AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3
a
)
MERCOLEDI’ 12 MAGGIO 1999
204
a
Seduta
Presidenza del Presidente
MIGONE
Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Ranieri.
La seduta inizia alle ore 14.40.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
(A007 000, C03
a
, 0039°)
Il presidente MIGONE, riflettendo sullo stato della discussione intorno al nuovo concetto strategico della NATO approvato a Washington, ritiene sia giunto il momento di avviare un approfondimento con gli strumenti previsti dai regolamenti parlamentari, per venire incontro alle numerose istanze sollevate nelle ultime sedute di Aula e di Commissione. Propone quindi o di utilizzare il 1° comma dell’articolo 50 al fine di elaborare una relazione per l’Assemblea sulla materia di competenza, oppure di aprire una indagine conoscitiva che, tra l’altro, consentirebbe di redigere resoconti stenografici delle audizioni che si svolgeranno.
Il senatore SERVELLO concorda con quest’ultima proposta e suggerisce di estendere l’indagine a quanto sta avvenendo negli altri paesi europei.
La senatrice SALVATO considera valida la proposta del Presidente ma segnala la necessità di ragionare sulla scelta delle persone che saranno chiamate a fornire il sostegno tecnico e giuridico, mediante le audizioni o con apposite consulenze.
Il senatore ANDREOTTI ritiene che comunque si debbano tenere distinti i due discorsi, sul Kossovo e sul concetto strategico, esprimendo dubbi sull’utilizzo dello strumento dell’indagine conoscitiva. Chiede anche che quanto prima siano disponibili in italiano tutti i documenti pubblicati e che si tenga un collegamento costante con gli altri parlamenti nazionali dell’Alleanza.
La senatrice SQUARCIALUPI segnala che si è tenuta ieri a Brema una riunione dei Ministri degli esteri e della difesa degli stati aderenti alla UEO e che si è discussa la costruzione di una politica estera e di difesa europea alternativa a quella della NATO: occorre organizzare per tempo un approfondimento e un dibattito parlamentare.
Il senatore RUSSO SPENA concorda con le proposte avanzate.
Il senatore VERTONE GRIMALDI propone di focalizzare l’indagine conoscitiva sui gravi problemi che l’evoluzione della NATO provoca rispetto a un diritto internazionale che si pretende già superato e a un ordinamento nuovo, che ancora deve costituirsi.
Il presidente MIGONE assicura la Commissione che si farà carico di avviare quanto prima le procedure informative che si riterranno opportune, chiedendo fin d'ora che si facciano pervenire suggerimenti sulle persone da invitare.
SULLA PUBBLICITA’ DEI LAVORI
(R033 004, C03
a
, 0023°)
Il presidente MIGONE avverte che è stata presentata richiesta di attivazione dell’impianto audiovisivo per lo svolgimento dell’odierna seduta. Comunica, altresì, che il Presidente del Senato, in previsione di tale richiesta, ha preannunciato il suo assenso.
La Commissione accoglie tale proposta e conseguentemente viene adottata questa forma di pubblicità, ai sensi dell’articolo 33, comma 4, del Regolamento, per il successivo svolgimento dei lavori.
PROCEDURE INFORMATIVE
Comunicazioni del Governo sulle conclusioni del Consiglio Atlantico di Washington.
(R046 003, C03
a
, 0019°)
Il sottosegretario RANIERI avvia una riflessione sui primi cinquant’anni dell’Alleanza Atlantica, nata da due svolte storiche, l’una della politica estera americana che abbandonava il tradizionale isolazionismo, e l’altra nel nuovo processo di collaborazione europea, avviato nel 1948 con la firma del Trattato di Bruxelles. Questi due percorsi hanno permesso un’evoluzione verso un sistema euro-atlantico di difesa, dapprima contro la minaccia sovietica e dopo, caduto il muro di Berlino, verso un nuovo corso di partenariato e dialogo per il mantenimento della pace.
Il vertice di Washington costituisce l’ultima tappa che avrebbe dovuto rappresentare un momento celebrativo del passato e delineare gli aspetti futuri, ma con la crisi del Kossovo in atto si è dovuto ridimensionare il primo carattere, dando invece ampio spazio agli aspetti politici ed operativi. La crisi del Kossovo è stata oggetto di specifiche riunioni da cui è emersa una rinnovata determinazione della NATO a procedere con l’azione militare per spingere la Serbia ad accettare le condizioni richieste, prospettando in seguito la disponibilità a sospendere gli attacchi aerei. Dalla riunione con i paesi dell’aerea di crisi è emersa la necessità di delineare un’ampia strategia per la stabilità e lo sviluppo politico-economico della regione, la cui sicurezza è riconosciuta di diretto interesse per i paesi dell’Alleanza, e prevedendo quindi un impegno specifico della NATO nonché la collaborazione con le altre organizzazioni internazionali che operano nel sud-est europeo. L’obiettivo di lungo periodo di questa iniziativa è la progressiva integrazione nei fori euro-atlantici dei paesi balcanici e di una rinnovata Repubblica iugoslava.
