COMMISSIONE PARLAMENTARE
di controllo sull'attività degli enti gestori
di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale
MERCOLEDÌ 22 OTTOBRE 1997

20a Seduta
Presidenza del Presidente
Michele DE LUCA

Intervengono: per la Spi-CGIL la dottoressa Luigina De Santis segretaria nazionale e i funzionari Ottavio Di Loreto e Guido Girolami; per la Fnp-CISL i signori Pasquale De Martino e Stefano De Iacobis; per la Uilp-UIL i signori Mauro Sasso e Antonio Consalvo.

La seduta inizia alle ore 20,05.

SULLA PUBBLICITA' DEI LAVORI
(R033 004, B68a, 0013°)

Il presidente Michele DE LUCA propone che per i lavori della Commissione - dei quali sarà redatto il resoconto stenografico oltre a quello sommario - sia attivato il circuito audiovisivo interno per il quale ha acquisito preventivamente l'assenso presidenziale: la Commissione concorda e l'impianto è attivato.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE
(A008 000, B68a, 0003°)

Il PRESIDENTE comunica che i deputati Battaglia e Strambi sono stati sostituiti rispettivamente dai deputati Gasperoni e Cangemi: rivolge quindi un cordiale saluto agli uscenti ed ai nuovi arrivati, con auguri di buon lavoro.
Per quanto riguarda il programma dei lavori della Commissione, fa presente che in sede di Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, si è convenuto di calendarizzare, oltre alle audizioni previste per stasera e per domani, una audizione del Ministro del lavoro sulle prospettive di riforma degli organi di gestione degli enti di previdenza e assistenza sociale. Al riguardo egli prenderà contatti con il Ministro per stabilire una data.
Altra materia su cui l'Ufficio di Presidenza ha concordato di avviare una procedura informativa riguarda l'assistenza sociale: al riguardo egli proporrà un programma tenendo conto dei vari impegni dell'attività parlamentare.

Audizione dei rappresentanti dei sindacati dei pensionati Spi-CGIL, Fnp-CISL e Uilp-UIL sull'armonizzazione in materia pensionistica.
(R047 000, B68a, 0013°)

Il presidente Michele DE LUCA - premesso che l'audizione dei rappresentanti sindacali, ai quali porge un cordiale benvenuto, consentirà di approfondire il problema dell'armonizzazione dei regimi previdenziali, sul quale i sindacati hanno compiuto un interessante studio, inviato alla Commissione dal Presidente del Senato - evidenzia come la materia da affrontare si innesti perfettamente nell'approfondimento compiuto dalla Commissione nella sua recente relazione sulla riforma pensionistica. L'armonizzazione è una tematica di grande attualità e le riflessioni da compiere possono costituire un utile apporto al negoziato in corso in altra sede.

