COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA SUL SISTEMA SANITARIO

MERCOLEDI' 27 OTTOBRE 1999


57ª Seduta

Presidenza del Presidente
TOMASSINI



La seduta inizia alle ore 15,30.



COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE
(A007 000, C34a, 0019°)

Il presidente TOMASSINI informa la Commissione delle decisioni assunte dall'Ufficio di Presidenza allargato ai rappresentanti dei Gruppi nella riunione testé conclusasi.
Per quanto concerne i problemi attinenti al sopralluogo presso la azienda unità sanitaria locale di Foligno da parte di una delegazione della Commissione – problemi che, emersi nella scorsa settimana tra commissari appartenenti a diversi Gruppi, avevano indotto a rinviare il sopralluogo già programmato per la giornata di venerdì 22 ottobre – l'Ufficio di Presidenza ha ritenuto che non vi siano elementi ostativi all'effettuazione del sopralluogo, in una data che verrà indicata dal capo della delegazione. Alla luce delle norme fissate dal Regolamento interno e della consolidata prassi, l'Ufficio di Presidenza ha con l'occasione ribadito che per lo svolgimento di missioni fuori sede può essere sufficiente anche la sola presenza del relatore a cui è affidato un determinato filone di indagine e che, d'altra parte, la partecipazione ai sopralluoghi è aperta a tutti i commissari. Si è poi concordato nel ritenere consentito che, nel corso dei sopralluoghi, l'oggetto dell'indagine possa essere esteso anche ad argomenti diversi da quello di specifica competenza della delegazione, purché attinenti ad altri filoni di inchiesta attivati dalla Commissione. Infine l'Ufficio di Presidenza ha ribadito l'esigenza che i commissari rispettino scrupolosamente l'obbligo di riservatezza cui sono tenuti per quanto riguarda la documentazione e gli elementi di informazione acquisiti nel corso dei sopralluoghi, ferma peraltro rimanendo la libertà di espressione delle proprie opinioni da parte di ciascun parlamentare.
L'Ufficio di Presidenza ha poi preso atto della decisione del Presidente di convocare una seduta della Commissione con all'ordine del giorno la discussione della situazione determinatasi all'interno del Policlinico Umberto I di Roma: ciò a seguito di una specifica richiesta scritta formulata, ai sensi dell'articolo 7, comma 3, del Regolamento interno, dai senatori Bernasconi, Camerini, Di Orio, Mignone e Saracco.
Su richiesta di tutti i Gruppi, in relazione allo svolgimento della sessione di bilancio, il Presidente stabilisce che tale seduta venga convocata nella settimana successiva alla prossima.
La Commissione prende atto delle comunicazione testé rese dal Presidente. Il senatore DI ORIO si riserva di esprimere in un momento successivo una valutazione sulle conclusioni dell'Ufficio di Presidenza.


Esame degli schemi di relazione sui sopralluoghi effettuati da una delegazione della Commissione parlamentare d’inchiesta in alcune strutture ospedaliere della regione Veneto, della regione Friuli-Venezia Giulia e della regione Sardegna, nell’ambito del settore d’indagine sulle strutture sanitarie incompiute.
(Discussione e approvazione)
(A010 000, C34a, 0001°)

