questo momento noi siamo in grado di dire qualcosa su tale punto in quanto sappiamo che ci sono stati alcuni organi istituzionali italiani i quali hanno ingannato la magistratura, depistato le inchieste, messo in atto alcune strategie, per cui è stato difficile raggiungere la conoscenza dei fatti. Questo lo dobbiamo dire, questo - credo - siamo in grado di dirlo all'unanimità, perché è la verità.

Dobbiamo tenere presente che il risultato di un'inchiesta contempla i fatti e non i commenti.

Occorrerebbe dire al Parlamento il fatto che per un certo numero di anni - dieci, quindici, venti - le inchieste sono state depistate, la magistratura è stata allontanata dalla verità, sono state attuate alcune strategie. Poi il commento a tale fatto è libero: nessuno potrà pretendere che forze parlamentari di matrice ideologica diversa, che si contrappongono fortemente tra loro, possano avere un'unità di commento su determinati episodi. Ma dobbiamo cercare di non confondere l'esposizione del fatto con il commento.

Credo che possiamo fare uno sforzo unitario (dando atto al Presidente di averlo tentato con una relazione una parte della quale il Presidente è disposto a stralciare e a rivedere), di presentare una relazione in cui prevalente sia l'esposizione dei fatti: sono sicuro che qui dentro ci sia una maggioranza che sostiene questo punto di vista. Credo inoltre che occorra fare lo sforzo per verificare la volontà di tutte le parli politiche di chiedere una proroga fissando una data. Salvo il termine indicato, sono sostanzialmente d'accordo sull'ordine del giorno Grimaldi o su altri analoghi, eventualmente anche inserendo il problema degli archivi.

Ho scritto al Presidente del Senato, per domandargli che tipo di mandato era stato dato alla Commissione. Questi mi ha risposto che "i Presidenti delle Camere non avrebbero ragione o titolo alcuno per interferire sulle valutazioni e sugli orientamenti della Commissione e non potrebbero interferire neppure sull'eventualità di un'altra proroga, trattandosi di una decisione spettante nuovamente alle Camere, su iniziativa delle forze politiche interessate". Il Presidente del Senato, cioè, afferma che se chiederemo la proroga, questa verrà esaminata, ma spetterà a noi, alle forze politiche, fare la proposta: se le forze politiche si metteranno d'accordo su questo, la proroga verrà concessa, ed io credo che qui vi sia la maggioranza per ottenere la proroga della Commissione.

Ripeto, e termino il mio intervento, è ingiusto che noi terminiamo i lavori della Commissione in questo momento: c'è ancora molto da lavorare. Poi esamineremo su cosa lavorare, lo indicheremo nella relazione con la quale chiederemo la proroga e fisseremo i termini del lavoro dei prossimi mesi.

PRESIDENTE. La ringrazio per il suo intervento, senatore Gualtieri; mi consenta solo di svolgere un'osservazione.

Capisco che una Commissione d'inchiesta debba produrre fatti e capisco che è difficile che sulla loro valutazione organi politici raggiungano l'unanimità, ma se ci dovessimo limitare ad informare il Parlamento del fatto che in Italia non si sono trovati i responsabili delle stragi perché ci sono stati dei depistaggi non penso che faremmo un lavoro così utile, perché ci sono già i giudicati. Ritengo quindi che noi, a tanti anni di distanza dai fatti, potremmo - sia pure all'unanimità - trovare una ragionevole convergenza nel dare una spiegazione del perché ci sono stati i depistaggi. Peraltro, si sa chi ha depistato, perché ci sono i giudicati e le condanne.

GUALTIERI. Il depistaggio è stato fatto da persone individuabili che avevano su di sé il controllo politico: le istituzioni che hanno fatto depistaggi ne devono rispondere, da vivi o da morii, perché questa è la regola della democrazia: non si può stare in istituti che hanno depistato per vent'anni senza pagarne il prezzo, almeno storicamente.

FRAGALA’. Signor Presidente, debbo registrare con soddisfazione che la stragrande maggioranza, se non l'unanimità, degli interventi successivi a quello del senatore Calvi condivide il valore essenziale che era portato all'inizio della discussione della scorsa seduta, cioè quello che questa Commissione non soltanto non dovesse concludere i suoi lavori rispettando la data del 31 ottobre ma che, dopo il proficuo lavoro che era stato fatto negli ultimi mesi e le importanti audizioni ed elementi nuovi acquisiti, dovesse continuare una serie di acquisizioni e di audizioni che potessero comportare il completamento di un quadro complessivo che desse all'intera opinione pubblica una risposta a tutta una serie di quesiti che hanno avvelenato la nostra vita politica, a partire dagli anni '60.

Sono d'accordo con il senatore Calvi quando afferma che bisogna addirittura svolgere un lavoro di introspezione negli archivi statunitensi e sovietici; per quanto mi risulta, per gli archivi sovietici e per quelli della Stasi (che poi erano quelli che dalla Germania orientale dirigevano complessivamente l'acquisizione di elementi documentali che riguardassero il terrorismo in Europa nelle sue varie articolazioni nazionali, dalle Brigate rosse italiane all'Ira irlandese. alle bande tedesche) la possibilità di introspezione è addirittura oggi non soltanto possibile, ma abbastanza facile, perché vi sono studiosi di quei paesi, che lavorano dentro gli archivi, disponibili a divenire terminali per un'attività di conoscenza svolta, ad esempio, da una Commissione parlamentare come la nostra.

Su una cosa, invece, vorrei che non ci fosse confusione. A mio avviso in tanti interventi ci siamo divisi su un fatto, che a mio avviso rappresenta un falso problema, e che come tale è stato disvelato prima dall'onorevole Grimaldi e poi dal senatore Gualtieri: questa Commissione non è cosa diversa dal Parlamento. Questa Commissione rappresenta tutti i gruppi politici che in Parlamento si dovrebbero o si dovranno far carico della proroga della Commissione e della produzione legislativa del provvedimento che questa Commissione deve prorogare: affermare che questa Commissione può proporre, ma poi non si sa come finisce, o sostenere che il Parlamento potrebbe non dare la proroga oppure ancora rilevare che questa Commissione deve comunque dare una risposta al Parlamento, perché in caso contrario il Parlamento stesso "le mette l'insufficienza" e non le concede la proroga, a mio avviso è un falso problema.

