INDUSTRIA (10
a
)
GIOVEDÌ 22 GENNAIO 1998
120
a
Seduta
Presidenza del Presidente
CAPONI
Intervengono il ministro dell'industria, del commercio, dell'artigianato e per il turismo BERSANI e il sottosegretario per lo stesso Dicastero LADU.
La seduta inizia alle ore 15,20.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
(A007 000, C10
a
, 0023°)
Il senatore SELLA di MONTELUCE rileva come gli risulti in corso di predisposizione da parte del Governo uno schema di decreto legislativo che interessa il settore delle fiere. Lamenta, quindi, l'esautoramento del Parlamento, considerato che la Commissione è da tempo impegnata all'elaborazione di una legge quadro in materia, anche attraverso l'ampio lavoro svolto nell'apposito comitato ristretto.
Il presidente CAPONI conferma al senatore SELLA l'intento del Governo di portare in Consiglio dei ministri uno schema di decreto che interessa molti settori di competenza della Commissione. Al riguardo, trattandosi di un provvedimento di vasta portata, è sua intenzione chiedere al Ministro dell'industria di fornire un'informazione preventiva già dalla prossima settimana. Rileva, peraltro, che, come già per il provvedimento sul commercio oggetto della seduta odierna, il Governo opera correttamente, sulla base delle deleghe contenute nella legge n. 59 del 1997.
SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI
(R033 004, C10
a
, 0017°)
Il presidente CAPONI comunica che per la procedura informativa all'ordine del giorno della seduta odierna è stata richiesta la pubblicità prevista dall'articolo 33, comma 4, del Regolamento. La Commissione conviene.
Il Presidente avverte che la Presidenza del Senato, in previsione di tale richiesta, aveva preventivamente fatto conoscere il suo assenso; detta forma di pubblicità, pertanto, viene adottata per il prosieguo dei lavori.
PROCEDURE INFORMATIVE
Comunicazioni del Ministro dell'industria, del commercio, dell'artigianato e per il turismo sugli orientamenti del Governo in materia di riforma del commercio
(R046 003, C10
a
, 0006°)
Il ministro BERSANI, di fronte alle molte polemiche sulla procedura seguita dal Governo nella adozione dello schema di decreto legislativo di riforma della disciplina in materia di commercio, recentemente approvato dal Consiglio dei ministri, ricorda come si tratti di materia fra quelle espressamente oggetto della delega contenuta nell'articolo 4 della legge n. 59 del 1997. Il Governo ha utilizzato e ampiamente valorizzato le risultanze del lavoro svolto dalla Commissione attività produttive della Camera dei deputati, ma, in assenza di una conclusiva deliberazione parlamentare in materia e nella esigenza di rispettare i termini fissati dalla legge di delega, ha ritenuto di dover varare il citato schema di decreto, trasmesso al Parlamento per la valutazione della competente Commissione bicamerale. Se questa è la procedura che la legge prescrive, ampia è tuttavia la disponibilità del Governo a discutere, anche con le Commissioni di merito, sui contenuti della nuova disciplina. Al riguardo il Ministro ribadisce la propria disponibilità a discutere, nelle sedi parlamentari, delle altre materie oggetto della delega disposta dalla citata legge n. 59 per quanto di propria competenza. In proposito ricorda come i provvedimenti sui quali il Governo sta lavorando, in vista della scadenza dei termini della delega medesima, riguardano - con specifico riferimento alle materie che interessano la competenza del suo Dicastero - in primo luogo il riordino del sistema di incentivazione alle imprese e i meccanismi di localizzazione degli insediamenti delle imprese; si tratta di una complessiva riforma del rapporto tra pubblica amministrazione e imprese a cui si affianca, in primo luogo, una serie di altre misure di settore, che si inseriscono nell'organico processo di trasferimento alle regioni e agli enti locali delle funzioni amministrative previsto dalla citata legge n. 59.
Venendo a considerare il citato schema di decreto legislativo sul commercio, ricorda come il dibattito circa la modifica della disciplina in materia è aperto da oltre quindici anni. Portando a conclusiva maturazione questo lavoro, il Governo ha elaborato questo progetto di disciplina organica di riordino e semplificazione della materia.