Il presidente TOMASSINI avverte che gli schemi di relazione in titolo verranno discussi congiuntamente.
Il relatore DI ORIO ritiene in primo luogo doveroso puntualizzare che la sua mancata partecipazione alla seduta della Commissione di giovedì scorso, 21 ottobre, è stata dovuta ad impegni connessi alla grave situazione di crisi dello stabilimento Italtel de L'Aquila, di cui si teme la chiusura e che ha posto 800 lavoratori in mobilità; peraltro si è probabilmente verificato un equivoco, non essendo pervenuta nelle dovute forme la comunicazione della sua disponibilità a che il senatore Pianetta svolgesse, in sua sostituzione, il compito di relatore.
Il senatore Di Orio illustra quindi gli schemi di relazione in titolo, osservando per quanto concerne il sopralluogo effettuato in alcune strutture ospedaliere della regione Veneto che, in generale, si è registrata una situazione di riattivazione dei lavori necessari a completare le strutture, la maggior parte delle quali vedono in effetti in via di ultimazione i cantieri ancora aperti. Occorre poi sottolineare che nel Veneto la stessa accentuata capillarità della rete dei presidi ospedalieri ha prodotto, più acuta che altrove, la necessità – in ragione delle attuali scelte di contenimento della spesa ospedaliera e di ridimensionamento dell'offerta di postiletto – di una revisione del numero dei presidi, con accorpamenti e soppressioni, e di una riduzione, negli ospedali in costruzione, dei postiletto inizialmente previsti. Tale fenomeno è ben evidente nei presidi ispezionati, che presentano tutti un'ipotesi finale di utilizzo largamente inferiore a quella in origine preventivata.
Per quanto riguarda il sopralluogo compiuto in alcune strutture ospedaliere della regione Friuli-Venezia Giulia (l'ospedale di Palmanova in provincia di Udine e l'ospedale di San Polo di Monfalcone in provincia di Gorizia), è necessario rilevare che, in presenza di due strutture la cui costruzione è iniziata nei primi anni '70, le attuali esigenze di riammodernamento della rete ospedaliera rischiano di rimanere inadeguatamente soddisfatte dall'attivazione di complessi che inevitabilmente risentono di una progettazione così lontana nel tempo. Inoltre in entrambe le situazioni, caratterizzate da un inizio dei lavori con una disponibilità del tutto insufficiente di risorse, deve essere giudicata determinante, ai fini dell'indispensabile accelerazione per il completamento, l'utilizzo del piano straordinario di finanziamento dell'edilizia ospedaliera di cui all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988.
In ordine alle strutture ospedaliere ispezionate nella regione Sardegna, e con particolare riferimento ai grandi policlinici universitari di Cagliari e di Sassari, è stato evidenziato un ragionevole rischio di perdurante incompiutezza. La necessità di reperire ulteriori risorse – 80 miliardi per Cagliari e 50 per Sassari – comporterà ancora, per diversi anni, la presenza di aree incomplete accanto ad aree attive, con tutte le negative conseguenze facilmente intuibili. Inoltre all'assenza di programmazione, associata ai più che ventennali tempi di costruzione, si aggiungono spesso complicazioni derivanti da contenziosi legali: nel caso del policlinico di Cagliari soltanto un arbitrato, costato all'Università 6.500 milioni, ha permesso la consegna dei lavori, mentre in quello di Sassari un lotto finanziato nel 1994 non è stato ancora attivato per motivi connessi a controversie legali. Nel caso del policlinico di Cagliari, inoltre, la latenza dei tempi costruttivi ha comportato la necessità di interventi demolitivi e ricostruttivi per adeguare la struttura a norme inesistenti al momento della progettazione ed edificazione, con ingente sperpero di risorse.
Complessivamente dai sopralluoghi effettuati nelle tre regioni emerge un quadro caratterizzato, da un lato, dalla riattivazione dei lavori necessari per i completamenti grazie all'opportuno sblocco dei fondi di cui all'articolo 20 della citata legge n. 67, ma, dall'altro lato, da complessi ed onerosi problemi di gestione che molte delle strutture ispezionate inevitabilmente causeranno. In una rete ospedaliera affetta da un'eccessiva capillarità – eclatante il caso del Veneto – e da strutture estremamente sovradimensionate, è facile prevedere le difficoltà di funzionamento e di gestione che, una volta risolti i problemi connessi al loro completamento, tali complessi determineranno, con conseguenze fatalmente negative per quanto riguarda i bilanci delle rispettive A.U.S.L. o aziende ospedaliere, alle quali – va ricordato – le risorse vengono comunque distribuite in base ad una quota capitaria. Si tratta purtroppo di effetti altamente dannosi di scelte compiute negli anni '60 e '70, di cui sarà arduo limitare l'impatto.
Il presidente TOMASSINI dichiara aperta la discussione.
Il senatore MONTELEONE, ringraziato il relatore e il gruppo di lavoro che si è impegnato nei sopralluoghi effettuati, prende atto con soddisfazione che un filone di inchiesta così importante, quale quello sulle strutture incompiute o non funzionanti, è ormai quasi completato, dovendosi ispezionare soltanto alcuni ospedali nella regione Liguria e nelle province di Lecco e di Trento. Dagli elementi finora acquisiti emergono già alcuni punti importanti, di cui necessariamente la relazione finale dovrà dar conto ed adeguatamente approfondire: non vi è dubbio, infatti, che al di là di responsabilità politiche e carenze programmatorie, la dilatazione dei tempi di costruzione è stata causata anche da controversie legali, in alcuni casi ancora irrisolte e che dunque appare necessario definire con la massima tempestività; a fronte di una riattivazione dei cantieri, sono poi emerse, con maggiore evidenza in taluni casi, difficoltà di mantenimento delle strutture in una prospettiva futura, soprattutto con riferimento a pesanti incognite concernenti le spese di gestione di complessi sovradimensionati rispetto alle attuali esigenze.
Con l'auspicio che a tale ultimo problema possa essere trovata un'adeguata soluzione, il senatore Monteleone preannuncia l'impegno del gruppo di Alleanza Nazionale in vista dell'elaborazione ed approvazione della relazione finale su un filone d'inchiesta che la sua parte politica giudica di assoluto rilievo.
Ringraziato il senatore Di Orio per la puntuale e completa relazione svolta, il senatore Baldassare LAURIA rivendica, al di là dei dubbi a suo tempo espressi dal Ministro della sanità, l'utilità del lavoro svolto dalla Commissione per quanto concerne le strutture incompiute. La relazione finale, ormai prossima, fornirà un contributo essenziale non solo per tracciare il quadro della situazione attuale, ma anche per utilizzare la rete ospedaliera, evitando gli errori commessi in passato, in modo più aggiornato ed aderente alle attuali esigenze.
Il senatore CAMERINI prende la parola per porre due quesiti al relatore: il primo attiene al numero delle strutture ispezionate per le quali possa dirsi risolto il problema di disporre di adeguate tecnologie, mentre il secondo concerne in particolare l'ospedale di Bassano del Grappa, per il quale è previsto uno stanziamento di 12.250 milioni per la costruzione dell'edificio di psichiatria, in un momento in cui l'orientamento generale è quello di ridurre le degenze in tale settore.
Il senatore DE ANNA, complimentatosi con il relatore, sottolinea come dalla attenta e approfondita inchiesta condotta dalla Commissione emerga ormai con chiarezza che molte delle strutture in via di completamento, proprio perché progettate in anni ormai lontani, si riveleranno, una volta ultimate, sostanzialmente inutilizzabili. Da qui la necessità, proprio al fine di dare concretezza al lavoro svolto, che nella relazione finale siano contenute anche indicazioni sulle strutture nelle quali vale effettivamente la pena di investire, in quanto utilmente inseribili nella rete ospedaliera e rispondenti ad effettive esigenze della popolazione.
Il senatore SARACCO, ringraziato il relatore Di Orio e gli altri partecipanti ai sopralluoghi effettuati, osserva come, a fronte di una spesa oscillante tra i 230 e 280 milioni per postoletto, le strutture ispezionate abbiano tutte subito le conseguenze negative di modalità di realizzazione che non tenevano conto della tempistica dei lotti di costruzione. Si è pertanto verificato il paradosso in base al quale il lotto funzionale – che doveva rappresentare una sorta di scelta strategica – non è mai entrato in funzione nei tempi previsti, con la conseguenza di risultare tecnologicamente obsoleto prima ancora di essere utilizzato.
La senatrice Carla CASTELLANI, reso atto al relatore ed al senatore Pianetta del prezioso lavoro compiuto, rileva che anche dall'indagine sul funzionamento delle aziende ospedaliere, di cui è relatrice, emergono le difficoltà di gestire le strutture esistenti da parte dei direttori generali delle aziende: è facilmente immaginabile, come opportunamente segnalato dal senatore Di Orio, che queste difficoltà cresceranno in modo significativo nel momento in cui diventeranno attive altre maxistrutture, che comportano inevitabili complessità sia di carattere logistico che di gestione del personale.
Dopo che in un breve intervento il senatore BRUNI ha evidenziato che, a suo giudizio, il vero interrogativo a cui occorre rispondere è quale sarà l'effettivo impiego degli ospedali in fase di ultimazione, il presidente TOMASSINI, congratulatosi con il relatore Di Orio e ringraziati tutti gli intervenuti, rileva come i tre schemi di relazione in discussione confermino le problematiche già evidenziate nei precedenti sopralluoghi. Tali problematiche, peraltro, presentano indubbie difficoltà di soluzione, anche perché coinvolgono necessariamente – con riferimento, ad esempio, al quesito testè sollevato dal senatore Bruni – competenze proprie delle regioni.
Il Presidente coglie inoltre l'occasione per informare la Commissione che il 1° ottobre scorso egli è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica, con il quale ha avuto un approfondito colloquio in ordine ai lavori della Commissione. Il Presidente Ciampi ha in particolare mostrato interesse per l'inchiesta sugli ospedali incompiuti, di cui ha auspicato la tempestiva conclusione. Nella relazione finale, a giudizio del Presidente Ciampi, sarebbe importante che venissero indicate le strutture nelle quali, a fronte di finanziamenti erogati, siano stati effettivamente attivati i lavori; sarebbe altresì utile che la Commissione avanzasse concrete proposte sulle opere ritenute necessarie al fine di impiegare alcune strutture come ospedali per degenti acuti, nonché sui meccanismi di accelerazione delle procedure che potrebbero essere adottati.
E' pertanto auspicabile, conclude il presidente Tomassini, che nella relazione finale le richieste del Presidente della Repubblica possano trovare puntuale riscontro.
Intervenendo in sede di replica, il relatore DI ORIO, osserva che le considerazioni formulate dai senatori Monteleone, De Anna e Saracco potranno senz'altro essere tenute presenti e sviluppate in sede della redazione della relazione finale sul filone di indagine in oggetto. Per quanto attiene poi al quesito avanzato dal senatore Bruni - precisato che le strutture incompiute risalgono, come inizio dei lavori, ad anni diversi, addirittura precedenti in molti casi all'istituzione delle regioni, rispetto ai quali potrebbe essere interessante distinguere le responsabilità decisionali - fa presente che nel sistema attuale la decisione sul destino degli ospedali è di competenza regionale.
Nel concordare pienamente con il senatore Baldassare Lauria circa l'utilità dell'inchiesta sulle strutture incompiute, il relatore Di Orio ricorda che nel momento in cui il ministro Bindi avanzò dubbi sull'opportunità che la Commissione svolgesse tale inchiesta affermò anche che il Ministero era già in possesso di molti dati in materia. Debitamente richiesti dal presidente Tomassini, tali documenti sono ora pervenuti alla Commissione, ma l'esito del loro esame non può non dirsi in qualche misura deludente sotto il profilo dell'organicità e della completezza; è ben vero che il Ministro si è riservato di trasmettere a novembre ulteriori informazioni, ma apparirebbe singolare se queste ultime, nel breve giro di poche settimane, potessero essere tali da colmare tutte le lacune presenti nella documentazione trasmessa.
Per quanto concerne il primo dei quesiti posti dal senatore Camerini, si può affermare, in via generale, che gran parte dei sistemi tecnologicamente avanzati degli ospedali ispezionati non sia in effetti adeguato, a parte i casi - riferiti soprattutto a strutture situate nel Mezzogiorno - in cui tale strumentazione, pure acquistata, non viene utilizzata. In ordine al quesito concernente l'ospedale di Bassano del Grappa, quello per la psichiatria è un vecchio finanziamento che ora bisogna trovare il modo di utilizzare nel modo più adeguato; occorre peraltro aver presente che le relazioni non affrontano le problematiche connesse alla riconversione degli ospedali psichiatrici non perché tale problema non esista – giacché invece sono molti, come nel caso di una enorme struttura situata a Viterbo, i complessi di grandi dimensioni attualmente inutilizzati – ma perché la competenza in materia non è del comparto sanitario, bensì di quello socio-assistenziale.
Per quanto infine riguarda le indicazioni e le richieste formulate dal Presidente della Repubblica, il relatore si impegna naturalmente a rispondere in maniera compiuta in sede di relazione conclusiva, anticipando peraltro che non è stato riscontrato, almeno per quanto riguarda strutture di una certa importanza, per le quali le regioni abbiano espresso interesse al completamento, alcun problema di stanziamento di risorse; può inoltre affermarsi che, almeno nella maggior parte dei casi, il mancato avvio dei lavori in seguito all'erogazione dei finanziamenti dipende da contenziosi legali in atto.
Da ultimo, il relatore Di Orio desidera ringraziare il senatore Pianetta che ha partecipato ai sopralluoghi in titolo fornendo un contributo assiduo e competente, nonché il dottor Massimo Baldassarre, collaboratore esterno della Commissione, e gli uffici di quest'ultima, con particolare riferimento alla coadiutrice capo Paola Di Tullio.
La Commissione approva quindi all'unanimità i tre schemi di relazione in titolo, allegati al resoconto della seduta.