Se l'onorevole Grimaldi, per quanto riguarda Rifondazione comunista, nella scorsa seduta ha affermato che il suo gruppo politico in questa Commissione e in Parlamento sosterrà la proroga, identica cosa siamo in grado di dire io per quanto riguarda Alleanza nazionale; il collega Manca per Forza Italia; il senatore Castelli per la Lega Nord; il senatore Cirami per il CCD e gli altri colleghi che sono intervenuti per gli altri gruppi. Ma allora, presidente Pellegrino, le chiedo di uscire da questo falso problema che viene ancora agitato: qui noi, come gruppi politici presenti in Parlamento e rappresentati in Commissione, condividiamo una volontà politica comune o comunque maggioritaria rispetto ai numeri della democrazia e intendiamo che la Commissione ottenga la proroga, che noi voteremo e noi stessi proporremo con una proposta di legge in Parlamento. Siamo noi, i gruppi politici rappresentati in Commissione, gli arbitri e i fabbri di questa proroga: non dobbiamo assolutamente andare a chiedere niente a nessuno se i nostri gruppi politici che hanno inviato un loro rappresentante in Commissione ci hanno conferito questo mandato.

Tanto è vero che condivido in pieno, in quanto praticamente identico al mio, l'ordine del giorno dell'onorevole Grimaldi. Naturalmente ai tanti casi da lui citati aggiungerei quello suggerito dal senatore De Luca sull'omicidio della giovane studentessa romana, Giorgiana Masi, quello della strage di Bologna (che mi sembra manchi), il tema del terrorismo libico, il tema del caso Moro e quello di Gladio rossa.

GRIMALDI. L'elenco presente nell'ordine del giorno che ho presentato non è completo, ma solo indicativo.

Lo so, non è completo; è esemplificativo. Quindi, conclusivamente, a me pare che da questa Commissione stasera, se è possibile, debba uscire, a maggioranza o all'unanimità, un'indicazione precisa sulla volontà emersa attraverso tutti gli interventi, che domani metta le forze politiche che rappresentiamo in questa Commissione a pieno titolo nelle condizioni di presentare un provvedimento legislativo di proroga e di rinnovo - sono d'accordo con il senatore Gualtieri - per tutta la legislatura di questa Commissione.

PRESIDENTE. Mi scuso ancora se interrompo i vari interventi, però vorrei dire una cosa con franchezza: se venisse fuori un ordine del giorno che attribuisse lo stesso livello di oscurità a molti degli oggetti indicati nell'ordine del giorno n. 3, presentato dall'onorevole Grimaldi e dai senatori De Luca e Cò, prenderei atto di questa volontà della Commissione ma smetterei immediatamente di presiederla, perché ritengo che non sia così. Su molti di quei fatti noi sappiamo già cose sufficienti per fornire conclusioni al Parlamento. Questo è il punto. Possiamo dire che tutto è oscuro? Possiamo continuare a dire che la storia d'Italia è una storia di misteri, quando su questi argomenti gli studenti fanno le tesi di laurea? Agli atti della Commissione abbiamo acquisito diverse tesi, italiane ed estere: il mondo parla e scrive sulla storia del paese perché questo fa parte della storia del mondo. Quindi, possiamo dire che questa storia è tutta misteriosa? Possiamo dire che non sappiamo che cosa erano i nuclei di difesa dello Stato della Gladio parallela dopo che il numero due dei Servizi dell'epoca ci ha detto che Gladio aveva un livello occulto ed era pensata in maniera tale da attivare altre strutture parallele? Ce l'ha detto Maletti. Come facciamo a dire che non sappiamo?

Pasolini - un intellettuale che con piacere vedo che adesso ha un'ampia valorizzazione - in un famoso scritto corsaro disse: "io so, ma non ho prove e non ho nemmeno indizi". Oggi su molte cose, le prove ci sono; su molte altre ci sono indizi sufficienti ad esprimere un giudizio nella logica del giudizio parlamentare; su altre dobbiamo avere l'onestà intellettuale di dire che non abbiamo capito ancora niente. Però, il problema sta nel selezionare ciò che hai capito da ciò che non hai capito, altrimenti diventa un fatto di oscurantismo intellettuale affermare di non aver capito niente. Mi vergognerei di dire che tutti questi fatti sono oscuri. Forse lo potevo pensare nel 1994, quando improvvidamente fui scelto a presiedere questa Commissione, ma dal 1994 ad oggi ho capito una serie di cose. Allora, perché non le dobbiamo raccontare, non le dobbiamo dire? Sento che abbiamo il dovere istituzionale di dirle.

DE LUCA Athos. Signor Presidente, è proprio la passione e l'impegno civile che lei ha posto nel presiedere questa Commissione e che ha trovato un'ampia corrispondenza in tutti i colleghi che oggi ci pone di fronte al fatto di chiedere la proroga. Se questa Commissione o il suo Presidente avessero - come dire? - vivacchiato e si fossero limitati a registrare verità confezionate da altri, signor Presidente, noi oggi non avremmo questo problema. Oggi noi abbiamo questo problema perché abbiamo seguito lei, la sua passione civile di ricerca della verità e abbiamo avuto tutti i colleghi che erano animati da questo spirito.

Le condizioni internazionali e nazionali sono mutate politicamente. Vi è un ritrovato spirito e una passione anche da parte della magistratura forse proprio perché, signor Presidente, ha trovato in noi un punto di riferimento. Ha compreso che vi era un organo dello Stato, delle istituzioni che non aveva veli nè verità preconfezionate e voleva ricercare spassionatamente la verità.

Vi è un ruolo democratico che questa Commissione si è guadagnata rispetto al paese, rispetto ai concittadini. In questo momento, signor Presidente, chiudere questa Commissione non solo sarebbe un errore politico, ma rischieremmo anche di essere fraintesi, onorevoli colleghi; qualcuno potrebbe non capire perché in un Parlamento dove abbiamo in vita la Commissione antimafia, la Commissione corruzione, in questo momento in cui vi è tale fermento, vi sono queste nuove problematiche e nuove indagini che vanno avanti, chiudiamo in tutta fretta la Commissione.

