Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi

55a SEDUTA

MERCOLEDI' 27 OTTOBRE 1999

Presidenza del Presidente PELLEGRINO

indi del vice presidente GRIMALDI

Indice degli interventi

PRESIDENTE
MATTARELLA, vice presidente del Consiglio dei ministri
DELBONO (Pop. Dem.-l'Ulivo), deputato
DE LUCA Athos (Verdi-l'Ulivo), senatore
DE SANTIS (CCD), senatore
DOLAZZA (Lega Nord - Padania ind.), senatore
FRAGALA' (AN), deputato
GRIMALDI (Com.), deputato
MANCA (Forza Italia), senatore
MANTICA (AN), senatore
MIGNONE (Dem. di Sin.-L'Ulivo), senatore
PALOMBO (AN), senatore
PARDINI (Dem. di Sin.-L'Ulivo), senatore
STANISCIA (Dem. di Sin.-L'Ulivo), senatore
VENTUCCI (Forza Italia), senatore

 

La seduta ha inizio alle ore 20,45.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la seduta.

Invito il senatore Palombo a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

PALOMBO, segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta del 6 ottobre 1999.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato. E' approvato.

 

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE.

PRESIDENTE. Comunico che, dopo l’ultima seduta, sono pervenuti alcuni documenti il cui elenco è in distribuzione e che la Commissione acquisisce formalmente agli atti dell’inchiesta. Terrò presente alcuni di questi documenti nel corso dell'audizione dell'onorevole Mattarella.

Informo che in data 11 ottobre 1999 il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della Commissione il senatore Valerio Mignone - al quale rivolgo un saluto di benvenuto - in sostituzione della senatrice Daria Bonfietti, dimissionaria. Faccio presente che la Commissione dovrà essere convocata in apposita seduta per l’elezione di un altro segretario.

Informo inoltre che l’ammiraglio Fulvio Martini ha provveduto a restituire, debitamente sottoscritto ai sensi dell’articolo 18 del regolamento interno, il resoconto stenografico della sua audizione svoltasi il 6 ottobre scorso, dopo avervi apportato correzioni di carattere meramente formale.

Rendo noto che il deputato Fragalà ha preso atto che il documento da lui prodotto nella seduta del 6 ottobre scorso ed a sua richiesta acquisito, era già presente agli atti della Commissione dal 1994.

Ricordo poi che in data 11 ottobre l’Ufficio di Presidenza, riunitosi d’urgenza, ha deliberato all’unanimità di rendere accessibile per gli organi di informazione il cosiddetto dossier Mitrokhin, pervenuto in pari data dalla Procura di Roma nonché dalla Presidenza del Consiglio.

Infine do conto anche della deliberazione - assunta a maggioranza nella riunione dell’Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi, tenutosi nella serata di lunedì 25 ottobre 1999 - di rendere accessibili agli organi di informazione gli atti inviati dalla Procura della Repubblica di Roma alla Commissione, concernenti il dossier cecoslovacco. Lo stesso Ufficio di Presidenza ha poi deliberato all’unanimità di richiedere al Cesis, alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Sismi ed al Sisde ulteriori informazioni in materia.

Rendo noto infine che il professor Zaslavsky ha consegnato la traduzione della prefazione e di taluni capitoli del libro "The Mitrokhin Archive" di interesse per i lavori della Commissione.

Do la parola al senatore Pardini che ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori.

 

SULL’ORDINE DEI LAVORI

PARDINI. Signor Presidente, negli ultimi giorni l'Ufficio di Presidenza della Commissione è giunto ad alcune decisioni che a mio parere sono in contrasto con quanto previsto dal regolamento della Commissione stessa. In particolare, mi riferisco come lei ha appena detto alla pubblicazione di documenti dovuti alla Commissione. Vorrei ricordare che all'articolo 8 del regolamento sono ben specificate le funzioni dell'Ufficio di Presidenza tra cui non è prevista la decisione relativa alla pubblicazione di atti e documenti che invece è prevista per questa Commissione ai sensi dell'articolo 22, commi 1 e 2, del regolamento in cui si dice espressamente che la Commissione delibera se e quali atti e documenti possono essere pubblicati nel corso dei suoi lavori. Il comma 2, contestualmente alla presentazione della relazione conclusiva, prevede che la Commissione decida quali atti e documenti formali acquisiti nel corso dell'inchiesta debbano essere pubblicati. Non abbiamo nulla in contrario a modificare il modo di procedere della Commissione, anche se credo che questa decisione debba e possa essere discussa nell'ambito della Commissione, ed eventuali innovazioni possano essere successivamente adottate in base ad una modifica del regolamento. Sempre a questo proposito e relativamente alla pubblicazione di documenti giunti alla Commissione, vorrei ricordare che l'articolo 6 della legge istitutiva della Commissione ai commi 1 e 2 richiama tutti i componenti ad un vincolo di segretezza. In particolare, il comma 2 stabilisce che: "salvo che il fatto costituisca un più grave delitto, la violazione del segreto è punita a norma dell'articolo 326 del codice penale". Credo che un richiamo ai primi due commi dell'articolo 6 non sia inutile nel momento in cui la Commissione si trova a discutere di argomenti estremamente delicati. Mi rendo conto che si tratta di un fatto personale, dal momento che la riservatezza dipende dalla serietà di ciascuno, ma è in gioco, a mio parere, l'autorevolezza e la credibilità della Commissione stessa. Richiamo tutti i componenti della Commissione, e in ogni caso la Presidenza, a vigilare perché tale articolo sia rispettato e a provvedere conseguentemente nel caso si verifichino delle aperte violazioni di tale norma.

Un'ultima parola relativa all'organizzazione dei nostri lavori. Signor Presidente, le chiedo, soprattutto quando nel corso dell'audizione si passa alla fase delle domande, che sia stabilito un tempo predeterminato perché troppo frequentemente i primi che prendono la parola svolgono spesso interventi politici che possono essere più o meno condivisibili, ma che risultano sicuramente inutili. Dato che siamo qui per ascoltare e per ricevere delle risposte vorrei che fosse stabilito un tempo ben preciso e uguale per tutti in modo che i primi interventi non si tramutino in comizi di cui non sentiamo il bisogno.

PRESIDENTE. Sul problema regolamentare che lei ha sollevato, senatore Pardini, ritengo che in linea generale lei abbia ragione anche se la mattina in cui convocammo l'Ufficio di Presidenza allargato ai rappresentanti dei Gruppi venne assunta la decisione unanime, data la situazione di urgenza e di estrema tensione che si era determinata, di pubblicare il dossier Mitrokhin, non appena reso possibile dalla comunicazione della procura della Repubblica, ritenendo che ciò fosse nell'interesse generale. Come è noto è una decisione a cui partecipai, ma molto malvolentieri.

Sul problema delle pubblicazioni successive ritengo che lei abbia ragione. La deliberazione fu però assunta a maggioranza e non con il mio voto. Comunque, prendo atto di questa segnalazione e spero che situazioni di tensione come quelle che hanno accompagnato le vicende legate al "dossier Mitrokhin" e al cosiddetto "dossier cecoslovacco" non si verifichino più perché ritengo che l'attività di inchiesta debba essere necessariamente accompagnata da un minimo di serenità e di filtro rispetto a ciò che può essere immediatamente reso noto agli organi di stampa.

Quanto al problema dell'ordine dei lavori lei mi ha preceduto. Dal momento che oggi abbiamo una così ampia presenza di commissari farò delle domande iniziali alle quali ritengo che il Vice Presidente del Consiglio Mattarella abbia la possibilità di rispondere magari con delle dichiarazioni di carattere generale. Darò poi la parola a coloro che vorranno intervenire. A prescindere dall'ordine degli interventi verrà concesso un tempo pari a dieci minuti anche se ciò non esclude che nel corso del dibattito si possano fare ulteriori domande, ma solo che le domande successive potranno essere rivolte solo al termine degli interventi svolti dagli altri componenti. Altrimenti si corre il rischio, come è accaduto in passate occasioni, che qualcuno assuma il proscenio per un paio d'ore di modo che quando arriva il turno degli altri commissari alcuni colleghi fossero già andati via perché si era ormai raggiunta la mezzanotte. Comunque non è mia intenzione bloccare il dibattito. Una volta svolto il proprio intervento di dieci minuti, se restano altre domande da fare, ognuno le potrà porre al termine degli interventi degli altri colleghi.

Ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori l'onorevole Fragalà. Ne ha facoltà.

FRAGALA'. Signor Presidente, innanzitutto prendo la parola per depositare un documento con una traduzione del Sismi di un articolo pubblicato sul giornale "Le Matin".

PRESIDENTE. Questa dichiarazione non ha a che fare con l'ordine dei lavori, ma rientra nell'attività della Commissione.

FRAGALA'. Mi scusi, signor Presidente, Lei ha dato la parola al senatore Pardini in merito all'Ufficio di Presidenza ed ora le chiedo la parola per fare un appunto sul sistema di archiviazione degli atti che vengono trasmessi alla Commissione. I nostri consulenti, che hanno compulsato le carte del Ministero dell'interno, hanno trasmesso alla Commissione l'appunto denominato "Promemoria Improta". Ebbene, questo promemoria, di cui hanno parlato tutti i giornali e che è di una importanza rilevante per la nostra inchiesta sul caso Moro e sull'eversione di sinistra, è stato catalogato dai nostri archivisti nell'ambito della Commissione tra le "Varie" per cui era impossibile una sua individuazione tranne che spulciando tutte le carte rientranti in questa categoria. Le domando il motivo per cui i documenti di questo genere non vengono invece archiviati, come sarebbe doveroso, sotto l'indicazione "Caso Moro" oppure "Eversione di sinistra" o in un altro modo. Altrimenti non sarà mai possibile trovarli. Ora ho il problema di controllare tutte le carte delle "Varie" perché sicuramente si potranno trovare altri documenti di questa importanza.

PRESIDENTE. Sul "Promemoria Improta" avrò modo di tornare quando rivolgerò alcune domande all'onorevole Mattarella. Per la verità è uno dei documenti che avevo tenuto presente quando ho elaborato quel documento istruttorio relativo al caso Moro.

I documenti ai quali lei si riferisce non sono stati spediti dal Ministero, bensì selezionati da alcuni dei nostri consulenti e portati in Commissione. Sono stati quindi archiviati con questa dizione: "atti selezionati presso Ministero Interno - archivio direzione centrale polizia di prevenzione, dicembre 1998. Fascicoli riguardanti: prefetto D’Agostino (ex Ministero interno ufficio affari riservati), Dr. Allegra (ex Questura Milano, ufficio politico) – Dr. Calabresi, Ministero interno ordinamento direzione generale P.S. 1965, estratti da elenchi documentazione raccolta da Commissione parlamentare inchiesta su Loggia P2, elenchi cavalieri Santa Maria Betlemme, Senzani, Brigate Rosse, caso Moro, appunto Improta circa covo Milano via Monte Nevoso, Scricciolo, stampa rivista "Metropoli" (Scalzone, Pace e altri), massoneria Sicilia, stampa USA (a cura USIS)". Quindi, tutto sommato, il criterio di archiviazione mi sembra che ci portasse a far pensare che potessero essere documenti rilevanti anche per quanto riguarda il caso Moro.

FRAGALA'. Pregherei che la prossima volta questi documenti vengano archiviati come caso Moro o eversione di sinistra in modo da poterli individuare.

Quand'è che posso depositare questo documento, perché su questo porrò delle domande all'Onorevole Mattarella?

PRESIDENTE. Nel momento in cui comincerà a fare le domande.

DELBONO. Intervengo per sottolineare le considerazioni fatte dal senatore Pardini. Lei Presidente, rispondendo al senatore Pardini, ha richiamato solamente il caso della lista Mitrokhin, ma è una costante che in questa Commissione i principi di riservatezza e segretezza siano violati. Vorrei ricordare semplicemente, ultimo caso per ordine di tempo, l'audizione del l'ammiraglio Martini. Credo che questa costante stia oggettivamente rendendo questa Commissione una sorta di consulta che rischia di perdere di autorevolezza e anche di significato.

La seconda questione che vorrei porre all’attenzione, signor Presidente, riguarda la decisione assunta dall'Ufficio di presidenza, senza udire i membri della Commissione, di rendere pubblica la lista Mitrokhin, decisione che ha lasciato alcuni componenti della Commissione abbastanza sorpresi anche perché vi sono oggettivamente non solo limiti di opportunità ma - temo - anche problemi di competenza dello stesso Ufficio di presidenza e quindi una sorta di eccesso di ruolo e di funzione anche in relazione alla legge istitutiva di questa Commissione.

PRESIDENTE. Sul secondo problema ho già risposto al senatore Pardini. Formalmente avete ragione. La situazione di quella mattina portò però ad una decisione unanime, di tutti i rappresentanti dei Gruppi. L'abbiamo assunta come Ufficio di presidenza allargato. Spesso nell'Ufficio di presidenza allargato abbiamo un numero di partecipanti maggiore di quando ci riuniamo nel plenum della Commissione, anche se non è il caso di questa sera. Però formalmente avete ragione, l'ho già detto e ne faremo tesoro per la prossima volta. La prossima volta infatti mi regolerò di conseguenza visto che oggi ho avuto questi due rilievi da una parte e dall'altra.

Quanto al primo problema ne abbiamo parlato in Ufficio di presidenza, quell'episodio grave lo abbiamo verbalizzato e il verbale di quell'Ufficio di presidenza è stato inviato al Presidente della Camera e a quello del Senato. Non ho poter disciplinari sui membri della Commissione, però le do atto che anche l'ultima volta avevamo deciso di rendere disponibili gli atti alle ore 12,00 del giorno dopo e quando sono andato a casa ed ho acceso la televisione ho visto che c'erano giornalisti che tenevano già in mano le fotocopie di quegli atti che erano state acquisite soltanto dai membri dell'Ufficio di presidenza. Comunque, sono d'accordo con lei che a questo punto si sta provocando un abbassamento del livello di serietà istituzionale del lavoro che svolgiamo e che si finisce per dare ragione ad illustri opinionisti che sostengono che l'attività della Commissione d'inchiesta. non è un qualcosa che va nell'interesse del Paese. Però, ripeto, non ho un potere disciplinare nei confronti dei membri della Commissione.

Passiamo ora all'oggetto della seduta. L'ordine del giorno reca l'audizione del vice presidente del consiglio dei ministri, onorevole Mattarella.

DE SANTIS. Intervengo solo per fare una precisazione. Quella mattina in cui fu deciso di pubblicare il dossier Mitrokhin vi fu una decisione dell'Ufficio di presidenza ristretto e non allargato. Ero qui e non fui ammesso alla riunione; c'è anche il verbale dell'Ufficio di presidenza ristretto; erano presenti lei, i due vicepresidenti e il segretario.

PRESIDENTE. Ha ragione. Prendemmo la decisione come Ufficio di presidenza ristretto però dopo aver sentito i rappresentanti dei vari Gruppi.

DE SANTIS. Per la verità io non fui sentito.

PRESIDENTE. Insomma, mi trovai di fronte ad una decisione unanime delle forze politiche alcune comunicatemi di persona; forse la Lega non era presente. Comunque, se c'è una valutazione negativa della pubblicazione di quegli atti ne sono contento perché la condivido e lo dissi proprio nel pubblicare quegli atti.

DOLAZZA. L'ultima volta ha votato contro.

PRESIDENTE. L'ultima volta ho votato contro. Quella volta non votai contro perché c'era una pressione generale. Però, ci fu anche una conferenza stampa e dissi con chiarezza che - a mio avviso - quel giorno non stavano segnando una pagina alta della storia della nostra Commissione.

Ora passiamo all'audizione perché abbiamo molte domande da rivolgere all'onorevole Mattarella.

 

AUDIZIONE DELL’ONOREVOLE SERGIO MATTARELLA, vice presidente del Consiglio dei ministri.

(Viene introdotto l’onorevole Sergio Mattarella accompagnato dal dottor Daniele Cabras e dal generale Giovanni Marrocco).

PRESIDENTE. Questo è il primo contatto istituzionale che la Commissione ha con un membro del Governo D'Alema e quindi penso che, necessariamente, questa audizione spazierà su temi diversi, non soltanto su quelli delle ultime sopravvenienze (Mitrokhin e documentazione cecoslovacca). Volevo segnalare al vicepresidente del consiglio Mattarella una questione sulla quale non penso che sia in condizione di fornirmi una risposta immediata. In tal caso può anche farmi pervenire una relazione scritta senza bisogno di procedere ad un'altra audizione. Si tratta del problema relativo alla mancata costituzione di parte civile del Governo in due processi che attengono alla competenza di questa Commissione: il primo è il processo per la strage di via Fatebenefratelli a Milano del 1973. Da notizia della stampa abbiamo appreso che ciò si sarebbe verificato per una disfunzione interna al Viminale e che provvedimenti disciplinari sarebbero stati assunti a carico dei funzionari responsabili. Interessa alla Commissione sapere con maggiore dettaglio che cosa è avvenuto anche per poter valutare se questa decisione si situa all'interno di una storia complessiva del Viminale, come abbastanza ampiamente risulta dagli atti che stiamo acquisendo.

La seconda questione è la mancata costituzione del Governo come parte civile nella strage dell'Argo 16. E' vero che il pubblico ministero in Iimine al dibattimento aveva concluso per un proscioglimento immediato, ma è anche vero che la Corte d'assise ha disatteso questa richiesta; quindi si sta celebrando un dibattimento in cui, tra gli altri, il capo di un servizio di una nazione alleata come Israele è imputato di aver determinato l'abbattimento di un aereo dell'aviazione militare italiana e la morte di ufficiali italiani. Trovo singolare che il Governo non si sia costituito parte civile e vorrei sapere in base a quale valutazione ciò è avvenuto. Costituirsi parte civile – lei me lo insegna - non significa necessariamente alla fine del dibattimento assumere conclusioni contro l'imputato, ma significa essere presenti nel dibattimento e poter Valutare dallo svolgimento di quest'ultimo le conclusioni finali da assumere. Se ci fosse per esempio una condanna - parlo da avvocato ad avvocato - non si porrebbe un problema di responsabilità contabile per la mancata costituzione del Governo? Si tratta quindi di una decisione che mi ha sorpreso e in merito alla quale vorrei conoscere le valutazioni. Può darsi che ci sia stato un parere dell'Avvocatura dello Stato che lo abbia sconsigliato ma, comunque, penso che qualcuno si sia assunto la responsabilità di compiere una scelta che personalmente mi lascia sorpreso.

MATTARELLA. Mi riservo di farle avere notizie dell'una e dell'altra questione. In merito alla prima so anch'io che il Ministero dell’interno ha assunto provvedimenti disciplinari. Acquisirò notizie precise sia di questo caso che del secondo e le farò pervenire alla Commissione.

PRESIDENTE. Con lettera del 19 gennaio 1991 il Presidente Gualtieri chiese al Ministero della difesa la trasmissione della lista dei 731 enucleandi relativamente al Piano Solo. A questa lettera non si è avuta risposta. nvece in una lettera del Presidente del Consiglio del 24 gennaio 1991 indirizzata al senatore Gualtieri, la quale affronta una serie di argomenti, il presidente del Consiglio Andreotti disse che: "Le liste non sono state a tutt’oggi reperite e che, in caso di esito positivo delle ricerche in corso, sarà mia cura darne sollecita informazione al Parlamento". Sulla base di questi documenti, in data 4 dicembre 1998, ho indirizzato una lettera al Presidente del Consiglio, nella quale gli chiedevo di aggiornarmi sull’esito delle ricerche che venivano svolte. Ringrazio il vicepresidente del Consiglio Mattarella per avermi risposto con una lettera, che abbiamo acquisito nella giornata di ieri, e per avermi inviato una documentazione che mi sembra di rilievo. Della stessa fanno parte due diverse bozze della risposta che il ministro della difesa dell’epoca, onorevole Rognoni, aveva predisposto per il presidente Gualtieri, che però non sono state mai inviate. E’ allegata poi una documentazione non coperta da vincolo di riservatezza – per questo motivo ne parlo in seduta pubblica – ed un elenco di atti non ancora declassificati. Pertanto, la mia preghiera è quella di sollecitare l’operazione di declassificazione, in maniera che tali atti possano essere acquisiti e conosciuti pubblicamente dalla Commissione. Però la documentazione allegata alle bozze delle lettere dell’onorevole Rognoni è interessante, perché conferma che non si sono trovati gli elenchi dei 731 enucleandi. Conferma però anche che questi elenchi sarebbero stati tratti da quella che viene denominata "rubrica E", nella quale erano iscritte le persone controindicate per la sicurezza dello Stato (di questa "rubrica E" mi è stato inviato uno stralcio). In tale lista figurano vari parlamentari – quali Pajetta, Scoccimarro, Boldrini e Brodolini – e nella bozza di risposta dell’onorevole Rognoni – ricordo che non è stata inviata al senatore Gualtieri – si segnala che verosimilmente da quello stralcio di rubrica (naturalmente dalle altre parti) erano stati estratti i nomi dei 731 enucleandi.

