AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3a)

MARTEDI' 27 APRILE 1999

197a Seduta

Presidenza del Presidente
MIGONE

Interviene il ministro del commercio con l’estero Fassino.

La seduta inizia alle ore 14,40.


SULLA PUBBLICITA’ DEI LAVORI
(R033 004, C03a, 0022°)

Il presidente MIGONE avverte che è stata presentata richiesta di attivazione dell’impianto audiovisivo per lo svolgimento dell’odierna seduta. Comunica, altresì, che il Presidente del Senato, in previsione di tale richiesta, ha preannunciato il suo assenso.

La Commissione accoglie la proposta e conseguentemente viene adottata tale forma di pubblicità, ai sensi dell’articolo 33, comma 4, del Regolamento, per il successivo svolgimento dei lavori.


PROCEDURE INFORMATIVE

Seguito dell'indagine conoscitiva sugli strumenti della politica estera italiana. Audizione del Ministro del commercio con l’estero.
(R046 001, C03a, 0001°)

Riprende l'indagine, sospesa nella seduta del 20 aprile scorso.

Il presidente MIGONE, nel dare il benvenuto al ministro Fassino, fa presente che la sua audizione consentirà di approfondire gli aspetti di politica economica internazionale rilevanti sotto il profilo della politica estera, con particolare riferimento alla recente direttiva per l’internazionalizzazione del Sistema Italia.

Il ministro FASSINO in primo luogo rileva che, nel quadro della globalizzazione dell’economia, è cresciuto enormemente anche il numero di imprese italiane che esportano una quota rilevante della loro produzione. Nel 1998 sono state censite circa 180.000 imprese esportatrici, la maggior parte di piccole e medie dimensioni, che nel complesso fanno dell’Italia il sesto paese esportatore su base mondiale.
La direttiva per l’internazionalizzazione del Sistema Italia, recante le linee programmatiche per il 1999 del Ministero del commercio con l’estero, si propone di accrescere la tendenza a operare secondo una logica di sistema, offrendo all’impresa esportatrice una molteplicità di strumenti finanziari, commerciali, creditizi e assicurativi di cui potrà avvalersi. A parte l’evidente sinergia fra politica estera e politica economica, che risulta in tutta chiarezza da casi emblematici come quello libico, il Governo ha individuato alcune sedi di coordinamento tra le pubbliche amministrazioni, le imprese private e quelle pubbliche: anzitutto la cabina di regia per l’internazionalizzazione, istituita presso il CIPE e coordinata dal Ministero del commercio con l’estero; una sessione annuale della conferenza Stato-Regioni dedicata alla politica di internazionalizzazione e un tavolo permanente di concertazione tra il Ministero e le Regioni che definisca indirizzi, attività, obiettivi e ne verifichi risultati ed efficacia.
Tra gli strumenti operativi di cui lo Stato dispone, i più importanti sono l’ICE - che è stato di recente riformato e rilanciato e che porterà nei prossimi due anni il numero delle sedi all’estero da 85 a 100 – la SIMEST, costituita nel 1992, che da gennaio scorso può avere partecipazione in ogni tipo di investimento all’estero, con quote fino al 25 per cento, e la FINEST, che opera nello stesso settore soprattutto in direzione dei mercati dell’Europa centro-orientale. Un ruolo fondamentale nell’assicurazione del crediti per l’esportazione ha la SACE, che è stata risanata nel suo conto economico ed è tornata finalmente in attivo. Tale società, che ha una buona capacità di intervento in favore delle grandi imprese, dovrà dedicare maggiore attenzione alle piccole e medie aziende, che hanno incontrato in passato notevoli difficoltà di accesso ai suoi strumenti.
Il ministro Fassino sottolinea che tutta l’azione del Governo è volta a garantire il necessario sostegno all’innovazione tecnologica, poiché per il tipo di esportazione del Sistema Italia la qualità del prodotto è essenziale ai fini della difesa e dell’ampliamento delle quote di mercato. Esistono già numerose e collaudate leggi di spesa, che offrono alle imprese un ampio ventaglio di strumenti, la cui dotazione finanziaria è stata già aumentata con i documenti di bilancio per il 1999. E’ essenziale che nella prossima legge finanziaria vi sia un ulteriore incremento di queste voci di bilancio, poiché la flessione della domanda globale riverbera effetti negativi anche sull’industria italiana.
Fa poi presente che l’internazionalizzazione dell’economia non riguarda solo l’interscambio commerciale, ma anche gli investimenti esteri in Italia – che il Governo si propone di favorire con l’istituzione dell’agenzia Sviluppo Italia – e l’esportazione di capitali italiani, che è del tutto fisiologica nell’ottica della globalizzazione e non va quindi stigmatizzata, come spesso viene fatto, alla stregua di una fuga di capitali.