Detto questo, signor Presidente, sono altresì convinto che sia opportuno perché ci sono gli elementi per farlo, fornire alle Camere, al Parlamento, e quindi al paese una prima relazione sui fatti dì quegli anni, un primo giudizio politico.

Sono altresì convinto - e sono stato, non dico sorpreso perché, signor Presidente, ho imparato a conoscerla nella sua laicità e nel modo in cui si è posto come Presidente - che anche lei condivide che siamo in grado di affrontare anche problemi come quello delle foibe, di affrontare problemi che fino ad oggi sono stati ritenuti - a torto, a parer mio -L dei tabù o dei luoghi comuni. Spetta a questo Parlamento, e aggiungerò, anche con un po' di orgoglio di maggioranza, a questo Governo farlo perché in questo momento, in questo Parlamento ci sono le condizioni politiche perché gli scheletri negli armadi siano liberati.

E’ altresì un nostro dovere - e concludo, signor Presidente - come membri della Commissione, perché io qui parlo a nome del Gruppo dei Verdi. Non credo che ciascuno di noi parli a titolo personale: io ho la fiducia incondizionata del mio Gruppo sulle cose che dico qui questa sera, e credo che ciò valga per tutti. t un nostro dovere, una nostra responsabilità politica dare indicazioni al Parlamento. Chi altro dovrebbe decidere o pronunciarsi sulla necessità di una proroga, sul nuovo ruolo che può avere questa Commissione, se non coloro che vi hanno lavorato (io da questa legislatura, altri colleghi da più tempo, lei stesso, signor Presidente, anche nella passata legislatura) e che quindi hanno capito, come lei dice, molte cose? Siamo noi a dover fornire questa indicazione; non vi è dubbio che poi il Parlamento è sovrano - ci mancherebbe altro! - però è nostro dovere e responsabilità politica dare un'indicazione e fare delle richieste.

E’ evidente - e concludo - che ha senso una Commissione che si avvale degli stessi poteri, della stessa autorevolezza che fino ad oggi ha avuto questa Commissione e che li ha esercitati con grande senso di responsabilità e con grande passione civile.

Per questo, signor Presidente. sono cofirmatario dell'ordine del giorno n. 3, che oggi mi sembra essere la proposta della Commissione. Mi pare che lei oggi, signor Presidente, abbia ormai tutti gli elementi per poter fare alla Commissione una proposta che ci trovi, così come siamo stati sui punti di fondo, unanimi e convinti.

TASSONE. Tutto il dibattito che si è svolto la volta scorsa e quello di questa sera mi sembrano quanto meno non appropriati. Sono state espresse le nostre valutazioni anche in relazione e in riferimento al pregresso, ma questa sera noi semplicemente dobbiamo fare... se l'onorevole Leone se ne deve andare non possiamo farci nulla. il lavoro viene svolto da tutti; non abbiamo avuto un momento di pausa nei lavori parlamentari, per cui ci troviamo qui a parlare, e ognuno deve affermare tutto quello che può.

La Commissione - non vorrei smentire il senatore De Luca – è espressione del Parlamento; nel momento in cui è nominata, si configura come potere autonomo. Anche se la fonte di legittimazione è il Parlamento stesso, i Gruppi parlamentari e i Presidenti di Camera e Senato, di fatto la Commissione si configura come potere autonomo e distaccato dal Parlamento, nella sua attività e nel suo impegno di indagine.

Non possiamo fare altro che presentare una relazione, rilevare il punto in cui si concludono i lavori, considerare gli argomenti chiusi - signor Presidente, le questioni chiuse sono chiuse - e dobbiamo poi far presente lo stato dell'arte: indicheremo le questioni ancora aperte ed è implicita la richiesta di mantenere attiva la stessa Commissione.

Signor Presidente, continuano i lavori della Commissione antimafia, oltre quelli del Comitato parlamentare di controllo sui servizi. La Commissione antimafia non è posta in discussione da nessuno perché è qualcosa di istituzionalizzato da vent'anni ed è una Commissione di inchiesta continuamente rinnovata e prorogata. Non voglio entrare nel merito, ma certamente è mancato qualsiasi contatto tra questa Commissione e la nostra.

In questo momento, possiamo richiedere una proroga dei lavori della Commissione stragi ma dobbiamo ricercare un dibattito parlamentare; infatti non chiediamo una proroga pura e semplice di sei, otto, o dieci mesi perché la legge ci offre l'occasione di svolgere un ampio dibattito sui lavori di questa Commissione e sulle prospettive.

Ho preso la parola proprio per avanzare questa proposta, ovviamente rifacendomi all'ordine del giorno da me firmato; con questo concludo, anche perché sono molto amico dell'onorevole Leone e, trattenendolo qui, non vorrei creargli ulteriori problemi per impegni da lui assunti.

PRESIDENTE. Realisticamente, onorevole Tassone, se dobbiamo ricercare una proroga in senso tecnico, essa andrebbe votata in Commissione; se noi pensassimo infatti di inserire nei vari "guai" del Parlamento una discussione sulla legge di proroga di una Commissione di inchiesta, ci troveremmo nel giorno del 31 ottobre senza aver ottenuto tale proroga. Dovremmo svolgere il dibattito nel momento in cui si rassegneranno le conclusioni, sia pure provvisorie, al Parlamento.

CIRAMI. Vorrei rispondere al senatore De Luca che imputa alla sua maggioranza il merito di questa Commissione. Vorrei ricordare soltanto le date: per ciò che era stato deciso e votato dalla maggioranza in Parlamento, la Commissione doveva concludere i suoi lavori entro due mesi. Ditemi voi se in due mesi si poteva compiere il lavoro che poi è stato svolto.

PRESIDENTE. Non la maggioranza, ma il Parlamento. La limitazione del 31 ottobre derivò da una richiesta del Polo, per la verità, più che dalla maggioranza.

CIRAMI. Peggio ancora.

CORSINI. Ho ascoltato le riflessioni che i colleghi hanno esposto nei due appuntamenti in cui si è svolta questa discussione e, quindi, mi sforzerò di esporre con molta pacatezza quello che a me sembra un possibile approdo conclusivo, approdo che auspico possa essere unanimemente condiviso. Del resto, provo maggiore soddisfazione ad assumere posizioni condivise da altri colleghi piuttosto che piccarmi di essere da solo nella ragione.

