COMMISSIONE PARLAMENTARE

di controllo sull’attività degli enti gestori
di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

MERCOLEDÌ 24 Gennaio 2001

130ª Seduta

Presidenza del Presidente

Michele DE LUCA


        La seduta inizia alle ore 14,15.

Seguito dell’esame dei risultati dell’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

        La Commissione prosegue nell’esame dei risultati dell’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.
        Il presidente DE LUCA ricorda che le tavole contenenti i dati richiamati dai relatori sull’attività dei singoli enti e rilevati sulla base del modello unico di analisi, elaborato dalla Commissione, sono pubblicate in allegato al Resoconto sommario della seduta del 16 novembre 2000.
        Il senatore Roberto NAPOLI, relatore per l’Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica (INPDAP) e per la Cassa italiana di previdenza ed assistenza dei geometri liberi professionisti, si rimette alle relazioni scritte da pubblicare in allegato al Resoconto della seduta
(Allegato 1 e Allegato 2).
        Il presidente DE LUCA, relatore per l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani (INPGI) nonché per la Gestione separata per i giornalisti che svolgono attività di lavoro autonomo (INPGI 2), rinvia alle relazioni scritte da pubblicare in allegato al Resoconto della seduta
(Allegato 3 e Allegato 4).

        Il Presidente toglie quindi la seduta ricordando che la Commissione tornerà a riunirsi domani, 25 gennaio, alle ore 14, per procedere all’audizione del Presidente dell’Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica (INPDAP) sullo stato della procedura di dismissioni del patrimonio immobiliare degli enti pubblici di previdenza nonché per proseguire nell’esame dei risultati dell’attività degli Enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.

        La seduta termina alle ore 14,30.

 


Allegato 1
Relazione del senatore Roberto NAPOLI

su

Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti
dell’amministrazione pubblica (INPDAP)


        L’Inpdap, mediante l’erogazione di prestazioni di diversa natura, provvede alla copertura dei lavoratori del comparto del pubblico impiego.

        Le prestazioni pensionistiche IVS di base, fra le quali rientrano anche i trattamenti per carichi familiari su pensioni, risultano coperte da più gestioni previdenziali: la Cassa pensioni dipendenti enti locali (Cpdel), la Cassa pensioni sanitari (Cps), la Cassa pensioni insegnanti d’asilo (Cpi), la Cassa pensioni ufficiali giudiziari (Cpug) e la Cassa trattamenti pensionistici dipendenti dello Stato (Ctps) istituita dal 1996. Oltre ai trattamenti IVS di base, l’Istituto provvede anche all’erogazione di pensioni integrative.
        L’Inpdap provvede inoltre all’erogazione di altre tipologie di trattamenti che risultano classificati sotto la voce «altre prestazioni previdenziali» e «altre prestazioni» (tav. 1). La prima include le indennità di liquidazione a favore dei dipendenti civili e militari dello Stato (ex Enpas) e dei dipendenti degli Enti locali (ex Inadel); la seconda voce comprende prestazioni a carattere assistenziale, quali le prestazioni crediti e sovvenzioni straordinarie e quelle per attività sociali (borse e assegni di studio, soggiorni, case di riposo, attività climatiche eccetera).

Sezione I
Gestione economico-finanziaria: la gestione entrate contributive-spesa per prestazioni istituzionali

        Con riferimento ai risultati della gestione finanziaria (tav. 2), il saldo complessivo fra le entrate e le uscite risulta negativo nel 1995 (-1.204 miliardi); nel 1996 si evidenzia invece un consistente avanzo di gestione (3.121 miliardi), che tende ad assottigliarsi nel periodo successivo, fino ad assumere nel 1999 un valore pari a 473 miliardi.

        Il saldo di parte corrente presenta un andamento simile a quello osservabile per il saldo complessivo, evidenziando soprattutto per l’ultimo anno di riferimento un peggioramento molto accentuato (da – 394 nel 1998 a –3.800 miliardi nel 1999). Questo andamento è dovuto in buona parte allo sfavorevole andamento della gestione tipica, nel cui ambito, come si vedrà più avanti, il fattore prevalente va ricercato nel risultato delle gestioni delle indennità di liquidazione.
        La gestione tipica entrate contributive-spesa per prestazioni istituzionali, è analizzata dalla tavola 3 che si riferisce al complesso delle prestazioni erogate, mentre dalla tavola 4 sono indicati i risultati delle gestioni relative ai soli trattamenti pensionistici IVS, mediante l’evidenziazione degli andamenti delle variabili demografiche e normativo-istituzionali che concorrono alla determinazione del saldo complessivo di gestione.
        Con riferimento alle prestazioni complessivamente erogate
1 (tav. 3), vengono esaminati i saldi al netto e al lordo dei risultati ottenuti dalla Cassa dei trattamenti pensionistici dei dipendenti dello Stato (Ctps). Quest’ultima, istituita presso l’Inpdap a partire dal 1996, presenta saldi negativi fra le entrate contributive e la spesa per prestazioni; tuttavia, tale disavanzo non rileva ai fini della determinazione del saldo complessivo di gestione dell’Inpdap, in quanto lo Stato è tenuto ad effettuare trasferimenti a copertura del differenziale negativo fra le entrate e le uscite della gestione in questione2.
        Dall’esame della tavola 3, emerge che il saldo fra le entrate e le uscite, determinato senza considerare la Ctps, si colloca su valori negativi in tutto il periodo 1995-99 fino a giungere a –12.800 miliardi nel 1999. Il coefficiente di copertura della spesa da parte delle entrate si colloca su valori inferiori all’unità nel periodo analizzato, per quasi tutte le gestioni ad eccezione della Cassa per il personale sanitario (Cps), collocandosi a 0,94 nel 1999. Il disavanzo osservabile nel 1999 è dovuto sostanzialmente al saldo delle gestioni che erogano le indennità di liquidazione.
        In relazione alla Cassa trattamenti pensionistici dipendenti dello Stato (Ctps), il saldo fra le entrate contributive e la spesa per prestazioni passa da –9.000 miliardi nel 1996 a –2.300 miliardi nel 1999; tuttavia, come già evidenziato, tale disavanzo non concorre alla determinazione del risultato complessivo di gestione dell’Inpdap.
        Con riguardo ai soli trattamenti pensionistici IVS di base (sono pertanto escluse le pensioni integrative), l’effetto combinato degli andamenti delle entrate contributive e della spesa per pensioni determina un saldo negativo pari nel 1995 a circa 3.200 miliardi; nel 1996 e nel 1997 la situazione migliora in modo considerevole, con un saldo positivo, rispettivamente, di 940 e di 240 miliardi; nel periodo 1998-99 il saldo invece peggiora nuovamente collocandosi a –2.058 miliardi nel 1999. Il miglioramento nel 1996, come verrà messo in evidenza più avanti, è ascrivibile al consistente aumento delle entrate contributive, derivante dall’ampliamento della base imponibile ai fini dell’applicazione dell’aliquota contributiva previdenziale dei dipendenti degli Enti locali (tav. 4).
        Se consideriamo anche i saldi della Ctps, il saldo complessivo, che si collocava su valori negativi, nel 1998, dell’ordine di 12.000 miliardi, fa registrare un consistente miglioramento nel 1999 collocandosi a soli –2.300 miliardi.
        Con riguardo all’andamento delle singole gestioni previdenziali emergono situazioni differenziate.
        La Cassa dipendenti enti locali (Cpdel) presenta un disavanzo che migliora nel 1996 (-650 miliardi in luogo di –3.850 miliardi del 1995), in seguito all’ampliamento della base imponibile
3; nel periodo successivo tale saldo peggiora fino a collocarsi a –3.500 miliardi nel 1999. Il coefficiente di copertura della spesa da parte delle entrate risulta pertanto inferiore all’unità, collocandosi a circa lo 0,8 nel 1999. L’aliquota di equilibrio previdenziale (pari al 40 per cento nel 1999) risulta superiore all’aliquota contributiva legale (pari al 32,35 per cento) e a quella effettiva (pari al 34 per cento nel 1999); tale aliquota, dopo aver mostrato un lieve miglioramento nel 1998, aumenta invece nel 1999: la riduzione del rapporto normativo-istituzionale pensione media-retribuzione media non riesce a compensare la diminuzione del rapporto demografico numero assicurati-numero pensioni. Tale dato indica una tendenza al peggioramento su tutto il periodo esaminato, passando da 1,8 nel 1995 a 1,5 nel 1999.
        Dal lato delle entrate (tav. 4, sez. A), il gettito contributivo si evolve sulla base di un tasso di crescita medio annuo dell’ordine del 10,5 per cento. Si tratta di un andamento che va messo in relazione all’aumento del monte retributivo imponibile e, fino al 1997, all’elevamento dell’aliquota di contribuzione legale
4. La massa reddituale aumenta in seguito sostanzialmente all’incremento del reddito medio, in quanto il numero degli assicurati registra una progressiva riduzione.
        Dal lato delle uscite (tav. 4, sez. B), la spesa per pensioni della Cpdel registra una crescita su base annua pari all’8,3 per cento nella media del periodo 1995-99. Ciò è dovuto all’aumento dell’importo medio della pensione e all’incremento del numero dei trattamenti. Quest’ultimo si evolve sulla base di un consistente flusso annuo di nuove liquidate, che dal 1998 risulta più contenuto
5.
        La Cassa sanitari presenta un avanzo progressivamente crescente fino al 1997 (2.000 miliardi); il saldo positivo si riduce progressivamente, collocandosi a 1.504 miliardi nel 1999. Il coefficiente di copertura della spesa, da parte delle entrate, mostra anch’esso un progressivo calo collocandosi nel 1999 a 1,7. L’aliquota di equilibrio previdenziale evidenzia, nel periodo 1995-97, una tendenza alla diminuzione, mentre aumenta lievemente a partire dal 1998 collocandosi, l’anno successivo, oltre il 18 per cento: essa risulta inferiore all’aliquota di contribuzione legale (32,35 per cento) e a quella effettiva (30 per cento nel 1999).
        Le entrate contributive aumentano in base ad un tasso di crescita medio annuo del 12 per cento, grazie all’elevamento dell’aliquota di contribuzione legale (si veda la nota 4) e all’aumento del monte retributivo ai fini imponibili. Quest’ultimo aumenta fino al 1998 a causa dell’incremento sia del numero degli assicurati sia del reddito medio, mentre dal 1999 è solo il reddito medio ad aumentare, a fronte di un calo degli assicurati. La spesa per pensioni cresce a ritmi inferiori, registrando, nella media del periodo esaminato, un incremento dell’ordine dell’8 per cento.
        Con riguardo alle due gestioni minoritarie, quali la Cassa insegnanti d’asilo (Cpi) e la Cassa ufficiali giudiziari (Cpug), emerge che la prima raggiunge una situazione di sostanziale pareggio fino al 1998 ed entra in disequilibrio a partire dal 1999, con un coefficiente di copertura delle entrate pari a 0,9, mentre la seconda risulta in disequilibrio finanziario con lo stesso indicatore che nel 1999 raggiunge il valore di 0,8.

