AGRICOLTURA E PRODUZIONE AGROALIMENTARE (9a)

MARTEDI’ 19 SETTEMBRE 2000
369a Seduta


Presidenza del Presidente
SCIVOLETTO



Interviene, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, il Commissario straordinario dell'ISMEA, dottor Massimo Bellotti, accompagnato dal dottor Ezio Castiglione, direttore generale dell'ISMEA.

La seduta inizia alle ore 15,20.
PROCEDURE INFORMATIVE

Seguito dell'indagine conoscitiva sul programma agricolo della Commissione europea in relazione alle prospettive di allargamento, del Millennium Round e del partenariato euromediterraneo: audizione del Commissario straordinario dell'Istituto per studi, ricerche e informazioni sul mercato agricolo (ISMEA).

Il PRESIDENTE ricorda che l'indagine conoscitiva è iniziata nella seduta del 19 luglio scorso con l'audizione del Ministro delle politiche agricole e forestali, e il seguito è già programmato per la seduta convocata giovedì 21 settembre alle ore 15. Dà quindi la parola al Commissario straordinario dell'ISMEA, dottor Massimo Bellotti.

Il dottor BELLOTTI, nel consegnare alla Commissione un dossier prodotto in occasione della odierna audizione, precisa che tale documento (che raccoglie una documentazione in itinere) illustra gli scenari ipotizzabili a corredo delle posizioni assunte dalla amministrazione italiana nelle varie sedi internazionali, precisa anche che i dati relativi ai paesi PECO risalgono al 1997, non essendo disponibili dati organici più aggiornati.
Fornisce quindi alcune valutazioni sintetiche sulle posizioni, già acquisite al dibattito generale, in relazione agli scenari e alle prospettive di crescita dei mercati agricoli mondiali. Al riguardo, sottolinea l'irreversibilità dei processi di progressiva apertura dei mercati e di globalizzazione, trainata dall'innovazione tecnologica e dall'ammodernamento produttivo e necessariamente da accompagnare con politiche di contesto. In questo quadro, ricorda come le incertezze del quadro economico seguite alle recenti crisi di alcune aree produttive nel quadrante asiatico abbiano suggerito una maggiore prudenza nel valutare le previsioni di crescita dei mercati mondiali, previsioni che ora vengono più fortemente ancorate ai trend di crescita reale dell'economia. In tale scenario relativo al rapporto fra domanda e offerta agricola, ritiene che vadano presi in considerazione due effetti potenziali: in primo luogo, quello legato alla crescita della popolazione, che agisce in senso positivo sulle previsioni complessive di crescita e in secondo luogo la constatazione che tale crescita demografica si verificherà in paesi con scarsa capacità di domanda solvibile; in tale scenario va inquadrato anche il dato della crescita dell'offerta legata all'innovazione e all'ammodernamento delle tecniche colturali. Da tali considerazioni deriva una non linearità e una difficile prevedibilità delle dinamiche di sviluppo dei mercati, tali da richiedere ancora misure di contesto ed esigere regole a presidio dei fenomeni di globalizzazione con riferimento al WTO, al Millennium Round, alle politiche euromediterranee, al MERCORSUR, al NAFTA e, complessivamente, alle politiche dell'Unione europea.
Si sofferma quindi sui rischi che devono affrontare le produzioni agroalimentari europee, alla luce dei nuovi scenari, in particolare in relazione al settore delle importazioni di commodities agricole, per l'irruzione nel mercato di paesi competitori nel sistema dei costi; passa quindi ad esaminare gli aspetti dei flussi di importazioni ed esportazioni da parte dei paesi dell'Europa mediterranea, per i quali già oggi sussistono problemi di competizione diretta con i paesi del versante Sud del Mediterraneo sulla base dei vigenti accordi di partenariato, e sottolinea in tale contesto l'esigenza di indirizzare la competizione sulla variabile della qualità, delle denominazioni di origine e delle politiche di sistema.
Passando quindi ad esaminare i problemi posti dall'allargamento ad Est, che coinvolgerà i paesi cosiddetti PECO, che dovrebbe avviarsi a partire dal 2003, sostiene che questo rappresenterà un test importante per la politica comunitaria, così come ridisegnata da Agenda 2000, in quanto nel nuovo contesto allargato si verificherà l'esigenza di riadeguare la PAC alla nuova realtà del mercato unico ed in particolare di rivedere le linee di politica di bilancio dell'Unione, di fronte alle prospettive di crescita della spesa comunitaria. D'altro canto occorre, ad avviso dell'oratore, tenere conto che i nuovi paesi che aderiranno all'Unione libereranno un notevole potenziale produttivo finora non del tutto espresso; ma indubbiamente, l'allargamento dell'Unione dagli attuali quindici membri a venti membri (se si tiene conto dei paesi candidati di prima fascia) potrà portare anche ad una "rottura" degli equilibri di bilancio tale da esigere una riorganizzazione delle politiche.
Dopo essersi quindi soffermato sulle dinamiche produttive che si determineranno, per effetto dell'allargamento, in termini di crescita dei prezzi (in particolare per i seminativi, lo zucchero, i prodotti lattiero-caseari, la carne bovina ed ovicaprina), dà conto degli effetti in termini di riduzione del benessere dei consumatori e dei benefici a favore degli agricoltori.