La seduta termina alle ore 16,25.



BOZZA NON CORRETTA

Settore di indagine: Strutture sanitarie incompiute o non funzionanti
RELAZIONE

sul sopralluogo effettuato da una delegazione della Commissione parlamentare d’inchiesta in alcune strutture ospedaliere della regione Veneto il 28, 29 e 30 marzo e il 4 e 5 maggio 1999, predisposta dal relatore Di Orio.

1. Nell’ambito della verifica sullo stato delle strutture sanitarie incompiute una delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema sanitario ha compiuto due sopralluoghi nella Regione Veneto, rispettivamente nei giorni 28, 29 e 30 marzo e 4, 5 e 6 maggio 1999.
Della delegazione hanno fatto parte il senatore Ferdinando di Orio, vicepresidente della Commissione, ed il senatore Enrico Pianetta, membro della medesima. Ha assistito la delegazione l'Ufficio di segreteria della Commissione unitamente al dottor Massimo Baldassarre, collaboratore esterno.
Nel corso dei sopralluoghi la delegazione parlamentare si è avvalsa della collaborazione di operatori fotografici della Polizia scientifica e di Ufficiali giudiziari facenti capo alle istituzioni statali competenti per territorio.
I rilievi fotografici acquisiti in loco corredano la presente esposizione.

2. La struttura in provincia di Verona
Valeggio sul Mincio (VR). Il Centro clinicizzato di Valeggio venne progettato nel 1969 dall’allora Ente ospedaliero come struttura di ricovero a tipo ospedale generale per circa 800 postiletto con una previsione di spesa di circa 20.000 milioni su fondi propri e finanziamento statale; nel 1971 fu approvato il progetto esecutivo e nel febbraio del 1973 vennero iniziati i lavori.
Nel corso dell’edificazione la regione Veneto, subentrata all’Ente nella gestione dell’opera, rivide la progettazione generale eliminando corpi di fabbrica previsti e portando a 400 postiletto il dimensionamento finale, in considerazione delle necessità della programmazione regionale e della vicinanza del complesso agli ospedali di Villafranca Veronese (10 km) e Verona-Borgo Trento (20 km).
Nel 1980 fu attivato il Distretto sanitario e servizi aggiuntivi (laboratorio analisi, radiologia), successivamente la dialisi e nel 1986 il settore riabilitativo e gastroenterologico in convenzione, insieme al laboratorio, con l’Università di Verona.
Dal 1984 sono stati isolati due piani (4° e 5°) del complesso, costituito da sei piani più due interrati per 1380 mq cadauno più una piastra servizi anteriore, che si presentano ultimati solo nelle tamponature e negli infissi esterni.
Per il definitivo completamento del complesso sarebbero necessari 8.500 milioni, secondo il progetto presentato alla Regione dalla ASL che prevede la destinazione a degenza riabilitativa per ulteriori 33 postiletto del 4° piano e per circa 30 letti al 5° da destinare a riabilitazione o RSA; al momento tuttavia tale completamento non è stato ritenuto necessario dagli organi regionali alle esigenze programmatorie stante l’eccesso di postiletto presente in Veneto (6,4 per 1000 abitanti, indice superiore a quello previsto dalla legge).
Pertanto la struttura - al momento attiva con 56 postiletto ordinari e 6 in day hospital di riabilitazione specialistica (osteoarticolare, cardiovascolare e gastroenterologica) oltre ai servizi già menzionati, con una notevole capacità attrattiva verso l’utenza extra ASL (70-75 % dei ricoveri) - verosimilmente non verrà completata dalla Regione, vista anche la mancata autorizzazione statale, nel 1990, all’utilizzo dei fondi di cui all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988 per l’ampliamento a 150 dei postiletto del reparto di riabilitazione.
Sono in corso trattative con l’Università di Verona per il completamento e la cessione della area incompleta del complesso, costato a tutt’oggi 9.395 milioni.
Nel corso del sopralluogo la Commissione ha ascoltato il presidente del locale comitato pro-ospedale, che ha illustrato le iniziative intraprese per ottenere il completamento della struttura sottolineando la preoccupazione della popolazione che teme un depauperamento del presidio in assenza di interventi finanziari che, viceversa, sarebbero convogliati sui vicini centri di Villafranca e Bussolengo.

3. Le strutture in provincia di Rovigo
a) Trecenta (RO). L’ospedale S. Luca di Trecenta viene progettato nel 1986 come nuova sede di quattro preesistenti ospedali (Trecenta, Castelmassa, Badia Polesine, Lendinara) con una dotazione prevista di 376 postiletto ed una spesa complessiva di 106.000 milioni.
Nel dicembre 1989 ebbero inizio i lavori della 1ª fase finanziati per 70.000 milioni (51.000 in base all'articolo 20 della legge 67 del 1988 primo triennio, 19.000 dal Fondo sanitario regionale); nell’ottobre 1992 venne approvata una perizia di variante volta a ridurre il dimensionamento dell’opera (eliminazione di un piano di degenza), viste le mutate esigenze sanitarie regionali.
Nel dicembre 1994 vennero ultimati i lavori della 1° fase; per ulteriori completamenti furono stanziati nel gennaio 1995 8.000 milioni dal fondo di rotazione regionale (legge regionale n. 55 del 1994), con lavori ultimati nel maggio 1996.
Un successivo finanziamento di 3.000 milioni fu concesso nel novembre 1996 dalla regione Veneto sul Fondo sanitario regionale 1997: i lavori vennero completati nell’agosto 1998.
L’ospedale, attivato dal giugno 1996, attualmente ospita 170 postiletto con una previsione a completamento di 270 circa.
La struttura si sviluppa su un area di 133.000 mq. in due corpi di fabbrica per complessivi 49.000 mq.: il corpo principale è costituito da un blocco servizi con un piano interrato, piano terra e primo piano e un monoblocco delle degenze con 3 piani di 3.500 mq. cadauno strutturati ognuno su quattro settori di 30 letti l’uno.
Il corpo minore, collegato al principale da un tunnel sotterraneo, si sviluppa su un piano interrato ed un piano terra ed è dedicato ai servizi tecnologici, magazzini ed obitorio.
La parte incompiuta è rappresentata da un piano della degenza al momento giunto alla fase di tramezzatura interna.
Per il completamento è stato autorizzato (delibera CIPE del maggio 1998) un finanziamento di 25.000 milioni su fondi di cui all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988 (seconda fase), comprensivo anche dei lavori di completamento esterno.
I tempi per l’inizio dei lavori sono stimati in circa un mese con consegna prevista entro il 2000.

b) Ospedale S. Maria della Misericordia (RO). L’ospedale S. Maria della Misericordia, articolato su complessivi 589 postiletto, è stato realizzato per lotti dal 1970 al 1986, anno dell’attivazione.
L’intervento, oggetto della verifica, riguarda un corpo ulteriore, denominato corpo D, che si sviluppa su cinque piani , di cui uno interrato, per complessivi 16.600 mq., sede di servizi e degenze dell’oncologia, pneumologia, geriatria e lungodegenza per 224 postiletto totali.
L’edificio, progettato nel 1984, approvato dagli organi regionali nel 1986, venne iniziato nel 1987 con tre finanziamenti successivi di 8.500, 4.000 e 2.000 milioni stanziati rispettivamente nel 1987, 1988 e 1989 da parte della regione Veneto.
Nel 1991 venne redatto il progetto esecutivo di completamento finanziato nel 1994 sui fondi di cui all'articolo n. 20 della legge n. 67 del 1988 (primo triennio) per 8.900 milioni: i lavori iniziarono nel dicembre 1994 per concludersi nel novembre 1998.
La struttura era stata già parzialmente attivata a partire dal 1995 sino alla attivazione completa avvenuta nel dicembre 1996.
Residuano lavori per 1.200 milioni per il completamento delle sistemazioni esterne.
Il corpo D ha assorbito risorse per 23.500 milioni mentre tutto il complesso ospedaliero è costato circa 200.000 milioni.
Attualmente è in corso la costruzione di una palazzina di due piani, di cui uno interrato, per complessivi 30 postiletto dedicata alle malattie infettive, finanziata con fondi della legge n. 135 del 1990: i lavori sono iniziati nel gennaio 1999 e la conclusione è prevista per il settembre 1999.