Credo che la discussione abbia liberato il campo da alcune posizioni che mi sembravano pregiudiziali. Vorrei respingere la logica in ragione della quale si può sostenere che qualcuno intende porre fine a questi lavori perché strumentalmente si propone l'obiettivo di nascondere non so quali verità o quali accertamenti; e, viceversa, respingerei la posizione di chi potrebbe sostenere che altri, al contrario, chiedono una proroga dei lavori perché non accettano conclusioni che potrebbero essere penalizzanti per la loro parte politica.

Peraltro richiamo la necessità di procedere non tanto sulla base di una analisi delle intenzioni ma dei fatti e, in questo caso, i fatti sono rappresentati dalle parole scritte. Ho apprezzato il fatto che alcuni membri della Commissione che non fanno parte della maggioranza riconoscono che nell'ordine del giorno da me presentato insieme ad altri colleghi le parole "soppressione della Commissione" o "conclusione, dei lavori" non sono assolutamente presenti. Anzi, si presentavano tre ipotesi, la prima delle quali - se ben ricordo il testo scritto - avanzava l'ipotesi di una continuazione e di una proroga dei lavori della Commissione.

Mi sembra che le valutazioni emerse possano trovare un punto di acquisizione comune che potrebbe essere tradotto in un ordine del giorno che impegni noi tutti in un lavoro condiviso. Voglio richiamare in questa sede gli interventi dei colleghi, da ultimo quello del collega Tassone, l'ordine del giorno sottoscritto dai colleghi Grimaldi, Cò e De Luca, gli interventi dei colleghi Gualtieri e Calvi e quelli di altri commissari. Il filo conduttore di un ordine del giorno, che credo possa trovare il consenso di tutti i membri, potrebbe trovarsi nel fatto che la Commissione assegni a se stessa il compito di continuare le proprie ricerche, con particolare riferimento all'obiettivo specifico del suo mandato che è quello di delineare un quadro generale della vicenda dello stragismo e del terrorismo politico nel nostro paese e, nello stesso tempo, di procedere ad una più ravvicinata ricognizione del mancato accertamento dei responsabili di una stagione che ha insanguinato l'Italia e, purtroppo, in modo incomparabile a quanto è avvenuto in altri paesi negli anni della cosiddetta guerra fredda, non combattuta o combattuta a intensità variabile. Questo potrebbe rappresentare un primo punto che mi sembra di poter constatare sia condiviso da tutti.

Parimenti, nella prospettiva di una prosecuzione dei lavori, credo non sussistano problemi quanto all'individuazione del terminus ad quem per il prolungamento della nostra attività. Credo inoltre che un altro punto acquisito possa consistere nella sottolineatura del fatto che la Commissione, entro il 31 ottobre 1997, per ottemperare ad un mandato che era stato ad essa assegnato, presenti una prima relazione alle Camere per offrire materiali di discussione sulla base dei quali si possa poi procedere anche lungo le direzioni tematiche e i nuclei di approfondimento che emergeranno da una valutazione d'insieme che il Parlamento potrà presentare.

Credo che questo ordine del giorno potrebbe sostanzialmente essere compendiato attorno a due temi specifici: da un lato si deve prendere atto che nuove acquisizioni documentarie, nuovi rinvenimenti di materiali archivistici, nuovi elementi offerti all'opinione pubblica ma, in primo luogo, ai commissari di questa Commissione inducono ad un prolungamento dei lavori, perché lasciano prevedere ulteriori possibilità di accertamento in ordine al mandato che abbiamo ricevuto. Nello stesso tempo, proprio per ottemperare ad una sorta di dovere che sentiamo ci appartiene sia in ragione di un mandato di tipo legislativo, sia in ragione di un impegno, a mio avviso, anche di carattere etico-politico, l'ordine del giorno potrebbe impegnare la Commissione ad elaborare una relazione, magari limitata per quanto riguarda l'arco temporale di indagine - si potrebbe ipotizzare il decennio relativo alla metà degli anni '60 fino alla metà degli anni '70, o relativo alla fine degli anni '60 e degli anni '70 - perché questo costituisce un elemento emerso - richiamo ad esempio l'ultimo intervento del collega Tassone - che mi sembra del tutto condivisibile e che non tradisce le aspettative o gli intendimenti dei vari intervenuti qui succedutisi.

Credo peraltro che rispetto alla nostra credibilità di fronte all'opinione pubblica e ad attese che riguardano da un lato il paese ma dall'altro in modo particolare i familiari delle vittime di strage, dimostrare che siamo in grado di tradurre i nostri lavori in un testo scritto - sul quale magari poi potremo anche dividerci, perché questo è il criterio che dirime la democrazia - costituisca un punto d'approdo del quale potremmo comunemente sentirci soddisfatti.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, a questo punto potremmo procedere in due diversi modi. Il primo è quello di passare subito alla votazione delle due proposte, sulle quali chiederei un voto separato: la prima è quella della proroga, la seconda quella che attiene alla possibilità che comunque la Commissione entro il termine originario previsto dalla legge, cioè il 31 ottobre, rassegni al Parlamento una prima relazione non definitiva su tutti gli aspetti sui quali è possibile già esprimere una valutazione e un giudizio. Se invece preferite avere un testo, o sospendiamo e mi date tempo di stendere questo testo su cui potremmo votare per parti separate, oppure ci aggiorniamo ad un'altra seduta ed io verrò col testo preparato.

CALVI. Signor Presidente, tout se tient a me sembra che le due proposte difficilmente possano essere disgiunte. Sono dell'idea che dobbiamo andare avanti ma che dobbiamo anche dare un segnale preciso al Parlamento e le due cose le trovo inscindibili. Proporrei quindi a mia volta questa terza possibilità.

PRESIDENTE. Il problema è che sulla proroga potrebbero essere d'accordo tutti e sulla seconda cosa potrebbe non esserci pieno accordo.

CALVI. Io non sono d'accordo sulla proroga se non c'è poi questo segnale al Parlamento.