Richiama quindi i positivi risultati raggiunti nel recente vertice di Berlino, pur sottolineando che non è stato possibile realizzare pienamente quel riequilibrio fra produzioni continentali e produzioni mediterranee, che costituisce uno degli assi dell'intervento a favore delle produzioni nazionali. Sul piano delle azioni politiche da adottare in relazione ai problemi posti dall'allargamento, ritiene che la prima linea possa essere costituita dal cofinanziamento delle politiche per superare la rigidità delle politiche di bilancio, mentre, subordinatamente – o in associazione con il cofinanziamento – si potrebbe ipotizzare la modulazione degli interventi diretti comunitari (già passati, a partire dal 1992, dal sostegno ai prezzi al sostegno ai redditi): tale linea politica potrebbe inoltre privilegiare i programmi comunitari di sviluppo territoriale associandoli anche a forme di assicurazione del reddito da erogare non in modo automatico, ma su base congiunturale, sulla scorta di quanto già avviene in Canada e negli Stati Uniti per la difesa del reddito degli agricoltori.
Il dottor Bellotti passa quindi ad esaminare i problemi relativi alla cosiddetta questione meridionale della PAC, ricordando che, in termini di PIL, sugli oltre 3.200 miliardi di dollari realizzati in tutti i paesi dell'area mediterranea, meno del 14 per cento è ascrivibile alle nazioni terze del fronte Sud del Mediterraneo, mentre il restante 86 per cento si colloca nei paesi della Riva Nord del Mediterraneo con riferimento specifico al settore agroalimentare; per il pomodoro non si registrano invece differenze sui potenziali produttivi delle due aree, mentre per gli agrumi è la Riva Sud a prevalere in termini di tonnellate prodotte (rispetto a quelle prodotte dai paesi della Riva Nord del Mediterraneo). In tale scenario ritiene che le politiche di partenariato tendano a riequilibrare tali fenomeni e quindi ciò metterà in discussione in particolare le prospettive per il meridione dell'Italia, facendo ritenere non infondate le preoccupazioni espresse ai vari livelli.
Anche in relazione a tale scenario la risposta deve essere fornita dalle politiche, tenendo comunque pienamente conto delle nuove opportunità offerte dagli scenari dianzi descritti. Ritiene comunque che si debba adottare una strategia che punti alla qualità, alla difesa delle denominazioni di origine, sia a livello di politiche nazionali che comunitarie, e d'altronde, la tematica delle denominazioni di origine, della tracciabilità e della riconoscibilità dei prodotti agroalimentari è emersa come uno dei temi centrali dei dibattiti di politica comunitaria. Un altro elemento di riequilibrio, di cui tenere conto, riguarda le linee di sviluppo della stessa PAC, così come configurate da Agenda 2000 e dal vertice di Berlino, che in parte ha corrisposto alle aspettative di riequilibrio a favore delle produzioni mediterranee, aprendo i negoziati per la cosiddetta "riforma mediterranea della PAC" (in corso di discussione per i vari settori). Conviene comunque che il sostegno offerto dalle politiche comunitarie alle produzioni mediterranee – rispetto a quelle continentali – raggiunge livelli che si possono definire "risibili" per esempio nei settori dell'ortofrutta e degli agrumi, e si sofferma sugli scenari susseguenti all'Accordo di Marrakech, ricordando le quantità potenzialmente esportabili con sovvenzioni rispetto alla produzione effettiva dell'Unione europea (più alte prevalentemente per alcuni prodotti continentali, ma pari solo all'1 per cento dell'ortofrutta); ne emerge il sostanziale squilibrio e il differente trattamento di cui godono le grandi commodities rispetto ai prodotti mediterranei. Il quadro in cui valutare la "profittabilità" della produzione agricola e euromediterranea non può pertanto essere costituito che dalle prospettive di riforma della PAC e dagli scenari di modernizzazione, nonché dalle coordinate rappresentate dagli accordi euromediterranei e dalla mondializzazione. Se sono note le posizioni dell'Unione europea (e in particolare dell'Italia in ambito U.E.) relativamente ai negoziati del Millennium Round, va osservato che si è proceduto opportunamente a difendere alcuni settori produttivi, anche in relazione alla multifunzionalità, mentre va registrata la novità dell'inserimento di alcune importanti questioni nelle trattative del WTO, relative alla sicurezza alimentare e alle denominazioni di origine, anche se tale tematica è stata confinata fuori dall'accordo dell'agricoltura vero e proprio. Si tratta comunque di questioni che costituiscono un riferimento indispensabile per la correzione delle politiche e possono contribuire a riorientare la competitività del settore. In relazione al dibattito sviluppatosi anche dopo Seattle, richiama infine alcune proposte italiane, tra cui quella di costituire un forum ad hoc con la partecipazione delle forze sociali non governative, in relazione ai problemi della mondializzazione, ed anche l'ipotizzata istituzione di una rete internazionale di osservazione sulle esigenze delle piccole e medie imprese. Si sofferma conclusivamente sulle problematiche connesse alle politiche "anti-trust".