Passa quindi ad esaminare gli elementi qualificanti la riforma proposta. Fra questi, in primo luogo, ricorda la eliminazione delle barriere che impediscono il libero accesso alle attività commerciali e la introduzione di elementi di liberalizzazione nell'esercizio delle attività stesse. In particolare, distinti tre tipi di esercizi commerciali, si prevede la eliminazione del meccanismo autorizzatorio con riferimento agli esercizi con superficie non superiore a 300 metri quadri, meccanismo che permane, ma significativamente semplificato, per le medie e le grandi strutture di vendita. Il sistema della programmazione commerciale viene rivisto valorizzando il ruolo delle regioni, cui spetta regolare in modo differenziato la materia a seconda delle varie aree, distinguendo in particolare tra aree montane, centri storici e aree metropolitane. Varie disposizioni sono poi specificamente dirette alla tutela dei consumatori, in particolare con riferimento a fenomeni quali le vendite straordinarie e le vendite speciali. Una normativa apposita è dedicata al commercio ambulante, che viene sostanzialmente equiparato a quello che si svolge in sede fissa. Si prevedono, infine, forme di assistenza tecnica alle categorie e, soprattutto, meccanismi che garantiscano un impatto graduale della nuova disciplina, prevedendo, in particolare, varie facilitazioni, incentivi alla trasformazione ed alla razionalizzazione della rete commerciale, ed indennizzi nel caso di cessazione di attività.
Si tratta di una riforma ragionevole che non ha gli elementi di radicalità da taluni polemicamente segnalati, che permette di inserire la struttura commerciale italiana nel contesto europeo come chiaramente evidenziato dai giudizi espressi dai commissari italiani dell'Unione europea. Questa riforma garantisce un equilibrio tra grande e piccola distribuzione, mira a una riqualificazione delle imprese di quest'ultimo settore, tenendo conto delle particolarità territoriali, e permette un'ampia partecipazione ai processi decisionali di tutti i soggetti interessati: consumatori e commercianti, fra i quali si intende siglare un nuovo «patto».
Replicando a talune tra le più frequenti critiche mosse a questa riforma nel recente dibattito ricorda, in primo luogo, come non si tratti di misure di «liberalizzazione selvaggia», ma piuttosto di una incisiva semplificazione e sburocratizzazione, mentre restano ferme le regole urbanistiche e sanitarie che garantiscono una tutela sufficiente. Egualmente, ritiene scorretto parlare, a proposito della prevista abolizione della licenza, di «esproprio»; il valore di un esercizio commerciale sta infatti non nella licenza, ma nell'avviamento dello stesso. Piuttosto, la titolarità attuale di licenze viene valorizzata; si prevede, infatti, tra le disposizioni transitorie, che l'apertura di un nuovo esercizio di vendita con superficie entro i 300 metri quadri, prima dell'entrata in vigore delle misure di liberalizzazione previste, sia consentita solo a coloro che concentrino almeno due esercizi commerciali autorizzati, solo a coloro quindi già in possesso di licenza commerciale. Anche le accuse di incentivazione del mal costume e della corruzione, sembrano destituite di ogni fondamento, anzi, a suo avviso, sono proprio le barriere burocratiche, che si intendono eliminare, ad essere una fonte continua di tali fenomeni degenerativi.
Nel ribadire la validità delle linee portanti della riforma proposta, e l'ampia disponibilità alla discussione al fine di eventuali correzioni ed integrazioni, il ministro Bersani ricorda la significativa riduzione del numero degli esercizi commerciali registratosi negli ultimi anni, al quale però non è seguita una riqualificazione delle strutture esistenti, riqualificazione che la normativa di riforma intende perseguire anche attraverso la revisione dei sistemi di formazione. Oggi la formazione costituisce un mero vincolo all'ingresso, del quale si prevede opportunamente la rimozione, occorre invece una politica attiva di promozione.
Si apre la discussione sulle comunicazioni del Ministro.
Il senatore TURINI ritiene che il prospettato decreto legislativo non prenda in considerazione la realtà italiana, che presenta il più alto rapporto di esercizi commerciali rispetto agli abitanti in Europa. Alcuni degli obiettivi da esso perseguiti sono condivisibili, mentre altri meritano un giudizio negativo. Senza i necessari correttivi si rischia di colpire una categoria produttiva che ha fortemente contribuito ai livelli occupazionali del Paese negli ultimi anni.