Onorevole Mattarella, le chiedo innanzitutto di confermare se la lettura che ho fatto, anche se un po’ veloce, di tutta questa documentazione conferma la forte probabilità. Infatti, se così fosse, la valutazione del Piano Solo diventa completamente diversa da quelle due tra le quali ci stiamo dibattendo in tutti questi anni. Era un normale piano di mantenimento dell’ordine pubblico elaborato dai carabinieri (di cui poi i segni nella nota evidenziano situazioni di tensione sfociate in malattia)? Questo può essere affermato se nella lista dei 731 non c’erano parlamentari. Tuttavia, se ci fossero stati parlamentari - nella rubrica E ci sono anche parlamentari del Movimento Sociale Italiano - non vi è dubbio che quello era un programma di attentato alla Costituzione (l’articolo 68 della Costituzione copre i parlamentari con le immunità). Certamente una enucleazione di parlamentari avrebbe costituito una gravissima rottura dell’ordine costituzionale; sarebbe stato non dico un golpe ma un qualche cosa che gli somigliava molto.

Innanzitutto devo pregare di affrettare la procedura di declassificazione, perché tra i documenti che dovrebbero essere coperti dal segreto c’è anche un carteggio tra il Ministro della difesa e il Presidente del Consiglio del 1991 sull’opportunità di inviare o meno la risposta prima citata alla Commissione stragi. Sarebbe interessante capire per quali ragioni quella risposta non fu mandata.Vorrei sapere se la valutazione che ho fatto nei confronti della documentazione e del lungo appunto del Cesis che vi è allegato sia o meno corretta. Prima di dare la parola all’onorevole Mattarella devo ringraziare il Governo che ha mandato le carte.

MATTARELLA. Per quanto riguarda la declassificazione, è stato già chiesto di procedervi agli organi competenti che sono – come è noto – gli enti originatori, collocati, in questo caso, nell’ambito del Ministero della difesa. Credo che questo avverrà con una certa sollecitudine e, quindi, ci sarà la declassificazione, così come il Presidente del Consiglio ha già chiesto di fare.

Per quanto riguarda il contenuto dei documenti forniti non vi sono notazioni nel merito del Piano Solo e del suo significato. Alla domanda se via siano o meno parlamentari, rispondo che vi sono parlamentari.

PRESIDENTE. Ora passo al cosiddetto dossier Mitrokhin. Abbiamo ricevuto quelle carte, che ci sono state inviate sia dalla procura che dal Governo, e la valutazione che ne faccio a titolo personale – non impegna ovviamente la Commissione – è che lo scenario che scaturisce dal dossier Mitrokhin è complessivo e dotato di forte verosimiglianza. Dico questo anche perché conferma una serie di elementi giunti alla Commissione da fonti diverse. Altro discorso è ovviamente quello sulla verifica delle posizioni delle singole persone indicate nelle schede. Questo, quindi, lascia fuori – secondo me – dalle competenze della Commissione tutti i dubbi, pur possibili, non sulla verità di ciò che è scritto nelle carte Mitrokhin, ma sul modo in cui tale dossier si è formato. Abbiamo acquisito un elaborato, proprio in queste ore, di uno dei nostri consulenti che riporta varie perplessità, che sono state anche autorevolmente avanzate sulla stampa, sulla difficoltà di pensare al lavoro dell’archivista che ogni giorno scrive, copia e via dicendo. Si è fatto un conto e si è ipotizzato che doveva lavorare circa sette ore al giorno solo per copiare le schede. Tuttavia, nell’appunto del consulente si conferma la verosimiglianza dello scenario di insieme, anche perché appare chiaro che si è lavorato su fonti utilizzate anche da altri autori (da un autore americano per un libro sul Kgb e da Valerio Riva nel recente libro sul ruolo di Mosca).

Oggi il presidente Frattini ha sollevato il problema della ripartizione delle competenze fra questa Commissione e il Comitato di controllo sui servizi da lui presieduto. Penso che Frattini abbia ragione, perché in questa sede non possiamo valutare la correttezza o meno dell’operato dei Servizi o l’efficienza del loro stesso operato, dal momento che questa mi sembra competenza del Comitato. Possiamo invece fare una valutazione di insieme e utilizzare quelle risultanze al fine di delineare il contesto generale storico-politico nel quale sono avvenuti vari fatti oggetto delle specifiche inchieste che la Commissione svolge. Faccio un esempio: il caso Moro. In tale caso noto una rilevante coincidenza tra le carte Mitrokhin e quelle di provenienza cecoslovacca su una situazione di allarme (è il periodo del 1975-1978) da parte del PCI circa un possibile aiuto del servizio segreto cecoslovacco alle Brigate Rosse, a Prima Linea; una preoccupazione che veniva anche nutrita – da quanto ho capito – dagli apparati, perché l’ammiraglio Martini che abbiamo recentemente audito ci ha detto che, durante il sequestro Moro, andò in Cecoslovacchia per poter in quei luoghi riuscire a fare qualcosa per giungere alla liberazione di Moro.

Personalmente ricordo che l’idea che dietro le Brigate Rosse ci potesse essere la Cecoslovacchia era un pensiero del presidente Pertini. Infatti Pertini - una volta anche in un programma televisivo - ragionò sul fatto che la skorpion che aveva ucciso Moro era un’arma di fabbricazione cecoslovacca. Per questo motivo, a tal proposito le rivolgerò, onorevole Mattarella, un’unica domanda.

Il 10 giugno 1997 ho indirizzato una lettera al direttore del Sismi, ammiraglio Battelli, nella quale gli chiedevo di darmi notizie, eventualmente in possesso del Servizio, sulla possibilità che il Kgb avesse creato dei depositi nascosti di radio ricetrasmittenti, di armi o di denaro anche sul territorio nazionale. Questo perché da notizie giornalistiche avevo appreso che depositi di questo genere erano stati scoperti in Austria e che, sulla base di una serie di elementi che avevamo (per esempio tutta l’indagine della Procura di Roma sulla Gladio rossa), mi sembrava abbastanza probabile che questo fosse avvenuto anche sul territorio nazionale. L’ammiraglio Battelli mi rispose con una lettera del 1 settembre 1997 e mi mandò delle carte antiche, dicendomi che non sapevano niente sul fatto che il Kgb avesse fatto le installazioni in via generale, tantomeno in Italia, salvo delle antiche informative del ’50 che però non hanno avuto sviluppo. Quello che emerge – perlomeno da quello che ho capito – è che invece in quella data il Sismi aveva già acquisito le carte Mitrokhin, che di questa vicenda danno piena conferma. Pertanto, la mia domanda è la seguente: perché Battelli non mi ha detto, sia pure solo sulla base di documenti ancora in corso di analisi e di studio, che poteva esserci una conferma a questa nostra ipotesi? C’è stato un input politico secondo cui non ce lo doveva dire? E’ stata una sua decisione autonoma perché ancora le carte non gli erano arrivate? Questo non attiene al funzionamento dei Servizi, che è competenza del Comitato, ma al rapporto istituzionale fra questa Commissione e i Servizi.

MATTARELLA. Mi sono ovviamente preoccupato di verificare anche lo scambio di corrispondenza che vi è stato. Evidentemente vi è stata una diversità di valutazione sull’ambito della richiesta. In essa si chiedeva al direttore del Sismi, visto che in Austria erano stati scoperti depositi clandestini di armi, se ve ne fossero anche in Italia. L’informativa che riguarda i depositi di ricetrasmittenti è comunque successiva: lo scambio di lettere è del giugno 1997, mentre quelle notizie sono dell’anno seguente, cioè del 1998.

PRESIDENTE. Quelle parti del dossier dunque sono state acquisite dopo.

MATTARELLA. Dopo, però in quelle parti del dossier Mitrokhin non si parla di depositi di armi, ma soltanto di due depositi di ricetrasmittenti. Per la verità, prima si parla di cinque o sei depositi, tre eliminati dal KGB, uno non più rinvenibile perché coperto da un edificio e due rinvenuti, secondo denuncia fatta poi regolarmente dal Sismi alla polizia giudiziaria e alla magistratura. Però si trattava soltanto di depositi di ricetrasmittenti, non di armi, mentre l’esempio fatto dalla Commissione con la richiesta al direttore del Sismi Battelli per il caso austriaco, riguardava depositi di armi. Di questi il dossier Mitrokhin non fa menzione, bensì solo di depositi di ricetrasmittenti. Comunque sia, quell’informativa è successiva di un anno allo scambio di lettere.

PRESIDENTE. Se chiedo se ci sono depositi di armi e si è a conoscenza che ci sono depositi di ricetrasmittenti, tanto vale dirlo.

MATTARELLA. Comunque sia, è successiva.

PRESIDENTE. Le formulo una sola domanda sul cosiddetto dossier Havel. Penso ovviamente che i colleghi ne faranno diverse.

Vorrei che lei confermasse se oltre alla documentazione di cui abbiamo notizia, tutta di provenienza del Ministero dell’interno cecoslovacco, sezioni estere, e che ha avuto come destinatario il Sisde, altri rami o archivi dell’amministrazione abbiano acquisito ulteriore documentazione, personalmente consegnata da Havel durante la sua visita del 1990 a rappresentanti del Governo italiano o comunque ad autorità italiane. Non abbiamo raggiunto il fine di trasparenza che volevamo perseguire attraverso la pubblicazione delle carte perché stampa e giornalisti, in genere attenti, hanno continuato in questi giorni a fare una enorme confusione. Noi sappiamo che della documentazione che il Ministero dell’interno cecoslovacco ha mandato al Sisde fa parte anche un dattiloscritto in lingua cecoslovacca di circa 500 pagine, che però il Sisde ha ritenuto di non grande interesse, ne ha fatto una specie di sunto per la procura della Repubblica, tanto è vero che quest’ultima non lo ha acquisito e quindi non ce lo ha potuto mandare. Ho chiesto al Sisde che ce lo trasmetta, sia pure in lingua cecoslovacca, poi provvederemo noi a farlo tradurre. Se il cosiddetto dossier Havel si identificasse con queste carte cecoslovacche, non capisco la questione, fra qualche giorno le potremo leggere tutte: se qualcuno sa il cecoslovacco potrò farlo immediatamente, altrimenti dopo la traduzione.

Comunque non si tratta del dossier Havel, perché questo il presidente cecoslovacco dovrebbe averlo consegnato direttamente. Esiste questo dossier Havel al Sismi o al Sisde? Per la verità il Cesis ha risposto alla procura della Repubblica che non risultano queste carte. Allora le ipotesi possono essere due: o Havel le ha consegnate a un rappresentante delle nostre istituzioni, che le ha tenute come carte private e non le ha fatte acquisire agli archivi dell’amministrazione, oppure – e mi sembra la spiegazione più semplice – Havel ha detto in quella occasione che il Ministero dell’interno era in possesso di documentazione che interessava l’Italia e che sarebbe poi stata trasmessa successivamente, perché per la verità mi sembrerebbe strano portarsi dietro una valigetta piena di carte venendo in Italia.

Nelle carte cecoslovacche c’è però un interrogatorio di un cecoslovacco che sembrerebbe asseverare l’ipotesi che oltre a quella documentazione ce ne sia altra che Havel avrebbe portato personalmente. Questa è la ragione della mia domanda.

MATTARELLA. Rispondo adesso o alla fine delle domande?

PRESIDENTE. La domanda è finita.

MATTARELLA. Ve ne sono altre?

PRESIDENTE. Poi ne formulerò una sul caso Moro.

MATTARELLA. Se mi consente, lei ha citato la puntualizzazione che ha inteso fare il presidente del comitato parlamentare sui Servizi, onorevole Frattini. Vorrei chiarire che il Governo non si sceglie l’interlocutore parlamentare. Il Governo va dove un organo parlamentare lo invita e lo chiama, naturalmente tenendo conto delle competenze dell’organo da cui viene invitato per una audizione. Quindi non è che il Governo abbia scelto questo o l’altro organo, la Commissione stragi o il Comitato parlamentare sui Servizi; il Governo è stato invitato da questa Commissione ed è venuto, è stato invitato dal Comitato parlamentare che è interlocutore per altri argomenti ed è andato in quella sede, fornendo tutti gli elementi. Infatti il Governo ha fornito tutto, senza alcuna eccezione. Per esempio, il Comitato parlamentare ha formulato una richiesta di documenti dopo la mia audizione e gli sono stati inviati tutti; ne ha fatta una successiva e ulteriore, alla quale stiamo rispondendo. Questo vale anche per questa Commissione. Il Governo naturalmente è disponibile a intervenire ed essere audito da tutti gli organi in cui viene invitato, tenendo conto ovviamente della competenza di ognuno e quindi parlando con ciascun organo nell’ambito della competenza di cui è titolare; ma il Governo non intende entrare nei problemi, se non nel modo più ovvio, cioè rispettando l’organo che lo invita e presentarsi e poi intervenire e inviare documenti, nell’ambito della competenza di ciascuno. So che ogni organo rispetta la sua competenza e non travalica quella altrui.

Signor Presidente, sul dossier Havel credo sia bene chiarire, anche perché vi è stata una dose di confusione rilevante, che per la verità il Governo ha cercato di evitare senza mai alimentarla. Come è noto, alcuni giornali hanno affermato che il presidente Havel avrebbe consegnato nel corso della sua visita a Roma del settembre 1990, un dossier sull’attività di collegamento dei servizi cecoslovacchi e delle BR in Italia. Ne ha fatto richiesta anche la Commissione stragi, ma naturalmente e autonomamente questo era stato già oggetto di verifiche non soltanto presso la Segreteria generale del Cesis, il Sismi, il Sisde, ma anche presso gli altri uffici di Governo, anzitutto la Presidenza del consiglio. Non si è riscontrata traccia di questo documento che il presidente Havel avrebbe consegnato durante la sua visita in Italia nel settembre 1990. Per questo è stato risposto anche alla magistratura, quando ne ha fatto richiesta, che non vi è traccia di questo documento.

Il Governo ha fatto però di più, tutto ciò che poteva. L’11 marzo scorso, come alcuni colleghi ricorderanno, il Presidente del consiglio di questo Governo, onorevole D’Alema, si è recato a Praga per incontrare il Governo e il Presidente ceco in prossimità dell’ingresso della Repubblica Ceca nella NATO. In quella occasione, il Presidente del Consiglio italiano chiese al presidente Havel notizie dell’esistenza di quel dossier, sollecitandolo ad avere notizie e conferme al riguardo, anche in riferimento alle indagini in corso in Italia. Il presidente Havel rispose che ricordava di aver portato della documentazione ma non ne ricordava l’oggetto; egli si impegnava a far svolgere delle ricerche ed a trasmettere al Governo italiano tutti quegli elementi di interesse che fossero stati reperiti sulla base delle stesse. Questo è stato affermato dal presidente Havel a seguito di una sollecitazione del Presidente del Consiglio italiano a Praga. Questo è lo stato delle cose per quanto riguarda il dossier Havel. Il Governo ha fatto ciò che poteva essere più efficace, cioè chiedere direttamente al presidente della Repubblica Ceca Havel.

PRESIDENTE. Ciò renderebbe probabile che qualcuno abbia potuto acquisire queste carte a titolo personale e poi non le abbia depositate.

MATTARELLA. Presidente, io sto riferendo dei fatti; le valutazioni sono rimesse alla Commissione. Io riferisco questi fatti come devo riferire tutti gli altri, nessuno escluso, come il Governo sta facendo. Ciò che vorrei sottolineare è che il Governo intende collaborare in pieno, tanto che ha avanzato delle richieste direttamente al presidente della Repubblica Ceca Havel. Come dicevo, la risposta del Presidente Havel è stata che ricordava di aver portato documentazione, senza però rammentarne l’oggetto. Per quanto riguarda il resto, Presidente, ho letto questa mattina su un giornale che quell’altro materiale di cui tanto si è parlato non avrebbe alcun valore, anche le famose 558 pagine. Mi chiedo come si possa sapere che questo materiale non ha alcun valore se non è conosciuto.

PRESIDENTE. In quel caso c’è però un appunto del Sisde, che spiega alla Procura di Roma che non sono state tradotte queste carte perché non sembrano avere grande valore; c’è una specie di sunto del loro contenuto.

MATTARELLA. Lo dicevo, Presidente, non perché attribuivo importanza al fatto che dicano questo -è una legittima opinione che io rispett -, ma per un’altra questione. Per diversi giorni si è detto che vi erano 558 pagine di chissà quale esplosiva importanza, che venivano nascoste e non venivano fornite. Vorrei allora riassumere la vicenda di questo carteggio intercorso tra il Sisde e due funzionari, uno del Ministero dell’interno cecoslovacco e l’altro del costituendo servizio informativo. Sulla base delle richieste della magistratura, il Sisde, facendo presente che non vi era traccia del dossier Havel, ha dichiarato alla procura che esisteva però del carteggio che era stato trasmesso da funzionari cecoslovacchi tra la primavera e l’estate del 1990. La procura ha chiesto questo materiale e il Servizio ha fornito un appunto del 10 luglio 1990 sull’esistenza in Cecoslovacchia fino dal 1953 di campi di addestramento paramilitare per terroristi - documento che la Commissione ha avuto dalla procura della Repubblica -, un appunto del 20 luglio 1990 in cui si parla dell’intenzione di non divulgare documentazione in possesso del Governo cecoslovacco – anche questo trasmesso dalla Procura alla Commissione - e un documento dell’agosto 1990 che sintetizza il contenuto di un quaderno manoscritto, relativo ad avvenimenti cecoslovacchi dal 1948 ad oggi, ai collaboratori della rivista "Listy", stampata a Roma, e poi divenuta "Pelikan". Tutto questo materiale è stato trasmesso alla procura, che lo ha acquisito e inviato alla Commissione. Tale documentazione l’ha trasmessa alla Commissione anche il Governo giorni fa, togliendovi la classifica di segretezza, cioè declassificandola a "non classificata" dopo aver ottenuto il preventivo nulla osta da parte della procura della Repubblica. A integrazione di tale documentazione, che la procura ha acquisito, e su cui sta svolgendo delle indagini, vorrei ora consegnare copia di quel quaderno manoscritto di cui ho appena parlato, il sintetizzato terzo documento.

PRESIDENTE. La ringraziamo.

MATTARELLA. Presumo che la Commissione lo abbia ma ne consegno una copia per migliore consultazione.

La procura non ritenne invece di acquisire gli altri documenti. C’è infatti una ulteriore documentazione composta di 558 pagine che il Sisde aveva pure segnalato alla procura, composta da tre elementi. Vi è innanzi tutto, un foglio dattiloscritto che contiene l’indicazione dei nuovi ufficiali generali, preposti nel marzo del 1990 al comando delle forze armate cecoslovacche. Vi è poi un dattiloscritto di un libro scritto da un ex ufficiale del Ministero dell’interno cecoslovacco con l’intento di delineare il comportamento sovietico in Cecoslovacchia fino al 1969, illustrando l’attività di spionaggio e controspionaggio in Cecoslovacchia dei servizi russi e cechi fino al 1969.

Il terzo documento tratta essenzialmente quattro argomenti. Innanzi tutto, l’operazione affidata ad un agente per introdurre una statuetta contenente un microtrasmettitore nell’appartamento del cardinal Casaroli. In secondo luogo, alcune note relative ad un esempio di trasformismo politico dopo la rivoluzione democratica. In terzo luogo, alcuni interrogativi circa l’atteggiamento effettivo di Havel e la natura del movimento Carta 77. Infine, le modalità attraverso le quali la Santa Sede riusciva a mantenere contatti con il clero, sia secolare che religioso, che operava segretamente in Cecoslovacchia.

Il rilievo di questi tre documenti, che costituiscono il complesso dei 558 fogli di cui tanto si è parlato in questi giorni, è assai modesto, con eccezione dell’episodio relativo al cardinal Casaroli, peraltro già noto all’autorità giudiziaria perché acquisito nel 1997, tramite altro documento in cui si riferiva dello stesso episodio, dal giudice Priore. Per il resto si tratta di affermazioni, ricostruzioni e valutazioni opinabili, che andrebbero vagliate sul piano storico e della cui fondatezza, in qualche caso, è anche lecito dubitare. Si tratta comunque di informazioni prive di qualunque rilevanza per il nostro Paese. Tale circostanza è stata del resto tempestivamente rilevata dal Sismi al quale il Sisde aveva inviato quel documento nel giugno del 1990 per conoscenza e per un’eventuale traduzione. Il Sismi ha anche ritenuto non necessario tradurre il secondo documento, cioè il libro, quel dattiloscritto molto grande contenente la storia dell’attività in Cecoslovacchia dei servizi di spionaggio e controspionaggio, sovietici e cecoslovacchi fino al 1969. Il Sisde, di recente, ha autorizzato, su richiesta della Presidenza del Consiglio, la declassificazione di questo materiale da "riservato" a "non classificato", quindi non ho difficoltà a consegnarlo ora alla Commissione. Sono anche in grado di dare la traduzione del terzo documento, quello che riguarda i quattro punti che ho citato, in cui si parla anche di Carta 77, del Presidente Havel, del cardinal Casaroli e così via. Del secondo documento, che è il più voluminoso, è stata fatta una traduzione soltanto per il periodo post-bellico, dal 1945 in poi, non per la parte che va dalla prima alla seconda guerra mondiale giudicata di ancor minore interesse; per alcune vicende di assoluta mancanza di interesse è stata fatta una sintesi. Naturalmente questi documenti consegnati dal Governo alla Commissione sono ormai declassificati. Vorrei soltanto segnalare che potrebbe esservi un problema di pubblicità in riferimento ad eventuali esigenze dell’autorità giudiziaria, ma questa è una valutazione che affido alla Commissione.

