Premesso che:
l'anfiteatro di Cagliari, il più importante tra gli edifici pubblici della Sardegna romana, con la sua cavea ellissoidale e la sua arena, che si incunea nella vallata di Palabanda, alle pendici meridionali del colle di Buon cammino, scavata da un antico torrente, versa in totale stato di abbandono e degrado con infissione di plinti e pilastrature di sostegno, disgregazione ed erosione della pietra, ristagno d'acqua e umidità, che, a causa della scarsa evaporazione, hanno prodotto dilavamenti e colonie di funghi dannosi per il calcare della costruzione;
la realizzazione del monumento è databile tra il I ed il II secolo dopo Cristo. La sua struttura risulta in gran parte scavata direttamente nella roccia della collina, sia le gradinate della cavea, sia gli ambienti sotterranei. Il monumento è uno dei pochi anfiteatri romani con cavea naturale (ne esistono appena 3 scavati nella roccia), e ormai da troppo tempo attende di ridiventare un sito archeologico, un'attrazione turistica, una bellezza della città. Nel 1999, con i fondi stanziati in vista del giubileo dell'anno successivo, il Comune di Cagliari approvò all'unanimità (con delibera del Consiglio n. 21 del 23 febbraio) un progetto che prevedeva, in vista della stagione lirica, la copertura della platea e delle gradinate dell'anfiteatro, con strutture di legno e metallo;
i danni materiali ed estetici sono stati confermati anni fa dall'ispezione dei tecnici dell'ISCR (Istituto superiore per la conservazione e il restauro) per il Ministero per i beni e le attività culturali, e nonostante la rimozione di una parte delle gradinate lignee e la riapertura alle visite del monumento l'anfiteatro versa in una situazione disastrosa;
le strutture della "legnaia" (abusiva da circa 10 anni per la scadenza dell'autorizzazione paesaggistica regionale) hanno danneggiato il monumento. La rimozione di ciò che resta delle strutture moderne utilizzate per gli spettacoli dovrà essere eseguita con grande attenzione e sotto la direzione della Soprintendenza archeologica;
il Comune potrà contare esclusivamente sulle proprie forze, perché per la rimozione sono mancanti i finanziamenti nazionali e regionali, in quanto il finanziamento di 6,5 miliardi di lire stanziato in occasione del giubileo fu usato per la costruzione della "legnaia", realizzata dalla Giunta Delogu grazie all'autorizzazione della Soprintendenza (allora guidata da Vincenzo Santoni, noto per la vicenda relativa alla Tuvixeddu, e da Francesca Segni Pulvirenti) e della Regione, confermata con la successiva Giunta Floris;
il progetto ottenne il nulla osta della Soprintendenza per i beni archeologici e quello dell'Assessorato regionale della pubblica istruzione e beni culturali. Il provvedimento del Comune prevedeva che le strutture da realizzare dovessero essere quasi interamente amovibili ad eccezione di alcuni locali di modesto volume e che, una volta terminata la stagione lirica, le strutture avrebbero dovuto essere rimosse. All'inizio dei lavori, osservando le perforazioni con martelli pneumatici della roccia per la sistemazione dei pali di sostegno l'archeologo Giovanni Lilliu e il giornalista Antonio Romagnino protestarono, ma niente fermò la devastazione, completata in soli 10 mesi;
si preferì portare gli spettacoli in un sito archeologico per certi versi "sacro", piuttosto che costruire ex novo una struttura adatta (come aveva suggerito in un piano richiesto dall'amministrazione comunale alla fine degli anni '80 l'architetto Luigi Malgarise, che suggerì una struttura adiacente al sito e non sovrastante). Sulla struttura, dopo la costruzione di passerelle di cemento armato e balaustre in ferro risalenti agli anni '80, furono sistemate migliaia di assi di legno e attorno all'anfiteatro venne costruita una gabbia metallica, utile per contenere spalti e ospitare più spettatori possibile. La cavea fu bucata per fissare la struttura metallica;
il "Comitato per l'Anfiteatro" portò la protesta al Ministro per i beni e le attività culturali pro tempore Giovanna Melandri e al Presidente del Senato Antonio Mancino, giunti in città per l'inaugurazione della nuova struttura. Al Presidente del Consiglio regionale fu consegnato un documento firmato da migliaia di cittadini, ma non fu preso in considerazione dalle autorità;