Prende quindi la parola la dottoressa DE SANTIS. Premesso che parlerà anche a nome degli altri rappresentanti sindacali presenti e che, nel processo di attuazione della legge n. 335 del 1995, si è posta una particolare attenzione alla armonizzazione dei regimi previdenziali, in vista del superamento di quella «previdenza di mestiere» che c'era fino al 1995, sottolinea come i forti contrasti avutisi contro l'avvicinamento dei sistemi previdenziali abbia indotto i rappresentanti dei pensionati a rivolgersi anche direttamente al Presidente della Repubblica, in qualità di «primo garante», perchè i testi dei decreti legislativi in elaborazione non vanificassero la riforma introdotta con la citata legge n. 335.
Riferendosi al documento elaborato dalle segreterie dei sindacati dei pensionati Cgil, Cisl e Uil, osserva che in esso sono state evidenziate le maggiori resistenze avutesi dalle categorie che risultavano le più privilegiate sul piano previdenziale e con scarsa presenza sindacale (è il caso del personale della Banca d'Italia e dell'Ufficio italiano cambi), mentre nelle categorie in cui i sindacati hanno una forte presenza si è riusciti ad ottenere il rispetto del principio di armonizzazione, per il quale una lira deve avere lo stesso rendimento per tutti i pensionati. Osservato poi che è incomprensibile il motivo per cui debba sussistere un trattamento pensionistico differenziato fra i pensionati dell'Inps e i pensionati del pubblico impiego, e dopo aver auspicato che si avvicinino non gli importi ma le regole generali per il trattamento previdenziale dei parlamentari e del personale delle Camere, la dottoressa De Santis rileva che ulteriori passi in avanti potrebbero avere grandissima valenza democratica.
Passa quindi ad illustrare sinteticamente una nota che consegna alla Presidenza, soffermandosi in particolare sui problemi dell'età per l'accesso alla pensione di vecchiaia (ci sono diversi limiti d'età non sempre giustificati; in ogni modo la riduzione di età deve essere riservata esclusivamente alle attività usuranti), dei requisiti per l'accesso alla pensione di anzianità, della retribuzione pensionabile, del rendimento annuo, del massimale pensionabile («tetto»), dei trattamenti per invalidità - inabilità (bisogna compiere un passo in avanti rispetto alla parziale attuazione finora data alla delega), della previdenza integrativa (continuano ad esistere nel nostro sistema previdenziale fondi integrativi di cui nessuno vuole parlare, mentre è necessario intervenire) e della «mutualità pensioni » (più conosciuta come «pensioni alle casalinghe»).
A quest'ultimo riguardo pone l'accento sull'incomprensibile posizione dell'Inps secondo cui non è possibile, ad esempio, cumulare, - con un periodo di lavoro e di contributi obbligatori di 15 anni - il versamento di contributi volontari per l'assistenza in casa ad un genitore ammalato.
Evidenziato poi che sono stati emanati decreti legislativi che hanno peggiorato la situazione, la dottoressa De Santis si sofferma sull'istituto della «ausiliaria», giustificato con l'esigenza di mantenere la disponibilità di militari (se si tratta di attività usuranti non si capisce quante residue energie lavorative si possano considerare disponibili; si sono verificati inoltre fatti contingenti che hanno consentito alle forze dell'ordine di riscuotere «in contanti» un trattamento pensionistico favorevole) nonchè sul trattamento discriminatorio per talune società ed auspica che le risorse di cui abbisogna il settore agricolo vengano assegnate mediante appositi diretti stanziamenti e non attraverso lo strumento previdenziale, con un lento processo di armonizzazione contributiva che dura ormai da 30 anni.
Avviandosi alla conclusione, pone l'esigenza di rendere trasparente il sistema pensionistico, evitando che ci siano troppi enti a gestire piccole realtà (sopravvive e riprende vigore quello che era il primo degli enti considerati inutili) e di rendere il paese economicamente più forte ma anche più giusto (a chi sostiene la riduzione della contingenza ai pensionati ricorda che costoro hanno subito in varie fasi riduzioni per un totale di 15.500 miliardi).

Prende quindi la parola il rappresentante della Fnp-Cisl, DE MARTINO, il quale fa presente che si premurerà di inviare ai Commissari il documentato volume contenente le proposte dei sindacati sulle deleghe della legge 335 del 1995 e sottolinea che nella nota consegnata stasera sono stati evidenziati punti che andrebbero immediatamente esaminati in materia di armonizzazione. Conclude ponendo l'accento sulle incidenze negative di taluni decreti legislativi che non hanno risposto allo spirito della legge di delega ed auspica che si proceda in tempi non lunghi.

Seguono interventi dei Commissari.

Il deputato STELLUTI, premesso che nei dibattiti svoltisi in Commissione si è sostenuto che sarebbe stato necessario arrivare non tanto all'armonizzazione quanto ad una opportuna omogeneizzazione, osserva che il problema è dato dalla norma della legge n. 335 secondo cui l'armonizzazione va realizzata col consenso delle parti interessate. Ci sono state estenuanti contrattazioni con i sindacati di categoria; il risultato è adesso oggetto di critiche, che egli condivide e che coincidono con le osservazioni avanzate in seno alle Commissioni lavoro delle Camere (si è, ad esempio, ribadito che gli aiuti all'agricoltura debbono seguire canali più propri e non quello previdenziale).
Auspicato che si proceda celermente per creare situazioni di maggiore giustizia e dopo aver sottolineato che un grave problema previdenziale è quello del consistente stock di pensionati usciti «in tenera età», conclude chiedendo se si ritenga di poter coinvolgere questi ultimi nel processo di risanamento del sistema.

