COMMISSIONE PARLAMENTARE

di controllo sull’attività degli enti gestori
di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

MERCOLEDÌ 31 Gennaio 2001

132ª Seduta

Presidenza del Presidente

Michele DE LUCA


        Interviene il professor Gualtiero Tamburini, Coordinatore dell’Osservatorio sul patrimonio immobiliare degli enti previdenziali accompagnato dalla dottoressa Maria Raffaella Scoppetta e dal dottor Gustavo Ferraro
        La seduta inizia alle ore 14.

        Il PRESIDENTE dispone l’inversione della trattazione degli argomenti iscritti all’ordine del giorno della seduta.

Seguito dell’esame dei risultati dell’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

        La Commissione prosegue nell’esame dei risultati dell’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.

        Il presidente DE LUCA ricorda che le tavole contenenti i dati richiamati dai relatori sull’attività dei singoli enti e rilevati sulla base del modello unico di analisi, elaborato dalla Commissione, sono pubblicate in allegato al Resoconto sommario della seduta del 16 novembre 2000.
        Il deputato MICHIELON riferisce sui risultati di gestione dell’Istituto postelegrafonici (Ipost).
        Il PRESIDENTE dispone che il testo della relazione del deputato MICHIELON sia pubblicata in allegato al Resoconto della seduta
(Allegato  1).
        A nome della Commissione, il presidente DE LUCA esprime l’augurio che il deputato Pampo, relatore designato per l’Ente nazionale di previdenza e assistenza lavoratori dello spettacolo, possa riprendere al più presto l’attività parlamentare.
        In sostituzione del deputato Pampo il Presidente illustra quindi brevemente la relazione sull’Enpals e dispone che il testo sia allegato al Resoconto della seduta
(Allegato 2).
        Il Presidente avverte che, concluso con le relazioni oggi presentate, l’esame dei risultati di gestione dei singoli enti di previdenza, predisporrà, utilizzando il lavoro svolto dai diversi relatori, la relazione generale conclusiva sui risultati dell’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza, da sottoporre alla valutazione della Commissione.

SULLA PUBBLICITA’ DEI LAVORI

        Il PRESIDENTE propone che sia attivato il collegamento audiovisivo interno con la sala stampa. La Commissione concorda e il collegamento è attivato.

        Il Presidente avverte inoltre che della seduta odierna è redatto anche il resoconto stenografico.

Audizione del Coordinatore dell’Osservatorio sul patrimonio immobiliare degli enti previdenziali, professor Gualtiero Tamburini, sullo stato della procedura di dismissioni del patrimonio immobiliare degli enti pubblici di previdenza

        La Commissione conclude oggi, con l’audizione del professor Tamburini, Coordinatore dell’Osservatorio sul patrimonio immobiliare degli enti di previdenza, la verifica dello stato delle dismissioni immobiliari, particolarmente mirata a un confronto tra le previsioni di entrata e l’effettivo introito realizzato al 31 dicembre 2000.

        È risultato, dalle audizioni svolte, che i quattro maggiori enti pubblici di previdenza hanno registrato un incasso complessivo che attualmente non raggiunge i 500 miliardi, dunque una cifra molto inferiore ai 3.000 miliardi previsti dalla legge finanziaria per il 2000, per quanto riguarda il programma ordinario di vendite, e ancor più lontana dalle stime dell’Osservatorio, illustrate alla Commissione nell’audizione del 20 luglio 2000. In quella circostanza – ricorda il Presidente – alla Commissione risultò come dai programmi di vendita, riguardanti complessivamente un patrimonio pari a 11.560 miliardi di valore catastale, potesse essere realizzato un incasso attorno ai 4-5 mila miliardi, secondo una previsione definita ragionevole dall’Osservatorio.
        La Commissione inoltre, con nota del 20 dicembre 2000, ha sollecitato agli enti pubblici di previdenza informazioni sui ritardi, da più parti segnalati, della procedura di vendita delle unità immobiliari ad uso residenziale, originariamente ricomprese nel programma straordinario di dismissioni e poi inserite nel programma ordinario a seguito del decreto interministeriale, adottato il 27 settembre 2000, dal Ministro del lavoro di concerto con il Ministro del tesoro. Al riguardo la Commissione intende conoscere l’avviso dell’Osservatorio sul passaggio agli enti degli immobili stralciati dal piano straordinario, quali ostacoli di natura operativa e procedurale si siano registrati e come siano stati sistemati, in tale contesto, i rapporti con
l’advisor originariamente previsto dal programma straordinario.
        Il Presidente invita quindi il Coordinatore dell’Osservatorio, professor Tamburini, a riferire su tali temi alla Commissione, sollecitando altresì una valutazione complessiva della convenienza dell’operazione di dismissioni, alla luce della situazione che si è attualmente determinata.