La fonte del complesso di quella documentazione, sia di quella trasmessa a suo tempo dalla procura di Roma alla Commissione stragi sia di queste 558 pagine, è un funzionario del Ministero dell’interno cecoslovacco il cui nominativo è ovviamente opportuno che rimanga riservato. Per questo motivo nell’appunto del Sisde che introduce le 558 pagine ormai ben note che ora consegnerò alla Commissione vi sono degli omissis: essi riguardano soltanto i punti in cui è ricordato il nome e la carica di questo funzionario, che non sono indicati per precluderne il riconoscimento.

PRESIDENTE. Il sistema di sicurezza non può funzionare se non tiene riservati i nominativi delle fonti.

MATTARELLA. Devo comunque aggiungere che è motivo di riflessione la circostanza che la fonte, venuta in Italia in veste ufficiale come rappresentante del suo Governo, abbia descritto la condizione del suo paese in maniera estremamente critica e sostanzialmente antigovernativa. L’opinione degli organismi informativi italiani è che le informazioni trasmesse devono essere valutate con molta circospezione, particolarmente quando esprimono giudizi su esponenti politici cecoslovacchi, in quanto sembrerebbe che vi sia un’ispirazione volta a fornire una raffigurazione della condizione cecoslovacca del 1990 particolarmente unidirezionale, parziale, di parte. Si nutrono dubbi sulla veridicità di alcune affermazioni. La fonte, del resto, non è stata in grado di fornire nulla che potesse interessare direttamente il nostro paese. L’autore materiale del libro – la fonte che ha consegnato tutto è la stessa, quel funzionario di cui ho detto –, invece, è un colonnello, tale Joseph August, sposato ad un ufficiale tenente del KGB, rifugiatosi negli Stati Uniti dopo l’invasione della Cecoslovacchia. E’ l’autore del libro, di questo lungo dattiloscritto in cui si parla della vicenda di spionaggio e di controspionaggio del comunismo in Cecoslovacchia.

Questo è il materiale. Il Governo non ha ritenuto, nei giorni scorsi, malgrado le tante affermazioni che vi erano 558 pagine tenute riservate, blindate, in cui c’era chissà che cosa, rilasciare dichiarazioni a chiarimento per rispettare l’audizione in questa Commissione; per dichiarare qui, presentando questo materiale, quale ne è il contenuto e quale il valore, ad avviso dei nostri organismi e del Governo stesso. E’ il materiale che deposito adesso, signor Presidente, con lettera di accompagnamento che ho già firmato e che le consegnerò.

PRESIDENTE. La ringrazio di questa sua risposta. Mi permetto di rilevare che coincide con i contenuti di un comunicato stampa che avevo ritenuto di fare questa mattina, dopo aver letto gli ennesimi travisamenti giornalistici, perché avevamo capito benissimo che in realtà questi documenti non ci erano già pervenuti unicamente perché la Procura della Repubblica aveva ritenuto di non farne l’acquisizione. Se la Procura li avesse acquisiti ci sarebbero arrivati, come ci sono arrivati gli altri. Mi sembra confermato, comunque, che questa non è documentazione consegnata direttamente ad Havel, ma affluisce sempre al Servizio dal Ministero dell’interno cecoslovacco.

MATTARELLA. Se mi è permesso, signor Presidente, da un funzionario del Ministero dell’interno e non mi spingerei più in là di questa definizione.

PRESIDENTE. Da un funzionario del Ministero dell’interno, prendiamo atto di questa sua precisazione e acquisiamo quindi questi atti all’inchiesta della Commissione. Manteniamo per adesso un regime di riservatezza su tali documenti, almeno in attesa di averli letti, per poter capire quali esigenze di segretezza ci siano. Mi sembra che non ci sia un’indagine giudiziaria in corso, perché la Procura non li ha acquisiti e quindi non fanno parte di fascicoli processuali.

Vorrei porre un’ultima domanda per poi lasciarla ai quesiti dei colleghi. In un’intervista al Corriere della Sera del 9 luglio 1999 lei, tra l’altro, disse che: "Anche per quanto riguarda il caso Moro purtroppo ci siamo accontentati della verità giudiziaria. Ci siamo fermati lì. Invece si può e si deve cercare ancora. Ci sono ex brigatisti irriducibili, altri oggi in libertà, che verosimilmente sanno e non dicono, che potrebbero far luce sui giorni del rapimento e invece non parlano. Ma non ci fermeremo. Perché ritengo che non saremo davvero padroni del nostro paese finché non riusciremo a capire per intero le ragioni della morte di Moro". Queste sue dichiarazioni nel contenuto mi trovano pienamente consenziente; penso che trovino consenziente istituzionalmente la Commissione, dato che noi, effettivamente, in questa seconda parte della legislatura ci stiamo prevalentemente dedicando al caso Moro. Anzi, nostra intenzione era quella di dedicarci esclusivamente al caso Moro, ma poi inciampiamo costantemente in nuove emergenze: prima, il deposito della ordinanza–sentenza del giudice Priore su Ustica; adesso, tutta questa storia delle carte russe e delle vicende cecoslovacche, ma la nostra attenzione è puntata principalmente sul caso Moro. La mia domanda è la seguente: quella valutazione dell’incompletezza della verità raggiunta è una valutazione sua personale, che nasce dalle note aporie che ci sono nella ricostruzione giudiziaria o è espressione della conoscenza, da parte sua, di segreti o di valutazioni istituzionali?

Ho preparato e consegnato all’Ufficio di Presidenza, dallo scorso mese di luglio, un documento dove citavo questa sua dichiarazione e la dichiarazione del Presidente della Repubblica Scalfaro pronunciata addirittura in sede istituzionale, nell’Aula di Montecitorio, proprio per dire che l’insoddisfazione sulla verità raggiunta è ampia. Per la verità avevo suggerito una direzione possibile di indagine: avevo detto che probabilmente sarebbe stato opportuno provare a rileggere la vicenda Moro muovendo da un presupposto diverso da quello che appartiene alla verità più diffusa, e cioè che Moro non fosse in possesso di segreti che potessero essere rivelati alle brigate rosse. Partivo dalla nota lettera di Moro a Cossiga del 29 marzo 1978 in cui segnalava l’opportunità di una trattativa non tanto per ragioni umanitarie, ma per ragioni di Stato. Fra l’altro, diceva che era in possesso di notizie che, se sottoposto a processo, avrebbe potuto rivelare e avrebbero potuto essere nocive per l’interesse dello Stato. Poi, segnalavo un’altra serie di emergenze documentali, compreso il comunicato n. 6, in cui le brigate rosse, dopo aver detto che Moro aveva fatto una serie di rivelazioni importanti, dicono che non ci sono "clamorose rivelazioni" e, mutando il programma, dichiarano che non avrebbero pubblicato le carte del processo Moro. Da tutto questo è nata, come ipotesi indagativa, la mia idea, utilizzando anche una serie di spunti che ci erano venuti da una recente audizione di Franceschini, il quale ci aveva parlato di questa possibile trattativa di Moretti per ottenere, attraverso lo scambio di queste carte, un salvacondotto. Probabilmente le brigate rosse, da un certo momento in poi, avevano un secondo ostaggio in mano: non solo la vita di Moro, ma ciò che Moro stesso aveva loro dichiarato. Dicevo comunque, indipendentemente da quello che poi Moro ha detto o avrebbe potuto dire, avranno potuto attivare opposti interessi sul contenuto di quelle carte: gli apparati di sicurezza nazionale occidentali, per evitare che il segreto venisse divulgato; gli apparati orientali, invece, per poter apprendere il segreto ed utilizzarlo in maniera diversa.

Tra i vari atti che avevo esaminato, c’era anche il pro-memoria Improta del dicembre 1990 che, devo dire, per lo meno per due terzi si muove tutto in questa logica. Dice che non è credibile che Moro non conoscesse segreti; che è certo, o è estremamente probabile, che Moro li abbia rivelati; che è stranissimo che Moretti non abbia pubblicato queste carte. Poiché c’è una serie di indizi sui rapporti di Moretti con i Servizi dell’Est, è anche pensabile che egli abbia passato informazioni a tali Servizi. Poi, si fa un’ulteriore ricostruzione dicendo che i Servizi dell’Est se ne stanno probabilmente servendo per una campagna di intossicazione, anche dopo il ritrovamento avvenuto nell’ottobre ’90 in Via Monte Nevoso, che sta portando a "Gladio" e alla richiesta di impeachment del presidente Cossiga. Su quest’ultima parte, personalmente, almeno per quelli che sono i miei ricordi, nutro qualche perplessità: la vicenda "Gladio" esplode perché le indagini giudiziarie di due sostituti procuratori militari, Dini e Roberti, e poi del giudice Casson portano l’autorita giudiziaria stessa alle soglie del segreto. A quel punto il presidente del Consiglio Andreotti – lei lo ricorderà – ne parla in Senato cercando di minimizzare, dicendo all’inizio che "Gladio" ha cessato di esistere nel 1972. Però tutto il percorso complessivo del ragionamento che c’è in questo appunto Improta sostanzialmente mi convince perché coincide con il ragionamento che ho provato a fare in quel documento istruttorio.

Pertanto, questa dichiarazione nasce da ulteriori sue conoscenze che potrebbero essere utili alla Commissione nel lavoro che sta portando avanti? Nasce, per esempio, dalla valutazione che il dossier Mitrokhin e le carte cecoslovacche confermavano l’estrema probabilità di questi rapporti tra brigate rosse e Servizio cecoslovacco? Poi, dire che Servizio cecoslovacco è uguale KGB potrebbe essere un errore: il Servizio cecoslovacco stava al KGB come i nostri Servizi stavano alla CIA, perché a volte andavano d’accordo e a volte si muovevano in direzione diversa, come è noto. Penso che ci fosse una schizofrenia tra filo arabi e filo israeliani. Le chiedo quindi se ci può dare delle ulteriori indicazioni e anche quali possono essere le sue valutazioni su questa chiave di lettura della vicenda Moro che rende centrale l’elemento delle carte e quindi la possibilità che siano state scambiate o con i Servizi dell’est, per aver aiuti o per fare campagne di intossicazione in Italia, o con Servizi dell’ovest, per poter ottenere salvacondotti e promesse di impunità. Quando lei fece la sua dichiarazione qualcuno la interpretò come una tirata di orecchie nei miei confronti. Non penso che lo fosse, ma se lo fosse stato comunque sarebbe ben accetta. Infatti, accetto qualsiasi sprone a fare sempre meglio.

MATTARELLA. Posso garantirle, Presidente, che non vi era assolutamente un’intenzione del genere. Semmai, lo spunto era dato dal vedere frequentemente brigatisti rossi colpevoli dell’assassinio di Moro esibirsi in televisione in molte circostanze e condizioni. Invece una maggiore sobrietà sarebbe quanto meno assai desiderabile.

La convinzione, Presidente, è personale: io non dimentico di essere stato componente di questa Commissione nella scorsa legislatura e di aver seguito in quella veste alcune piste di lavoro. E’ una considerazione che non ha nulla a che vedere con la mia funzione di delegato del Presidente del Consiglio dei ministri che si occupa dei Servizi di informazione e sicurezza, ma riflette opinioni personali che ho sempre avuto e che confermo perché ne sono convinto; anche perché penso a tanti latitanti, anche all’estero, mai raggiunti dalla giustizia. Vi sono latitanti, vi sono brigatisti certamente coinvolti nel caso Moro, dei quali certamente uno all’estero, mai raggiunto e mai interrogato dalla magistratura (non è stato possibile visto che non è stato mai estradato).

PRESIDENTE. Casimirri. Anche Lojacono, per la verità.

MATTARELLA. Pensando a latitanti, pensando a persone che non sono state mai sentite dall’autorità giudiziaria, pensando a molti punti di dubbio che sono emersi tante volte anche in questa Commissione, io ho quella opinione: l’ho espressa e la confermo, convinto che nessuno possa immaginare che per il fatto che sto al Governo io non possa esprimere i miei convincimenti, che rivendico in piena libertà. Li ho espressi in quella sede, ne sono convinto e li confermo. Lei, Presidente, ha accennato ad un argomento di cui si è parlato in questi giorni, il pro-memoria Improta. Non faccio valutazioni, il Governo non può entrare nel lavoro della Commissione d’inchiesta…

PRESIDENTE. Però un ex membro che conserva un’autonomia intellettuale… Noi non la ascoltiamo soltanto come Vicepresidente del Consiglio.

MATTARELLA.. La ringrazio, Presidente, questo mi lusinga. Mi limito a fornire alcuni elementi. So che la Commissione dispone del pro-memoria Improta, lo ha acquisito nel luglio 1998. Rispetto ad alcune ricostruzioni che vi sono state quella che viene fatta nell’appunto è più pacata: infatti lì si ipotizza con chiarezza la tesi che lei adesso ha ricordato, è verosimile che la scelta di non pubblicare gli interrogatori di Moro durante il sequestro sia stata ispirata dai servizi dell’et e che questo materiale venga adesso ad emergere per contribuire a una campagna di tensione che trova il suo acme, non il suo obiettivo, nell’affare Gladio e nella richiesta di impeachment del Capo dello Stato. E’ una ipotesi che io pertanto non mi sento di commentare: registro che è stata oggetto di lavoro parlamentare, sia al Senato, quando ne parlò all’epoca l’allora Presidente del Consiglio, sia in Commissione stragi, dove del materiale di via Monte Nevoso parlò l’allora capo della polizia Parisi. Nel corso di una audizione in questa Commissione egli parlò non di questa ipotesi, ma del materiale di cui oggi si parla e di cui si occupava il rapporto Improta. Non esprimo una valutazione mia, Presidente, perché richiederebbe un approfondimento maggiore. Prima di spendere parole e convinzioni in questa Commissione, vorrei essere certo di ciò che dico.

PRESIDENTE. La ringrazio. Vorrei dire che spesso abbiamo una tale massa documentale la cui importanza ci può sfuggire. Riconosco, per esempio, di aver sottovalutato un appunto che mi avevano segnalato alcuni nostri consulenti, un appunto della Polizia in cui si dice che tutte le munizioni utilizzate nell’assalto di via Fani potevano provenire da un deposito a cui soltanto sei persone avevano la possibilità di accedere. Devo a un giornalista de "la Padania" la segnalazione: sostenere, come io avevo fatto, che quell’appunto era superato dalle perizie sulle armi o sulle munizioni usate nell’assalto di via Fani é un errore, perché il problema non è che fossero tutte di un certo tipo, bensì – come risulterebbe da quell’appunto - che provenivano da un deposito particolare. Pertanto ho dato disposizione agli uffici di inviare l’appunto alla Procura della Repubblica, accertando se essa conoscesse quell’appunto e se comunque quella prospettiva indagativa fosse stata seguita e quali esiti avesse avuto. Ho desiderato dichiararlo perché in una dichiarazione che ho fatto oggi ho sottovalutato l’importanza del documento.

MATTARELLA. Con il suo consenso, Presidente, vorrei aggiungere una considerazione conclusiva; in questi giorni si è parlato di alcuni argomenti e credo che sia bene che il Governo ne parli espressamente in Commissione. Su alcuni quotidiani, in questi giorni, si è affermato – ne parlerò anche presso il Comitato parlamentare sui Servizi, quando vi tornerò per essere audito – che esisterebbe un dossier inviato dalla CIA al Sismi con l’indicazione di un elenco riguardante una rete informativa della STASI, il servizio segreto o la polizia segreta tedesco-orientale, in Italia. Non vi è nulla di tutto questo; aggiungo due notizie che do alla Commissione. Semmai c’è (dato nel novembre 1991 e privo di qualunque interesse per il nostro paese, ricevuto dal Sismi da parte di organismi informativi americani in Europa) un elenco dei dipendenti della STASI, cittadini tedeschi che operavano in Germania, un numero altissimo (alcune decine di migliaia). Non riguarda il nostro paese, né cittadini italiani, né attività in Italia. Naturalmente questo materiale, in cui vi sono indicati nomi e cognomi (ho avuto lo scrupolo di verificare anche se vi fossero nomi e cognomi italiani: ve ne sono sei o sette, ma sono tutti cittadini tedeschi), non ha interesse per il nostro paese. E’ stato quindi ricostruito rigorosamente dal Sismi. Né vi è alcun motivo di utilizzarlo, perché non riguarda l’Italia né italiani e utilizzarlo significherebbe semplicemente creare problemi, senza ragione per il nostro paese e per il suo interesse, alla Germania e agli Stati Uniti. Piuttosto, invece, a seguito di queste notizie di stampa secondo le quali la CIA avrebbe raccolto l’elenco, o la "mappa", degli informatori della STASI in vari paesi europei e sarebbe disposta a darlo ai paesi interessati, questo Governo, nei giorni scorsi, non appena è apparsa la notizia sui giornali, ha dato incarico alla Segreteria generale del Cesis e al Sismi di chiedere ai rappresentanti della CIA in Italia se è vero che vi sono questi elementi e se vi è disponibilità a consegnarli al nostro paese; perché se così fosse il nostro paese ha interesse ad averli. Abbiamo così appreso che lì, nell’apparato informativo degli Stati Uniti, è in corso una attività di elaborazione di questi elenchi. Questo Governo ha dato disposizione al Sismi di far presente nuovamente che, non appena vi sarà la disponibilità degli Stati Uniti a consegnare questi elenchi, con riguardo a coloro che operavano in Italia, il nostro Governo chiede di averli per prenderne conoscenza.

Nei giorni scorsi si è parlato anche di un dossier Gorbaciov…

PRESIDENTE. Se voi otterrete queste notizie, ovviamente la Commissione è interessata nei limiti delle sue competenze. Ne abbiamo già tante, che non vorrei che diventasse una Commissione generale sullo spionaggio. Se vi fossero però notizie che riguardano rapporti fra Brigate Rosse – Prima Linea mi sembra più improbabile – e formazioni terroristiche della Germania potrebbero essere interessanti.

MATTARELLA. Certamente Presidente, la ringrazio. Ciò mi consente di dire una cosa che mi era sfuggita. Preciso che quei nominativi di cui si è in possesso riguardano non i dipendenti della STASI, ma del Ministero per la sicurezza della Germania orientale. Siccome più volte vi è stata la richiesta di sapere se vi sono stati contatti fra brigatisti rossi e RAF in Germania, se vi sono stati rapporti con i servizi dell’Est, se da questo materiale, quando perverrà, emergessero tali rapporti su cui la Commissione di inchiesta svolge la propria attività, il Governo li consegnerebbe.

PRESIDENTE. Questo lo dicevo perché sarebbe drammaticamente inerente all'attualità. Ho provato una certa soddisfazione quando l'Autorità giudiziaria si è mossa secondo le nostre segnalazioni nei confronti del CARC. Dalle prime notizie che si sono apprese stanno emergendo contatti tra reduci di quelle formazioni e coloro che attualmente stanno cercando di ricostituire nel nostro paese le Brigate rosse e che anzi le hanno ricostituite dal momento che hanno già ucciso.

MATTARELLA. Signor Presidente, in precedenza mi riferivo alla notizia apparsa sui giornali secondo cui il Presidente Gorbaciov quando è venuto in Italia nel 1990 avrebbe consegnato al nostro Governo un dossier …

MANTICA. Il 1990 è stato una catastrofe!

MATTARELLA.. Non vi è nulla di tutto questo. In realtà qualche mese prima, con l'approssimarsi della visita, vale a dire nel novembre del 1989, alcuni ufficiali della sicurezza dell'Unione Sovietica, all'epoca ancora esistente, fecero avere al capo della polizia italiana un elenco di persone di ogni parte del mondo e nazionalità che ritenevano pericolose per la sicurezza del loro Presidente. Fu consegnato un elenco ma solo nell'interesse della sicurezza sovietica e non nell'interesse delle nostre conoscenze informative.

Vorrei fare un ultimo riferimento ad un argomento che è stato anche oggetto di considerazioni che non mi pare giusto né evadere né eludere. Mentre il Governo, mio tramite, avrebbe manifestato dubbi sull'attendibilità dell'archivio Mitrokhin, in Gran Bretagna il Ministro dell'Interno Straw, avrebbe dichiarato dopo 24 o 48 ore, l'assoluta attendibilità di quell'archivio. Tengo a chiarire questo punto anche a questa Commissione perché tra quanto ho dichiarato alla Camera dei Deputati nei giorni scorsi e quanto è stato dichiarato alla Camera dei Comuni dal Ministro dell'interno britannico Straw vi è assoluta coincidenza di valutazioni. Ho dichiarato - ho portato con me il resoconto - in risposta ad una domanda dell'onorevole Taradash che chiedeva notizie sull'autenticità del dossier, che al momento l'autenticità non è compiutamente verificabile anche perché il nostro servizio ha chiesto alla Gran Bretagna di poter interrogare Mitrokhin, una richiesta che è rimasta inevasa, e ai servizi segreti russi di poter avere gli originali dell'archivio Mitrokhin per un'evidente verifica sulla corrispondenza tra i vari documenti. Pertanto l'attendibilità sulla veridicità di tali documenti, allo stato, è rimessa a quanto ci viene detto dagli inglesi, che parlano di un'attendibilità parziale, e ai riscontri che abbiamo potuto fare di nostra iniziativa. Ho portato con me l’intervento del Ministro dell'interno Straw alla Camera dei Comuni che posso lasciare alla Commissione, se lo ritiene opportuno, sia in versione originale che nella traduzione in italiano. Quest'ultimo ha dichiarato che non vi erano documenti originali del KGB né copia di tali documenti per cui il materiale stesso, non era di evidente valore diretto, anche se ha avuto un valore investigativo. Vi è un'assoluta coincidenza di valutazioni. Traggo spunto da questo argomento per affrontare un'altra questione.

