Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi

42ª SEDUTA

MARTEDI 20 OTTOBRE 1998

Presidenza del Presidente PELLEGRINO

Indice degli interventi

PRESIDENTE
NEBBIOSO
ROSELLI
SALVI
BONFIETTI (Dem. di Sin.-l'Ulivo), senatore
MANCA (Forza Italia), senatore 1 - 2 - 3 - 4
MANTICA (AN), senatore
TARADASH (Forza Italia), deputato

La seduta ha inizio alle ore 19,35.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la seduta.

Invito la senatrice Bonfietti a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

BONFIETTI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 29 settembre 1998.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato. E’ approvato.

 

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

PRESIDENTE. Comunico che, dopo l'ultima seduta, è pervenuto un documento che la Commissione acquisisce formalmente agli atti dell'inchiesta.

Comunico inoltre che i professori Baldassarri e Clò, l'onorevole Rognoni e i dottori Nebbioso, Roselli e Salvi hanno provveduto a restituire, debitamente sottoscritti ai sensi dell'articolo 18 del regolamento interno, i resoconti stenografici delle loro audizioni, svoltesi rispettivamente il 17 e il 23 giugno, il 22 luglio e il 29 settembre 1998, dopo avervi apportato correzioni di carattere meramente formale.

Comunico infine che in data 6 ottobre 1998 il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della Commissione il senatore Massimo Dolazza in sostituzione del senatore Roberto Castelli, dimissionario. Le dimissioni del senatore Castelli mi sono particolarmente dispiaciute perché il senatore si era inserito molto bene nel lavoro della Commissione, partecipando con assiduità alle sue riunioni. Accoglieremo poi con un benvenuto il senatore Dolazza.

Se non vi sono ulteriori dichiarazioni da parte dei sostituti procuratori della Repubblica, darei senz'altro la parola agli iscritti a parlare, senatori Bonfietti e Mantica ed onorevole Taradash.

MANCA. Signor Presidente, prima di dare avvio al seguito dell'audizione dei dottori Nebbioso, Roselli e Salvi, vorrei sapere quando sarà convocato il prossimo Ufficio di Presidenza.

PRESIDENTE. Senatore Manca, prima di definire delle scadenze vorrei che si concludesse la fase di formazione del Governo. Io non conosco il calendario delle sedute in cui il Governo si presenterà alle Camere per ottenere la fiducia e non vorrei pertanto fissare la data per le prossime audizioni o per le riunioni dell'Ufficio di Presidenza.

TARADASH. E’ possibile che la prima seduta per il conferimento della fiducia al Governo sia fissata addirittura per venerdì prossimo.

PRESIDENTE. Infatti, ho già provveduto a sconvocare la seduta fissata per quel giorno proprio perché mi è stato detto che il dibattito sulla fiducia sarebbe iniziato tra breve. Pertanto, ribadisco l'opportunità di rinviare ogni decisione ad un momento successivo a questa fase.

 

INCHIESTA SULLE VICENDE CONNESSE AL DISASTRO AEREO DI USTICA: SEGUITO DELL’AUDIZIONE DEI DOTTORI SETTEMBRINO NEBBIOSO, VINCENZO ROSELLI E GIOVANNI SALVI, SOSTITUTI PROCURATORI DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione dei dottori Settembrino Nebbioso, Vincenzo Roselli e Giovanni Salvi, sostituti procuratori della Repubblica presso il tribunale di Roma, per procedere nell'inchiesta sulle vicende connesse al disastro aereo di Ustica. Ritengo che anche voi come me abbiate letto i verbali delle due precedenti sedute. Pertanto, se non ci sono interventi preliminari da parte degli audiendi, do la parola alla senatrice Bonfietti.

BONFIETTI. Questa volta condivido fino in fondo la posizione del presidente Pellegrino quando, nell'ultima seduta, ha affermato testualmente: "Mi sembrerebbe difficile che una Commissione d'inchiesta parlamentare possa andare più in là dell'autorità giudiziaria in un'indagine di carattere tecnico come quella sul relitto o quella sui tracciati radaristici. Invece, inserire in una prospettiva di insieme (anche perché l'oggetto dell'inchiesta di questa Commissione è amplissimo) una valutazione dei comportamenti dell'amministrazione rientra proprio nei compiti della Commissione di inchiesta". Vorrei esprimere come premessa alcune considerazioni sulla perizia del collegio peritale principale. Durante il mio intervento mi potrà capitare di porre anche alcune domande ai pubblici ministeri Salvi, Roselli e Nebbioso i quali poi potranno rispondere nel corso della loro replica che non ho intenzione di interrompere.

TARADASH. Le domande potranno anche essere poste dopo, interrompendo la fase di replica dei procuratori. Non siamo in discussione generale.

PRESIDENTE. La senatrice Bonfietti interverrà con un discorso compiuto che conterrà anche delle domande.

BONFIETTI. E’ così e in questo modo, probabilmente, non sarà necessario interrompere le risposte degli auditi.

Le mie considerazioni sulla perizia del collegio peritale nascono proprio dal fatto che non ho trovato nella attuale requisitoria la seguente affermazione, in precedenza formulata dai pubblici ministeri Coiro, Salvi e Roselli, e poi ripresa dal giudice Priore: "Il lavoro dei periti d'ufficio è affetto da tali e tanti vizi di carattere logico, da molteplici contraddizioni e distorsioni del materiale probatorio da renderlo inutilizzabile ai fini della ricostruzione della verità". Così come non ho trovato traccia del fatto che due periti di questo collegio peritale, denominato Santini ma conosciuto inizialmente come collegio peritale Misiti, siano stati allontanati; mi riferisco ai periti Picardi e Castellani e vorrei che i nostri auditi analizzassero anche questo aspetto. Mi permetto anche di aggiungere, sempre come osservazione alla perizia, che mi sembra particolarmente significativo il fatto che voi affermiate che l'esplosione determinata da una bomba non può essere avvenuta nella toilette. E’ un'affermazione che segue l'illustrazione da voi svolta in maniera molto chiara, in molte pagine, di tutte le informazioni raccolte sulla base delle perizie, quella frattografica e quella esplosivistica, e di tutti gli esperimenti effettuati nella stessa toilette durante questo periodo, informazioni che andavano in direzione nettamente opposta a quella in cui si è mosso il collegio peritale principale che tra l'altro - aggiungete voi - non ha tenuto conto di tali esperimenti e relazioni. Questa vostra affermazione mi sembra molto importante: la bomba non può essere esplosa nella toilette. Inoltre, mi sembra anche importante rilevare il fatto che la zona della toilette è comunque l'unica - è stato da voi rilevato - nella quale poteva essersi verificata un'esplosione, a causa proprio della mancanza di molte parti della stessa toilette e della completa assenza di tracce dell'esplosione in qualsiasi altra parte dell'aereo e anche in considerazione - non l'affermo solo io ma mi sembra sia sostenuto anche da voi - del fatto che quello della zona toilette è l'unico punto che corrisponde all'accettazione della dinamica di rottura del velivolo, del motore e delle ali, e quindi della sua caduta.

Abbandonato questo primo aspetto - se ci sono delle precisazioni naturalmente desidero che le facciate ora - volevo dilungarmi un attimo su quella che considero la parte più importante della vostra requisitoria, ovvero...

SALVI. Chiedo scusa ma non ho compreso esattamente qual è la sua osservazione sul nostro lavoro in relazione alla questione della toilette.

BONFIETTI. Volevo sottolineare come voi abbiate escluso che la bomba potesse trovarsi nella toilette sostenendo altresì che quello è comunque l'unico luogo nel quale poteva verificarsi un'esplosione, dato che avete accettato - e insisto sul punto - la dinamica della caduta.

Comunque ciò che mi interessa è ripercorrere in maniera puntuale, spero non troppo estesa, la storia dell'intera vicenda. Credo che la comprensione di ciò che è avvenuto sia necessaria e che sia possibile ottenerla solo attraverso una ricostruzione cronologica, che purtroppo non ho trovato nella vostra requisitoria; mi riferisco ad una ricostruzione dei dati di fatto realmente accaduti e "documentalmente" provati. Mancando tale ricostruzione cercherò di farla io perché, a mio avviso, questa storia è raccontata nelle 700 pagine della requisitoria.

Nella sera del 27 giugno 1980 - sono vostre affermazioni ed eventualmente voglio una conferma - ci sono tre esercitazioni di F104 presso l'aeroporto di Grosseto. Alle 18,30 zulu abbiamo una telefonata di Ciampino all'aeroporto di Grosseto per far rientrare una sua missione che, come vedremo in seguito, presenta spiccati profili di anormalità. Questo era il chiaro indizio di una situazione di allarme, come vi è stato confermato definitivamente dalla Nato l'anno scorso. Aggiungo - ma è chiaro che voi capite il senso di questa mia affermazione - che é evidente che non ci é mai stata data la possibilità di venire a conoscenza con le nostre forze di tale situazione di allarme tant'è che coloro che furono interrogati su tale aspetto non hanno mai dichiarato di aver visto o interpretato in quel modo i tracciati.

Alle ore 18,50 e alle ore 18,52 zulu, il maresciallo Carico rileva due tracce sull'isola di Ponza "che scendevano insieme", questa è la sua espressione. Siamo a sette minuti prima dell'incidente e Carico è l'unico - e rimane l'unico nel tempo - a riferire ciò al giudice Bucarelli già nel 1988.

Alle 20,15 zulu e alle 23,04 zulu vi sono delle telefonate in cui si riferisce della presenza di due tracce al momento del sinistro e sul luogo della scomparsa del DC9. Alle 23,38 si ascolta una conversazione relativa alle informazioni fornite dal sito Moro su due tracce. Quindi anche Moro aveva già effettuato una riduzione dati - circostanza questa che è sempre stata negata - i cui risultati sono stati comunicati, in forme di cui non si ha alcuna documentazione, a Martina Franca.

Alle 20,23 zulu abbiamo una lunga telefonata tra Fiorito De Falco e Guidi, dalla quale emerge chiaramente che entrambi i siti della difesa aerea della Sicilia, cioè Marsala e Siracusa, furono interpellati da Ciampino e che gli stessi, pur sostenendo di non aver avvistato il DC9, riferivano di esercitazioni americane e di aerei intravisti "razzolare" più volte. Nel contesto della telefonata si fa riferimento a tentativi di contatto con le autorità americane da parte di Ciampino, avuto anche riguardo alla probabile presenza di una portaerei. Si ipotizza, sempre in questa telefonata, oltre ad una collisione anche una esplosione. Si dà atto di aver avvisato Fazzino e dell'interessamento di quest'ultimo perché venga avvisato il Cop. Un'altra domanda che vi pongo è relativa al ruolo svolto quella notte dal Cop, ovvero come fu informato e da chi.

Alle 20,30 zulu e alle 20,41 zulu vi è un tentativo di Massari di parlare con l'Ambasciata americana.

Singolarmente alle 20,45 zulu viene disposta la conservazione e la sigillatura dei nastri di Ciampino; ciò avviene quindi proprio nel momento più drammatico e cioè durante i tentativi volti a mettersi in contatto con gli americani. Un'altra domanda che vi pongo è la seguente: non si voleva forse lasciare traccia delle telefonate e delle ricerche effettuate successivamente con l'Ambasciata americana?

Alle ore 22,00 - come si evince dagli interrogatori che avete svolto - Del Zoppo, che era a casa, giunge nel sito di Marsala e trova che la riduzione è già stata fatta. Nella notte si costituisce un gruppo di lavoro presso l'Ambasciata americana per sondare l'ipotesi di un coinvolgimento di aerei americani nel disastro. La mattina dopo, il 28 giugno, Alberto Dettori al ritorno dal turno di notte racconta "Questi qui ci fanno trovare nei casini senza sapere né come né perché". Alberto Dettori confida poi alla cognata "E’ coinvolto Gheddafi". Questa dichiarazione viene fatta quel giorno e poiché il MIG cade ufficialmente il 18 luglio è ovvio che ancora non si sapesse nulla della sua esistenza.

Il Ministero dei trasporti il 28 giugno nomina la Commissione d'inchiesta Luzzatti. Sulla presenza di traffico militare non si ha alcun dubbio, anzi il colonnello Russo illustra a Mosti e Bosman, membri della Commissione, i tracciati radar mostrando la seconda traccia e spiegando che l'aereo poteva essere stato abbattuto da un missile. Viene avviata una documentata, informale - e voi dite quasi clandestina - indagine interna dell'Aeronautica con l'indicazione ai controllori di non parlare.

Passiamo al mese di luglio. Il primo luglio sulla portaerei Saratoga salgono un prefetto, non identificato nella requisitoria, il comandante della flotta da battaglia, il comandante dell'aviazione della marina. Noi sappiamo che - come voi sostenete - non avremo mai i tracciati radar della Saratoga.

Il 3 luglio vi è un appunto agli atti della Commissione Luzzatti in cui si accerta in via documentale che esperti dell'Aeronautica avevano trovato anomalie, tracce e altre presenze nei tracciati radar e ne avevano informato membri della Commissione governativa Luzzatti; di qui le notizie pervenute anche al ministro dei trasporti Formica che sappiamo giunsero attraverso questa fonte.

Il 4 luglio vi è una missione a Palermo di Bomprezzi, Argiolas, Zecchini, per visionare i reperti recuperati in mare. Viene fatto sparire -così affermate - tutto quello che può portare a scoprire la caduta di un aereo americano, il famoso casco di cui anche il dottor Salvi ci ha parlato.

Il 14 luglio sull'agenda di Tascio vi è l'appunto relativo alla visita di Claridge al MIG. Il 18 luglio vi è la caduta ufficiale del MIG sulla Sila. Il 22 luglio Fiorito De Falco afferma, falsamente, che i nastri di Marsala non sono estraibili per segreto. In proposito vorrei venisse chiarito anche il discorso dell'opposizione del segreto. A mio avviso non si trattava tanto di opporre il segreto ma di qualcuno che falsamente si avvaleva di questa formula. Nell'interrogatorio affermerà "Ho trovato una formula ambigua".

Il 28 luglio Tascio annota che a livello ministeriale si discuteva della possibile correlazione tra la caduta del MIG e le tracce radar viste attorno al DC9. Contemporaneamente verranno acquisiti tre dati nuovi relativi al DC9 e al MIG da parte della Guardia di finanza, del SISMI e del SIOS. Nella requisitoria si parla anche di operazioni - e su questo vorrei foste un po' più chiari - dei servizi negli uffici di Formica.

Ecco, questi sono alcuni fatti della storia. E' chiaro che non mi dilungo, ho solo citato quelli che mi sembravano i punti significativi, che danno il senso, il percorso e la possibile lettura di ciò che avvenne quella notte.

SALVI. Mi scusi, può ripetere per favore ciò che ha detto in relazione all'onorevole Formica?

BONFIETTI. Nella requisitoria si parla anche di operazioni dei servizi segreti negli uffici dell'onorevole Formica: da quanto si capisce dalla vostra requisitoria, avrebbero preso del materiale dall'ufficio dell'onorevole ("Ho fatto sparire del materiale dall'ufficio ... "). Volevo ricostruire cronologicamente la storia, per sommi capi, al fine di inserirla in uno scenario, altrimenti anche il contesto può non avere tanto senso. Tutta la storia, i dati, la documentazione, gli atti compiuti, le telefonate fatte, le parole dette si inseriscono in un contesto ben preciso. Lo stesso dottor Salvi, mi sembra, qui in Commissione la volta scorsa ci ha detto: "Nell'ambito di circa tre ore prima, durante e dopo l'incidente - e per questo argomento rimando alla requisitoria - deduco la presenza di traffico militare non segnalato, ma, sia ben chiaro, non necessariamente americano. Il nostro ufficio ritiene ormai probatoriamente acquisito il fatto che quella notte nel Mediterraneo operasse una portaerei". Invece nella requisitoria, sempre a proposito dello scenario, voi affermate: "Tutte le sopra sintetizzate risultanze istruttorie in ordine alla presenza di traffico militare non identificato in orari antecedenti, coevi e successivi alla caduta del DC9, in un arco di tempo complessivo che va dalle 17,24 zulu" (la prima traccia riscontrata dal radar di Marsala) "sino alle 19,42 zulu" (e queste sono le tracce militari riscontrate dal radar di Siracusa) "sono indicative di qualcosa di molto più grave ed inquietante di esercitazioni non segnalate, che può inserirsi nel quadro di grave tensione internazionale che si è evidenziato". Ritengo che questo sia uno scenario molto inquietante, ma - insisto - consequenziale rispetto ai dati precedenti.

Inoltre, mi pare che la requisitoria - a tale proposito chiedo conferma - accetti la veridicità dei famosi plots meno 17 e meno 12. Voi stessi, precisate: "Solo a partire dal 1991 è stato possibile accertare che in realtà le riduzioni" che citavamo prima "erano tali di nome e di fatto, giacché esse comprendevano solo una minima parte delle informazioni registrate. Attraverso appositi comandi, di cui nemmeno si sospettava l’esistenza, era infatti possibile ricavare una massa enorme di informazioni dettagliatissime e di notevole rilievo ai fini dell'indagine. Quindi, anche le riduzioni dati consegnate nel 1989, che pure erano state considerate rivoluzionarie dal collegio Blasi per il numero di informazioni enormemente superiore a quello delle riduzioni, non solo erano incomplete, ma nascondevano informazioni delle quali non era possibile ipotizzare la presenza". Anche questo mi sembra che segni una certa continuità di comportamento su cui poi mi soffermerò.