        Il professor TAMBURINI, ringraziata la Commissione per l’opportunità offerta all’Osservatorio di fornire informazioni e precisazioni sui diversi programmi di vendita, preannuncia che consegnerà alla Commissione un documento sullo stato di attuazione delle dismissioni immobiliari. La ragionevolezza delle previsioni dell’Osservatorio, cui ha fatto cenno il presidente De Luca nella sua introduzione, era fondata – nota il professor Tamburini – sulla stima delle proposte di acquisto già formulate e sull’alta propensione all’acquisto che gli enti avevano registrato. Le ragioni dei ritardi rispetto alle previsioni sono già state indicate nelle audizioni dei responsabili degli enti: difficoltà nella erogazione dei mutui, complessità nella costituzione delle cooperative e nella predisposizione della documentazione necessaria a dar luogo ai rogiti. La macchina delle dismissioni si è dunque avviata, ma si deve mettere nel conto una serie di attriti iniziali che hanno causato una partenza lenta che ha consentito un risultato di cassa attorno ai 400 miliardi al 31 dicembre 2000, già oggi di poco inferiore ai 500. Finalmente la procedura è avviata e, per il primo semestre del 2001, gli enti prevedono di realizzare vendite attorno ai 3.000 miliardi. Tale stima può risultare esatta perché ormai ci sono tutte le condizioni di accesso degli inquilini all’acquisto.

        Ricordato che sono attualmente esclusi dal programma ordinario di vendita gli immobili di pregio, il professor Tamburini fa presente che il valore medio, per unità immobiliare, realizzato con le dismissioni, è di 190 milioni, un valore significativo che, se raffrontato con altre operazioni di dismissioni – si pensi alle vendite delle ex case popolari e di quelle effettuate dai comuni – rappresenta un dato confortante. Occorre altresì pensare che l’operazione di dismissioni immobiliari ha costretto gli enti a una iperattività in un settore ove peraltro avevano mostrato scarsa efficienza e, dunque, anche di questo si deve tener conto allorché si voglia compiutamente valutare la complessità della prima, grande operazione di privatizzazione immobiliare.
        Soffermandosi poi a illustrare lo stato del programma straordinario, il professor Tamburini fa presente che il 13 e il 23 marzo prossimi saranno effettuate le prime aste per 72 immobili – prima
tranche di 400 – per un valore di 1.000 miliardi. Precisato che la definizione della base d’asta tiene conto della redditività attuale degli immobili, in taluni casi assai ridotta, rileva che si tratta comunque di valori in linea con le indicazioni del mercato. Il processo di definizione della base d’asta è stato molto accurato, ne è stata verificata la correttezza procedurale, passata al vaglio dell’Osservatorio.
        Con riferimento alla validità dei programmi di vendita, il professor Tamburini sostiene che il giudizio resta positivo. L’alienazione ordinaria degli immobili a uso residenziale avviene, con le riduzioni previste dalle norme, con riferimento ai prezzi di mercato, secondo criteri omogenei di valutazione, assicurati dalla comune metodologia indicata agli enti dall’Osservatorio. Qualche difficoltà potrà presentarsi per la vendita degli immobili di pregio, attualmente esclusi dal programma ordinario, che saranno prima offerti all’inquilino a prezzo pieno e, in caso di mancata accettazione, messi all’asta a prezzo di mercato come se fossero liberi: nel caso di immobili di pregio con un valore non molto lontano da quelli classificati non di pregio potrebbero, con ogni evidenza, determinarsi ostacoli alla alienazione.
        Parimenti può ritenersi valida la procedura immaginata per il programma straordinario di dismissioni, deciso nel 1997 – occorre ricordarlo – con l’obiettivo di conseguire certi risultati nell’equilibrio dei conti pubblici. L’andamento del mercato immobiliare, oggi in espansione, può contribuire alla positiva riuscita dell’alienazione straordinaria. Complessivamente il processo di dismissioni appare adeguato e una rinuncia ad esso – conclude il professor Tamburini – costituirebbe una scelta negativa.