ZANI. Penso sarebbe opportuna una sospensione dei lavori della Commissione per dare incarico al Presidente, eventualmente assieme ai capigruppo, di vedere di raggiungere un accordo su un ordine del giorno da votare insieme, perché credo che la materia sia abbastanza delicata. In quest'ordine del giorno - almeno per quanto mi riguarda - non può essere assente - perché questo è il significato ed il senso dell'ordine del giorno firmato da Corsini, da me e da altri - la necessità di assumere una prima importante responsabilità di fronte al paese, attraverso la relazione e la discussione di un documento in Parlamento, che ovviamente sarà prima esaminato in questa sede e potrà essere emendato. Questa per me è la condizione per proseguire con credibilità di fronte al Parlamento e al paese i lavori della Commissione. Si potrà discutere su come deve essere formulato questo documento, ma questo si può fare.

In sostanza, come diceva il collega Calvi tutte e due le cose possono essere contenute opportunamente in un ordine del giorno. Mi pare peraltro che questo fosse lo spirito di diversi interventi che qui sono stati fatti.

FRAGALA’. Sono assolutamente contrario ad una sospensione o ad un rinvio dei lavori. Siamo stati convocati per la scorsa seduta e per questa per discutere e decidere. Credo che i documenti già presentati, che devono essere votati secondo l'ordine di presentazione, siano ampiamente esaustivi degli orientamenti della Commissione così come emersi dagli interventi.

C'è l'orientamento nostro, che credo sia condiviso anche dai colleghi Gualtieri e Grimaldi, che sostiene che la Commissione deve impegnare il Parlamento o le forze politiche ad approvare una legge di proroga dei lavori della Commissione, perché essa ha una prospettiva concreta ed immediata di ampliare i temi conoscitivi della sua inchiesta. Ma soprattutto di poter arrivare ad esplorare degli scenari che prima erano assolutamente improbabili.

Se qualcuno - come ha detto il senatore Calvi o il collega Zani -vuole condizionare la proroga alla presentazione di una relazione, per quel che mi riguarda sommessamente non condivido questo punto di vista. So che il Presidente non è persona che si innamora dei prodotti del suo genio e credo avrà senz'altro la sensibilità di non mettere la Commissione nel dilemma di valutare la sua bozza di relazione oppure addirittura essere privata della sua presidenza. Credo che il Presidente si renda conto che l'ipotesi, prospettata poi nell'ordine del giorno del collega e amico Corsini, abbia una contraddizione che già la scorsa volta è stata messa in luce dall'onorevole Grimaldi. Non possiamo infatti dire da una parte che è necessario ed indispensabile avere la proroga perché abbiamo ottenuto e stiamo per ottenere elementi di valutazione nuovi particolarmente importanti e poi nel contempo dire che siamo in grado di presentare una bozza di relazione perché sappiamo già tutto o crediamo di poter dare spiegazioni su tutto.

Non sono d'accordo e chiedo, senza nessuna sospensione, che si vada al voto sugli ordini del giorno già presentati, che a mio avviso sono assolutamente esaurienti di quello che è il panorama delle valutazioni, dei giudizi e delle opinioni di tutti i componenti della Commissione.

GRIMALDI. Signor Presidente, mi pare che esista una certa convergenza sull'ipotesi di chiedere al Parlamento la proroga della Commissione. Però mi sembra che non siamo d'accordo sulle motivazioni di questa proroga; del resto, ho già avuto modo di sottolineare, nella seduta della settimana scorsa, la leggera contraddizione contenuta nell'ordine del giorno presentato dall'onorevole Corsini. Se riconosciamo che è necessaria una proroga perché ci sono indagini che possono portare ad altri sviluppi, sia pure marginali (non credo che possano ribaltare completamente l'impostazione data nella bozza di relazione, ma comunque possono arricchirla), in questo momento non possiamo impegnarci a fornire al Parlamento un documento, sia pure parziale, che per quella parte sarebbe conclusivo. Certo, possiamo avviare una discussione su quella bozza, niente ce lo impedisce; però dobbiamo riferire al Parlamento che c'è una serie di indagini ancora aperte, che possono portare a sviluppi che non possiamo prevedere.

Pertanto, la Commissione deve continuare ad approfondire i suoi lavori. A questo punto, rappresentiamo al Parlamento la necessità di una proroga; possiamo anche impegnarci a discutere lo stato degli atti, cioè quello di cui disponiamo attualmente, ma oggi non possiamo impegnarci a presentare al Parlamento entro il 31 ottobre (potremmo farlo anche prima, questo non possiamo saperlo) una relazione, sia pure parziale.

Ritengo che possiamo votare l'ordine del giorno presentato dall'onorevole Fragalà e quello di cui sono firmatario (perché i due documenti non sono in antitesi tra loro), e poi quello dell'onorevole Corsini, che invece è completamente diverso. Mi sembra che anche la proposta avanzata dal senatore Calvi vada nella direzione opposta. Le due ipotesi sono le seguenti: chiedere la proroga presentando una relazione parziale, interlocutoria, oppure chiedere la proroga e proseguire i lavori. Inoltre, nel mio ordine del giorno è contenuta anche la previsione che si cominci a lavorare ad una ipotesi di apertura degli archivi. Se la Commissione può avere un merito in questo momento, a parte la valutazione che può fare o meno, è quello di aprire questi armadi. Ho già detto prima - il senatore Calvi ha considerato provocatoria la mia proposta, ma non lo era - che è necessario andare ad aprire anche gli annali del KGB e della CIA, se questo sarà possibile (invece negli armadi della Stasi non c'è niente di interessante, come ho potuto constatare quando sono stato in Germania recentemente). Ma cominciamo ad aprire i nostri armadi e mostriamo al paese che la Commissione può fare almeno questo.

PRESIDENTE. Ma quella documentazione è tutta sequestrata dall'autorità giudiziaria. Come possiamo votare un ordine del giorno in cui ci impegniamo ad archiviarla informaticamente, se prima l'autorità giudiziaria non la dissequestra? A volte ho l'impressione che diciamo cose che non stanno né in cielo né in terra.

GRIMALDI. Ma sono a nostra disposizione!