PRESIDENTE. La interrompo soltanto per affermare che mi sembra una considerazione ovvia il fatto che se uno copia dei documenti e poi questi ultimi vengono tradotti noi non sappiamo se tale copiatura è stata fedele ed è poi difficile fare una valutazione sulla verosimiglianza complessiva anche perché spesso le questioni che sono affermate in quei documenti coincidono con fonti diverse. Certamente sul singolo documento bisognerebbe acquisire l'originale per poter capire se è stato copiato fedelmente.

MATTARELLA. Dal contesto dei riscontri fatti dagli inglesi ma anche da altri è verosimile che un'ampia parte di notizie lì indicate siano attendibili e verosimili o meglio che sia attendibile e verosimile che siano stati fedelmente copiate le informative del KGB, salvo poi verificare l'attendibilità di queste ultime, un problema che comunque non riguarda l'attendibilità di Mitrokhin.

PRESIDENTE. Ho notato una coincidenza con il libro di Valerio Riva che ha lavorato direttamente con le fonti russe.

MATTARELLA. Vorrei prendere spunto da questo argomento per continuare a riportare le dichiarazioni del Ministro dell'interno Straw alla Camera dei Comuni. Egli sostiene che i servizi di sicurezza britannici conclusero che quel materiale non poteva costituire prova giudiziaria per un tribunale inglese. Mi limito a richiamare soltanto il passaggio in cui egli afferma che una cosa è l'attività di intelligence, altra cosa sono le indagini relative ad attività criminali, come lui le chiama, e che la decisione di mandare alla magistratura alcuni casi, peraltro pochi, per verifiche giudiziarie comunque portava il Governo inglese a confermare la non pubblicità di quei documenti relativi all'archivio Mitrokhin. Non vorrei che vi fossero dei fraintendimenti rispetto a quanto sto dicendo né è mia intenzione fare polemiche. La Commissione ha deciso di pubblicare questi documenti e il Governo rispetta pienamente questa decisone che, a mio personale avviso, ha stroncato molte ipotesi ed illazioni che venivano fatte. Con riferimento non a questo caso, perché non vorrei che sembrasse un'argomentazione polemica, che non esiste, nei confronti della Commissione stragi, vorrei far presente che la Gran Bretagna non ha pubblicato, come neppure gli altri paesi, questo materiale. Vorrei fare una considerazione, dal momento che mi è stata data la possibilità di un confronto con questo organo parlamentare di inchiesta, prendendo spunto da quanto diceva il Ministro britannico alla Camera dei Comuni sostenendo che l'attività di intelligence è ben diversa da quella giudiziaria perché è volta a prevenire i pericoli per il proprio paese e per i suoi cittadini anticipando informazioni e conoscenze. Questo è il motivo per cui si tratta di un'attività meno pubblica perché altrimenti, una volta scoperte le fonti, risulterebbe vanificato il lavoro che tale servizio compie. Qualunque servizio di intelligence si avvale della collaborazione degli altri paesi. Ho volutamente ricordato prima che questo Governo non volendo fare dell'archivio Mitrokhin un segreto di Stato ha consegnato questi documenti prima alla magistratura che li aveva richiesti e poi a questa Commissione che ne aveva chiesto una copia, chiedendo agli inglesi di condividere la rimozione del segreto per quanto riguarda l'Italia, cosa che hanno fatto anche se si trattava di una decisione già presa.

In merito alla STASI abbiamo chiesto agli americani di mandarci, e sono disponibili a farlo, gli elenchi degli informatori della STASI nel nostro paese. Per il dossier Havel il Presidente del Consiglio dell’attuale Governo ha chiesto direttamente al Presidente Havel notizie, elementi e conferme. Il Governo sta facendo tutto ciò che è nelle sue possibilità ed è proprio da questa considerazione che vorrei partire per segnalare il rischio che si corre verso i paesi alleati nel diffondere la convinzione che tutto ciò che viene inviato in Italia viene reso pubblico. Questo modo di procedere rischia di far sì che nessun servizio segreto di un paese alleato o amico sia più disponibile a mandarci alcun tipo di notizia. E noi della collaborazione dei servizi dei paesi amici o alleati ne abbiamo bisogno in maniera indispensabile, particolarmente per il Giubileo che si approssima, durante il quale arriverà gente da ogni parte del mondo; e in generale abbiamo bisogno della collaborazione dei servizi di intelligence dei paesi amici o alleati. Se si spargesse la convinzione che quello che essi mandano in Italia viene subito reso pubblico rischieremmo l’inaridimento di molte delle nostre fonti di conoscenza che attengono, anche in maniera significativa, alla sicurezza del nostro Paese e dei suoi cittadini. Lo dico signor Presidente – e la prego di credermi – senza alcun intento polemico; sento però il dovere di fare tale considerazione di fronte al Parlamento perché questo attiene ad un profilo che interessa sicuramente la sicurezza nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Condivido pienamente questa sua valutazione; non dico una novità perché si tratta di una valutazione che ho fatto anch’io precedentemente. Dissi, infatti, che avevo la sensazione di vivere in un Paese selvaggio, non maturo, per essermi trovato nella condizione politica di non poter fare diversamente da quello che abbiamo fatto. Vorrei però rivolgerle una domanda: il Governo era informato che in Gran Bretagna stavano per pubblicare il libro di Andrew? Perché tutto nasce dal fatto che danno l’archivio Mitrokhin ad uno storico che ne fa un libro del quale ho letto alcuni capitoli tradotti, perché il mio inglese è scarso.

MATTARELLA. Non faccia invasioni di campo, Presidente. Questo riguarda il Comitato parlamentare.

PRESIDENTE. Non faccio invasioni di campo, ma comunque c’è questa stranezza perché capisco la riservatezza, però qualche problema negli altri Paesi è sorto in quanto questo libro è stato pubblicato. Non voglio entrare nell’area di competenza del presidente Frattini, dico soltanto che il nostro servizio poteva essere informato del fatto che stavano per pubblicarlo.

PALOMBO. Avrei tanti quesiti da porre all’onorevole Mattarella, ma con i dieci minuti che mi sono concessi ho dovuto rivedere un po’ tutto visto che è passata un’ora e mezza tra le domande che ha fatto il Presidente e le risposte che ha dato lei; mi sembra un po’ troppo perché anche i Commissari hanno il diritto di parlare E’ un’audizione un po’ strana questa. Comunque dovrei chiudere il discorso qui perché dopo quello che ha detto l'onorevole Mattarella non c'è più niente da dire. Non c’è niente, non c’è nulla, gli Inglesi hanno detto che loro non credono a questo dossier, ma gli Inglesi non hanno avuto e non hanno la situazione politica che abbiamo noi in Italia dove i comunisti sono al Governo e non hanno avuto una guerra civile le cui conseguenze ancora ci trasciniamo e ci trascineremo purtroppo chissà ancora per quanti anni. Di conseguenza, fare il paragone con gli Inglesi credo che sia assolutamente inutile. Una prima risposta lei l’ha data al senatore Pellegrino quando ha chiesto della lettera dell’ammiraglio Battelli. La risposta la ritengo assolutamente insufficiente; in altri tempi e con altri Governi la testa del capo dei servizi segreti sarebbe saltata già da un pezzo. Ritengo che nel comportamento del Sismi tutta questa vicenda appaia quantomeno poco chiara e consiglierebbe l’immediata sostituzione e rimozione dell’ammiraglio Battelli, per capire meglio le cose e per andare avanti in maniera più serena e tranquilla, e questo lo dico con forza. Inoltre, le chiedo che cosa è stato fatto finora per identificare i cinque funzionari e dirigenti del Ministero dell’interno, qualcuno dei quali con ruoli di primissimo piano indicati nel dossier Mitrokhin (che sono nomi in codice, per esempio c’è un Demid Mario capo della rete, agente reclutatore del KGB ex membro del partito comunista e tanti altri galantuomini). E ancora le voglio chiedere, onorevole Mattarella, se è vero che tale signor De Michelis Giuseppe di Slonghello che compare nel dossier Mitrokhin - rapporto 54 - è fratello dell’attuale capo dell’ufficio relazioni esterne del Sismi. Nel caso in cui la risposta fosse positiva vorrei sapere da quanto tempo lo sapete e quali provvedimenti sono stati adottati nei confronti di questo dirigente. Ancora, gradirei sapere – se è possibile – in base alle lettere inglesi di trasmissione – chi ha preso in carico per la prima volta il materiale proveniente da Londra. Vorrei conoscere anche se nel consueto passaggio di consegne effettuato dal Presidente del consiglio uscente Romano Prodi all’attuale premier Massimo D’Alema si sia accennato alla questione del dossier Impedian, alla lista del KGB o più genericamente all’archivio Mitrokhin proveniente dalla Gran Bretagna. E infine, gli accertamenti e i riscontri tecnici di controspionaggio effettuati dal Sismi sulle informazioni del dossier Impedian sono mai stati trasmessi alla Procura della Repubblica di Roma e quali sono le procedure operative messe in atto dal Sismi quando ci si trova di fronte a fatti delicati come quello che stiamo valutando?

PRESIDENTE. Mi scusi senatore Palombo, ma ritengo che la maggior parte delle sue domande non rientrino nella competenza della Commissione e quindi credo che non siano ammissibili. Se il Presidente Frattini non avesse sollevato il problema… Poi se il Vice presidente ritiene di dover rispondere lo stesso va bene, ma ritengo che la sede adatta per questo tipo di discussioni sul funzionamento dei servizi sia al sesto piano e non qui. Non siamo una commissione sui servizi.

PALOMBO. Solo questa sera ho saputo da lei che il Presidente Frattini ha fatto il suo intervento altrimenti avrei cambiato il tipo di domanda. L’ho appreso adesso prima dell’inizio della seduta e quindi ritengo che molte di queste domande abbiano piena attinenza con il tema che stiamo trattando.

MATTARELLA. Per quanto riguarda gli Inglesi non ho affatto detto – e la prego di non attribuirmi cose che non ho detto – che gli Inglesi non credono all’archivio Mitrokhin. Ho detto il contrario.

PALOMBO. Non è compiutamente verificabile.

MATTARELLA. Questo è quello che ho detto io. Ho detto che quanto affermano gli Inglesi è che Mitrokhin è attendibile ma parziale e che sulla base dei riscontri fatti in vari Paesi, da vari servizi risulta l’attendibilità di parte ampia dell’archivio, salvo poi verificare la coincidenza dell’autenticità delle informative copiate da Mitrokhin, che rappresenta un altro problema di cui né lei né io possiamo essere a conoscenza. Non ho affatto detto che gli Inglesi non vi credono. Ho detto che vi è una coincidenza piena tra la valutazione che ho espresso alla Camera e quella espressa alla Camera dei Comuni dal Ministro degli interni britannico. Per quanto riguarda la lettera di Battelli, se lei senatore chiede ad un servizio se vi sono depositi di armi e risulta che non ve ne sono, risponde che non ve ne sono. Se l’anno successivo o dopo un anno e mezzo emergono depositi di trasmittenti non vi è alcun profilo censurabile visto tra l’altro che l’informativa data dopo riguardava non armi bensì trasmittenti. Non vedo quindi in che modo quello scambio di lettere possa essere elevato a motivo di contestazione. Per quanto riguarda le attività svolte dai servizi questo è – come il Presidente ha rilevato – competenza del Comitato parlamentare sui servizi segreti. Non lo dico per non rispondere perché di questi argomenti ne ho parlato e ne parlerò ancora. Il Comitato sta svolgendo i suoi accertamenti e le sue audizioni e il controllo sul funzionamento dei servizi è per legge compito riservato a quel Comitato. Non posso quindi davvero consentirmi di andare a violare la competenza di un altro organo parlamentare e di non rispettare la legge che mi impone di riferire a quell’organo parlamentare. Lei mi ha posto una domanda su un funzionario fratello di un ambasciatore.

MANTICA. Nella domanda non c’entra l’ambasciatore.

MATTARELLA. Proprio questo volevo dire. C’entra l’ambasciatore. Credo, senatore, che il primo punto dovrebbe consistere nel vedere cosa afferma l’archivio Mitrokhin dell’ambasciatore. Prima valuti se quello che dice Mitrokhin è di rilievo e poi potrà trarre le eventuali conseguenze sul fatto che il fratello abbia un certo ruolo o meno. La inviterei a leggere la scheda in questione per valutare se esiste o meno un problema che nasce rispetto ad un congiunto.

MANCA. Onorevole Mattarella, vorrei innanzitutto che lei rispondesse in merito al comportamento del nostro Presidente del Consiglio nella Repubblica Ceca sul fatto che ha riproposto il problema del cosiddetto dossier Havel e che è stato disposto che si sarebbero fatti comunque degli accertamenti (almeno in questo modo ho capito). Da allora in poi questi accertamenti non hanno dato nessun esito e, quindi, non sappiamo nulla.

MATTARELLA. Da allora, cioè dal marzo 1999, non è pervenuto nulla dal Governo ceco.

MANCA. Attinente alla prima domanda vi è un problema molto discusso questa sera - soprattutto dal Presidente della Commissione stragi - in relazione alla decisione di questa Commissione di rendere pubblici i documenti. Per amore di verità e di onestà intellettuale, debbo dire che - a mio avviso - la sede per la pubblicità o per la conoscenza da parte della stampa di tutto, sia di Mitrokhin che di altro, è stata scelta dalla Presidenza del Consiglio. Anche nei riflessi dei tempi nei quali siamo venuti a conoscenza del materiale che ci interessa, vorrei sapere se ci può dire qualcosa per spiegare il giallo che si è creato prima con il segreto di Stato - così è comparso sulla rassegna stampa - poi con il segreto istruttorio; successivamente si è detto che non c’era più né il segreto di Stato né quello istruttorio; alla fine si è presa la decisione di desecretare tutto e, quindi, di aprire le porte alla stampa. Dico tutto questo sia per completare il discorso fatto dal Presidente, perché altrimenti sembreremmo degli irresponsabili quando invece abbiamo discusso ampiamente delle conseguenze che sarebbero potute derivare qualora avessimo continuato a tenere nell’oblio i documenti. Abbiamo operato proprio per smorzare anche - per così dire - la sete di conoscenza.

PRESIDENTE. È vero. Infatti, valutammo tutto questo anche al fine di non creare una situazione di difficoltà al Governo.

MANCA. In tutti e due gli uffici di Presidenza ero presente insieme ad altri colleghi. Devo dire che non abbiamo costretto la Presidenza a prendere questa decisione, ma tutti insieme abbiamo detto che il male peggiore, peraltro iniziato - a mio avviso - nella sede della Presidenza del Consiglio, era di rendere quanto prima i documenti. Pertanto, la prego di rispondere sul giallo che è nato. Per quanto riguarda il segreto istruttorio, esaminando bene l’articolo 329 del codice penale, abbiamo rilevato che non c’era il segreto istruttorio, anche al fine di valutare i tempi nei quali siamo venuti in possesso dei documenti. Ora faccio altre domande se il Presidente me lo consente.

FRAGALA’. Vorrei sapere chi ha stabilito di concedere 5 minuti per ogni intervento.

PRESIDENTE. Abbiamo stabilito 10 minuti per le domande e le risposte; in ogni caso, saranno successivamente concessi altri minuti.

MANCA. Una domanda che il cittadino comune si pone è la seguente: perché si è tardato tanto…

FRAGALA’. Se volete imbavagliare l’opposizione!

PRESIDENTE. Onorevole Fragalà, quella di limitare il tempo dei singoli interventi è stata una richiesta fatta dall’opposizione, in particolare dal vicepresidente Manca e dal senatore Dolazza.

MANCA. Io mi riferivo anche alla Presidenza della Commissione.

PRESIDENTE. Anche questo metodo è sbagliato, perché nel Regolamento è stabilito che prima il Presidente rivolge le domande e poi successivamente i membri della Commissione. Anzi, le domande dei commissari le dovrebbe porre lo stesso Presidente.

MANCA. Ha ragione.

FRAGALA’. Lei non è Violante.

PRESIDENTE. Infatti.

MANCA. Come dicevo, il cittadino comune si chiede come mai si è tardato tanto a dare il materiale alla procura della Repubblica. Due sono le ipotesi: o non è di interesse per la procura, oppure bisogna darglielo al più presto e, quindi, anche a noi. Infatti, ci poniamo il problema su come mai - lei peraltro questa sera ha detto che sta iniziando l’opera di collaborazione con noi, che addirittura va al di là di ciò che è dovuto - dobbiamo sempre avere il dubbio che ci sia qualcosa presso i Servizi o presso la Presidenza del Consiglio che ci interessa e, solo dopo aver inventato artifici per chiederlo, ci perviene. Adesso dobbiamo chiederle, al di là di ciò che ci è pervenuto, se è possibile immaginare che presso il Servizio non ci sia il documento relativo a tutto il materiale di controspionaggio fatto, di valutazione; se è possibile che non ci sia un’indicazione degli sforzi fatti dai nostri Servizi per codificare i nomi. Inoltre, anche per rilevare i riflessi della collaborazione con noi e per sfuggire all’insidia che non è un problema di nostra competenza ma di Frattini, vorrei sapere che cosa risulta ufficialmente quando i Servizi hanno comunicato il tutto fin dall’inizio alla Presidenza del Consiglio, al Ministro della difesa e via dicendo. Anche a tal riguardo ci possiamo regolare per vedere che tipo di collaborazione esiste tra questi poteri e la Commissione stragi.

Infine, vorrei rivolgerle una domanda su Moro, non tanto come Vicepresidente del Consiglio ma come ex membro di questa Commissione. Premetto che lei si è spinto al di là ed è encomiabile questa collaborazione. Vorrei conoscere il suo pensiero sulla famosa seduta spiritica avvenuta nella campagna bolognese, durante la quale uscì il nome Gradoli.

MATTARELLA. Per quanto riguarda la prima domanda, devo dire che non vi è alcun giallo. Il Governo non ha mai inteso mettere il segreto di Stato e questo lo ha detto subito. Non vi è mai stata - nessuno può dire di avere letto in qualche parte o ascoltato - una qualunque ombra di intenzione del Governo di mettere il segreto di Stato. Mai.

MANCA. Ma è comparso sugli organi della stampa.

MATTARELLA. Se non compare nella Gazzetta Ufficiale non è imputabile al Governo. Ribadisco che il Governo non ha mai inteso - dico mai - porre il segreto di Stato. Non appena si è sparsa sulla stampa la notizia che erano pervenuti documenti dalla Gran Bretagna su una rete spionistica del Kgb in Italia o meglio su attività del Kgb in Italia, la Procura della Repubblica di Roma ne ha subito fatto richiesta. Il Governo ha immediatamente risposto alla procura che non intendeva porre il segreto di Stato.

PRESIDENTE. Quindi è la Procura che ve li chiede?

MATTARELLA,. La Procura li ha chiesti.

MANCA. Il Governo è in possesso di qualcosa che la procura non dà, che dovrebbe dare come ogni cittadino è chiamato a dare alla procura ciò in cui c’è…

PRESIDENTE. Senatore Manca, il Vicepresidente ha detto che non ritengono quelle notizie criminis, per tutto quello che ha detto sulla differenza tra l’attività di intelligence e l’attività della polizia giudiziaria.

MATTARELLA. Non mi spingo ad una tale affermazione. Dico soltanto che l’attività di intelligence non è di polizia giudiziaria, tant’è che la legge n. 801 regola in maniera specifica i comportamenti dei servizi di sicurezza ed informazione, anche rispetto all’autorità giudiziaria, per le caratteristiche specifiche dell’intelligence. La procura di Roma ha chiesto il materiale. Si è detto e scritto ampiamente che il Governo si blindava dietro la magistratura. Non è una novità che la procura abbia chiesto il materiale e ciò l’ho dichiarato ampiamente, quando ho dato notizia che tutto il materiale sarebbe stato dato alla Commissione stragi. La procura ha chiesto il materiale e il Governo gli ha fatto subito sapere che non intendeva porre il segreto di Stato. Ha consegnato il materiale sollecitamente. La Commissione stragi ha chiesto alla procura di avere il documento. Quando il Governo ha appreso questa richiesta, sia pure non diretta al Governo stesso, ha deciso di mandare il materiale alla Commissione stragi di sua iniziativa, sapendo che tale Commissione - per effetto di norme sancite – ha gli stessi poteri e gli stessi obblighi dell’autorità giudiziaria. Quindi, è l’unico organo parlamentare a cui il Governo poteva mandare il materiale, perché ha gli stessi obblighi e gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria. Senatore Manca, il problema del segreto istruttorio c’è nel momento stesso in cui la magistratura svolge un’indagine e, sulle carte su cui la svolge, vi è il segreto istruttorio, e non solo su quelle che ha trovato direttamente ma anche su quelle che ha chiesto; tant’è che questa Commissione, per desecretare i documenti, ha avanzato una richiesta alla procura della Repubblica, per quel che so.

PRESIDENTE. Lo avevo chiesto alla procura nel momento in cui le esigenze di riserbo istruttorio fossero venute meno. Sapendo come vanno i fatti, non mi sentivo di poter garantire il riserbo da parte di questa Commissione.

MANCA. Ci sono altre correnti di pensiero.