Prosegue affermando che il Gruppo di Alleanza nazionale ritiene lo schema di articolato accolto dal Consiglio dei ministri in contrasto con l'articolo 76 della Costituzione e reputa che una liberalizzazione corretta e intelligente del settore dovrebbe perseguire otto obiettivi fondamentali così sintetizzabili: gradualità di applicazione del parametro della superficie in un arco di tempo triennale; previsione di alcuni raggruppamenti merceologici suddivisi per voci omogenee; potere ai sindaci di modulare entro i termini previsti la liberalizzazione delle superfici, anche al fine di un più corretto rapporto tra superficie liberalizzata e caratteristiche del comune di riferimento; competenza relativa all'insedimento delle medie e delle grandi strutture di vendita da conferire alle regioni; previsione di misure di indennizzo per ovviare agli effetti di perdita di valore delle licenze; interventi a sostegno della formazione professionale e della riqualificazione degli imprenditori commerciali; liberalizzazione della normativa contrattuale per l'assunzione dei collaboratori delle imprese; conservazione di un'anagrafe commerciale per gli evidenti risvolti di interesse pubblico. Dopo avere affermato che con l'accoglimento dei rilievi così sintetizzati, il decreto potrebbe essere migliorato, conclude richiamando l'attenzione sulla centralità del Parlamento, che il dilagare della decretazione delegata mette in serio pericolo.
Il senatore LARIZZA ritiene che si sia aperta nei rapporti tra Governo e Parlamento una fase nuova che il Parlamento ha contribuito ad avviare e che richiederebbe un ripensamento dello stesso Regolamento del Senato. Nel ringraziare il Ministro per il suo intervento di oggi e per l'impegno preso in rapporto ad altre materie che saranno interessate dalla decretazione delegata, dà atto al Governo di avere agito correttamente sul piano formale, in ragione della delega contenuta nella legge n. 59 del 1997, anche se, forse, provvvedimenti della portata di questa ultima meriterebbero una maggiore attenzione all'atto della loro approvazione. Riscontra, quindi, una tendenza alla restrizione delle competenze del Ministero dell'industria, mentre l'ipotesi di un più ampio Ministero delle attività produttive, cui si era lavorato nella passata legislatura, gli sembra tuttora attuale, convogliando in esso anche le competenze del commercio internazionale, che non possono essere disperse nel Ministero per gli affari esteri.
Passando al merito dello schema di decreto, di cui ha riferito il Ministro - improntato ad una filosofia liberalizzatrice - si stupisce della reazione che esso ha suscitato da parte delle forze politiche di destra. Sul merito, quindi, egli esprime un giudizio complessivamente positivo, augurandosi che, in vista dell'ormai imminente adozione da parte del Governo di un altro schema di decreto che coinvolgerà materie come quelle del turismo e delle fiere, cui la Commissione ha a lungo lavorato, i risultati di tale lavoro possano essere tenuti nella dovuta considerazione.
Interviene quindi il senatore TRAVAGLIA, il quale, entrando nel merito dello schema di decreto, ritiene che il parametro di 300 metri quadrati di superficie indicato dal Governo per gli esercizi di vicinato sia troppo elevato, considerato che la superficie media dei negozi italiani si attesta attorno ai 90 metri quadri. Perplessità suscita, poi, una certa indifferenza sull'aspetto della professionalità della figura del commerciante, che risulta invece fondamentale e che necessita di approfondimenti.
Passando a considerare più specificamente il caso degli esercizi di abbigliamento di minori dimensioni, egli ritiene che sarebbe opportuno salvaguardare forme di intervento dei comuni, a garanzia del conseguimento di un certo equilibrio tra domanda ed offerta. Nel giudicare positivamente l'idea degli osservatori, sottolinea però la necessità di una realizzazione sollecita e contestuale all'operatività della riforma. Anche la Conferenza di servizi può svolgere un ruolo significativo, ma la prospettata disciplina dovrebbe essere meglio collegata con le altre disposizioni legislative vigenti per evitare sovrapposizioni e discrepanze.
Si sofferma quindi sul problema di quegli esercenti il commercio che, in conseguenza della nuova normativa, possono vedersi costretti al ritiro, sottolineando la necessità di misure a loro favore e conclude annunciando che consegnerà al Ministro alcune proposte di modifica allo schema di decreto legislativo.
Il senatore SELLA di MONTELUCE, riprendendo le argomentazioni del senatore Larizza, lamenta lo svuotamento di competenze parlamentari che deriva dalle deleghe contenute nella legge n. 59 del 1997.