PRESIDENTE. Non è vero, non sono a nostra disposizione, sono sequestrati. Tra l'altro, i magistrati hanno anche pensato ad un'ipotesi di reato a carico di tutto l'Ufficio di Presidenza della Commissione, perché una parte degli atti della Commissione sono stati resi pubblici in un libro. Se facciamo ipotesi teoriche, che non sono verificabili nella pratica, e vogliamo pure votare su quelle ipotesi, a questo punto seguiamo un andamento irrazionale di cui non mi assumo la responsabilità. Anzi, vorrei che restasse a verbale che secondo me il suo ordine del giorno per questo profilo è inammissibile. Come possiamo votare un ordine del giorno in cui ci impegniamo ad archiviare informaticamente documenti che allo stato sono sequestrati dall'autorità giudiziaria?

GRIMALDI. Signor Presidente, mi assumo la responsabilità di ciò che propongo. Mi sembra di aver già chiarito nel mio precedente intervento che non mi riferisco ai documenti che sono a disposizione dell'autorità giudiziaria e sui quali questa sta indagando, ma parlo di archivi che sono oggi in vari Ministeri e che l'autorità giudiziaria può metterci a disposizione.

Se l'autorità giudiziaria ritiene che possano essere resi pubblici, cominciamo ad esaminarli. Poi ce ne sono anche alcuni più antichi; il nostro "consulente", Priore, parlava di centinaia di migliaia di cartelle che sono negli archivi del Sismi e che non sono stati nemmeno esaminati.

FRAGALA’. E che sono a nostra disposizione.

GRIMALDI. Quindi mi riferivo ad archivi che possono essere esaminati dalla Commissione.

MANCA. Signor Presidente, sono lapidario: io sono d'accordo sul fatto dì votare questa sera. Ribadisco anch'io la contraddizione esistente nell'ordine del giorno dell'onorevole Corsini perché se si intende prorogare vuol dire che non si hanno elementi per presentare un documento. Sono favorevole a chiedere una proroga, ma voglio sottolineare che se compissimo subito l'atto per chiedere la proroga al Parlamento, non ci sarebbero più problemi, perché a quel punto non saremmo più tenuti a presentare alcunché se non alla fine del termine previsto dalla proroga. Nell'ipotesi, che ritengo assurda (perché posso constatare che la maggioranza delle forze politiche è concorde nel chiedere la proroga), in cui il Parlamento non concedesse tale proroga, allora si presenterebbe il problema di presentare, discutere e condividere o meno uno o più documenti.

PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Manca. La proroga è un atto legislativo e l'atto iniziale di impulso non è il voto della Commissione, ma il fatto che uno solo dei membri di questa Commissione, o dei mille parlamentati che ci sono in Italia, presenti in Parlamento un disegno di legge con il quale si stabilisca la proroga. Noi oggi stiamo votando degli ordini del giorno affinché il Parlamento faccia qualcosa rispetto ad un atto di impulso che nessuno di noi ha ancora assunto.

FRAGALA. Abbiamo già preparato un disegno dì legge da presentare al Parlamento come Gruppi parlamentari, ma questo non è un problema della Commissione.

MANCA. Appunto! Non avevo toccato questo argomento perché lo consideravo scontato io che sono un neoparlamentare, figuriamoci coloro che sono parlamentari da più tempo. Voi mi insegnate che in mezz'ora trasformate il mondo, quindi immaginiamo se non siamo capaci di presentare domani mattina un provvedimento di legge.

CO’. Signor Presidente, penso che la questione vera consista nello scegliere tra una semplice proroga, oppure una proroga con la presentazione di una relazione.

L'ordine del giorno che abbiamo presentato riguarda una questione che mi sembra centrale. Noi chiediamo che si proceda ad una proroga perché sono ancora aperte diverse indagini giudiziarie su fatti non secondari, ma rilevanti e importanti, che possono portare a delle conclusioni diverse da quelle che sono state acquisite. Mi riferisco in particolare ad alcune importanti sentenze assolutorie, che sono state assunte con la formula dell'insufficienza di prove, che ancora oggi molte procure italiane continuano ad emettere. Ora, qui non si tratta di discutere se quei responsabili allora assolti possono essere condannati o meno (cosa peraltro preclusa dal giudicato), ma di prendere atto di ricostruzioni di fatti di tipo diverso che possono influenzare le conclusioni della Commissione.

Allora a me pare che qui non sia in discussione il fatto che nella relazione sono stati acquisiti dei punti significativi. Non mi pare sia questo il problema vero. Si tratta di scegliere se rassegnare al Parlamento una relazione che comunque non tenga conto delle indagini e degli archivi che oggi si possono consultare, oppure se consegnare una relazione che tenga conto di questi elementi di novità. A me pare che la questione sia tutta qui e pertanto sono d'accordo per arrivare ad un voto che scelga tra una richiesta al Parlamento di proroga sulla base di queste motivazioni e la richiesta di una proroga con relazione, ipotesi che non condivido. Mi pare che questa sia l'opzione vera sulla quale dobbiamo assumere una decisione.

PRESIDENTE. Quindi dovremmo decidere, secondo gli ordini del giorno che mi sembra abbiano l'appoggio della maggioranza della Commissione, che un milione di fogli archiviati non ci consentono alcun giudizio, alcuna conclusione, ma che dobbiamo aspettare che arrivi un altro mezzo milione di fogli.

DELBONO. Mi associo alla richiesta dell'onorevole Zani di sospendere i lavori per arrivare alla formulazione di un ordine del giorno, anche ad opera del Presidente, che tenga conto degli effetti del dibattito e pure della preoccupazione e della esigenza di dare voce a quei Gruppi parlamentari che non si riconoscono negli ordini del giorno presentati questa sera.

GUALTIERI. Signor Presidente, vorrei ricordare ai colleghi di tutti i Gruppi che la condizione sostanziale per avere un voto favorevole da parte del Parlamento su una richiesta di proroga è quella di presentare una proposta unanime. Se tale richiesta non è appoggiata da tutti i Gruppi parlamentari e riportata in un unico documento. difficilmente si potrà avere la concessione di una proroga. Allora, siccome credo che qui ci sia la volontà di tutti di prorogare i lavori della Commissione, chiedo di stare attenti e di non perdere questa situazione di unanimità per inutili forzature. Il voler votare subito, indipendentemente dal raggiungimento del consenso su un ordine del giorno può portare immediatamente alla mancanza del numero legale. Cerchiamo quindi di metterci d'accordo in spirito di collaborazione e con la serenità che abbiamo adoperato nel valutare la necessità della proroga.