Per quanto concerne il nuovo concetto strategico dell’Alleanza, si è riconosciuta a fianco della difesa collettiva una dimensione di sicurezza collettiva, il che può avvenire nell’ambito di una naturale tendenza evolutiva, senza che il Trattato di Washington sia emendato. Lo strumento iniziale era infatti flessibile e lo si è spesso adeguato senza procedere a revisioni, tranne il caso dell’ammissione di nuovi membri. Nel corso di cinquant’anni l’aggiornamento è stato un
continuum
che non ha mai tradito l’obiettivo primario: l’impegno comune della difesa degli stati membri. Già nel 1991, di fronte al nuovo scenario mondiale vi fu una prima evoluzione del concetto di difesa, non più basato sulla deterrenza che aveva caratterizzato i tempi della guerra fredda; una rilevante trasformazione fu effettuata per gestire le crisi che avrebbero potuto mettere in gioco la stabilità e la sicurezza, cosa che poi si verificò nel caso della Bosnia Erzegovina. Il nuovo concetto strategico è espressione di un impegno politico interno all’Alleanza, volto a perseguire e meglio definire i suoi scopi difensivi senza apportare alcuna modifica al Trattato e non concretizzando rotture rispetto al passato.
Circa la legittimazione delle missioni non discendenti dall’articolo 5, sono salvaguardati il ruolo e la responsabilità del Consiglio di sicurezza dell’ONU e, allo stesso tempo, una flessibilità operativa che permette all’Alleanza di intervenire qualora il Consiglio di sicurezza risulti paralizzato per l’esercizio a fini politici del diritto di veto. Nel documento approvato esistono inequivocabili riferimenti al diritto internazionale e allo Statuto delle Nazioni Unite quali fonti atte a fornire la necessaria base legale alle operazioni non discendenti dall’articolo 5: ciò allontana i timori di una NATO che agisca al di fuori delle regole e permette di considerare la missione in Kossovo una legittima eccezione sostenuta dalla coesione degli stati membri di fronte ad una concreta minaccia.
In materia di identità europea di sicurezza e di difesa è stato riconosciuto il principio di un rapporto diretto da sviluppare con la UEO per evitare duplicazioni e per consentire l’impiego dei mezzi NATO da parte dell’Europa, laddove l’Alleanza nel suo insieme non intenda intervenire. A Washington si è riaffermato l’impegno per le ulteriori fasi di allargamento, approvando un piano di azione che i paesi candidati saranno incoraggiati a seguire: in questo contesto la Romania e la Slovenia hanno mantenuto una posizione di priorità, mentre la Macedonia e l’Albania, precedute dalla Bulgaria e dalla Slovacchia, hanno avuto una specifica segnalazione per l’apporto alle operazioni in Kossovo. Tale processo sarà rivisto entro il 2002 in un vertice di capi di Stato e di Governo.
L’Alleanza ha inoltre riaffermato la volontà di sviluppare un forte rapporto con la Russia, ha ribadito il principio dell’interesse alla sicurezza e stabilità del Mediterraneo e ha adottato un programma di rafforzamento del “partenariato per la pace”. Infine sono state lanciate due importanti iniziative relative alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e all’aggiornamento delle capacità di difesa dell’Alleanza, per svolgere al meglio le nuove funzioni di sostegno dei processi di pace e di collaborazione militare e civile.
Il presidente MIGONE, nel ringraziare il sottosegretario Ranieri per la sua ampia esposizione, avverte che è pervenuto ed è stato distribuito ai membri della Commissione il parere del Servizio del contenzioso diplomatico e dei trattati internazionali, in cui si afferma – conformemente a quanto ha testé sostenuto il rappresentante del Governo – che il Nuovo concetto strategico della NATO non è un accordo internazionale soggetto a ratifica e che l’intervento in Kossovo non è giuridicamente configurabile come una guerra.
Dichiara aperto il dibattito sulle comunicazioni del Governo.
Il senatore VERTONE GRIMALDI rileva differenze di fondo tra il testo approvato a Washington e l’interpretazione datane dal sottosegretario Ranieri, sul punto fondamentale relativo alla legittimazione delle missioni non strettamente difensive: per ben cinque volte nel testo del Nuovo concetto strategico si esclude la necessità di un’autorizzazione preventiva dell’ONU per tali interventi.