Un altro fatto secondo me importante che voi tracciate, sempre delimitando lo scenario, è la presenza - lo dicevate prima e lo riportavo - di traffico militare, di aerei militari. Avete individuato la nazionalità di tutte queste presenze? Ricordo che il generale Bozzo in Commissione ci ha detto che a Solenzara (la base francese) vi fu per tutta la sera e la notte una straordinaria attività. So che voi avete fatto delle rogatorie rivolte alla Gran Bretagna ed inoltre mi pare che dagli atti risulti, dopo l'incidente, la presenza di aerei americani in volo sulla Sila come per cercare qualcosa. Tutto ciò costituisce lo scenario che dà una sequenza incredibile, a mio avviso, e chiara di quello che può essere successo quella notte.

Vorrei poi proseguire, cercando di terminare in fretta, parlando del depistaggio, a cui avevo accennato prima. E’ successo tutto solo quella notte, solo in quei primi giorni, solo in quelle ore, nell'immediatezza dell'evento e nei giorni seguenti o queste manovre, queste attività sono proseguite nel tempo? E’ una domanda che vi ponete anche voi e a cui date alcune risposte.

La relazione finale della Commissione parlamentare stragi della X legislatura, presieduta dal senatore Gualtieri, già nel 1992 diceva che l'orientamento del SIOS aeronautica andò nel senso di privilegiare la tesi del cedimento strutturale. A questo orientamento furono conformati tutti gli atti compiuti dall'Aeronautica militare nella prima fase dell'inchiesta su Ustica, anche se fin dai giorni immediatamente successivi all'incidente aveva a disposizione informazioni che avrebbero potuto indirizzare l'indagine in tutt'altra direzione (la famosa nota di Tascio a Santacroce del dicembre 1980 mi sembra andasse in questo senso). Quindi, il depistaggio è iniziato immediatamente. I generali Pugliese e De Paolis del Gabinetto del Ministero della difesa continuano a sostenere la tesi del cedimento strutturale, non passano informazioni diverse al Ministro della difesa di allora, Lagorio, e questa è la posizione ufficiale dell'Aeronautica. Allora, vorrei porvi questa domanda: ci troviamo di fronte a sparizioni, manomissioni, depistaggi e distruzioni avvenute soltanto in un periodo circoscritto e in quei primissimi tempi, oppure si tratta di attività che proseguono anche in periodi successivi?

Vorrei fare poi altre considerazioni, poiché volevo essere io la prima a rendere edotta questa Commissione di quanto già nelle vostre carte venga dimostrata la continuità di questi comportamenti. Voi sostenete - e volevo approfondire questo passaggio - l'esistenza di un interessamento diretto e continuo del generale Nardini, il quale ha contatti - dite voi - con i consulenti di parte e sembra coordinarne l'attività e le conclusioni. Questo a me pare un problema di grande rilevanza. Il generale Nardini compie queste attività, ovviamente, dopo il 1992, perché prima era presso la Presidenza della Repubblica. I consulenti di parte imputata sono coordinati quindi dal Capo di stato maggiore, ma sono gli stessi uomini che gestiscono ufficialmente i dati per conto dell'Aeronautica (mi riferisco alla commissione Blasi del 1989 e alla riduzione dati), gli stessi che sono a disposizione come guida del giudice, che li utilizzerà in un campo che egli obiettivamente non può conoscere, e sono gli stessi che anche in un'altra occasione elaboreranno la posizione per l'Avvocatura dello Stato contro gli imputati. In questi anni si troverà spesso, anche negli interrogatori che poi verranno fatti ai testimoni o agli imputati che voi avete indagato, la presenza di un ufficio, di una commissione Ustica. Allora vorrei sapere quante commissioni o uffici Ustica ci sono stati e, dal momento che molto spesso i giudici dicono di non aver avuto materiale proprio perché questo era stato portato o dato già all'ufficio Ustica, se trovate una giustificazione a questi comportamenti. Inoltre, volevo dei chiarimenti circa la relazione Pollice che ad un certo punto è apparsa. Sappiamo che essa differisce dalla posizione ufficiale. Volevo chiedere se è stata trasmessa e se ne avete conoscenza.

Proseguendo ancora sull'argomento del depistaggio e sulla continuità di questi comportamenti, ricordo la commissione Pratis, che fu costituita nell'ottobre o nel novembre del 1988 e che consegnò la sua relazione nel 1989. Nella requisitoria abbiamo letto delle accuse molto pesanti su tale relazione. Voi dite che le conclusioni di questa relazione sono false, non sono frutto delle indagini e delle prove effettivamente effettuate. Vi è poi un altro elemento, rilevato nel diario di Ferracuti, e cioè che nel 1988 il generale Annoni, che lavorava per la commissione Pratis, incontrando il Ferracuti - il quale riporterà nel suo diario tale affermazione - lo informava del fatto che "Guardando le registrazioni radar si vede benissimo l'altro aereo". Questa è la frase che il generale Ferracuti ha scritto nel suo diario a proposito dell'incontro, che lui situa alla fine del 1988, avuto col generale Annoni. La continuità quindi prosegue. Pertanto, vorrei sapere cosa ha fatto questa commissione Pratis, chi ne ha firmato la relazione conclusiva; mi pare che il dottor Pratis fosse un magistrato. Vorrei che la nostra Commissione prendesse atto di questo e chiedesse al dottor Pratis se era consapevole delle cose che gli erano state fatte firmare perché il generale Annoni andava intanto dicendo le cose che ho riferito e molte altre - come sappiamo - si trovano come risultato di questa Commissione.

Altra questione importante che vorrei sottoporre alla vostra attenzione riguarda il MIG libico caduto sulla Sila e rispetto al quale troviamo nei documenti ufficiali un'infinità di date (vi è una data che sposta al 14 luglio la caduta del MIG, ma altre ve ne sono). Ebbene, secondo voi, è possibile escludere, in modo totale, il coinvolgimento di tale aereo nella vicenda del 27 giugno o vi sono invece segnali di un suo coinvolgimento? Io credo che alcuni di essi si siano trovati; vi è ad esempio, un documento con notizia di voli libici nella zona vicino all'incidente e l'indicazione di non informarne la magistratura; vi sono le notizie dei sorvoli da parte di alcuni aerei libici per andare a fare la manutenzione a Banja Luka; vi sono documenti del controspionaggio di Verona che sostengono che il MIG sarebbe caduto proprio il 27 giugno 1980. Volevo sapere dunque se queste contraddizioni riguardanti le diverse date che appaiono nei documenti ufficiali voi le avete risolte definitivamente.

Nella requisitoria mi pare vi sia una critica continua alla mancata collaborazione da parte dell'Aeronautica militare, poi però voi stessi dite che nell'ultimo periodo vi sono stati segnali di una maggiore ed efficace collaborazione. Ebbene, questa vostra duplice affermazione mi pare contraddittoria perché invece troviamo, sempre nella vostra requisitoria (pp. 382-383), che "nel 1997, e su suggerimento degli esperti NATO, della cui leale e proficua collaborazione è ancora una volta necessario dare atto, si è appreso che era possibile anche estrapolare le azioni di Ball TAB che consentivano di collocare nello spazio alcune azioni a consolle degli operatori". Così come continuate dicendo che le "THR potranno essere sequestrate solo nel 1990 a seguito di uno specifico provvedimento presso il 1° ROC, ma solo nel 1996 si saprà, a seguito di altro provvedimento specifico, che presso lo Stato Maggiore, sin dal 1988, vi era un'altra copia delle THR. Si è già visto come le copie fossero diverse e ciò ha una certa rilevanza processuale". (p. 377 requisitoria).

Da questi esempi che ho voluto fare, mi pare di poter dire che non siano andate perdute solo delle "cianfrusaglie", ma che, negli anni successivi, vi sia stata la volontà di non far apparire notizie di grande importanza. Voi poi continuate dicendo che, per iniziativa esclusiva dell'ufficio e senza l'impulso di coloro che disponevano delle informazioni (aeronautica militare, consulenti di parte imputata) dal giugno 1995 è stato possibile ottenere una serie di nuove e più complete riduzioni. Così a pag. 383 della vostra requisitoria troviamo: "Un'altra serie di informazioni di grande rilievo la si è potuta estrarre, ma solo nel 1995 e per esclusivo merito dell'attività investigativa. Si è appreso che nei nastri di Ciampino erano contenute anche le informazioni sui voli della sera del 27 giugno (il cosiddetto Anavolo). La disponibilità a partire dal 1995 di questo nuovo tabulato ha consentito di identificare tutti i voli civili e militari, con relativi piani di volo, e soprattutto di collegare i SIF di Modo 3 ricavabili dai tabulati militari con le sigle dei voli ottenuti attraverso il nastro di Ciampino". Quindi, un lavoro che - come avete detto voi in altra sede - si poteva avere il 28 o il 29 giugno del 1980.

Quindi, volevo che voi chiariste questa contraddizione circa la collaborazione da parte dell'Aeronautica, che voi dite esserci stata da un certo punto in poi, e questi atti che voi stessi richiamate e che sono di grande evidenza. Inoltre, mi pare che voi impiegate ben sette pagine (da pagina 469 a pagina 475) per elencare le mancanze che avete trovato nei vari siti radar, le distruzioni del materiale probatorio. Si tratta di un elenco di ben sette pagine, non voglio riprenderlo ma vorrei che si tenesse conto di questo susseguirsi di attività: Poggio Ballone, centro importantissimo di cui si è saputo sempre pochissimo, non ultimo la notizia del segnale d'allarme delle ore 18,50 zulu - quindi pochi minuti prima del disastro - appresa soltanto l'anno scorso; Marsala, e chi più ne ha più ne metta. Infine voi dite che tutto questo non è dato dalla casualità, che si tratta di azioni significative di una non casualità della dispersione di siffatto materiale probatorio e ciò è continuato nel tempo.

Ebbene, da questa ricostruzione io credo che le evidenze siano molte e univoche, non possono che andare in un'unica direzione. Il grande problema che rimane - e voglio veramente terminare qui - è: fedeli a chi e perché? Voi continuerete con il processo, le parti civili, se saranno ammesse, proseguiranno la loro azione in altri modi all'interno della fase processuale, io credo che a noi, come Commissione stragi, tocchi andare avanti per capire un po' di più.

PRESIDENTE. Ringrazio la collega Bonfietti di questo lungo commento alla requisitoria che è denso però di interrogativi, alcuni retorici perché contengono già la risposta; direi che a molti fornisce già una risposta la stessa imputazione di vertice formulata dalla Procura di Roma, mentre altri possono fornire lo spunto per ulteriori effettivi approfondimenti.

SALVI. Comincio dall'ultima questione posta dalla senatrice Bonfietti. Io credo che non vi sia una contraddizione in quello che abbiamo scritto; certo si è trattato di un lavoro molto complesso, molto difficile e quindi non è detto che tutto si inquadri perfettamente. Tuttavia, a me non pare che vi sia una contraddizione tra un'affermazione di carattere generale che voleva essere in qualche modo il riconoscimento di un atteggiamento diverso di un'istituzione che è composta da uomini, nei confronti di alcuni dei quali abbiamo proceduto per gravi reati, e anche da altre persone. Quindi, abbiamo ad esempio preso atto che per ciò che concerne il superamento del segreto NATO - che è un grosso problema ed è stato uno scoglio notevole da superare - c'è stata data grande disponibilità da parte dell'Aeronautica militare, arrivata fino al punto di offrire l'utilizzazione dei documenti segreti, che noi non abbiamo potuto accettare perché si tratta appunto di documenti che non possiamo conoscere per scienza privata. Il fatto che possiamo disporre singolarmente di un nulla osta di sicurezza che ci consenta di accedere a tutti i documenti segreti per poterli esaminare e valutare se vi siano elementi utili ai fini del procedimento, non è risolutivo perché il giudice ed il pubblico ministero non possono usare la scienza privata.

Quindi, non abbiamo potuto accettare di esaminare, in un certo senso privatamente, questi documenti avvalendoci del fatto di ottenere un nulla osta di sicurezza, però vi è stata questa disponibilità. Non posso negare che questa mi è sembrata una cosa molto importante, una completa apertura rispetto ad un segreto sovranazionale che non poteva essere superato dal solo Governo italiano.

TARADASH. Può chiarire il concetto di scienza privata?

SALVI. Come singoli magistrati possiamo conoscere delle cose personalmente, individualmente e indipendentemente dal processo, però queste conoscenze non le possiamo utilizzare nel processo. Abbiamo ritenuto non corretto dal punto di vista processuale che fossimo noi come singoli, attraverso il fatto che veniva eliminato, tramite il nulla osta di sicurezza, il divieto di conoscere questi atti segreti - divieto per chiunque: per i singoli, per il pubblico ministero e il giudice - a superare il segreto, perché non avremmo potuto riversare nel procedimento le conoscenze così acquisite. Quindi abbiamo chiesto che ciò avvenisse non per una conoscenza privata e diretta del pubblico ministero e del giudice, ma, così come poi è avvenuto, attraverso il superamento del segreto NATO con il meccanismo complesso che è poi stato individuato. Questo però ci è sembrato un atteggiamento di massima disponibilità dell'Aeronautica militare. Lo stesso vale per le ricerche di documenti effettuate negli ultimi periodi. Ciò non significa che non siano vere le cose che ho indicato.

D'altra parte occorre anche considerare che vi è un accumulo di informazioni che avviene nel tempo, quindi non è detto che sia stato possibile per tutti conoscere ciò che noi effettivamente conoscevamo e di cui avevamo bisogno mano a mano. Pertanto occorre tenere conto anche di questo; quindi non credo che vi siano contraddizioni tra i due aspetti. Abbiamo incontrato un'enorme difficoltà nel tempo, che è durata per molti anni e che quindi ci ha fatto ritenere che ciò fosse riconducibile anche alla prospettazione della fattispecie dell'articolo 289 del Codice penale, e poi abbiamo registrato un superamento almeno tendenziale di questa situazione negli anni recenti; adesso non sono però in grado di dare la tempistica. Per quanto riguarda invece le domande tecniche che lei ci poneva, non mi pare esatto affermare che non abbiamo ripreso il parere negativo da noi espresso nel 1994 sulla perizia Santini-Misiti: noi lo abbiamo espressamente richiamato perché lo riteniamo tuttora valido, tant'è vero che abbiamo ritenuto che quelle conclusioni fossero inaccettabili. Abbiamo illustrato partitamente quelle che noi allora definimmo conclusioni distorte del materiale probatorio e le interpretazioni non condivisibili e così via e che riconfermiamo, perché lo abbiamo scritto in maniera dettagliata. Ne abbiamo anche dato molti di esempi; ricordo tra i tanti che abbiamo osservato come la perizia usasse il termine "consistente", di cui tra l'altro non comprendevamo con esattezza il significato, per tutti gli elementi che potevano essere compatibili con l'esplosione interna, ma non si dava conto di tutti quelli negativi e non si diceva che non erano consistenti. Pertanto non credo che ci sia stata una modificazione, anzi vi è stato un approfondimento di quella valutazione, che allora fu necessariamente più sintetica perché era finalizzata alla richiesta di chiarimenti che noi ritenemmo insoddisfacenti, tanto che non andammo oltre sulla richiesta di chiarimenti.

Per ciò che concerne la domanda relativa alla questione di Picardi e Castellani, volutamente non abbiamo affrontato questo argomento nella requisitoria perché lo abbiamo affrontato in realtà nei pareri interni, che sono naturalmente pubblici, nel senso che sono a disposizione delle parti una volta depositati, che riguardavano appunto la sostituzione di questi periti. Il rapporto del perito con il giudice si basa sulla fiducia assoluta di quest'ultimo nei confronti del primo. Questa fiducia era venuta meno perché nel corso di intercettazioni telefoniche e di perquisizioni di alcuni degli indagati era emersa la possibilità che vi fossero stati dei contatti tra consulenti tecnici di parte imputata e periti e si era anche sospettato, ma il procedimento è stato archiviato, che Castellani avesse potuto fornire informazioni ad uno degli imputati sulla base di un appunto che era stato rinvenuto. Credo però che introdurre questo genere di valutazioni inerenti sospetti relativi al rapporto di fiducia esistente tra il giudice ed i suoi periti in un lavoro tecnico estremamente articolato qual è la perizia Santini-Misiti, introduce un elemento, non voglio dire di inquinamento perché questo termine ormai ha avuto altri significati, ma di minor chiarezza delle conclusioni cui noi siamo giunti. Noi giungiamo a quelle conclusioni sulla base del materiale peritale così com'è; noi lo accettiamo integralmente e ciononostante riteniamo che sulla base di quel materiale probatorio non si possa giungere ad affermare che vi è stata un'esplosione interna nella toilette del DC-9.

Vi è anche un altro argomento. Questa è una mia convinzione personale, per quello che può contare, che mi sono fatto nel lavoro. Credo che forse non sia nemmeno generoso affrontare il tema sotto questo profilo; ad esempio, il lavoro radaristico svolto da Picardi è stato estremamente approfondito ed ha fornito degli elementi di valutazione prima ignoti ma noi non lo condividiamo e pensiamo che vi siano una serie di estremizzazioni nelle interpretazioni di quei presupposti teorici e di fatto di cui poteva essere fatto uso. Vi era un'estremizzazione nell'uso di quei parametri ma vi era un lavoro comunque molto importante, dal quale non solo noi ma credo anche i consulenti di parte sono partiti. Questo lavoro, e rispondo ad un'altra delle sue domande, ci consente di ritenere che vi siano elementi molto forti per sostenere che i punti "-17" e "-12" non siano ritorni anomali del radar e che quindi corrispondano alla presenza di un aereo reale. Ripeto quello che ho già detto: credo che non possiamo affermare questo con assoluta certezza della prova, così come non possiamo affermarlo in relazione agli elementi desumibili dal relitto. E' proprio il contrasto tra questa duplice serie di elementi che ci ha portato alla conclusione - mi rendo conto inconcludente - ma che noi riteniamo essere quella corrispondente ai risultati processuali.