Ritengo che anche il rinvio di un solo giorno per approfondire le posizioni sia necessario. A tale proposito credo che si potrebbe arrivare ad un ordine del giorno redatto in un testo che contenga la parte principale dell'ordine del giorno del collega Grimaldi, escludendo la parte relativa all'informatizzazione, sulla quale dirò in seguito qualcosa. Così, dopo aver detto che la Commissione parlamentare di inchiesta: "impegnata nella valutazione degli elementi emersi nel corso dell'indagine e delle audizioni cui si è dedicata nell'ultimo anno ed alla definizione delle relazioni da trasmettere al Parlamento" (possiamo infatti trasmettere anche più di una relazione su tutti gli aspetti che riteniamo di dover rappresentare al Parlamento) "considerato che alcuni magistrati stanno ultimando inchieste di grande complessità sulle stesse vicende di cui si occupa la Commissione e che è necessario acquisire parte degli archivi ... ritiene di dover chiedere la proroga..." indicando poi le cose da fare.

Al collega Grimaldi suggerirci di non insistere sulla parte relativa all'informatizzazione, che secondo me potrebbe essere oggetto di un approfondimento a parte, che non abbiamo alcun interesse ad inserire nella richiesta di proroga. Infatti l'informatizzazione degli elenchi si può fare se ci allacciamo agli uffici informatici in attività: se invece pensiamo di informatizzare il milione e più di fogli in nostro possesso, così come è stato ipotizzato in molte altre occasioni, ci troveremo di fronte a dei tempi di lavoro preventivati di 5-7 anni e a spese colossali. L'informatizzazione del materiale è una questione complessa e non andrebbe inserita nell'ordine del giorno senza prima avere ascoltato consulenti tecnici per comprendere cosa essa comporti. Per questo appoggio l'idea di una sospensione, breve o lunga che sia, per valutare l'iniziativa migliore. Ma se dobbiamo fare qualcosa, facciamola insieme, presentiamo al Parlamento un ordine del giorno firmato da tutti. Se ci dividiamo con un voto a maggioranza, perderemo tutti.

PRESIDENTE. Di fronte a una questione sospensiva, questa ha la precedenza e devo porla ai voti.

CASTELLI. Faccio presente ai colleghi che, per un regolamento non scritto da me, gli uffici del Senato alle ore 23 chiudono. Non so gli altri senatori, ma io devo tornare in ufficio prima e quindi chiedo che in ogni caso entro dieci minuti la seduta venga tolta.

CORSINI. Vorrei intervenire brevemente sul problema specifico dell'informatizzazione. Tempo fa ho presentato e fatto distribuire un documento con il quale suggerivo di fare il punto sul grado di consultabilità e di informatizzazione del materiale a disposizione della Commissione. Gli uffici mi hanno fornito una risposta molto dettagliata - che ho chiesto venisse distribuita a tutti i commissari - nella quale veniva indicato quanto è già disponibile e venivano rappresentate le possibili difficoltà in termini di risorse e di strumentazione tecnica per procedere in tale direzione. Direi che per il momento si potrebbe soprassedere su questo punto.

PRESIDENTE. Occorre tener presente che stiamo parlando di cose diverse: la sua proposta riguardava l'informatizzazione dell'archivio della Commissione, Grimaldi propone l'informatizzazione di tutti gli archivi, quelli del Ministero dell'interno, quelli...

DE LUCA Athos. Intendo parlare a favore della proposta di sospensiva. Sono convinto che questa Commissione abbia la possibilità di fare luce su tante questioni che ci stanno a cuore. Poiché fino ad oggi abbiamo lavorato con questo spirito, ritengo che contarci ora tra maggioranza e minoranza solo per avere la soddisfazione di vedere qualcuno perdere, costituirebbe la morte della nostra Commissione. Ciò impedirebbe il ricostituirsi di quel clima che invece ci consente di approfondire le questioni al nostro esame. Poiché ho sentito gli interventi dei colleghi e mi pare che all'unanimità si voglia la proroga della Commissione (ed io per primo avevo avanzato questa proposta) credo sia opportuno esperire ogni tentativo per arrivare ad un ordine del giorno il cui dispositivo trovi il consenso di tutti. Non me la sento, ed invito i colleghi a riflettere su questo, di arrivare ad un voto che metterebbe fine al rapporto positivo instaurato in Commissione. Voglio che la Commissione continui a lavorare. Non voglio compromettere con un voto affrettato il risultato che possiamo raggiungere. Diamoci dieci o quindici minuti di tempo per riflettere, ma l'importante è prendere una decisione che ci consenta dì lavorare. A me non importa di vincere stasera se poi da domani non potremo più proseguire il nostro lavoro; e se andiamo in Parlamento con un ordine del giorno che ci vede divisi non otterremo la proroga e quindi non potremo lavorare.

Per questo invito i colleghi ad accogliere la proposta di sospensione.

FRAGALA’. Signor Presidente, abbiamo trovato una soluzione. Ritengo sia possibile superare quello che io definisco un equivoco rispetto all'impostazione dell'onorevole Corsini: abbiamo verificato la possibilità di un'unanimità rispetto alla proroga e questo è un importante passo avanti.

Per quanto riguarda il secondo tema, che ci vede contrapposti, l'onorevole Corsini indicava una valutazione dell'invio di una bozza di relazione, che doveva essere - come io avevo mal capito - quella presentata dal Presidente, su cui poter discutere e votare. lo non mi sento in grado nè di discutere né di votare tale bozza perché numerosi elementi nuovi, a mio avviso, mutano il quadro complessivo. Sarei pertanto d'accordo a prendere come base la rilettura dell'ordine del giorno Grimaldi, così come ha fatto il senatore Gualtieri e come sta facendo il senatore Calvi, con il quale ci impegniamo a discutere ed eventualmente ad inviare al Parlamento una o più relazioni sul lavoro finora svolto. Su questo sono d'accordo e mi pare che possiamo raggiungere un consenso unanime.