In generale, giudica allarmante la disinvoltura con cui si tende negli ultimi tempi a sorvolare sul diritto internazionale e soprattutto sul principio di non ingerenza negli affari interni degli Stati sovrani, che è stato finora alla base dell’ordinamento internazionale. Ciò genera la pericolosa tentazione di sostituire al diritto la forza dei fatti compiuti, che storicamente significa consentire alla coalizione militare più forte di usurpare il ruolo di gendarme internazionale.
E’ grave che i governi degli Stati membri non vogliano riconoscere il sostanziale cambiamento del ruolo e dei compiti dell’Alleanza Atlantica, sottoponendo quindi l’accordo di Washington ai Parlamenti nazionali, secondo le rispettive procedure costituzionali.
Il senatore TABLADINI ritiene davvero singolare che il rappresentante del Governo parli con enfasi di una nuova NATO e poi sostenga che il Trattato istitutivo non è stato modificato, almeno nella sostanza. Si sarebbe potuto comprendere un atteggiamento dubitativo e la richiesta di una pausa di riflessione, per approfondire i complessi aspetti della questione, ma non è assolutamente accettabile un giudizio così sbrigativo sulla conformità del Nuovo concetto strategico al Trattato istitutivo, nonché sulla sua legittimità sotto il profilo del diritto internazionale.
Nonostante l’atteggiamento remissivo o addirittura di soccorso al Governo, che hanno assunto alcuni Gruppi d’opposizione, si deve rivendicare con forza il diritto-dovere del Parlamento di valutare il contenuto degli accordi di Washington nel merito e anche sotto un profilo di legittimità.
Il presidente MIGONE, ricordato che la Commissione ha appena deciso di attivare procedure informative per chiarire le implicazioni giuridiche della nuova strategia della NATO, auspica che il dibattito in corso serva soprattutto a valutarne gli aspetti politici.
Il senatore RUSSO SPENA rileva anzitutto che il parere trasmesso dal competente servizio del Ministero degli affari esteri dimostra che anche il Governo italiano ritiene superato l’attuale ordinamento internazionale e, in assenza di un nuovo diritto, considera legittimi gli atti di forza. Del resto, già nelle comunicazioni rese sia alla Camera dei deputati sia al Senato il 20 aprile scorso, il ministro Dini affermò il valore paradigmatico dell’intervento in Kossovo rispetto alle nuove missioni che la NATO si accingeva ad assumere nel Nuovo concetto strategico.
Altri aspetti inquietanti dei vari documenti approvati al vertice di Washington sono la pretesa autonomia degli interventi NATO rispetto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il significato della difesa euro-atlantica, soprattutto nei confronti del mondo slavo, e l’ulteriore impulso dato al processo d’allargamento, che potrebbe includere persino l’Ucraina. Ciò provocherebbe inevitabilmente una nuova guerra fredda e spingerebbe la Russia ad allearsi con la Cina. E’ poi assurdo che non si sia definita con precisione l’area geografica in cui la NATO potrebbe svolgere le nuove missioni, poiché questa voluta indeterminatezza può consentire di colpire qualsiasi paese mediterraneo e forse addirittura gli stati del Golfo persico.
E’ dunque essenziale che il Parlamento discuta a lungo, e in tutte le sedi, dell’impatto che la strategia adottata a Washington avrà sugli equilibri del pianeta.
La senatrice SALVATO si dichiara stupefatta dal parere trasmesso dal Ministero degli affari esteri, per la sua superficialità che ne fa una maldestra copertura dei gravi comportamenti del Governo. E’ opportuno ricordare che il rappresentante del Governo nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari dichiarò che i capi di Governo a Washington non avrebbero sottoscritto alcun accordo sul Nuovo concetto strategico: i fatti hanno dimostrato che fu solo un tentativo di sottrarsi al confronto parlamentare, che continua peraltro anche dopo il vertice di Washington.
In realtà, tra le vittime della guerra nel Kossovo c’è anche il diritto internazionale: l’intervento della NATO viola apertamente l’articolo 53 dello Statuto delle Nazioni Unite, oltre che derogare allo stesso Trattato nord-atlantico. Vi è dunque uno stretto legame tra l’intervento in corso e la nuova strategia decisa a Washington, che spezza il legame strettissimo esistente tra il Trattato del 1949 e lo Statuto delle Nazioni Unite. Non del tutto chiare sono invece le ragioni per cui non sia stata prevista la ratifica del Nuovo concetto strategico, ma si può ipotizzare che i Governi atlantici preferiscano evitare imbarazzanti spiegazioni sul concetto di sicurezza che è alla base di quel documento e, soprattutto, vogliano mantenersi le mani libere sull’area d’intervento.