c) Adria (RO). Il nuovo ospedale generale di Adria prese avvio con il primo incarico di progettazione nel 1965 in sostituzione del vecchio adiacente nosocomio insediato nella prima metà dell’ottocento nei locali di un ex-convento.
Nel 1969 fu approvato il progetto definitivo, cui seguì nel 1971 l’inizio dei lavori sulla base di un finanziamento regionale di 780 milioni.
I lavori si protrassero per tutto il 1972 e portarono all’edificazione delle fondazioni e della struttura in elevazione per interrompersi nello stesso anno per la mancanza di fondi ulteriori.
Nel 1979 fu redatto un nuovo progetto esecutivo sulla base di un finanziamento regionale di 3.000 milioni seguito da uno ulteriore di 2.500: i lavori ripresero nel 1981 e si interruppero, per esaurimento dei fondi, nel 1985: erano state completate le strutture portanti e le coperture, le tamponature esterne, gli scarichi nonché un fabbricato per le centrali tecnologiche e l’obitorio.
Il cantiere restò fermo sino al 1988 quando i lavori vennero ripresi seppur con varie interruzioni legate al flusso dei finanziamenti regionali (8.000 milioni nel 1985-86, 1.000 nel 1988, 4.500 nel 1991, 1.500 nel 1993, 4.200 nel 1994, 5.400 nel 1994, 4.000 nel 1995) e a contenziosi insorti con le ditte costruttrici risoltisi con una transazione solo nell’aprile del 1995
Con le somme stanziate (complessivi 28.600 milioni) vennero completati i 2/3 dell’opera che venne inaugurata nell’ottobre del 1997 ed attivata, per la parte rifinita di 15.000 mq., nel gennaio 1998 per 200 postiletto disposti su 4 piani ( area materno-infantile, medica, chirurgica, della lungodegenza e riabilitazione) più un piano terra per l’accettazione e servizi generali.
Attualmente resta incompiuta un'area di complessivi 8.500 mq. (ala ovest del monoblocco) su 4 piani più piano terra, che si presenta, completata nella parte esterna compresi gli infissi, ed internamente tramezzata e parzialmente predisposta per gli impianti.
Nell’area dovranno collocarsi i servizi e reparti ancora siti nel vecchio complesso.
Per il completamento è fatta richiesta di finanziamento sui fondi di cui all'articolo n. 20 della legge n. 67 del 1988 (seconda fase) per 14.500 milioni: la prima trance di 4.566 milioni è stata resa disponibile e con essa si prevede di appaltare entro l’anno i lavori per consentire il trasferimento della rianimazione e di parte del gruppo operatorio e della radiologia.
La seconda trance di 9.940 milioni, il cui progetto definitivo è stato rimesso alla Regione per l’inserimento nel prossimo piano finanziario, si pensa renderà possibile il completamento, con il trasferimento totale delle sale operatorie e della radiologia e dei reparti di ortopedia, otorino ed oculistica, per complessivi ulteriori 50 letti, al momento collocati nel vecchio nucleo.

4. Le strutture in provincia di Vicenza
a) Ospedale S. Bortolo Nuovo ( VI). L’ospedale San Bortolo Nuovo di Vicenza sorge su un area di 115.000 mq. comprendente il vecchio nucleo - edificato nel corso dei secoli su un antico convento, ancora attivo in parte per le degenze dell’area materno-infantile e destinato, nei programmi della ASL, alle attività sanitarie non degenziali (servizi amministrativi, ambulatoriali e didattici) - ed in contiguità spaziale il nuovo plesso, avviato nel 1966 come progettazione ed inizio lavori nel 1967.
L’area già edificata, per un volume di 300.000 mc. ed una capienza di 800 postiletto, si è articolata in quattro lotti che progressivamente hanno consentito, nel corso di 23 anni, il trasferimento quasi totale delle attività sanitarie dal vecchio al nuovo ospedale.
Nel 1969 (I° lotto per 1.100 milioni più 300 milioni per la geriatria) sono state attivate l’area medica, geriatrica e della lungodegenza, seguite nel 1970 dall’apertura dell’edificio nefrologico, delle malattie del ricambio ed infettive (costo ulteriori 300 milioni) e nel 1973 dalle ultime due realizzazioni (scuola infermieri e morgue) del I° lotto (costo ulteriori 250 milioni).
Le opere del II° lotto (servizi generali e tecnici), per un costo di 2.000 milioni, sono entrate in funzione rispettivamente nel 1974 e 1978; per quanto riguarda il III° lotto (costo complessivo 6.000 milioni) l’area operatoria e diagnostico-radiologica insieme alle degenze chirurgiche sono entrate in attività nel 1978, mentre l'ingresso generale e l’area amministrativa sono stati attivati nel 1980.
I settori dell’emergenza e operatorio-chirurgico, compresi nel IV° lotto, sono progressivamente stati attivati dal 1984 al 1992 con un costo di 26.700 milioni.
Nel complesso l’intervento dal I° al IV° lotto è costato 36.550 milioni.
Nel 1986 venne redatto il progetto esecutivo del V° lotto di completamento, pari per dimensionamento al 21% del totale costruttivo previsto, per 30.000 mq articolati su 9 piani di cui 2 tecnici, 5 di degenze per 50-70 postiletto l’uno e 2 di servizi sanitari per collocarvi l’area materno-infantile, tuttora situata nel vecchio nucleo.
Il I° stralcio venne appaltato nel 1988 su un progetto generale dalla previsione di costo complessivo di 60.000 milioni ed ultimato nel 1993 per una spesa di 12.000 milioni, in gran parte su fondi propri della USL, portando alla realizzazione della struttura portante e dei pannelli di facciata.
Nel 1995 è stato approvato il progetto esecutivo del II° stralcio su un finanziamento di 34.000 milioni a carico del fondo sanitario regionale su finanziamento ex art. 20 della legge n. 67 del 1988, con affidamento dei lavori nel settembre 1997 e conclusione prevista nell’aprile 2000.
Nello stralcio è compresa la realizzazione dei primi cinque piani, comprendenti il piano 0 (tecnico e di servizio), i piani 1° e 2° (servizi sanitari, day hospital, area operatoria ed intensiva), il piano 3° (degenza pediatrica) e 4° (degenza ostetrico-ginecologica).
L’area in oggetto è in fase di realizzazione con il completamento dell’impiantistica e delle intonacature nel rispetto dei tempi programmati.
Restano da completare i lavori inerenti il III° stralcio che riguardano gli ulteriori tre piani di degenza, l’8° piano tecnico e la terrazza destinata ad elisuperficie.
Gli ambienti al momento si presentano completati solo nelle tamponature esterne e infissi, eccetto l’ultimo piano tecnico ove è posta una tamponatura provvisoria in compensato.
Per il definito completamento sono stati autorizzati dalla regione Veneto sul progetto esecutivo 34.000 milioni sui fondi ex art. 20 della legge n. 67 del 1988 (terza fase).
Viene osservato da parte della dirigenza ASL che, in assenza di anticipazioni sul III° stralcio, l’opera completata del II° stralcio rischia di restare inutilizzabile per fini sanitari in quanto la contemporanea presenza del cantiere del III° stralcio, posto nei piani sovrastanti quelli ultimati, comporterà contaminazioni acustiche ed igieniche incompatibili con una adiacente attività sanitaria.
Si lamenta inoltre che la procedura a stralci e la necessità di affidamento ad altra ditta, prevista dalla vigente normativa, solo in parte attenuata dalle eccezioni previste dal D.Lgs. 406/91, determinano gravi ritardi e difficoltà nella realizzazione dell’intervento legate alla frammentazione dei lavori, specialmente evidenti per opere unitarie come gli impianti, alla coesistenza nella stessa area di cantieri di diverse ditte con reciproco intralcio e sovrapposizione, oltre a complicazioni gestionali che mal si adattano ad opere delicate e complesse quali quelle dell’edilizia sanitaria.
Per evitare che l’opera resti incompleta o comunque non pienamente utilizzabile è stata proposta una anticipazione del III° stralcio, per consentire l’arredamento e la conseguente attivazione dei piani del II° stralcio che saranno consegnati nel maggio 2000, e l’attivazione più celere possibile dei lavori ricompresi nel III° stralcio per ridurre al minimo il disagio dei degenti dei piani completati affidando parte dei lavori previsti alla ditta attualmente in attività, come previsto dal citato Decreto legislativo.
Comunque resterebbero esclusi dai finanziamenti attuali le attrezzature e gli arredi il cui costo è quantificabile in 17.700 milioni (12.700 milioni per le opere del II° stralcio, 5.000 milioni per quelle del III°).
Al completamento il complesso, previsto inizialmente per 1500 postiletto, ed attualmente attivo per 1200, ospiterà secondo le previsioni di piano 1183 postiletto.