Senatrice Bonfietti, lei ha poi elencato moltissimi elementi, che noi stessi abbiamo posto in evidenza, per cui non ci ritorno sopra. In particolare, lei però mi chiedeva spiegazioni sulla questione dell'opposizione del segreto. Credo che anche su questo abbiamo fatto nella requisitoria alcuni esempi. Effettivamente, riteniamo che al di là dell'opposizione formale del segreto - sulla quale non avremmo avuto nulla da eccepire, perché si tratta di un potere attribuito al Presidente del Consiglio nella conferma dell'opposizione del segreto quando questa è necessaria per interessi superiori, sempre che non ricorrano delitti di strage e di terrorismo, ma anche in questo caso vi è una procedura legalmente prevista per superarlo -, riteniamo che quello che a noi è sembrato invece scorretto e rientrante in quella più generale situazione di difficoltà che lei ha descritto, è questa opposizione di fatto del segreto, che consiste nel non indicare l'esistenza di elementi che possono essere conosciuti. Per quanto riguarda gli altri aspetti da lei sollevati, senatrice Bonfietti, ritengo che potranno rispondere meglio i miei colleghi, che hanno seguito tali questioni.

ROSELLI. Tutte le varie circostanze indicate dalla senatrice Bonfietti confermano quanto era stato già da noi osservato nelle precedenti audizioni, e cioè il fatto che effettivamente sussiste una serie di elementi che appaiono certamente indicativi di un occultamento da parte di esponenti dell'Aeronautica militare o di una situazione di livello in qualche modo militare che si inserisce nell'agitato contesto internazionale di quell'epoca che non si voleva assolutamente venisse conosciuto, o nell'ipotesi più benevola della supposizione da parte degli esponenti dell'Aeronautica militare che potesse essere accaduto qualcosa che coinvolgeva Forze alleate e nel successivo atteggiamento di conservazione, per un meccanismo che in un certo senso possiamo definire di coerenza, di questo atteggiamento di chiusura anche quando poi eventualmente questa iniziale supposizione che ci potesse essere qualcosa di allarmante fosse venuta meno. Ribadiamo che certamente lo stato dell'istruttoria giustifica a nostro avviso il rinvio a giudizio in ordine alla prima ipotesi e vi è tutta una serie di elementi che meritano un vaglio dibattimentale per verificare se effettivamente vi era uno stato di tensione internazionale che aveva una sua estrinsecazione anche a livello militare, non necessariamente di guerra non dichiarata ma anche solo di preparazione di qualche operazione militare, che appunto non si voleva venisse conosciuta.

Come ha accennato la senatrice Bonfietti, sul punto sarebbe indubbiamente auspicabile che si dia corso da parte di alcuni Stati stranieri alleati a delle rogatorie che invano sono state richieste dall'Ufficio istruzione - mi riferisco in modo particolare alla Francia, ma anche ad altri paesi -, in ordine alle quali o non è stata data risposta, oppure è stata fornita una risposta estremamente laconica, nel senso di una negazione di esistenza di traffici militari che invece contrasta con quelle emergenze istruttorie che abbiamo dianzi evidenziato.

Per quanto concerne taluni profili specifici indicati dalla senatrice Bonfietti, fornirò alcuni chiarimenti, sperando siano esaustivi.

Il COP (Centro Operativo di Pace) è una struttura dello Stato Maggiore dell'Aeronautica militare che, come dice il nome, opera in periodo di pace permanentemente e che, soprattutto con particolare riguardo nelle ore di chiusura degli uffici, svolge per tutte le comunicazioni urgenti una funzione di collegamento tra le strutture periferiche e lo Stato Maggiore. La centralità del ruolo del COP in questa vicenda è data dal fatto che pur emergendo da telefonate di altri siti che tale Centro fu investito quella notte da un grandissimo numero di comunicazioni, tuttavia la documentazione che si è potuta acquisire è estremamente carente, in quanto non è stato conservato il registro-brogliaccio del sottufficiale di servizio Berardi mentre invece, come è stato detto nelle audizioni precedenti e come è comunque ben specificato nelle requisitorie, il registro dell'ufficiale di servizio tenente-colonnello Giangrande appare quanto meno redatto in un contesto successivo.

Per quanto concerne la sigillatura dei nastri di Ciampino, leggo testualmente la requisitoria a pagina 474, perché sul "buco" non possiamo esprimere certezze, bensì un'osservazione: "E’ inoltre singolare che la conservazione e sigillatura dei nastri venne disposta a Ciampino proprio nel momento - ore 20.45 zulu - più drammatico della ricerca da parte di Ciampino di mettersi in contatto con gli americani, sicché le registrazioni pervenuteci registrate si interrompono bruscamente in un momento che per le indagini era estremamente significativo". A differenza di altri elementi in cui si può dire che manca oggettivamente un documento, manca una registrazione o non è stato conservato un registro, noi qui possiamo fare solo un’osservazione, senza esprimere un giudizio di certezza. Questo perché bisogna dare atto che i protocolli vigenti all'epoca - e credo anche oggi - prescrivevano di conservare e sigillare immediatamente la documentazione attinente ad un incidente aereo. Quindi, era indubbiamente un dovere delle autorità di Ciampino affrettarsi a sigillare certi nastri e certi documenti proprio per obbedire a queste prescrizioni interne.

PRESIDENTE. Mi può spiegare cosa significa "interruzione della registrazione e sigillatura"?

ROSELLI. Nel senso che i nastri che sono stati conservati sono quelli fino ad una certa ora.

BONFIETTI. Fino alle 20.45 zulu e poi basta.

ROSELLI. Dopo di che non sono stati più conservati.

PRESIDENTE. Ho capito.

ROSELLI. Gli altri sono stati regolarmente conservati. E’ da tener presente che in quel momento non può affermarsi con certezza che potesse ipotizzarsi tutto il contesto poi emerso successivamente. Quindi, vista isolata in sé stessa, questa sigillatura a quell'ora corrisponde più o meno ai protocolli dell'epoca. Certo, si potrebbe dire che visto che proprio in quel momento si stava parlando con gli americani, si poteva ritenere più opportuno procrastinare di qualche decina di minuti siffatta sigillatura; ma tenuto conto della situazione di orgasmo, di fretta e di tensione non può neanche onestamente escludersi che sia stata una coincidenza derivata dall'adempimento di un dovere previsto dal protocollo.

BONFIETTI. Su questo punto, vorrei dire che in ogni caso non sono state fatte indagini o interrogatori dall'ufficio.

ROSELLI. E’ morto il principale imputato della vicenda ...

BONFIETTI. Massari!

ROSELLI. Sì, Massari. A tal proposito non sono state date risposte esaustive e il principale responsabile della conservazione è deceduto.

Per quanto riguarda la vicenda Dettori, sulla quale ci si sofferma per varie pagine nella prima parte della requisitoria, vi è anche qui una situazione di estrema incertezza. Innanzitutto, non è neanche ben certo se il Dettori - anche se certamente era in servizio a Poggio Ballone - prestasse servizio nel turno interessato al periodo della caduta del DC9. Anzi l'ultima documentazione acquisita, rinvenuta se non sbaglio nel 1994, evidenzierebbe che il Dettori non prestava servizio in turno, anche se ci sono altri elementi in senso contrario. Ci sono poi, sì, delle deposizioni testimoniali citate dalla senatrice Bonfietti, ma a parte il rilievo che dobbiamo tener conto di un certo stato di depressione del Dettori che certamente datava da anni, dobbiamo tener presente che la cognata parla delle confidenze fatte dal Dettori a fine giugno 1980 ben sette anni dopo e che la stessa moglie, pur riferendo di impressioni del Dettori confidatele, ne parla sempre in termini non precisissimi, che potrebbero cioè anche riferirsi a qualche giorno dopo l'evento, quando già cominciano a diffondersi voci, senza che ciò ci possa provare pienamente che il Dettori ne fosse stato protagonista in prima persona. Quindi, è uno di quegli elementi certamente incerti, certamente che rimangono caratterizzati da un punto interrogativo ma sui quali non ci si sente di poter fare affermazioni categoriche, anche per il tragico elemento rappresentato dal fatto che il Dettori, come sappiamo, purtroppo morì suicida. Sul punto, come si è evidenziato in sede di requisitoria, sono state poi anche articolate delle vere e proprie operazioni di depistaggio da parte di altri soggetti, tra l'altro inquisiti per altre vicende dalla Procura della Repubblica.

BONFIETTI. E’ la prima volta che sento questa affermazione delle sue condizioni fisiche non buone per il 1980.

ROSELLI. Non ho detto per il 1980. Ho detto però che non nascono certamente nel 1986, sono in qualche modo pregresse.

BONFIETTI. Sì, però si è suicidato nel 1987, drammaticamente.

ROSELLI. Non ho mai affermato che fossero già nel 1980. Resta però il punto interrogativo perché è morto.

Per quello che riguarda la questione del Claridge, vorrei fare un precisazione. Nell'agenda del generale Tascio non si parla di visita del Claridge al MIG libico ma di contatti intervenuti tra il generale Tascio e Claridge in merito alla vicenda di un MIG 21. Dalla deposizione resa dal Claridge in sede di rogatoria negli Stati Uniti d'America emergerebbe che Claridge avrebbe inviato del personale a vedere il MIG libico, ma non si parla di una visita del Claridge al MIG libico, né questo emerge - ripeto - dall'agenda di Tascio: emerge un contatto tra il generale Tascio e Claridge con riferimento al MIG 21.

Nella vicenda della documentazione sottratta a Formica con riferimento al Milani, leggendo la requisitoria, mi sembra che in realtà Milani parla della sottrazione di una carta, ma dall'ufficio del generale Tascio, carta che poi egli avrebbe dato al generale Terzani, anch'egli defunto.

PRESIDENTE. Questa carta sarebbe il testamento del pilota.

ROSELLI. Il presunto testamento o presunta dichiarazione. Questo, per la verità, è anche un punto debole - se possiamo usare questa espressione - della deposizione di Milani perché non si comprende il motivo di siffatta sottrazione. Gli elementi forti della deposizione di Milani sono altri semmai: il fatto, oggettivamente riscontrato, che l'opera di Milani fu effettivamente chiesta nell'immediatezza del rinvenimento del MIG libico come interprete e che poi in un appunto del capo di Gabinetto della Difesa, generale De Paolis, troviamo il riferimento già il 19 luglio a questo testamento del pilota di cui negli atti ufficiali non c'è mai traccia.

Per quanto riguarda la nazionalità degli aerei militari, quelli per i quali non vi era piano di volo non si è potuto assolutamente identificarli. Si può dire che erano aerei militari per la questione relativa al codice di identificazione, ma sul punto sarebbe assolutamente fondamentale la collaborazione internazionale che, per quanto si è detto, in sede di rogatoria è stata carente. Se per talune di queste presenze si fa riferimento agli americani, è perché ciò emergerebbe da talune deposizioni testimoniali o da talune telefonate registrate nelle quali si parla, con riferimento a questo traffico militare, di traffico americano; ma sul piano tecnico non si è riusciti ad addivenire all'identificazione di siffatti aerei.

BONFIETTI. Quindi, con l'aiuto e l'ausilio della NATO siete riusciti ad avere la possibilità di riconoscere molti più aerei di prima ma non tutti, perché quelli senza SIF non sono identificabili.

ROSELLI. Possiamo dire che sono aerei militari, ma la nazionalità non la possiamo indicare.

BONFIETTI. Quindi, anche con l'ausilio della NATO non ci si poteva arrivare, perché erano nascosti anche a questa possibile lettura. Insomma, NATO o non NATO, non è possibile l'identificazione; ci possono essere ma possono non essere stati identificati, anche con l'ausilio della decrittazione di alcuni, perché erano con la targa spenta.

SALVI. Per esempio, per alcuni si parla - adesso non ricordo le sigle - di un comando strategico inglese, per alcuni si parla di aerei di sorveglianza radar, però c'erano molte possibilità. Si va per categorie perché il SIF indica alcuni numeri che in quel periodo erano attribuiti ad alcuni comandi. Comunque sia chiaro che si tratta di aerei che non sono coinvolti direttamente con l'episodio.

ROSELLI. A proposito degli aerei sulla Sila, non mi sembra che in requisitoria si parli di aerei sulla Sila. In realtà in una telefonata tra Siracusa e Ciampino, di cui non abbiamo il nastro ma la registrazione acquisita in sede di Commissione Luzzati, emerge che sull’aerovia militare G8 non molto tempo dopo la caduta ci sono aerei militari che scendono verso la Calabria; però è la G8, un'aerovia quindi ben determinata che prosegue poi verso la Grecia. Si potrebbe fare illazione - ma non mi sembra che il nostro ufficio l'abbia fatta - che questi aerei cercassero eventualmente il MIG libico, ma questi aerei seguono un’aerovia militare, che ha un tracciato - come tutte le aerovie - ben delimitato, quindi non emerge che questi aerei cercassero un qualcosa.

PRESIDENTE. Non sembravano in perlustrazione.

ROSELLI. Sono aerei che scendono lungo un'aerovia militare non molto tempo dopo il sinistro.

BONFIETTI. Questo me lo sono chiesto io.

ROSELLI. Comunque non emerge, non abbiamo mai sostenuto questo fatto.

MANCA. Vorrei chiedere al presidente Pellegrino cosa intendeva con il dire che sembravano in perlustrazione.

PRESIDENTE. Degli aerei che girassero su un determinato territorio per vedere di avvistare qualche cosa.

MANCA. Ma un'aerovia non è che consenta una perlustrazione.

PRESIDENTE. Questo volevo dire, giuro che l'avevo capito. Io avevo capito che un aereo che segue un'aerovia non può essere ritenuto in perlustrazione.

MANCA. Chiedo scusa, credevo avesse capito il contrario.

PRESIDENTE. No, chi perlustra non ha un tracciato predeterminato perché va a cercare qualche cosa che non sa dove sta.

ROSELLI. Per ciò che concerne la questione relativa al generale Nardini, sul punto fu istruito un processo separato con il nuovo rito a carico e del generale Nardini e di taluni consulenti di parte, chiuso peraltro con richiesta di archiviazione in quanto non si sono rinvenuti elementi di reato per l'attività fatta dal generale Nardini, né per quella fatta dai consulenti di parte dell'Aeronautica. Si individuò sicuramente un certo interesse del Nardini a conoscere l'opinione di consulenti di parte e anche di acquisire materiale, ma - come fu detto esplicitamente in sede di richiesta di archiviazione - pur potendosi forse rimproverare - diciamo così - un eccesso di zelo, pur tuttavia siffatta attività di informazione, di acquisizione di informazione, non ha mai determinato, almeno per quanto è emerso dagli atti, un condizionamento delle indagini o un occultamento di carte o altro.

Infine, per ciò che concerne la questione del MIG libico, le varie date emergono in parte da tutta una serie di appunti SISMI che però in se stessi, come sappiamo, hanno un valore in qualche modo indicativo, in qualche modo inquietante, ma non hanno un vero valore probatorio. La data sulla quale invece si sono incentrati gli elementi di supporto probatorio più significativi è quella del 14 luglio, sulla base delle dichiarazioni di Claridge e del generale Tascio e dall'attività istruttoria esperita presso il SISMI di cui si è diffusamente parlato, nell'ambito della requisitoria. Pertanto, pur non potendo parlarsi di certezza assoluta dal momento che bisogna sempre superare il dato relativo all'aereo che viene trovato il 18 luglio e di alcuni testi che vedono passare un aereo anche se non assistono quel giorno alla sua caduta, sussistono vari elementi indicativi di una caduta del MIG libico antecedente di qualche giorno. Per quanto riguarda il collegamento con la caduta del DC9, esistono alcuni indizi; a prescindere dai punti del SISMI di cui si è parlato, c'è la certezza che a livello dell'Aeronautica militare da un lato e del SISMI dall'altro ci si pose il problema di un collegamento tra la caduta del DC9 e quella dell'aereo libico: ricordiamo la famosa riunione dello Stato maggiore della difesa del 21 luglio, gli interventi del capo del SISMI Santovito, il famoso piano Tascio-Notarnicola di cui tutti gli interessati hanno dichiarato di non sapere nulla. Ma altro è dichiarare e ritenere che si pose questo problema, che c'era qualche elemento concreto che poteva giustificare un approfondimento di questo presunto collegamento tra la caduta del DC9 ed il MIG libico e che di questo nulla fu riferito all'autorità politica e altro è ritenere di avere elementi di una certa concretezza per considerare contestuale la caduta del MIG a quella del DC9.

PRESIDENTE. Ma non potrebbe sussistere un ostacolo di carattere logico? Se il MIG fosse caduto il 27 giugno, perché tenerlo nascosto tanto tempo? Infatti, ogni giorno in più che passava aumentava il rischio e più ci si allontanava nel tempo dal 27 giugno più il rischio diventava gratuito. Sono state svolte anche alcune audizioni su questo aspetto. Anch'io ho avuto l'impressione che il MIG non fosse caduto il 18 luglio ma non sono mai riuscito a convincermi della logicità del fatto che il MIG è stato fatto scoprire il 18 luglio dopo che era caduto il 27 giugno. Era possibile, infatti, che, ad esempio, un ricercatore di oggetti rari o qualche studioso della flora della forra in cui si trovava l'aereo incappasse nel velivolo e desse l'allarme.