E’ poi inaccettabile che le missioni di carattere non difensivo siano state giustificate nel nome della tutela dei diritti umani, poiché è molto pericolosa la tendenza a generalizzare la legittimazione delle cosiddette “ingerenze umanitarie” all’interno degli stati sovrani. Del resto è paradossale che si facciano sostenitori di tali ingerenze proprio gli Stati Uniti, che non hanno voluto sottoscrivere lo statuto della Corte penale internazionale, appellandosi al principio della sovranità statale.
Per quel che riguarda il diritto interno, è evidente che il Governo voglia aggirare l’articolo 11 della Costituzione, negando che l’intervento in corso sia una guerra, come si afferma nello stesso parere del Ministero degli affari esteri, con argomenti inconsistenti. Un ulteriore
vulnus
alla Costituzione deriverebbe dalla mancata ratifica del Nuovo concetto strategico, cioè di un atto che non esaurisce i suoi effetti all’interno della NATO ma ha effetti di gran rilievo per la politica estera e la sicurezza degli stati che l’hanno sottoscritto.
Il senatore SERVELLO pone in risalto la grave difficoltà in cui si trova il Governo non tanto per ragioni di carattere giuridico-istituzionale, ma per un’evidente contraddizione politica: la sua maggioranza si è divisa nel giudizio sulla nuova strategia della NATO. Per quanto riguarda la sua parte politica, esprime un giudizio complessivamente positivo sul Nuovo concetto strategico, ma rivendica con forza il diritto del Parlamento a discutere e ad approvare un accordo internazionale di tale portata: basti pensare che di fatto alcuni poteri attribuiti esclusivamente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU saranno trasferiti alla NATO.
E’ perciò essenziale che il Senato si avvalga di tutti gli strumenti previsti dal suo Regolamento per individuare le sedi in cui i Gruppi parlamentari possano liberamente esprimersi.
Il senatore BASINI, dopo aver stigmatizzato i giochi di parole con cui il Governo cerca di negare che sia in corso una guerra nel Kossovo, osserva che con il Nuovo concetto strategico la NATO si trasformerà da alleanza difensiva in una sorta di Santa Alleanza che si ritiene chiamata ad imporre, in un’area geograficamente indeterminata, il modello di civiltà proprio dei suoi stati membri.
In linea di principio si dichiara favorevole a tal evoluzione, purché non avvenga in maniera surrettizia, cioè con formulazioni equivoche contenute in documenti sottoscritti dai governi e sottratti alla ratifica parlamentare. Nessun paese libero, quale che sia la sua costituzione, può accettare una procedura che smentisce clamorosamente proprio quei principi democratici e liberali che l’Alleanza intende affermare.
Nel merito del Nuovo concetto strategico, osserva poi che il superamento del principio di sovranità nazionale crea problemi maggiori di quelli che consente di risolvere: è auspicabile dunque che si proceda con estrema cautela nel decidere gli interventi al di fuori del territorio degli stati membri. Se così non fosse, una politica che mira a superare i limiti del diritto internazionale vigente porterebbe paradossalmente a regredire nella fase anteriore alla nascita degli stati sovrani.
Il senatore SENESE pone in risalto la differenza tra il concetto di difesa collettiva da un attacco armato, quale risulta dall’interpretazione sistematica degli articoli 5 e 6 del Trattato nord-atlantico, e il concetto di sicurezza collettiva affermato nel paragrafo 20 del Nuovo concetto strategico: non è chi non veda che l’oggetto stesso del Trattato risulta modificato. Da ciò deriva che i governi avrebbero dovuto negoziare una revisione del Trattato nord atlantico, secondo la procedura prevista dall’articolo 12 del Trattato medesimo.
E’ forse ancora possibile avviare correttamente un negoziato secondo tale procedura, in modo da consentire a ciascuno stato contraente di ratificare l’accordo sottoscritto secondo le rispettive procedure costituzionali. Se così non fosse, sarebbe inferto un duro colpo non soltanto al Trattato istitutivo dell’Alleanza, ma al diritto dei trattati, su cui si fonda tanta parte del diritto internazionale.