        Interviene il deputato MICHIELON che, osservato come dalla precisa relazione del professor Tamburini emerga sostanzialmente un ritardo quantificabile in sei mesi rispetto alle scadenze originariamente previste, sollecita una stima della consistenza degli immobili che resteranno invenduti e chiede come possano essere superate le difficoltà, opposte dal sistema bancario, nell’erogazione dei mutui, per effetto del ridotto valore degli immobili prestati a garanzia, ritenendo peraltro, al riguardo, che non si dovrebbe pensare di ricorrere ai prestiti agli inquilini da parte degli enti.
        Il deputato ARACU, ricordato che dall’Inail non è stata giudicata conveniente l’operazione di dismissioni, considerato che l’Istituto ha registrato un reddito positivo dall’investimento immobiliare, chiede se saranno oggetto d’asta tutti gli immobili compresi nel programma straordinario, senza distinzioni, anche Palazzo Wedekind, per il quale, invece, vi sarebbe un interessamento all’acquisto da parte dell’Inpdap.
        Il presidente DE LUCA, osservato come la complessità delle procedure non sia dovuta a fatti sopravvenuti ma fosse, al contrario, prevedibile fin dall’inizio, sostiene la necessità di valutare con attenzione il valore di 190 milioni per immobile, considerato che, mediamente, gli immobili degli enti hanno caratteristiche medie migliori: è dunque importante conoscere il termine di riferimento del valore indicato dal professor Tamburini per verificarne la congruità rispetto ai livelli di mercato. Ricorda inoltre che si è accertata una differenza fra prezzi d’acquisto e prezzi di mercato degli immobili di proprietà degli enti e ritiene, al riguardo, utile conoscere la dimensione quantitativa di tale fenomeno, non adeguatamente spiegato, a suo giudizio, dall’andamento del mercato immobiliare. Soffermandosi infine sulle condizioni minime, concordate per la realizzazione dell’operazione di conferimento degli immobili dell’Inpdap al fondo immobiliare Alpha, che di fatto scontano una riduzione, senza che sia imposta dalle norme, del 30 per cento del valore, il Presidente sollecita una valutazione di tale operazione, probabilmente necessaria, ma – va chiarito – al ribasso.
        Il professor TAMBURINI, dichiarato di non essere in grado di dare una valutazione quantitativa del patrimonio che rimarrà invenduto, essendo i dati ai quali l’Osservatorio deve fare riferimento ancora poco significativi, ritiene tuttavia che si tratterà di una quota sensibile se solo si tiene conto dell’esperienza della vendita frazionata effettuata da operatori immobiliari professionisti sul mercato che presenta livelli del 30 per cento di invenduto. Il problema potrebbe essere affrontato – e il decreto legislativo n. 104 offre prospettive in tal senso – con il conferimento del patrimonio invenduto a fondi immobiliari a prezzi base convenienti. Si tratterebbe di una novità non essendoci oggi fondi che operano nel settore residenziale frazionato, ma tuttavia, determinando margini di interesse economico, si potrebbero conseguire positivi risultati ricorrendo allo strumento indicato. I fondi immobiliari potrebbero gestire economicamente il patrimonio immobiliare invenduto e procedere all’alienazione nel tempo, via via che gli immobili si liberano. Dichiarato di aver accertato un diffuso interesse negli operatori immobiliari rispetto alla soluzione ora indicata che consentirebbe agli enti di liberarsi del patrimonio frazionato invenduto, ritiene che il conferimento al fondo Alpha sia avvenuto, considerato il livello di rendimento prospettato, il 6 per cento, a condizioni buone per l’Inpdap. Dopo aver inoltre rilevato che il fondo Alpha potrebbe, in prospettiva, diventare la società di gestione immobiliare di tutti gli enti previdenziali, il professor Tamburini si sofferma sulle lamentate difficoltà opposte dal sistema creditizio ai finanziamenti. Occorre far intendere agli istituti di credito, abituati a concedere prestiti per singole abitazioni, che l’operazione presenta complessivamente aspetti convenienti, in ragione delle economie di scala – si pensi ai costi delle istruttorie – e di formule di garanzia ipotizzabili al di là della ipoteca. Chiarito che poche banche si sono dichiarate disponibili a partecipare all’operazione di dismissione, nonostante sia stata condotta una estesa campagna di informazione in Italia e all’estero, il professor Tamburini, precisato che l’Osservatorio non ha competenza di gestione diretta nel processo di alienazione immobiliare, fa presente che, per Palazzo Wedekind, ricompreso nella lista degli immobili destinati al programma straordinario di vendita da parte del Tesoro, secondo quanto disposto dall’articolo 2 della legge finanziaria per il 2000, non è emerso alcun interessamento all’acquisto da parte dell’Inpdap.