ROSELLI. Questo dubbio fu posto a livello del SISMI e dell'Aeronautica militare.

PRESIDENTE. Ma sul presupposto che tale scoperta in qualche modo li sorprendeva.

ROSELLI. Sul presupposto che esistevano alcuni elementi che potevano farlo ritenere plausibile e che tutto ciò non venne portato a conoscenza. Ricordo la questione delle tracce su Ponza collegata a quella del MIG libico.

SALVI. In questo caso c'è un punto che potrebbe essere addirittura risolutivo perché, come sapete, gli Stati Uniti non hanno risposto alla richiesta di documenti relativi alla ammissione di Claridge e hanno detto che non era possibile inviarli. Esistono, almeno a giudicare dalla risposta, ma non è possibile inviarli.

ROSELLI. Dissero: "Non siamo in grado di rispondere".

SALVI. Si tratta di una risposta sibillina interpretata da noi in questo modo: "Non possiamo dire cosa c'è o cosa non c'è" e dalla quale abbiamo ritenuto che i documenti possono esistere, altrimenti avrebbero detto, com'è accaduto altre volte, che i documenti non esistono.

PRESIDENTE. Ma questo potrebbe offrire la prova del giorno in cui Cleridge va a vederlo e ci darebbe la certezza che il MIG non è caduto il 18 luglio.

SALVI. Certo, questo sarebbe un elemento importante. Noi abbiamo chiesto questi documenti ma poi è da verificare cosa contengono, perché potrebbero dimostrare elementi diversi. Certamente, una risposta degli Stati Uniti su questo punto consentirebbe di eliminare un problema. I documenti, quindi, sono stati richiesti ma non è stato possibile ottenerli.

MANCA. Indubbiamente, a questo proposito, c'è da sottolineare il fatto che non sarebbe tipico delle menti che complottano, menti contorte, deviare le indagini e nello stesso tempo sapere che in una determinata zona c'è un aereo e mantenerlo lì per più di 20 giorni con il grave pericolo che tutto il complotto salti in aria a causa di qualcuno che in va in cerca di funghi, un cacciatore, o altro.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Taradash, vorrei avere un chiarimento su un punto in particolare. E’ stato fatto riferimento ad un "diffondersi di voci". Ritengo che faccia parte dell'esperienza di tutti gli appartenenti ai ceti acculturati italiani essere stati informati, nella seconda metà degli anni '80, incontrando persone che si dicevano conoscitori delle vicende, del fatto che c'era stato un duello aereo e che l'aereo era stato abbattuto. Ritengo che l'archivio Cogliandro è una fotografia di tutto il tam tam che vibra su questa vicenda. Secondo voi questo nasce dal fatto che questa situazione di allarme sia stata percepita da un numero di persone tale che naturalmente questo non era un segreto che poteva essere mantenuto? Oppure può esservi stato qualche messaggio; ad esempio, chi è che ha telefonato a Purgatori? L'impressione è che se fosse successo qualcosa che scartava dalla verità ufficiale la voce si sarebbe diffusa immediatamente e immediatamente percepita, utilizzata e manipolata dall'opinione pubblica. Avete un'idea su come si sono susseguiti i fatti?

SALVI. C'è un dato che nasce dal fatto che a cominciare dal giorno dopo si parla proprio di questo. Quella famosa telefonata sicuramente trae origine dal fatto che - come poi abbiamo appreso molto tempo dopo - nella sala controllo c'è stata una grande agitazione intorno a questo, si è verificata una riduzione dei dati, si sono susseguite diverse telefonate e si è proceduto alla ricerca della portaerei.

PRESIDENTE. La diffusione delle voci è però una prova del fatto che lo stato di allarme esisteva.

SALVI. Inoltre, una questione su cui si è discusso molto è stata quella relativa al fatto che il generale Rana o Davanzali avessero un interesse particolare nell'affermare la vicenda del missile. Credo che queste indagini, la scoperta del bigliettino sequestrato in quell'abitazione, la ricostruzione del lavoro di Russo e dei rapporti con Mosti, la comunicazione immediata, cioè prima del 3 luglio, di queste informazioni relative ai punti -17 e -12 e alla presenza del secondo aereo, ai due esperti americani, sono tutti elementi che, in qualche modo, fanno giustizia di quei sospetti. Effettivamente, Rana che era il presidente del Rai, il Registro Aeronautico, era stato informato della presenza di questi dati dalla persona istituzionalmente all'interno della Commissione, o dall'ingegner Fiorini che era in contatto con Mosti e con Ruscio; questi dati inoltre erano stati messi a conoscenza dei tecnici americani. Si può fare della dietrologia ma rimaniamo fermi su questo dato di fatto: la sera avvengono tutti questi episodi cui abbiamo parlato e fino al 3 luglio tutti gli esperti che esaminano le tracce concordemente affermano che c'era un secondo aereo. Pertanto queste informazioni, come accade in tutti gli ambienti, hanno cominciato a circolare all'esterno. E’ possibile anche che ci siano altre interpretazioni.

PRESIDENTE. Il problema è che una situazione di allarme che si diffonde tra 5 persone resta segreta. Diversamente no.

SALVI. Nel bene e nel male va anche considerato che in quel periodo i controllori volevano diventare civili; è anche possibile che qualcuno abbia volontariamente soffiato sul fuoco dell'incidente per determinare la smilitarizzazione ma questa ipotesi è contraddetta da ciò che è stato accertato documentalmente sulla veridicità. Pertanto, ci siamo anche posti il dubbio che sia stata creata tutta questa confusione proprio dai controllori perché in quel periodo intendevano smilitarizzarsi e che da qui si sia poi generato tutto il pasticcio successivo. I dati documentali e in genere i dati probatori che abbiamo raccolto smentiscono questa ipotesi.

PRESIDENTE. Un ultimo chiarimento. Il segreto sovranazionale cui non avete voluto accedere a titolo personale, e ne comprendo le ragioni, riguardava i tracciati radar?

SALVI. Riguardava quello che poi la NATO ha fatto dopo. Una via esplorata fu quella relativa alla possibilità di leggere questi documenti direttamente, anche se il problema era che una volta venuti a conoscenza di elementi magari determinanti non si aveva poi la possibilità di utilizzarli. Quindi tale conoscenza si è avuta tramite la NATO attraverso questo meccanismo di lettura, nel senso che nessuno dei nostri esperti ha avuto la possibilità...

PRESIDENTE. Quindi non vi è stata data la possibilità di accedere ad informazioni che avrebbero potuto evidenziare catene di fedeltà diverse.

SALVI. No. Su quelle, per quanto ne so, non è stato opposto il segreto, nel senso che anche d'autorità abbiamo indagato un po' ovunque. Non ci siamo limitati a ricevere i documenti che ci venivano dati, ma abbiamo svolto un lavoro anche sgradevole che ha comportato la perquisizione di uffici e di persone per bene. Quando si lavora in un ambiente che non è quello della criminalità è sempre sgradevole porre in essere questo genere di comportamenti. Questo tuttavia qualche volta ha dato dei risultati positivi, come nel sequestro di agende e altre carte o addirittura nel sequestro del materiale relativo al generale Cogliandro. Abbiamo cercato di ricostruire le catene di fedeltà attraverso documenti che o spontaneamente o a seguito del nostro lavoro sono stati trovati negli uffici. Molto spesso, infatti, la documentazione esibita era incompleta e abbiamo potuto ricomporla attraverso qualche riferimento interno; abbiamo cioè capito che esisteva un documento presupposto che non era stato esibito oppure che necessariamente doveva esservi un'altra pratica che vi si ricollegava e che non era stata consegnata. Ricordo la perquisizione svolta al centro di controspionaggio del SISMI a Firenze dove trovammo materiale interessante anche per Bologna, poi utilizzato anche in relazione ai rapporti tra Mannucci Benincasa e il perito che aveva esaminato l'esplosivo di Bologna.

MANCA. Volevo avere una precisazione. Lei ha detto che l'Aeronautica in realtà vi ha dato l'opportunità di leggere la situazione dei tracciati aerei di quella sera senza però darvi la possibilità di utilizzare quelle informazioni. Volevo sapere se voi, quando il presidente Pellegrino e i due vice presidenti di questa Commissione andarono da Prodi per chiedere un interessamento presso la NATO, già eravate a conoscenza in forma privata della situazione.

SALVI. Le ho già detto che noi non abbiamo accettato questo meccanismo.

MANCA. Sì ma in privato già conoscevate la situazione.

SALVI. Scusi ma non so a cosa lei si riferisca.

PRESIDENTE. Quando è avvenuta questa collaborazione con la NATO che vi ha consentito di prendere conoscenza di certi fatti?

SALVI. Tale collaborazione non era risolutiva. Comunque non so dirle quando è avvenuta e onestamente non so quando voi siate andati dal Presidente del Consiglio Prodi.

PRESIDENTE. Ci siamo recati dal Presidente del Consiglio Prodi nell'estate del 1997.

ROSELLI. La NATO ha depositato le sue relazioni nel giugno 1997.

MANCA. Sì, ma prima l'Aeronautica vi aveva dato la possibilità di seguire un metodo che voi non potevate accettare.

TARADASH. Lo scenario internazionale di cui si è parlato stasera credo che sia di grande interesse storico-politico, ma per noi potrebbe esserlo soltanto nel caso in cui nella vostra requisitoria fosse stata mantenuta come ipotesi possibile quella del missile. Infatti, se viene meno tale ipotesi sapere quanti aerei circolavano quella sera sui cieli d'Italia, di che nazionalità fossero e perché si trovassero lì, risulta poco interessante ai fini della nostra inchiesta. Si tratterebbe di altri interessi che non attengono strettamente ai nostri lavori. Ad esempio non so in questo momento quanti aerei della NATO stiano sorvolando i cieli d'Italia. Non so se quella sera erano tanti o pochi, sicuramente sappiamo che esisteva una situazione di crisi internazionale con la Libia (Gheddafi continua a ripetere che lo volevano uccidere). Sappiamo che qualche giorno dopo si sarebbe verificato un tentativo di colpo di Stato in Libia e quindi è possibile che vi fosse uno stato di allerta generale con molte navi e portaerei in circolazione. Ma tutto questo non ha nessun rilievo se l'ipotesi del missile cade, e leggendo la vostra requisitoria tale ipotesi viene assolutamente esclusa. Non c'è alcuna ragione al mondo per ritenere che vi sia stato un missile. C'è scritto molto chiaramente che "L'esplosione all'interno dell'aereo, in zona non determinabile, di un ordigno è dunque la causa della perdita del DC9 per la quale sono stati individuati maggiori elementi e riscontri". Certamente invece non vi sono prove dell'impatto di un missile o di una sua testata e, d'altra parte, l'analisi del relitto - che credo sia cosa abbastanza significativa in un incidente aereo - porta ad escludere tassativamente (tutti i periti lo hanno escluso) che l'ipotesi di un missile sia probabile. Voi avanzate un'ipotesi alternativa a quella della bomba perché sostenete - divergendo in questo dal parere del collegio peritale - che vi sono elementi contraddittori rispetto alla collocazione della bomba laddove si sarebbe supposta, ossia nella toilette. L'altra ipotesi che avanzate è quella di una "quasi collisione", ossia di un aereo che si sia "mascherato" dietro l'aereo dell'Itavia e che in modo molto singolare, anzi unico nella storia dell'aviazione, avrebbe avuto questa "quasi collisione" facendo saltare tutti gli elementi coordinati dell'aereo stesso senza però toccarlo e provocandone la caduta. Poi cercate delle ragioni logiche. Una volta verificato che dal punto di vista tecnico non esiste alcuna prova dell'esistenza di questo aereo, perché voi stessi scrivete che nessun elemento radar fa supporre la sua esistenza, andate alla ricerca di prove logiche e analizzate la situazione libica. Tuttavia anche da questo punto di vista affermate che non sono stati raccolti elementi probatori sulla possibilità di ricondurre l'abbattimento dell'aereo Itavia ad un'azione libica o ad un'azione finalizzata ad eliminare il leader libico. Quindi, dal punto di vista tecnico i radar non danno nessun elemento per ritenere che vi fosse un altro aereo. Dal punto di vista logico e storico voi non potete arrivare ad alcuna conclusione. Allora, vorrei porvi una domanda tecnica: ammesso che fino al momento dell'abbattimento l'aereo si fosse nascosto dietro a quello caduto, dopo l'abbattimento è possibile che nessun radar abbia individuato tracce dell'aereo sopravvissuto alla mancata collisione? E’ tecnicamente possibile che nessun radar, una volta che si è liberato il campo dall'aereo precipitato, riesca ad individuare l'eventuale aereo che avrebbe procurato la caduta dello stesso?

Ho apprezzato molto la requisitoria ed anche la discussione che si è svolta fino ad oggi. Tuttavia, di fronte all'assoluta certezza che non è stato un missile, di fronte all'alta improbabilità che si sia trattato di un aereo e di una quasi collisione (alta improbabilità dal punto di vista statistico, perché nella storia degli incidenti aerei non c'è un fatto analogo a questo), di fronte al fatto che non si è arrivati a poter determinare in nessun modo che, sia pure all'interno di quella situazione di tensione, sia stato un aereo a provocare la caduta del DC9 Itavia, allora mi pare che, fatte salve tutte le controindicazioni, certamente l'ipotesi che resta e che voi stessi indicate come la più probabile è quella dell'esplosione interna. Ho letto con interesse la relazione svolta dal perito inglese Taylor al convegno dell'Aeronautica della scorsa settimana. Egli continua a sostenere con assoluta convinzione che si sia trattato di un'esplosione interna e parla di una convinzione che era estesa a tutto il collegio peritale. Anche Taylor esclude, sulla base di fatti e di valutazioni logiche, le altre due ipotesi.

Per quale motivo avete ritenuto di non poter fare, alla fine, una scelta più chiara in direzione della bomba? Di fronte ad un aereo che cade, escluso il cedimento strutturale, esclusa l'esistenza di una guerra in corso intorno all'aereo (infatti non c'è nessun elemento che porta a fare questa affermazione e i radar, nonostante le loro anomalie, non indicano la presenza di un solo aereo), alla fine voi mettete sullo stesso piano la bomba e la quasi collisione. Ecco, francamente non riesco a capire, da un punto di vista logico, come e sulla base di quali elementi possiate lasciare aperta la requisitoria, dal momento che la lettura di questa condurrebbe a sposare la tesi della bomba, dato che tutti gli elementi acquisiti, tranne quelli contraddittori, portano a dire che si è verificata un'esplosione. Voi parlate di un insanabile contrasto interno davanti alla tesi dell'esplosione, però gli elementi per dimostrarla ci sono, mentre non ci sono elementi sulla presenza di un altro aereo e ci sono invece tutti gli elementi che escludono il missile. Quindi, dal punto di vista logico forse la requisitoria avrebbe dovuto compiere una scelta più precisa in una direzione. Comunque, apprezzo anche il fatto che i magistrati ritengano di affermare che non hanno raggiunto una soluzione certa. Secondo me, il fatto che l'indagine sia costata 300 miliardi non è un elemento negativo: l'indagine costa quanto costa e servono tanti anni quanti ne sono necessari. Meglio che si arrivi a dire che non vi è alcuna certezza piuttosto che affermare delle certezze che portano poi a soluzioni sbagliate. Pertanto, da questo punto di vista sono assolutamente d'accordo sulla metodologia che avete seguito. Tuttavia, proprio in seguito alla lettura del vostro documento, non riesco a convincermi che non fosse possibile una scelta più precisa.

Sempre leggendo la relazione di Taylor ed anche altri documenti, vi chiedo una vostra valutazione sui periodi precedenti alla vostra inchiesta. Taylor lamenta il fatto che l'aver ritenuto come ipotesi decisamente vincente, sul piano della probabilità, l'abbattimento dell'aereo da parte del missile ha portato a tutta una serie di errori nell'accertamento della verità, perché le ricerche del relitto sono state condotte in una zona diversa da quella che sarebbe stata invece utile ad accreditare o smentire subito l'una o l'altra tesi. Quindi, c'è stata una convinzione generale sulla tesi del missile che ha ritardato enormemente la possibilità di acquisire la verità. A tale proposito ci sono valutazioni politiche che ciascuno di noi può fare. Personalmente, ho la convinzione che la tesi del missile facesse gioco nel quadro dello scontro politico nazionale a chi riteneva che fosse utile aprire una questione anti NATO nel nostro paese e credo che all'interno di questa logica molti errori siano stati compiuti e molti ritardi, di conseguenza, ne siano derivati. Ma, al di là delle valutazioni politiche, che faremo successivamente in altra sede, la domanda riguarda la seconda questione, cioè i vari depistaggi. Forse, in realtà, non si dovrebbe parlare di depistaggio, poiché non c'era una pista precisa. L'accusa che rivolgete all'Aeronautica è quella di aver nascosto informazioni e fatto confusione appositamente, nel timore che la NATO fosse responsabile dell'incidente. Ciò che non riesco a comprendere, però, è l'accusa di fondo che porta all'alto tradimento. Era l'Aeronautica (sono in disaccordo con chi si riferisce ad alcuni ufficiali o generali, perché in realtà è l'istituzione aeronautica ad essere coinvolta e per questo motivo oggi ho chiesto l'audizione del suo attuale Capo di stato maggiore) che si poneva come barriera o filtro tra il potere politico e la verità del fatto. Mi riesce difficile comprendere ed accettare che un'Arma possa fare tutto questo, nonostante che il mondo politico fosse molto interessato a ciò che stava succedendo. La crisi libica nasceva dopo che per anni ed anni un settore importante del mondo politico italiano era stato alleato della Libia, la quale a sua volta aveva fatto investimenti a non finire nel nostro paese (addirittura nel 1976 era entrata nel capitale della Fiat con una presenza molto importante: c'era stato tutto un interscambio commerciale e militare tra Italia e Libia. Gli Stati Uniti, pur con le contraddizioni del presidente Carter e di suo fratello, avevano assunto un atteggiamento fortemente contrastante con la Libia. Altri paesi europei, come la Francia, erano stati in dura contrapposizione, con la Libia. Il governo italiano, per giunta, proprio nel periodo dell'abbattimento dell'aereo, aveva stretto un rapporto con Malta che andava in direzione diametralmente opposta e conflittuale rispetto agli interessi della Libia). Allora, è mai possibile che l'Aeronautica possa sottrarsi ad una verifica del mondo politico in una situazione come questa? Francamente, ritengo che ciò sia incredibile. Poi, analizzeremo in modo più approfondito le responsabilità rispetto a nascondimenti, depistaggi - se vogliamo chiamarli in questo modo - e confusioni: è compito specifico della nostra Commissione. Però, sinceramente mi riesce difficile comprendere la tesi di fondo dell'alto tradimento, in base a cui un'intera Arma possa sottrarsi al controllo politico in un frangente come quello. Pertanto, vorrei sapere se avete fatto una valutazione anche rispetto a questa ipotesi, cioè quella fondamentale dell'inganno che l'Aeronautica avrebbe compiuto nei confronti dei Ministri e dei Governi. Francamente, se Ministri e Governi si sono fatti ingannare, secondo me era solo perché volevano farsi ingannare e quindi vi era una complicità semmai di alto tradimento, se alto tradimento mai vi è stato.