E’ inoltre chiaro che, se la NATO si ritiene in diritto di intervenire qualora il Consiglio di Sicurezza sia paralizzato dal diritto di veto – come ha testé affermato il rappresentante del Governo – allora ci si pone al di fuori non soltanto del Trattato che regola la NATO stessa, ma anche dello Statuto dell’ONU. Tale Statuto prevede, infatti, il diritto di veto dei membri permanenti sulle proposte di risoluzione, appunto per impedire iniziative che non abbiano il sufficiente consenso e non già per consentire interventi unilaterali, nel presupposto arbitrario che il Consiglio di Sicurezza sia “paralizzato”.
Il senatore ANDREOTTI si rammarica anzitutto per l’ostinazione con cui i capi di Stato e di Governo hanno voluto codificare un ampliamento dei compiti dell’Alleanza nel pieno svolgimento dell’intervento nel Kossovo, che avrebbe dovuto consigliare invece un rinvio delle decisioni sul Nuovo concetto strategico. E’ mancata forse la necessaria prudenza e lungimiranza, come dimostrano gli inquietanti sviluppi della situazione politica in Cina e in Russia, che in larga parte sono conseguenze d’iniziative non sufficientemente meditate.
Per quel che riguarda i contenuti del Nuovo concetto strategico, la concezione flessibile ed evolutiva dell’Alleanza sostenuta dal rappresentante del Governo non trova riscontro nel recente dibattito sull’allargamento della NATO: nella relazione governativa al disegno di legge veniva anzi ribadita la centralità dell’articolo 5 del Trattato, da cui deriva la natura difensiva dell’Alleanza. E’ poi inquietante che nel vertice di Washington si sia ipotizzato un ulteriore allargamento nei prossimi anni, menzionando anche i paesi baltici, quasi a sfidare apertamente la Federazione russa. In particolare, desta perplessità l’inclusione del terrorismo tra le nuove minacce cui l’Alleanza dovrebbe far fronte, anche perché tanti movimenti politici e persino numerosi stati sono considerati terroristici, sulla base di criteri opinabili e comunque unilaterali.
Vi è dunque un cambiamento dei compiti dell’Alleanza che potrebbe essere enorme, se il documento di Washington fosse interpretato alla lettera, ma è augurabile che si ravvisi l’esigenza di una rivisitazione di tale testo. Contemporaneamente i governi europei dovrebbero assumere adeguate iniziative per rafforzare la politica estera e di sicurezza comune, nell’ambito dell’Unione europea, e per valorizzare il ruolo dell’OSCE; in caso contrario le stesse istituzioni europee saranno fortemente ridimensionate dalla svolta avvenuta a Washington.
Il senatore PORCARI rileva che il Governo ha commesso un vero passo falso, evitando un confronto parlamentare nell’Assemblea del Senato e lasciando al pur bravo sottosegretario Ranieri la penosa incombenza di subire la legittima reazione proveniente da più parti politiche. Pur condividendo in buona parte il documento strategico approvato a Washington, ritiene che il Governo dovrebbe chiederne la trasformazione in un accordo internazionale soggetto alla ratifica degli stati contraenti.
Tra i punti meno noti del documento, ve ne sono alcuni di fondamentale importanza come il riconoscimento di un’identità di difesa e di sicurezza europea, all’interno dell’Alleanza, e la distinzione tra il ruolo dell’OSCE, nella prevenzione delle crisi, e quello della NATO, che dovrebbe intervenire qualora siano esauriti tutti i tentativi di soluzione negoziale. Quanto poi alla costruzione di una difesa europea autonoma, si tratta senz’altro di un’idea validissima, che richiede adeguati stanziamenti e una coerente volontà politica per potersi tradurre nella realtà.
In conclusione, è paradossale che le posizioni del Governo in ordine alla revisione del concetto strategico della NATO siano sostenute da larga parte dell’opposizione e non abbiano, invece, il consenso di vasti settori della maggioranza.
Il senatore MAGGIORE si sofferma sul parere del Servizio del contenzioso diplomatico e dei trattati internazionali, che si è spinto ancora più in là delle comunicazioni del Sottosegretario nell’inquadrare il Nuovo concetto strategico nell’ambito della formazione interna della volontà dell’Alleanza, considerando così la NATO alla stregua di una persona giuridica privata. E’ necessario invece ribadire la sua natura di alleanza tra stati sovrani, basata su un trattato internazionale, per ricondurre il dibattito in corso sui giusti binari del diritto internazionale e del diritto costituzionale degli stati membri.
Il senatore PIANETTA concorda con il Sottosegretario sul punto che la NATO, sorta per opporsi ad un’eventuale aggressione sovietica, è inevitabilmente cambiata in seguito al venir meno di tale minaccia. Si è così passati dalla difesa collettiva, prevista dall’articolo 5 del Trattato, a una concezione estensiva della sicurezza che contempla anche la prevenzione o la gestione dei conflitti al di fuori del territorio dell’Alleanza.