alla chiusura della stagione lirica non fu possibile smontare la struttura, considerati i costi astronomici, e l'immobilismo di Soprintendenza e Regione fece il resto. Inoltre, risultarono inutili le proteste della cittadinanza e degli ambientalisti nonché le iniziative dei rappresentanti politici in Regione (interpellanza n. 93/A del 18 ottobre 2000). Inutile infine la sentenza del TAR Sardegna del febbraio 2006 che, accogliendo le ragioni della Soprintendenza, riconosceva sostanzialmente che le impalcature dovevano essere rimosse;
sono passati tanti anni e "Centuscalas" (come i cagliaritani definivano l'anfiteatro già nel Seicento) rimane un monumento a metà;
a parere degli interroganti, quando verranno rimossi i tubi di sostegno più larghi, i danni saranno evidentissimi. Lo scenario, nonostante il primo intervento dell'attuale Giunta comunale e la riapertura parziale alle visite, non è certo edificante in quanto attorno al monumento sono visibili cumuli di immondizia, così come è evidente lo sfacelo delle strutture lignee moderne;
uno scenario degradante a cui deve far fronte il solo Comune di Cagliari. L'intervento di ripristino è competenza dell'Assessorato ai lavori pubblici, guidato da Luisanna Marras, la quale dichiara che "I danni sono evidenti, ma ora è arrivato il momento di eseguire il ripristino insieme alla Soprintendenza". I tempi non saranno brevissimi, senza contare le"sorprese" che i tecnici incaricati troveranno nelle fasi di smontaggio del secondo e terzo anello. "La rimozione del primo anello è già stata eseguita - continua la Marras - il Comune ha già speso circa 400.000 euro e i risultati sono già evidenti. La pietra liberata dai plinti e dalle strutture lignee respira meglio ora. Adesso puntiamo alla rimozione totale e alla valorizzazione del monumento. È stato stanziato un ulteriore milione e 500.000 euro, entro dicembre manderemo a gara il bando", (come si legge in un articolo di "sardiniapost" dell'8 ottobre 2014);
l'assessore ai lavori pubblici spiega inoltre: "Presumibilmente i lavori cominceranno a partire dalla metà del 2015, dipende dalle offerte, se sono poche i tempi si accorceranno. Ultimamente però i concorrenti per i bandi comunali sono cresciuti enormemente". Relativamente al capitolo spettacoli: chiarisce che "Non saranno certo invasivi come i precedenti e tutto sarà legato alla fruibilità nuova della struttura come monumento". Tanti gli spettacoli e gli artisti (Benigni, De Gregori) che si sono avvicendati nell'Anfiteatro romano senza la legnaia. Gli spalti servirono per portare più spettatori in un luogo di grande valenza storica inadeguato, a parere degli interroganti, per le suddette rappresentazioni, considerato che con gli stessi fondi si sarebbe potuta costruire una nuova struttura ad hoc situata in un altro luogo,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto;
se intenda fare chiarezza su una situazione particolarmente dannosa per uno dei più importanti beni del patrimonio archeologico nazionale che versa in stato di totale abbandono;
quali iniziative intenda assumere per giungere ad una completa valorizzazione dell'anfiteatro, considerato che l'economia della cultura rappresenta un'importantissima risorsa, ed a conferma di questo è segnalata la presenza di numerosi turisti che quotidianamente vorrebbero visitare il sito;
se intenda disporre i necessari provvedimenti coattivi finalizzati alla rimozione dell'allestimento ligneo e metallico ormai da anni non più autorizzato, anche valutando l'ipotesi di uno stanziamento finanziario straordinario per l'eventuale urgente intervento che si dovesse rendere necessario prima di adottare ogni opportuna iniziativa per la tutela del monumento archeologico;
se ritenga di dover dare una precisa direttiva agli uffici del Ministero al fine di reiterare l'autorizzazione allo svolgimento delle manifestazioni culturali nel complesso dell'anfiteatro di Cagliari, al fine di evitare il totale abbandono di uno dei più famosi anfiteatri del Mediterraneo in attesa di qualsivoglia progetto di recupero e rifunzionalizzazione dell'area;
se ritenga infine di dover convocare un'apposita conferenza di servizi con i soggetti interessati al fine di valutare se sussista l'esigenza di un intervento urgente sulla struttura archeologica.