        Con riferimento alla gestione indennità di liquidazione a favore dei dipendenti dello Stato (ex Enpas) e degli Enti locali (ex Inadel), dall’esame della tavola 5 emerge che il saldo fra le entrate contributive e la spesa per prestazioni risulta positivo fino al 1997, per assumere un valore negativo nel 1998, e ritornare in equilibrio nel 1999. Il peggioramento osservabile nel 1998 è in larga misura attribuibile al differimento allo stesso anno dei termini per il pagamento delle indennità previsti nel 1997.
        Nel periodo 1994-98 è stata inoltre sostenuta una spesa per le riliquidazioni dei trattamenti, in seguito all’applicazione della sentenza della Corte costituzionale n. 243 del 1993, che ha stabilito l’inclusione nella base di calcolo del trattamento dell’Indennità Integrativa Speciale (IIS) a favore dei dipendenti statali cessati dal servizio in data successiva al 1983.

Sezione II
Gestione immobiliare e mobiliare

        Le risultanze della gestione del patrimonio immobiliare e mobiliare sono illustrate nelle tavole 7 e 8.

        La consistenza degli immobili da reddito locati a terzi si mantiene pressoché stabile nel periodo 1995-996. I proventi lordi derivanti dal patrimonio registrano, nel 1999, un lieve aumento, collocandosi su valori più elevati di quelli osservabili nell’intero periodo (682 miliardi nel 1999 in luogo dei circa 500 degli anni precedenti). I redditi considerati al netto dei costi direttamente imputabili alla gestione degli immobili registrano, nel periodo 1995-98, una progressiva flessione (ad esclusione del 1997), passando da 157 miliardi nel 1995 a 107 miliardi nel 1998 e ad un valore negativo nel 1999 (tav. 7).
        Con riguardo alla redditività, emerge che i rendimenti aumentano in termini lordi, ma diminuiscono in termini netti nel 1999, collocandosi nel primo caso al 5 per cento, riferiti al valore in bilancio, e al –0,02 per cento in termini netti. In termini comparati, essi si collocano al di sotto dei valori medi calcolati per il complesso degli Enti esaminati.
        Nella tavola 8 viene illustrato l’andamento della gestione mobiliare. Nel periodo 1995-99 la consistenza dei valori mobiliari
7 si riduce in seguito alla minor consistenza del valore dei titoli e al ridimensionamento della voce «crediti», che nel 1998 rappresentava il 91 per cento del totale delle attività; la rimanente quota risulta costituita dalla voce «titoli e liquidità», mentre non risulta più presente la quota di azioni e partecipazioni.
        I proventi realizzati sul patrimonio mobiliare registrano una progressiva flessione nel tempo, sostanzialmente in seguito alla diminuzione dei redditi realizzati sui titoli obbligazionari e sulle azioni.
        I rendimenti calcolati in riferimento al complesso delle attività finanziarie passano dal 5 per cento nel 1995 al 2,4 per cento nel 1999. I rendimenti calcolati sui valori mobiliari in senso proprio, costituiti per l’Inpdap nel 1999 dai soli titoli, registrano valori più elevati, collocandosi nel 1999 all’8,5 per cento.

Sezione III
Situazione patrimoniale – Riserve

        Nella tavola 9 vengono evidenziate le risultanze del conto economico e dello stato patrimoniale, sulla base dei dati aggiornati al 1999.

        Il risultato economico di esercizio, determinato sulla base del saldo dei movimenti finanziari di parte corrente e del saldo delle partite di natura strettamente economica, registra nel 1995 un valore negativo pari ad oltre 2.000 miliardi; nel 1996 il saldo assume invece un valore positivo (3.200 miliardi); nel 1997 il risultato economico registra un consistente peggioramento, collocandosi a –3.100 miliardi, mentre fa registrare un progressivo miglioramento nel 1998 e 1999 collocandosi rispettivamente a 147 e 923 miliardi.
        La situazione patrimoniale generale presenta un avanzo patrimoniale netto che si riduce nel 1997 a 26.400 miliardi, in luogo di 29.500 miliardi nel 1996, rimane stabile nel 1998 e aumenta a oltre 27 mila miliardi nel  1999.

Sezione IV
Efficienza dell’Ente

        Nelle tavole 10-14 sono contenute le informazioni volte a valutare l’efficienza operativa e produttiva.

        I costi di gestione direttamente imputabili allo svolgimento dell’attività dell’Istituto risultano in flessione nel 1995 e nel 1996, per aumentare in modo consistente a partire dal 1997, a causa, in particolar modo, della spesa sostenuta per il personale e per l’acquisto di beni di consumo e servizi. I costi netti di gestione risultano inferiori a quelli lordi a causa del recupero dei costi, che avviene tramite il recupero di spese per l’acquisto di beni di consumo e servizi e l’eliminazione di residui passivi di spese correnti insussistenti.
        Come emerge dalla tavola 10, l’indice di costo amministrativo, determinato in base al rapporto fra le spese di gestione complessive e la spesa per prestazioni istituzionali, presenta valori inferiori a quelli medi calcolati per il complesso degli Enti, collocandosi nel 1999 a 0,01.
        Con riferimento alla gestione del personale in servizio (tav. 11), rispetto ad un organico di 7.754 unità nel 1999, operano in effetti 6.752 unità (con un indice di occupazione pari allo 0,87 nel 1999), in aumento rispetto agli anni precedenti e in linea con la media degli Enti monitorati.
        L’indice di produttività, determinato in base al rapporto fra il numero di prestazioni totali e il personale in servizio, assume valori superiori a quelli medi calcolati per il complesso degli Enti monitorati e in forte crescita nel periodo considerato (tav. 11) – a causa principalmente dell’istituzione nel 1996 della Cassa dei dipendenti statali che determina un forte incremento delle prestazioni totali erogate – ma si riduce in maniera rilevante nel 1999.
        Con riferimento alla gestione delle pratiche e dei ricorsi relativi a domande di prestazioni (tav. 12), emerge che nel periodo 1995-99 il grado di evasione aumenta, soprattutto per quanto riguarda le prestazioni IVS, per le quali esso passa da 0,03 nel 1995 a 1,8 nel 1999. In quest’ultimo anno tale indicatore si colloca su valori superiori a quelli medi calcolati per il complesso degli Enti esaminati.
        I dati relativi ai crediti contributivi e ai tempi medi di liquidazione delle prestazioni non risultano disponibili per l’Ente in esame.

