4º Resoconto stenografico
SEDUTA DI MERCOLEDÌ 20 febbraio 2002
Presidenza del presidente PEDRIZZI
INDICE
Audizione del Sindacato italiano concessionari scommesse
BRUNALE (DS-U) 7
LABELLARTE (Misto-SDI) 7
PEDRINI (Mar-DL-U) 8
TURCI (DS-U) 8
* MIGLIACCIO Pag. 3, 7, 8
MOTTERLINI 8
BONAVITA (DS-U) 12, 13
* EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE) 11
PEDRINI (Mar-DL-U) 12
TURCI (DS-U) 11
* BARTOLI Pag. 11, 12, 13
* GAGLIARDI 9, 11
BONAVITA (DS-U) 17
* EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE) 17, 18
GINESTRA Pag. 16, 17, 18
LUCCHI 13, 16, 19 e passim
BRUNALE (DS-U) 22
* MARZOLA Pag. 19, 22
N.B.: L’asterisco indica che il testo del discorso è stato rivisto dall’oratore. Sigle dei Gruppi parlamentari: Alleanza Nazionale: AN; Unione Democristiana e di Centro: UDC: CCD-CDU-DE; Forza Italia: FI; Lega Nord Padania: LNP; Democratici di Sinistra-l’Ulivo: DS-U; Margherita-DL-l’Ulivo: Mar-DL-U; Verdi-l’Ulivo: Verdi-U; Gruppo per le autonomie: Aut; Misto: Misto; Misto-Comunisti italiani: Misto-Com; Misto-Rifondazione Comunista: Misto-RC; Misto-Socialisti Democratici Italiani-SDI: Misto-SDI; Misto-Lega per l’autonomia lombarda: Misto-LAL; Misto-Libertà e giustizia per l’Ulivo: Misto-LGU; Misto-Movimento territorio lombardo: Misto-MTL; Misto-Nuovo PSI: Misto-NPSI; Misto-Partito repubblicano italiano: Misto-PRI; Misto-MSI-Fiamma Tricolore: Misto-MSI-Fiamma. Intervengono il dottor Fabrizio Motterlini e il dottor Aldo Migliaccio, rispettivamente presidente e vice presidente del Sindacato Italiano Concessionari Scommesse; il dottor Cataldo Gagliardi, il dottor Pasquale Lauletta e il dottor Stefano Bartoli, rispettivamente presidente, vice presidente e segretario del Sindacato Totoricevitori Sportivi; il dottor Alberto Lucchi, il dottor Francesco Ginestra e la dottoressa Valeria Baiotto, rispettivamente presidente, membro del comitato direttivo e addetto ufficio stampa del Sindacato Nazionale Agenzie Ippiche; il dottor Gianfranco Chiari e il dottore Enrico Marzola, rispettivamente presidente e segretario generale dell’Unione Totoricevitori Italiani Sportivi. I lavori hanno inizio alle ore 15,10. PROCEDURE INFORMATIVE Audizione del Sindacato italiano concessionari scommesse PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito dell’indagine conoscitiva sul settore dei giochi e delle scommesse. Comunico che, ai sensi dell’articolo 33, comma 4, del Regolamento, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo e che la Presidenza del Senato ha già preventivamente fatto conoscere il proprio assenso. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori. Ringrazio il dottor Motterlini e il dottor Migliaccio, rispettivamente presidente e vice presidente del SICS. Rammento ai nostri ospiti che purtroppo i tempi dell’audizione saranno estremamente ridotti data la necessità di dover ascoltare le varie realtà sindacali che ne hanno fatto richiesta. Una volta conclusa l’esposizione introduttiva da parte di un rappresentante per ogni sindacato, mi auguro che rimanga del tempo per consentire ai colleghi senatori di porre qualche domanda ai nostri ospiti. MIGLIACCIO. Signor Presidente, ringrazio la Commissione per averci convocato. Noi rappresentiamo un gruppo di concessionari collegati ad un provider. Siamo sostanzialmente 250 punti di accettazione scommesse per un totale di circa 300 concessioni. È il più giovane sindacato tra quelli presenti ed è rappresentato per il 97 per cento da nuovi concessionari e soltanto per il 3 per cento da concessionari già presenti sul mercato prima dei bandi del 1999. L’attuale sistema di accettazione delle scommesse sportive nasce nel 1999 con i bandi del CONI e del Ministero delle finanze con l’obiettivo di trovare nuovi proventi erariali, far emergere il gioco clandestino e fermare e recuperare il flusso di denaro presso i bookmakers stranieri già presenti sul mercato italiano attraverso nuovi punti di raccolta. Le attese del Ministero dell’economia e delle finanze sono per un movimento di gioco di 9 mila miliardi. Le concessioni ippiche si assegnano in base a minimi garantiti, quelle sportive sulla base della dimensione e attrezzatura dei locali. I minimi indicati in gara si allineano sostanzialmente con le previsioni del Ministero dell’economia e delle finanze. La partenza è da subito difficoltosa. Troppo poco tempo per l’aggiudicazione della gara e per l’inizio dell’attività previsto dalle convenzioni al 1º gennaio 2000. La SOGEI comunica le ultime variazioni ai protocolli di trasmissione dei dati soltanto alla fine di novembre del 1999 e le linee definitive di collegamento con i provider vengono attivate solo negli ultimi giorni del 1999 e i sistemi di accettazione faticano ad andare a regime. La maggior parte degli esercizi riesce ad essere operativa solo nella primavera dell’anno successivo. Evidentemente il rallentamento è stato dovuto ai tanti problemi amministrativi, come quelli inerenti alle ASL e ai comuni che hanno ritardato ad esplicare le pratiche. A questo ritardo si aggiungevano anche ritardi fisiologici come quelli dell’apertura di un negozio. Inoltre, non tutte le tipologie di gioco e le varie modalità di accettazione previste in concessione vengono rese disponibili al 1º gennaio 2000 per la mancanza di regolamenti attuativi: le scommesse sportive a totalizzatore e le scommesse a quota fissa per l’ippica diventano praticabili solo nel settembre del 2001. L’accettazione delle scommesse sportive tramite telefono ed Internet non è ancora consentita. Mancano ancora le scommesse multiple per l’ippica che fino al 1999 rappresentavano circa il 20 per cento del volume di gioco. Il sistema informatico di controllo gestito da Sogei, per conto del Ministero dell’economia e delle finanze, garantisce sicuramente allo Stato un controllo on-line del gioco, ma ha creato all’inizio di quest’anno notevoli disservizi in concomitanza con la crescita del volume di gioco. Questo sistema andrà sicuramente potenziato, ma già questa situazione ci inquadra un sistema non troppo elastico. Probabilmente è anche il primo sistema a livello mondiale in cui lo Stato controlla il gioco completamente on-line, per cui è fisiologico che ci sia da fare un up-date. Mentre in Italia si avviava con grande difficoltà questa raccolta, esplodeva a livello internazionale il fenomeno di Internet che i bookmakers esteri sanno sfruttare con grande opportunismo e supportano con l’apertura di innumerevoli centri di trasmissione dati (CTD) che in Italia si fanno una spudorata pubblicità e che solamente nell’ultimo periodo, grazie ad interventi della Guardia di finanza, hanno visto un’azione di repressione. Di fatto, molto spesso questa azione di repressione viene vanificata dal TAR che si esprime in senso favorevole a tali realtà. Inoltre, la scommessa relativa all’ippica in questi anni, a partire dal 1998, non ha trovato un progetto adeguato per rinnovarsi e per rilanciarsi e, malgrado la rete triplicata, l’incremento dei volumi è solo fisiologico; non si è evidenziato un grosso passo in avanti come si pensava. Probabilmente anche l’affezione da parte dei giocatori cade perché vi sono troppe corse, troppi cavalli e non si riesce a ritrovare la verve che un tempo caratterizzava queste scommesse. Nel 1999 con 329 concessionari operanti, il volume delle scommesse ippiche e sportive è stato di circa 4 mila miliardi. Nel 2000, con l’aggiudicazione di mille concessioni sportive e 671 nuove concessioni ippiche, da cui è derivata l’apertura sul territorio di oltre 950 nuovi esercizi, i volumi sono stati di soli 5.200 miliardi, saliti a 6.100 miliardi nel 2001. In sostanza la rete si è quasi quadruplicata e