con decreto direttoriale 13 luglio 2011 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è stato emanato il bando di concorso per esami e titoli per il reclutamento di dirigenti scolastici per la scuola primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado e per gli istituti educativi;
sono note le vicende che hanno accompagnato questo concorso in seguito a una serie di ricorsi motivati da presunti vizi nella composizione della commissione giudicatrice il cui presidente si era dimesso nel corso della correzione degli elaborati scritti ed era stato sostituito con decreto del 2 aprile 2012 del direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale per la Toscana;
in Toscana i 112 vincitori del concorso sono stati immessi in ruolo nel settembre 2012 e da allora hanno operato negli istituti scolastici con il nuovo profilo giuridico dopo aver rinunciato formalmente al loro precedente incarico di docenti ed i posti liberati sono stati coperti da altre persone in ragione delle graduatorie;
intanto, successivamente all'espletamento degli esami scritti ed alla pubblicazione delle graduatorie furono presentati ricorsi al Tar Toscana da parte di alcuni partecipanti al concorso per impugnare la loro mancata ammissione alle prove orali; i presupposti del ricorso risiedevano, tra l'altro, in presunti vizi nella composizione della commissione giudicatrice il cui presidente, come detto, si era dimesso nel corso della correzione degli elaborati scritti;
i ricorsi richiedevano l'annullamento del decreto del direttore dell'Ufficio scolastico regionale per la Toscana del 12 maggio 2012, recante in allegato l'elenco dei candidati ammessi agli orali e di altri atti e provvedimenti presupposti e conseguenti, ivi compresa la successiva graduatoria generale di merito;
il Tar Firenze, Sezione I, ha accolto il ricorso di primo grado (registro generale n. 1021 del 2012) con sentenza n. 746/2013 annullando tutti i provvedimenti impugnati nel ricorso;
a seguito del ricorso proposto dal Ministero e dall'Ufficio scolastico regionale (registro generale n. 44774 del 2013) contro la sentenza del Tar Toscana, si è pronunciato il Consiglio di Stato con sentenza n. 990/2014 che, tra l'altro, ha limitato gli effetti della precedente sentenza TAR n. 746/2013 ai soli atti compiuti dalla commissione giudicatrice del concorso toscano successivamente alle modifiche e integrazioni della sua composizione determinate dal decreto del 2 aprile 2012;
conseguentemente, il Consiglio di Stato ha stabilito che il Ministero dovesse procedere alla ricorrezione degli elaborati corretti dalla commissione dopo il 12 aprile 2012 (quindi posteriormente alla data in cui era mutata la composizione della commissione giudicante) e alla ripetizione dell'esame orale per tutti i candidati ammessi a quella fase del concorso;
allo scopo di garantire il regolare svolgimento dell'anno scolastico è stato approvato dal Consiglio dei ministri il decreto-legge 7 aprile 2014, n. 58, convertito, con modificazioni e integrazioni, dalla legge 5 giugno 2014, n. 87, che stabilisce che i vincitori del concorso parzialmente annullato dalla sentenza n. 990/2014 del Consiglio di Stato continuino a svolgere le funzioni di dirigente scolastico presso le sedi assegnate, in via transitoria e fino alla rinnovazione della procedura concorsuale e, nel caso la procedura si concluda ad anno scolastico iniziato, fino al termine del medesimo anno scolastico; stabilisce altresì che sia bandita entro il 31 dicembre 2014 la prima tornata del corso-concorso nazionale per il reclutamento di dirigenti scolastici per la copertura delle vacanze di organico delle regioni per le quali si è esaurita la graduatoria e che in sede di prima applicazione sia riservata una quota di posti ai soggetti già vincitori di concorsi ovvero utilmente collocati nelle graduatorie di concorsi successivamente annullati in sede giurisdizionale;
in occasione dell'esame del decreto-legge n. 58 del 2014 presso l'Aula del Senato, il Governo ha accolto l'ordine del giorno G1.1000 della 7ª Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport) che impegna il Governo a rinnovare sollecitamente il concorso annullato secondo criteri che rispondano alla normativa adottata in passato in situazioni similari e conformemente alle osservazioni del Consiglio di Stato, a fissare quote di riserva per le diverse categorie di dirigenti scolastici citati nel decreto in misura proporzionale alla consistenza delle categorie stesse, a bandire entro il 31 dicembre 2014 la prima tornata nel nuovo corso concorso applicando quote di riserva in ingresso e in uscita e garantendo una valutazione adeguata dei titoli per chi ha già svolto le funzioni di dirigente scolastico;