MATTARELLA. Non sono correnti di pensiero, ma fatti. Il Governo non ha mai posto il segreto di Stato. La procura ha chiesto i documenti ed il Governo glieli ha consegnati; in quel momento è scattato il segreto istruttorio della magistratura che procedeva con le indagini. Il Governo ha dato i documenti ad un organo parlamentare a cui poteva consegnarli senza violare quel segreto: una Commissione d’inchiesta, ossia questa. Questa Commissione ha disposto la desecretazione ed il Governo non critica affatto ma rispetta una tale decisione. Ha deciso questa Commissione d’intesa con la magistratura. Il Governo non ha mai detto che non andavano pubblicati. Lo ha deciso questa Commissione, d’intesa con la procura, e il Governo rispetta questa decisione. Non vi è alcun "giallo"; il Governo non ha mai posto segreti, non ha mai voluto porre ostacoli e li ha consegnati alla procura che li ha chiesti, e poi li ha trasmessi a questa Commissione.

MANCA. Allora il "giallo" dipende dagli organi di stampa, che hanno parlato di desecretazione.

MATTARELLA. Abbiamo desecretato le carte venute dalla Cecoslovacchia, di cui abbiamo parlato poc’anzi. Le abbiamo consegnate alla Commissione stragi, perché ha gli stessi poteri e obblighi dell’autorità giudiziaria. Di conseguenza, era l’unico organo al quale potevamo darle senza violare il segreto che veniva imposto dall’inchiesta giudiziaria. La sua domanda porta ad immaginare chissà cosa. Non deve imputare la fantasia al Governo e neppure a me; se vi è una fantasia che poi dà vita a congetture e ipotesi che non hanno riscontro nella realtà, non è competenza del Governo. Lei ha formulato una domanda riguardante il Sismi. Posso dirle che questo Servizio ha compiuto, naturalmente, delle indagini di controspionaggio ovviamente su ciò che presentava interesse. Questo materiale è stato posto a disposizione dell’autorità giudiziaria.

MANCA. Allora non è stato consegnato tutto il materiale sul caso Mitrokhin!

PRESIDENTE. Chiunque abbia letto quelle carte si dovrebbe rendere conto immediatamente che ci sono state inviate le schede dei servizi segreti inglesi, nella traduzione in italiano. A margine di alcune schede ci sono degli appunti che non sono riuscito a capire se sono del nostro Servizio o di quello inglese.

MATTARELLA. Di quello inglese.

PRESIDENTE. Ci sono degli appunti manoscritti in una fotocopia che non sono riuscito ad attribuire.

MATTARELLA. Quelle sono del nostro Servizio.

PRESIDENTE. Queste attività di controspionaggio del Sismi, però, non rientrano nella competenza di questa Commissione. Soprattutto, sono state mandate alla magistratura, che deciderà come disporne.

MANCA. Dovremmo discuterne nell’ufficio di presidenza, non è lei che decide.

MATTARELLA. La situazione mi sembra di grande chiarezza. Il Governo ha inviato alla Commissione, come peraltro ha fatto anche nei confronti della procura, tutto il materiale venuto dall’Inghilterra. Il risultato delle analisi di intelligence fatte dal Servizio è stato posto a disposizione dell’autorità giudiziaria, quindi è diventato materiale di indagine e il Governo non può più disporne.

MANCA. Mi sono rivolto al Presidente per dire che esiste altro materiale. Ci sono tanti nomi coperti da un codice.

MATTARELLA. La notizia che queste schede di elaborazione venivano poste a disposizione della procura della Repubblica è stata fornita da me pubblicamente, mi pare 10 giorni fa, non è una notizia nuova. Non esiste un’attività di decodificazione, perché non esistono nomi in codice che una volta trovata la chiave si possano decifrare; esistono pseudonimi di fantasia che ovviamente non hanno una chiave di interpretazione: si possono individuare soltanto se gli altri elementi contenuti nella scheda consentono di stabilire la persona di cui si tratta. Le faccio un esempio, di cui si è parlato. Su una scheda vi è una nota dei servizi britannici che individuerebbe un soggetto italiano; invece in quel caso, essendo cambiato in quell’anno il preposto a tale ruolo, da 2 a 4 persone potrebbero essere individuate con quello pseudonimo. Quindi si tratta di un’attività piuttosto complessa, perché non vi sono codici, ma pseudonimi.

MANCA. Ho usato quell’espressione per facilità di esposizione. Ho formulato poi anche un’altra domanda.

MATTARELLA. Lei mi ha chiesto che opinione ho sulla seduta spiritica durante la quale venne fuori il nome Gradoli. Non ne ho alcuna, non mi intendo di spiriti e quindi non so esprimere una opinione. Né il Governo ne ha una.

PARDINI. Mi pare chiaro, anche sulla base di alcuni interventi dei colleghi e del Presidente, che quanto abbiamo messo in evidenza all’inizio della seduta acquista ancora maggiore importanza. Vorrei invitare i colleghi, in particolare il senatore Manca, a leggere la legge istitutiva della Commissione e il regolamento. Vorrei che fosse chiaro una volta per tutte che non è l’ufficio di presidenza il luogo in cui si prendono le decisioni di questa Commissione. Tutto quel che deve essere deciso, deve esserlo da parte della Commissione plenaria. Una delle ragioni di alcune sfasature di questa Commissione deriva dal fatto che l’ufficio di presidenza ha assunto un ruolo che non gli compete. Detto questo, vorrei formulare immediatamente delle domande all’onorevole Mattarella, ringraziandolo della disponibilità dimostrata. Per ovvie ragioni, non entro nel merito del dossier cosiddetto Mitrokhin, perché non compete a questa Commissione. Vorrei formulare alcune domande relative al caso Moro.

Il covo di via Gradoli appare ancora molto misterioso e in quella via pare esistessero delle sedi dei Servizi. Chiedo all’onorevole Mattarella se ritiene plausibile che presso il Sismi possano esservi tracce di documenti relativi all’esistenza di uffici coperti dai Servizi civili in via Gradoli. Una seconda domanda molto specifica riguarda il colonnello Camillo Guglielmi, che certamente si trovava in via Fani il 16 marzo 1978, alle ore 9 del mattino. Egli giustificò tale presenza con un invito a pranzo, ad un orario bizzarro, da parte di un amico. Quest’ultimo confermò la presenza, ma di sicuro non il pranzo, alle 9 del mattino. Il colonnello Guglielmi è deceduto, ma vorrei sapere se presso gli uffici esiste un dossier su di lui e se contiene qualcosa in merito alle ragioni particolari, eventualmente non quelle dichiarate, della presenza del colonnello a via Fani. Una terza domanda sul caso Moro riguarda l’audizione di Morucci del marzo 1997 presso la Commissione. Egli ha detto che Moretti avrebbe potuto dirci molte cose su Firenze, sulla presenza di quattro estranei alle BR, che avrebbe definito: l’anfitrione, il padrone di casa, l’irregolare e chi batteva i comunicati. Anche alla luce di quanto è emerso su un possibile ruolo del maestro Markevitch, quali sono le sue valutazioni su questo tema? Vorrei poi formulare una domanda…

PRESIDENTE. Si fermi, Pardini, altrimenti non è possibile rispondere in 10 minuti. Semmai formulerà dopo altre domande.

MATTARELLA. Comunque sarò breve.

PARDINI. Presidente, con tutto il rispetto, il senatore Manca ha parlato esattamente dalle 22,13 alle 22,28, mentre io sono intervenuto dalle 22,30 alle 22,32.

PRESIDENTE. Vediamo quanto tempo impiega l’onorevole Mattarella a rispondere.

PARDINI. Tra domanda e risposta, il senatore Manca ha utilizzato 22 minuti.

MATTARELLA. Vorrei dare delle brevi risposte, Presidente, per quanto riguarda via Gradoli. Tempo addietro il Comitato parlamentare di controllo sui servizi di informazione e sicurezza mi ha chiesto delle notizie ed io, naturalmente, gliele ho fornite. In quella strada esistevano appartamenti di proprietà di una società in rapporto con il Sisde; non c’era una sede del Sisde ma appartamenti di proprietà di una società, mi sembra, del Sisde, ma verificherò. Ne ho informato dettagliatamente a suo tempo il Comitato parlamentare che ha avuto tutto il materiale richiesto. Per quanto riguarda il colonnello Guglielmi non sono in grado di risponderle; acquisirò elementi al riguardo e li trasmetterò alla Commissione con sollecitudine. Per quanto riguarda Morucci - che sembrerebbe evocare quattro figure ignote dello scenario del sequestro Moro e che Moretti potrebbe invece riempire di contenuti -, la questione Markevitch è nota, anche perché nella relazione della Commissione d’inchiesta sul caso Moro vi sono allegati in cui si parla di un’informativa dei Servizi in cui si faceva riferimento a un certo Igor Markevitch, sposato con la Caetani. In due passi della relazione di quella Commissione – nell’allegato quattro e, mi sembra, nell’allegato tre – si parla di questo fatto, che era già stato portato a conoscenza e che però non ebbe poi esiti e sviluppi perché non trovò riscontri e conferme. Comunque, già allora si parlò di questo musicista, tanto che nella relazione della Commissione Moro, che risale a molto tempo fa, se ne parla. Quelle notizie, d'altronde, furono poi anche acquisite nell’ambito di procedimenti giudiziari. Quindi, non è una cosa nuova, però la segnalazione non ebbe risultati concreti.

PRESIDENTE. Aggiungo che su questo la procura di Roma ha già acquisito le informative del Sismi; sta facendo ancora accertamenti al riguardo e, una volta conclusi, le invierà alla nostra Commissione. Lei ricorderà che io ho proposto anche l’audizione di Giraudo su questi problemi.

PARDINI. In relazione alla strage di Ustica, nella sentenza–ordinanza depositata il giudice Priore accusa più volte i nostri alleati, soprattutto gli americani, di non aver fatto tutto il possibile per risalire alle cause del disastro e giungere all’accertamento della verità. Auspicando che il Governo possa intraprendere iniziative presso i paesi occidentali nostri alleati, nonché la Libia, al fine di avere tutte le informazioni possibili per fare definitivamente chiarezza, vorrei sapere se lei non pensa che le responsabilità della National security agency (NSA), di fatto una rete mondiale di intercettazione, siano di grande rilevanza e se il ruolo di questa agenzia nei nostri rapporti con gli Stati Uniti, nonché il suo ruolo nel nostro paese non vadano chiariti?

L’ultima considerazione è relativa ad una notizia ripresa da un quotidiano di oggi, relativa ad una serie di servizi che il TG1 realizzò nel 1990, in cui un noto giornalista – Ennio Remondino, oggi inviato a Sarajevo – intervistò un agente della CIA americano, Richard Brenneke, il quale disse di aver svolto un’attività di collegamento tra la CIA e la Cecoslovacchia, di essere andato a recuperare dell’esplosivo Semtex, usato negli anni ‘70 per molti atti di terrorismo, rilevando di fatto un’attività per il tramite della P2 di spionaggio CIA – paesi dell’Est al fine di dar vita alla tragedia del terrorismo di quegli anni in Europa. Questa notizia, all’epoca, fu assolutamente smentita; l’allora Presidente del Consiglio Andreotti andò in Parlamento e disse che questo Brenneke non esisteva. Recentemente, un collaboratore, l’ex ordinovista Digilio, a livello processuale, in una collaborazione con il giudice Salvini e poi interrogato dal giudice Mastelloni, ha detto che questo Brenneke esisteva, che era un uomo della CIA ed effettivamente era l’uomo di collegamento tra la CIA ed i servizi dell’Est. Vorrei sapere qual è il livello di conoscenza dei Servizi su questo episodio, che getterebbe una luce estremamente inquietante ed aprirebbe degli scenari nuovi, non solo sulla strategia della tensione ma sul coinvolgimento di servizi segreti occidentali in quel periodo.

MATTARELLA.. Signor Presidente, per quanto riguarda Ustica il Governo ha chiesto a tutti i paesi alleati i tracciati radar ed è a disposizione per chiedere a tutti i paesi alleati di fornire notizie e collaborare, anche sulla base delle indicazioni dei provvedimenti giudiziari che lei ha ricordato. Per quanto riguarda Brenneke, ai Servizi risultano le smentite fatte a suo tempo dalla CIA e dall’FBI sull’appartenenza dello stesso all’uno o all’altro organismo. Sia la CIA che L’FBI negarono in maniera perentoria di averlo mai avuto come collaboratore. Ricordo che di questo parlò il capo della polizia Parisi valutandolo come una sorta di segmento di un‘operazione di destabilizzazione. Ulteriori elementi non vi sono. Io chiederò di valutare se vi sono ulteriori analisi da compiere rispetto alle cose che lei ha appena indicato.

PRESIDENTE. Per Ustica basterebbe forse che la CIA ci dicesse il giorno della missione in Calabria di Claridge, perché quello sarebbe un fatto importantissimo. Se infatti essa fosse avvenuta dopo il 18 luglio, tutto il problema del Mig 23 uscirebbe fuori dallo scenario dell'inchiesta; se invece fosse avvenuta prima ci entrerebbe "dalla testa ai piedi", perché sicuramente avremmo la certezza che quella data del 18 luglio non è vera. Quindi, dovremmo cercare almeno di conoscere dai servizi dei paesi alleati il giorno esatto della venuta di un loro agente in Italia; perché sicuramente ciò risulterà dagli atti del relativo ufficio.

MATTARELLA. Ne ho preso nota e sarà chiesto.

STANISCIA. Tenendo conto di come si sono comportati i Servizi in passato, sia i nostri che quelli occidentali in generale, Servizi che poco fa lei diceva che in anni un po’ lontani si proponevano di arrestare anche i parlamentari, se ho capito bene, in quanto in uno di questi elenchi sarebbero indicati anche dei parlamentari…

MATTARELLA. Non l’ho detto io. Come è noto, quel piano non era dei Servizi.

STANISCIA. …Quei Servizi che, ci è stato riferito qui da un ammiraglio, hanno organizzato dei colpi di Stato in Tunisia ed in altri paesi esteri. In questi ultimi tempi vengono fuori dossier dei servizi occidentali, notoriamente di Sinistra, sui paesi ex socialisti dell’Est europeo e su spie dei paesi dell’Est. Noi stiamo scoprendo oggi una serie di questi dossier. La domanda che le voglio fare è la seguente. Questo materiale sta venendo fuori in questo momento per mettere in difficoltà il Governo, di cui ella è Vice Presidente del Consiglio, per mettere in difficoltà i comunisti che stanno al Governo? Perché questo in effetti è stato detto: i comunisti bisogna "farli fuori" essendo notoriamente coloro che hanno asservito questo paese al nazismo e altri l’hanno liberato. Questi dossier forse non vengono fuori per raggiungere proprio questo fine, ma perché proprio in questo momento?

Un’altra domanda. Lei ha detto, e anche in questa Commissione ne abbiamo discusso, che ci sono latitanti in altri paesi, a parte i brigatisti che sono qui in Italia che – condivido ciò che lei ha detto – sono diventati dei protagonisti della storia. Il Governo può fare in modo che questi latitanti siano assicurati alla giustizia e paghino per quello che hanno compiuto?

PRESIDENTE. La prima domanda mi sembra ammissibile perché non le chiede una valutazione dell’azione dei nostri Servizi, ma del rapporto con uno Stato alleato. Per quanto riguarda la seconda domanda vorrei segnalare in particolare la situazione di Lojacono, perché Casimirri sta in Nicaragua, in un posto non vicino. Con la Svizzera, invece, non riusciamo ad ottenere l’estradizione di Lojacono.

MATTARELLA.. Signor Presidente, prima ho interrotto il senatore mentre parlava per dire che il Governo ha depositato, presentato, inviato dei documenti perché la Commissione ne avesse conoscenza. Sarà la Commissione stessa a valutare quali erano i comportamenti.

PRESIDENTE. Le do atto di questo: lei ci ha mandato addirittura copie di lettere che avrebbero dovuto esserci inviate nel 1991; ce le ha inviate adesso, con tutti gli allegati, in un rapporto di trasparenza di cui la ringrazio.

MATTARELLA.. Lei mi chiede il perché in questo momento: non ho una risposta che non sia una mera congettura personale e non credo che rispetterei la Commissione se facessi delle mere congetture personali che neanche avrebbero particolare forza di convincimento. Lei mi chiede perché arriva adesso il dossier Mitrokhin o perché corre voce che si stanno elaborando gli elenchi della STASI: probabilmente la risposta potrebbe essere che se è caduto il "muro", è inevitabile che prima o poi vengano fuori queste cose.

STANISCIA. E’ caduto dieci anni fa.

MATTARELLA. Ha ragione, senatore. Lei mi chiede però di esprimere una opinione che non soltanto rasenta ma addirittura sconfina nella congettura. Non mi sento di esprimermi con una congettura in questa Commissione.

STANISCIA. Non chiedevo una risposta.

MATTARELLA. Avevo questo vago sospetto, cioè che lei non chiedesse una risposta, ma intendesse fare un’affermazione. Per quanto riguarda i latitanti che sono all’estero, il Governo ha naturalmente chiesto l’estradizione e sta insistendo per ottenerla. Credo che sarebbe importante ottenerla sia per l’uno che per l’altro, quale che sia la distanza chilometrica che intercorre tra il Nicaragua e l’Italia, perché c’è un’esigenza di giustizia, ma anche di conoscenza effettiva che probabilmente i due – o chiunque abbia partecipato a quel sequestro e a quell’assassinio – potrebbero fornire. Il Governo sta facendo, attraverso le richieste di estradizione, tutto quello che può perché siano ricondotti in Italia.

DE LUCA Athos. Signor Vice Presidente, la ringrazio molto di questa audizione. Vorrei spendere qualche minuto per chiarire una questione di fondo: quando il mio Gruppo mi ha offerto di far parte della Commissione stragi ho accettato perché ritenevo che con questo Governo, con questa maggioranza e con gli eventi e gli anni trascorsi dagli episodi della guerra fredda ci fossero le condizioni politiche e la volontà di far luce su alcuni misteri d’Italia che ancora ponevano degli interrogativi. Questa mia convinzione iniziale è stata rafforzata sia dal lavoro della Commissione, sia anche da alcune dichiarazioni fra le quali una sua personale, in cui ci ha detto che anche lei, sulla vicenda Moro, ha degli interrogativi. Ce l’ha detto anche l’ex Presidente della Repubblica on. Scalfaro, e in molti, in qualche modo, ci hanno spinti a lavorare per svelare questi misteri. Con questo spirito, quindi, abbiamo affrontato il lavoro in questa Commissione. Voglio dire che ci siamo trovati ultimamente in una situazione un po’ difficile e imbarazzante: rispetto agli ultimi dossier vi è stata una grande aspettativa. Naturalmente la stampa, l’opinione pubblica, fanno il proprio mestiere in un paese democratico, ma c’è stata una grande aspettativa. D’altra parte, però, credo correttamente, il Governo, nella figura anche del Presidente del Consiglio in qualche modo ha dato un segnale politico al paese, cioè che si vuole operare nella trasparenza, che non c’è nulla da nascondere e che si tratta di un Governo che vuole fare luce sulle questioni. Quindi, tornando alle competenze della Commissione, ci siamo trovati nella situazione in cui la Commissione deve ricevere del materiale ma non viene considerata, da qualcuno, competente a lavorare su quel materiale. Si tratta di una situazione un po’ difficile, tant’è che il Presidente della Commissione stessa, in altra sede, dovendosi decidere a quale Commissione affidare la vicenda o se fare una nuova Commissione, espose una tesi che anch’io sostenevo (soprattutto per ricondurre l’indagine nell’alveo della normalità), e cioè che la Commissione stragi ha i titoli per indagare sul dossier Mitrokhin. Signor Vice Presidente, ho voluto disegnare questo scenario per evidenziare la situazione in cui ci si è trovati e le scelte che sono state compiute.

Detto questo, entro nel merito di alcune questioni. Intanto sono d’accordissimo, signor Vice Presidente, con quanto lei ha detto; abbiamo anche appreso ufficialmente, oggi, che la dottoressa Balzerani non intende venire in questa Commissione per essere audita. Il Presidente e i colleghi sanno che ho sempre manifestato grande disappunto per questo atteggiamento di persone che rifiutano di venire in una sede istituzionale e che poi invece scrivono libri, partecipano ad altre pubbliche esternazioni: mi pare un comportamento sul quale dovremmo fare una riflessione. Mi limito a questo. Dico però che nel suo racconto, anche molto preciso, ho trovato non molto credibile il fatto che Havel abbia detto al nostro Presidente del Consiglio: "Sì, ho consegnato, però non ricordo quali carte".

MATTARELLA. Ha detto questo.

DE LUCA Athos. Non dicevo di ritenere non credibile ciò che lei ha detto, ma si trattava di quella risposta. Uno non può certo dire che Havel è venuto tutti i giorni in questo paese per incontrare l’allora Presidente del Consiglio.

PRESIDENTE. Il suo sospetto è che Havel ricordi a chi abbia consegnato quella documentazione ma non lo voglia dire.

DE LUCA Athos. Mi sembra che nel racconto che è stato fatto, si tratti di un punto di non grande chiarezza. Avviandomi a concludere vorrei chiederle: il Governo fu avvertito e quando del dossier Mitrokhin a tutti i suoi livelli? Noi abbiamo avuto, se non sbaglio, una risposta del Ministro della difesa su questa vicenda. Siccome quest’ultimo ha dato una versione, vorremmo sentire la sua opinione in merito.