b) Bassano del Grappa (VI). L’ospedale di Bassano del Grappa si sviluppa su un corpo principale di 356.700 mc. ed uno accessorio (l’obitorio) di 4.500 mc. decentrato di circa 150 m., su un’area di 20 ettari posta alla periferia del centro urbano in stretto rapporto con le infrastrutture viarie principali del comprensorio.
Progettato nel 1974 per 1200 postiletto, è stato iniziato nel marzo 1979: nel corso dell’iter costruttivo la dotazione è stata ridotta, in ragione delle mutate esigenze sanitarie, ad 800 postiletto, nell’ambito della ristrutturazione della rete ospedaliera della USL che ha determinato la chiusura dei tre ospedali preesistenti a Bassano e la trasformazione del nosocomio di Marostica in RSA.
Al momento nell'ospedale sono stati attivati 660 postiletto al completo di tutte le divisioni di degenza previste, meno il servizio psichiatrico (15 postiletto) che è ancora decentrato nel presidio di Marostica.
La struttura, monoblocco con piastra servizi, si articola su 12 piani (comprensivi di 2 piani tecnici), pianoterra e 3 piani sotterranei per complessivi 75.126 mq.: 8 piani sono dedicati alle degenze con strutturazione a corpo quintuplo. L'area assistenziale è al centro di quattro settori di degenza per complessivi 100 postiletto a piano in stanze con servizi interni e varie tipologie (4, 2, 1 letto); il pianoterra ed il 1° piano sono destinati all’area dell’accettazione, poliambulatori, laboratori e diagnostica; i tre piani sotterranei sono destinati a servizi, mensa, laboratori e magazzini, mentre il 2° piano è destinato al blocco operatorio con 10 sale e degenze dell’emergenza e dell’area intensiva.
La struttura è stata edificata con fondi regionali a partire dal 1979 al 1988 per complessivi 102.260 milioni: nel 1989 nell’ambito della prima fase di completamento venivano assegnati ulteriori 8.000 milioni del fondo sanitario regionale e nei primi anni ’90 44.646 milioni sui finanziamenti ex art. 20 della legge n. 67 del 1988, seguiti nella seconda metà degli anni ’90 da altri 53.140 milioni sempre derivati dal citato art. 20.
Fondi aggiuntivi sono stati impiegati per l’adeguamento antincendio (668 milioni) e per il collegamento informatico (1.800 milioni).
Con i finanziamenti suddetti l’ospedale è stato attivato dal 1993 per settori successivi; restano da effettuare interventi di completamento con vari livelli di finitura che interessano i piani sotterranei, interventi peraltro scarsamente influenti sulla funzionalità sanitaria del complesso, oltre alla costruzione ex novo di un corpo a due piani e seminterrato per complessivi 5.000 mq. per l’ampliamento dell’area ambulatoriale e le degenze del servizio psichiatrico.
Inoltre sono previsti interventi per il completamento degli spazi esterni, dell’arredamento e delle apparecchiature radiologiche (risonanza magnetica).
L’impegno finanziario previsto per le opere di completamento è quantificato in 30.000 milioni, suddivisi in 9.590 per opere interne, 12.250 per la costruzione dell’edificio “psichiatria”, 5.160 per le sistemazioni esterne, 3.000 per apparecchiature radiologiche; il fabbisogno economico è previsto che venga coperto per 20.000 milioni da fondi propri della ASL, derivanti dall’alienazione del vecchio ospedale, che però è ancora in corso di formalizzazione per la mancata definizione dei vincoli urbanistici dell’area, mentre i restanti 10.000 milioni sono stati deliberati dalla Giunta regionale del Veneto sui fondi ex art. 20 citato.
Il complesso presenta elevati standard qualitativi sia nella strutturazione, razionalmente concepita, sia nei materiali impiegati, di elevata qualità, sia in una serie di accorgimenti tecnologici (impianto di cogenerazione elettrica, impianto di trasporto computerizzato dei prelievi biologici e dei materiali d’uso corrente su banda magnetica, sistemi di smaltimento dei rifiuti centralizzati, percorsi differenziati dei materiali e del personale, sistemi di segnalazione per il personale, sino all’area attrezzata e controllata di sosta per i bambini che accompagnino i visitatori: tutti accorgimenti che rendono l’ospedale di Bassano del Grappa sicuramente all’avanguardia come modello di edilizia sanitaria e di razionalizzazione del lavoro ospedaliero.

5. La struttura in provincia di Treviso
Castelfranco Veneto (TV). L’ospedale San Giacomo di Castelfranco Veneto è costituito da una serie di padiglioni, attivi dai primi anni ’60, raccordati intorno ad un corpo centrale (padiglione a K) di 3 piani, un piano terra ed un seminterrato, collegato con un corridoio al nuovo nucleo, formato da una piastra servizi di due piani (uno rialzato, uno seminterrato) ed un monoblocco di 13 piani, un pianoterra ed un seminterrato.
La progettazione del nuovo corpo, concepito per raggruppare i reparti dispersi nella struttura a padiglioni e per ampliare la capacità recettiva del vecchio complesso, risale al 1969 con lavori iniziati nello stesso anno su un finanziamento dell’Ente ospedaliero per 1.385 milioni.
Negli anni successivi i lavori vennero portati avanti a stralci con finanziamenti sia propri che regionali per una cifra complessiva erogata ad oggi di 67.085 milioni (2° stralcio con inizio lavori nel 1979 per 27.500 milioni su fondi regionali, 3° stralcio con inizio lavori nel 1989 per 21.700 milioni di fondi regionali e propri, 4° stralcio con inizio lavori nel 1996 per 3.500 milioni di fondi propri, 5° stralcio con inizio lavori nel 1996 e tuttora in corso per 13.000 milioni su fondi ex art. 20 della legge n. 67 del 1988).
La progettazione iniziale prevedeva una capienza totale , secondo gli indici allora vigenti, di più di 1000 postiletto; nel corso del tempo la riduzione dei parametri ospedalieri ha portato agli attuali 514 posti, pur mantenendosi inalterato il dimensionamento strutturale originario.
Al momento i lavori sono sospesi da circa 7-8 mesi, in attesa della decisione del giudice, per il fallimento della ditta appaltatrice: restano da completare circa il 20-25% dei lavori previsti nel 5° stralcio.
La struttura si presenta con diversi livelli di finitura: la piastra servizi è attivata per il 70% con i servizi diagnostici, i poliambulatori e parte del settore intensivo ed operatorio, mentre l’area da destinare a pronto soccorso, la farmacia e il restante settore intensivo ed operatorio sono ancora allo stato di grezzo.
Il monoblocco, dimensionato su 3.050 mq. per piano con una capienza originaria di 60 postiletto, ridotta a 50 a seguito della riduzione dei postiletto e al miglioramento dei servizi alberghieri, presenta 3 piani completati ed attivati (4°, 5°, 6°) con le degenze rispettivamente dell’Ortopedia, della Patologia speciale medica e Neurologia, della Medicina generale, mentre altri 2 piani (2°, 3°) sono o completati (3°) o in via di completamento (2°), con previsione di trasferimento della Ginecologia e Urologia (2°) e Chirurgia generale (3°).
I piani restanti sono allo stato di rustico con tamponature esterne ed infissi, in parte provvisori.
Nel febbraio 1999 la regione Veneto ha autorizzato la progettazione esecutiva per 20.000 milioni su fondi di cui all'art. 20 della legge n. 67 del 1988 da destinare al completamento del 1° piano, da utilizzare per i reparti dell’area materno-infantile, del pianoterra per le degenze di Oncologia e Nefrologia, della piastra servizi per la dialisi, pronto soccorso, UTIC e 3 sale operatorie.
Inoltre con l’alienazione di immobili di proprietà ASL si renderebbero disponibili ulteriori 9.000 milioni da destinare alle suddette opere di completamento nonché alla sistemazione degli ingressi esterni.
Nell’eventualità che le risorse economiche predette fossero disponibili per l’anno in corso le aree interessate si prevede che potrebbero essere ultimate nel 2002.
Resterebbe comunque incompiuti 7 piani del monoblocco (dal 7° al 13°) per complessivi 21.350 mq.: per l’ultimazione dei piani dal 7° al 9° compreso - che consentirebbero di trasferire tutta l’area medica - ora dislocata nel contiguo vecchio nucleo, e di attivare una area per la libera professione - è prevista una stima di ulteriori 42.000 milioni, mentre per il definitivo completamento della piastra servizi quantificata in 1.500 mq. del piano rialzato e 7.000 mq. dell’interrato sarebbero necessari ulteriori 23.000 milioni.
Infine i 4 piani terminali (10°, 11°, 12°, 13°) sono destinati a restare allo stato di grezzo in quanto la ASL ha manifestato la disponibilità a concederne l’uso alla Regione per eventuale programmazione di servizi a valenza regionale: per il completamento è prevista una spesa di 18.000 milioni.