il 17 ottobre 2014 l'Ufficio scolastico regionale della Toscana ha comunicato ai dirigenti scolastici della Toscana che a seguito di un decreto (prot. 275 del 10 ottobre 2014) è stata costituita la commissione incaricata di provvedere alle operazioni necessarie alla ricostituzione, nel rispetto del principio dell'anonimato, dei plichi contenenti le prove scritte del concorso per i dirigenti scolastici della Toscana;
non vi sono ancora notizie del nuovo corso-concorso per il reclutamento di dirigenti scolastici che il decreto-legge n. 58 del 2014 ha stabilito che debba essere bandito entro il 31 dicembre 2014,
per quale ragione si sia deciso di procedere alla ricorrezione degli elaborati del concorso bandito decreto 13 luglio 2011 e di cui parte degli atti è stata annullata dalla sentenza del Consiglio di Stato, prima di bandire il corso-concorso previsto dal decreto-legge n. 58 del 2014, costringendo così i 112 dirigenti scolastici toscani già vincitori del concorso bandito nel 2011 a sottoporsi a 2 ulteriori concorsi;
se il Ministro in indirizzo abbia o meno intenzione di dar seguito all'impegno contenuto nell'odg G1.1000 e in caso affermativo quali saranno i criteri e le modalità con cui verranno assicurate le quote di riserva in entrata ed in uscita e valutati i titoli per coloro che hanno già svolto le funzioni di dirigente scolastico e che parteciperanno al corso concorso e quali i criteri e le modalità per la valutazione dei titoli;
se non ritenga che tali criteri e modalità per assicurare le quote di riserva in entrata e in uscita e per valutare i titoli di ammissione del corso concorso debbano necessariamente tener conto del fatto che i dirigenti scolastici coinvolti loro malgrado in questa incresciosa vicenda sono già stati sottoposti al giudizio di una commissione, hanno svolto servizio in qualità di dirigenti scolastici e sono stati confermati nel loro ruolo dopo un anno di servizio.
a dicembre 2014 scadrà il contratto fra il Comune di Napoli e le cooperative alle quali è affidato l'appalto del servizio di assistenza materiale per gli alunni con disabilità. Dall'inizio dell'anno in corso, a causa della mancanza di fondi, il servizio è stato sospeso, con effetti, a parere degli interroganti, certamente deleteri soprattutto per circa 260 studenti napoletani disabili al 100 per cento, appartenenti a scuole di ogni ordine e grado, dalla scuola primaria fino alle scuole secondarie di secondo grado;
gli studenti, infatti, si sono trovati nell'impossibilità di frequentare regolarmente le lezioni, dato che anche svolgere le normali attività quotidiane, come essere accompagnati ai servizi igienici, rappresenta una difficoltà. Ad esempio, un allievo del liceo artistico napoletano "Santissimi Apostoli", nel mese di febbraio 2014, nonostante un malessere fisico, trovandosi nell'impossibilità di muoversi autonomamente, è restato costretto sulla sua sedia in classe senza possibilità di recarsi ai servizi igienici, in quanto l'assistente materiale era assente. I genitori sono stati informati dell'accaduto dall'insegnante di sostegno e giunti a scuola hanno trovato il ragazzo visibilmente mortificato per l'accaduto, dato che, nonostante la disabilità egli è perfettamente in grado di comprendere l'accaduto;
considerato che, per quanto risulta agli interroganti:
il personale amministrativo tecnico e ausiliario (ATA) dell'istituto in questione, nonostante sia formato per l'assistenza degli alunni con disabilità, è numericamente carente e, quindi, non in grado di svolgere al meglio le proprie mansioni. Il dirigente scolastico del liceo, più volte invitato dal consiglio di istituto, non ha ottemperato ad orientare l'attività dei collaboratori ATA, nonostante siano stati formati per adempiere le necessità degli alunni disabili. In tal modo con le poche risorse materiali ed umane a disposizione deve essere organizzata la mobilità e l'assistenza a ragazzi con diverse forme di disabilità. Nella fattispecie, si tratta di 12 studenti con disabilità grave, 2 dei quali su sedia a rotelle, ed altri 2 con gravi difficoltà di deambulazione. Nella scuola, peraltro, al termine della lezione con il docente di turno, gli studenti devono raggiungere una diversa aula per svolgere la lezione successiva, comportando ciò un ulteriore disagio per i ragazzi disabili e coloro che devono assisterli;