il gioco (sport-ippica) è cresciuto dopo due anni di attività solo del 50 per cento. I punti di accettazione che esistevano prima del 2000 hanno avuto una marcata contrazione dei ricavi grazie al fatto che sul territorio sono stati aperti nuovi punti di raccolta e che la maggioranza dei nuovi punti ad oggi non raggiunge ancora il pareggio tra costi e ricavi. Il settore delle scommesse ippiche e sportive in Italia, come è ampiamente riconosciuto, versa in un evidente stato di difficoltà sia economica che organizzativa. Anche l’ex ministro delle finanze, l’onorevole Del Turco, ha riconosciuto esplicitamente lo stato di crisi del settore allorché ha emanato il decreto del 28 maggio del 2001 con cui è stata sospesa la riscossione dell’imposta unica. Ai sensi del cosiddetto Statuto del contribuente la sospensione è consentita, anzi dovuta, in presenza di eccezionali cause di forza maggiore; tuttavia a fine dicembre 2001, con decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 21 dicembre, è stato richiesto il pagamento immediato dell’imposta, come se nel frattempo la situazione di crisi dei concessionari si fosse miracolosamente risolta e questi ultimi avessero acquisito la disponibilità finanziaria per effettuare il pagamento sospeso. Il ministro delle finanze Del Turco, con l’emanazione di una direttiva in data 30 maggio 2001, aveva anche sollecitato l’Agenzia delle entrate competente in materia, ad alcuni interventi di carattere organizzativo e regolamentare, dopo avere ottenuto i pareri richiesti ad un’apposita commissione tecnica consultiva creata dalla Ministero delle finanze con disposizione dell’Agenzia delle entrate. Nessuno degli interventi richiesti dal Ministro è stato ancora attuato, se non quello relativo alla variazione dell’importo in euro. La presenza sul territorio dei CTD, che rappresentano una concorrenza sleale, così come già sostenuto dal Ministro in risposta ad un’interpellanza parlamentare presentata dall’onorevole Catanoso, nel frattempo ha continuato a crescere nonostante le ripetute segnalazioni dei concessionari al CONI e al Ministero. Il loro numero è stimato in oltre 1.500 e il loro fatturato è di oltre mille miliardi. Solo negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un’operazione di repressione più ampia da parte della Guardia di finanza, anche se spesso la chiusura di questi centri, come precedentemente detto, è stata vanificata dalla magistratura che ne ha riordinato l’apertura. La concorrenza estera, che non ha vincoli nel proporre varie tipologie di scommessa – ricordo che i vincoli italiani sono dettati dal fatto che le scommesse vengono per legge istituite e determinate dal CONI o dal Ministero dell’economia e delle finanze – subisce una tassazione vicino allo zero, notevolmente inferiore a quella italiana. Basta pensare che in Gran Bretagna la tassazione media è pari al 2,5 per cento, mentre in Italia è pari al 16,5 per cento. La concorrenza straniera, grazie ad Internet, riesce a fatturare diverse migliaia di miliardi in Italia. A supporto di quanto detto basti citare un dato rilevato dal bilancio del gruppo della società Coral-Eurobet, quotata presso la borsa inglese, che nel 2001 denuncia un fatturato raccolto via Internet pari a 2.400 miliardi, di cui il 40 per cento circa prodotto da clientela italiana. In questo quadro ambientale i concessionari vengono sollecitati dal CONI e dall’UNIRE a pagare i minimi relativi agli anni 2000 e 2001. Se così saranno costretti a fare attraverso la riscossione delle fideiussioni il 60-70 per cento fallirà e sarà costretto a chiudere. Le conseguenze saranno il consolidamento delle perdite certe per il CONI e per l’UNIRE, la perdita di migliaia di posti di lavoro e una drastica riduzione dei flussi attuali delle entrate per l’Erario, per il CONI e per l’UNIRE. Inoltre, stante il fatto che oggi i giocatori italiani trovano altri canali per dare sfogo alla loro passione, quando il Ministero dell’economia e delle finanze riattiverà una rete ufficiale di accettazione delle scommesse, gran parte del gioco attuale si sarà definitivamente attestato presso i bookmakers clandestini ed esteri. Se si vuole evitare questo esito certamente traumatico per tutti, è necessario operare una riduzione dei minimi per gli anni 2000 e 2001 che tenga realmente conto di quanto avvenuto dall’avvio dell’attività e della reale situazione del mercato e introdurre altresì una serie di cambiamenti strutturali di carattere legislativo, regolamentare ed organizzativo che consentano al mercato ufficiale di recuperare efficienza e competitività. Bisogna in sostanza togliere i legacci imposti al mercato per consentire alla scommessa di svilupparsi in maniera più dinamica. Già nell’ambito dei lavori svolti dalle Commissioni parlamentari erano stati individuati alcuni provvedimenti, sia da parte delle istituzioni che degli operatori, utili a conseguire questo obiettivo. Il primo e più urgente degli interventi non può evidentemente che coinvolgere l’entità dei prelievi e della tassazione italiana. Bisogna anche tener conto di quanto stabilito dalla Corte di giustizia di Lussemburgo che, in data 20 maggio 1999, concludeva che «non esistono restrizioni per i privati residenti in Italia di fare scommesse direttamente per posta, telefono, fax o Internet con allibratori stabiliti al di fuori del territorio italiano». In tale ottica è evidente che, se si vogliono perlomeno contrastare gli ingenti flussi di scommesse che prendono la strada dell’estero, occorrerà equiparare le aliquote di tassazione e di prelievo italiane a quelle praticate dai concorrenti comunitari. Questa considerazione è per altro in linea con l’atteggiamento del Ministro delle finanze che, in termini più generali, chiede alla Commissione un coordinamento della normativa fiscale europea, al fine di evitare discriminazioni e forme di concorrenza sleale. Solo dopo essere intervenuti su una ridefinizione dei prelievi fiscali, si potrà conseguentemente arrivare ad una regolamentazione dell’accettazione del gioco via Internet che si traduca in un reale vantaggio per il mercato ufficiale delle scommesse italiane e per le entrate erariali e non in una legittimazione indiretta degli operatori stranieri. Gli stessi CTD – che sono probabilmente una delle cause del mancato gettito – potrebbero essere oggetto di regolamentazione e, evitando inutili sovrapposizioni con i concessionari già esistenti sul territorio, si potrebbe contribuire ad una più razionale e capillare copertura del territorio. Alleghiamo alla relazione le più rilevanti richieste provenienti dalla totalità dei concessionari italiani. PRESIDENTE. Dichiaro aperto il dibattito con la raccomandazione di essere il più concisi possibili. BRUNALE (DS-U). Ringrazio il dottor Migliaccio per la relazione svolta. Credo che nell’ambito dei nostri lavori sarebbe auspicabile che si disponesse di uno studio comparato della legislazione in materia di giochi e scommesse a livello europeo al fine di una valutazione complessiva. Anche nelle parole che abbiamo testè ascoltato si evidenzia come nel Paese vi sia una difficoltà dovuta non solo all’organizzazione interna, ma anche alla libera circolazione. Invito, quindi, la Commissione a procedere ad una riflessione in proposito. PRESIDENTE. Condivido pienamente la sua richiesta che rientra perfettamente tra le questioni al nostro vaglio. Oltre a procedere ad un esame comparato della legislazione vigente nei Paesi comunitari, infatti, stiamo ipotizzando, in particolare, la possibilità di verificare direttamente presso il Parlamento europeo il de iure condendo a livello comunitario. LABELLARTE (Misto-SDI). Vorrei