Il senatore Roberto NAPOLI rileva con soddisfazione la validità oggettiva della analisi compiuta dalla signora De Santis e dagli altri sindacalisti, con riferimento a specifiche norme. Quanto esposto dalla rappresentante della Spi-Cgil, egli aggiunge, conferma che sono stati persi due anni da quando, nel 1994, il Polo ebbe a proporre una riforma previdenziale, contro cui si schierò la mobilitazione sindacale. Rimane l'amarezza di constatare che la mancata attuazione di quella riforma è costata ai cittadini 16.200 miliardi l'anno, secondo i calcoli compiuti dal professore Onofri.
Rilevato che l'anomalia italiana della pensione di anzianità è causa di diseguaglianze e di ingiustizia e che la posizione di Rifondazione Comunista a difesa di un sistema di privilegi danneggia i cittadini, il senatore Napoli fa riferimento alla confusione introdotta fra normativa sanitaria e quella del pubblico impiego a proposito di invalidità e dichiara di condividere le critiche che sono state esposte circa la truffa sulla pensione alle casalinghe: il sottosegretario Gasparrini - aggiunge l'oratore - continua a dire che il relativo fondo è stato già attivato, mentre è a tutti noto che manca l'apposito decreto.
Facendo quindi riferimento al comma 1 dell'articolo 21 del disegno di legge governativo «Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica» (Atto Senato n. 2793 collegato al disegno di legge finanziaria) nel quale si prevede, a proposito di organismi collegiali, che «al fine di conseguire risparmi di spese e recuperi di efficienza nei tempi di procedimenti amministrativi, l'organo di direzione politica responsabile, con provvedimento da emanare entro 6 mesi dall'inizio di ogni esercizio finanziario, individua i comitati, le commissioni, i consigli ed ogni altro organo collegiale con funzioni amministrative ritenuti indispensabili per la realizzazione dei fini istituzionali dell'amministrazione o dell'ente interessato», chiede di conoscere quali siano questi organi di «direzione politica».

Il senatore MACONI osserva preliminarmente che la proposta Berlusconi non implicava una vera riforma poichè si limitava a tagliare delle prestazioni, lasciando immutata la griglia di privilegi, e passa ad evidenziare come sia stata più volte sottolineata l'inadeguatezza del processo di armonizzazione e si sia pensato alla omogeneizzazione, consentendo una diversità di trattamento solo in caso di comprovata diversità oggettiva di lavoro.
Chiede quindi se la contrarietà dei rappresentanti sindacali ad un ritocco della scala mobile valga per tutti i livelli di pensione e se si ritenga di poter chiamare a partecipare al risanamento del sistema, nel processo di armonizzazione, coloro che ne hanno finora beneficiato.

Il deputato GASPERONI sottolinea anzitutto che la citata legge n. 335 del 1995 parla di delega al Governo per l'armonizzazione e non per l'omogeneizzazione. Pur non volendo negare che sarebbe stato auspicabile fare meglio e di più in materia, tiene a sottolineare che molti dei parlamentari hanno fatto la loro parte nelle rispettive Commissioni lavoro di Camera e Senato; aggiunge di ritenere indispensabile considerare alcune specificità delle categorie dei lavoratori e riconosce che possono esservi altre risposte ad alcuni problemi (ad esempio, il dipartimento di pubblica sicurezza avrebbe potuto avere un trattamento diverso rispetto a quello dato ai militari).
Osservato poi che la mancata definizione dei lavori usuranti è stata spesso addotta come motivo del permanere di disparità di trattamento, pone l'esigenza di chiarire il punto «oscuro» dell'equilibrio del fondo degli statali ed auspica che in questi giorni di trattative si cerchi di non lasciare fuori nessuno degli obiettivi prestabiliti.

Il deputato DUILIO premette, in riferimento alle osservazioni della rappresentante della Cgil secondo cui c'è un fondamentale problema di regole democratiche, che il metodo democratico è un pò più complicato degli altri, specie quando ci si trova di fronte ad un sistema che è frutto di diverse costruzioni stratificate nei vari decenni.
Auspica quindi che ci sia il necessario concorso di tutti nella definizione dei lavori usuranti, problema di difficile soluzione (è difficile trovare chi non consideri usurante il proprio lavoro; lo stesso pilota di aereo, lasciato il lavoro usurante non è detto che non possa svolgere un altro tipo di lavoro) e passa a soffermarsi sulla questione dell'accertamento e della gestione della invalidità, su cui egli ha avanzato un 'apposita proposta di legge (Atto Camera n. 4141), prevedendo la competenza dell'Inail.
Per quanto riguarda la scala mobile delle pensioni, si chiede se non sia sbagliato un atteggiamento di contestazione radicale per quanto riguarda i trattamenti elevati (lasciando fuori le pensioni minime).