        Ricordato poi che il mercato immobiliare è in rapida trasformazione e che si caratterizza per il ricorso sempre più frequente, da parte delle grandi società, alla costituzione di società immobiliari alle quali si affida il compito di valorizzare, una volta scorporato, il patrimonio immobiliare, ritiene ipotizzabile un’analoga soluzione per gli enti previdenziali, non discostandosi troppo, la vigente normativa, dalla tendenza di mercato testé richiamata.
        Dopo che il PRESIDENTE ha rilevato che il ricorso a operazioni di
spin off dipende dall’efficienza dei soggetti e, inoltre, che si tratta di una esperienza già negativamente sperimentata dagli enti, il professor TAMBURINI ribadisce che il decreto n. 104 offre positive prospettive, meritevoli di verifica. Riferendosi poi a un’ulteriore richiesta di informazioni del deputato MICHIELON sulla composizione del patrimonio immobiliare oggetto d’asta, il professor Tamburini precisa che si tratta di immobili acquisiti dagli enti in epoche diverse, dall’inizio del secolo agli anni Novanta. Sottolineato il pregio dell’asta, una procedura trasparente, aperta a tutti, esprime l’avviso che le riduzioni di prezzo, previste per l’operazione di dismissioni immobiliari, di poco inferiori al 40 per cento, risultano mediamente in linea con i valori che possono essere realizzati sul mercato allorché società e banche procedono alla vendita dei loro immobili. Rilevato che è impraticabile, per l’ente pubblico, adottare una politica di discriminazione dei prezzi, il professor Tamburini ribadisce che l’operazione di alienazione immobiliare è positivamente avviata e che è impossibile rinunciarvi senza creare inaccettabili sperequazioni.
        Replicando, infine, a un’osservazione del presidente DE LUCA in ordine alla disponibilità, da parte degli enti, degli introiti conseguiti dalle vendite immobiliari, il professor TAMBURINI si limita a osservare, come economista, che con i proventi realizzati e depositati in Tesoreria si riduce il debito pubblico e dunque dalle dismissioni gli enti, che – sottolinea – usufruiscono di risorse pubbliche, non possono che ottenere positivi risultati.

        Il PRESIDENTE, ringraziato il professor Tamburini, dichiara conclusa l’audizione e dispone che il documento consegnato dal Coordinatore dell’Osservatorio sia pubblicato in allegato al Resoconto della seduta (Allegato 3).

        Il Presidente avverte infine che la seduta, già convocata per domani, giovedì 1º febbraio 2001, alle ore 14, non avrà più luogo.

        La seduta termina alle ore 15,30.

 


Allegato 1
Relazione del deputato Mauro Michielon

su

Istituto Postelegrafonici (IPOST)


        Premesso che, per motivi non dipendenti dalla Commissione parlamentare di controllo sulle attività degli enti di previdenza e assistenza sociale, la documentazione inerente il bilancio Ipost mi è pervenuta solo nella seconda decade di gennaio 2001, da un’attenta analisi, anche se non approfondita, ritengo di esprimere le seguenti osservazioni.