sapere se i ritardi nell’avvio del sistema, cui il dottor Migliaccio ha fatto riferimento, sono stati superati e, quindi, se il sistema attualmente è a regime. In caso contrario, vorrei conoscerne le cause e quali provvedimenti possono essere adottati per superare la situazione. MIGLIACCIO. Il sistema è stato avviato e la raccolta delle scommesse è attualmente al 60 per cento rispetto alle aspettative di tutti i concessionari. Come già sottolineato nella relazione, dal 1º gennaio 2000 è venuta a mancare nel settore ippico una tipologia di scommesse presente sin dal 1999 e pari a circa il 20 per cento. Mi riferisco alle scommesse multiple, cioè su corse di cavalli che si svolgono contemporaneamente. Questo discorso non attiene ad altre tipologie di scommesse introdotte ex novo o riviste e corrette. Nel totoscommesse mancano, come speravo di aver chiarito, le scommesse effettuate attraverso Internet. Dai dati allegati alla relazione, risultato di uno studio della Deutsche Bank e di bilanci di aziende, si evince che il gioco via Internet è per le scommesse sportive, senza alcun dubbio, la fetta più importante del mercato perché si collega evidentemente alle partite di calcio, alle Olimpiadi e ad altre manifestazioni di rilievo. Internet è il luogo in cui queste transazioni, a differenza delle televendite, hanno maggiore successo. PEDRINI (Mar-DL-U). Avete proposte concrete per l’alimentazione del gioco delle scommesse per via telematica? Con le carte di credito vengono pagate le scommesse ai bookmaker stranieri? MOTTERLINI. Le operazioni da effettuare su Internet implicano solamente la previsione di regolamenti ministeriali atti a consentire tale facoltà. È paradossale che in Italia i CTD possano operare su Internet al di fuori della legalità, mentre lo stesso discorso non viene consentito ad un concessionario. Nell’ambito delle scommesse sportive manca ancora un regolamento ad hoc. Peraltro, il modo di operare, una volta regolamentato, non comporta di per sé difficoltà, salvo che probabilmente il gioco su Internet andrebbe incontro ad un insuccesso, come evidenziato nella relazione, qualora non fosse modificato o ridimensionato il prelievo fiscale. Dal momento che saremmo sempre e comunque chiamati a confrontarci con gli operatori stranieri, è chiaro che la concorrenza risulterebbe comunque insostenibile per i concessionari italiani. Oggi vi sono su Internet siti che offrono la possibilità di giocare con tutti i possibili bookmaker stranieri, che operano anche in Paesi dove non esiste prelievo fiscale (Isole Vergini e così via). Chi si muove su Internet quindi ha una possibilità di scelta infinita. Il pagamento delle scommesse e delle eventuali vincite avviene con carta di credito ovvero con l’apertura da parte del giocatore di un conto corrente presso i bookmaker, che poi può chiudere nel momento in cui vuole recuperare il denaro. TURCI (DS-U). Non ho ben compreso la questione relativa alla tassazione. Nel merito ci è stato detto che il ministro Del Turco nel mese di marzo aveva dato indicazioni circa la sospensione della riscossione dell’imposta unica sugli spettacoli per poi, a dicembre, richiederne la riscossione. Qual è la situazione attuale? MIGLIACCIO. La riscossione dell’imposta unica è attualmente sospesa. Dovevano essere comunicate le modalità di pagamento entro il 15 dicembre, termine della sospensione. Il versamento dell’imposta è stato richiesto con un decreto del 21 dicembre scorso, in base al quale l’imposta doveva essere versata entro il 17 dello stesso mese. Se viene sospesa l’imposta dal mese di giugno al 15 dicembre che cosa cambia se poi alla fine l’imposta deve essere comunque interamente versata? Di fatto, l’unico vantaggio dato ai concessionari italiani è rappresentato dagli interessi maturati in questo lasso di tempo. Addirittura, questi interessi risultano nulli per la data di pagamento indicata, addirittura precedente alla data di emanazione del decreto in questione. I concessionari, anche se pagassero oggi, si troverebbero già in mora. In data 28 dicembre viene poi emanato il famoso decreto-legge n. 452 del 2001, precedentemente emendato e sottoposto poi all’approvazione definitiva del Parlamento. Nella relazione si fa riferimento ad uno stock del debito in cui è compresa anche l’imposta unica. Anche se sarà necessario aspettare il famoso decreto interdirigenziale per capire le modalità di versamento, il decreto-legge non è molto chiaro rispetto all’imposta unica. La situazione è davvero molto confusa. Alcuni concessionari aspettano il decreto, altri hanno già versato i soldi e altri ancora non sanno cosa fare. Da due anni a questa parte l’amministrazione responsabile non è in sostanza in grado di chiarire le sue posizioni. PRESIDENTE. Ringrazio i responsabili del Sindacato italiano concessionari scommesse. Audizione del Sindacato totoricevitori sportivi PRESIDENTE. Proseguiamo con l’audizione del sindacato totoricevitori sportivi (STS). Ringraziamo per la loro presenza il dottor Gagliardi, il dottor Bartoli e il dottor Lauletta, rispettivamente presidente, segretario nazionale e vice presidente nazionale. Sono costretto a ricordarvi l’estrema ristrettezza dei tempi a nostra disposizione. Se cortesemente riuscite a svolgere la vostra relazione entro una decina di minuti, sarà poi possibile anche per i senatori rivolgere eventuali domande. GAGLIARDI. Vorrei innanzitutto ringraziare il presidente Pedrizzi e i componenti della Commissione per aver accolto la nostra richiesta di essere auditi nell’ambito di quest’indagine conoscitiva. Noi rappresentiamo una larga parte della rete dei ricevitori, una categoria che da cinquant’anni è dedita alla proposizione e promozione dei giochi, ma che negli anni passati non è stata mai adeguatamente ascoltata. Cercherò ora di sintetizzare brevemente alcune questioni che invece nella relazione scritta risulteranno più dettagliate. In primo luogo salutiamo positivamente la creazione dell’Agenzia dei giochi perché vi è la necessità assoluta di un interlocutore unico che abbia una visione a trecentosessanta gradi del settore e che sia in grado di eliminare una serie di sovrapposizioni di competenze, di conflittualità tra le varie componenti e che sia in grado di coniugare le istanze delle varie componenti del settore che talvolta sono conflittuali. Per quanto riguarda il mercato dei giochi, mi riferisco ai giochi assunti in ricevitoria, devo evidenziare che dal 1998 allo scorso anno si è verificato un calo superiore al 20 per cento. Ovviamente molteplici sono le motivazioni di questo calo, anche se molte di esse sono esterne al nostro sistema, come nel caso delle slot machine e della raccolta di scommesse estere attraverso Internet. Con riferimento ai malefici videopoker, siamo perfettamente d’accordo con le dichiarazioni rilasciate dalla Guardia di finanza circa la pericolosità sociale del fenomeno e sulla necessità di individuare opportune iniziative legislative. Credo che oggi, con le possibilità che offre la telematica, si potrebbe arrivare ad un sistema di controllo, di monitoraggio centralizzato di tutte le macchine. Ovviamente siamo totalmente d’accordo sul fatto che siano perseguiti tutti coloro che nuocciono al nostro lavoro di accettazione legale delle scommesse, anche nel caso di colleghi che svolgono contestualmente un’attività di gestione di questi apparecchi videopoker illegali. Per quanto riguarda le scommesse estere il discorso è più ampio. Mi limito a dire che il nostro Sindacato nelle precedenti finanziarie si è adoperato perché venissero predisposte norme più efficaci. Nonostante ciò il fenomeno dell’accettazione illegale di queste scommesse