Un'ultima domanda riguarda il MIG caduto ufficialmente il 18 luglio. Anche a questo proposito, vi sono dei testimoni che vedono l'aereo volare e che sentono il botto. Ebbene - questo elemento non mi è chiaro e quindi vorrei un chiarimento al riguardo - tutti dicono che il corpo del pilota era in decomposizione, mi domando se c'è una giustificazione tecnica a tale fatto perché non riesco a capire come mai, se un aereo cade alle ore 11 del mattino e poi viene trovato alle ore 17, il corpo del pilota possa essere in decomposizione. Questo elemento risponde a verità o no? Certo, se il corpo era in decomposizione questo è un dato sufficiente a ritenere che l'aereo non sia caduto il 18 luglio; che poi sia caduto il 14 luglio è del tutto irrilevante per la nostra vicenda, se invece fosse caduto il 27 giugno, allora l'altra ipotesi, non suffragata al momento da verifiche tecniche né da elementi logicamente comprovabili, riprenderebbe forza. Vi chiedo quindi se sia possibile o meno retrodatare questo evento fino al giorno della caduta dell'aereo dell'Itavia.

SALVI. Mi scusi, onorevole Taradash, se le faccio io una domanda in apertura. Perché lei parla di 300 miliardi spesi per questa indagine?

TARADASH. L'ho sentito dire.

SALVI. Siccome le voci girano e poi magari ci troviamo domani i giornali che titolano "300 miliardi spesi per Ustica", vorrei chiarire la questione. Quando la volta precedente in questa Commissione è stato affermato che si erano spesi 300 miliardi - ed era la prima volta che sentivo fare una simile affermazione - io ho detto di non conoscere l'entità esatta della spesa, ma di poter affermare che ritengo sia inferiore a quella che ha speso Starr per fare le sue indagini su Monica Lewinsky in un anno. Tale cifra - se sono vere le notizie di stampa e se anche lì non sono state gonfiate - approssimativamente dovrebbe aggirarsi intorno ai 50 miliardi, quindi, una cifra molto diversa da quella che lei ha indicato.

TARADASH. Come ho detto, non è questo il problema.

SALVI. Certo, però mi pare importante non lasciare traccia di cose che non corrispondono al vero, almeno per quanto mi risulta. Inoltre, se anche fosse così, condividerei comunque la spesa perché si è trattato di un'indagine estremamente impegnativa, che ha richiesto ben tre campagne di recupero a 3400 metri, che altre nazioni, in casi analoghi, hanno ritenuto di non poter fare per profondità molto inferiori. Ad esempio, mi sembra che gli Stati Uniti ritennero di non poter affrontare il costo del recupero di un aereo caduto ad una profondità di poco superiore ai 1000 metri. Quindi, in questo condivido quello che lei ha detto, però, per quanto riguarda la questione del depistaggio, posso dire che noi ci siamo posti il problema da lei sollevato, ma non ce lo siamo posto soltanto adesso bensì ce lo ponemmo sin dal primo momento in cui formulammo l'ipotesi - se non ricordo male nel dicembre 1991 - e indicammo appunto che la prospettazione di quello che era successo, cioè la possibilità di scoprire cosa fosse effettivamente successo, avrebbe condizionato largamente, ma non in maniera definitiva, la possibilità di ritenere sussistente l'ipotesi che noi avanzavamo.

Noi siamo partiti in realtà da un punto, che è il punto centrale delle nostre perplessità anche a proposito della ricostruzione dell'evento, e cioè che, in realtà, vi sono dei dati radaristici che invece, a prima vista sembrano indicare con assoluta precisione la presenza di un aereo che interferisce con la rotta del DC9 esattamente nel momento in cui si verifica la perdita del mezzo. Noi quindi abbiamo lavorato su questo e abbiamo accertato - o almeno riteniamo di averlo accertato, aspetteremo il dibattimento per verificare se questa nostra ipotesi regge alla verifica dei fatti - che nella sala di controllo di Ciampino, già la sera del 27 giugno, vi fosse questa convinzione.

Abbiamo poi fatto tutto quello che è stato detto e che non ripeto, accertamenti relativi alle attività successive nell'ambiente dell'Aeronautica militare, finalizzate a verificare tale ipotesi. Abbiamo anche cercato di ricostruire il canale di tramite di questa informazione verso l'autorità politica. Infatti, noi riteniamo che se questa informazione c'è stata non compete a noi ipotizzarla, cioè non siamo noi che dobbiamo utilizzare la logica del "non poteva non sapere"; devono essere coloro che hanno fornito tale informazione a dirci dove, come e quando l'hanno fornita. Ora, nessuna delle persone che è stata interessata da questa vicenda ci ha comunicato di aver fornito tale informazione, anzi lo hanno espressamente escluso. Abbiamo ricercato i documenti, non li abbiamo trovati; anzi, abbiamo trovato documenti da cui risulta che questa informazione non solo non fu data, ma ne fu data una diversa. Abbiamo ancora trovato documenti da cui risulta che, in realtà, quando questa informazione comunque filtrò verso l'autorità politica - e mi riferisco ancora alla vicenda del generale Rana - immediatamente i canali informativi furono chiusi, con quell'attivismo che noi individuiamo alla fine di luglio e ai primi di agosto del 1980 e che riteniamo essere collegato al fatto che comincia a filtrare tale informazione.

Quindi, onorevole Taradash, è possibile che noi abbiamo errato nella nostra impostazione, che è l'impostazione dell'accusa, però non l'abbiamo fondata su valutazioni di carattere probabilistico o per altro verso di quello che generalmente avviene negli apparati militari e politici; l'abbiamo fondata su quelli che riteniamo essere solidi elementi di prova, che sottoponiamo innanzi tutto al giudizio del giudice istruttore. Ad esempio, per quanto riguarda la vicenda Dettori, è stato così difficile arrivare a conoscerla perché dai documenti non riusciamo a capire Dettori dove stava e cosa faceva; come pure, non riusciamo a capire chi fosse presente quel giorno: ci vengono detti nomi diversi a seconda del momento in cui vengono fatte le richieste. Ho già detto la volta scorsa che per riuscire ad ottenere l'elenco effettivo delle persone in servizio la sera del 27 giugno, abbiamo dovuto trovare addirittura il pagamento del premio per il caffè per chi faceva il turno di notte perché tutti gli altri documenti erano stati soppressi, addirittura nella pagina del 27 giugno. Certo, mi rendo conto che questa ipotesi è sproporzionata rispetto a quello che abbiamo accertato, ma questo fa parte del movente e il movente è qualcosa che verificheremo, ma che poi non è indispensabile per noi accertare. Noi non possiamo entrare nella testa delle persone per capire per quale ragione hanno posto in essere determinate condotte; quello che noi sappiamo è che tali condotte sono così. Se abbiamo sbagliato, qualcuno ci dirà che non è così, però, fino a questo momento, non siamo stati ancora smentiti da nessuno, compresi coloro che abbiamo interrogato.

Dicevo che il punto importante è quello relativo a -17, -12 perché, con qualche precisazione, credo che lei abbia fatto una sintesi molto precisa delle nostre convinzioni relative alla causa della perdita del DC9. Le precisazioni riguardano innanzi tutto il fatto che non è esatto che siamo stati noi ad ipotizzare la quasi collisione. Questa ipotesi è stata formulata da due valenti studiosi, Casarosa e Held; il primo è un grande esperto di questioni aeronautiche, il secondo è unanimemente riconosciuto come una persona di grande esperienza, è un tecnico tedesco del tutto al di fuori delle nostre problematiche. Loro hanno cercato in qualche maniera di risolvere un problema che c'è e che non possiamo far finta di non vedere. Il problema, ancora una volta, non lo abbiamo posto noi ma lo stesso collegio peritale di cui fa parte anche il signor Taylor, quando il collegio peritale Santini-Misiti, non altri collegi e nemmeno noi, ha escluso, uno per uno, tutti gli elementi di prova che erano stati ritenuti indicativi della presenza di una bomba a bordo di un aereo, ritenendoli tra di loro contraddittori e in molti casi anche in sé inconsistenti. Addirittura, lei lo ricorderà perché ho visto che ha letto con molta attenzione il nostro lavoro, noi in qualche modo siamo più cauti rispetto al collegio Misiti-Santini sulla critica a quegli elementi; cioè noi riteniamo che ve ne siano alcuni che, ad esempio, di per se sono indicativi di un'esplosione e, in particolare, potrebbero esserlo di un'esplosione a bordo. E’ invece il collegio Santini che va oltre quello che noi abbiamo ritenuto dicendo che non è così. Quindi, le cose sono un po' più articolate, perché il collegio Santini ritiene questi elementi tutti inconsistenti, noi riteniamo che invece alcuni di questi abbiamo una loro dignità. Siamo però del parere che anche qui effettivamente siano tra loro difficilmente compatibili.

Cosa fa a questo punto il collegio Santini e, in particolare, Taylor? Ipotizza che l'esplosione sia avvenuta all'interno della toilette con un esame delle deformazioni patite dall'aereo. Noi già nel 1994 segnalammo che non ritenevamo che le osservazioni del collegio Santini fossero adeguate. Chiedemmo con più di venti quesiti posti al giudice istruttore, che poi li formulò ai periti, di spiegarci questi che a nostro parere sono problemi reali. Il collegio peritale a mio parere non lo ha saputo fare, perché si è limitato a trasformare quelle che erano espressioni dubitative; ad esempio "può essere consistente con", espressione che abbiamo capito poi si traduce in "può essere compatibile con", in "è compatibile". Io non credo che questa sia una risposta esauriente ai nostri quesiti; invece Casarosa ed Held fornirono risposte molto più articolate, però nemmeno queste ci hanno convinto. Per risolvere allora questa difficoltà, che è reale e che non ci siamo inventati noi, Casarosa ed Held hanno ipotizzato quella che lei afferma giustamente essere un'ipotesi molto difficile da realizzarsi, cioè quella della quasi collisione, ed hanno fornito una serie di elementi e di valutazioni in tal senso. Le faccio però presente che è vero che questo collegio ha concluso unanimemente, ma con le perplessità di Casarosa ed Held, nella direzione dell'esplosione interna, ma tutti gli altri collegi peritali, compreso quello con competenze specifiche in materia esplosivistica, hanno invece concluso escludendo la possibilità di un'esplosione interna. Noi ci siamo trovati di fronte ad una situazione probatoria relativa a tutti i collegi peritali "serventi". Il collegio chimico ha indicato la correttezza delle individuazioni del TNT-T4 ma su posizioni all'interno dell'aereo incompatibili rispetto alla possibilità dell'esplosione di un unico ordigno. Il collegio frattografico ha esaminato tutto ciò che è stato chiamato ad approfondire ed ha escluso che vi sia su qualunque elemento del DC9 traccia di un'esposizione ad un'esplosione, ivi compresi gli elementi strutturali che invece sono considerati dal collegio peritale come direttamente esposti all'esplosione, lo stesso ha fatto il collegio esplosivistico. Addirittura sono stati fatti degli esperimenti sia con dei calcoli all'elaboratore, quindi con la ricostruzione all'elaboratore del possibile scenario, sia addirittura facendo esplodere una toilette di DC9 e in tutti questi casi si è avuta una risposta negativa, cioè non è possibile corroborare l'ipotesi del collegio tecnico. Di fronte a questa situazione noi abbiamo allora cercato di vedere se i dati esterni potessero fornire altre informazioni ed abbiamo espressamente indicato che noi ritenevamo i dati radaristici di uguale dignità rispetto a quelli ricavabili dal reperto.

Vorrei fare un'ultima considerazione su Taylor. Non ho letto la relazione Taylor però conosco l'osservazione critica da lui fatta anche a noi sulla questione relativa alle ricerche effettuate in un luogo sbagliato. Questo forse è possibile per quanto riguarda la prima serie di ricerche, anche se ciò ha però portato ad un risultato anche quello straordinario, perché poi hanno trovato i pezzi dell'aereo. Quindi non credo che poi sia stata fatta così male. Per quanto riguarda però le due campagne successive, queste sono state effettuate tutte sulla base delle indicazioni fornite dal collegio peritale, in particolare del lavoro svolto da Protheroe e Taylor. L'unico punto di dissenso, lo dico con molta chiarezza, si è verificato quando vi è stata la richiesta di proseguire una terza campagna di ricerche in un punto ancora diverso da quello ricercato fino a quel momento per verificare una modifica delle ipotesi. Il nostro ufficio ha espresso un parere negativo all'epoca sia perché le indagini sembravano ormai arrivate alla scadenza - poi furono prorogate - sia perché, essendosi recuperata una parte così consistente dell'aereo, non ci sembrò che fossero state fornite informazioni sufficienti per ritenere che valesse la pena di spendere altri 10-15 miliardi in una campagna di ricerca sottomarina. Pertanto, credo che il lavoro che è stato fatto quanto meno con il collegio peritale Santini in nessuna maniera sia stato condizionato dall'ipotesi del missile, così come credo nemmeno il nostro lavoro. Ciò perché già dal 1990 uno dei primi atti che facemmo immediatamente fu quello di ricercare collegamenti con Bologna proprio sotto il profilo di una possibile ipotesi di esplosione interna.

Dicevo che i punti "-17" e "-12" rimangono a mio parere ancora adesso senza una spiegazione plausibile. A seguito dell'interpretazione che noi diamo degli esperimenti fatti dalla commissione Pratis ci confermiamo ancora di più nella possibilità che si tratti di ritorni reali. Così come riteniamo che non tutti i punti successivi all'esplosione dell'aereo - esplosione non in senso che ci fosse l'esplosivo, ma perché l'aereo si è destrutturato in volo molto rapidamente -, cioè successivi al punto "0", siano interpretabili come prodotti dai frammenti dell'aereo. Può essere che abbiamo sbagliato, però abbiamo dato un'accurata spiegazione del perché non lo riteniamo. Ci troviamo allora non di fronte ad un'ipotesi più probabile, da una parte, e al nulla, dall'altra parte, ma ad una posizione che non abbiamo ragione di "rimangiarci". Noi ribadiamo che sul relitto non vi sia a nostro parere alcun segno dell'esplosione di un missile, né direttamente, né indirettamente. Riteniamo che non sia stata fornita nessuna spiegazione soddisfacente dei punti -17 e -12, perché entrambi questi ultimi sono tali da indicare la presenza di un altro aereo che attraversa la rotta del DC9 ma non collide con esso e che determina i punti successivi in corrispondenza del serbatoio, e così via; e non ritorno su questo argomento. E questo aereo, indicato dai punti -17 e -12, sarebbe diverso da quello che i consulenti di parte civile ritengono essere l'aereo di sotto e che sarebbe quello compatibile con la quasi collisione. Noi riteniamo che di questo secondo aereo non vi siano elementi di prova che possano convincere, anche se prendiamo atto che la traccia del DC9 è molto tormentata, come non se ne vedono altre, con moltissime anomalie non tutte spiegabili, e anche quelle spiegabili lo sono soltanto tirando oltre il consentito i parametri che in premessa si erano fissati.

Allora, la conclusione di tutto questo è che queste due serie di elementi di prova, a nostro parere entrambe di grande forza, sono in contrasto fra di loro. Se noi riuscissimo, oppure qualcun altro, ad affermare con certezza che per esempio vi è stata una bomba all'interno dell'aereo, indubbiamente la conclusione dovrebbe essere la seguente: si è verificata per disgrazia una di quelle terribili coincidenze della vita per la quale nel momento esatto in cui l'aereo è esploso per una bomba interna, sulla sua sinistra si è determinata la presenza di due anomalie non giustificabili dal funzionamento del radar, che hanno poi determinato una serie di altre anomalie successive. Questo è possibile perché ne abbiamo viste tante. Il presidente Pellegrino, che ha una certa esperienza giudiziaria, sa bene - credo che noi lo abbiamo anche scritto - che la strada degli errori giudiziari è lastricata dalle coincidenze. Dovremmo dire che vi è questa terribile coincidenza e che essa ha innescato tutto questo meccanismo di cui parlavamo prima. Però, prima di poter affermare che si tratta di una coincidenza, in questo caso dobbiamo avere l'assoluta certezza che invece non si tratti di un fatto vero e reale. E questo - lo ripeto - noi non lo affermiamo. Non abbiamo mai affermato - anzi, casomai abbiamo affermato il contrario - che quei dati radar non siano un punto importante.