Il presidente MIGONE rivolge al ministro Fassino alcune domande in ordine allo stato dei rapporti commerciali tra Unione europea e Stati Uniti, agli effetti della guerra nei Balcani per l’economia italiana, nonché all’ipotesi di ridurre drasticamente il numero dei Ministeri, che comporterebbe anche l’accorpamento del Commercio con l’estero in un super-dicastero economico.

Il ministro FASSINO, dopo aver sottolineato che l’Italia si batte perché vi siano regole chiare circa la disciplina dei mercati, rileva che i rapporti commerciali tra l’Europa e gli Stati Uniti generano spesso un contenzioso, perché al volume di relazioni economiche in costante crescita non corrisponde una sede propria per la concertazione. Il Governo italiano mantiene comunque un atteggiamento scevro da qualsiasi intento conflittuale, pur difendendo efficacemente gli interessi degli operatori nazionali, attraverso una continua opera di dialogo e di negoziato.
Quanto agli effetti della guerra nei Balcani, il blocco totale degli scambi con la Serbia avrà un impatto assai limitato, poiché l’interscambio con quel paese rappresenta una piccola quota del commercio estero. Conseguenze negative vi saranno certamente per l’attività turistica sulla costa adriatica, se il conflitto dovesse prolungarsi fino all’inizio della stagione estiva. Si può inoltre ipotizzare una flessione dei consumi interni, per l’impatto psicologico della guerra.
Per quel che concerne la proposta del sottosegretario Bassanini sull’accorpamento dei Ministeri, che il Consiglio dei Ministri non ha ancora discusso, si prevede in tale ambito la creazione di un solo ministero del mercato e delle attività produttive, che ingloberebbe anche il Commercio con l'estero. A tal riguardo, a parte i profili di ordine costituzionale relativi all’istituzione della figura del “ministro delegato”, c’è da considerare che il Ministero del commercio con l’estero già oggi svolge un’attività ben più ampia di quella tradizionale, essendo divenuto a tutti gli effetti il ministero per l’internazionalizzazione dell’economia.

Il senatore SERVELLO chiede chiarimenti sul risanamento della SACE e sulle linee del rilancio tentato dal Governo. Domanda altresì quale rapporto esista attualmente tra gli uffici all’estero dell’ICE e le rappresentanze diplomatiche. Inoltre fa presente che, se vi è una fuga di capitali verso l’estero, ciò si deve anche agli errori del Governo, che non ha saputo incentivare gli investimenti, come ha fatto invece l’Irlanda. Vi è poi addirittura il fenomeno perverso per cui prodotti recanti il marchio “made in Italy” sono fabbricati in paesi in via di sviluppo e poi commercializzati in tutto il mondo.

Il ministro FASSINO ricorda che sono stati approvati recentemente ben 15 regolamenti per la semplificazione procedurale, che, tra l’altro, garantiscono l’erogazione dei finanziamenti della SACE entro l’anno. Vi è inoltre un provvedimento in itinere che consentirà la rotazione dei fondi erogati dalla SACE, la quale attualmente opera unicamente sulla base degli stanziamenti determinati di anno in anno dalla legge finanziaria. L’ICE collabora con le rappresentanze all’estero in una logica di sistema, che è generalmente molto apprezzata dagli ambasciatori italiani. Non vi è alcuna sovrapposizione con gli addetti commerciali, che comunque esistono solo presso le principali sedi all’estero, in quanto questi diplomatici dovrebbero occuparsi unicamente di negoziare accordi internazionali.
Per quel che riguarda l’esportazione di capitali, ritiene che solo una piccola parte delle imprese italiane abbia deciso di investire all’estero per ridurre i costi di produzione, mentre è prevalente la tendenza a investire nei paesi in cui più si esporta, proprio per rafforzare la propria presenza su tali mercati.