via Internet è abbastanza diffuso e dunque va in qualche modo fermato. Per quanto riguarda poi i giochi di competenza delle nostre ricevitorie, sebbene ci sia voluto un anno di trattative con il Governo, alla fine siamo riusciti a ripristinare la giusta determinazione dell’aggio ai ricevitori del Superenalotto. Abbiamo valutato positivamente il discorso relativo all’eliminazione del tetto del jackpot, un modo per favorire maggiormente la diffusione del gioco. Per quanto riguarda gli altri concorsi gestiti dal CONI e da SISAL, come nel caso del Totocalcio e del Totip, devo purtroppo sottolineare che l’errore commesso l’anno scorso per il Superenalotto è stato ripetuto anche per gli altri concorsi pronostici, che fra l’altro hanno una dimensione molto meno ampia del Superenalotto, la cui remunerazione è scesa al 6,5 per cento. Con riferimento alla scommessa Tris credo che tutti conoscano quanto è accaduto in questo ambito. A causa di un bando di gara partito in maniera poco chiara, nel quale non era stato fissato l’aggio per i ricevitori, chi vi ha partecipato ha giocato al ribasso per poi rifarsi sull’aggio dei ricevitori. È impossibile portare avanti un prodotto che richiede adeguati supporti con una remunerazione del 4 per cento. Ho letto le dichiarazioni del commissario Andriani. Posso anche essere d’accordo con lui sull’importanza di estendere la rete e di dotarla di terminali più avanzati, ma al di là di quanto è stato detto credo che se non si riporta l’aggio sulla scommessa Tris ad un valore accettabile, pari a quello che normalmente si percepisce sugli altri giochi, difficilmente questo prodotto, la cui potenzialità è enorme, potrà riprendersi. Con riferimento alle scommesse, fin dall’inizio degli anni ’90, sono stati proprio i ricevitori, che in quel momento gestivano come prodotto-gioco essenzialmente il Totocalcio, a promuovere e a spingere il Governo a legalizzare le scommesse. Poi il Parlamento e il Governo, dopo aver superato remore di carattere etico, sono giunti a tale decisione, ma proprio i ricevitori sono stati totalmente esclusi. Aggiungo soltanto che, al di là del gioco professionale che si svolge nelle agenzie sulla base di una scommessa a quota fissa, la scommessa a totalizzatore può avere uno sviluppo proporzionale alle potenzialità che è in grado di esprimere solo in una rete capillare come quella dei ricevitori. L’esempio lampante è dato dalla corsa Tris che nel 1996, quando è passata dalle sale corse alle ricevitorie, ha avuto un risultato assolutamente eccezionale. Ritengo che nella rete delle ricevitorie dovrebbe essere inserita qualche scommessa sportiva a totalizzatore che possa dare più impulso ad una situazione di redditività che negli ultimi anni si è molto impoverita. PRESIDENTE. La ringrazio per l’estrema sintesi e per la chiarezza del suo intervento. Avremmo bisogno di sapere con esattezza chi sono i totoricevitori e in quali luoghi operano prevalentemente? GAGLIARDI. I ricevitori sono suddivisibili in due categorie: quelli che svolgono essenzialmente attività di ricevitoria, senza avere altre attività commerciali annesse, e che sono pressappoco 3.500 su circa 19.000. I restanti, che sono la maggior parte, svolgono tale attività gestendo contestualmente bar, tabaccherie o esercizi commerciali similari. TURCI (DS-U). Lei ha parlato di slot machine. La normativa approvata nell’ambito della legge finanziaria dello scorso anno, salvo che non sono stati emanati i decreti di attuazione, corrisponde alle vostre aspettative oppure avete una idea differente sulle modalità di regolamentazione in questo campo? GAGLIARDI. Il controllo di queste macchine, al di là di alcune normative più pressanti, deve essere più accurato. Bisogna trovare una soluzione più radicale. Ecco perché accennavo ad un sistema informatico che gestisse un’attività di controllo proprio tutte le macchine. Altrimenti, il fenomeno dell’elusione rimarrà una costante. EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Mi sembra che sia importante tener conto di diversi fattori; in particolare, la necessità di riportare la percentuale dell’aggio ad una dimensione favorevole allo sviluppo delle scommesse e di armonizzare il prelievo tributario. Il vostro sindacato lamenta soprattutto di essere stato totalmente escluso, nonostante la spinta data per giungere alla legalizzazione del mercato delle scommesse, dal processo decisionale. La struttura dei vari punti di raccolta esistenti è in grado di soddisfare l’adeguamento degli Internet point, di allargarne le potenzialità di sviluppo e di dare, conseguentemente, una spinta a questo giro d’affari? BARTOLI. Il lotto è di fatto in Italia la scommessa più importante; è a quota fissa (nel senso che si conosce prima la quota che verrà pagata) e si può giocare nelle tabaccherie. Abbiamo chiesto la scommessa a totalizzatore, e non quella a quota fissa, perché non è pensabile che il ricevitore possa decidere le quote da assegnare al singolo evento. La scommessa a totalizzatore è ideale per i nostri punti vendita in quanto si raccolgono denari per conto dello Stato (che provvederà ad una ripartizione delle vincite sul totale) e il pagamento dipende esclusivamente da ciò che viene indicato dalla macchina. Non vi è alcun modo di intervenire sulla scommessa. Quindi, il ricevitore è una sorta di esattore, di raccoglitore che non stabilisce ma si limita solo ad incassare le quote. Sarà poi il totalizzatore a stabilire in quale misura pagare le vincite. Per la scommessa Tris avviene esattamente così, nel senso che il tabaccaio non interviene in alcun modo sulle vincite. La capillarità della diffusione di questi 20.000 punti favorisce enormemente lo sviluppo di questo gioco. Le agenzie ippiche, che svolgono un lavoro estremamente qualificato, si rivolgono ad un target molto specifico di giocatori. Le agenzie ippiche sono circa 1.000 e svolgono un lavoro di primissimo ordine rivolto, però, ad un particolare settore. Il vantaggio della ricevitoria è la grande estensione territoriale. BONAVITA (DS-U). Ricordo ai nostri ospiti che in un provvedimento relativo alle accise è stato affrontato, con un ordine del giorno, il problema dell’omogeneizzazione della percentuale degli aggi per qualsiasi tipo di scommessa, in modo da rendere più facile al pubblico l’accesso alle varie tipologie di gioco e di scommessa. Per quanto riguarda invece la richiesta di attivare presso le totoricevitorie le scommesse a totalizzatore (il problema principale sembra essere quello di unificare le reti di raccolta attraverso un totalizzatore centrale), secondo l’UNIRE le scommesse a quota fissa vengono ormai tutte rimpiazzate da quelle a totalizzatore. La situazione tende a non essere più gestibile anche perché vengono meno tipologie di scommessa diverse. Siamo di fronte ad una proliferazione di richieste di attivazione delle scommesse a totalizzatore. Di converso, le agenzie ippiche, proliferate in questi anni, sono oggi in grave crisi perché il volume di gioco non ha corrisposto alle aspettative, nel senso che, al proliferare dei punti dei giochi non corrisponde un aumento delle giocate. Perché allora ritenete di avere una chance in più? BARTOLI. Una cosa non esclude l’altra. Si potrebbe anche ipotizzare che i ricevitori sul territorio diventino punti remoti dell’agenzia. Oggi, grazie alle nuove tecnologie a disposizione, non è più una possibilità remota. Non è pensabile replicare un sistema simile a quello delle 1.000 agenzie ippiche ma, grazie alla rete telematica, è possibile realizzare il collegamento di tutti i punti ad una rete unificata. Un’ipotesi del genere è stata immaginata per i patentini relativi