Osservazioni conclusive
        Dall’esame dei dati, emerge che la gestione tipica entrate contributive-spesa per prestazioni istituzionali complessive presenta nel 1999 una situazione di squilibrio finanziario. Gli squilibri più gravi si riscontrano per la gestione dei dipendenti degli enti locali (Cpdel) e per quella degli ufficiali giudiziari (Cpug), mentre la Cassa del personale dello Stato mostra nell’ultimo anno una riduzione dello squilibrio. Mentre per il 1998 anche le gestioni preposte all’erogazione delle indennità di liquidazione concorrevano alla determinazione della situazione di squilibrio finanziario, a causa principalmente dello spostamento al 1998 del pagamento di prestazioni di competenza dell’anno precedente, nel 1999 tali gestioni ritornano ad un valore del coefficiente di copertura delle entrate sulle spese superiore all’unità.

        Nel complesso, considerando anche la gestione dei trattamenti pensionistici a favore dei dipendenti statali, la spesa per pensioni dei dipendenti pubblici nel 1999 risulta pari a poco meno di 71.000 miliardi di lire, con un incremento percentuale rispetto al 1998 del 9 cento. Tale incremento è però in buona parte determinato dal maggior onere registrato dall’Istituto nel 1999 a causa del passaggio, in corso d’anno, del versamento delle trattenute erariali da trimestrale a mensile8 .
        Con riguardo ai fattori demografici, emerge che il rapporto fra il numero degli assicurati e il numero delle prestazioni registra un progressivo peggioramento, a causa sia della forte diminuzione del numero di assicurati sia del consistente aumento del numero delle prestazioni.
        Per i prossimi anni la spesa per pensioni dei dipendenti pubblici dovrebbe crescere a ritmi inferiori rispetto a quelli regstrati negli anni precedenti, a causa di un contenimento del flusso annuo delle pensioni di nuova liquidazione: la base assicurativa risulta infatti impoverita nelle classi di età ed anzianità prossime al pensionamento, in seguito alle consistenti fuoriuscite che hanno interessato gli anni più recenti. Tuttavia, i tassi di crescita dell’onere pensionistico dovrebbe risultare superiori a quelli stimati per il Pil e per le entrate contributive.
        Al fine di contenere i
deficit delle principali gestioni pensionistiche, si auspica pertanto la revisione dei meccanismi di funzionamento del regime previdenziale, mediante l’introduzione di misure strutturali volte al contenimento della spesa nel breve e nel medio-lungo termine, tra cui l’accelerazione dell’armonizzazione delle regole per i dipendenti pubblici con quelle dei privati.
        Pare dunque opportuno intervenire con ulteriori correttivi volti a modificare le regole di calcolo della pensione, a partire dall’estensione del sistema contributivo nella forma del
pro rata a coloro che presentavano al 31 dicembre 1995 un’anzianità contributiva superiore ai 18 anni.
        Dal lato delle entrate, gli spazi di intervento risultano ridotti, in quanto l’aliquota di contribuzione legale prevista per le gestioni previdenziali è già stata elevata ed omogeneizzata al 32,35 per cento. Essa potrebbe essere allineata al medesimo livello previsto per il Fpld pari al 32,7 per cento.

 1  La voce «prestazioni previdenziali» comprende i trattamenti IVS di base e le pensioni integrative, la voce «altre prestazioni previdenziali» include le indennità di liquidazione e la voce «altre prestazioni» si riferisce alla gestione prestazioni crediti e alla gestione prestazioni per attività sociali.

2  Prima del 1996 per i dipendenti statali non esisteva una specifica gestione previdenziale: lo Stato, nella qualità di datore di lavoro, non era dunque soggetto al versamento di contributi previdenziali per l’assicurazione IVS dei propri dipendenti, ma era tenuto al pagamento dei trattamenti pensionistici, sostenendo un onere pari all’ammontare delle pensioni in essere (al netto della quota finanziata dai i contributi del lavoratore). Con l’istituzione della Cassa dei dipendenti statali presso l’Inpdap, lo Stato, nella qualità di datore di lavoro, è tenuto al versamento di contributi effettivi in base ad una aliquota che è stata fissata al 24,2 per cento; tuttavia, lo Stato è tenuto ad effettuare all’Inpdap trasferimenti fino all’esatta copertura della spesa sostenuta dalla nuova gestione, assicurandone in tal modo l’equilibrio.

3  L’ampliamento della base imponibile, per l’applicazione dell’aliquota contributiva previdenziale dei dipendenti degli Enti locali, è stato deciso al fine di ricomprendere, all’interno della retribuzione imponibile, anche gli emolumenti accessori precedentemente esclusi.

4  L’aliquota contributiva legale è stata oggetto di numerose revisioni: essa risulta elevata di 0,25 e di 0,7 punti percentuali rispettivamente nel 1995 e 1996; nel 1997, in base alle disposizioni contenute nella legge finanziaria, risulta omogeneizzata al 32,35 per cento per tutte le quattro Casse gestite, con un aumento di circa 3 punti percentuali per le due principali Casse, quali la Cassa dipendenti enti locali (Cpdel) e la Cassa sanitari (Cps).

5  Il flusso annuo di pensioni di nuova liquidazione risulta, nel periodo 1994-98, superiore alle normali leve di pensionamento: i numerosi e ripetuti interventi legislativi hanno innescato una rincorsa al pensionamento; inoltre, l’andamento delle nuove liquidate risente dei provvedimenti di «blocco» delle pensioni di anzianità. In particolare, il numero delle nuove pensioni risulta elevato nel 1994; nel 1995 il numero si riduce in seguito all’introduzione della sospensione del pagamento delle pensioni di anzianità; nel 1996 e 1997, nonostante gli interventi legislativi volti ad elevare i requisiti per l’accesso al pensionamento, le leve di pensionamento risultano elevate perché vanno in pensione gran parte dei soggetti interessati, negli anni immediatamente precedenti, dai provvedimenti di «blocco»; infine, nel 1998 il numero delle nuove pensioni si riduce, anche in seguito all’equiparazione dei requisiti previsti per le pensioni d’anzianità a quelli più stringenti attualmente vigenti nel settore privato.

6  L’Inpdap non ha fornito informazioni sugli immobili strumentali adibiti ad usi diretti.

7  Le attività finanziarie detenute dall’Ente nel 1999 sono costituite da attività liquide e crediti.

8  Secondo una stima del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale al netto di tale onere l’incremento della spesa rispetto al 1998 si ridurrebbe a circa 4 punti in termini percentuali.


Allegato 2
Relazione del senatore Roberto NAPOLI

su

Cassa italiana di previdenza ed assistenza
dei geometri liberi professionisti


        La Cassa italiana di previdenza ed assistenza dei geometri liberi professionisti provvede alla copertura delle prestazioni IVS e di altre tipologie di trattamenti a carattere assistenziale, riconducibili alle indennità di maternità e alle provvidenze straordinarie (tav. 1).
Sezione I

Gestione economico-finanziaria: la gestione entrate contributive-spesa per prestazioni istituzionali

        Con riguardo alle risultanze della gestione finanziaria di competenza e di cassa illustrate nella tavola 2, emerge un andamento altalenante del saldo fra entrate e uscite: si passa da un valore negativo nel 1996 ad uno positivo nel 1997 e nuovamente negativo nel 1998. Nel 1999 il saldo assume un valore positivo pari a 29 miliardi in relazione ai dati di competenza e a 18 miliardi in termini di cassa.