Passando al merito dello schema di decreto illustrato dal Ministro, egli ritiene le misure in esso contenute insufficienti ed incongruenti: esse infatti penalizzano fortemente le categorie del commercio. Nel richiamarsi alle quantificazioni dei risparmi per i consumatori italiani conseguibili attraverso un riallineamento del settore commerciale agli altri paesi europei, secondo il rapporto Nomisma, si pone il problema per converso dei costi della ristrutturazione. Si riferisce in particolare ai costi sociali ad essa connessi, prefigurando l'uscita dal mercato di rilevanti forze produttive, l'abbandono di strade e quartieri, il crescere delle situazioni di insolvenza, l'aumento del potere della grande distribuzione organizzata. In particolare, gli sembra incongruente il fatto che, nell'introdurre una riforma che incide fortemente anche sugli orari di apertura degli esercizi commerciali, non si intervenga contestualmente sulla disciplina del mercato del lavoro, nè d'altra parte si operi minimamente nel campo della fiscalità e in quello delle regole di mercato. A quest'ultimo riguardo, ricorda come l'Italia sia l'unico paese in Europa dove si può vendere sottocosto.
Il senatore WILDE ritiene che lo schema di decreto legislativo favorisca la grande distribuzione, che - secondo quanto affermato dal Ministro - deve disporre di un quadro certo per la programmazione e le strategie di alleanza. Di qui, il giudizio negativo che esprime al riguardo la Lega Nord-Per la Padania indipendente. Nel ricordare, in particolare, come i settori dell'abbigliamento e dei generi alimentari siano stati messi in crisi proprio dall'espandersi della grande distribuzione, manifesta una seria preoccupazione per gli orientamenti del Governo, che potrebbero portare all'acquisizione di molti piccoli esercizi da parte di cittadini extracomunitari.
Dopo aver affermato che occorre, invece, difendere la cultura di impresa dei piccoli commercianti, rileva che la superficie prevista dal Governo per individuare gli esercizi di vicinato e gli stessi parametri temporali non corrispondono a quelli che si erano delineati nella discussione presso la Camera dei deputati. La Lega ritiene, poi, che dovrebbero essere conferiti più ampi poteri ai sindaci e che anche le competenze delle province, del tutto trascurate, andrebbero valorizzate.
Se alcuni aspetti della legge n. 426 del 1971 meritano una revisione, occorre però prevedere confini ben precisi, ed evitare l'abbandono delle «microimprese». Conclude rilevando come il Governo abbia del tutto trascurato di affrontare il problema del mercato del lavoro e della fiscalità.
Il senatore PALUMBO esprime preliminarmente apprezzamento per la disponibilità manifestata dal Ministro ad una sorta di «preconsultazione» sulle materie delegate, mentre nel caso specifico del commercio non vi è dubbio che il Governo abbia agito entro i confini della delega a lui conferita.
Quanto al merito dello schema di decreto, egli si dice allarmato per i toni apocalittici usati nel suo intervento dal senatore Sella di Monteluce. Il provvedimento, infatti, appare in linea con l'Europa, anche se tocca profili che meritano un approfondimento; il Ministro, del resto, si è detto disposto a valutare suggerimenti e proposte di correttivi.
Venendo a considerare più da vicino alcuni dei problemi sollevati nel dibattito, egli condivide l'esigenza di dare maggiore gradualità alla riforma, così come merita attenzione il problema dei parametri quantitativi: la superficie indicata per individuare gli esercizi di vicinato appare troppo elevata e può provocare effetti dirompenti. Occorrerebbe, poi, pensare a forme di agevolazione, in particolare, per le aggregazioni commerciali ed economiche chiamate ad assicurare il successo della riforma.
Il senatore Athos DE LUCA rileva preliminarmente come la sua parte politica dedichi particolare attenzione alla conservazione dei mercati rionali e dei piccoli esercizi commerciali, che costituiscono un importante patrimonio sociale, oltre che occupazionale per il paese. Se il provvedimento, quindi, fosse orientato all'«affossamento» della piccola distribuzione, il suo Gruppo non potrebbe che osteggiarlo. Contrariamente a questa ipotesi, però, esso può assumere la configurazione di una riforma a suo vantaggio, anche attraverso la predisposizione dei necessari strumenti per il rinnovamento degli esercizi: ricorda al riguardo le misure fiscali già varate nel quadro della manovra di bilancio. Si sofferma, quindi, sul problema dei centri storici, che vanno salvaguardati e con riguardo ai quali chiede al Governo di valutare la possibilità di introdurre nel decreto legislativo una misura di blocco degli sfratti per finita locazione degli esercizi commerciali. Nel confermare l'appoggio dei Verdi-l'Ulivo alla riforma prospettata dal Governo, che interviene su uno
status quo
che ha prodotto effetti devastanti, annuncia che il suo Gruppo formulerà una serie di osservazioni puntuali nella sede opportuna.