Due ultime considerazioni. E’ vero che noi dobbiamo essere credibili e stare attenti alla riservatezza degli atti per non diffondere nei nostri alleati una convinzione negativa, cioè che non ci si possono affidare gli atti perché vengono diffusi, eccetera. Però, pensiamo per un attimo se il nostro paese, avuto questo dossier Mitrokhin avesse fatto quello che hanno fatto gli inglesi, cioè pubblicato ed inviato un libro con quei contenuti. Pertanto, se prudenza e correttezza ci deve essere, certamente non è che non si mandano gli atti ma poi si fa pubblicare addirittura un libro su una determinata vicenda. Correttezza significa gestire tutta la vicenda in un certo modo. Non è che noi ce lo siamo andati a cercare, questo dossier, è stato pubblicato e diffuso dalla stampa londinese.

Un ultimo punto riguarda gli archivi. Ci si chiede da una parte di indagare e di scovare la verità sulle stragi, ma dall’altra ci sono delle misure che ci lasciano un po’ perplessi. Vorrei sapere la sua opinione su due questioni: i cinquant’anni di segreto per gli atti amministrativi e la distruzione di quei carteggi ritenuti inutili, personali, eccetera. Sono due questioni delicate: se dobbiamo indagare, poi, chi distrugge? Come distrugge, con quali criteri? Abbiamo ascoltato in audizione l’ammiraglio Battelli. Devo dire che vi è stata una impressione, non mia, ma unanime della Commissione, di grande delusione, con riguardo alla inconsapevolezza su molte vicende; tant’è che ci ha rinviato a dati che ci dovrebbe trasmettere. Quella audizione ci ha impressionato in modo non molto positivo circa l’adeguatezza dei nostri Servizi in questa fase. Si è parlato di rinnovare i Servizi di avvicendamento ai vertici…

PRESIDENTE. Le domande sono chiare. Una sola ritengo che non sia di nostra competenza: il Vicepresidente del Consiglio ha già ampiamente riferito al Comitato sui Servizi circa le fasi di arrivo delle varie tranche del dossier Mitrokhin, su chi era stato informato e chi no. Salvo questo rilievo tutte le altre domande sono ammissibili, anche l’ultima su Battelli, perché concerne il rapporto con questa Commissione.

MATTARELLA. Sì, Presidente, su quell’argomento il Comitato sui Servizi è stato informato. Deve elaborare una relazione per il Parlamento e sarebbe anomalo che lo si anticipasse con una audizione presso una Commissione che non ha la competenza nella materia su cui quel Comitato deve riferire al Parlamento. Quanto alla pubblicità degli atti, non mi riferisco alla decisione della Commissione stragi di pubblicare il dossier Mitrokhin; ho detto prima che rispetto quella decisione. Ho posto un problema di clima, che naturalmente viene percepito e conosciuto in altri paesi, che mi preoccupa molto per i problemi che possono derivare alla funzionalità dei nostri Servizi nei rapporti con i Servizi dei paesi amici ed alleati, e di conseguenza alla sicurezza del paese e dei nostri concittadini. Naturalmente rispetto le decisioni: ci mancherebbe altro. Lei ha fatto riferimento al comportamento inglese, alla pubblicazione in via saggistica di parte (non tutto naturalmente). Posso registrare, ma non mi riferivo a questa circostanza dell’archivio Mitrokhin.

Per quanto riguarda gli archivi dei Servizi, il Governo non avverte nessuna necessità di distruggere alcunché degli archivi dei Servizi. Il Governo, nel maggio del 1997, è stato sollecitato dal Comitato parlamentare per i Servizi affinché si proceda alla eliminazione dall’archivio dei Servizi di sicurezza e informazione (cosiddetti "Servizi segreti") di tutto ciò che è stato raccolto in maniera impropria, perché non attinente ai fini istituzionali. Aggiungo che l’occasione potrebbe anche servire per eliminare tutto quello che è superfluo: per esempio, ritagli di giornale o cose notizie la cui raccolta da parte dei Servizi è assolutamente priva di ragione. Il Governo aveva ipotizzato una procedura che essenzialmente si basava su due elementi: una commissione composta prevalentemente da esperti esterni ai Servizi che valutasse cosa è distruggibile e cosa non lo è, quindi non rimettendo ai Servizi stessi né al Governo la decisione, e una indicazione di non distruggere nulla che riguardasse inchieste giudiziarie o comunque materiale di interesse giudiziario e materiale di interesse storico, che andrebbe comunque conservato. Peraltro, questa procedura non è stata attivata e il Governo ha espressamente chiesto al Comitato parlamentare, con cui si confronterà in un'altra audizione, se vi è ancora quell’orientamento e se vi è quella sollecitazione oppure no; perché se dal Parlamento venisse l’indicazione di non distruggere nulla, il Governo non avrebbe difficoltà, perché non avverte alcuna esigenza di distruggere. Vi è semmai un’esigenza di maggiore funzionalità e anche di migliore consultabilità degli archivi, se viene mantenuto ciò che effettivamente attiene ai compiti istituzionali e ciò che è utile e funzionale, trasferendo all’Archivio di Stato quanto è di interesse storico. Ma non vi è alcuna urgenza, né il Governo è pungolato a fare questo lavoro. Se dal Parlamento, da cui è arrivata l’indicazione di fare questa opera di eliminazione dei fascicoli dagli archivi, venisse una indicazione diversa, il Governo non ha alcuna difficoltà a mantenere gli archivi così come sono.

Per quanto riguarda il segreto, lei sa che il Governo ha presentato un disegno di legge di riforma dei Servizi di sicurezza, che prevede che il termine per la caduta del segreto venga portato a 15 anni e che il Presidente del Consiglio possa addirittura anticipare la rimozione del segreto prima di quel termine, un termine che anch’io ritengo potrebbe essere utilmente accorciato.

Non so quali voci di avvicendamento ai vertici dei Servizi di sicurezza ed informazione vi siano. Se vi sono, sono voci che non hanno fondamento. Ho registrato lo scambio di lettere e credo di aver chiarito, in maniera che mi sembra adeguata, la ragione del responso del direttore del Sismi. Non posso impedire ai colleghi parlamentari di avere delle impressioni, ma il Governo si deve poggiare e si poggia sulla fiducia, sulle valutazioni obiettive, e non vi sono voci fondate di avvicendamenti.

PRESIDENTE. Voglio confermare quello che ha detto De Luca. Non fu agevole in confronto della Commissione con l’ammiraglio Battelli, l’impressione che ne avemmo è che rispetto al nostro input, di fare di una operazione verità sul passato un obiettivo complessivo dell’azione politica del Governo, questa necessità od opportunità non venisse partecipata fino in fondo dal responsabile del Servizio.

MANTICA. Una prima osservazione che riguarda l’affermazione del presidente Pellegrino sulla famosa lista degli enucleandi: il fatto che vi fossero anche deputati del Movimento sociale italiano non mi toglie la convinzione che fosse una lista tesa a capire chi erano i potenziali nemici dello Stato in quel momento. Siamo nel 1964, non credo che il Movimento sociale italiano fosse assolutamente allineato con l’impostazione del Governo di centro-sinistra di allora. Quindi, da questo punto di vista, non cambia il mio parere a proposito del Piano "Solo".

PRESIDENTE. Se fossero nella lista degli enucleandi, le sembrerebbe normale?

MANTICA. Normalissimo, non ci vedo nulla di stupefacente: è uno Stato che si difende da quelli che ritiene i suoi nemici.

PRESIDENTE. Si tratta dell’articolo 68 della Costituzione.

MANTICA. Diverso è il discorso dei parlamentari. Siccome lei sottolineava questo, come appartenente all’ex Movimento sociale italiano non mi stupisce che ci fossero dei nomi del Movimento sociale italiano nella lista degli enucleandi.

Per quanto riguarda Ustica, il Governo afferma di aver attivato presso i governi alleati una richiesta di maggiore collaborazione. Se è possibile, vorrei sapere attraverso quali canali lo ha fatto, in quanto non mi risulta che l’ambasciata italiana in un paese alleato, per esempio, non più tardi di 15 giorni fa, fosse stata attivata. Probabilmente si seguono altri canali.

Libia. Voglio ricordare che su una vicenda che si chiama Lockerbie, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno aperto un contenzioso con la Libia di grande livello. Ora, l’ordinanza di rinvio a giudizio del giudice Priore si basa sul presupposto che la Libia comunque sia responsabile di un certo quadro, di uno scenario nell’ambito del quale, secondo il giudice Priore, sarebbe avvenuta la cosiddetta "battaglia aerea". Il Governo italiano ha fatto qualche passo verso la Libia? Ritiene di farlo o pensiamo a priori che la nostra "amante" libica sia assolta da questa necessità.

MATTARELLA. La nostra…?

MANTICA. "Amante" libica. Lei sa che qui c’è stata una polemica su "moglie" americana e "amante" libica.

MATTARELLA. Non avevo colto questo… romanzo d’appendice.

MANTICA. Siccome qui tutti sono arrabbiati con la "moglie" americana, che avrebbe reagito in maniera anomala a questa operazione, domando se verso la Libia il Governo abbia fatto qualche passo, vista anche l’ordinanza Priore. Per sua informazione insieme ad altri colleghi ho steso una relazione depositata presso questa Commissione su un'ipotesi di ricostruzione del fatto di Ustica che giunge a conclusioni ben diverse da quelle formulate dal giudice Priore che però per quell'aspetto risulta coincidente. Le confermo che anche noi ritenevamo che la Libia fosse uno degli attori principali di questa vicenda. Mi sembra corretto, se vogliamo portare avanti un'indagine tesa ad accertare la verità, iniziare dei passi nei confronti della Libia perché bene o male il Mig caduto, non si sa bene se prima o dopo il 18 luglio, era comunque libico. Anche il giudice Priore sostiene che la battaglia aerea, nella quale sarebbe stato coinvolto l'aereo di Ustica, era in qualche modo legata alla presenza o meno di caccia libici nel Mediterraneo.

Un'ultima osservazione vorrei farla sul cosiddetto dossier Havel o quanto meno sulla risposta di Havel. Ho la vaga sensazione che si stia descrivendo - certo non da parte sua - un presidente smemorato, che forse beve molto, che si è sposato con una donna giovane. Sono fatti che mi ricordano altre questioni di cui si parlava nel 1992 in questo paese. Non sappiamo quali carte avesse a disposizione e lui stesso non se lo ricorda più. Non vorrei che questa vicenda fosse sottostimata anche perché - e cito un passo del presidente Pellegrino riportato in una bozza di lavoro agli atti della Commissione - "non è quindi impossibile, né inverosimile, stante la realtà di tali rapporti (tra le BR e la Cecoslovacchia, tanto per chiarire), che gli originali o copie delle carte relative a Moro siano state consegnate all'intelligence cecoslovacca nella fase finale del sequestro in cui maturò la tragica decisione di uccidere l'ostaggio".

Credevo questa sera di svelare un segreto che in realtà il presidente Pellegrino già conosceva. Questo passaggio coincide perfettamente con quanto scrive nel famoso appunto Improta che, a differenza del presidente Pellegrino, cita anche dei nomi come quelli dei Conforto, padre e figlia; il padre era un noto agente del KGB peraltro non più in servizio ma ancora fiduciario di tale struttura. Certamente entrambi in sintonia tra di loro possono essere stati nei confronti dei servizi dell'Est il tramite di documenti o di contenuti dei quali il Morucci, reduce dal sequestro Moro, era sicuramente portatore.

Vorrei osservare che il presidente Havel arriva in Italia il 21 o il 22 settembre del 1990 mentre la scoperta di via Montenevoso è del 1° ottobre di quello stesso anno. Non è possibile che il verbale dell'interrogatorio Moro sia in realtà il famoso dossier Havel?

PRESIDENTE. Mi sembra una domanda intrigante.

MATTARELLA. Per quanto riguarda Ustica le confermo quanto già detto. E' stata data indicazione di chiedere ai Governi alleati notizie e indicazioni relative ai tracciati. Lei mi chiede per quali canali, che come sa sono più di uno, si svolgono i rapporti con gli alleati che fanno parte della Nato.

MANTICA. Si tratta di rapporti che passano attraverso le ambasciate?

MATTARELLA. Sono rapporti in ambito Nato e non di ambasciata. Comunque quello è probabilmente il canale più verosimile, il canale principale. Farò sapere alla Commissione se vi è stata o se si conta di intraprendere un'analoga iniziativa nei confronti della Libia.

PRESIDENTE. Non sono riuscito a capire la sua risposta sulla Libia.

MATTARELLA. Darò notizia alla Commissione se è stata fatta o se si intende fare una analoga richiesta nei confronti della Libia che non è un paese alleato. Mi sembra di ricordare che anche alla Libia sia stata fatta la richiesta senza però aver ricevuto una risposta. Siccome non voglio basarmi su ricordi improvvisati farò in modo di darvi una risposta precisa.

Per quanto riguarda il presidente Havel vorrei eliminare qualsiasi ombra, se mai ve ne fosse stata alcuna, riconfermando la stima e la considerazione nei suoi confronti. Non vi è alcuna sottovalutazione e non desta alcuna meraviglia che dopo nove anni un Capo di Stato non ricordi cosa - o se abbia consegnato qualcosa - abbia dato in una delle tante visite di Stato compiute in uno dei tanti paesi stranieri visitati. Vorrei sottolineare che su questo fronte il Governo ha proceduto con lo strumento più efficace possibile con una richiesta diretta del nostro Presidente del Consiglio al Presidente della Repubblica Ceca.

La vicenda di Conforto non è nuova perché già nel giugno del 1979 era stato indicato dal Sismi alla magistratura come un agente sovietico. Quando è arrivata la notizia dell'archivio Mitrokhin non c'è stata sorpresa dal momento che già a partire da quella data era stato indicato alla magistratura come un verosimile agente sovietico. Rispetto all'ipotesi che lei ha fatto …

MANTICA. Ho semplicemente indicato due date.

MATTARELLA........non posso far altro che rispettarla, come del resto farei con qualsiasi altra ipotesi, ma non intendo esprimermi su semplici congetture che sarebbero certamente interessanti se fossero in qualche modo suffragate dai fatti. E' un'ipotesi che, come ha detto il Presidente, è intrigante ma non è altro che un'ipotesi.

PRESIDENTE. Se fossero stati consegnati a servizi dell'Est sembrerebbe assai strano, dal momento che in quei paesi il mondo è in un certo senso crollato, che non ne fossero usciti.

MATTARELLA. Non posso commentare queste congetture.

PRESIDENTE. Era una mia riflessione ad alta voce che del resto in un'attività di inchiesta è possibile fare. Dobbiamo porci delle domande e cercare di trovare delle risposte.

MATTARELLA., Onestamente mi sembra di poter scorgere un buon passo di fantasia in questa congettura.

FRAGALA'. Signor Vice Presidente del Consiglio, la ringrazio per la cortesia e per la sua disponibilità dimostrata con le sue risposte. Riagganciandomi all'ultima domanda che le ha fatto il senatore Mantica in merito al Presidente Havel, quando il Governo italiano nel marzo di quest'anno cominciò a sostenere che non c'era traccia di un dossier Havel o di un carteggio dei servizi segreti cecoslovacchi portato in Italia da Havel, quest'ultimo, nonostante fosse ammalato, attraverso il suo portavoce Spacec ha riferito all'agenzia Ansa, con una nota dell'11 marzo 1999, che ricordava di aver passato quei documenti alla parte italiana circa otto o nove anni prima sostenendo che la parte italiana è sicuramente a conoscenza del contenuto di questo materiale. Il pubblico ministero, dottor De Crescenzo, nell'inchiesta sull'articolo pubblicato da Panorama il 21 maggio del 1998, firmato da Fausto Biloslavo, ha interrogato un alto funzionario del Ministero degli esteri cecoslovacco, un certo Ian Frolik il quale ha dichiarato a verbale come testimone che "esisteva un terzo gruppo di materiali - di cui non conosco il contenuto - che sono stati consegnati nella loro versione originale dal Presidente Havel durante la sua visita ufficiale in Italia. Questo signore (cioè il pubblico ministero De Crescenzo) è stato molto sorpreso ed ha affermato che la parte italiana non riusciva a trovare i documenti in oggetto. Con ciò il nostro incontro è terminato ed io sono arrivato alla conclusione che l’Italia ha gli stessi problemi nostri". Frolik lamentava che lì i servizi segreti della Cecoslovacchia comunista avevano cercato di distruggere tutto quello che riguardava il regime passato. Allora la mia prima domanda è questa: non c’è dubbio che vi sono troppe conferme che questo carteggio dei servizi segreti sia stato consegnato da Havel ad alcuni personaggi del Governo italiano che allora erano il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, il Ministro degli esteri e il Ministro dell’interno. Le chiederei - se è possibile - che la ricerca presso il Cesis o presso il Sisde o presso il Sismi sia più accurata prima che questo Governo venga smentito dal fatto che dalla Cecoslovacchia arrivi una copia di questo materiale.

PRESIDENTE. Ma perché lei esclude che il recettorio di queste carte possa non averle consegnate all’amministrazione?

FRAGALA’. No, io non lo escludo però evidentemente è un’ipotesi - come direbbe il Presidente Mattarella - molto vaga.

La seconda questione che le pongo è la seguente: lei ha detto che non esiste in questo momento un’attività del controspionaggio italiano, cioè del Sismi, di decrittazione e di controllo di liste di nomi provenienti dalla ex Germania orientale e riguardanti una lista di spie di informatori italiani al servizio della Germania orientale. Le chiedo se esistono negli archivi del Viminale o della Presidenza del Consiglio (Cesis) documenti relativi ai rapporti fra la sovversione di sinistra e i servizi dell’Est europeo. Perché, per esempio, il documento che intendo oggi presentare alla Commissione Stragi è un documento tradotto dal Sismi e relativo ad una intervista-testimonianza data ad un giornale francese il 4 ottobre 1978 da Renzo Rossellini, il famoso direttore di quella radio che 45 minuti prima del sequestro Moro annunciò che quest’ultimo avrebbe potuto essere sequestrato dalla Brigate Rosse. In questa intervista, tra l’altro, Renzo Rossellini afferma che sosteneva quell’ipotesi "in quanto essa circolava da più giorni negli ambienti vicini all’estrema sinistra. Noi sapevamo come tutti che il 16 marzo si doveva presentare alla Camera il primo Governo sostenuto dal Partito Comunista. Era evidente che questa era l’occasione attesa dai brigatisti e quindi abbiamo fatto presente questa nostra inquietudine". Però la cosa che mi interessa è che alla domanda "quali sono le prove dei legami di cui lei parla tra le Brigate Rosse e l’Unione Sovietica" nell’ottobre 1978 Rossellini rispondeva: "Tutto è cominciato durante l’ultima guerra quando una frazione importante della Resistenza italiana passò sotto il controllo dell’armata rossa. Questa frazione dopo la guerra conservò le armi e divenne una base logistica nella strategia dei servizi sovietici nel Paese. Il nucleo fu poi rivitalizzato alla fine degli anni 60 quando in esso confluirono tutti gli elementi procubani legati alla tricontinentale. Fu così che questo fenomeno attraversò tutta la sinistra e l’estrema sinistra a partire dal Partito Comunista italiano in cui sussiste una forte minoranza prosovietica, fino all’autonomia terreno di grande infiltrazione. E’ chiaro che io schematizzo, ma questa è l’origine delle Brigate Rosse e oggi esse hanno alle loro spalle l’apparato militare dei Paesi dell’Est di cui esse sono una delle emanazioni". Vorrei sapere se a lei risulta che oltre a questo documento – che consegno alla Commissione - negli archivi dei nostri servizi di sicurezza vi siano altri documenti che riguardano i rapporti tra il sequestro Moro, le Brigate Rosse e gli apparati di sicurezza dei Paesi dell’Est.

PRESIDENTE. Dovremmo sentirlo Renzo Rossellini perché ho cenato almeno due volte con questa persona ed ho cercato di farmi spiegare come aveva fatto a predire il sequestro e non me lo ha detto. Sono molto offeso con lui per non avermi fatto oggetto di confidenze che invece ha fatto ai francesi. L’onorevole Fragalà vorrebbe sapere se, oltre ai numerosi documenti di cui la Commissione è già in possesso e dai quali risultano questi rapporti, ve ne siano degli altri.

MATTARELLA. Per quanto riguarda le ricerche che sono state fatte sul dossier Havel, devo dire che sono state compiute ricerche accurate. E’ talmente intenso l’interesse del Governo, che il Capo del Governo italiano ha chiesto direttamente al Presidente Havel. Non vi è quindi nessuna ragione per cui si possa immaginare che il Governo voglia non sondare ogni possibilità.

PRESIDENTE. Dice che l’aveva saputo addirittura da un leader del PSI.

MATTARELLA. Parliamo di due cose diverse. Il Presidente Pellegrino si sta riferendo a quanto affermato da Renzo Rossellini. Non vorrei che poi nel resoconto si incrociassero le considerazioni.

Il Governo ha compiuto le ricerche nella maniera più intensa ed efficace possibile, rivolgendosi addirittura direttamente al Presidente Havel. Di questo dossier non vi è traccia. Per quanto riguarda quanto ha dichiarato il signor Frolik - sicuramente rispettabile - quello che posso riferire in Commissione sono i fatti e i fatti sono quelli che ho indicato. Non vi è alcuna traccia di questo dossier e per non lasciar nulla di intentato il nostro Governo ha attivato lo strumento più diretto ed efficace in quanto il Capo del Governo si è rivolto direttamente al Presidente Havel e siamo in attesa – se vi sarà la possibilità da parte del Governo Ceco – di avere qualche indicazione così come è stato detto.