Il Parlamento non può certo fingere di non accorgersi di questo straordinario cambiamento ed ha quindi il dovere di discuterne in maniera quanto mai seria ed approfondita, per poter poi adottare appropriate decisioni in ordine ad un’eventuale ratifica. Peraltro l’esito di tale dibattito influenzerà certamente anche le posizioni da assumere in ordine alla riforma dell’ONU e al rafforzamento della politica estera e di sicurezza comune, nell’Unione europea. Si tratta infatti di tre temi che richiedono una ridefinizione dello Stato-nazione, nella nuova realtà europea e internazionale, e che devono essere considerati contestualmente, nella prospettiva di un nuovo equilibrio internazionale.
La senatrice DE ZULUETA esprime perplessità per il parere trasmesso dal Ministero degli affari esteri, che sembra andare ben al di là del quesito che la Commissione aveva rivolto ai competenti uffici del Ministero stesso. Infatti, dopo aver liquidato molto sbrigativamente la complessa questione giuridica, l’estensore del parere svolge considerazioni politiche sull’intervento in Kossovo, che non sembrano di pertinenza del Servizio del contenzioso diplomatico e dei trattati internazionali e che comunque non sono accettabili. Basta infatti paragonare tale intervento alla missione in Bosnia, che fu autorizzata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, per comprendere quali dovrebbero essere le nuove missioni della NATO nella gestione delle crisi.
Desta meraviglia poi l’interpretazione del Nuovo concetto strategico da parte del rappresentante del Governo, laddove afferma che la NATO interverrà autonomamente nei casi in cui l’esercizio del diritto di veto può paralizzare il Consiglio di Sicurezza. Ciò non è affermato espressamente nel documento, in cui si legge invece un chiaro tentativo di mantenere il collegamento con le Nazioni Unite, ed è stato apertamente contestato dal presidente Chirac.
La mozione presentata in Senato dai Presidenti dei gruppi parlamentari dei Democratici di sinistra e del Partito popolare, sottoscritta peraltro da numerosi senatori di tali gruppi, ha indicato una via per contemperare le diverse esigenze emerse nel dibattito precedente il vertice di Washington. Sembrava che tale documento potesse costituire una piattaforma comune per le forze politiche di maggioranza, accettabile anche dal Governo, ma le posizioni espresse nel parere del Ministero sono purtroppo incompatibili con i contenuti di quella mozione.
Il presidente MIGONE mette in evidenza le inevitabili conseguenze che la fine della guerra fredda hanno avuto per la NATO e per l’ONU. Mentre Boutros Ghali coglieva l’occasione per rilanciare il ruolo delle Nazioni Unite quale organizzazione di sicurezza collettiva, purtroppo scoppiavano in tutto il mondo un gran numero di conflitti regionali – congelati ma non risolti durante la guerra fredda – e l’ONU si è trovata non attrezzata a far fronte a tali sfide, anche perché non si era voluto dare attuazione agli articoli del suo Statuto che prevedono la creazione di uno stato maggiore permanente per gestire le operazioni di
peace keeping
e
peace enforcement
.
La NATO disponeva invece degli strumenti per intervenire e, per di più, era ed è l’unica organizzazione i cui interventi sono facilmente accettati dall’opinione pubblica e dal Congresso degli Stati Uniti, in una fase in cui è forte la tendenza a rinazionalizzare la politica estera. In tale contesto si è da più parti pensato che l’evoluzione in corso nell’Alleanza Atlantica potesse approdare a una dimensione di sicurezza collettiva, facendo sostanzialmente della NATO un’organizzazione regionale inquadrabile nel sistema delle Nazioni Unite.
Già nel 1991 il concetto strategico dell’Alleanza, approvato al vertice di Roma, conteneva
in nuce
questa evoluzione e prefigurava quelle nuove missioni che sono state poi codificate nel vertice di Washington. Peraltro anche il Senato italiano, nell’approvare l’allargamento della NATO ai tre nuovi stati membri, adottò un ordine del giorno in cui si invitava il Governo a promuovere con adeguate iniziative la trasformazione dell’Alleanza nel senso già indicato.
Pertanto, se si può condividere sotto il profilo storico-politico la continuità nel processo di evoluzione dell’Alleanza, è lecito attendersi dal Governo una maggiore attenzione ai documenti approvati dal Parlamento e una reale disponibilità al confronto parlamentare, prima e nel corso dei negoziati che conducono alla sottoscrizione di importanti accordi internazionali. Peraltro un serio dibattito in Assemblea prima del vertice di Washington avrebbe anche rafforzato la battaglia che il Governo sta conducendo per la soluzione politica della crisi del Kosovo.