6. La struttura in provincia di Venezia
Portogruaro (VE). La costruzione del nuovo ospedale, strutturato su un corpo centrale e quattro bracci disposti secondo i punti cardinali di 6 piani più seminterrato e pianoterra , è stata iniziata nel 1960 con lavori che portarono la completamento dell’ala est con successiva parziale attivazione nel 1965 con servizi ambulatoriali (fisioterapia).
Nel 1975 vennero completati ed attivati il corpo centrale e l’ala ovest (la fonte dei finanziamenti utilizzati ed il loro importo non sono stati comunicati).
Nel 1989 è stato progettato il completamento della struttura con finanziamenti attinti dal fondo previsto dall’art. 20 della legge n. 67 del 1988 per 43.020 milioni: i lavori, iniziati nell’aprile 1990 e riconsegnati all’amministrazione nel 1998, hanno riguardato la realizzazione del corpo nord (ingresso, pronto soccorso, unità intensive e gruppo operatorio) e del corpo sud (farmacia, laboratorio analisi, degenze) per una superficie complessiva di 17.000 mq. circa.
Nel corso della realizzazione sono state attivate le aree completate come il pronto soccorso (attivo dal dicembre 1993) e la farmacia (attiva dal 1995).
La struttura , concepita inizialmente per una capienza di 800 postiletto, è stata ridimensionata in fase di progettazione esecutiva all’attuale dimensionamento di 320 posti.
Al momento il complesso, inaugurato nel gennaio 1999, è attivato per quanto riguarda le degenze mediche e dell'area materno-infantile; è in corso la messa in funzione delle apparecchiature del settore operatorio, che si prevede sia ultimato nel giugno 1999 consentendo il definitivo completamento con il trasferimento delle divisioni ancora collocate nel vecchio ospedale (Chirurgia, Urologia, Ortopedia), operazione prevista entro l’anno corrente.

7. Considerazioni conclusive
Le connotazioni evidenziate nelle storie degli ospedali incompiuti del Veneto mettono in luce problematiche già ampiamente rintracciate in analoghe situazioni nel resto dell’Italia, nonostante la Regione tradizionalmente rappresenti una delle aree dove la sanità pubblica è meglio rappresentata sia in termini quantitativi che qualitativi.
Proprio la capillarità della rete dei presidi ospedalieri ha prodotto, più acuta che altrove, la necessità, in virtù delle attuali scelte di contenimento della spesa ospedaliera con il ridimensionamento dell’offerta di postiletto, di una revisione del numero dei presidi, con accorpamenti e soppressioni, e di una riduzione, negli ospedali in costruzione, dei postiletto inizialmente previsti
Tale fenomeno è ben evidente nei presidi ispezionati, che presentano tutti una ipotesi finale di utilizzo inferiore a quella originariamente preventivata (Castelfranco Veneto da 1000 a 514, Bassano del Grappa da 1200 ad 800, Vicenza da 1500 a 1183) sino al caso di Valeggio sul Mincio, nato come ospedale generale di 800 posti, poi ridottisi a 400 in fase di progettazione esecutiva sino all’utilizzo attuale per 60 posti di riabilitazione.
Il gigantismo delle ipotesi iniziali, qui come altrove, ha comportato la costruzione di strutture spesso sovradimensionate che oggi, viste le mutate esigenze economico-sanitarie, resteranno inutilizzate come nel caso di Castelfranco Veneto - ove sicuramente 4 piani del monoblocco, o addirittura, in mancanza di finanziamento, 7 piani, resteranno allo stato attuale di rustico tamponato - oppure di Valeggio ove analoga sorte toccherà a 2 piani.
La mancata programmazione dei finanziamenti, in parte corretta dal piano di investimenti prodotto dall'applicazione dell'art. 20 della legge n. 67 del 1988, per talune opere comporterà la necessità di ricercare risorse aggiuntive per consentirne il reale completamento: infatti nel caso di Vicenza e Bassano, non essendo contemplata nel piano dei finanziamenti disponibili la spesa per arredi ed attrezzature, per sopperire a tale esigenza le ASL dovranno utilizzare risorse proprie vincolate a piani di future alienazioni patrimoniali.
Simile al resto del Paese è la sconcertante dilatazione dei tempi di costruzione che vanno dai quasi 40 anni di Portogruaro ai più di 30 di Vicenza e Castelfranco Veneto, ai quasi 30 di Adria, con il dato di Trecenta (14 anni) comunque negativo in quanto relativo ad un complesso progettato nel 1986, in epoca in cui erano in atto i sistemi di finanziamento del citato art. 20.
Ciò fa ritenere che non sia sufficiente la certezza del finanziamento, ma che occorrano anche strumenti più snelli e meno soggetti a vincoli burocratici, responsabilizzando maggiormente l’Ente regionale per il rispetto dei tempi e delle procedure: un tempo di costruzione che supera, nei casi migliori, i dieci anni è incompatibile con le esigenze di un sistema sanitario in vorticosa accelerazione sia tecnologica che legislativa.
La distorsione nei tempi di costruzione comunque non mortifica i livelli qualitativi delle strutture esaminate che presentano spesso un elevato livello strutturale con momenti di eccellenza, come nel caso dell’ospedale di Bassano del Grappa.

BOZZA NON CORRETTA
Settore di indagine: Strutture sanitarie incompiute o non funzionanti

RELAZIONE

sul sopralluogo effettuato il 5 e 6 maggio 1999 da una delegazione della Commissione parlamentare d’inchiesta in alcune strutture ospedaliere della regione Friuli-Venezia Giulia, predisposta dal relatore Di Orio.


1. Nell’ambito della verifica sullo stato delle strutture sanitarie incompiute, una delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema sanitario ha compiuto due sopralluoghi nella regione Friuli-Venezia Giulia nei giorni 5 e 6 maggio 1999.
Della delegazione hanno fatto parte il senatore Ferdinando di Orio, vicepresidente della Commissione, ed il senatore Enrico Pianetta, membro della medesima. Ha assistito la delegazione l'Ufficio di segreteria della Commissione, unitamente al dottor Massimo Baldassarre, collaboratore esterno.
Nel corso del sopralluogo la delegazione parlamentare si è avvalsa della collaborazione di operatori fotografici della Polizia scientifica e di ufficiali giudiziari facenti capo alle istituzioni statali competenti per territorio.
I rilievi fotografici acquisiti in loco corredano la presente esposizione.

2. La struttura in provincia di Udine
Palmanova (UD). La costruzione dell’ospedale di Palmanova inizia, in sostituzione del vecchio nosocomio ancora parzialmente attivo ed in futuro destinato a sede amministrativa della ASL, nel marzo 1976 con una previsione iniziale di 470 postiletto, attualmente ridotti secondo il Piano sanitario regionale a 330.
Con il 1° lotto, conclusosi nell’agosto 1979 con una spesa di 1.244 milioni, vennero realizzati l’edificio servizi tecnici ed il depuratore.
Nel gennaio 1980 venne avviato il 2° lotto, comportante un costo di 7.600 milioni, che si concluse nell’aprile 1983 con la realizzazione del corpo centrale con aree servizi e le degenze materno-infantili oltre al reparto di Anatomia patologica e gli ambulatori dell’Ortopedia: l’area completata venne attivata nel 1983.
Il 3° lotto venne iniziato nel marzo 1992, dopo un blocco dei lavori di 9 anni legato sia alla mancanza dei finanziamenti che alle vicende intercorse a seguito del fallimento della ditta appaltante: nel gennaio 1996 fu completato per una spesa di 15.010 milioni, portando alla parziale realizzazione dell’"asse cure ovest" con l’ultimazione degli ambulatori dell’area materno-infantile, della radiologia e di parte dell’area operatoria.
Il completamento dell’"asse cure ovest" avvenne nell’ambito dei lavori del 4° lotto, iniziato nel gennaio 1995 e concluso nel gennaio 1999 con un finanziamento di 20.819 milioni sui fondi di cui all'art. 20 della legge n. 67 del 1988: vennero inoltre realizzate le strutture dell’"asse cure est" e del 2° pettine di degenze con completamento di talune parti della struttura.
Il 5° lotto, sempre finanziato con fondi ex art. 20 citato per 20.484 milioni ed iniziato nel settembre 1996, ha consentito il completamento dell’"asse cure est", del 1° e 2° pettine di degenze nonché la sistemazione esterna; al momento i lavori sono ad uno stadio di completamento superiore all’80%.
La struttura, a pianta quadrilatera con sviluppo orizzontale su un modulo di due piani di cui il pianoterra per i servizi e il primo per le degenze, è attiva per la parte chirurgica dall’inizio del 1999 mentre il trasferimento dell’area medica è previsto per l’estate del 1999.
Al momento sono in corso i lavori di finitura e pulizia nonché la sistemazione degli arredi e la messa in funzione delle attrezzature medicali; restano da completare opere esterne come gli accessi, i parcheggi e la segnaletica.