I senatori pongono alcuni quesiti.

Il senatore BUCCI sottolinea come, anche da notizie di stampa, emerga un diverso, più critico, atteggiamento, in particolare da parte della Germania, sulle prospettive e sui reali costi dell'allargamento dell'Unione: secondo uno studio elaborato da parte tedesca anzi, i costi dell'allargamento (calcolati per il periodo 2001-2006) sembrerebbero insostenibili per l'Unione ed analogo atteggiamento sembra cominciare a prevalere in Francia, specialmente in relazione ai tempi dell'ampliamento. Altrettanto preoccupante è, a suo avviso, lo scenario relativo al partenariato euromediterraneo con riferimento al quadro degli ultimi dieci anni: più in generale in relazione alle produzioni mediterranee stigmatizza come, nel settore olivicolo, l'Italia abbia perso la leadership a favore della Spagna, perdendo così anche la capacità di governare questo particolare settore, mentre anche per il settore agrumicolo si profila una crisi senza prospettive di soluzione. Ritiene quindi che, se continuerà l'attuale trend, dovrebbe essere impostata una seria politica che, oltre a prestare attenzione alla qualità e alla sicurezza alimentare, affronti in modo energico il problema dei costi di produzione e dell'esigenza di fornire servizi a favore delle aziende.

Il senatore SARACCO, ringraziando per la densa sintesi fornita e sottolineata la necessità per un'agricoltura come quella italiana, caratterizzata dalla presenza di un vasto numero di piccole e medie imprese di una politica di sistema, di tutela della qualità e di promozione del valore aggiunto, chiede quali siano le possibilità concrete per l'Italia di collocarsi utilmente sul mercato.