Per quanto riguarda la seconda domanda concernente i documenti in possesso dei servizi che riguardino rapporti tra i servizi segreti dell’Est e terroristi italiani (siano essi brigatisti rossi o altro) è stato chiesto ai servizi di fornire alla Commissione ogni possibile materiale. Ciò che è emerso è ciò che è stato fornito. Devo aggiungere che, prima della caduta del muro di Berlino, vi erano alcune informative generiche - per la verità – in merito alla frequenza degli italiani a corsi di addestramento nell’Est (Cecoslovacchia, Unione Sovietica, Bulgaria, Polonia e anche Cuba). Dopo la caduta del muro di Berlino si è chiesto ai Servizi di sicurezza ed informazione dei nuovi Governi dell’Est di avere indicazioni, ma non si sono avuti risultati significativi e peraltro neanche risposte. Malgrado le richieste fatte, - ripeto - non vi sono state risposte di apprezzabile significato. Quello che è emerso dalla ricerca dei Servizi è tutto quello che è stato fornito. E’ stato richiesto ulteriormente dal Governo ai Servizi di continuare gli accertamenti… (l’onorevole Mattarella si interrompe a causa del brusìo).

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Mattarella, ma ogni tanto l’onorevole Fragalà ci dà un documento del quale siamo già in possesso. Mi stanno avvertendo che abbiamo l’edizione francese dell’ultimo documento che ci ha consegnato. (Commenti critici dell’onorevole Grimaldi nei confronti dell’onorevole Fragalà). Nessuno di noi può sapere quanti documenti abbiamo e che cosa essi dicano, perché nell’archivio ne sono contenuti un milione e mezzo. Quindi, a tale riguardo non si possono fare critiche all’onorevole Fragalà. Abbiamo in effetti un problema di dimensioni di archivio.

MATTARELLA.. Come dicevo, il Governo ha nuovamente richiesto agli organi di sicurezza ed informazione del nostro paese di verificare ulteriormente se vi sono altri materiali che possano interessare anche la Commissione. Per quanto riguarda le affermazioni di Rossellini, devo dire che non le conosco ma, da quanto ho sentito, mi sembra di capire che la Commissione ne è già in possesso.

PRESIDENTE. Pur avendo vicepresieduto questa Commissione!

MATTARELLA. Non ho esaminato tutto il milione e mezzo di documenti che sono contenuti nell’archivio di questa Commissione.

FRAGALA’. Le devo rivolgere un’altra domanda. Rispetto alla polemica nei confronti della censura alla risposta dell’ammiraglio Battelli alla richiesta del presidente Pellegrino di avere notizie sulle attività del Kgb in Italia, per quanto riguarda sia i depositi di radiotrasmittenti che…

MATTARELLA. Mi scusi, ma solo di armi.

FRAGALA’. Un attimo. Rispetto a tutto questo, l’ammiraglio Martini, che abbiamo audito in questa Commissione due settimane fa, ha detto di essere molto stupito che l’ammiraglio Battelli non abbia riferito alla Commissione stragi l’intensa attività del Kgb in Italia, anche per quanto riguardava i depositi di armi e di radiotrasmittenti. Peraltro, in questa Commissione vi sono tutte le lettere di trasmissione dei precedenti direttori del Sismi (Ramponi, Pucci e Luccarini), i quali hanno inviato alla magistratura romana migliaia e migliaia di documenti sulla rete paramilitare del Partito Comunista (depositi di armi, di radio e via dicendo) collegata ai Servizi dell’Est. Queste note di trasmissione sono degli anni 1991, 1992 e 1993. Le ripeto la domanda: l’ammiraglio Battelli ha avuto un ordine di tipo politico - come le ha chiesto anche il presidente Pellegrino - per tacere circostanze che i suoi tre predecessori avevano immediatamente reso note alla magistratura? Il suo immediato predecessore, ammiraglio Martini, ha detto in questa Commissione che non è possibile che Battelli abbia detto che il Sismi non ha questi documenti.

MATTARELLA. Premesso che l’ammiraglio Martini non è l’immediato predecessore di Battelli, perché vi sono molti altri direttori del Sismi tra Martini e Battelli…

FRAGALA’. Uno dei più recenti, essendo del 1990.

MATTARELLA. A parte questo, il presidente Pellegrino non ha affatto detto poc’anzi quello che lei sta affermando. Non mi ha chiesto se l’ammiraglio Battelli abbia avuto ordini politici di non dire. Non ha chiesto questo. Nessuno lo ha chiesto. Se qualcuno lo avesse domandato, avrei risposto che non è vero.

FRAGALA’. Perché ha taciuto su questa circostanza?

MATTARELLA. La prego di verificare, perché mi interessa.

PRESIDENTE. Ha detto armi, ma non ricetrasmittenti.

MATTARELLA.. Ciò di cui lei parla registra il reperimento di depositi di armi e si tratta di indicazioni di una rete di attività paramilitare o quello che sia. La domanda era se in Italia si sono scoperti in questi ultimi anni depositi di armi – soltanto di armi e non di trasmittenti – e la risposta è stata che non c’era questa notizia. Del resto, ripeto che le notizie di Mitrokhin sui depositi di trasmittenti e non di armi sono di un anno successivo.

FRAGALA’. Presidente, mi riservo successivamente di fare altre domande.

GRIMALDI. Signor Presidente, mi scusi ma devo fare un rilievo. Ciò che ha presentato l’onorevole Fragalà è la "bufala" della serata, perché avevamo già agli atti…

PRESIDENTE. Abbiamo già chiarito questo fatto. Infatti, non acquisiamo agli atti il documento in questione.

FRAGALA’. Scusate, ma c’è la nota in italiano? Desidero che venga acquisita.

PRESIDENTE. Se ci tiene molto lo faremo, dal momento che implicitamente e scortesemente ci accusa di non saper leggere nemmeno il francese.

GRIMALDI. Presidente, Fragalà non deve fare questo. Evidentemente gli informatori di Fragalà lo informano male.

PRESIDENTE. Di questo ne discuteremo alla fine della seduta.

FRAGALA’. Quel documento è siglato dal pubblico ministero dottor Ionta, se lei sapesse leggere in calce ai documenti.

PRESIDENTE. Do ora la parola al senatore Mignone.

MIGNONE. Onorevole Mattarella, vorrei porle delle domande su un recente caso di terrorismo che ha funestato l’Italia. Mi riferisco al caso D’Antona.

PRESIDENTE. Effettivamente ce ne dovremmo occupare maggiormente.

MIGNONE. Nei giorni scorsi, in casa di un dirigente della Cisl, è stato ritrovato un volantino con la sigla: "Colonna romana, partito combattente comunista". Questo ovviamente è un segnale preoccupante, è un allarme. Sembra che l’obiettivo dei nuovi terroristi sia costituito – secondo un rapporto del Sisde all’autorità giudiziaria – proprio dai quadri medio-alti che, a livello governativo, imprenditoriale e sindacale, sono maggiormente impegnati nelle politiche di concertazione. Considerato che, a distanza di cinque mesi, non risulta essere stato ancora individuato alcun responsabile o mandante dell’omicidio del professor D’Antona, le rivolgo le seguenti domande. In primo luogo, che cosa ci può dire in merito a questo ritorno del terrorismo? In secondo luogo, che cosa ci può dire in merito all’omicidio del professore D’Antona? In terzo luogo, che cosa ci può dire in merito ai segnali d’allarme registrati anche in questi giorni? Infine, che cosa ci può dire sull’attività informativa predisposta dai nostri Servizi in merito a queste vicende? Questo è il primo argomento.

PRESIDENTE. Fermiamoci con quest’ultima domanda, perché la risposta può essere lunga. Le chiedo, onorevole Mattarella, se ci può rispondere in seduta pubblica o segreta.

MATTARELLA.. Rispondo in seduta pubblica, perché in realtà non posso dire molto. Non si tratta di un ritorno con l’episodio delle minacce al dirigente della Cisl. Il ritorno è avvenuto con l’omicidio D’Antona e, quindi, è da allora che vi è una condizione di preoccupazione e di allarme, che si è acuita. Sull’omicidio D’Antona non posso dire nulla, non soltanto perché le indagini sono svolte dalla magistratura, ma anche perché il Governo non ne è informato. Se sapessi qualcosa, non potrei neanche dirla. In effetti non so nulla, perché non ho il diritto di sapere dal momento che non è il Governo che svolge le indagini.

Rispondendo all’ultima domanda, posso affermare che i Servizi, in particolare quelli del Sisde, stanno svolgendo un’intensa attività di intelligence per cercare di comprendere, di individuare e percepire. Naturalmente il frutto di questa attività viene riversato sugli organi di polizia e sulla magistratura, perché ne facciano l’uso che compete loro in maniera esclusiva di indagine.

Segnali di allarme ve ne sono e lei ha fatto un’indicazione di quadro, che è stata delineata anche nella relazione di servizio presentata al Comitato parlamentare sui servizi e, quindi, al Parlamento. Mi limito a dire che l’allarme che si è creato con l’omicidio del professor D’Antona non si è attenuato. Proprio per questo, per quanto riguarda ciò di cui posso parlare, l’attività di intelligence continua ad essere intensa ed è necessario che sia così.

MIGNONE. Vorrei ora porle delle domande in merito ad un argomento che è stato trattato recentemente in una parte segreta dell’audizione dell’ammiraglio Martini.

PRESIDENTE. La parte già resa improvvidamente pubblica o un’altra?

MIGNONE. Un’altra.

PRESIDENTE. Allora occorre passare in seduta segreta.

I lavori proseguono in seduta segreta alle ore 23,35.

....omissis....

I lavori riprendono in seduta pubblica alle ore 23,41.

DOLAZZA. Signor Presidente, anzitutto ci terrei a specificare che il Gruppo che rappresento è stato sfavorevole alla pubblicazione dei documenti del tribunale di Roma che, avevamo stabilito, non erano i documenti Havel. Per quanto concerne i documenti precedenti, non eravamo presenti e sappiamo com’ è andata. Questo per significare che in una attività di intelligence (chiaramente non condivido il punto di vista del senatore Manca, che mi ha preceduto) mi sembra assurdo che uno Stato per difendere i suoi interessi paghi delle persone che lavorano al limite della legalità o fuori della legalità, dopo di che – seguendo il ragionamento – dovrebbe anche denunciarli alla magistratura. Mi sembra un po’ strano.

La domanda. E’ ormai dimostrato che esistevano dei campi di addestramento dove venivano addestrati uomini delle BR, di Prima linea e altre formazioni terroristiche. Alcune di queste hanno operato in paesi che fanno parte del Consiglio d’Europa, dell’UEO, della NATO. Noi riceviamo informazioni su terroristi italiani che più o meno possono essere stati addestrati in quei posti e non abbiamo alcuna informazione, da parte degli Stati alleati facenti parte del Consiglio d’Europa, sui collegamenti fra questi terroristi e formazioni terroristiche che operano nel loro territorio. Questo mi sembra un po’ singolare, perché penso che ogni nazione abbia compiuto delle indagini sui propri terroristi, che bene o male sono usciti quasi tutti dalla stessa scuola. Mi sembra strano che poi non si siano più salutati, incontrati o dati una mano, anche considerando il fatto che alcuni trasferimenti di armi sono avvenuti da un gruppo terrorista all’altro.

Se non ricordo male, al tempo delle BR venne scoperta una centrale radio di un certo valore commerciale. Nessuno mai ci ha detto dove avevano preso questi fondi e da dove veniva questa radio. Come diceva giustamente il Presidente, una serie di proiettili pur di diverso tipo e di diverso calibro provenivano dallo stesso deposito. Mi sono sempre posto la domanda: da dove venivano certi impianti radio e certi sistemi operativi? Non voglio parlare di documentazioni che sembra provenissero direttamente dagli uffici di qualche Ministro. Però certe coperture, però, che bene o male sono state ventilate a brigatisti rossi o a loro fiancheggiatori, in cui sono coinvolti parenti molto stretti anche dei Ministri, sono tutte cose scomparse e che non si nominano più. Io sono di Bergamo e mi ricordo che in tale città vennero tenuti i brigatisti all’ostello della gioventù; ci fu addirittura un poliziotto al quale partì un colpo e si ferì alla gola e successe un disastro. Capisce che ci sono certe connessioni anche con parenti.

Sempre riferendomi ai parenti, io presentai un’interrogazione nella passata legislatura in cui chiedevo per quale motivo nei nostri servizi segreti circa il 40 per cento del personale era parente stretto di "eccellenze" del nostro Stato: Ministri, ambasciatori eccetera - sembra, cioè, che ci sia un dna -, come anche molte volte accade che i cadetti di accademia siano figli d’arte. Sembra che il 40 per cento dei nostri Servizi sia formato da parenti più o meno stretti di magistrati, di uomini di Governo, di ambasciatori e così via. Mi domandavo se non era ora di dare un’occhiata a questo sistema. E’ comunque una domanda non pertinente all’argomento in discussione.

PRESIDENTE. La può fare perché si collega al famoso rapporto Fulci, che noi da tempo abbiamo acquisito agli atti di questa Commissione.

DOLAZZA. Comunque, le mie domande sono principalmente due. Innanzi tutto vorrei sapere quali informative abbiamo dai paesi alleati. Poi ci sarebbe una seconda questione. Con la Commissione difesa abbiamo visitato due basi americane. In una di queste abbiamo visto i nostri piloti che imparavano a pilotare ed a fare i "combat-ready"; in un’altra base abbiamo visto dove vengono sperimentati e provati gli armamenti ed i velivoli, in essa c’è quel famoso hangar in cui si può simulare la pioggia e la grandine a 3.000 metri di altitudine. Ci hanno detto che questa base è grande, più o meno, come la Lombardia, o roba del genere, e che hanno vinto un premio perché riescono a mantenere una fauna e una flora bellissime. Loro usano questo grande spazio per provarci le bombe e per addestrare dei reparti speciali di pronto intervento per tutto il mondo. Ora, per gioco di similitudine non penso che se i russi addestravano determinati tipi di persone per determinate azioni altri Stati potessero d’amblée dichiararsi esenti. È vero che per accusare occorrono prove, però considerando certi fatti accaduti in Sudamerica e in Africa ritengo che forse non siano esenti nemmeno i nostri alleati da certi sistemi di addestramento. Possibile che su questo tipo di addestramento e su questi collegamenti non si sappia e non esista assolutamente niente e non venga detto niente?

MATTARELLA. Presidente, vi sono naturalmente tra i Servizi dei paesi alleati degli scambi di informazioni su tanti argomenti e questioni - anche tra il nostro e gli altri Servizi dei paesi alleati -, quindi certamente anche su quella al nostro esame.

DOLAZZA. Sono informazioni su roba vecchia. Volevo sapere se vi erano informazioni su quanto stiamo riscontrando noi.

MATTARELLA. Le informazioni più importanti sono su questioni attuali. In queste settimane noi stiamo parlando molto di fatti di molto tempo addietro, ma i fatti più rilevanti dell’attività dei servizi di sicurezza del nostro paese sono le minacce attuali alla sicurezza del nostro Stato e dei suoi cittadini. Su tale argomento, naturalmente, vi sono numerosi scambi di informazioni, di conoscenze e di dati con i Servizi dei paesi alleati, e anche di quelli non alleati con cui vi sono rapporti di collaborazione, che sono preziosi.

DOLAZZA. Capisco che adesso vi siano tutti questi scambi, ma io mi riferivo a dati che potevano confermare ciò che noi abbiamo già in mano. Cioè, se io non riesco ad avere dei dati di sostegno su quanto dichiara Mitrokhin mi domando: non è che forse gli spagnoli o gli inglesi abbiano qualcosa di loro per dirci che questi documenti sono veri o che magari il signor Rossi era là o da un’altra parte? È questo silenzio sulle conferme che trovo un po’ innaturale.

PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE GRIMALDI

MATTARELLA. Non posso risponderle perché non so cosa sia avvenuto nel corso del tempo e in che modo si siano poi in concreto espletati i rapporti tra i nostri Servizi e quelli dei paesi alleati o amici. Vi è però in queste collaborazioni l’abitudine di trasmettere, riferire ed informare di questioni che attengono il paese amico o alleato, non di fatti di casa propria. Le faccio un esempio relativamente all’archivio Mitrokhin: Spagna, Francia, Germania ed Inghilterra non hanno reso pubblico il materiale che li riguardava, tanto meno ce lo hanno comunicato. Le comunicazioni avvengono in quanto si registrano elementi che possono interessare il paese alleato; non si comunicano fatti di casa propria, che naturalmente non interessano. Lei pone una domanda: visto che c’erano campi di addestramento, verosimilmente comuni, risulta ai vari paesi questa comunanza di addestramento da cui emerga una conferma dell’esistenza di quei campi? Questo lo verificherò, non so se vi sia stata nel tempo una collaborazione; presumo che se questa vi è stata possa aver fatto registrare la presenza, insieme a propri concittadini, di persone di altri paesi. Questo lo verificherò e, se può essere interessante, lo comunicherò alla Commissione.

DOLAZZA. Ci eviterebbe qualche ricerca e ci darebbe delle conferme.

MATTARELLA. Per quanto riguarda le assunzioni nei Servizi…

DOLAZZA. Erano oltre 500.

MATTARELLA. Come probabilmente lei sa, da diversi anni le assunzioni dirette sono bloccate.

DOLAZZA. Si, ma non è il caso di epurare anche quelle fatte in precedenza?

MATTARELLA "Epurare" è un termine…

DOLAZZA. Intendevo dire assegnare ad altri incarichi molto più interessanti.

MATTARELLA. Quello che prevalentemente interessa al Governo in questo momento – come a diversi Governi precedenti – è non aver fatto ricorso ad assunzioni dirette ed aver presentato una proposta di legge che prevede forme selettive per il reclutamento nei Servizi, naturalmente con le modalità tipiche di quest’ultimi, i quali richiedono del personale selezionato in maniera specifica, però comunque con prove selettive e non più ad libitum. L’ultima domanda che lei ha posto, che più di una domanda è una considerazione…

DOLAZZA. È una considerazione che magari potrebbe dare dei risultati. Ho imparato anche questa sera che se uno non pone una domanda specifica al Servizio non riceve una risposta specifica. Quindi, pensando all’argomento e ponendo anche domande specifiche anche ai nostri alleati riusciremo forse ad avere delle risposte specifiche.

MATTARELLA. Lei ci invita a chiedere agli alleati di conoscere l’uso che fanno delle loro basi.

DOLAZZA. No, bisognerebbe chiedere agli alleati se per caso non hanno addestrato nelle loro basi qualcuno che abbiamo in casa nostra.

MATTARELLA. Potremmo chiedere ai nostri alleati che uso fanno delle basi comuni dell’alleanza.

DOLAZZA. Nonché i princìpi con cui inviano il loro personale qui in Italia, specialmente se di origine italiana.

MATTARELLA. Non ho capito questa sua precisazione.

DOLAZZA. Cioè, l’uso che fanno del loro personale di origine italiana qualora sia assegnato a basi italiane. Cioè, un conto è l’uso che ne fanno ufficialmente, un altro, l’uso che ne fanno ufficiosamente. C’è modo e modo di usare il proprio personale in territorio straniero, anche se è un territorio alleato. Si tratta di una questione della quale non facciamo mai menzione e non vediamo mai niente. Il problema è tutto lì.

MATTARELLA. Quello che lei rappresenta è un problema ipotetico.

DOLAZZA. Non è tanto ipotetico, visto che era stata fatta una base americana vicino a Genova e se ne sono accorti, se non sbaglio, dopo quattro anni. Una "cosina" del genere è accaduta: avevano fatto una centrale militare vicino a Genova e se ne sono accorti dopo quattro anni che l’avevano fatta. Non è una questione tanto ipotetica. Quando, ad esempio, gli americani hanno fatto una verifica dei possibili giacimenti di uranio in Lombardia, ad un certo punto, c’erano più americani in vacanza in quella regione che in tutta Italia; in realtà stavano verificando le presenze di uranio. Questo lo dico per specificare il modo operativo con cui vengono fatte certe cose. Se lei non lo sa, glielo dico io.

VENTUCCI. Signor Presidente, la prima ora e un quarto del dibattito, cortese e a termini di regolamento, tra lei e il Vice Presidente del Consiglio mi ha portato a cancellare molte delle domande e dei dubbi che avevo e di ciò vi ringrazio. Però, tra le varie aporie alle quali lei si riferisce, presidente Pellegrino, io ne ho riscontrate almeno due, di cui una è stata dibattuta. In primo luogo, Havel ha portato con sé qualcosa, che però non ricordava; questa mi sembra più una battuta da bar sportivo che da Vice Presidente del Consiglio, responsabile dei Servizi. È inaccettabile, Presidente Mattarella, che un Presidente della Repubblica venga a trovare un altro Presidente della Repubblica, che in quel caso si chiamava Cossiga, presente Giulio Andreotti, il vice presidente Claudio Martelli, nonché il ministro degli affari esteri De Michelis, portando un qualcosa di cui a distanza di 9 anni se ne dimentica. Credo che faccia parte, probabilmente, di qualcosa su cui si deve ancora indagare su cui deve essere posta la nostra attenzione.