3. La struttura in provincia di Gorizia
Monfalcone Ospedale S.Polo (GO). L’ospedale S. Polo di Monfalcone venne progettato nel 1970 in sostituzione del vecchio complesso (con tipologia a padiglioni distante circa 3 km. dalla sede del nuovo complesso) non più idoneo, essendo stato edificato negli anni ’20, sotto il profilo sanitario ed impiantistico-strutturale.
Il finanziamento regionale allora disponibile (entità non comunicata) per l’opera, dimensionata su 600 postiletto oggi ridotti a 322, compresi quelli relativi al modulo di RSA interno alla struttura, consentì il completamento e l’attivazione della piastra servizi nel 1975 con funzioni di tipo ambulatoriale, mantenendosi l’attività di degenza nel vecchio ospedale.
I lavori restarono sospesi per mancanza di fondi sino al marzo 1995, data di inizio dei lavori del 1° lotto di completamento dell’area delle degenze, costituita da un monoblocco di 6 piani, comprensivi di 2 piani di servizi, per complessivi 27.000 mq.
Il 1° lotto, la cui conclusione è prevista per il febbraio 2000, venne progettato nel gennaio 1994 su fondi ex art. 20 legge n. 67 del 1988 per un finanziamento di 24.970 milioni.
Il 2° lotto, progettato nel settembre 1996 ed iniziato nel novembre dello stesso anno, analogamente finanziato in base al citato art. 20 per un importo di 19.760 milioni, interviene sul medesimo monoblocco con lavori di completamento e la sua conclusione è prevista nel febbraio 2000.
Per il completamento degli esterni e del tunnel di collegamento tra la piastra servizi ed il monoblocco è stato previsto un 3° lotto finanziato con fondi regionali per 6.000 milioni: i relativi lavori devono essere ancora appaltati.
Attualmente il monoblocco degenze, strutturato internamente con tipologia dei reparti a corpo quintuplo e camere a due letti con servizi interni, si presenta con un livello di finitura duplice: nei due piani superiori sono in esecuzione gli intonaci, mentre nella restante parte della struttura sono in esecuzione gli impianti.
Per le spese legate al trasferimento dei reparti dal vecchio complesso, previsto entro il 2000, e per le attrezzature, non presenti negli appalti descritti, si ritiene di poter sopperire con fondi propri della ASL derivanti dall’alienazione del vecchio complesso.

4. Considerazioni conclusive.
Anche nel caso degli ospedali incompiuti friulani si rintracciano talune delle caratteristiche tipiche delle analoghe vicende delle opere incompiute nel resto del Paese.
I due complessi, nati negli anni ’70, presentano i tratti tipici delle opere ospedaliere del periodo: partenza dei lavori in assenza di finanziamenti certi con conseguente successivo arresto dell’attività edilizia che raggiunge i 20 anni per Monfalcone e i 9 per Palmanova; vicende giudiziarie legate a fallimenti delle ditte in entrambi i casi (non influente per Monfalcone ove la vicenda ha prodotto, eccezionalmente, un blocco di solo 4 mesi); tempi di costruzione che pertanto si dilatano a ben 30 anni per Monfalcone e 24 per Palmanova; dimensionamenti in postiletto che, condizionati da tali tempi di esecuzione, vengono fortemente ridotti in corso d’opera (riduzione del 47% per Monfalcone, del 20% per Palmanova); fondi non sempre sufficienti per un totale completamento delle strutture sia in termini edilizi che di strumentazione ed arredamento (vedi Monfalcone, ove la struttura sarà probabilmente completata nel 2000 ma le risorse per il trasferimento, gli arredi e le strumentazioni sono condizionate alla vendita del vecchio complesso).
Inoltre in entrambe le situazioni appare determinante, per produrre l’accelerazione indispensabile al completamento, l’utilizzo del piano straordinario di finanziamento dell’edilizia ospedaliera previsto dall’art. 20 della legge n. 67 del 1988, ulteriore conferma della necessità di adottare procedure dedicate e con finanziamenti garantiti nella costruzione delle opere pubbliche.

BOZZA NON CORRETTA
Settore di indagine: Strutture sanitarie incompiute o non funzionanti

RELAZIONE

sul sopralluogo effettuato il 6 e 7 luglio 1999 da una delegazione della Commissione parlamentare d’inchiesta in alcune strutture ospedaliere della regione Sardegna, predisposta dal relatore Di Orio.

1. Nell’ambito della verifica sullo stato delle strutture sanitarie incompiute una delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema sanitario ha compiuto un sopralluogo nella regione Sardegna nei giorni 6 e 7 luglio 1999.
Della delegazione hanno fatto parte il senatore Ferdinando di Orio, vicepresidente della Commissione, e il senatore Enrico Pianetta, membro della medesima. La delegazione è stata assistita dall'Ufficio di segreteria della Commissione, unitamente al dottor Massimo Baldassarre, collaboratore esterno.
Nel corso del sopralluogo la Commissione si è avvalsa della collaborazione di operatori fotografici della Polizia scientifica e di ufficiali giudiziari facenti capo alle istituzioni statali competenti per territorio.
La documentazione fotografica acquisita correda la presente esposizione.