Un'ultima osservazione e ho terminato. Non è neanche esatto che non vi sia traccia della prosecuzione, perché ci sono alcuni punti che possono anche essere successivi.

PRESIDENTE. Questo ce l'ha già detto.

SALVI. Scusate se sono stato molto lungo, ma ho cercato di essere esauriente.

TARADASH. Vorrei fare una precisazione su questo punto, perché nella requisitoria che ho letto si afferma: "I dati radar non consentono di affermare che uno o più aerei abbiano interferito con il volo del DC9". Subito dopo si afferma che si possono ricavare elementi indizianti, ma mi pare che lei, dottor Salvi, oggi abbia detto una cosa diversa. Lei oggi ha detto che se vi è stata una bomba, certamente si è verificata una coincidenza singolare. Però, leggo nella requisitoria: "Non è possibile affermare la presenza di uno o più aerei che volano in prossimità del DC9 che sono da questi occultati alla vista dei radar militari e civili".

SALVI. Ciò riguarda l'aereo sotto.

TARADASH. Qui c'è scritto: "I dati radar non consentono di affermare che uno o più aerei abbiano interferito con il volo del DC9". Se per interferenza si intende solo l'aereo sotto benissimo, ma se si intende anche un altro aereo è diverso.

PRESIDENTE. Dell'ipotesi della quasi collisione, quindi dell'aereo che stava sotto.

SALVI. Mi può dire a che pagina sta leggendo?

TARADASH. A pagina 336 della requisitoria. (commenti della senatrice Bonfietti). Io non gli voglio far dire nulla, vorrei solo una spiegazione rispetto ad una frase. Tutto qui e mi pare che ciò sia legittimo. Poi vorrei avere un'ulteriore informazione su questi dati di prosecuzione, perché penso che un aereo, se bene o male c'è, prima o poi si vede.

SALVI. Ciò che lei ha letto riguarda l'interpretazione dei plots, che riguardano le cosiddette "tracce PR". Non è la conclusione definitiva su questo. Tenga presente che noi abbiamo fatto man mano tutta una serie di passaggi; questa riguarda l'ipotesi che vi siano aerei sia sotto sia prima; in altre parole, le tracce PR si riferivano sostanzialmente alle PR4, PR7 e PR8. Si tratta di una conclusione provvisoria relativa a quel punto.

PRESIDENTE. Mi scusi, dottor Salvi, per l'utilità del dibattito ma anche per l'utilità dei lavori successivi della Commissione, vorrei fare, onorevole Taradash, un commento partendo dalla premessa.

Nel mio modo di ragionare l'ipotesi bomba è più grave dell'ipotesi missile, perché se fosse stato un missile con ogni probabilità si sarebbe trattato di un incidente mentre invece se fosse stata una bomba vi è una o più persone che hanno deliberatamente deciso di ucciderne altre 81. Detto questo, dobbiamo stare attenti a non scontare il difetto dell'appiattimento temporale. Ammettiamo pure che ripescato per intero il relitto si fosse raggiunta la certezza - ma abbiamo visto che non è stata raggiunta - che fosse stata una bomba: questo è quello che noi sappiamo oggi, dopo che il relitto è stato ripescato e si sono fatte perizie su perizie.Il problema è che cosa si sapeva la sera del 27 giugno 1980. E allora, sulla base dell'immediata percezione dei dati radaristici, ancora una volta come elemento grezzo di prima impressione e non come il risultato di analisi estremamente sofisticate sui nastri radaristici, l'ipotesi dell'accusa è che quello abbia determinato una situazione di allarme, che la situazione di allarme diventava rilevante nello scenario internazionale del cielo - e quindi torna a essere rilevante tale scenario - e che quello abbia determinato una serie di condotte. Quindi, a questo punto cosa è veramente successo è quasi un fatto che si neutralizza ai fini di questa imputazione. Non si può far derivare dal fatto che siccome non c'è stato il missile non ci sono state le condotte, perché questo presupporrebbe che vi fosse stata in quel momento la certezza, la conoscenza di tutte le cose che noi conosciamo oggi, che non erano quelle che si conosceva il 27 giugno 1980.

TARADASH. Se aveste avuto la bontà di ascoltarmi, io questo l'avevo capito e avevo posto un altro problema: una questione politica di fondo.

PRESIDENTE. Mi faccia finire. Se avessimo la certezza che fosse stata la bomba, questo finirebbe per essere il più grosso depistaggio della storia, perché addirittura dopo tanti anni non avremmo neanche una prova che vi è stata una strage e tutto questo anche per effetto di una serie di condotte che hanno determinato quel tam tam che è reale e che non può essere attribuito - ecco perché avevo posto quella domanda in precedenza - ad una malevolenza degli animi, perché quella si è potuta innestare dopo. Si tratta di una situazione che effettivamente ha allarmato una serie di persone e di cui in qualche modo è stata poi percepita l'eco. Questo ha voluto dire che da un certo momento in poi alla bomba non ci ha pensato più nessuno perché tutti abbiamo rivolto la nostra attenzione ad altri scenari, compreso il colonnello Cogliandro che non faceva altro che disegnarne - da quello che ho capito - uno al giorno, perché ogni giorno vi erano aerei diversi. Come ho detto prima questa è poi la fotografia di come si è svolto il dibattito generale su tutta questa vicenda.

SALVI. Se posso, ho trovato il punto in cui chiariamo la questione, cioè a pagina 404 della requisitoria: "Conclusioni che possono trarsi dall'esame congiunto delle indagini tecniche sul relitto e da quelle sui dati radar". Noi concludiamo così: "L'esplosione all'interno dell'aereo, in zona non determinabile di un ordigno è dunque la causa della perdita del DC9 per la quale sono stati individuati i maggiori elementi di riscontro. Certamente invece non vi sono prove dell'impatto di un missile o di una sua testata. Vi sono però elementi, non trascurabili quanto a numero e di forza non minore di quelli indicanti l'esplosione interna, dell'interferenza di uno o più aerei privi di trasponder con la rotta del DC9 in luogo e momento coincidenti con quello dell'incidente. Tali elementi non sono tali da consentire di per sé da escludere quelli contrastanti, che porterebbero a sostenere l'esplosione interna. Essi però, congiunti alla debolezza intrinseca di questi ultimi, danno luogo ad un contrasto di elementi di prova sulle cause del disastro che è - a giudizio dei requirenti - insuperabile".

ROSELLI. Vorrei dare delle brevi risposte in merito al MIG, sul quale aveva chiesto dei chiarimenti l'onorevole Taradash. Sotto certi aspetti il profilo delle coincidenze è veramente paradossale: il luogo dove viene rinvenuto il MIG libico, Castelsilano, è un comune della Sila così piccolo che non c'è neanche l'unità minima di polizia che opera sul nostro territorio, cioè non c'è neanche una stazione dei carabinieri; la stazione vicina di Caccuri in quel momento non è retta neanche da un brigadiere ma dall'appuntato comandante interinale; il primo ufficio giudiziario competente è una pretura così piccola che non ha un pretore titolare ma un vice pretore reggente. Sicché la ricognizione del cadavere viene fatta dal vice pretore, che ovviamente non ha molte competenze in materia, e bisogna ricorrere al medico condotto, che ovviamente non ha specifiche conoscenze di medicina legale. Il verbale è estremamente esiguo, con pochissimi elementi che in qualche modo possono essere indicativi delle stato del cadavere; si parla, sì, di stato di decomposizione che suggerisce l'immediato seppellimento, ma decomposizione non vuol dire necessariamente putrefazione, vuol dire che il cadavere è messo male. Lo Scalise fu sentito più volte, ma non si è potuto addivenire ad elementi più precisi su che cosa si intendesse veramente per questa decomposizione; né elementi più significativi vengono dall'autopsia, fatta comunque cinque giorni dopo, quando per motivi evidenti lo stato di putrefazione viene avanti, perché i periti nominati dalla procura di Crotone, pur validi professionisti, non avevano però – è un difetto un po' di tutta la nostra situazione medica nazionale il fatto che gli anatomopatologhi non sono degli esperti di medicina legale - conoscenze specifiche di medicina legale. Loro stessi hanno ammesso in una deposizione di non essere in grado di poter individuare il livello di età delle larve e conseguentemente da quanto tempo fosse presumibilmente deceduto il pilota. Quello che si può dire è che certo, se si parla di decomposizione, di uno stato del corpo che suggerisce l'imminenza del seppellimento, si può ritenere plausibile che non sia proprio morto il 18. Ma, ripeto, proprio la carenza in quei momenti - e nel momento della ricognizione e, cinque giorni dopo, dell'autopsia - di dati approfonditi di medicina legale rende impossibile, anche con un giudizio ex post "sulle carte", dare una valutazione veramente attendibile sulla data di morte del pilota.

L'altra questione è quella della rilevanza della data di morte. Dice l'onorevole Taradash che possiamo ritenere possibile che l'aereo sia caduto il 14 luglio, ma ciò non ha molta importanza perché ai fini della nostra indagine era importante accertare che era caduto in concomitanza con il DC9. Direi innanzitutto che, se veramente si potrà raggiungere in dibattimento la prova piena che sia caduto il 14 luglio - ripeto, c'è l'ostacolo delle persone che hanno visto l'aereo però nessuna di loro lo ha visto cadere, lo hanno visto solo passare, alcuni anche con un tragitto incompatibile con la versione ufficiale, e poi hanno sentito un botto - questo è un fatto di estrema gravità: cioè che dei soggetti istituzionali - SMA, SISMI - pur conoscendo la caduta effettiva dell'aereo, l'abbiano praticamente celata. Questo per il discorso che faceva anche il collega. Cito comunque testualmente sul punto la requisitoria a pagina 524 - "...è certo che lo SMA (ed anche il SISMI, ... ) pur prospettandosi al suo interno sin dall'immediatezza del rinvenimento del MIG libico i profili problematici e non rassicuranti della vicenda, quanto meno sotto il profilo della reale missione dell'aereo e della possibile connessione con le vicende interne e internazionali di cui si è già detto...., che potevano essere indicativi di operazioni militari occulte o comunque più complesse della versione ufficialmente accreditata non ne danno conoscenza ai vertici politici". In altri termini, ove fosse provata una caduta il 14 luglio, ciò indubbiamente è un qualcosa che, se occultato all'autorità politica, ha una portata estremamente sconvolgente. Il solo fatto che una caduta avvenuta il 14, e non il 18 come ufficialmente accreditato, potesse anche essere in qualche modo ricollegato con il contesto internazionale in cui si colloca la caduta del DC9 è un qualcosa, ripeto, che a mio giudizio non comunicarlo alle autorità politiche è rilevante ai fini dell'articolo 289 del codice penale.

PRESIDENTE. Noi abbiamo le fotografie di tutta la scena e il cadavere è sviscerato. Ora, tenendo presente che era luglio, che stava sulla Sila, che stava esposto ai raggi del sole e che era sviscerato, direi che potesse a un certo punto cominciare a olezzare - dopo alcune ore di esposizione al sole è normale - cioè, che un processo di decomposizione stava iniziando. Ci sono tutti i riscontri - ne ho parlato l'altra volta - che danno l'idea di una scena ricostruita, ma se così è stato il cadavere l'hanno tenuto al fresco, perché anche dopo 4 giorni soltanto il cadavere non si sarebbe trovato in quelle condizioni; non fosse altro perché animali randagi lo avrebbero assalito. Ricordiamoci di Castellari: un cadavere che resta esposto in campagna per 4 giorni non lo ritrovi intatto, soprattutto con lo stomaco e parte delle viscere tutte di fuori. Se è stata spostata la data, effettivamente c'è stata una manovra complessa. Lì, una delle cose che mi aveva colpito è che il cadavere aveva sanguinato pochissimo. Se si guardano quelle fotografie, residui ematici intorno al cadavere praticamente non se ne vedono. L'onorevole Taradash può chiedere agli uffici quelle foto e si renderà conto che quando il medico condotto dice di seppellirlo perché comincia a puzzare non è quello che gli fa pensare che è caduto qualche giorno prima, sono altre le ragioni. Non penso di aver detto cose non inserite in una logica giudiziaria.

MANTICA. Sono d'accordo con quanto ha prima esposto l'onorevole Taradash e risparmio una serie di domande che mi ero preparato e che sono già state poste. Io ho alcuni quesiti da fare che non sono tesi ad un accertamento più puntuale di quanto è la requisitoria dei pubblici ministeri, anche perché per mia sfortuna non sono un giurista quindi non saprei da che parte cominciare; cerco di restare nell'ambito dei poteri di questa Commissione e degli obiettivi che questa Commissione ha. Prendo atto - e devo dire il dispiacere non è solo mio ma è stato dichiarato anche dal dottor Salvi - che 18 anni dopo l'avvenimento siamo problematicamente ancora a capire che cosa è successo, questo è un dato di fatto. C'è - e lo ha spiegato molto bene questa sera il dottor Salvi - secondo la requisitoria una responsabilità dell'arma Aeronautica, non diciamo di depistaggio, diciamo di confusione nella gestione dei documenti.

Passo alla prima domanda. Itavia: stranamente - ho una mia convinzione e devo qui dirla - ho colto tre affermazioni nella vostra requisitoria. Una, a pagina 208, parla del signor Sewell, un esperto interpellato dai consulenti di parte civile "che ha ipotizzato che il DC9 sia stato colpito dal corpo di due missili, in sequenza, dopo che testa di guerra era esplosa per azionamento della spoletta di prossimità" un'opinione, ma poi aggiungete: "Questa ipotesi è stata ripresa, con sostanziali modifiche, dai consulenti della parte civile Itavia". A pagina 212, inoltre, si esprime un commento e si afferma che "L'ipotesi prospettata dall'ingegner Sewell non è dunque sostenibile". In fine, "Deve dunque concludersi che dall'esame del relitto e dei reperti non emergono elementi che possano far ritenere che l'aereo sia stato colpito nella parte anteriore della fusoliera dagli effetti dell'esplosione di una testata di guerra o dal corpo del vettore". Andando oltre giungete a sostenere che "Molte altre sono le ragioni che portano ad escludere che la ricostruzione proposta dai consulenti di parte Itavia possa essere accettata". La mia opinione è quella di un'Italia meno seria di quanto sembri; a volte i depistaggi sono anche frutto di qualche confusione e di alcuni bassi livelli dei corpi istituzionali dello Stato.

PRESIDENTE. Infatti, si è parlato di depistaggio involontario.

MANTICA. Come mai allora l'Itavia si arrocca sulla versione del missile? Il generale Rana, presidente del Registro aeronautico italiano, dal punto di vista istituzionale dovrebbe essere colui che conosce perfettamente la situazione dell'aereo ed è il primo che parla di missile. Per quale motivo non avete approfondito questo aspetto? A mio giudizio si tratta di una lacuna nella vostra requisitoria, ma può anche trattarsi di una valutazione errata. La situazione dell'Itavia al momento dell'incidente era quella di una società in perdita, di una società che stava recependo un finanziamento da parte del Ministero dei trasporti diretto allora dall'onorevole Formica; subiva inoltre un "cannibalismo" da parte di un'altra compagnia aerea allora di bandiera, rimasta tale, che ha subito giocato la carta del cedimento strutturale dell'aereo per sostenere che tale compagnia, l'Itavia, era di serie B. Si acquisiscono immediatamente anche i dati di Orio Al Serio, cioè l'aeroporto di Bergamo su cui operava Itavia. Questa compagnia aveva rappresentato una fortunata intuizione - e lo dimostrano poi gli anni successivi - per rompere il monopolio della compagnia di bandiera. Come spiegare allora questo accanimento dell'Itavia nel sostenere una tesi che poi nella vostra requisitoria non appare convincente?

Secondo voi, inoltre, perché non esistono motivi - ma non avete approfondito questo punto - che potrebbero portare non ad un depistaggio generico ma ad un depistaggio economico-finanziario, elementi ad esempio relativi ad un interesse privato in atti d'ufficio? Ancora oggi l'Itavia è una società in liquidazione che attende la conclusione di questa vicenda giudiziaria per valorizzare il danno ricevuto strettamente legato all'ipotesi che scaturirà dalla fase dibattimentale; bisogna infatti considerare che le varie ipotesi non implicano piccole somme di denaro ma migliaia di miliardi. Voi correttamente ritenete che l'Aeronautica abbia operato un'azione di depistaggio involontario ma mi domando anche perché la parte relativa all'Itavia non sia stata da voi, a mio giudizio, adeguatamente approfondita; infatti, la lettura di queste relazioni mi induce a pensare che anche l'Itavia abbia giocato un ruolo in questa vicenda, tanto è vero che la parte civile dell'Itavia non ha mai tenuto in considerazione altra ipotesi se non quella del missile e ritengo che voi sappiate meglio di me cosa significa tale supposizione in termini economico-finanziari.