al tabacco, con una sottolicenza che si aggrega ad un determinato punto. Questo contribuirebbe a risolvere anche la questione dei minimi garantiti. PEDRINI (Mar-DL-U). Soprattutto in riferimento al gioco clandestino ed ai videogiochi, esiste qualche studio specifico cui fare riferimento per capire con un minimo di approssimazione, anche se mi rendo conto che non si può monitorare l’illegalità, la massa che è sfuggita ai controlli e dunque il danno per l’erario? Mi sembra infatti che le cifre che vengono indicate divergano tra loro anche per diversi miliardi? BARTOLI. Innanzitutto, il Governo ha recentemente valutato in 30.000 miliardi questa perdita. Non vi è alcun dubbio che la forte contrazione nel comparto dei giochi e delle scommesse – parliamo di circa 8.000 miliardi – è da imputare ad un ampliamento dell’utilizzazione dei videopoker. Oscilliamo tra i 15.000 ed i 30.000 miliardi. BONAVITA (DS-U). In conclusione mi sembra di poter dire che il vero problema non è di duplicare le reti ma di creare sinergie per la raccolta. PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l’audizione. Audizione del Sindacato nazionale agenzie ippiche PRESIDENTE. Passiamo ora all’audizione dello SNAI. Prego il presidente, dottor Lucchi, di svolgere una breve relazione introduttiva di non più di dieci minuti per consentire ai senatori di rivolgere loro eventuali domande. LUCCHI. Ringrazio il Presidente per questa convocazione. Ho predisposto un documento abbastanza sintetico relativo alla situazione attuale dal punto di vista giuridico, che però in questo momento tralascio ritenendo più opportuno soffermarmi, sia sulle ragioni della crisi del nostro settore specifico, sia sulle proposte normative e pratiche nonché sulle questioni di carattere tributario. Vorrei ricordare che il nostro settore negli ultimi cinque anni ha subito profonde modificazioni. Il settore nasce principalmente per la gestione delle scommesse ippiche, essendo a suo tempo state emanate gare d’appalto e bandi di concorso per l’apertura di agenzie ippiche, a partire dal dopoguerra. L’ente coordinatore di queste attività era inizialmente l’UNIRE che fino al 1997 ha svolto una funzione di coordinamento per tutte le attività relative alle scommesse ippiche. Nel 1998 il precedente Governo ha emanato un decreto per l’avvio sperimentale dell’accettazione delle scommesse sportive, attribuite alla rete che allora distribuiva le scommesse ippiche e fino alla data in cui sarebbero stati emanati i bandi di concorso per l’apertura di mille punti di accettazione di scommesse sportive. Effettivamente nel 1999 sono stati emanati due bandi di concorso per l’aggiudicazione di 621 concessioni ippiche e mille concessioni sportive coordinate rispettivamente, per quanto riguarda le concessioni sportive, dal CONI che è l’ente concedente, per quanto riguarda le concessioni ippiche, dai Ministeri dell’economia e delle finanze e delle politiche agricole. Vi sono state due tipologie di gara, che hanno purtroppo seguito metodologie diverse per l’aggiudicazione. Entrambe contenevano, per quanto riguarda l’ippica, sostanzialmente un’aggiudicazione in base ad una proposta di minimo garantito a favore del Ministero, per quanto riguarda le scommesse sportive, l’aggiudicazione in base a due parametri che per il 75 per cento del punteggio erano di carattere economico, con un’offerta di minimo garantito, per il 25 per cento legati al progetto tecnico dei locali presentati per il concorso. Nel 1999 sono state attribuite 526 concessioni ippiche e 986 concessioni sportive. A partire dal 1º gennaio del 2000, con una grandissima fatica organizzativa da parte di tutti coloro che hanno partecipato a questi bandi, dal momento che le concessioni sono state attribuite tra i mesi di ottobre e novembre del 1999 e dunque la possibilità di essere operativi a partire dal 1º gennaio del 2000 era di fatto un atto quasi impossibile, si è lentamente messa in moto questa nuova organizzazione, anche se a suo tempo il nostro sindacato aveva fortemente contestato al coordinatore del Ministero delle finanze di allora, dottor San Nicola, la metodologia e soprattutto la sostanza di questo bando. Di fatto il discorso legato alle mille concessioni sportive e alle 621 concessioni ippiche partiva da un presupposto, valido solo sulla carta, di un’equa e razionale distribuzione sul territorio dei concessionari. Tanto è vero che i punti scelti per le nuove concessioni partivano da un assunto legato alla propensione al gioco che di fatto ha portato ad una situazione paradossale, vale a dire che laddove esistevano già alcuni punti di vendita sono stati implementati, nella considerazione che in quella zona esisteva una propensione al gioco, mentre dove non esistevano, partendo dal presupposto che lì la propensione al gioco era minima, ne sono stati aperti pochi. Date queste premesse risulta difficile contestare che l’Italia non abbia le potenzialità per sostenere una rete commerciale di mille punti vendita ippici e di mille punti vendita sportivi, soprattutto quando è possibile gestire nello stesso locale entrambe le concessioni, cosa che purtroppo in buona percentuale non è avvenuta, ma certamente, se non si fa una equa distribuzione sul territorio di questi punti vendita, si rischia di dimostrare che la concentrazione sbagliata di punti vendita porta alla creazione di povertà e non di ricchezza. Noi, a partire dal luglio del 2000, abbiamo denunciato – io stesso convocai una riunione nella quale denunciai alla stampa il problema, recandomi successivamente anche presso il Ministero – le problematiche che già all’epoca risultavano evidenti da questo punto di vista, tanto è vero che a partire dall’ottobre del 2000 mettemmo in mora sia il CONI, come concedente delle scommesse sportive, sia i Ministeri delle finanze e dell’agricoltura per un concetto riguardante l’inadempimento degli obblighi contrattuali, anche perché si evidenziava già allora la discrasia tra l’attuale numero di punti vendita e la risposta che il mercato aveva dato a questa attività. Nel 2000 ci siamo trovati, a fronte di un aumento del 300 per cento dei punti vendita siti sul territorio nazionale, con un fatturato, inteso come movimento globale di scommesse (sommatoria tra scommesse sportive e scommesse ippiche), aumentato di circa il 15 per cento. È evidente che la nascita di una rete commerciale complessa e sofisticata anche da un punto di vista tecnologico implica la necessità di grossi investimenti unitari, tanto che si parla mediamente di una cifra tra i 600 e gli 800 milioni per punto vendita aperto, anche in funzione delle richieste avanzate nel bando CONI dal punto di vista tecnologico a garanzia di una massima competitività del prodotto. È facile immaginare come l’apertura di circa 1.100 punti vendita sul territorio abbia comportato un notevolissimo investimento oltre ad elevati costi di gestione. Ciò detto, nel 2000 si è registrato un deficit di settore estremamente forte. In effetti, la risposta del mercato è stata molto inferiore alle aspettative di tutti (nostre e del Governo d’allora): avevamo ipotizzato, attraverso varie formule, un movimento di circa 9.000 miliardi. Nel primo anno, anche in conseguenza di oggettive difficoltà, la risposta del mercato è stata pari a circa il 50 per cento di quanto ipotizzato. Purtroppo anche nel 2001 la tendenza del mercato, anche in funzione di fattori esterni legati all’economia e al ridotto potere di acquisto, ha prodotto un risultato ben al di sotto delle stime (55-60 per cento). Nel maggio 2001, anche grazie ad alcuni incontri con funzionari del Ministero molto più attenti a questo problema, è stato decretato