Il senatore TABLADINI, sottolineato che la Lega Nord da molto tempo segnala che le piccole aziende esportano e producono ricchezza, mentre sono le grandi imprese a godere dei principali incentivi economici, fa presente che i piccoli imprenditori son così abituati a considerare lo Stato un ostacolo per la loro attività che potrebbero anche esser diffidenti nei confronti delle iniziative di sostegno illustrate dal Ministro. In particolare, ritiene inutile complicare le relazioni economiche con gli Stati Uniti, che vanno complessivamente bene, con la creazione di altri baracconi che servirebbero solo a favorire le solite grandi imprese.
Chiede poi quali conseguenze vi potranno essere per le imprese italiane che vantano crediti nei confronti del governo libico, in seguito all’abolizione dell’embargo, che la sua parte politica giudica positivamente. La guerra nei Balcani è invece motivo di grande inquietudine, poiché avrà pure provocato pochi danni alle imprese italiane, ma ha già avuto conseguenze negative incalcolabili per le popolazioni serba e albanese.
Dopo aver osservato che alcune grandi aziende italiane delocalizzano le loro produzioni all’estero anche per sfruttare il lavoro minorile, fa presente che i capitali finanziari vanno nei paesi in cui possono ottenere un maggiore rendimento. Viceversa gli investimenti stranieri in Italia sono tradizionalmente scarsi, anche a causa del sindacalismo esasperato che ha fatto lievitare il costo del lavoro e ha deteriorato le relazioni aziendali.

Il senatore VERTONE GRIMALDI osserva in primo luogo che non è rilevante l’entità delle esportazioni di capitali, ma quel che conta è il saldo tra i movimenti in entrata e in uscita. Chiede poi quali ragioni ostacolano l’afflusso di investimenti dall’estero. Pone in risalto che, se il volume totale di tali investimenti è piuttosto basso, desta preoccupazione il fatto che la maggior parte delle grandi imprese sia ormai sotto il controllo di gruppi stranieri, trattandosi delle pochissime aziende italiane con un considerevole patrimonio di tecnologia.
Chiede poi ulteriori informazioni sull’andamento delle esportazioni verso i paesi dell’Unione europea e sulle conseguenze che la debolezza dell’euro ha per l’economia italiana. Infine chiede se risulta al Governo che il progetto di un oleodotto tra Trieste e la città di Costanza, in Romania, verrà abbandonato per ragioni varie, tra cui il conflitto nei Balcani.

Il senatore PORCARI, nel prendere atto di un notevole rallentamento dello sviluppo economico in Italia, chiede informazioni sulla competitività delle imprese italiane, con particolare riferimento al settore automobilistico e alle altre industrie ad alto contenuto tecnologico. Domanda poi ulteriori notizie circa l’esposizione complessiva della SACE e la quota dei crediti in sofferenza.
Dopo aver chiesto informazioni sul contenzioso commerciale che riguarda la Comunità europea, anche nell’ambito dell’Organizzazione mondiale per il commercio, domanda le ragioni per cui le imprese straniere hanno una scarsa propensione ad investire in Italia.

Il senatore PIANETTA domanda per quali ragioni, a giudizio del Ministro, vi è un peggioramento dei saldi della bilancia commerciale e di quella delle partite correnti. Osserva poi che la SACE, pur avendo presentato un bilancio in attivo, non sembra reggere il confronto con enti omologhi esistenti negli altri paesi industriali. In generale, gli strumenti di cui dispone il sistema Italia per esportare produzioni di qualità appaiono inadeguati alle reali esigenze del mondo imprenditoriale.
Per quel che concerne infine il rapporto tra l’ICE e la rete diplomatica, ritiene che sarebbe preferibile per l’Italia disporre di un solo strumento di promozione commerciale nei paesi stranieri.