Il senatore RECCIA, lamentata l'eccessiva paura che da più parti emerge per la maggiore ma inevitabile concorrenza conseguente all'allargamento dell'Unione ai paesi PECO, richiama l'attenzione sulle aspirazioni dei popoli europei per una maggiore coesione. Sottolinea l'opportunità di creare un'Europa della cultura e di soffermarsi sulle tematiche della conservazione, della valorizzazione del territorio e della tutela delle realtà imprenditoriali anche di ridotte dimensioni. Auspica una presa di posizione politica che parta da una visione più ampia dei fenomeni e non limitata alla osservazione dei dati statistici relativi alla presumibile evoluzione delle produzioni agricole. Ritiene salutare e proficua l'audizione testé svoltasi e di ciò ringrazia il Direttore dell'ISMEA.

Il senatore PIATTI, ringraziato il dottor Massimo Bellotti, evidenzia l'irreversibilità del processo di allargamento dell'Unione in atto, segnalando sul punto due questioni: la prima relativa alla necessità di intervenire sull'attuale configurazione della politica agricola comune e la seconda sulla opportunità di rafforzare le politiche di qualità e di sicurezza alimentare, patrimonio già acquisito della Commissione; sottolinea al riguardo la necessità di concentrare l'attenzione sia sulle cosiddette politiche di sistema che vanno promosse sia dalla parte pubblica che dalla parte imprenditoriale, sia sulla politica di ricerca che va finalizzata a rafforzare la qualità dei prodotti piuttosto che a promuovere la mera riduzione dei costi di produzione. Da ultimo, sul tema della politica per le esportazioni, esprime il parere che la parte pubblica intervenga rafforzando gli istituti già in atto a tal fine concretizzando le indicazioni già fornite con una adeguata politica di sistema e della ricerca.

Il senatore GERMANA' formula due interrogativi puntuali, chiedendo se esistano studi sull'impatto dell'aumento dei costi dell'energia sul sistema agricolo e se la logistica in agricoltura non subisca danni dall'esistenza di un folto numero di associazioni dei produttori, soprattutto se tale numero viene comparato ai più ridotti numeri di associazioni di produttori presenti in altri paesi europei.

Il senatore BEDIN, premesso che la questione dell'allargamento e dei relativi tempi costituisce materia per una scelta politica, definisce interessanti le soluzioni alternative proposte nella relazione del dottor Massimo Bellotti. In particolare sottolinea due constatazioni conseguenti a tale relazione; la ormai assodata insostenibilità della politica agraria comune e la non sufficiente riflessione che è maturata sui costi del non allargamento dell'Unione europea, chiedendo se siano disponibili studi in merito. Sulla tematica del Millennium Round, circa quanto è stato detto sul ruolo assunto dall'Italia nelle relative contrattazioni, chiede su quali alleati possa contare l'Unione europea nello scenario planetario.

Il senatore CUSIMANO, rilevato come la relazione del dottor Massimo Bellotti sia stata, a suo avviso, "libera" e aliena dal seguire indirizzi politici, sottolinea come in tale esposizione si possano rintracciare affermazioni sempre sostenute dalla sua parte politica, in particolare in relazione all'esigenza di un riequilibrio tra le produzioni agricole continentali e mediterranee in ambito comunitario, questione già precedentemente evidenziata ma sulla quale si attendono ancora risposte concrete. Stigmatizza inoltre come la stipula di ulteriori trattati in sede comunitaria rischi di mettere in serio pericolo la stessa sopravvivenza delle culture agrumicole e olivicole del Mezzogiorno d'Italia, gravate da altissimi costi di produzione, in particolare sotto il profilo fiscale. Chiede quindi che siano indicate delle soluzioni a tali gravi problemi, e invita il Governo a rivedere le proprie politiche in modo da non condannare a morte tali importanti comparti produttivi, mentre in sede comunitaria non vengono nemmeno recepite le proposte intese a rendere palesemente riconoscibile l'origine italiana di alcune produzioni agricole.