        Nonostante l’attivo della gestione finanziaria di competenza per 539 miliardi nel 1999, non si può non evidenziare la drastica diminuzione di ben 187 miliardi rispetto al 1998, il che, in considerazione anche del fatto che il saldo tra entrate contributive e spesa per prestazioni, sempre per il 1999, risulta essere negativo per 465 miliardi, porta inevitabilmente ad affermare che, al di là del dato positivo iniziale, la situazione dell’Ipost è quantomeno preoccupante.
        Tale affermazione scaturisce da un’analisi del rapporto numero assicurati – numero delle prestazioni, che si è ridotto passando da un valore di 1,87 nel 1998 ad un valore di 1,69 nel 1999. In parole povere sempre più si sta riducendo il numero di assicurati rispetto ai pensionati; infatti, il numero di pensioni erogate per il 1999 è stato pari a 99.360 rispetto alle 94.895 del 1998 con un incremento di ben 4.465.
        Logica conseguenza vuole che, se entro il prossimo triennio non s’invertirà la tendenza alla diminuzione dei soggetti assicurati e al derivante aumento dei soggetti pensionati, questo Istituto si troverà ineluttabilmente con conti in disavanzo, che difficilmente potranno essere riportati in equilibrio.
        Dall’analisi dettagliata dell’avanzo di amministrazione al 31 dicembre 1999, pari a 2.745 miliardi, con una situazione patrimoniale di fondo cassa di 1.279 miliardi circa, la differenza è sproporzionalmente rappresentata dai residui attivi e passivi; infatti, per quanto riguarda i residui attivi, che ammontano a 1.759 miliardi (di cui 589 miliardi per crediti inerenti recupero contributi e ben 1.027 miliardi per crediti verso lo Stato), come già fatto rilevare dai revisori dei conti, occorre una verifica sull’effettiva esigibilità di tali crediti al fine di non condizionare l’avanzo di amministrazione con crediti non più esigibili.
        Non può, altresì, sfuggire il
deficit della gestione immobiliare, che ammonta a ben 142 milioni su un valore di beni immobiliari dell’Ente di circa 168 miliardi, quantunque il giudizio espresso dal collegio dei revisori in merito alle scritture rinnovate e in parte aggiornate nei valori sia stato positivo.
        Si ritiene, comunque, che la vera partita inerente gli immobili verrà giocata nel 2000, con la progressiva vendita degli stessi – come previsto per legge – e conseguentemente sull’investimento degli utili ricavati.
        Si è potuto, inoltre, osservare come le spese legali negli ultimi quattro anni siano aumentate progressivamente fino al costo, per il 1999, di ben 1.969 milioni, contro gli 843 milioni del 1998, anche se la mia resta una semplice osservazione non essendo stato posto in condizione di conoscere la natura delle cause stesse, il che avrebbe, peraltro, permesso di valutare meglio l’opportunità che l’Ipost costituisca al suo interno un Ufficio legale, come fatto rilevare anche dalla relazione dei revisori dei conti.
        Infine, altro dato estremamente interessante risulta essere il personale effettivamente impiegato all’Ipost, che al 31 dicembre 1999 era pari a 334 persone, rispetto alle 409 previste in pianta organica, con una riduzione di costi pari a circa 4.500 milioni. Non risulta chiaro se la fotografia del personale distribuito nelle aree per il 1999 debba essere interpretata come definitiva o se la riorganizzazione del personale proseguirà anche per il 2000.

Conclusioni

        Al di là delle osservazioni svolte in premessa risulta chiaro come l’Ipost abbia risentito, in questi anni, della trasformazione dell’Ente Poste in Poste S.p.A. e che un reale assestamento dell’Istituto si dovrebbe avere a partire dal bilancio del 2000.

        Come del resto risulta chiaro che il vero nodo per l’equilibrio economico dell’Ipost è l’inversione di tendenza dell’attuale rapporto tra il numero degli assicurati e quello dei pensionati, questione che, però, dipende esclusivamente dalle future strategie che la società Poste S.p.A. intenderà perseguire con il personale.

 


Allegato 2
Relazione del senatore Michele DE LUCA

su

Ente di Previdenza ed Assistenza Lavoratori dello Spettacolo
(ENPALS)


        L’Enpals, attraverso i tre fondi amministrati – il Fondo lavoratori dello spettacolo, il Fondo previdenziale sportivi professionisti e il Fondo previdenza impiegati – provvede all’erogazione delle prestazioni IVS, ivi incluse le pensioni supplementari (tav. 1), mentre i trattamenti per oneri familiari su pensioni, erogati dal Fondo lavoratori dello spettacolo e dal Fondo previdenziale sportivi professionisti, sono a carico dell’apposita gestione Inps.

Sezione I

Gestione economico-finanziaria: la gestione entrate contributive–spesa per prestazioni istituzionali.

        La gestione finanziaria di competenza (tav. 2) indica un saldo complessivo di parte corrente e in conto capitale di 178 miliardi, dato in crescita rispetto al 1998 (99 miliardi).