PRESIDENTE. Vorrei fare un'aggiunta. Potremmo anche evitare il voto, se siamo d'accordo; ma, se entro il settembre la proroga non fosse sopravvenuta, il Presidente, di sua iniziativa, sottoporrà un documento alla discussione e ai voti della Commissione.

A quel punto dovrei prendere atto che la proroga non sta intervenendo e, siccome per fare un lavoro serio, per discutere un documento nel rispetto di tutti, avremmo bisogno di un paio di mesi, avrei la necessità di porre in discussione la bozza di relazione.

FRAGALA’. Ma non è necessario specificarlo nell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Certo, si tratta di un patto di lealtà tra di noi.

CIRAMI. Questo mi pare assolutamente scontato.

PRESIDENTE. Se non interviene la proroga, la data rimane quella fissata dal Parlamento con la legge istitutiva.

FRAGALA’. Questa sera dobbiamo approvare all'unanimità un ordine del giorno sulla proroga.

CALVI. Signor Presidente, rispetto all'ordine del giorno del collega Grimaldi vorrei proporre una riformulazione e una sintesi:

"La Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e sulle stragi,

tenuto conto della riapertura di diverse inchieste giudiziarie, le cui istruttorie stanno giungendo a conclusione, su episodi ancora oscuri avvenuti in Italia dal dopoguerra ad oggi; considerato che sono stati rinvenuti recentemente negli archivi del Ministero dell'interno numerosi fondi non regolari sui quali è in corso una inchiesta della Procura della Repubblica di Roma, mentre viene segnalata un'allarmante situazione anche in altri importanti archivi istituzionali ' e che tutti i suddetti archivi non sono stati ad oggi sufficientemente esaminati; rilevato, quindi, che è ancor più indispensabile per il futuro la prosecuzione dei lavori di questa Commissione e che si ritiene opportuna una proroga per la stessa oltre il termine del 31 ottobre del 1997 e altresì l'opportunità di inviare al Parlamento una relazione sullo stato delle risultanze finora acquisite sulla base della proposta del presidente Pellegrino, rappresenta al Parlamento l'opportunità di prorogare la durata della Commissione".

FRAGALA’. Una o più relazioni!

CALVI. Io propongo questa formulazione.

COLA. Il Presidente dopo il l° settembre pone in discussione la sua bozza di relazione.

PRESIDENTE. Se otterremo la proroga e staremo svolgendo un'inchiesta, tutti sentiremo l'esigenza di andare avanti.

FRAGALA’. L'interpretazione deve essere chiarita nel documento, ma se otteniamo la proroga l'esigenza di presentare una o più relazioni è commisurata non alla cronologia, bensì soltanto alla compiutezza del quadro.

CALVI. Io sto dicendo che il Parlamento ha diritto di essere informato sullo stato delle risultanze che abbiamo raggiunto; dopodiché la relazione finale potrà essere diversa dalla bozza del presidente Pellegrino...

FRAGALA’. Ma perché si vuole mettere un inutile paletto?

CORSINI. I casi sono due o non abbiamo la proroga che tutti auspichiamo e allora ci muoveremo con una proposta di legge firmata da tutti, eliminando qualsiasi equivoco, e a quel punto la Commissione si impegna a presentare una relazione se tutti siamo d'accordo (non mettiamo limiti alla provvidenza) o più relazioni; oppure la proroga non viene concessa - ipotesi assolutamente non verificabile, se tutti ci impegnano - ed è evidente che il Presidente dovrà sottoporre alla Commissione la sua bozza.

FRAGALA’. Il problema è questo. Una volta ottenuta la proroga non c'è bisogno di dire che invieremo al Parlamento una o più relazioni, perché rientrerà nel nostro dovere istituzionale e lo faremo appena il quadro sarà ritenuto completo. Perché tu dici: "Appena ottenuta la proroga, ci impegniamo a ... ".

PRESIDENTE. Credo che possiamo essere tutti d'accordo sull'ordine del giorno presentato dal collega Fragalà e sostanzialmente pure su quello del collega Grimaldi, nella intelligenza che se la proroga non interverrà entro il 1° settembre, proporrò alla Commissione un documento conclusivo della Commissione stessa. Se invece la proroga interverrà, sulla base delle acquisizioni io o voi saremo liberi di presentare testi di relazione, che poi porremo ai voti e discuteremo. Siamo d'accordo su questo?

NAN. Signor Presidente, mi scusi, ma qui c'è qualcuno che sta parlando per tutti.

Chiedo ufficialmente la parola, perché questo non mi sembra il modo corretto per mandare avanti i lavori della Commissione. Quando si determinano questi gruppi in cui due o tre persone si riuniscono e si mettono d'accordo, poi non tutti possono capire! Io sono uno di quelli che non ha capito: forse ho più problemi degli altri. Non sono completamente d'accordo su quello che si è detto. Sono d'accordo sulla fase preliminare, quella del rinvio, ma non capisco - visto che abbiamo deciso di stipulare un patto tra galantuomini e se ci assumiamo degli impegni dobbiamo rifuggire gli equivoci - cosa voglia dire, poi, trasmettere una o più relazioni? (Voci dalla destra e dalla sinistra). La cosa è superata!

Cosa vuol dire predisporre una o più relazioni? La Commissione dovrà votarne una!

PRESIDENTE. Esistono le relazioni di minoranza!

NAN. Ed è possibile mandarle al Parlamento?

PRESIDENTE. Si è sempre fatto così!

NAN. Ogni commissario può predisporre una sua relazione e poi inviarla? Non mi risulta che in passato sia avvenuto questo!

PRESIDENTE. Onorevole Nan, le ricordo che quando la Commissione Moro chiuse i suoi lavori ci fu ovviamente una relazione che ottenne il voto della maggioranza e se non sbaglio vi furono quattro relazioni di minoranza!

NAN. Non ho partecipato alle votazioni precedenti, ma mi sembrava necessario chiarire questo aspetto.

PRESIDENTE. Essendo stata chiarita la questione, rilevo che c'è unanimità su questa intesa.

Ricordo al collega Fragalà che se non si otterrà la proroga prima dell'aggiornamento estivo dei lavori, dal 1° settembre cominceremo a discutere.

Dichiaro chiusa la seduta.

La seduta termina alle ore 22,55.

 

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