Il presidente Michele DE LUCA osserva anzitutto che sull'armonizzazione mancata si verifica una sorta di rimpallo di responsabilità. Ricorda che in materia il Ministro del lavoro ha dichiarato in questa Commissione di controllo che i pareri espressi dalle competenti Commissioni parlamentari di Camera e Senato erano più benevoli rispetto al testo governativo.
Evidenzia quindi, per quanto riguarda l'origine di una certa disparità relativa all'istituto della «ausiliaria», che bisogna tenere presente quanto stabilito dalla legge di riforma del 1995 e dal provvedimento collegato alla finanziaria; norme del legislatore delegante che hanno lasciato limitate possibilità operative al legislatore delegato.
Precisato poi - in riferimento ad una osservazione della signora De Santis, secondo cui si prevedeva che il numero dei beneficiari diminuisse - che, a prescindere dalla entità dei beneficiari, l'istituto in questione è rimasto come fonte di sperequazione, il Presidente richiama l'attenzione - in ordine all'idea di considerare l'armonizzazione come strumento di equità e di democrazia - sul trattamento pensionistico degli enti previdenziali privatizzati.
Pone quindi l'accento sulla esigenza di considerare la posizione dei lavoratori dipendenti che diventino professionisti e ribadisce l'esigenza che un discorso di alta ispirazione abbracci tutti i soggetti.
Conclude chiedendo ai rappresentanti sindacali se dispongono dei dati in ordine al risparmio che si realizzerebbe nei singoli settori con l'armonizzazione.

Rispondono ai Commissari i rappresentanti della Uilp-Uil e della Spi-Cgil.

Il signor SASSO si sofferma ad evidenziare la grande positività della riforma pensionistica introdotta con la legge n. 335 del 1995, in occasione della quale fu possibile mettersi a tavolino e concordare un intervento di grande portata. Di fronte a situazioni molto differenziate, che era difficile ignorare - prosegue l'oratore - si giunse ad una soluzione che non era del tutto rispondente agli obiettivi della legge. È adesso da ritenere che il confronto in atto fra le forze politiche e sociali porterà a realizzare molte delle proposte avanzate nel documento sindacale.
Rilevato che è difficile quantificare il risparmio realizzabile nei singoli settori di intervento, l'oratore dichiara di ritenere possibile trattare su una forma di deindicizzazione per coloro che vanno in pensione a partire da oggi. Più difficile è toccare le pensioni già in essere, considerando anche che l'attuale sistema non copre del tutto la perdita del valore di acquisto delle pensioni.
Osservato che è impensabile che i pensionati si tengano fuori dal risanamento del sistema, conclude manifestando disponibilità a discutere su un intervento equilibrato e graduale di rallentamento della indicizzazione su pensioni di livello elevato.

La signora DE SANTIS riconosce che il consenso è un dato obbligato in democrazia e che è difficile conseguirlo in una materia complessa, specie se ci sono privilegi; pone l'esigenza di approfondire la questione dei lavoratori che hanno avuto rendimenti elevati e sottolinea la mancata volontà di portare a compimento l'operazione dei dipendenti statali.
In ordine all'intervento del deputato Roberto Napoli, che considera veramente interessante, osserva che di riforma delle pensioni i sindacati discutono sin dal 1978 e che l'approvazione della legge di riforma del 1995 costituisce un passo in avanti di grandissimo valore. Aggiunge che il governo Berlusconi propose la riduzione del rendimento e la cancellazione per un anno della contingenza sulle pensioni e richiama l'attenzione sulla marginalità di alcuni enti, (che gestiscono un limitato numero di iscritti) per i quali occorre fare delle scelte precise.
Successivamente precisa, in riferimento all'intervento del deputato Gasperoni, che l'usura è misurabile in «anni vita»; dichiara di condividere quanto affermato dal deputato Duilio, circa la possibilità che un lavoratore, lasciato un lavoro usurante, vada a svolgerne uno di diverso tipo ed aggiunge che - per quanto riguarda il congelamento della contingenza - è stato calcolato un risparmio di 50 miliardi su pensioni superiori a tre milioni e mezzo di lire, mentre si potrebbero recuperare 1.000 miliardi dalle novecentomila domande di riscatto e ricongiunzione che sono state presentate all'Inpdap.
Avviandosi alla conclusione, fa riferimento ai prepensionamenti che esistono anche in altri paesi europei; si chiede se il finanziamento possa essere effettuato soltanto caricando di oneri il lavoro umano di fronte all'evoluzione tecnologica ed auspica che si giunga ad una politica di sviluppo che porti a nuove scelte di lavoro non solo giovanile.

Il presidente DE LUCA, nel dichiarare conclusa l'audizione, ringrazia gli intervenuti ed auspica che quello odierno sia l'inizio di un dialogo e di una fattiva collaborazione con la Commissione.

La seduta termina alle ore 22,05.