lo stato di crisi del settore, cui ha fatto seguito la sospensione dell’imposta unica fino al 15 dicembre 2001. Vi era il pericolo reale di una chiusura di un notevole numero di punti vendita, con una serie di problemi di carattere economico e normativo per gli enti interessati. Basta pensare che ognuna delle 1.000 aziende impiega, tra personale a tempo determinato e indeterminato, una media di 10-15 persone. Si tenga poi presente che la nostra attività si svolge 7 giorni su 7, senza interruzioni. Nel periodo invernale dalle ore 10 alle ore 20 e nel periodo estivo, con le notturne, dalle 11 del mattino a mezzanotte. È chiaro che sette giorni a settimana, con la previsione di un turno e mezzo nei mesi invernali e di due turni per i mesi estivi, comportano, anche a livello di organizzazione e di personale, costi notevoli. Quanto alle necessità ed alle proposte, è necessario prendere atto che il nostro è un mercato di concessioni, ma anche aperto a realtà che adottano forme di concorrenza assolutamente sleali che non siamo in grado di combattere. Mi riferisco ad Internet e ai centri di trasmissione dati; alcuni operatori stranieri, attraverso strumenti che possono anche costituire una copertura legalizzata del gioco clandestino, sottraendosi all’imposizione fiscale vigente in Italia – che noi invece paghiamo e che è la più cara in Europa – determinano un sistema in grado di sbaragliare qualsiasi forma di concorrenza. Inoltre, l’attuale sistema fiscale ci impone una limitazione di fatto sulla possibilità, sancita tra gli obblighi degli enti concedenti, di avviare il gioco telematico. Internet è uno strumento per raggiungere il fine della vendita del prodotto. Se non si dispone di un prodotto competitivo, corriamo il rischio enorme di attrezzare, attraverso i concessionari ufficiali, tanti siti Internet che poi non sono in grado di vendere al meglio quel prodotto, di modo che poi il pubblico sarà indotto a cercare, sempre sulla rete, prodotti più interessanti. Con l’attuale carico fiscale non siamo in grado di offrire un prodotto competitivo. Credo che l’attuale decreto-legge n. 452 del 2001, all’articolo 8, venga incontro alle nostre esigenze, per cui spero che il successivo decreto interdirigenziale sia in grado di dare soluzione, con riferimento agli anni 2000-2001, ai nostri problemi specifici. Credo che una soluzione corretta per realizzare gradualmente un mercato sano, capace di garantire allo Stato le entrate previste, sia di trovare il giusto compromesso tra le esigenze delle entrate e lo sviluppo dell’attuale mercato: si consideri infatti che gli italiani non giocano solo presso i nostri punti vendita, ma anche attraverso Internet e i centri di trasmissione dati. Il fatto che esistano ancora circa 1.000 punti vendita in Italia significa che vi è interesse a stare aperti. GINESTRA. Con i Mondiali di calcio gli scommettitori stranieri si stanno organizzando. Noi, che siamo sottoposti alle regole testé richiamate, costretti a non poter utilizzare i nostri locali perché in uso soltanto al CONI e all’UNIRE, non riusciamo a fare alcunché. Vi è in pratica un’eccessiva rigidità della normativa. Non vi è la possibilità di offrire scommesse diverse da quelle dei concorrenti e neanche si possono fare le scommesse via telefono, cosa che oggi già avviene in altri settori quali l’ippica. Se non si interviene in tal senso la crisi, che già oggi è generalizzata, diventerà più forte. Il mese di giugno è sempre più vicino per cui l’intervento deve essere posto in essere velocemente. Siamo pronti anche ad assumere iniziative volte a far conoscere tramite la stampa il nostro operato: noi vendiamo un prodotto uguale agli altri, ma ad un prezzo più alto a causa di una tassazione rigida. LUCCHI. Vorrei aggiungere a quanto diceva il collega Ginestra due precisazioni legate in parte alla sua analisi. Il mercato inglese, per rispondere alla concorrenza, ha modificato il quadro delle regole prevedendo, per far rientrare in Gran Bretagna gli operatori che erano scappati nei famosi paradisi fiscali, una tassazione del 15 per cento sui ricavi. Ora, il fatto di non riuscire a sfruttare, e purtroppo rischiamo ormai di perderla, un’occasione come quella del Campionato del mondo di calcio, per noi vuol dire aspettare almeno altri due anni fino ai prossimi europei. Pertanto, o ci dotiamo di uno strumento che consenta di vendere il prodotto per il quale noi tutti abbiamo operato investimenti, o altrimenti dobbiamo trovare un’altra strada che in questo momento, essendo soltanto un operatore del settore, non posso immaginare. In ogni caso, la strada alternativa della liberalizzazione deve tener conto comunque di questi fattori economici. In particolare, deve essere chiaro che il giorno in cui si liberalizzerà il mercato, i prelievi a favore di UNIRE e CONI verranno meno e non vi sarà più alcun titolo per disporne. GINESTRA. Per quanto riguarda l’ippica bisognerebbe anche chiedersi se non sarebbe utile ridurre il numero delle corse, oggi pari a circa 24 mila l’anno, per puntare invece sulla qualità. Altrimenti, si rischia di impoverire il mercato sempre di più e di togliere ogni interesse al gioco. Lo stesso accadrebbe se si producesse e realizzasse un film che non piace al pubblico. Non si crea così una cultura favorevole all’ippica. Non basta un cavallo come Varenne, campione del mondo, per garantire un futuro all’ippica. Bisogna fare qualcosa di più. Noi stiamo facendo veramente di tutto per comunicare questo spirito al pubblico, per far appassionare la gente al nostro mondo, ormai del tutto pulito grazie alle tante inchieste svolte. Cerchiamo di utilizzare al meglio un settore di grande potenzialità. BONAVITA (DS-U). Intervengo brevemente in merito ai cosiddetti minimi garantiti. È stata un’illusione ottica che ha colpito quasi tutti, anche se io ero alquanto perplesso già da allora, il pensare che bastasse aumentare i punti vendita e l’offerta per realizzare un incremento delle quote di gioco rispetto al prodotto lordo del nostro Paese. Nella realtà esiste un problema di concorrenza internazionale, che ora ci mette in crisi e che attiene alla possibilità di fare scommesse via Internet senza subire alcun controllo ed evadendo il fisco, un problema che interessa anche l’Unione europea. Anche riguardo alla proliferazione dei giochi, non è detto che un numero più elevato di giochi aumenti la voglia di giocare. Bisogna anche tener conto del fatto che la gente tende a trasferirsi da un gioco all’altro. Se il Lotto funziona, magari un altro gioco va male e così via. Abbiamo un’incidenza percentuale delle quote destinate al gioco, rispetto al prodotto interno lordo, più o meno fissa. Bisognerà dunque riflettere su questa grande illusione alla quale tutti hanno concorso. Vi sono state richieste per i minimi garantiti, per aprire nuove sale. Io già allora avvertii il rischio che si potesse trattare di un’illusione e comunicai al Governo di allora, che apparteneva alla mia stessa parte politica, le mie perplessità. Mi sembra che oggi si stia compiendo lo stesso errore. Bisogna stare attenti perché la realtà si dimostra ben diversa dalle aspettative. EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Vorrei chiedere se tra le varie audizioni sia stata considerata anche l’audizione del presidente del CONI che, proprio alla luce di quanto è emerso oggi, mi sembra fondamentale. PRESIDENTE. Si, è stata prevista. EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Rispetto al documento che il vostro sindacato ha predisposto, vorrei un chiarimento rispetto ad un’affermazione molto forte. Si parla infatti di una «bizzarria di due Ministri della