La seconda domanda che intendo porvi è sempre relativa all'attenzione che deve mantenere questa Commissione. Nel corso della requisitoria avete più volte compiuto un'attenta analisi - ribadita anche questa sera dal dottor Salvi - degli avvenimenti, delle perizie svolte e della loro credibilità. Da questa vicenda però la magistratura esce infallibile. Perché? Sono ormai passati 18 anni e a voi è stato assegnato questo caso dopo il 17 luglio 1990. Nel periodo precedente qualcuno ha operato prima di voi, bene o male; ricordo il pubblico ministero Guarino che, peraltro, è stato competente nella vicenda per circa un mese e mezzo perché era il pubblico ministero di turno; inoltre, si inseriscono il conflitto con il procuratore capo di Palermo, dottor Costa e un rapporto tra quest'ultimo e il dottor Gallucci, allora procuratore capo di Roma, in ordine alla competenza dell'indagine; segue poi un passaggio diretto a Santacroce, al di fuori delle norme e dalle procedure consuete perché il caso non fu trasferito da procura a procura ma direttamente a Santacroce; inoltre, interviene anche il giudice istruttore Bucarelli, a Perugia, che giunge addirittura a querelare il Presidente del Consiglio Amato, ma io non vedo traccia di questo e forse in questo scontro tra Bucarelli e Amato potremmo anche trovare alcuni elementi che spiegano i motivi per cui si è atteso così tanto tempo; si inserisce anche una vicenda - che voi conoscete meglio di me - che riguarda sempre Bucarelli, a Perugia, ed il fatto che si sia spogliato dell'istruttoria. A mio giudizio, alcune osservazioni da voi correttamente svolte sarebbero ancora più corrette se questi episodi fossero avvenuti nel 1980. Stiamo parlando di Aeronautica e di depistaggio confusionale. I primi mandati di comparizione all'Aeronautica sono emessi il 5 agosto 1989. Da voi, inoltre, è stato fatto un riferimento specifico al nastro di Ciampino che si interrompe alle 20,45, viene conservato e gli altri vengono regolarmente distrutti.

In dieci anni, o poco meno, se la magistratura non esterna e rende manifesta questa opinione o convinzione è chiaro che le ricerche diventano molto difficili. Se lei mi chiedesse dove ero 18 anni fa io non posso risponderle o potrei raccontarle le cose più folli. Ammetto che a volte mi stupisco nel vedere queste persone che indicano con precisione che cosa hanno fatto o detto 19 anni fa. La magistratura, con questo "buco" di 10 anni, non dico che ha inquinato le prove ma ha contribuito a rendere più difficile le indagini e forse a dare un giudizio diverso degli avvenimenti successivi. Infatti, voi sollevate specifiche contestazioni ai comportamenti di alcuni marescialli o generali dell'Aeronautica, ma ne parlate dal 1990 in poi, cioè questionate su qualcosa che invece è avvenuto 10 anni prima. Ritengo sia estremamente difficile ricostruire, proprio perché esiste questa distanza temporale, ed il Presidente ha fatto anche riferimento all'emotività dei fatti. Io sostengo che nella ricostruzione dei fatti è difficile essere precisi, anche se si è in assoluta buona fede; ma sono trascorsi 10 anni e la verità di 10 anni prima è modificata dalle informazioni che si acquisiscono nel tempo. A vostro avviso, la magistratura, intesa come istituzione, è ineccepibile nella istruttoria oppure dobbiamo pensare che, per una serie di confusioni o di involontari depistaggi, anch'essa abbia contribuito a rendere difficile la ricerca della verità che, obiettivamente, è il nostro compito? Dobbiamo infatti comprendere i motivi per cui non si riesce mai a scoprire la verità sulle stragi in Italia.

La mia terza domanda invece fa riferimento ad una pesante affermazione contenuta nella requisitoria in ordine ai collegamenti tra la strage di Ustica e quella di Bologna. Dottor Salvi, lei ha già risposto ad una domanda posta dall'onorevole Fragalà e ha fatto riferimento, a proposito del collegamento con le piste nere e con il terrorismo nero, alla sentenza di primo grado e a quella delle sezioni unite della Corte di Cassazione relativa alla strage del 2 agosto 1980; inoltre, nella requisitoria si aggiunge: "Si badi che questi elementi non sono di ricostruzione storico-politica ma sono basati saldamente su fatti aventi dignità di prova". Io non so cosa sono le prove dibattimentali, ma, ad esempio, so che agli atti di questa Commissione esiste un cifrato della direzione generale dell'UCIGOS al comando generale dell'Arma dei carabinieri nel quale si afferma che "Il servizio estero collegato ha riferito di aver appreso che nei primi giorni del mese di ottobre 1980 undici appartenenti alle Brigate rosse si sono recati in Libia per un periodo di addestramento nelle armi e negli esplosivi". Si tratta di una prova, di un fatto, di un documento posto agli atti della Commissione. Prendo anche atto di alcune affermazioni del giudice Priore, rilevate nell'audizione svoltasi il 22 gennaio 1997. C'è una dichiarazione del giudice Priore nella quale si afferma che la cosa più strana - si fa riferimento ai rapporti Italia-Libia - è che in quel periodo in Italia c'erano una serie di esecuzioni compiute da elementi inviati dal leader libico: venivano giustiziati gli oppositori principali che non rientravano in Libia. Questa serie di eccidi comincia - non ricordo esattamente - nel febbraio o nell'aprile e si conclude stranamente il giorno in cui vi è la scadenza dell'ultimatum di Gheddafi, cioè l'l1 giugno 1980. In questo giorno viene ferita una persona a Roma e ne viene uccisa un'altra alla stazione di Milano. Per inciso gli atti del processo riguardante l'uccisione di questo oppositore del regime libico, una figura di grande rilievo, non si trovano più. Addirittura credo che la Procura di Milano stia indagando su come sia potuto scomparire il fascicolo che peraltro era di enorme interesse. Questo caso presenta aspetti particolari trattandosi di un personaggio di altissimo livello, strettamente collegato al nostro servizio militare con il quale aveva lavorato, compiendo addirittura missioni molto pericolose. Aveva anche partecipato a riunioni segrete tra le Brigate rosse ed elementi del terrorismo mediorientale in Libia e sembra che fosse stato non solo presente a dette riunioni ma che le avesse, non dico sponsorizzate ma almeno organizzate. Quindi, riusciva a seguire i movimenti delle nostre Brigate rosse in Medio Oriente. E’ una dichiarazione del giudice Priore. Poiché sono convinto - e questa è una mia convinzione personale - che tra Ustica e Bologna vi sia qualche collegamento, mi stupisce che in una requisitoria molto seria, che cerca di compiere uno sforzo per giungere alla verità, quando si arriva a parlare di questo argomento si diano per scontate alcune cose che a mio giudizio non lo sono. Se è vero che lei non può far altro che far riferimento alla sentenza delle sezioni unite della Corte di Cassazione devo ricordarle che, ad esempio, la requisitoria del dottor Salvini in merito alla strage di Piazza Fontana "scagiona" Mambro e Fioravanti sostenendo che quel giorno erano da un'altra parte. Si tratta di un atto giudiziario pubblico. Vi do atto di aver riportato all'attenzione di tutti noi l'esistenza di un ipotetico collegamento tra Ustica e Bologna e vorrei avere delle risposte in merito.

ROSELLI. Per ciò che concerne la questione dell'Itavia, la tesi del missile, certamente fatta propria dall'Itavia, viene adombrata per la prima volta dal suo stesso presidente Aldo Davanzali. Tale tesi tuttavia non è sostenuta solo dall'Itavia; fino a qualche tempo fa è stata sostenuta molto apertamente da altre parti civili. L'Itavia aveva certamente interesse a smontare la tesi del cedimento strutturale, inizialmente avallata anche a livello politico. Tuttavia se va dato atto che da principio Davanzali fu indagato dalla Procura della Repubblica per diffusione di notizie false e tendenziose, non c'era comunque un interesse specifico ad indagare per quale ragione una parte civile, in particolare l'Itavia, sostenesse la tesi del missile. Infatti, se l'Itavia avesse sostenuto la tesi della bomba sarebbe stato ugualmente comprensibile in quanto anche una tesi del genere era ritenuta valida a sostenere le ragioni dell'Itavia. Ciò che veramente danneggiava l'Itavia, infatti, era la tesi iniziale del cedimento strutturale. Non sembra tuttavia che una scelta del genere, fatta propria non solo dall'Itavia ma anche da altre parti civili, rappresenti in se stessa qualcosa di fuorviante o di rilevante ai fini dell'indagine medesima.

Quanto alla questione delle presunte inefficienze o ai ritardi della magistratura desidero fare innanzi tutto delle puntualizzazioni in merito ad affermazioni che ritengo inesatte. Non è vero che il collega Santacroce si sia in qualche modo autodelegato.

MANTICA. Non ho detto questo.

ROSELLI. In realtà occorre comprendere meglio i fatti. I problemi nascono in maniera diversa. I primi atti dell'inchiesta vengono realmente effettuati a Palermo dove arrivano i corpi delle vittime e dove Guarino è il sostituto procuratore di turno. Pochi giorni dopo, mentre il processo è ancora a Palermo, nasce a Roma, su altra notizia di reato, un processo che viene delegato regolarmente dal procuratore di allora al collega Santacroce. Dopo di che il sostituto procuratore Guarino ritiene di doversi spogliare del processo di Palermo inviando gli atti a Roma. Poiché a Roma però è già in corso sullo stesso oggetto un processo affidato al sostituto procuratore Santacroce è chiaro che gli atti del processo di Palermo vengono direttamente inviati al medesimo. Quindi, nel momento in cui Guarino si spoglia del processo esisteva un autonomo processo avente lo stesso oggetto delegato al collega Santacroce.

Per quel che riguarda il successivo iter dell'istruttoria, occorre tener presente due fatti fondamentali. In primo luogo il condizionamento che sul decollo delle indagini ha avuto il mancato recupero, o meglio il tardato recupero del relitto. Si badi che il collega Santacroce sin dai primi tempi dell'istruttoria, così emerge dagli atti, sonda la possibilità di un recupero presso le autorità competenti e in quel momento gli viene risposto negativamente. La Commissione Luzzatti dà atto nelle sue conclusioni finali che senza recupero non si può arrivare ad una risposta effettiva. Ciò indubbiamente ha estremamente condizionato lo sviluppo e il decollo dell'indagine.

In secondo luogo, per fortuna dell'Italia, non esisteva allora una grande casistica in materia di disastri aerei, nel senso che non vi erano stati tanti incidenti aerei. Pertanto una serie di conoscenze di carattere tecnico, di protocolli di indagine non facevano parte del patrimonio della magistratura italiana che in quegli anni, invece e dolorosamente sulla propria pelle, era diventata esperta in protocolli di indagine in materia di terrorismo. Sono significative in proposito le incertezze e le divergenze che maturano tra la procura di Palermo e quella di Roma in ordine all'acquisizione del materiale radaristico documentale. E’ pacifico che il decreto di Palermo fosse molto più ampio rispetto a quello di Roma. Certamente però la magistratura, non per sua colpa ma per mancanza di precedenti processi, non era in possesso di un bagaglio di cognizioni di carattere tecnico, quali il rilievo che potevano avere le registrazioni telefoniche e la conoscenza effettiva di dati radar.

PRESIDENTE. Mi scusi che cosa sequestra la procura di Roma?

ROSELLI. Ordina soltanto il sequestro dei tracciati che interessa i centri radar di Ponza, Marsala e Licola.

PRESIDENTE. Anche Ciampino però.

ROSELLI. , ovviamente. Io parlavo dei siti militari. Il decreto di Palermo invece aveva un'estensione maggiore. Questa divergenza in qualche modo determina una dispersione di materiale probatorio.

MANCA. Il colonnello dei carabinieri fu ancora più limitato nella richiesta dei dati.

ROSELLI. La stessa esecuzione del decreto fu ancora più riduttiva.

PRESIDENTE. Mi consenta di fare un commento: sarebbe stato opportuno fare un po' di interrogatori.

ROSELLI. Dagli indagati emergono...

PRESIDENTE. Non parlo degli indagati; si sarebbe potuto sentire i testimoni come persone informate sui fatti.

ROSELLI. Furono sentiti anche parecchi testimoni

PRESIDENTE. Questo volevo capire.

ROSELLI. E’ stato ascoltato un certo numero di testimoni, anche se certamente questo non è paragonabile allo sviluppo che si è avuto successivamente. Ma teniamo anche presente che, mentre successivamente è stato creato un vero e proprio pool sul piano della procura e, a livello di ufficio istruzione, il giudice Priore si è trovato nella condizione - sotto certi profili invidiabile - di avere praticamente un unico processo, in precedenza ciò non è stato possibile.

MANTICA. Accetto ovviamente le precisazioni che mi sono state date, però la domanda era più generale. Nessuno voleva dire (né da parte mia vi era questa intenzione) che volutamente la magistratura ha ritardato le indagini; comunque, apprendo ed ho la conferma che per le difficoltà del recupero e quelle dovute all'inesperienza della magistratura in materia di disastri aerei, ed a causa degli impegni della magistratura, è certo che per 8-9 anni non abbiamo aiutato questa istruttoria a giungere a conclusione.

PRESIDENTE. Vado a memoria e quindi potrei dire una sciocchezza, ma a me sembra che nella relazione Gualtieri questo aspetto della deficienza delle indagini sia stato sottolineato e quindi a tale proposito abbiamo già una base di giudizio.

SALVI. Senatore Mantica, lei ci chiedeva perché nella nostra requisitoria non avessimo dato conto di questi aspetti e di altri specifici. Noi abbiamo fatto una scelta piuttosto netta. Non penso che possiamo sottrarci al giudizio che esprimerete sul lavoro che è stato fatto, sulle difficoltà incontrate e così via. Sicuramente, se ci sono stati degli errori - ne parlava adesso il dottor Roselli - fino agli anni Novanta, anche noi ne abbiamo commessi altri, che probabilmente adesso non ripeteremmo se dovessimo riprendere il lavoro. La mia opinione personale è che a volte abbiamo approfondito forse con lo stesso impegno troppi aspetti. La mole di materiale che abbiamo acquisito è diventata difficilmente governabile e anche da ciò è emersa la scelta, compiuta nella requisitoria, di selezionare il materiale. Abbiamo cioè esaminato questo materiale in maniera approfondita, anche grazie alla computerizzazione, però abbiamo dato conto soltanto dei filoni che abbiamo ritenuto indispensabili per quei punti che consideravamo risolutivi. Per esempio, non abbiamo ripercorso nuovamente, come si usa a volte, la storia del processo. Credo che a questo penserà il giudice Priore, il quale ha un ruolo diverso dal nostro: noi poniamo delle pretese, indichiamo la nostra pretesa punitiva oppure diciamo che non ve n'è da parte dello Stato. Penso che il giudice Priore darà conto anche di questa situazione più ampia. Abbiamo compiuto una scelta che riguarda anche gli altri aspetti da lei indicati. Non abbiamo affrontato tutto ciò che è emerso, anche se in realtà nella nostra requisitoria abbiamo affrontato abbastanza dettagliatamente la questione dei libici, perché ne abbiamo ricavato la possibilità di un collegamento con Bologna proprio per le scadenze temporali. Ma forse mi sfugge qualcosa; probabilmente lei faceva riferimento ad informazioni relative ai rapporti tra libici e Brigate rosse che noi non avremmo approfondito. Era questo il senso del suo discorso?

MANTICA. Mi ha colpito il fatto che in una requisitoria problematica - se mi consente questa espressione - su questo argomento c'è una definizione molto precisa che mi ha stupito, dicendo che probabilmente bastava mettere un condizionale per far apparire la cosa diversa.

SALVI. Ma lei si riferisce ai libici o alla questione del rapporto con Bologna?

MANTICA. Mi riferisco al fatto che l'aver sviluppato l'ipotesi del rapporto tra Ustica e Bologna vi porta a dare per scontato, nella vostra requisitoria, che - se ci fosse qualche collegamento - le bombe le mettevano i neri. Questo risulta in diversi procedimenti ed è ben riepilogato nella sentenza, a proposito dell'esistenza "nel 1980 di un'area della destra eversiva che ricomprendeva tra gli strumenti di lotta politica il ricorso a stragi indiscriminate. Si badi che questi elementi non sono di ricostruzione storico-politica ma basati saldamente su fatti aventi dignità di prova".

SALVI. Adesso ho capito. Ripeto, noi lavoriamo sugli elementi di prova. Ora, io non ne ho trovati. Se qualcuno è in grado di indicarmi anche un solo elemento di prova che vada in una direzione diversa da questa, sarò ben lieto di esaminarlo, non ho nessun problema a farlo. Però tutto ciò che ho trovato, anche nella mia esperienza precedente, mi porta a dire anche in questo procedimento specifico che gli unici elementi di collegamento sono in quella direzione. Ci siamo posti anche il problema del possibile depistaggio, la storia Musumeci e tutte le altre vicende. Noi siamo partiti da Affatigato, abbiamo esaminato ciò che è emerso per la strage di Bologna ed abbiamo continuato a lavorare su questi elementi. Conosco molto bene quella vicenda perché sono destinatario dello stralcio di quel procedimento del lavoro del dottor Salvini, che è estremamente complesso e riconferma in maniera molto forte, credo, proprio l'esistenza di quell'ambiente stragista, cioè dell'assoluta disponibilità di un certo ambiente dell'estrema destra ad utilizzare la strage indiscriminata come mezzo di lotta politica. Lo confermo in maniera assolutamente precisa. All'interno di questo scenario, si individua la possibilità che, ad una certa ora del 2 agosto, quello che in passato era già stato esaminato approfonditamente dalla Corte d'assise come l'alibi di Fioravanti e della Mambro avesse un elemento di conferma derivante dalle dichiarazioni di un altro soggetto. Se questo porterà alla revisione del procedimento per la strage di Bologna, ne prenderemo atto e potrà essere posto rimedio ad un'ingiustizia. Allo stato, non è così, nel senso che non vi è una riapertura di quel processo, perché gli elementi di prova fino ad ora emersi non portano a vanificare una sentenza definitiva emessa in nome del popolo italiano.