        Anche il saldo complessivo della gestione finanziaria di cassa chiude in aumento nel 1999 (212 miliardi) rispetto al 1998 (140 miliardi), principalmente grazie al considerevole miglioramento del saldo di parte corrente (da 126 a 218 miliardi).
        Gli andamenti della gestione entrate contributive–spesa per prestazioni istituzionali risultano dalle tavole 3 e 4 che si riferiscono alle prestazioni IVS erogate dai tre Fondi amministrativi e dall’ENPALS. Dall’esame delle tavole, emerge che, anche per il 1999, vi è un saldo negativo: le entrate ammontano a 1.177 miliardi e le uscite a 1.275 miliardi, il saldo è dunque di – 98 miliardi, con un coefficiente di copertura al di sotto dell’unità (0,92).

Sezione II

Gestione immobiliare e mobiliare

        L’Ente possiede immobili locati a terzi, adibiti ad uso abitativo e commerciale, immobili strumentali e terreni agricoli.

        Nella tavola 7, relativamente all’anno 1999, sono riportati i valori relativi alla gestione immobiliare. I rendimenti lordi su tale patrimonio risultano in aumento passando dal 3,74 nel 1998 al 4,09 nel 1999, rispetto al valore in bilancio, mentre i rendimenti netti, già particolarmente negativi, mostrano un ulteriore peggioramento nel 1999, collocandosi a – 0,37 rispetto al valore in bilancio.
         Da notare infine che l’Ente non possiede un portafoglio finanziario.

Sezione III

Situazione patrimoniale – Riserve

        Nella tavola 9 sono riportate le risultanze del conto economico e dello stato patrimoniale.

        Il risultato economico di esercizio, determinato sulla base del saldo dei movimenti finanziari di parte corrente e del saldo delle partite di natura strettamente economica, indica una tendenza al miglioramento nel periodo 1997-1999: da 137 miliardi nel 1997 a 230 miliardi nel 1999.
        La situazione patrimoniale registra un consistente miglioramento: da un deficit patrimoniale di –82 miliardi nel 1998 a un netto patrimoniale di 269 miliardi nel 1999.

Sezione IV

Efficienza dell’Ente

        I costi di gestione direttamente imputabili allo svolgimento dell’attività dell’Ente registrano un calo rispetto all’anno 1998, passando da 41 miliardi a 37 miliardi nel 1999.

        Analizzando le singole componenti sono costanti le spese per il personale in servizio, mentre diminuiscono di circa 8 miliardi quelle relative al personale in quiescenza e aumentano di oltre 2 miliardi gli «Acquisti di beni e servizi».
        Con riferimento alla gestione del personale in servizio (tav. 11), rispetto ad un organico di 559 unità, operano in effetti 332 unità, con un indice di occupazione che passa da 0,61 nel 1998 a 0,59 nel 1999.
        L’indice di produttività, determinato in base al rapporto fra il numero di prestazioni totali e il personale in servizio, risulta al di sopra del dato medio calcolato per il complesso degli enti monitorati e ciò è dovuto ad una diminuzione delle unità del personale in servizio e all’aumento del numero delle prestazioni.
        In relazione alla gestione delle pratiche e dei ricorsi si osserva un numero di quelli definiti nell’anno superiore a quelli pervenuti, con una conseguente riduzione delle giacenze. Il grado di evasione, in lieve flessione nel 1999 rispetto all’anno precedente, è di poco inferiore a quello medio degli enti esaminati (tav. 12).
        Con riguardo alla gestione dei crediti contributivi, si registra, nel 1999, un miglioramento di tutti gli indicatori, relativi all’azione di recupero, che si collocano al di sopra dei valori della media degli enti monitorati (tav. 13).
        Tuttavia si rileva (tav. 14), che i tempi medi di liquidazione delle prestazioni mostrano, nel 1999, un peggioramento rispetto agli anni precedenti; se confrontati con la media degli altri enti monitorati gli indici, per quanto riguarda le pensioni di vecchiaia, d’invalidità e di reversibilità, sono superiori ai dati medi.

Osservazioni conclusive

        Con riferimento all’equilibrio finanziario delle gestioni amministrative dell’Enpals, si nota un saldo negativo fra riscossioni contributive e spesa per prestazioni, che permane nonostante l’intervento normativo che ha elevato in modo consistente l’aliquota contributiva legale.

        Sembra dunque auspicabile un’attenta riflessione, a cominciare dal dato demografico a quello normativo-istituzionale, al fine di individuare una serie di interventi in grado di attenuare il trend di crescita della spesa per prestazioni.

 


Allegato n. 3


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