Infine il presidente Migone fa presente che non ritiene opportuno entrare in questa sede nella discussione sugli aspetti giuridici ed istituzionali della revisione della strategia della NATO, dal momento che la Commissione ha deciso di attivare le procedure informative per chiarire la complessa questione.
Il sottosegretario RANIERI assicura che il Governo non ha alcun problema ad accettare un approfondito dibattito in Assemblea, che si concluda con il voto di un documento impegnativo; se si ponesse poi un problema di ratifica del documento sottoscritto a Washington, anche i parlamentari hanno gli strumenti per poter promuovere tale procedura. Fa presente però che in nessun altro stato membro della NATO è stata richiesta la ratifica del Nuovo concetto strategico, su cui vi sono stati invece dibattiti politici in Parlamento, prima o dopo il vertice di Washington.
Ribadisce che il documento in questione rappresenta un aggiornamento della politica di sicurezza dopo la guerra fredda, in una linea di continuità con il concetto strategico approvato nel 1991. Del resto nel dibattito parlamentare sul disegno di legge che autorizzò la ratifica dell’allargamento della NATO, come ha ricordato il Presidente, erano già implicite le nuove missioni cui l’Alleanza è chiamata nella mutata realtà internazionale.
Per quel che concerne la legittimazione dell’ONU, richiama l’attenzione della Commissione sui paragrafi 15 e 31 del documento, che definiscono l’ancoraggio delle nuove missioni all’ONU nel senso desiderato da Francia e Italia. Il caso del Kossovo non può costituire un precedente, nemmeno per gli Stati Uniti, date le circostanze storiche del tutto particolari che hanno imposto l’intervento della NATO.
Chiarisce poi il senso delle sue affermazioni sul diritto di veto, che nell’era della guerra fredda ha avuto certamente una funzione positiva, anche se ha limitato la capacità di intervento delle Nazioni Unite; ma nelle circostanze attuali l’esercizio di tale diritto rischia di trasformare il Consiglio di Sicurezza nel muto testimone delle ingiustizie subite dai più deboli.
Giudica alquanto azzardata la tesi secondo cui gli Stati Uniti abbiano voluto l’intervento nel Kossovo o la revisione della strategia della NATO per impedire all’Europa di costituirsi come soggetto politico autonomo. Al contrario, il Nuovo concetto strategico valorizza giustamente l’identità di sicurezza e di difesa europea e, contemporaneamente, al vertice di Washington è stata rilanciata la
partnership for peace
e si è dato nuovo impulso al partenariato con l’Ucraina.
Per quanto riguarda infine i possibili sbocchi della crisi del Kossovo, si augura che la via tracciata dal G8 possa portare a un accordo; considera comunque inaccettabile addossare alla NATO la responsabilità di un conflitto provocato dall’oltranzismo di Milosevic.
Il presidente MIGONE ringrazia il sottosegretario Ranieri e dichiara chiuso il dibattito sulle comunicazioni del Governo.
IN SEDE CONSULTIVA
Schema di decreto ministeriale concernente interventi per l’esercizio finanziario 1999 destinati all’acquisto, alla ristrutturazione e alla costruzione di immobili da adibire a sedi di rappresentanze diplomatiche e di uffici consolari, nonché di alloggi per il personale
(n. 424)
(Parere al Ministro degli affari esteri, ai sensi dell’articolo 1, comma 2, della legge 31 dicembre 1998, n. 477: seguito dell’esame e rinvio)
(R139 b00, C03
a
, 0009°)
Riprende l’esame, sospeso nella seduta del 29 aprile scorso.
Il relatore MAGGIORE dà conto degli interventi recati dallo schema di decreto ministeriale per il 1999, primo anno del programma di spesa per l’acquisto, la ristrutturazione e la costruzione di immobili all’estero per il periodo 1998-2004, previsto dalla legge 31 dicembre 1998, n. 477. Con lo schema di decreto in esame il Ministro degli affari esteri autorizza in realtà la spesa di oltre 42 miliardi di lire, pari alla somma degli stanziamenti per il 1998 e il 1999, nonché dei residui di stanziamento per il 1996 e per il 1997 esistenti sullo stesso capitolo di bilancio.