Il senatore MUNGARI nel segnalare, oltre la procedura prevista dalla legge n. 59 del 1997, il ruolo delle Commissioni di merito la cui volontà dovrebbe essere tenuta in adeguato conto dal Governo nella redazione dei decreti delegati, pone alcune questioni. In primo luogo, chiede se la distinzione introdotta tra le imprese commerciali, sulla base della superficie dell'esercizio, si riverberi sul loro regime giuridico. Chiede quindi chiarimenti sul meccanismo di indennizzo previsto e su come si realizzino l'equilibrio tra piccola e grande distribuzione e la equiparazione tra commercio ambulante e commercio in sede fissa di cui ha parlato il Ministro.
Il senatore NIEDDU ritiene che la incapacità di pervenire, dopo molti anni di dibattito parlamentare, ad una conclusione in materia giustifichi la scelta di delegare al Governo l'approntamento di una riforma del settore del commercio, che deve necessariamente accompagnare la razionalizzazione che si sta realizzando negli altri settori produttivi; si pensi, in proposito, alle recenti misure di liberalizzazione adottate in materia di mercato del lavoro, sulle quali richiama l'attenzione di chi ha lamentato il mancato intervento in materia. Nell'apprezzare l'impianto semplificatore e liberalizzatore della riforma proposta, segnala la opportunità di prevedere discipline flessibili e diversificate a seconda dell'ambito territoriale, un allungamento del periodo di corresponsione del previsto indennizzo, nonchè l'adozione di politiche attive di sostegno alla ristrutturazione del settore. Chiede quindi alcuni chiarimenti sulla possibilità, prevista dallo schema di decreto, per gli esercizi commerciali localizzati nei centri rurali di svolgere servizi pubblici.
Il senatore CAZZARO, nell'esprimere un giudizio favorevole sulle misure proposte, segnala come vi sia stato forse, da parte del Governo, un difetto di comunicazione delle stesse. Ricorda, quindi, la necessità di realizzare un quadro normativo certo che permetta alle imprese che operano nella grande distribuzione di confrontarsi su un piede di parità con le imprese degli altri paesi europei.
Replica agli intervenuti il ministro BERSANI, il quale, rispondendo innanzitutto al senatore Cazzaro, si dichiara soddisfatto di come il progetto di riforma è stato recepito dall'opinione pubblica, mentre anche nel mondo del commercio sono in corso una serie di riflessioni del tutto apprezzabili. Passa, quindi, a considerare alcune richieste di misure agevolative più ampie emerse dal dibattito, rilevando come la delega contenuta nella legge n. 59 del 1997 non consenta al Governo di superare certi confini. Nell'ambito di altri provvedimenti, del resto, sono state adottate misure nel campo del mercato del lavoro e della fiscalità. Quanto alle politiche attive, egli ritiene che, dopo la riforma, il commercio sia suscettibile di diventare un soggetto imprenditoriale a pieno titolo, un soggetto con il quale una serie di problemi, fra cui fondamentale è quello della formazione, potranno essere affrontati adeguamente.
Nel rispondere al senatore Mungari, osserva come la distinzione introdotta fra le imprese commerciali dal decreto, dovrebbe rilevare solo ai fini dell'applicazione delle misure in esso contenute. Dopo aver rilevato l'importanza fondamentale dell'unificazione degli aspetti urbanistici e di quelli autorizzatori nelle valutazioni dei comuni, egli respinge l'utilizzo di istanze autonomistiche per contrastare le esigenze imprescindibili di «sburocratizzazione» e di snellimenti procedurali.
Fornite alcune delucidazioni circa i servizi pubblici potenzialmente erogabili in esercizi commerciali per i comuni e le frazioni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti, si sofferma sul commercio ambulante, rilevando l'omogeneità della disciplina prevista per tutti gli istituti compatibili e riferendosi alla soddisfazione espressa per il prospettato intervento normativo da parte degli interessati. Quanto agli indennizzi, effettua un raffronto tra la normativa vigente (erogazione di una cifra mensile per i due anni mancanti alla pensione) e quella prevista dal provvedimento, consistente nella corresponsione di un premio
«una tantum»
per chi abbandoni l'attività commerciale dopo un certo numero di anni a prescindere dall'età anagrafica. Passando a considerare, infine, le vendite sottocosto, afferma che è sua intenzione di presentare un progetto in materia.
Il presidente CAPONI ringrazia il ministro Bersani per la comunicazione svolta e dichiara chiusa la procedura informativa.
CONVOCAZIONE DELL'UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
(R029 000, C10
a
, 0012°)
Il presidente CAPONI convoca immediatamente l'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi per la programmazione dei lavori della prossima settimana.
La seduta termina alle ore 17,50.