il dirigente scolastico non ha ancora provveduto a stilare un orario dei docenti di sostegno chiaro e preciso; accade sovente, infatti, che nelle ore di discipline plastiche, un allievo sia affiancato da un docente di sostegno laureato in lettere. In tal modo si lede il principio di continuità didattica consacrato nel testo della risoluzione approvato all'unanimità dalla 7ª Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport) del Senato, il 31 luglio 2014;
considerato inoltre che:
la continuità educativa e didattica, in particolare per i ragazzi con oggettive difficoltà, costituisce una risorsa fondamentale per garantire l'apprendimento e la formazione dell'alunno disabile. Nella prassi gli esperti rilevano, di frequente, alcuni ostacoli che si frappongono al raggiungimento della continuità didattica, come l'eccessiva lunghezza dei tempi di nomina e assegnazione degli insegnanti, la formazione non sempre adeguata dei docenti, il debole dialogo tra la scuola, le famiglie e i servizi sanitari. Le procedure di assegnazione delle risorse professionali, come insegnanti di sostegno, assistenti educativi e assistenti alla comunicazione, seguono, peraltro, modalità differenti nelle varie regioni d'Italia e le procedure spesso sono molto lente;
sulla scorta della citata risoluzione l'Ufficio scolastico provinciale di Napoli si è mostrato disponibile ad accogliere le istanze finalizzate ad ottenere la continuità dei posti di sostegno. Tuttavia nonostante l'attesa delle stesse, entro il 15 settembre, al fine di consentire le operazioni di nomina per il sostegno, tale istanza non è mai stata formulata dal liceo artistico Santissimi Apostoli così come non è stata formulata da altre scuole di Napoli;
l'opportunità di avere lo stesso insegnante di sostegno, durante tutto il ciclo scolastico, rappresenta una garanzia indispensabile per la formazione degli alunni con disabilità più o meno grave;
considerato infine che:
da circa 2 anni nel liceo Santissimi Apostoli di Napoli non si svolge il gruppo di lavoro sull'handicap d'istituto (GLHI) e si continua a sottrarre ore di lezione agli studenti disabili, pertanto sarebbe necessario, a parere degli interroganti, trovare una pronta soluzione alle problematiche attraverso un coordinamento tra la stessa scuola e il Comune di Napoli, al fine di permettere ai ragazzi disabili, nel prossimo gennaio 2015, di frequentare le lezioni con la necessaria e corretta assistenza,
se non ritenga opportuno attivarsi, per quanto di competenza, affinché il servizio di assistenza materiale agli studenti disabili napoletani sia garantito;
se ritenga opportuno, nell'ambito delle proprie attribuzioni, promuovere una fase di concertazione, unitamente agli istituti scolastici coinvolti dalla problematica, al fine di trovare immediate soluzioni in grado di garantire l'integrazione scolastica degli studenti disabili delle scuole napoletane.
a Crotone, in località capo Colonna, sorge l'omonima area archeologica, distante poco più di 10 chilometri dal centro cittadino;
l'area comprende 30 ettari di terreno adibito a scavi e 20 ettari di bosco e macchia mediterranea;
l'intera area e i resti che vi si trovano sono legati alla storia della colonia greca di Kroton, l'odierna Crotone, fondata alla fine dell'VIII secolo a.C.. Sul promontorio di capo Colonna sorgeva infatti una tra le zone sacre più importanti dell'intero bacino del Mediterraneo, il santuario dedicato a Hera Lacinia, moglie e sorella di Zeus;
considerato che, a quanto risulta agli interroganti, nel parco archeologico di capo Colonna sono attualmente in corso di esecuzione alcuni lavori sulla base del progetto definitivo per l'intervento denominato "Spa 2.4 Capocolonna (Crotone) - Ampliamento delle conoscenze della realtà archeologica e messa in sicurezza delle strutture archeologiche riportate in luce", progetto finanziato con fondi FAS (fondo per le aree sottoutilizzate) per 2,5 milioni di euro e avviato nel luglio 2014;
rilevato che:
con lettera del 29 settembre 2014, inviata dalle associazioni culturali crotonesi "Gettini di Vitalba" e "Sette Soli", al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e ai responsabili degli uffici periferici calabresi, nonché al sindaco di Crotone e al dirigente dell'Urbanistica, si chiedeva conto della "pavimentazione in cotto riquadrata da lastre in materiale lapideo" con cui, a leggere il progetto definitivo, si intende coprire l'intera area antistante la chiesa di capo Colonna (lunghezza massima metri 30; larghezza massima metri 15), sita nel cuore dell'abitato romano superstite all'estremità nord del promontorio omonimo, per farne un parcheggio, con ogni evidenza sovradimensionato rispetto alle esigenze dell'utenza, nascondendo alla vista le strutture archeologiche sottostanti;