Repubblica imprenditori di scommesse». GINESTRA. Il Governo di allora ha fatto sua una serie di strategie, come nel caso delle vecchie agenzie ippiche. Quel Governo ha deciso quanto queste agenzie avrebbero incassato tra tre anni. Come si fa a conoscere in anticipo l’evoluzione del mercato? Magari in quel lasso di tempo sarebbe potuta sorgere un’altra agenzia accanto a quella da me gestita. La risposta del Governo è stata che il mercato si assesta da solo. Se viene inaugurato un negozio molto esclusivo davanti al mio è però ben difficile resistere alla concorrenza. Mi è stato risposto che in caso di difficoltà sarebbe sempre stato possibile un trasferimento. È una risposta che non tiene minimamente conto dei costi necessari per il trasferimento, che possono essere anche superiori al mezzo miliardo di lire. Non è possibile pensare di spendere cifre di questa portata quando un esercizio è in perdita. Come si fa a rispondere che il mercato si assesta da solo? Io credo invece che il mercato sia necessario crearlo e che non si assesti da solo. La legge di allora parlava genericamente di una distribuzione sul mercato omogenea e bilanciata, cosa che non si è realizzata nel modo più assoluto. Pertanto, mi sono ritrovato, come tanti miei colleghi, a dover fare i conti con l’apertura di centri a poca distanza da altri. PRESIDENTE. Noi abbiamo come dies ad quem, come scadenza per quest’indagine conoscitiva, l’istituzione dell’Agenzia dei giochi che dovrebbe grosso modo essere istituita tra due mesi. Da qui a due mesi vorremmo poter svolgere tutte le audizioni necessarie. Pertanto, pur chiedendo scusa al vostro sindacato, sono costretto a delimitare i tempi. Altrimenti non daremmo la possibilità a tutti i soggetti interessati di essere ascoltati. La nostra intenzione è di fornire il materiale derivante da queste audizioni al Governo, in modo che l’Agenzia possa essere disegnata sulla scorta dell’esperienza che stiamo svolgendo in queste settimane. Mi sembra che in ogni caso la previsione di 20 minuti per ogni soggetto da ascoltare è stata determinata dal fatto che siamo chiamati ad ascoltare altri 30 soggetti in poco più di due mesi. O portiamo a termine l’indagine perché serva a qualcosa, prima dell’istituzione di questa Agenzia, altrimenti l’indagine conoscitiva non avrà alcun valore. Del resto, per far quadrare il cerchio bisogna necessariamente garantire questi ritmi e rinunciare ad un chiarimento per una domanda, avendo oltretutto a disposizione delle memorie che, nel caso dello SNAI, sono realizzate in maniera molto articolata. EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Sono state dette cose che non sono inserite nella relazione, signor Presidente, per cui sono costretto a rilevare un’altra questione che non è emersa dal documento. Vorrei sapere se la proliferazione dei punti vendita, ormai intorno alle mille unità, che, sulla scorta di quanto detto anche dalla Guardia di finanza, risultano non adeguatamente controllati, può portare ad una lievitazione delle scommesse clandestine. Una considerazione va fatta rispetto ai tempi molto ristretti a nostra disposizione, perché se non abbiamo neanche la possibilità di rivolgere queste domande essenziali, credo che la funzione stessa dell’indagine conoscitiva venga meno. LUCCHI. Quale Presidente dello SNAI dal 1999 posso confermare in questa sede che il nostro sindacato è stato sempre contrario a questa tipologia di bando. Posso anche dimostrare questa mia affermazione sottoponendovi le proposte di bando organizzato che, secondo la nostra proposta, avrebbero consentito di arrivare nell’arco di cinque anni a mille punti vendita equamente distribuiti sul territorio. Si trattava di un metodo oggettivo, studiato dalla Banca d’Italia, basato sulla suddivisione delle zone. Poiché circola la chiacchiera che siamo stati noi i fautori dei bandi, posso dimostrare che ciò non è vero. Qualcuno, al contrario, ci ha preso in giro. Eravamo convinti che alcune richieste che ci erano state fatte, su cui avevamo dato il nostro contributo di esperti, sarebbero state realizzate. Così non è stato. GINESTRA. Prescindendo dall’attività di controllo – che rientra tra l’altro tra gli obblighi previsti nella delega – in base alla quale siamo chiamati a segnalare qualsiasi gioco anomalo, lo SNAI ha fornito a tutti i centri dislocati sul territorio e alla Guardia di finanza gli elenchi, comprensivi di indirizzi e nominativi, dei luoghi in cui venivano fatte queste scommesse. LUCCHI. Sono stato denunciato come presidente dello SNAI all’Autorità garante della privacy per aver fornito questi elenchi al Ministero delle finanze. PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per essere intervenuti e dichiaro conclusa l’audizione. Audizione dell’Unione totoricevitori italiani sportivi PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti dell’Unione Totoricevitori Sportivi per essere intervenuti e do immediatamente loro la parola per una breve sintesi della loro attività. MARZOLA. L’UTIS si è costituita nel 1950; tra i ricevitori Totocalcio è riconosciuta dal CONI quale organo rappresentativo dei ricevitori italiani, intesi come «Nuclei di propaganda sportiva», nonché associazione benemerita del CONI stesso; è una libera associazione, non profit, apartitica, a carattere nazionale, che oggi rappresenta oltre 8.000 tra ricevitori dei concorsi pronostici sportivi, assuntori del Lotto, lotterie e scommesse. Gli scopi principali dell’Unione sono la rappresentanza e la tutela degli interessi economici, amministrativi, legali e così via degli associati nei confronti delle istituzioni, degli enti gestori e di organizzazioni che abbiano rapporti con la categoria. Nata per svolgere un’attività di coordinamento dei ricevitori, l’UTIS ha negli anni, per effetto delle diverse esigenze e realtà del settore, ampliato la sua gamma di servizi prestati nell’interesse e a tutela degli associati, come nel caso della gestione diretta delle polizze fideiussorie in favore degli enti gestori, polizze assicurative sia previdenziali che sui valori. La lunga esperienza maturata negli oltre 50 anni di attività della nostra organizzazione ci consente di esporre i molteplici e non sempre felici mutamenti che ha subito il settore di interesse della nostra categoria. E’ nel 1986, per effetto della normativa che prevedeva l’allargamento della rete del Lotto esclusivamente alle tabaccherie e con la nascita del nuovo gestore Lottomatica agli inizi degli anni ’90, che la nostra categoria subisce la prima ingiustizia. Il nostro circuito, già dislocato capillarmente su tutto il territorio, che aveva dimostrato serietà e professionalità operativa, è stato completamente escluso e se ne è voluto creare un altro con una sorta di clonazione. Tale ingiustizia è ancora più pesante per la disparità economica (aggio) e per la discriminazione che nega a noi ricevitori storici la possibilità di ottenere la raccolta del Lotto ma consente al tabaccaio-lottista di ottenere le concessioni di tutti gli altri concorsi a pronostici e giochi. Solo nel 1996, con il cambio della gestione del concorso Enalotto, poi modificato in Superenalotto, i ricevitori tradizionali hanno potuto riappropriarsi di quella fetta di mercato di giocatori appassionati di pronostico puramente numerico che ha trovato l’apice nel 1999. Nello stesso 1999 venivano, però, bandite le gare per l’assegnazione delle agenzie scommesse sportive a totalizzatore e a quota fissa che sancivano la messa in atto di un’altra ingiustizia a carico della nostra categoria. Infatti, sia nella fase sperimentale che in quella dell’assegnazione delle 1.000 agenzie, per una restrizione