        L’inversione di tendenza registrata dal saldo complessivo nel 1999 risulta attribuibile al miglioramento del solo saldo in conto capitale, che aveva subìto un forte peggioramento nel 1998, in quanto il saldo di parte corrente rimane sostanzialmente stabile, passando, in base ai dati di competenza, da 119 miliardi nel 1998 a 105 miliardi nel 1999.
        Con riferimento alla gestione entrate contributive-spesa per prestazioni istituzionali, dall’esame della tavola 3, che si riferisce al complesso delle prestazioni erogate
1, risulta positivo il saldo entrate-uscite, collocandosi, nel 1999, a 65 miliardi, a fronte dei 30 miliardi nel 1997. Il coefficiente di copertura delle entrate rispetto alla spesa registra una lieve diminuzione nel periodo considerato, attestandosi, negli ultimi due anni di osservazione, a 1,2.
        In relazione alla stabilità finanziaria e macroeconomica della sola gestione delle prestazioni IVS (tav. 4) si registrano sostanzialmente i medesimi risultati in termini di saldo fra entrate contributive e spesa per pensioni e di coefficienti di copertura, dato il ruolo residuale rappresentato dalle prestazioni a carattere assistenziale.
        Quanto agli altri indicatori di equilibrio finanziario, l’aliquota di equilibrio previdenziale, inferiore all’aliquota contributiva effettiva (pari nel 1999 a circa il 17,5 per cento), mostra un lieve aumento fra il 1998 e il 1999 (in cui risulta pari a circa il 14,2 per cento): ciò va messo in relazione all’aumento del rapporto normativo-istituzionale pensione media-retribuzione media e alla lieve flessione del rapporto demografico numero assicurati-numero pensionati. Tale ultimo dato, nel periodo 1995-99, è in progressiva diminuzione: il numero degli assicurati aumenta in modo consistente, ma il ritmo di crescita dello
stock di pensioni risulta più sostenuto, in quanto il flusso netto annuo delle nuove pensioni (nuove pensioni-cessazioni di pensioni) è maggiore del flusso netto annuo dei nuovi assicurati (nuovi assicurati-cessazione di assicurati).
        Dal lato della contribuzione (tav. 4, sez. A), il gettito, dopo essere aumentato nel 1995 (a causa soprattutto dell’elevamento dell’aliquota legale dal 5 al 7 per cento), si mantiene pressoché costante nel 1996 e 1997, per riprendere a crescere nel 1998 in seguito all’ulteriore elevamento dell’aliquota legale, che passa dal 7 al 10 per cento. Nel 1999 le entrate contributive crescono di 5 punti percentuali rispetto al 1998.

        Dal lato della spesa per pensioni (tav. 4, sez. B), l’aumento del numero e dell’importo medio delle pensioni determina una spesa in progressiva crescita che si evolve sulla base di un tasso di incremento medio annuo del 16 per cento nella media del periodo 1995-99 e al 4 per cento tra il 1998 e il 1999.

Sezione II
Gestione immobiliare e mobiliare

        Nella tavola 7 risulta illustrato l’andamento della gestione immobiliare sulla base dei dati aggiornati al 1999: a partire dalla consistenza degli immobili e dei proventi su essi realizzati (al lordo e al netto dei costi di gestione) è stata calcolata la redditività del suddetto patrimonio.

        Il valore degli immobili in bilancio aumenta considerevolmente tra il 1998 e il 1999 grazie a nuove acquisizioni (di cui circa 309 miliardi a titolo gratuito in seguito alla cessione dei beni della società controllata Groma), passando da 423 a 660 miliardi.
        Con riguardo ai proventi lordi, i rendimenti si mantengono su livelli pressoché invariati, collocandosi nel 1999 a circa il 4,5 per cento, se riferiti al valore in bilancio, e al 6,5 per cento, se riferiti al prezzo di acquisto.
        Per quanto riguarda i rendimenti netti, ottenuti depurando i proventi lordi dalle spese direttamente riconducibili alla gestione del patrimonio immobiliare, la redditività assume, nel periodo considerato, valori via via decrescenti, fino a registrare valori negativi nel 1997 e nel 1998 che risalgono leggermente nel 1999 collocandosi a 0,17, sul valore in bilancio. Lo sfavorevole andamento va messo in relazione alla diminuzione dei proventi lordi e all’aumento delle spese di gestione in valore assoluto che rappresentano pertanto una quota crescente dei proventi lordi complessivi.
        Con riferimento al patrimonio mobiliare (tav. 8), la composizione di portafoglio risulta sbilanciata a favore dei titoli obbligazionari
2 ; gli altri investimenti risultano costituiti dalle attività liquide e dai crediti e dal 1999 da gestioni patrimoniali.
        Dai dati aggiornati al 1999, emerge che la consistenza del patrimonio mobiliare aumenta rispetto all’anno precedente di circa 320 miliardi, mentre i proventi ad esso imputabili registrano una flessione. Questo andamento determina, nel 1999, una diminuzione dei rendimenti che risultano pari al 4,2 per cento in termini lordi e al 3,6 per cento in termini netti. Per quanto riguarda la redditività dei valori mobiliari in senso proprio, nel 1999, per la prima volta, emergono valori leggermente superiori (rispettivamente 4,6 in termini lordi e 4 in termini netti) grazie alle plusvalenze realizzate sugli «altri investimenti».
        Considerando il risultato lordo di gestione finanziaria, determinato sottraendo dai proventi finanziari gli oneri di gestione, si ottengono rendimenti più contenuti, con una riduzione pari a meno di un punto percentuale.

Sezione III
Situazione patrimoniale – Riserve

        Il risultato economico di esercizio riferito alla situazione economico-patrimoniale assume un valore positivo. È in crescita fino al 1996 (131 miliardi), decresce nel 1997 (52 miliardi) e risale a 110 miliardi nel 1999.

        Il patrimonio netto (determinato in base al saldo fra elementi attivi e passivi oppure in base alla somma delle riserve obbligatorie e di altre riserve previste dall’ordinamento della Cassa) passa da 1.865 miliardi nel 1995 a 2.231 miliardi nel 1999; l’entità delle riserve obbligatorie passa da 1.560 miliardi nel 1995 a 1.915 miliardi nel 1999, coprendo, in quest’ultimo anno, circa 7 annualità delle pensioni in corso di pagamento e 13 annualità di quelle relative al 1994.

Sezione IV
Efficienza dell’Ente

        Nelle tavole 10-14 sono illustrati gli andamenti degli indicatori relativi all’efficienza produttiva ed operativa, sulla base dei dati aggiornati al 1999.

        I costi di gestione direttamente imputabili allo svolgimento dell’attività dell’Ente, dopo essere aumentati a ritmi sostenuti nel triennio 1995-97 (con un tasso di crescita medio annuo dell’ordine del 12 per cento), registrano, a partire dal 1998, una diminuzione che si mostra decisamente più accentuata nel 1999 (-17 per cento), dovuta alla consistente riduzione della voce acquisto di beni di consumo e servizi (tav. 10).
        L’indice di costo amministrativo (determinato in base al rapporto fra le spese di gestione complessive e la spesa per prestazioni istituzionali) evidenzia, nel periodo 1995-99, una tendenza alla diminuzione, passando dal 14 per cento nel 1995 all’8 per cento nel 1999 (tav. 10). La tendenza alla diminuzione del valore dell’indice è da imputare al contemporaneo incremento della spesa per prestazioni e, limitatamente al 1998 e al 1999, alla riduzione registrata delle spese di gestione. Il livello dell’indice di costo amministrativo si colloca nel 1999 su valori inferiori a quelli della media degli Enti monitorati.
        Non sono disponibili i dati per il 1999 relativi alla gestione del personale in servizio (tav. 11). Nel periodo 1995-97 si assiste ad una progressiva riduzione del personale (da 135 unità nel 1995 a 122 unità nel 1997); nel 1998, in seguito a nuove assunzioni, la consistenza del personale in servizio torna sui livelli del 1995, con un numero di unità pari a 136. L’indice di occupazione passa da 0,66 nel 1996 e 1997 a 0,74 nel 1998.
        L’indice di produttività, determinato in base al rapporto fra il numero di prestazioni totali e il personale in servizio, aumenta fino al 1997, passando da 100 nel 1995 a 127 nel 1997, per ridursi a 121 nel 1998.
        In riferimento alla gestione delle pratiche e dei ricorsi relativi a domande di prestazione (tav. 12), il grado di evasione delle pratiche è pari a 1 in ciascun anno del periodo considerato, per cui il numero delle pratiche definite è esattamente uguale al numero delle pratiche presentate nell’anno.
        L’attività di recupero dei crediti (tav. 13) è in diminuzione, passando da un valore dei crediti recuperati sul totale dei crediti in bilancio pari al 58 per cento nel 1996 – primo anno in cui sono disponibili i dati – ad un valore di 47 per cento nel 1999.
        Infine, i tempi di liquidazione delle prestazioni (tav. 14) sono in considerevole aumento nel 1997 per diminuire nel 1998 e 1999 nel settore delle pensioni di vecchiaia e reversibilità; i tempi di liquidazione mostrano invece una diversa tendenza nel caso delle pensioni di invalidità che aumentano nuovamente nel 1999. Essi risultano comunque superiori ai valori medi calcolati per il complesso degli Enti considerati.