MATTARELLA. Senatore Ventucci, non vedo cosa vi sia di così singolare. Ciò che lei può chiedere al Governo è di fare il possibile per appurare la verità sul dossier di cui si è parlato. Il Governo ha fatto il massimo possibile, lo ha chiesto direttamente al presidente Havel. Lei le considerazioni può farle sulla memoria del presidente Havel, ma a me non pare affatto sorprendente che dopo nove anni un Capo di Stato che viaggia continuamente in paesi stranieri non ricordi con precisione che cosa ha dato (nove anni prima) ad un altro Governo. Si riserva di accertare e di informare, così come noi abbiamo chiesto e siamo in attesa di riscontrare. Questo è quanto è avvenuto, ed è un fatto che io rassegno alla Commissione. Questo non è altro che la dimostrazione che il Governo sta facendo il massimo possibile, tanto da averlo chiesto alla fonte diretta.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PELLEGRINO

VENTUCCI. Onorevole Mattarella, non sto accusando il Governo. Se lei rileggerà quanto da me detto vedrà che la sua giustificazione non era affatto richiesta. Che il Governo lo faccia, io dico che continui a farlo. Quando un ex Ministro dell’interno, che si chiama Riger Sacher, trasmette al Sismi un elenco di soggetti per sviare quello che probabilmente il presidente Havel doveva consegnare vuol dire che qualcosa c’era, o che qualcuno se l’è perso. Come diceva il presidente Pellegrino, forse qualcuno lo ha lasciato nel cassetto.

PRESIDENTE. Potremmo anche concordare l’audizione di Havel: andiamo a Praga per sentirlo. Anch’io devo dire che mi sembra strano non abbia conservato almeno un appunto di questa sua visita.

VENTUCCI. E’ vero, dobbiamo ragionare sui fatti, ma mi pare che il dubbio debba sussistere.

Un’altra cosa che ovviamente mi lascia un po’ perplesso, sulla quale io concordo, è la sua dichiarazione – ricordata poco fa – al Corriere della Sera e cioè che ci siamo accontentati delle conclusioni dell’autorità giudiziaria. Questa affermazione è molto pesante, io la condivido, ma può portare poi a delle conseguenze, se andiamo a sviluppare tutto quanto il discorso. Si aggiunge poi all’altra frase che lei ha detto: "Attenzione, perché rischiamo che non ci mandino più nulla e siamo vicini al Giubileo". Questo non lo capisco, presidente Mattarella. In un paese che è soggetto agli accordi di Yalta, in un paese che viene assegnato all’area occidentale, in un paese dove un partito che sa fare politica riesce, fino a qualche anno fa, ad avere 12 milioni di elettori, il Partito comunista italiano, pur stando nel patto di Yalta, non credo ci si possa meravigliare che oggi che tutto è finito si possa… (commenti dell’onorevole Grimaldi). Non mi interrompa con le chiacchiere che sta facendo da quando siamo entrati qui dentro. Dicevo: non è possibile che non si voglia sapere le cose come stanno. Allora viene il dubbio che i nostri Servizi segreti possano essere soggetti a quella famosa "cialtroneria" che già in questa Commissione abbiamo evocato e l’attuale responsabile della difesa, il generale Arpino, ha concordato su certi fatti. La cialtroneria è un fatto soggettivo, non è un fatto oggettivo; quindi non è che debba riguardare questo o quell’altro Governo. Però questa è una cialtroneria che io ho ravvisato anche nell’ultimo accidente che è avvenuto con il carteggio Mitrokhin. Infatti lei, nel Comitato parlamentare di controllo sui Servizi segreti ha affermato che sul dossier Mitrokhin sono state effettuate 26 spedizioni tra il marzo del 1995 e il maggio del 1999 e parallelamente ha affermato che fino a settembre il Governo non ha saputo nulla, ma che i nostri Servizi hanno svolto un intensa attività di controspionaggio. Allora dico che lo stesso D’Alema ha ribadito che il suo Governo, ultimo dei tre interessati al dossier Mitrokhin, non fu informato (come non furono informati nemmeno Dini e Prodi), dell’incartamento ma ha preso visione delle carte solo a settembre. A me questa affermazione sembra incredibile.

Come è noto i Servizi segreti – tutti lo sappiamo – hanno una grossa autonomia contabile, signor Presidente; stiamo discutendo la finanziaria e sappiamo tutti che 550 miliardi vanno a finire ai Servizi segreti. Fino al 1997 i miliardi erano 600; poi, l’emendamento Caponi staccò 50 miliardi per l’Artigiancassa e si arrivò ad uno stanziamento di 550 miliardi per i Servizi. Credo che questa riduzione avvenisse anche inopinatamente, perché un paese con 57 milioni di abitanti dovrebbe avere un qualcosa di serio e, per fare le cose seriamente, ci vogliono i soldi. Però l’Artigiancassa è importante, per cui nulla quaestio. Ora, su ciò che si vuol far passare come autonomia anche per quanto attiene le iniziative, credo che il Governo o il responsabile della Presidenza del Consiglio non possa non sapere. Pertanto, o l’azione di controspionaggio è un falso, o è un falso il fatto che il Governo non sapeva. Questa è la domanda che le rivolgo in merito al dossier Mitrokhin.

Poi, a pagina 503 di questo dossier, c’è una questione: il Servizio operativo dei carabinieri, reparto antieversione, parla di un elenco riepilogativo e di una corrispondenza tra i Servizi segreti italiani e l’unità estera del Sismi a Londra, ma non c’è questa corrispondenza. Vorrei sapere se ci può dire qualcosa a tale proposito.

PRESIDENTE. Rispetto a queste ultime domande credo ritorni il problema del rapporto con il Comitato parlamentare di controllo sui servizi. Non possiamo rifare l’audizione che l’onorevole Mattarella ha già fatto in quella sede. Decida comunque egli stesso in merito.

MATTARELLA. Ciò che vorrei far notare è che non vi è alcuna incompatibilità tra il fatto che il Governo non fosse informato e il fatto che il Servizio stesse facendo attività di intelligence, non vi è alcuna incompatibilità. L’alternativa secca da lei fatta non ha ragione d’essere: non si tratta di due cose che dipendono l’una dall’altra. Poi, non ho ben capito il riferimento a Yalta, quindi non so cosa dovrei risponderle in merito.

PRESIDENTE. L’onorevole Mattarella ha detto che nel momento in cui il Governo invia delle carte in una Commissione come questa e noi non riusciamo a mantenere il segreto su tali carte neanche per cinque minuti, questo potrebbe comportare problemi per i Servizi alleati.

MATTARELLA. Quello che non ho capito è il riferimento a Yalta.

PRESIDENTE. Il senatore Ventucci diceva: poiché siamo legati da rapporti di alleanza, perché non ci devono mandare le carte?

VENTUCCI. Anche il senatore Mignone ne ha parlato. In una situazione di divisione di blocchi occidentali ci meravigliamo noi, oggi, di aver paura per il Giubileo perché se andiamo a dire qualcosa in un paese dove in cinquant’anni è successo di tutto e dove non si è scoperto niente. Lei ha detto che rischiamo che non ci mandino più nulla per il Giubileo perché è una situazione estremamente delicata: certo che è delicata, ma la sua affermazione lo è ancora di più quando è fatta in un contesto come il nostro.

MATTARELLA. Non è un’affermazione delicata, è un’affermazione doverosa che io ribadisco.

VENTUCCI. No, lei non può farla.

MATTARELLA. Io la posso fare e la faccio! Questo riferimento a Yalta continuo a non capirlo senatore Ventucci. Nel nostro paese, lei dice, è avvenuto di tutto: vede, in altri paesi è avvenuto anche di altro. In Germania è stato scoperto che l’assistente del Cancelliere era una spia del KGB; in Gran Bretagna hanno scoperto che il consulente della regina era del KGB. Qui non è avvenuto questo.

VENTUCCI. Forse non si è scoperto.

MATTARELLA. Va bene. Quello che è certo è che la collaborazione dei nostri Servizi di intelligence con quelli dei paesi nostri amici e alleati è essenziale. E’ un’affermazione che io faccio e ripeto.

VENTUCCI. Certo, io la condivido, signor Vicepresidente. Non vorrei essere scortese nel non capire o nel far finta di non aver capito, altrimenti facciamo finta tutti e due. Sono convinto pienamente di quello che ha detto lei, le ho detto che sono convinto anche delle sue considerazioni sul "Corriere della sera".

MATTARELLA. Io non capisco perché desta perplessità il riferimento al Giubileo. E’ un esempio che ho fatto e che ripeto, perché è emblematico: è un evento in occasione del quale nel nostro paese arriveranno milioni di persone, e senza la collaborazione dei servizi di altri paesi corriamo rischi maggiori di quelli che correremmo se collaborassero. La collaborazione serve per tutti i versanti dell’impegno di intelligence, ma particolarmente in condizioni come quelle. Perciò ho indicato quell’esempio, perché esalta l’esigenza di collaborazione con le intelligence straniere; così come tutto sommato mi sembra di una certa evidenza.

VENTUCCI. E’ ovvio.

MATTARELLA. Anche le cose ovvie ogni tanto è bene ricordarle.

VENTUCCI. Sì, ma se con l’ovvietà si vogliono nascondere altre cose, non siamo d’accordo.

MATTARELLA. Che cosa si vuole nascondere? Non si vuole nascondere assolutamente nulla.

VENTUCCI. Non lo so. Se tutto quello che è accaduto per il dossier Mitrokhin fosse stato chiaro e non "si dice e non si dice", "do e non do", poi do alla Magistratura, e poi alla Commissione stragi eccetera...

MATTARELLA. Mi consenta di rispondere, Presidente, perché questo è veramente fuori della realtà. Le carte sono le carte, sono state consegnate e sono pubbliche, non vi è null’altro: il Governo non ha mai posto il segreto, le ha chieste la Procura, il Governo gliele ha date; a quel punto è scattato il segreto (per la magistratura, non per il Governo), il Governo le ha date a questa Commissione, che ha deciso di pubblicarle: è un percorso così lineare, che ha portato a conoscere tutte le carte, e non capisco quale sia la materia del contendere ancora sollevabile. Avete avuto le carte in Commissione, le avete pubblicate, il Governo prende atto di questa pubblicazione, va benissimo: ma qual è il problema? Vorrei capirlo. Nell’arco di due settimane il Governo ha avuto il consenso degli inglesi, che era necessario chiedere, ha consegnato le carte alla magistratura e le ha date anche a questa Commissione che le ha pubblicate; in 15 giorni! Se questo è un percorso lento e poco trasparente, non so cosa siano velocità e trasparenza.

PRESIDENTE. A questo punto vorrei ribadire il mio punto di vista. Nel momento in cui il Governo trasmette le carte a una Commissione composta da 41 parlamentari, che rappresentano tutti i Gruppi, ognuno dei quali può consultare le carte, il paese è informato – rispondo anche a De Luca -. Il paese è informato, attraverso i suoi rappresentanti. Ciò che non sarebbe dovuto scattare è la situazione di insieme per cui questa informazione è stata, nei fatti, oggettivamente insufficiente, ed è stato necessario informare direttamente il paese e mettere sulla piazza una serie di documenti di cui non conoscevamo l’attendibilità, che non erano stati verificati, che riguardavano fatti personali. Perfino il senatore Mantica a proposito di uno di quei documenti ha detto che forse sarebbe stato il caso di non farlo uscire.

MANTICA. Confermo.

PRESIDENTE. Ecco, quando le carte sono arrivate qui, il paese era informato, perché noi rappresentiamo il paese: e lo rappresentiamo in tutte le sue componenti, perché ci sono 41 parlamentari. Ciò che non ha tenuto è che si è determinata una tale pressione da parte dell’opinione pubblica per cui, se avessimo detto che avremmo letto le carte e che a tempo debito avremmo fatto le nostre valutazioni, con una relazione che avremmo poi pubblicato, sembrava che l’opinione pubblica non sarebbe stata soddisfatta. Era una situazione intossicata, avvelenata, prendiamone atto. E stiamo continuando su questa china; perché anche quando sono venute queste carte cecoslovacche, un’altra volta – riporto il punto di vista di parecchi membri della Commissione – si è detto: "Che impressione faremo se non pubblicheremo? Sembrerà che vogliamo coprire chissà che cosa". Questo è il Parlamento: nel momento in cui 41 parlamentari conoscono, il paese deve stare tranquillo; se no dovrebbe pensare che c’è tutto un accordo corporativo fra di noi e che facciamo qualcosa a danno della gente. Noi facciamo il nostro dovere istituzionale. Vi sono carte che, prima di farle girare…

Ripeto, ho vissuto quella giornata, soprattutto la prima, come una delle peggiori della mia vita, perché mi rendevo conto che eravamo in una situazione che ci obbligava a fare una cosa sbagliata. Alla fine ha pure funzionato, si è attenuata la tensione, alcune curiosità sono finite; poi è nato l’altro problema di questo dossier.

Se tornassimo a una situazione meno intossicata, più normale, più matura, penso che sarebbe un bene per tutti. Anzitutto per il paese, perché lo educheremmo. Educheremmo, per esempio la stampa (mi auguro che stiano sentendo): non è che tutto quello che sanno le istituzioni in tempo reale debba essere conosciuto dalla stampa per poter vendere dieci copie in più o in meno del giornale. Questo è un punto di civiltà, di cui dovremmo farci carico tutti, perché uno dei compiti della classe dirigente è rendere il paese migliore, più maturo, più riflessivo.

FRAGALA’. Signor Presidente Mattarella, desidero sapere qual è la valutazione del Governo sul pro-memoria Improta, in cui si rileva la possibilità dell’esistenza di un complotto del KGB per delegittimare l’allora compagine istituzionale e soprattutto il presidente Cossiga. Qual è la valutazione che fa lei o che fa il Governo?

Qual è stato l’impedimento che ha fatto sì che i nostri Servizi di sicurezza, malgrado disponessero fin dal 1995 delle carte dell’archivio Mitrokhin, sono riusciti – da quanto a me risulta – a identificare soltanto tre persone di tutti coloro che sono presenti con il cosiddetto nome in codice?

Ancora, le chiedo: le risulta che alcuni uomini politici e funzionari cecoslovacchi, segnatamente Ruml e Lagos siano venuti in Italia, fra la primavera e l’estate del 1990 e abbiano consegnato ai nostri Servizi dei documenti? E’ vero che in questi documenti c’erano riferimenti alle Brigate Rosse e all’attentato al Papa?

Negli ultimi mesi sono arrivati ai nostri Servizi di sicurezza documenti dei servizi inglesi o dei servizi alleati sulle operazioni in Italia dei servizi segreti dell’Est?

Ultima domanda. In una delle informative del Sisde del 1990 viene disvelata l’operazione "Cuneo", svolta dai servizi sovietici in alcuni paesi tra i quali l’Italia, anche dopo la caduta del Muro di Berlino. Quali informazioni sono state acquisite sull’argomento?

MATTARELLA. Sul pro-memoria Improta ho già detto qualcosa in precedenza. Le valutazioni le fece a suo tempo il Governo e la polizia dell'epoca. In realtà nel rapporto della Digos della questura di Roma inviato al Capo della polizia si fa l'ipotesi che si definisce verosimile, e non è casuale che l'appunto inizi dicendo che si formulano alcune riflessioni e non notizie o analisi, il fatto che la scelta delle Brigate rosse di non pubblicare i verbali scritti da Moro durante il sequestro sia stata suggerita dai servizi segreti dell'Est. Nel rapporto non c'è una finalizzazione di obiettivo specifica. Si afferma soltanto che il fatto che da via Montenevoso sia stato fatto uscire del materiale, ammesso che sia stato fatto uscire volontariamente, sarebbe volto a contribuire a mantenere una situazione di tensione che ha il suo acme con l'affare Gladio e con l'impeachment del Capo dello Stato anche se questi ultimi non vengono indicati come obiettivi specifici. L'obiettivo principale indicato nel rapporto è quello di creare uno stato di tensione di cui i due tasselli più eclatanti sono rappresentati dalle due vicende testè menzionate.

FRAGALA'. Il presidente Cossiga sostiene di non essere mai stato informato di questo rapporto.

MATTARELLA. La questione risale al 5 dicembre 1990 per cui presumo che il presidente Cossiga si riferisca al Governo dell'epoca. Ignoro se lui ne fosse informato.

FRAGALA'. Lui sostiene di no.

MATTARELLA. E' una affermazione di cui prendo atto per cui posso solo presupporre che non sia stato informato. L'impressione che si può trarre è che il rapporto inviato al Capo della polizia sia stato valutato come base per alcuni interventi ma che non abbia avuto un seguito operativo. La stessa Commissione ha a disposizione un'intera pagina di ipotesi accompagnate da una documentazione che sorreggerebbe questa ipotetica ricostruzione. Non vi è alcuna indicazione dalla quale risulta che il Presidente Cossiga va considerato un obiettivo né vi sono considerati altri obiettivi. L'obiettivo specificatamente indicato nel rapporto Improta è quello di creare uno stato di tensione.

Per quanto riguarda l'archivio Mitrokhin e i nomi coperti da pseudonimo, il Sismi nella sua valutazione degli elementi di interesse ha individuato tre persone. Per la verità in molte altre schede vi sono riscontri che non conducono univocamente ad una persona. Vi è, ad esempio, una scheda in cui si parla di un Senatore Segretario che appartiene ad un certo partito politico nel periodo in cui Fanfani era il Presidente del Senato. Due sono le persone che rientrano in questa descrizione e quindi si tratta di un'identificazione non univoca che non può essere quindi presa in considerazione.

PRESIDENTE. Perché lei sostiene che il Sismi ne ha individuati soltanto tre? I servizi segreti inglesi ne hanno individuati soltanto tre.

MATTARELLA. Il Sismi ha indicato con certezza tre persone.

PRESIDENTE. Oltre a quelli indicati dagli inglesi?

MATTARELLA. Questi sono i nomi indicati dal Sismi. Per quanto riguarda i funzionari cechi ignoro i loro nomi. Presumo che se presso i servizi - lei ha parlato del Sisde - fossero pervenute indicazioni di rapporti su attività delle Brigate rosse relative all'attentato al Papa mi sarebbero state fornite. Farò comunque una richiesta specifica in questo senso.

Per quanto riguarda documenti inglesi o alleati relativi a servizi segreti dell'Est non sono pervenute indicazioni o notizie significative. L'unica è quella cui ho fatto cenno relativa alla Stasi. Il nostro Governo ha richiesto alla CIA se questi materiali esistono e in caso affermativo di consegnarceli. Una richiesta in questo senso sarà sicuramente fatta nel momento in cui il servizio di intelligence americano avrà la possibilità di metterci a disposizione il suddetto materiale.

L'operazione Cuneo è oggetto di un documento che ho comunicato alla Commissione rispetto alla quale non vi sono elementi ulteriori oltre quelli già indicati.

PRESIDENTE. Non ho memoria di questa operazione.

MATTARELLA. Si tratta di un'operazione che fu fatta in diversi paesi occidentali dal KGB. Vi è un'attività giudiziaria e un documento che abbiamo trasmesso, ma rispetto a quanto già detto non vi sono elementi ulteriori.

FRAGALA’. In ultima analisi lei conferma che il materiale riguardante l'attività spionistica di Giorgio Conforto è stato trasmesso dal Sismi alla magistratura. Sia il giudice Priore che il procuratore generale Marini sostengono che nell'ambito dell'indagine …

MATTARELLA . E' stato trasmesso alla polizia.

PRESIDENTE. Quindi non alla magistratura.

MATTARELLA. Si trasmette agli organi di polizia giudiziaria che poi a loro volta lo trasmettono alla magistratura.

FRAGALA'. I due magistrati che si occuparono della vicenda e dell'indagine sostengono di non aver mai saputo nulla. Mi riferisco a Priore, Imposimato e, successivamente, a Marini.

MATTARELLA. La trasmissione avvenne al più tardi nel mese di giugno, tra il mese di maggio e quello di giugno del 1979.

PRESIDENTE. Su Conforto vi farò avere molto presto un appunto perché tra archivio di Stato e archivi del Ministero dell'interno la storia del personaggio che viene fuori è estremamente interessante.

DOLAZZA. Sempre con riferimento alla domanda rivolta precedentemente sui vari parenti eccellenti dello Stato, lei si sente di escludere che l'identificazione e i nomi di copertura relativi a persone che hanno collaborato con i servizi segreti stranieri possa portare a qualche difficoltà nell'identificazione di tali persone, considerata anche la presenza di conoscenti o parenti nell'ambito dei servizi stessi?

MATTARELLA. Non posso escluderlo perché non conosco i nomi di tutti coloro che lavorano nei servizi.

DOLAZZA. Le sto chiedendo soltanto una sua opinione obiettiva, anche personale.

MATTARELLA. Per poter dire se nell'archivio Mitrokhin vi sono nomi di parenti o conoscenti di addetti ai servizi bisognerebbe conoscere tutti coloro che lavorano in tali servizi, un fatto che onestamente non sono in condizione di conoscere.

PRESIDENTE. Ritengo che questo metodo di lavoro abbia funzionato. Pensavo che avremmo finito non prima dell'una e trenta di notte. Abbiamo concluso con un certo anticipo e quindi non mi resta che ringraziare il Vice Presidente del Consiglio Mattarella per la sua disponibilità augurandoci di poter avere a disposizione quanto prima per iscritto tutte le risposte che si è riservato di darci.

I lavori terminano alle ore 0,25 del 28 ottobre 1999.