con successiva lettera (datata 27 dicembre 2014) inviata dalle citate associazioni ai medesimi destinatari, si ribadisce la sconsideratezza dell'intervento che dovrebbe coprire il piazzale antistante alla chiesa, dal momento che gli scavi preliminari tra settembre e dicembre 2014, già frettolosamente ricoperti, hanno accertato la presenza, in quell'area, di resti di costruzioni monumentali attribuibili ad uno spazio pubblico, forse il foro della colonia romana fondata nel 194 a.C.;
a dispetto di questa notevolissima scoperta, e delle finalità grazie alle quali è stato ottenuto il cospicuo finanziamento europeo, risulta agli interroganti che allo stato attuale i tecnici coinvolti non intendano rimodulare la progettazione in modo da tener conto e valorizzare le importanti novità emerse;
a questo si aggiunge il fatto che poco distante è cominciato lo scavo, meccanico e mediante trivellazione profonda, degli scassi necessari alla dislocazione dei 6 plinti in calcestruzzo su pali metallici con diametro di 60 centimetri che, 3 per ciascun lato corto, dovranno ancorare al suolo la copertura in acciaio, lunga circa 21 metri e larga circa 10, con cui si vorrebbero proteggere le 2 stanze dell'edificio delle terme romane (in latino balneum) del I secolo a.C. dotate di pavimenti a mosaico;
tale soluzione tecnica appare a giudizio degli interroganti sovradimensionata, invasiva e potenzialmente dannosa, sia in considerazione delle dimensioni dei 6 plinti (quadrati di calcestruzzo con lato da 1,2 metri e altezza pari a un metro) sia perché impone l'esecuzione di trivellazioni della roccia spinte sino ad una profondità di 8,30 metri dalla superficie, svolte ad est a pochi centimetri dal muro perimetrale corrispondente dei 2 vani (già realizzate) e ad ovest dentro l'edificio stesso (da realizzare). La copertura prevista ha infatti una campata pressoché pari alla larghezza del balneum, ma le 2 file di plinti distano poco meno di 15 metri l'una dall'altra, distanza insufficiente a consentire che quelli del lato corto occidentale cadano all'esterno del balneum;
preso atto che:
tale copertura, ancorata a plinti inutilmente possenti, è appena sufficiente a sovrapporsi alle 2 stanze con pavimentazione musiva, al punto da potersi già figurare che sul versante nord, il più esposto alle intemperie invernali, il cosiddetto mosaico di "Paolo Orsi", prezioso e delicatissimo, scoperto nel 1910 e "ritrovato" solo nel 2003, sarà raggiunto agevolmente da pioggia e vento nonostante la prevista protezione;
al momento, inoltre, il progetto SPA 2.4 non prevede interventi di consolidamento e restauro degli intonaci di rivestimento delle pareti e delle pavimentazioni del balneum, deteriorati da 10 anni di esposizione all'aria aperta e mancata manutenzione, oltre che, si teme, dalle trivellazioni citate, pertanto è molto probabile che l'installazione della contestata copertura non sarà seguita immediatamente dalla restituzione dei mosaici alla fruibilità pubblica (l'obiettivo dichiarato) mentre la copertura stessa deturperà da subito l'edificio termale, sposandosi tuttavia alla perfezione con la pavimentazione del vicino piazzale, perché entrambe sono concepite come strutture di servizio adatte, ad esempio, ad un centro commerciale, ma non certo ad un parco archeologico,
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
se reputi congruo che l'area antistante alla chiesa di capo Colonna, nel cuore dell'abitato romano superstite al centro del parco archeologico, venga occupata da un parcheggio;
se sia in grado di riferire circa l'effettiva ricopertura dei resti di costruzioni monumentali attribuibili ad uno spazio pubblico, forse il foro della colonia romana, emerse durante gli scavi preliminari condotti tra settembre e dicembre 2014;
se, soprattutto, non ritenga doveroso porre in essere gli opportuni atti ispettivi di propria competenza, volti a vigilare, verificare ed eventualmente impedire ogni evidenza di deterioramento eventualmente causato da vibrazioni o interventi maldestri svolti all'interno dell'edificio termale del parco archeologico di capo Colonna;
se non reputi opportuno, a seguito di tali atti ispettivi, provvedere affinché si pervenga ad una rimodulazione del progetto, che tenga conto della tutela e della valorizzazione dell'area archeologica, dell'integrità del paesaggio, anche attraverso il superamento dell'utilizzo di scelte tecniche obsolete e inadeguate quali quelle attuali.