Osservazioni conclusive
        Come emerge dall’esame dei dati relativi al quinquennio 1995-1999, la Cassa dei geometri, pur presentando una situazione di sostanziale equilibrio, mostra evidenti segnali di deterioramento ai fini della sostenibilità finanziaria. Il coefficiente di copertura delle entrate contributive rispetto alla spesa per prestazioni istituzionali si colloca su valori prossimi all’unità; il rapporto demografico fra il numero degli assicurati e il numero delle prestazioni è in progressiva flessione, passando da 8,99 nel 1995 a 7,53 nel 1999; il rapporto normativo istituzionale fra la pensione media e il reddito professionale medio registra, nel medesimo arco temporale, una progressiva crescita. Le ragioni di questo andamento sono ascrivibili, da un lato, al processo di maturazione della Cassa e, dall’altro, all’immissione nella popolazione pensionata di soggetti beneficiari di prestazioni di importo elevato a fronte di quelle più contenute dei soggetti che fuoriescono.

        Tale analisi è confermata dalle risultanze derivanti dal bilancio tecnico-attuariale aggiornato al 1º gennaio 1997, in base alle quali emerge una situazione di squilibrio che comincerà ad evidenziarsi già nel breve periodo.
        Più in particolare, sulla base di una serie di ipotesi del quadro demografico e macroeconomico
3, emergono saldi negativi delle entrate, rispetto alle spese, già a partire dal 2001, con un progressivo peggioramento su tutto il periodo di simulazione, fino a giungere a –540 miliardi nel 2011. Lo sfavorevole andamento del saldo manifesterà i suoi effetti negativi sulla situazione patrimoniale, in quanto la Cassa risulterà costretta ad utilizzare le risorse patrimoniali. Sulla base delle simulazioni, il patrimonio netto dovrebbe progressivamente diminuire per giungere a valori negativi alla fine del periodo di previsione (2011) e per scendere al di sotto del vincolo di Riserva previsto dalla legge n. 449 del 1997 e dal decreto legislativo n. 509 del 1994.
        Risulta pertanto necessario adottare nell’immediato provvedimenti a carattere strutturale che siano in grado di correggere le tendenze in atto. L’elevamento dell’aliquota di contribuzione legale a partire dal 1998 (dal 7 al 10 per cento) risulta un provvedimento necessario, ma non sembra sufficiente a modificare gli andamenti di medio-lungo periodo della Cassa. Si auspica pertanto l’adozione di ulteriori misure volte sia al contenimento dell’onere pensionistico sia all’elevamento della contribuzione.
        A questo proposito gli Organi della Cassa hanno indicato possibili aree di intervento, quali l’elevamento del periodo preso a base di calcolo della prestazione e la riduzione dei coefficienti di rendimento delle pensioni. In particolare, in relazione al primo intervento, si ipotizza di elevare tale periodo dai 10 migliori anni di vita lavorativa degli ultimi 15 ai 25 anni degli ultimi 30; in relazione al secondo punto, i coefficienti di calcolo della pensione verrebbero ridotti all’1,7, 1,5, 1,1 e 0,7 per cento (in luogo del 2, 1,71, 1,43 e 1,14 per cento).
        Gli effetti di contenimento della spesa derivanti da queste misure, valutati nell’ambito dello stesso bilancio tecnico, possono essere così riassunti: l’insorgere dei saldi negativi delle entrate rispetto alle uscite comincerebbe a manifestarsi dal 2002 anziché dal 2001, con un risparmio di circa 100 miliardi alla fine del periodo (2011) e con un deficit patrimoniale più contenuto (pari, nel 2011, a – 196 miliardi in luogo di – 818 miliardi).
        In conclusione, i provvedimenti proposti, pur attenuando lo sfavorevole andamento evidenziato dai principali saldi di gestione, non sono in grado di ristabilire una situazione di sostenibilità. Essi devono essere dunque accompagnati da ulteriori misure correttive volte a contrastare in modo incisivo gli effetti negativi indotti dal processo di maturazione della Cassa. Oltre ad un ulteriore elevamento dell’aliquota legale, pare auspicabile intervenire sul fronte della spesa, modificando i meccanismi di calcolo delle pensioni (effetto importo) e i requisiti di accesso al pensionamento (effetto numero), in particolar modo delle pensioni di anzianità.

 1  La voce «prestazioni previdenziali» comprende le pensioni IVS, mentre la voce «altre prestazioni» comprende le indennità di maternità e provvidenze straordinarie.

2  La voce «titoli» risulta costituita dai titoli di Stato (Cct e Btp), dalle obbligazioni delle banche, delle FS e dell’Enel e dalle cartelle mutui ipotecari.

3  Le principali ipotesi riguardano le seguenti variabili: tasso di inflazione al 2 per cento; crescita dei redditi professionali pari in termini reali a 0-1-3 per cento a seconda della fascia reddituale di appartenenza; costanza della popolazione degli iscritti.


Allegato 3
Relazione del senatore Michele DE LUCA

su

Istituto nazionale di previdenza
dei giornalisti italiani


        L’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti provvede all’erogazione delle prestazioni pensionistiche IVS, ivi inclusi i prepensionamenti e le pensioni sociali, e di altre tipologie di trattamenti a carattere assistenziale, quali i trattamenti economici temporanei (assegni per il nucleo familiare, trattamenti di disoccupazione, trattamenti per cassa integrazione, trattamenti di malattia e maternità, indennità di mobilità e assegni temporanei di invalidità), le prestazioni sotto forma di crediti e sovvenzioni straordinarie, le prestazioni per attività sociali (borse e assegni di studio, soggiorni in case di riposo, convitti eccetera) e altri trattamenti (assegno mensile per l’assistenza, assegno privilegiato di invalidità, onere per la prevenzione e la cura dell’invalidità e assegno matrimoniale).
Sezione I

Gestione economico-finanziaria: la gestione entrate contributive-spesa per prestazioni istituzionali

        Sulla base delle risultanze dello schema di rilevazione dei flussi di cassa, adottato in seguito al processo di privatizzazione dell’Ente, emerge un andamento oscillante del saldo complessivo fra riscossioni e pagamenti, con differenziali di segno variabile nel periodo 1995-99.

        Con riferimento al 1999, si evidenzia un peggioramento del saldo complessivo, che passa da 8 miliardi nel 1998 a –14 miliardi nel 1999. Tale risultato è dovuto esclusivamente al peggioramento del già negativo saldo in conto capitale (che passa da –30 a –53 miliardi), mentre rimane stabile il saldo positivo di parte corrente (che passa da 38 a 39 miliardi). Quest’ultimo, dopo essere diminuito consistentemente nel 1996, si mantiene stabile negli anni successivi.
        Con riferimento alla gestione entrate contributive-spesa per prestazioni istituzionali complessive
1(tav. 3), emerge, per il 1999, un saldo positivo pari a 22 miliardi, lievemente inferiore a quello evidenziato nel 1998 (pari a 24 miliardi). Il coefficiente di copertura, determinato sulla base del rapporto fra le entrate contributive e la spesa per prestazioni, presenta valori prossimi all’unità (1,06 nel 1999), indicando un progressivo avvicinamento delle entrate alle uscite.
        Passando a considerare la situazione relativa alle sole prestazioni IVS
2 (tav. 4), emerge che il saldo positivo fra le entrate contributive e l’onere pensionistico registra nel 1999 un lieve peggioramento (passando da 38 miliardi nel 1998 a 24 miliardi nel 1999), con un coefficiente di copertura delle entrate, rispetto alle uscite, pari a 1,06 nel 1999. L’aliquota di equilibrio previdenziale si mantiene nel 1999 (27,86 per cento) sui medesimi livelli del 1998 (27,92 per cento), risultando inferiore all’aliquota legale (pari a 27,97 per cento) e a quella effettiva (29,56 per cento). Il rapporto demografico fra il numero degli iscritti attivi e il numero delle pensioni, sostanzialmente stabile nel periodo considerato (1995-99), mostra un leggero incremento nel 1999, passando da 2,33 nel 1998 a 2,37 nel 1999.
        I saldi della gestione tipica sono determinati dall’effetto congiunto degli andamenti delle entrate contributive e della spesa per pensioni, che risultano illustrati nelle sezioni A e B della tavola 4.
        Dal lato del finanziamento (tav. 4, sez. A), nel periodo 1995-99, le entrate contributive si evolvono sulla base di un tasso di crescita medio annuo pari a circa il 6 per cento. L’incremento delle entrate è dovuto all’aumento registrato dal monte retributivo (in seguito alla crescita del reddito medio professionale e, in misura inferiore, all’ampliamento della base assicurativa «attiva») e all’elevamento dell’aliquota di contribuzione legale (+0,7 punti percentuali dal 1996 e +0,1 punti percentuali dal 1998).
        Dal lato della spesa (tav. 4, sez. B), l’onere pensionistico presenta, nella media del periodo considerato (1995-99), una crescita su base annua dell’ordine del 6,2 per cento, dovuta all’evoluzione del numero delle pensioni e dell’importo medio delle prestazioni che aumenta in seguito ad una redistribuzione dello
stock di pensioni a favore di quelle di nuova liquidazione, di importo più elevato. Il 1999, in particolare, è stato caratterizzato dal pensionamento di un numero consistente di iscritti che avevano maturato posizioni contributive medio alte, grazie ai consistenti incentivi offerti dalle aziende editoriali di provenienza. In quest’ultimo anno, l’importo medio annuo delle nuove pensioni liquidate è passato dai circa 91 milioni del 1998 agli oltre 105 del 1999, a fronte di un importo medio dello stock di pensioni esistenti pari, per lo stesso anno, a circa 80 milioni.
        Per quanto concerne i trattamenti economici temporanei, dall’esame della tavola 6 si delinea una situazione di sostanziale pareggio in relazione alle singole tipologie di prestazione erogata. Con riferimento al 1998 e per il complesso delle prestazioni temporanee (tav. 3), si riscontra un saldo positivo pari a 7 miliardi, con un coefficiente di copertura delle entrate rispetto alle uscite pari a 1,13. Nell’ambito delle prestazioni temporanee la spesa per le prestazioni a favore dei disoccupati (Cassa integrazione guadagni, indennità di disoccupazione) mostra una dinamica particolarmente accentuata nel periodo osservato.