Non comprendo perché non si debba riconoscere che vi è una mole di elementi di prova riconosciuti anche dalle Sezioni unite. Consentitemi un discorso più generale: ma perché continuiamo a dire che non si sa nulla delle stragi? Questo non è vero, non è possibile affermarlo, perché in realtà posso dire che per molte stragi si è già raggiunta...

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, dottor Salvi, ma vorrei dirle che l'ultima deliberazione dell'Ufficio di Presidenza riconosce che., fino al 1974-1975, sia stata effettuata un'ampia valutazione e che la storia d'Italia di quel periodo possa essere ricostruita con sufficiente precisione. Certo, non ci siamo ancora messi d'accordo sui particolari della ricostruzione, ma in linea di massima la valutazione è questa. Nell'altra legislatura, come sa, avevo ricostruito una storia che addirittura arrivava fino al 1984.

SALVI. Se invece si vuol dire che molte volte non si è riusciti ad assicurare alla giustizia i colpevoli, su questo ha ragione, ed è un punto su cui penso si debba lavorare molto, per esempio ricostruendo anche le storie dei funzionari fedeli e di quelli infedeli. Credo che in questo abbia ragione: in alcuni casi si è riusciti a raggiungere le sentenze di condanna, mentre in altri casi questo risultato purtroppo è stato anche precluso, nel senso che assoluzioni intervenute prima hanno impedito di valutare elementi emersi successivamente. Però, che non si sappia nulla non credo sia giusto affermarlo.

MANTICA. La mia affermazione non era affatto relativa a questo; il Presidente sa quanto a lungo abbiamo lavorato al riguardo. Le dico dunque, fuori sacco, qual è la mia convinzione. Io ritengo che il quadro internazionale dei rapporti Italia-Libia abbia una sua valenza nelle vicende di Ustica e di Bologna e sono altresì del parere che questo sia avvenuto non tanto con l'Italia facente parte della NATO, ma con un'Italia alleata dei libici e in grossa difficoltà rispetto al sistema occidentale, il che potrebbe giustificare tutta una serie di ombre che ci sono su questo piano. Tuttavia, nel caso specifico, se dovessimo ragionare di vicende legate ai rapporti Italia-Libia e in merito a una manovalanza, perché se di una bomba si è trattato qualcuno l'avrà pur messa, credo che fosse più facile trovare in Libia terroristi delle Brigate rosse che non delle Brigate nere. Questo non lo dico io, ma lo sostiene un rapporto riservato dell'UCIGOS dell'Arma dei carabinieri, nonché lo stesso giudice Priore. Da qui il mio stupore - mi si passi questa espressione - nel vedere che, in una requisitoria così attenta e molto problematica, in cui prima di fare un'affermazione la si sottopone a cinquanta verifiche, su questo argomento invece vi è una chiusura netta.

PRESIDENTE. A questo proposito vorrei aggiungere una cosa. La vicenda di Bologna - e su questo vorrei conoscere il punto di vista dei nostri interlocutori, in particolare quello del dottor Salvi - parte da un impianto accusatorio che, come tale, era ampio ed aveva una sua logica interna. In quel processo, però, tale impianto perde progressivamente una serie di pezzi e ciò a causa di una serie di pronunce di assoluzione, alcune delle quali rappresenterebbero, qualora si andasse avanti nella traccia indicata dal dottor Salvini, un ostacolo al fine di arrivare ad un'affermazione processuale di responsabilità. Certo, alla fine la responsabilità di Mambro e Fioravanti è stata affermata con una sentenza passata in giudicato, e al giudicato dobbiamo rispetto, però, dobbiamo dire che la ricostruzione della vicenda resta un poco appesa in aria perché essa è solo un particolare, mentre l'insieme del quadro nel frattempo si è andato perdendo. E’ così o questa è una mia errata impressione?

SALVI. Io penso che l'unico punto che è seriamente venuto a mancare è l'omicidio di Mattarella.

PRESIDENTE. Ma una volta che Chichiarelli, Fachini, Picciafuoco sono stati tutti assolti…

SALVI. No, perché lì il problema è quello dei rapporti tra questi soggetti e Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Qui però usciamo dall'audizione vera e propria perché io non ho affrontato, se non indirettamente, quel procedimento.

PRESIDENTE. Io credo di aver esplicitato il pensiero del senatore Mantica e cioè che, alla fine, quella responsabilità isolata lascia comunque aperta una serie di interrogativi.

SALVI. Io non credo che per noi sia importante questo; cioè, per il nostro processo non è importante che Valerio Fioravanti e Francesca Mambro siano responsabili o meno, quello che è importante è il materiale probatorio raccolto in quel procedimento, il quale è relativo ad un ambiente individuato. Insomma, con chi è in contatto Del Re? Costui in contatto con Rinani e questo non è un fatto che inventiamo noi. Rinani è una figura chiave di quella vicenda ed è inserito nell'ambiente di Massimiliano Fachini. Io da ciò non traggo alcuna conclusione né sulla responsabilità di Rinani, né su quella di Fachini o di Del Re; per carità, non diciamo nulla di tutto questo, affermiamo solo che quando approfondiamo gli unici elementi seri che abbiamo concernenti la pista libica non troviamo un filone alternativo. Non so se mi sono spiegato: se effettivamente, nel corso del nostro lavoro, noi avessimo individuato un filone diverso, e cioè che da questi soggetti si va verso un'ipotesi fondata completamente differente, allora avremmo detto che essa è in contrasto con l'ipotesi di Bologna e avremmo dovuto risolvere il problema. Al livello di approfondimento cui siamo giunti attualmente, visto che non sappiamo se si è trattato effettivamente di una bomba, gli elementi di fatto che abbiamo trovato portano nella stessa direzione. L'unico elemento contrastante di cui abbiamo dato conto è quello legato ad Hindawi, il quale afferma che i responsabili della strage non sono coloro che sono stati condannati perché in realtà si è trattato di una rappresaglia. Ebbene, abbiamo dato conto delle ragioni per le quali riteniamo Hindawi, nei limiti in cui a noi interessa e abbiamo trasmesso gli atti a Bologna perché ci lavorino sopra, una persona inaffidabile; egli infatti ha fornito elementi non veri. Questo per quanto ci riguarda, ma - ripeto - abbiamo dato conto anche dell'elemento che espressamente andava nella direzione contraria; credo che oltre questo non possiamo andare.

MANCA. Vorrei fare tre considerazioni perché il Presidente spesso si inserisce autorevolmente nei dialoghi e fa delle valutazioni. Questo a noi non sempre è consentito, per cui ho chiesto il permesso di intervenire alla fine di questa audizione perché le considerazioni che ora farò avrei dovuto farle contestualmente ai punti toccati.

Le tre considerazioni che voglio fare riguardano i seguenti argomenti: allarmi in ambienti Aeronautica militare al momento dell'incidente; semicollisione; peso bomba uguale a peso missile per l'Itavia. Per quanto riguarda il primo punto, debbo dire che l'intervento del presidente Pellegrino a proposito delle domande fatte dall'onorevole Taradash ha portato la nostra attenzione sull'inquietante elemento concernente l'innegabile allarme presente negli ambienti operativi periferici della Aeronautica militare subito dopo l'incidente; allarme che era coerente soprattutto con l'ipotesi di un coinvolgimento di aerei militari - non si sa se italiani o stranieri - quasi che ciò fosse prova di un coinvolgimento dell'Aeronautica militare anche nell'ipotesi di un'esplosione interna. Questo è infatti il discorso del presidente Pellegrino. Ebbene, al riguardo vorrei fare solo una considerazione per offrire la mia collaborazione. Personalmente condivido pienamente la prima parte del discorso del Presidente, anzi sostengo che non solo c'era un'atmosfera d'allarme, ma anzi che essa doveva esserci, guai se non vi fosse stata. Infatti, qualora non vi fosse stata, si sarebbe potuto pensare all'incoscienza del personale di servizio dei centri radar o ad una situazione di conoscenza esatta e preventiva delle cause dell'evento. Quindi, dico che l'allarme ci doveva essere perché inizialmente non si doveva escludere alcuna ipotesi, ivi compresa quella della presenza di aerei americani. Infatti, come è scritto anche nella requisitoria, era risaputo che spesso gli americani, nonostante le rimostranze italiane, quando vi erano portaerei, operavano in quella zona senza avvisare nessuno in quanto si appellavano al fatto che si trovavano in acque internazionali. Pertanto, ci doveva essere l'allarme e questo lo dico per completare le considerazioni del presidente Pellegrino, il quale afferma che anche nell'ipotesi della bomba comunque si era venuta a verificare una situazione d'allarme da parte dell'Aeronautica militare ed io aggiungo: guai se non ci fosse stato!

Quanto poi all'ipotesi di semicollisione, vorrei chiedere ai PM se, parallelamente alle considerazioni di Casarosa ed Held, hanno mai pensato a quanto sia sconvolgente questa ipotesi teorica. Perché in quelle condizioni non dico adesso ma se si fosse fatta l'audizione nel pomeriggio si trovavano almeno 20 pattuglie acrobatiche di tutto il mondo, con interferenze aerodinamiche aerei che passano velocemente uno sotto un altro o comunque nelle vicinanze. Se fosse vero questo noi dovremmo fermare tutte le pattuglie acrobatiche. Questa considerazione è stata fatta? Mi riferisco non solo alle pattuglie acrobatiche ma anche al volo dei caccia operativi che queste situazioni le vivono in ogni momento.

PRESIDENTE. Però non aerei di linea.

SALVI. Non è contestato il fatto che il meccanismo sia possibile. Non è contestato da nessuno; anche dai periti e dai consulenti tecnici che sono contrari a questa ipotesi non vi è la contestazione teorica che il fatto si possa verificare. L'unico che aveva fatto dei calcoli contrari era proprio uno dei periti dello stesso collegio Santini che però, se non ricordo male, aveva frainteso l'ipotesi di Casarosa ritenendo che l'interferenza potesse provenire dall'aereo ortogonale e quindi aveva dimostrato che i tempi di possibile interferenza erano tali da non consentire l’inversione del carico alare e di conseguenza la frattura dell'ala, con il movimento a torsione che poi determina la rottura del motore e via dicendo.

MANCA. Ho capito. Dottore, lei faccia finta di non sentire. In materia di incidenti aerei e di situazioni pratiche di volo pochi hanno esperienza; una cosa è insegnare formule, un'altra avere realmente a che fare con le strutture dell'aereo. Queste strutture le conoscono quei pochissimi ingegneri, che non insegnano nelle università ma che progettano gli aerei presso la Aeritalia e la Macchi. In questo caso, anche senza la laurea in ingegneria penso che tutti i piloti del mondo dispongano di sufficiente esperienza per poter affermare se un'interferenza del genere può provocare o meno dei guai. Effettivamente l'aereo civile non è robusto, per modo di dire, come quello militare però se c'è davvero questa interferenza un aereo militare, per quanto più robusto dell'aereo civile, dovrebbe subirne le conseguenze. Quindi, si dovrebbero fermare tutti i voli che prevedono l'eventualità che un aereo passi velocemente ed interferisca con la "circuitazione" intorno all'ala con la possibilità di provocare quei danni. Io sarei del parere di fermare questo tipo di voli, se possibile.

SALVI. Noi abbiamo in generale tenuto conto di queste affermazioni. Le contestazioni sono state sulla possibilità concreta che si verifichi quella situazione di interferenza e anche sui tempi con cui poi si determinano.

MANCA. E’ tutta colpa del Ministro che fece costituire l'Aeronautica militare parte civile, lei ha capito cosa intendo.

SALVI. No.

MANCA. Perché in questo modo hanno proibito, giustamente, a tutti i militari dell'Aeronautica di interferire comunque in tutto il procedimento della strage di Ustica. Chiedendo ai piloti dell'Aeronautica, i quali non potevano parlare, forse quello che sto per dire poteva emergere.

SALVI. Mi scusi, mi rendo conto che è tardi, però su questo vorrei dire qualcosa, signor Presidente. Adesso non ricordo, ma mi sembra sia abbastanza recente la costituzione in parte civile dell'Aeronautica.

BONFIETTI. Risale al 1992 con Andò.

SALVI. Quindi, è abbastanza recente. Il problema non è tanto la costituzione di parte civile. Il punto serio che ci si trovò ad affrontare era il seguente. Venivano nominati consulenti degli imputati delle persone che avevano non solo delle esperienze in linea generale e tecnica, che quindi in effetti avrebbe potuto essere utile per chiunque, ma addirittura persone che avevano svolto le prime investigazioni per conto della commissione Luzzatti e che quindi erano stati utilizzati dall'autorità giudiziaria. Ciò ha determinato grossi problemi perché anche dal punto di vista procedurale non vi era un'incompatibilità alla rovescia, nel senso che noi potessimo chiedere l'esclusione del consulente tecnico perché aveva svolto quelle funzioni. Nello stesso tempo non assumevano per esempio la qualità di testimoni perché erano consulenti tecnici, quindi si determinava il problema dei limiti entro i quali potevano essere esaminati sul lavoro che avevano svolto sulle indagini. Questo è stato un grosso problema. Ad esempio, noi oggi abbiamo discusso della possibilità di ritenere che effettivamente su alcuni reperti vi fosse TNT e T4. Chi ha fatto le indagini ed ha rinvenuto queste tracce? Il laboratorio dell'Aeronautica militare e specificamente il colonnello Torri, che adesso è consulente tecnico degli imputati. Questa grave situazione anche dal punto di vista dell'immagine del regolare funzionamento è quella che ha determinato la situazione che lei dice, della quale noi per primi ci lamentiamo. Lei pensi come per noi sarebbe stato importante poter contare in maniera aperta, senza dover temere di avere degli interlocutori di parte, delle competenze specialistiche dell'Aeronautica militare. Tant'è vero che all'inizio questo è stato fatto; purtroppo si è stati costretti a non farlo più. Siccome non c'è una sfiducia pregiudiziale, l'individuazione del perito che ha fatto le ultime indagini radaristiche, dalle quali noi abbiamo dissentito e che erano più favorevoli alle posizioni dei consulenti tecnici di parte civile, è stato fornito dall'Aeronautica militare quando noi lo abbiamo chiesto recentemente in una rosa di possibili esperti. Quindi, lei ha perfettamente ragione, ma siamo noi che ci doliamo del fatto che per un lungo periodo di tempo vi è stata un'identificazione tra le strutture dell'Aeronautica militare e gli imputati e ciò ha determinato una serie di guasti anche processuali.

MANCA. Spesso quelli dell'Aeronautica sono stati accusati di rimanere zitti di fronte ad accuse così gravi; non si sapeva in giro, perché non è stato sufficientemente diffuso, che era giusto che loro non interferissero perché vi era la costituzione di parte civile ed il Ministro ha scritto varie lettere in questo senso.

Per quanto riguarda poi l'aspetto tecnico, io ho fatto solo una considerazione circa la semicollisione e l'interferenza aerodinamica. Mi è sembrato di capire che per l'Itavia l'ipotesi della bomba ha lo stesso peso di quella del missile; era importante però definire che non si trattava di un cedimento strutturale. Io dissento, perché si sa che se si tratta di una bomba, ci sono delle conseguenze sia sulle povere vittime sia sulla stessa Itavia, dal punto di vista amministrativo eccetera; se si tratta di un missile ci sono ben altre conseguenze, ben più gravi, che poi si traducono anche in risarcimenti danni alla stessa Itavia in maniera notevolmente diversa. Quindi non si può dire che a loro interessava soltanto escludere il cedimento strutturale; a loro interessava anche non solo escludere il cedimento strutturale ma possibilmente anche l'ipotesi della bomba e comunque dire che era stato un missile.

PRESIDENTE. Questo appartiene molto al passato ma io mi ponevo un'altra domanda: ma se il giudice istruttore seguisse la vostra impostazione il problema delle parti civili mi sembra grosso. Nel senso che la parte lesa diventerebbe il Governo, se ho ben capito.

SALVI. Sì.

PRESIDENTE. Mi domando poi se vi potrebbero essere altre parti civili; ad esempio l'Itavia potrebbe essere parte civile in un processo per attentato agli organi costituzionali?

SALVI. Non vorrei anticipare questo aspetto che è molto delicato. Posso dire in termini estremamente generali che la Cassazione, ad esempio in materia di falsa testimonianza...

PRESIDENTE. Ammette che vi possa essere una plurioffensività.

SALVI. C'è un aspetto di interesse da parte di chi attraverso la falsa testimonianza o il favoreggiamento personale ha avuto impedito il riconoscimento dei propri diritti e quindi ha subìto un danno indiretto; però si tratta di una questione tutta da venire e poi tutto sommato è anche secondaria.

PRESIDENTE. Volevo ringraziare i dottori Salvi, Roselli e Nebbioso per la disponibilità che hanno mostrato in queste tre lunghe audizioni. Volevo aggiungere a questo il mio personale apprezzamento non solo per la loro disponibilità ma anche per lo scrupolo estremo che secondo me traspare dall’indagine. Così come penso che questa Commissione abbia detto sulla fase iniziale delle indagini delle parole molto precise - mi riferisco alla parte della relazione del 1992 che va da pagina 33 a pagina 37 -, e che da un certo momento in poi l’indagine sia stata condotta con grande cura e approfondimento. Certo, la perfezione non si raggiunge mai; c’è sempre chi resta scontento e pretende qualcosa di più, però mi sembra indubbio che l’impegno della Procura sia stato estremo in tutta questa vicenda. Abbiamo così terminato i nostri lavori.

La seduta termina alle ore 22,55.

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