Premesso che l’Italia possiede un cospicuo patrimonio immobiliare all’estero - spesso inadeguato alle attuali esigenze delle ambasciate e dei consolati, ma di difficile alienazione - fa presente che la ristrutturazione di tali sedi diventa spesso una scelta obbligata: è questo il caso delle ambasciate di Praga, di Sofia e di Londra, del Consolato generale di San Francisco e della stessa ambasciata di Berlino, che sarà interamente restaurata dopo cinquanta anni di abbandono.
Nel caso dell’ambasciata a Washington, poiché le caratteristiche dell’immobile sede della vecchia cancelleria rendono possibile l’alienazione, si è preferito costruire
ex novo
la nuova sede su un terreno che era già di proprietà dello Stato, in una delle vie più prestigiose della capitale degli Stati Uniti. In altri casi sono stati previsti interventi di manutenzione straordinaria, resi necessari dall’usura del tempo, oppure dalla necessità di adeguare le condizioni di sicurezza delle sedi. Infine vi sono casi in cui i locali che ospitano la sezione consolare dell’ambasciata devono essere ampliati, come ad esempio nella sede di Bucarest, per facilitare il rilascio dei visti di ingresso in attuazione degli accordi di Schengen. In conclusione, tenuto conto che la legge finalizza il programma di interventi agli edifici che ospitano rappresentanze diplomatiche, uffici consolari, nonché alloggi per il personale, il Relatore propone di esprimere parere favorevole.
Il presidente MIGONE avverte che, in base all’articolo 1 della legge n. 477 del 1998, il parere delle Commissioni parlamentari investe le scelte di priorità compiute dal Ministero. La Commissione non sarebbe invece competente a valutare la regolarità delle procedure o la congruità dei lavori sotto il profilo tecnico.
Il senatore TABLADINI prende al parola anzitutto per un richiamo al Regolamento, ritenendo scorretto che il Presidente solleciti la sostituzione dei senatore assenti, i quali potrebbero deliberatamente non partecipare alla votazione di un provvedimento per ragioni di ordine politico. Non spetta al Presidente della seduta dunque assumere iniziative che incidono sul libero orientamento di ciascun senatore.
Per quel che lo riguarda, dichiara di non voler condividere la responsabilità delle scelte effettuate dal Ministro degli affari esteri, anche perché la documentazione fornita alla Commissione è insufficiente e non consente di esprimere un reale giudizio nel merito degli interventi.
Il presidente MIGONE assicura che non avrebbe sollecitato la sostituzione di alcun senatore, se avesse avuto elementi per poter concretamente supporre un significato politico della sua assenza. Gli risulta invece che i senatori sostituiti dai rispettivi Capigruppo non avevano manifestato l’intenzione di non partecipare al voto. Peraltro la sua premura deriva dal fatto che il parere sul decreto in esame è stato previsto dalla legge n. 477 del 1998, in virtù di un emendamento approvato da parte della Commissione.
Il senatore TABLADINI ribadisce che, a norma di Regolamento, la decisione circa la sostituzione dei senatori assenti non compete al Presidente della Commissione.
Il senatore DI BENEDETTO precisa che partecipa ai lavori della Commissione in sostituzione del senatore Roberto Napoli, che è anche presidente del suo gruppo parlamentare. Tale sostituzione non è stata sollecitata da nessuno, ma dipende dal fatto che il senatore Napoli non ha la possibilità di partecipare alla seduta.
Il senatore RUSSO SPENA dichiara che si asterrà nella votazione della proposta di parere favorevole, poiché non tutti gli interventi indicati nello schema di decreto sembrano avere valide motivazioni. Ad esempio, l’ambasciata d’Italia ad Amman intende acquistare un terreno edificabile adiacente alla residenza dell’ambasciatore, solo per impedire che tale terreno sia acquistato dall’associazione "Fratelli musulmani".
Il senatore CORRAO ritiene che si dovrà modificare la legge n. 477, prevedendo che le Commissioni indichino le priorità prima che sia predisposto lo schema di decreto.
Il presidente MIGONE dichiara di condividere questa proposta, poiché l’effettiva valutazione delle priorità richiede una comparazione tra i vari interventi sollecitati dalle ambasciate. Invita inoltre il Relatore a sottolineare l’importanza delle opere di manutenzione straordinaria per non pregiudicare la funzionalità e il valore degli immobili.
Il relatore MAGGIORE, dopo aver precisato che gli elementi informativi disponibili sugli interventi consentono di esprimere un seppur sommario giudizio, propone di esprimere un parere favorevole integrato con le osservazioni del senatore Corrao e del presidente Migone.
Il PRESIDENTE, accertata la mancanza del numero legale, rinvia la votazione ad altra seduta.
Il seguito dell'esame è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 18.20.