Sezione II
Gestione immobiliare e mobiliare

        Le risultanze della gestione del patrimonio immobiliare sono illustrate nella tavola 7.

        Con riferimento alla consistenza del patrimonio, costituito dagli immobili da reddito locati a terzi (adibiti ad usi abitativi e commerciali) e da quelli strumentali (adibiti ad uso uffici), risulta che, dal 1995, in seguito al processo di rivalutazione, il valore iscritto in bilancio coincide con la valutazione del patrimonio ai prezzi di mercato. Nel periodo successivo, la consistenza del patrimonio immobiliare si mantiene costante sui medesimi livelli del 1995.
        L’andamento dei proventi derivanti dal patrimonio immobiliare registra una ripresa nel 1999, dopo il calo verificatosi nel 1998, grazie al progressivo adeguamento dei contratti d’affitto ai prezzi di mercato.
        Per effetto di tale tendenza si determina una redditività del patrimonio immobiliare che risulta in aumento nel 1999, collocandosi, in termini lordi, al 2,9 per cento, se riferita al valore in bilancio e ai prezzi di mercato (era pari a 2,7 per cento nel 1998), e al 6,5 per cento, se determinata sul valore ai prezzi di acquisto (era pari a 5,8 per cento nel 1998). Nel medesimo anno, i rendimenti netti si collocano, rispettivamente, all’1,5 per cento e al 3,3 per cento (rispettivamente 1,3 per cento e 2,8 per cento nel 1998).
        Quanto al patrimonio mobiliare, nella tavola 8 sono stati calcolati alcuni indicatori di redditività, a partire dai dati relativi alla consistenza dei valori mobiliari
3 e ai proventi ad essi imputabili.
        Nel 1999 la consistenza dei valori mobiliari aumenta considerevolmente, grazie ai nuovi investimenti realizzati e alla ripresa della voce «crediti», passando dai circa 150 miliardi del 1998 ai 448 miliardi del 1999. Nel 1999 la composizione di portafoglio risulta sbilanciata a favore delle quote di fondi comuni, che rappresentano il 62 per cento del totale delle attività detenute; prima del 1998, invece, la composizione degli investimenti risultava a favore delle attività liquide e dei crediti a breve e a medio-lungo termine che, nel 1997, rappresentavano l’84 per cento del totale delle attività, mentre nel 1999 rappresentano appena il 24 per cento.
        Nel 1999 i proventi finanziari (realizzati e/o maturati) subiscono una riduzione in valore assoluto. Questo determina tassi di rendimento, per il 1999, in considerevole diminuzione, pari al 4 per cento in termini lordi e netti (13,4 per cento nel 1998); la redditività calcolata sui valori mobiliari in senso proprio, riconducibili nel caso specifico ai titoli e alle quote di fondi comuni, presenta valori inferiori a quelli sopra indicati, collocandosi, nel 1999, al 3 per cento in termini netti (3,6 per cento nel 1998). Considerata l’esiguità dei rendimenti realizzati sul patrimonio mobiliare, si renderebbe auspicabile, a breve, una modifica dello statuto dell’Ente, in modo da rendere possibili impieghi più redditizi (ad esempio nel settore azionario), di tale patrimonio.

Sezione III
Situazione patrimoniale – Riserve

        Il risultato economico di esercizio assume, nel periodo considerato (1995-99), valori positivi: il saldo fra le entrate e le uscite è in calo fino al 1996 (passando da 59 miliardi nel 1994 a 12 miliardi nel 1996), mentre, nel periodo successivo, è in aumento, collocandosi nel 1999 a 45 miliardi, valore però inferiore a quello del 1998 (63 miliardi).

        Con riferimento alla situazione patrimoniale, emerge che l’entità del patrimonio netto (determinato in base al saldo fra elementi attivi e passivi oppure in base alla somma delle riserve obbligatorie e dell’avanzo patrimoniale) risulta pari, nel 1999, a 1.831 miliardi, in aumento rispetto al 1998 (1.779 miliardi).
        L’entità delle riserve obbligatorie soddisfa il vincolo di Riserva previsto dalla legge n. 449 del 1997, coprendo oltre 5 annualità delle rate di pensione in pagamento nel 1994. Tuttavia, non viene soddisfatto il requisito della copertura delle 5 annualità delle pensioni in corso di pagamento nei singoli anni, prevista dalla precedente normativa (decreto legislativo n. 509 del 1994): la copertura risulta infatti inferiore, collocandosi, nel 1999, a 4,5.

Sezione IV
Efficienza dell’Ente

        I costi di gestione direttamente imputabili allo svolgimento dell’attività dell’Ente, aumentati considerevolmente nel 1996, sostanzialmente a causa del rinnovo contrattuale, posto in essere in seguito al processo di privatizzazione dell’Ente, e soprattutto del forte incremento dell’onere sostenuto per il personale in quiescenza, registrano invece, negli anni successivi una consistente flessione in valore assoluto, dovuta alla riduzione registrata delle voci «personale in servizio» e «personale in quiescenza» (tav. 10). Nel 1999 i costi rimangono sostanzialmente stabili sui livelli del 1998.

        L’indice di costo amministrativo (determinato in base al rapporto fra le spese di gestione complessive e la spesa per prestazioni istituzionali) si colloca, nel 1999, al 5 per cento. Esso presenta valori generalmente inferiori rispetto a quelli registrati dagli altri Enti privatizzati (tav. 10).
        Con riferimento alla gestione del personale in servizio (tav. 11), dopo il calo delle unità in servizio registratosi nel 1996 (le unità di personale sono passate da 215 nel 1995 a 197 nel 1996), il numero di unità tende a risalire nei due anni successivi, mentre nel 1999 fa registrare un’ulteriore, consistente diminuzione passando a 192 unità. L’indice di occupazione, determinato in base al rapporto fra il personale in organico e il personale in servizio, risulta nel 1999 pari a 1,45, in consistente aumento rispetto al passato.
        L’indice di produttività, che indica il numero di prestazioni in capo a ciascun dipendente, si colloca nel 1999 a 38, risultando incrementato rispetto al passato, ma decisamente inferiore ai livelli di produttività degli altri Enti esaminati.
        In riferimento alla gestione dei crediti contributivi (tav. 13), si possono esaminare i dati relativi all’attività di vigilanza, alla gestione del contenzioso e al recupero dei crediti per attività diretta dell’Ente, al fine di valutarne l’efficienza operativa.
        Quanto all’attività di vigilanza, si deve notare che il numero delle aziende ispezionate, dopo il forte incremento fatto registrare nel 1997, diminuisce nel 1999. Anche l’entità dei contributi evasi accertati, fortemente aumentata nel 1998, grazie all’azione esercitata nei confronti di due aziende editoriali di grandi dimensioni (Rai e gruppo Espresso), ritorna su livelli più ridotti.
        I crediti contributivi recuperati aumentano, passando da 77 miliardi nel 1998 a 95 miliardi nel 1999. In percentuale, rispetto al totale dei crediti contributivi, rappresentano, a fine anno, una quota crescente, collocandosi al 66 per cento nel 1999. La maggior parte dei crediti contributivi recuperati (91 per cento) deriva dall’attività diretta dell’Ente.
        I costi sostenuti in relazione all’attività di recupero dei crediti (spese per l’attività di vigilanza e spese legali) costituiscono una quota decrescente dei crediti recuperati per attività diretta dell’Ente, che passa dal 4 per cento del 1995 a poco meno del 2 per cento nel 1999. La quota largamente maggioritaria dei costi è rappresentata dalle spese sostenute per la vigilanza (personale ispettivo eccetera).
        Infine, i tempi di liquidazione delle prestazioni, pari in media a 1 mese per tutte le tipologie, risultano inferiori ai valori medi calcolati per il complesso degli Enti considerati.