regolamentare, è stato negata alla rete delle ricevitorie storiche la possibilità di raccolta delle scommesse sportive a quota fissa e a totalizzatore gestite dallo stesso concessionario CONI che per oltre 50 anni si era appoggiata esclusivamente alla rete delle nostre ricevitorie. Questo ha portato, inevitabilmente, alla sensibile diminuzione di fatturato dei concorsi pronostici CONI e, quindi, alla conseguente riduzione degli incassi in ricevitoria. Si tenga conto, infatti, che nel 1993 il solo concorso Totocalcio fatturava 3.340 miliardi, arrivando, nel 1996, con l’introduzione del concorso Totogol, a 3.618 miliardi, fino al massimo fatturato di sempre registrato nel 1997 con 3.789 miliardi. Nell’anno solare 2001, i quattro concorsi gestiti dal CONI, oltre alle scommesse sportive raccolte in circa 1.000 agenzie, non superano il fatturato di 3.356 miliardi (di cui 1.505 miliardi per i concorsi pronostici CONI venduti in ricevitoria) con una perdita globale dei prodotti CONI del 55 per cento rispetto al 1993 e del 61 per cento rispetto al 1997. In questi ultimi 10 anni, quindi, solo il concorso Superenalotto ha consentito un incremento economico nelle ricevitorie, in parte, comunque, vanificato dall’esagerato allargamento delle reti CONI e SISAL e dall’aumento dei costi indotti a carico dei ricevitori, quantificabile annualmente in circa 7 milioni di lire per ricevitoria. Nel 2001 il totale colonne dei concorsi pronostici CONI e SISAL è stato pari a circa 7 miliardi, con un corrispondente aggio globale (calcolato in lire 63 a colonna) pari a 441 miliardi che, suddiviso per circa 22.000 ricevitorie, corrisponde ad un aggio pro capite di circa 20.550.000 lire, sulle quali incidono poi per oltre il 30 per cento le spese legate alla pura gestione, come nel caso dei canoni di concessione, servizi, fideiussioni e linee telefoniche. Un paragrafo a parte va riservato alla gara per l’assegnazione della concessione della scommessa Tris dove si è addirittura lasciata la possibilità al gestore di contrattare direttamente con il raccoglitore-ricevitore la quantificazione dell’aggio che comunque in base all’offerta di gara poteva essere solo a ribasso, senza prevedere, come per tutti gli altri concorsi e giochi, un aggio predeterminato. Il risultato è stata la riduzione netta dell’aggio per i ricevitori del 50 per cento, dall’8 per cento all’attuale 4 per cento e, pur con l’introduzione della scommessa giornaliera, si è arrivati ad un movimento globale di 971 miliardi, senza contare l’allargamento della rete di oltre 4.000 punti. Inoltre, nel caso della scommessa Tris i ricevitori storici, quelli che tra l’altro avevano decretato il successo della scommessa stessa portandola dai 157 miliardi di movimento del 1991 ai 2.430 miliardi del 1996, hanno subìto l’altra e assolutamente non motivata ingiustizia legata alla gestione operativa affidata a due soggetti, Lottomatica SpA, per i tabaccai lottisti, che offre il prodotto a costo zero, e Twin SpA (società partecipata al 96 per cento dalla stessa Lottomatica), per i ricevitori storici che chiede invece un canone annuo di due milioni 400 mila lire. I ricevitori storici, che come detto avevano decretato il successo della scommessa Tris, si sono visti scippare un altro prodotto che di fatto è stato trasferito ai lottisti, tant’è che solo 3.000 ricevitori della vecchia rete hanno avuto la possibilità, loro malgrado, visti gli aggi, di accettare le scommesse. Dopo quest’ultima esperienza siamo convinti che l’unica soluzione per consentire la sopravvivenza della nostra rete è di dotare i ricevitori di un unico terminale attraverso il quale possono transitare tutti i giochi, al di là di chi sarà il gestore o i gestori. Tenete presente che queste nostre dichiarazioni sono già state rilasciate in un congresso tenutosi due anni fa alla presenza di tutte le istituzioni. Le nostre richieste, le nostre proposte sono di un terminale unico, di scommesse sportive a totalizzatore nelle ricevitorie e di quote delle scommesse sportive a quota fissa, chiaramente legate e collegate come punto remoto alle agenzie concessionarie. Ciò anche in considerazione di quanto è successo a seguito di quel bando di gara e valutando anche la difficoltà di queste agenzie a reggersi in piedi. Aspettiamo con grande interesse il riordino generale del comparto giochi attraverso la costituenda agenzia dei giochi, così come la cogestione della scommessa Tris, vedi Formula 101, e la regolamentazione dei piani di ampliamento della rete, che preveda annualmente un incremento di ricevitorie non superiore all’1 per cento. Questo frazionamento della rete crea costi indotti e diretti verso il ricevitore. Basta pensare che negli anni successivi al 1999 si è passati in poco meno di due anni a 27.800 miliardi con una perdita secca per l’Erario di oltre 2.000 miliardi. Parliamo dell’Erario e non di noi. Bisogna porre i prodotti in un’identica posizione commerciale ed economica, garantendo un’unica e migliore produttività per l’utenza e maggiore facilità di veicolazione per i ricevitori, evitare che le problematiche e le controversie dei gestori penalizzino il prodotto e, conseguentemente, l’Erario, il punto vendita e l’utenza. A completamento delle proposte suesposte e a loro maggiore esemplificazione, si allega il documento programmatico del 2001 presentato al Ministero delle finanze e a tutti gli enti gestori. PRESIDENTE. La ringrazio per la sua concisione. Lei è stato chiarissimo soprattutto per quanto riguarda le proposte e le indicazioni, molte delle quali sono a prima vista condivisibili anche da parte di altre associazioni. MARZOLA. Non siamo venuti in questa sede per piangerci addosso, ma soltanto a raccontarvi lo stato dell’arte e farvi conoscere il nostro parere al riguardo. Vi sono sicuramente ulteriori possibilità di incremento del gioco. Il mercato sicuramente ha una sua forza, ma è necessario che lo Stato faccia la sua parte, attraverso provvedimenti che intervengano deve esistono lacune o predisponendo comunque controlli molto attenti e severi sui giochi che non sono gestiti dallo Stato. Noi siamo terrorizzati dai videogiochi che siamo costretti a mantenere, per sopravvivere, malgrado non siano regolamentati in nessun modo. Siamo terrorizzati da questi centri di gioco di provenienza estera che purtroppo portano via fette di mercato e la possibilità di lavorare con serenità. BRUNALE (DS-U). Similmente a quanto abbiamo chiesto in precedenza al Sindacato totoricevitori sportivi, sarebbe utile conoscere chi sono gli associati dell’UTIS. MARZOLA. Non vi è alcuna differenza rispetto all’STS, un sindacato simile al nostro. Forse l’altro sindacato non vi avrà parlato dei tabaccai, ma in ogni caso era mio interesse limitarmi ad un discorso puramente storico. Ultimamente lavoriamo molto insieme all’STS con il quale stiamo cercando di portare avanti vari progetti, senza che si generi in nessun modo una situazione di conflittualità. Noi operiamo in qualunque esercizio commerciale, anche presso i tabaccai. Noi difendiamo la concessione o l’autorizzazione del prodotto, non tanto la sigla commerciale o l’appartenenza o meno alla Confcommercio. Questo era uno dei motivi per cui ci preoccupavamo che in questa sede fossero ascoltate tutte le categorie interessate al settore. Noi rappresentiamo chiunque venda giochi; non ha importanza la sua appartenenza ad una categoria merceologica o ad un’altra. PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per il contributo offerto ai lavori della Commissione e dichiaro conclusa l’audizione odierna. Rinvio il seguito dell’indagine conoscitiva ad altra seduta. I lavori terminano alle ore 16,40.