Ha quindi la parola il dottor CASTIGLIONE, il quale, in relazione in particolare alle considerazioni svolte dal senatore Bucci, precisa che la documentazione e le statistiche prodotte sono state volutamente costruite a politiche invariate, senza tenere conto dell'ampliamento e degli effetti dei nuovi accordi, evidenziando anche come in tale scenario a condizioni invariate già emerga evidente una compromissione del reddito agricolo. Ricordato quindi che circa il 65 per cento dell'intescambio con i paesi PECO è concentrato con la Polonia e l'Ungheria (in particolare nel settore degli acquisti di materia prima zootecnica), sottolinea come l'ampliamento potrà aumentare le capacità produttive dell'agricoltura italiana, mentre sul versante Sud le esportazioni agricole italiane potranno riguardare il frumento e i prodotti lattiero-caseari.
Quanto al richiamato "ripensamento" franco-tedesco sulle prospettive dell'allargamento, gli scenari che si possono ipotizzare non sembrano consigliare il mantenimento dello status quo, che non è un obiettivo favorevole per le politiche nazionali: anzi, a suo avviso, il problema va rovesciato, ponendosi la domanda inversa di come l'obiettivo politico del Trattato dell'Unione (cioè la difesa dei redditi agricoli) possa continuare ad essere perseguito dalla attuale configurazione della PAC.
In relazione poi alle considerazioni svolte dal senatore Saracco sulla globalizzazione in atto, richiama le diverse pressioni provenienti dai paesi competitori tradizionali e dai paesi competitori emergenti, il che consiglia di affrontare il tema della ristrutturazione delle politiche e di dove collocare gli aiuti agli agricoltori (a monte o a valle delle scelte degli imprenditori agricoli).

Ha quindi nuovamente la parola il dottor BELLOTTI il quale, nel richiamarsi alle considerazioni svolte dal dottor Castiglione, ritiene che vada considerato il quadro degli effetti della globalizzazione, sottolineando come l'apertura dei mercati costituisca un processo ineludibile (in quanto ancorato all'innovazione, alla modernizzazione tecnologica e allo sviluppo socio-economico) che va adeguatamente governato, al pari di quanto fatto all'epoca di Roosevelt. Ritiene inoltre che i mercati vadano inesorabilmente verso l'apertura e richiedano interventi per rendere più equi i processi che si sviluppano tra le forze di mercato: si tratta di affrontare le difficoltà ma anche di cogliere le opportunità offerte dal nuovo quadro europeo e mondiale, nonchè di puntare ad una agricoltura nuova che incorpora, vende ed esporta tecnologie e know-how, una agricoltura multifunzionale che fa politiche di sistema. Se si riuscirà a rendere attuale questo scenario, anche il bacino del Mediterraneo potrà acquistare una nuova centralità (per esempio sotto il profilo delle reti di comunicazione) inserendo l'agricoltura come parte di un nuovo sistema di ricchezze. Si sofferma infine sui problemi dell'agrumicoltura, ricordando come sia mancata una azione di organizzazione del mercato, orientato a ciclo chiuso e adagiato sui prezzi di intervento, mentre sarebbe stata necessaria una azione per potenziare le infrastrutture, le esportazioni ma anche la domanda proveniente dal mercato interno. Osserva che anche per il settore olivicolo occorre basare l'intervento sulla difesa della qualità e della denominazione di origine e richiama, più in generale, la frammentarietà e la debolezza dello stesso sistema agroalimentare meridionale. Avviandosi alla conclusione, ritiene che vi sia l'esigenza imperativa di rendere comparabili i costi di lavoro nonché i costi delle tariffe e dei servizi, per fare effettivamente dell'agricoltura uno snodo di progresso più complessivo per il Paese.

Il PRESIDENTE, nel dichiarare chiusa l'odierna audizione, ringrazia il dottor Bellotti e il dottor Castiglione per gli apporti conoscitivi e gli approfondimenti forniti al lavoro della Commissione, e chiede anche di poter acquisire eventuali dati più aggiornati, ai fini della elaborazione del documento conclusivo dell'indagine.

Il dottor BELLOTTI fornisce assicurazioni in tal senso.

La seduta termina alle ore 16,45.