Osservazioni conclusive
        Nonostante la situazione di sostanziale equilibrio osservabile per la gestione tipica, dall’esame dei dati relativi al quinquennio 1995-99 emergono chiari segnali di deterioramento. Il coefficiente di copertura delle entrate rispetto alle uscite, pari a 1,06 nel 1999, registra valori prossimi all’unità in tutto il periodo osservato, evidenziando un progressivo avvicinamento delle entrate alle spese. Il rapporto demografico fra il numero degli assicurati «attivi» e il numero delle prestazioni erogate, che risente della crisi occupazionale del settore, si mantiene su valori pressoché costanti nel periodo esaminato, collocandosi a 2,37 nel 1999. Con riguardo alla situazione patrimoniale, risulta soddisfatto il vincolo di Riserva, in quanto il patrimonio netto copre, in ciascun anno, oltre 5 annualità delle rate di pensione in pagamento nel 1994; tuttavia, la copertura diminuisce, collocandosi su livelli inferiori a 5 annualità (4,5 nel 1999), se si considerano le pensioni in pagamento in corso d’anno. Vi è dunque il rischio di un rapido e progressivo deprezzamento delle riserve rispetto alla spesa sostenuta per le prestazioni.

        Con riferimento agli equilibri finanziari di medio periodo, l’Istituto ha provveduto alla predisposizione del bilancio tecnico aggiornato al 1º gennaio 1998 e contenente le proiezioni su un arco temporale di 15 anni (1998-2012), mentre nel corso dell’anno 2000 è stata data disposizione di redigere il nuovo bilancio tecnico su un orizzonte temporale più ampio. Oltre all’andamento del saldo fra i principali flussi di entrata (contributi e interessi) e di uscita (spese istituzionali e costi di gestione), risulta stimata l’evoluzione della situazione patrimoniale, al fine di verificare il rispetto del vincolo di Riserva imposto dalle apposite disposizioni legislative (legge n. 449 del 1997 e decreto legislativo n. 509 del 1994). Le gestioni prese in esame sono riconducibili alle prestazioni IVS (incluse le pensioni assistenziali) e, nell’ambito delle indennità temporanee, ai trattamenti di disoccupazione, Tbc, mobilità e assegni familiari.
        Le simulazioni sono state realizzate sulla base di una serie di ipotesi relative al quadro demografico e macroeconomico
4 e a quello normativo-istituzionale. In riferimento a quest’ultimo sono stati presi in considerazione la legislazione attualmente in vigore nonché gli effetti derivanti da alcune misure correttive.
        In particolare, le misure di intervento risultano le seguenti: 1) estensione all’intera carriera lavorativa del periodo preso a riferimento per il calcolo della pensione; 2) riduzione del massimale retributivo utile ai fini del calcolo dell’aliquota massima di rendimento da 104,7 a 64,4 milioni; 3) introduzione di coefficienti di abbattimento degli importi delle pensioni erogate in anticipo rispetto all’età pensionabile; 4) riduzione delle percentuali di attribuzione della pensione di reversibilità per i coniugi soli, in funzione dell’importo della pensione del «dante causa» e dell’ammontare dei redditi.
        Dall’esame delle risultanze del bilancio tecnico, emerge una situazione di sostanziale pareggio fra le entrate e le uscite, con un saldo positivo che passa da 40 miliardi nel 1998 a 65 miliardi nel 2012. La consistenza del patrimonio netto evidenzia una tendenza alla crescita (da 1.631 miliardi nel 1998 a 3.111 miliardi nel 2012); l’entità della riserva legale si mantiene costante nel periodo di previsione ad un valore pari a 1.444 miliardi, tale da garantire la copertura delle 5 annualità delle rate di pensione in pagamento nel 1997. Tuttavia, il rapporto fra il patrimonio netto e la spesa per prestazioni in corso di pagamento nel relativo anno si colloca, per tutto il periodo, di previsione su un valore pari a circa 4.
        Su questi già precari equilibri grava inoltre il complesso problema degli oneri per la disoccupazione completamente a carico dell’Istituto. Nel 1999, inoltre, l’Inpgi ha dovuto sostenere l’onere del pagamento di numerose nuove prestazioni pensionistiche di livello medio alto, a causa degli incentivi al prepensionamento offerti dalle aziende editoriali a professionisti non più giovani ma ancora lontani dell’età di pensionamento. Il fenomeno, se non arginato da specifici provvedimenti, potrebbe in futuro minare seriamente l’equilibrio della gestione tipica entrate contributive-spesa per prestazioni. A tal proposito l’Ente ha opportunamente proposto una riduzione della contribuzione dovuta dagli editori per la maternità, dallo 0,85 per cento allo 0,28 per cento, con la contestuale elevazione dello 0,57 per cento dell’aliquota contributiva a carico degli editori per il finanziamento della gestione previdenziale. Parallelamente, per l’equilibrio di lungo periodo della gestione previdenziale si renderebbe necessario un incremento dell’aliquota contributiva, o in alternativa una riduzione del livello delle prestazioni erogate.

        La legge finanziaria per il 2001 prevede, a favore dei giornalisti pubblicisti, titolari di un rapporto di lavoro dipendente, iscritti all’Inps, la possibilità di optare per l’Inpgi. Gli effetti di tale norma sull’equilibrio dell’Istituto risultano al momento incerti: da un lato permettono di realizzare, infatti, un ampliamento della platea degli iscritti, ma dall’altro potrebbero comportare nuovi e consistenti oneri dal momento che l’Ente dovrà garantire a tali soggetti i trattamenti di disoccupazione nonché la pensione anticipata di vecchiaia qualora ne facciano richiesta.
         In conclusione, si auspica il costante controllo dell’evoluzione dei fattori demografici e dei meccanismi di funzionamento della gestione, in modo da poter intervenire al fine del mantenimento dell’equilibrio e della sostenibilità di medio-lungo periodo. La situazione di sostanziale equilibrio che emerge dalle proiezioni contenute nel bilancio tecnico risulta infatti subordinata al verificarsi di due circostanze: l’introduzione di provvedimenti correttivi e l’assenza di crisi del settore che, se si dovesse riproporre, potrebbe manifestare i suoi effetti negativi sulle nuove adesioni e sull’onere per prepensionamenti.

1  La voce «prestazioni previdenziali» si riferisce ai trattamenti pensionistici IVS e alle prestazioni erogate dal Fondo di garanzia, mentre nella voce «altre prestazioni» confluiscono i trattamenti economici temporanei, le prestazioni per attività sociali e le prestazioni della gestione infortuni.

 2  Considerate al netto dei trattamenti erogati dal Fondo di garanzia e al lordo delle pensioni sociali e i prepensionamenti, che soprattutto negli anni più recenti hanno assunto un peso via via crescente in termini di numero di trattamenti e, dunque, di spesa.

3  La voce «titoli» comprende i titoli di Stato (Ctz) e le obbligazioni delle banche, mentre la voce «altri investimenti» si riferisce alle quote di fondi comuni di investimento in valori mobiliari. L’Inpgi, secondo quanto prevede il suo statuto, non può investire nel settore azionario.

4  Le principali ipotesi risultano le seguenti: tasso di inflazione al 2 per cento; crescita reale dei redditi professionali pari all’1 per cento su base annua; la consistenza numerica della collettività assicurata è stata supposta costante su tutto il periodo di simulazione.