Il senatore ANDREOTTI, dopo aver ricordato che il flusso di risparmio verso l’Italia era attirato in passato dall’alto livello dei tassi d’interesse, afferma che la moneta unica europea contribuirà a stabilizzare i flussi di investimento.
L’economia italiana, tradizionalmente basata su piccole e medie imprese assai dinamiche, è però debole nel fondamentale settore della ricerca e dello sviluppo. In tale campo l’economia degli Stati Uniti si avvale di un formidabile volano pubblico, costituito dagli enormi fondi spesi dal Pentagono e dalla NASA, che di fatto configurano un macroscopico intervento pubblico nell’economia appena dissimulato.
In Italia si assiste invece alla singolare vicenda delle imprese pubbliche privatizzate, che rischiano poi di finire sotto il controllo di governi stranieri, come avverrebbe per la Telecom Italia, se si fondesse con l’azienda di telecomunicazioni tedesca controllata dallo Stato. Tutto ciò avviene, paradossalmente, mentre in Italia si è messo in crisi il Poligrafico dello Stato, decidendo addirittura di ricorrere ad una gara europea per la stampa dei biglietti per le lotterie nazionali.

Il ministro FASSINO risponde agli ultimi quesiti rivoltigli, anzitutto facendo presente al senatore Tabladini che, nel corso di incontri avuti con industriali di ben 20 province, ha potuto constatare la generale convinzione che le imprese non possono più operare all’estero da sole. Assicura poi che il Governo seguirà con particolare attenzione il contenzioso tra le imprese italiane e il governo libico, parallelamente alla promozione di nuove attività, per le quali sarà costituita una società mista italo-libica. Non sfugge al Governo italiano il grave fenomeno dello sfruttamento del lavoro minorile nei paesi in via di sviluppo, cui ci si deve opporre per ragioni etiche ed anche per considerazioni di dumping sociale, che saranno oggetto di un negoziato multilaterale in seno all’Organizzazione mondiale per il commercio.
Quanto agli investimenti italiani all’estero, fa presente che l’Italia è al decimo posto tra i paesi esportatori di capitali e che, tra le circa 3.000 imprese che hanno effettuato investimenti in altri paesi, solo 800 hanno investito più di un milione di dollari. Nel complesso, è un fenomeno proporzionato all’importanza economica del paese e, per di più, ha ricadute positive sulla penetrazione commerciale nei mercati in cui tali imprese sono presenti. Secondo una ricerca recente, il costo del lavoro non è tra le principali cause dello scarso afflusso di investimenti dall’estero, mentre un impatto ben maggiore avrebbero la scarsa formazione professionale e l’inefficienza delle infrastrutture.
A tal riguardo fa presente che il 65 per cento dell’apparato produttivo è concentrato sull’asse Torino-Trieste, che è mal servito per quanto riguarda le vie di comunicazione, in generale, ed è in condizioni quasi disastrose per le linee ferroviarie. In relazione alla domanda del senatore Vertone Grimaldi, precisa poi che non ha notizie circa una riconsiderazione del progetto riguardante l’oleodotto Trieste-Costanza.
Il ministro Fassino pone in risalto poi che la caduta della domanda è un fenomeno mondiale, ma precisa che le previsioni per il secondo semestre di quest’anno indicano una certa ripresa. Ovviamente è necessario che il Governo sostenga le imprese esportatrici, stanziando fondi adeguati; peraltro i dirigenti della SACE ritengono che la sua attuale dotazione finanziaria sia adeguata. Fa presente poi al senatore Pianetta che, ogni qualvolta si è ipotizzata la chiusura di un ufficio dell’ICE all’estero, l’ambasciatore d’Italia in quel paese si è sempre battuto per garantirne la sopravvivenza.
Riconosce poi l’importanza della ricerca tecnologica e dell’innovazione, ma fa presente che è un errore considerare settori a scarso contenuto tecnologico industrie in cui l’Italia ha una leadership mondiale, come quella tessile e dell’abbigliamento, dal momento che i maggiori concorrenti delle imprese italiane sono quelle francesi e statunitensi. In realtà, la competizione in tali settori si basa sulla qualità del prodotto e la leadership italiana è dovuta, oltre che al buon gusto, anche allo straordinario livello tecnologico del “made in Italy”.
Ribadisce infine che occorre distinguere tra la delocalizzazione di produzioni industriali nei paesi in cui vi sono costi più bassi – che è un fenomeno relativamente circoscritto – e gli investimenti all’estero dettati da ragioni strategiche di competitività globale.

Il presidente MIGONE ringrazia il ministro Fassino e dichiara chiusa l’audizione.

Il seguito dell’indagine conoscitiva è quindi rinviato.

La seduta termina alle ore 16,50.