Allegato 4
Relazione del senatore Michele DE LUCA

su

Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani –
gestione separata per i giornalisti che svolgono attività
di lavoro autonomo (Inpgi 2)


        L’Inpgi2-Gestione separata, istituita ai sensi del decreto legislativo n. 103 del 1996, in attuazione della delega conferita dalla legge n. 335 del 1995, assicura la tutela previdenziale obbligatoria ai giornalisti che svolgono attività autonoma di libera professione.L’Istituto di previdenza dei giornalisti che svolgono attività di lavoro autonomo provvede per gli iscritti ad erogare le prestazioni previdenziali (IVS) e l’indennità di maternità.

        Gli iscritti sono tenuti al versamento di un contributo soggettivo obbligatorio, del 10 per cento del reddito professionale netto da lavoro autonomo, per un importo minimo previsto pari a 125.000 lire e di un contributo integrativo del 2 per cento dei corrispettivi lordi incassati, destinato alle spese di gestione dell’Istituto e alla realizzazione degli accantonamenti necessari per la rivalutazione dei conti individuali degli iscritti. Su apposita domanda presentata annualmente, è data la possibilità agli iscritti di versare un contributo soggettivo aggiuntivo non inferiore al 5 per cento del reddito professionale.

Sezione I
Gestione economico-finanziaria: la gestione entrate contributive-spesa per prestazioni istituzionali

        L’Inpgi 2, come gli altri enti previdenziali di più recente costituzione, non eroga ancora prestazioni – con l’esclusione delle indennità di maternità – e pertanto ha potuto fornire solo parzialmente i dati richiesti dal modello unico di analisi. L’Istituto provvederà ad erogare prestazioni a partire dal 2001, al compimento del periodo di contribuzione minimo di 5 anni.

        Con riferimento alla gestione finanziaria, il saldo complessivo fra le entrate e le uscite, misurato secondo lo schema della rilevazione dei flussi di cassa, risulta, nel 1999, negativo per un totale di circa 2 miliardi; tale risultato è da attribuire esclusivamente al saldo in conto capitale che chiude con un passivo di 15 miliardi, dovuto ai pagamenti effettuati in corso d’anno per l’acquisto di valori mobiliari.
        Con riferimento alla gestione tipica entrate contributive-spesa per prestazioni istituzionali, come si è già osservato, l’Istituto provvederà ad erogare le prime prestazioni pensionistiche a partire dal 2001; pertanto, per il 1999, si rilevano entrate contributive per 32,6 miliardi a fronte di una spesa per prestazioni ancora pari a zero. Il numero di assicurati nel 1999 risulta pari a 8.035 unità, con un incremento su base annua del 18 per cento circa. Le stesse entrate contributive mostrano un incremento su base annua pari a circa il 16 per cento. Secondo quanto riportato nella relazione al bilancio consuntivo per il 1999, la distribuzione degli iscritti privilegia le classi di reddito basse: il 49 per cento degli iscritti dichiara infatti un reddito annuo fino a 10 milioni, il 19 per cento compreso tra 10 e 20 milioni, il 18,5 per cento tra 20 e 40 milioni, il 7,4 per cento tra 40 e 60 milioni, il 3,1 per cento tra i 60 e gli 80 milioni e un ulteriore 3,1 per cento oltre 80 milioni.
        In riferimento alle indennità di maternità, uniche prestazioni che vengono già erogate, si rileva nel 1999 una spesa pari a 290 milioni a fronte di entrate per 793 milioni, con un coefficiente di copertura delle entrate sulla spesa specifico della gestione maternità positivo e pari a 2,7.

Sezione II
Gestione immobiliare e mobiliare

        L’Inpgi 2 non possiede al momento patrimonio immobiliare.

         L’Istituto detiene invece nel 1999 valori mobiliari per poco meno di 24 miliardi, di cui il 49 per cento impegnato in quote di Fondi comuni, il 27 per cento circa in titoli a breve e il 22 per cento in titoli a medio e lungo termine. Il rendimento complessivo del patrimonio mobiliare è stato pari a 1,7 miliardi nel 1999, pari a un rendimento netto, in termini percentuali, dell’11,65 per cento.

Sezione III
Situazione patrimoniale-Riserve

        Il risultato economico di esercizio, determinato sulla base del saldo dei movimenti finanziari di parte corrente e del saldo delle partite di natura strettamente economica, evidenzia un avanzo di 3,1 miliardi nel 1999, destinato interamente alla Riserva di legge.

        Il patrimonio netto della Gestione è pari, per il 1999, a 6,3 miliardi destinato a Riserva.

Sezione IV
Efficienza dell’Ente

        Poche considerazioni si possono ancora trarre circa l’efficienza della gestione a causa della «giovane età» dell’Istituto. I costi di gestione, pari a 567 milioni nel 1999, risultano in lieve calo rispetto al 1998 (588 milioni). In particolare il 76 per cento della spesa complessiva è destinata agli oneri per il personale in servizio, e il 19 per cento all’acquisto di beni e servizi. Detti costi rappresentano nel 1999 appena il 9 per cento dell’introito derivante dalla contribuzione integrativa (6,4 miliardi nel 1999); una quota particolarmente ridotta se confrontata con quella degli altri Enti privatizzati di recente costituzione.

        Il numero di unità di personale in servizio risulta nel 1999 pari a 7.

Osservazioni conclusive
        L’Istituto erogherà, dunque, prestazioni a partire dal 2001. Al momento non è pertanto possibile condurre alcuna considerazione né sugli equilibri della gestione tipica entrate contributive-prestazioni istituzionali, né tantomeno sulla efficienza della gestione. A tal proposito va segnalata la necessità di procedere alla predisposizione del primo bilancio tecnico, secondo quanto previsto dalla legislazione in materia (decreti legislativi n. 509 del 1994 e n. 103 del 1996).

        Le uniche osservazioni in merito si possono formulare in relazione alla gestione maternità che presenta nel 1999 un coefficiente di copertura delle entrate sulle spese superiore all’unità e pari a 2,7.
        Nella relazione al bilancio consuntivo per il 1999, l’Istituto segnala un problema che si è prospettato nei confronti degli enti privatizzati costituiti ai sensi del decreto legislativo n. 103 del 1996, in seguito a un indirizzo trasmesso dai Ministeri vigilanti (Tesoro e Lavoro). Secondo questo indirizzo si indica la necessità che ogni bilancio riporti la contabilizzazione dei contributi riferiti ai redditi dell’anno stesso e non di quello precedente, come avveniva in passato. In questo modo, facendo riferimento ad un principio di competenza e non di cassa, gli enti interessati si troverebbero di fronte ad uno sfasamento temporale tra il momento in cui incassano la totalità dei contributi dovuti, settembre dell’anno di esercizio, e il momento in cui la rivalutazione del montante contributivo dovrebbe avere effetto, individuato nel dicembre dello stesso anno. Di conseguenza, il nuovo indirizzo consentirebbe di poter investire i contributi percepiti solamente per 4 mesi prima del termine previsto per la rivalutazione del montante individuale. Un periodo ritenuto del tutto insufficiente per poter realizzare le plusvalenze necessarie alla copertura della rivalutazione prevista dal Regolamento degli enti in questione.
         Come si è già osservato agli iscritti è data la possibilità di versare un contributo soggettivo aggiuntivo volontario, in relazione all’andamento della propria attività professionale (con aliquota minima pari al 5 per cento). Il diritto alla pensione di vecchiaia si consegue al raggiungimento dei 57 anni di età, con almeno 5 anni di contribuzione effettiva e a condizione che l’importo maturato risulti essere non inferiore a 1,2 volte l’importo dell’assegno sociale di cui alla legge n. 335 del 1995. Si prescinde dal predetto requisito anagrafico al raggiungimento di un’anzianità contributiva pari a 40 anni. L’importo di tale pensione è determinato moltiplicando il montante individuale dei contributi versati per il coefficiente di trasformazione relativo all’età. Il montante contributivo individuale viene annualmente incrementato a un tasso di capitalizzazione pari alla variazione media quinquennale del prodotto interno lordo nominale.
        È istituito infine un Fondo di riserva, cui sono imputate le differenze tra i rendimenti netti annui effettivamente conseguiti dagli investimenti finanziari e la capitalizzazione accreditata sui conti individuali, nonché l’ammontare del contributo integrativo, al netto delle spese di gestione.
        Qualora il rendimento annuo degli investimenti risulti inferiore al tasso di capitalizzazione fissato, si provvede a coprire la differenza mediante prelievo dal Fondo di Riserva. In caso di insufficienza di predetto Fondo la capitalizzazione riconosciuta sui conti individuali non potrà superare il rendimento netto annuo degli investimenti effettivamente conseguito.