2. La struttura in provincia di Cagliari.
Policlinico universitario Monserrato (CA). Il Nuovo Policlinico della Facoltà di medicina dell’Università di Cagliari fu progettato in località Monserrato, nell’area dedicata anche agli insediamenti didattici universitari, nel giugno 1988 con una conformazione a poliblocco organizzata su 16 padiglioni di 4 piani collegati a gruppi di 4.
L’ipotesi iniziale prevedeva una capienza complessiva di 1040 postiletto, ad oggi ridotti, a seguito del processo di rideterminazione della rete ospedaliera a 600-700 (il numero definitivo è in via di definizione nell’ambito della convenzione Università-Regione).
Il progetto iniziale verrà quindi ridimensionato con l’edificazione di un numero di blocchi nettamente inferiore a quanto inizialmente previsto.
I lavori per l’edificazione del 1° lotto funzionale, riguardante i primi 5 blocchi, ebbero inizio nel maggio 1990 con un finanziamento F.I.O. del 1989 per 64.205 milioni; erano previsti 4 anni per l’ultimazione.
In corso d’opera venne predisposta una perizia suppletiva e di variante che fu approvata dal Consiglio di amministrazione dell’Università nel luglio 1993.
Il ritardo nell’approvazione regionale, avvenuta nel marzo 1995, legato anche alla richiesta di ulteriore documentazione nonché alla complessità dei passaggi burocratici, comportò un rallentamento dei lavori che vennero di fatto ultimati, per un importo di 57.100 milioni, nel maggio 1995; residuava, dallo stanziamento iniziale, una somma di 6.640 milioni che vennero accantonati per la fornitura di arredi e attrezzature.
Un contenzioso insorto successivamente tra l’Università e la ditta concessionaria dei lavori, sia della parte assistenziale che di quella didattica, comportò la sospensione della consegna dei manufatti edificati, ottenuti solo nel dicembre 1998, dopo un arbitrato che comportò la necessità di utilizzare la somma di circa 6.500 milioni, già accantonata per il completamento del complesso, per la composizione della vertenza.
Dal dicembre del 1998 sono pertanto ripresi i lavori di ultimazione ad opera dell’Azienda Policlinico, subentrata all’Università nella gestione del complesso: al momento sono in corso una numerosa serie di appalti finalizzati all’attivazione dei primi 140 postiletto dell’area medica, operazione prevista per l’ottobre 1999, e dei successivi 160 postiletto chirurgici, il cui trasferimento è programmato per la prima metà del 2000.
Le aree oggetto dell’attuale intervento, riguardante finiture edili ed impiantistiche oltre alla messa in opera di attrezzature ed arredi, sono rappresentate dai monoblocchi C, D, G, M e N: i tempi di ultimazione sono previsti entro la fine del 1999.
Ogni blocco, di pianta rettangolare di 56,50 m. per 28.80 m., si compone di 4 piani in elevazione, di cui il 3° tecnico, ed un pianoterra parzialmente interrato, con superficie utile di circa 1500 mq. cadauno; i blocchi sono collegati a coppia con interposto il corpo G ed uniti da un corpo di giunzione su diversi livelli.
La strutturazione interna delle unità è articolata su un modulo costituito dal 1° piano destinato a servizi generali, amministrativi e sanitari, dal 2° piano differenziato per funzione (blocco C: ingresso, direzione sanitaria, locali commerciali; blocco D: accettazione, day hospital; blocco G: radiologia; blocco M: sale operatorie; blocco N: terapia intensiva), dal 3° piano tecnico per gli impianti; dal 4° piano di degenza con 53 postiletto per blocco, meno il blocco N che ne contiene 40, con un numero complessivo di 252 postiletto più 14 di terapia intensiva e 44 di day hospital.
Gli edifici, al momento in fase di finitura ed arredamento, presentano elevati livelli qualitativi sia nelle finiture e nella strutturazione organizzativa (corpo quintuplo, ampi spazi comuni, ottima luminosità ambientale) che nel comfort (arredi razionali, colori adeguati, , stanze a 2 e 1 letto con servizi ).
Gli interventi in atto, che consentiranno entro il 2000 l’attivazione di circa 300 postiletto, sono finanziati con fondi di varia provenienza per complessivi 38.000 milioni (11.000 milioni finanziamento del MURST per rinnovo tecnologico, 21.000 milioni di fondi propri derivati dall’attivo di bilancio del triennio 96-98, 2.000 milioni di fondi della regione Sardegna per sale operatorie, 3.000 milioni di fondi Università di Cagliari per parcheggi).
Nel complesso sinora la struttura ha assorbito, compresi i finanziamenti utilizzati nel 1° lotto (57.100 milioni), risorse per 95.100 milioni.
Va sottolineato che per la latenza dei tempi di costruzione e le intervenute modifiche normative sono stati spesi 6.000 milioni per riadattamenti di opere già edificate e sostituzione di materiali non più a norma.
Restano da finanziare le attrezzature per la terapia intensiva (circa 4.000 milioni) mentre per il totale completamento del complesso sino ai circa 650 postiletto ipotizzabili (quindi ridotto rispetto all’iniziale dimensionamento e probabilmente da riprogettare nelle parti che verranno edificate) si prevede la necessità di circa 80.000 milioni ancora da acquisire.

3. La struttura in provincia di Nuoro
Ospedale di Macomer (NU). Il complesso ospedaliero di Macomer fu progettato dal Comune nel 1972 con la previsione di utilizzo come ospedale generale dotato di 163 postiletto.
Nel 1975 ebbero inizio i lavori del 1° lotto per una spesa di 800 milioni su fondi della regione Sardegna; nel settembre 1978 furono avviati, con fondi regionali per 2.130 milioni, il 2° e 3° lotto, mentre il 4° lotto fu iniziato nel 1986, con un finanziamento di 1.661 milioni di analoga fonte.
Con la conclusione di detta fase si realizzarono il 1° e 2° piano della struttura, utilizzati a partire dal 1989 per servizi diagnostici (radiologia, laboratorio analisi), 10 postiletto di dialisi ambulatoriale, servizi amministrativi e generali nonché un poliambulatorio.
Nel settembre 1986 vennero avviati i lavori di completamento articolati su due lotti: il primo iniziato nel settembre 1986 ed il secondo nell’ottobre 1980, entrambi su finanziamenti regionali per rispettivi 3.500 e 2.000 milioni.
Venne edificato il corpo completo della struttura (tamponature, tramezzature ed infissi esterni) costituita da 7 piani (5 in elevazione, un pianoterra ed un interrato) ed una piastra orizzontale di tre piani per complessivi 18.652 mq.
A seguito della riorganizzazione della rete ospedaliera fu deciso che il fabbisogno del territorio era sufficientemente garantito dal vicino ospedale generale di Bosa e venne pertanto modificata la destinazione originariamente prevista per la struttura. Questa fu riprogettata nel luglio 1996 come sede distrettuale polivalente (attualmente ospita anche una comunità protetta ex-manicomiale di 13 persone), con annesso settore di ricovero per lungodegenza e riabilitazione per complessivi 32 postiletto.
Per la riconversione ed ultimazione del complesso vennero assegnati 5.000 milioni su fondi ex art. 20 della legge n. 67 del 1988 (primo triennio): i lavori, iniziati nel luglio 1997 ed attualmente in corso, prevedono la sistemazione del 3° e 4° piano, ognuno dimensionato su circa 1500 mq., destinati rispettivamente ad ambulatori, palestre e servizi riabilitativi e a degenza per 32 postiletto.
Al momento gli ambienti sono in fase di finitura con tempi di consegna previsti entro il 1999, essendo già disponibile il materiale di arredo.
Restano da completare il 5° piano, un’area di 500 mq. ad esso sovrastante e parte del 2° piano (400 mq.) della piastra, un tempo prevista come area operatoria.
Le zone citate sono attualmente allo stato di rustico tramezzato con predisposizione delle colonne impiantistiche: il loro utilizzo finale ancora non è stato precisamente definito un'ipotesi di destinazione a day hospital oncologico per il 5° piano e a servizio di day surgery per la area del 2° piano della piastra.
Per il definitivo completamento sono stati richiesti 3.520 milioni sui fondi del secondo triennio dell’art. 20 legge n. 67 del 1988 ancora non assegnati.

4. La struttura in provincia di Sassari
Policlinico di Sassari. La realizzazione del Policlinico di Sassari venne avviata nei primi anni '80 con l’obiettivo di raggruppare in un'unica sede, prossima alla sede delle Chirurgie universitarie (Ospedale Clemente) ed attigua a quella del triennio biologico, le strutture assistenziali della Facoltà di Medicina disperse in diversi stabili sia di proprietà della ASL che privati.
Nel 1984 fu redatto il progetto generale che venne finanziato per un primo lotto con fondi FIO ’86 per 39.710 milioni, suddivisi in due stralci di rispettivi 22.631 e 17.079 milioni.
I lavori ebbero inizio nell’ottobre 1988 e in corso d’opera vennero autorizzate tre perizie di variante che portarono al giugno 1991 la fine dei lavori.
Il secondo stralcio venne avviato nel dicembre 1990 e concluso nel maggio 1994 con una proroga temporale determinata da quattro perizie di variante.
Con i finanziamenti del primo lotto, integrati da un ulteriore contributo regionale di 8.000 milioni, è stato edificato un blocco costituito da una piastra su 3 piani (interrato, pianoterra, piano rialzato) con due corpi paralleli in elevazione per 3 piani.
La struttura presenta completato il pettine delle degenze prospicente Viale S. Pietro, ove da circa otto mesi è in corso una progressiva attivazione della funzione assistenziale con il trasferimento delle unità universitarie collocate in sedi non di proprietà come la Pneumologia: nel corso dell’estate è previsto il trasferimento della Clinica ORL mentre nel settembre dell’anno in corso, dopo il completamento di 8 sale operatorie, previsto per fine luglio, è programmato il trasferimento della Dermatologia, Chirurgia Plastica, Urologia ed Ortopedia.
Nel corso del 1999 è pertanto prevista l’attivazione dei 3 piani della degenza del pettine completato, per complessivi 200 postiletto sui 600-650 assegnati all’intero Policlinico.
Al momento la struttura si presenta con aree complete in fase di arredamento (pettine di degenza in via di attivazione) con degenze a due e quattro letti con servizi interni e strutturazione dei reparti a corpo quintuplo, aree in fase di completamento (sale operatorie, piastra servizi), aree in cui sono ancora in corso le sistemazioni impiantistiche (aree degenze del secondo pettine).
Il secondo lotto, riprogettato nel 1992, venne finanziato per 47.000 milioni sui fondi dell’Intesa interministeriale di programma, con una prima trance nel 1994 di 18.351 milioni e una seconda nel 1995 per 28.469 milioni.
Il progetto esecutivo predisposto dall’impresa concessionaria non venne approvato dal consiglio di amministrazione dell’Ateneo che deliberò la rescissione del contratto: il contenzioso insorto determinò una sospensione delle attività e si risolse solo nell’ottobre 1997 con un accordo transattivo.
La società subentrata nella gestione progettuale e dei lavori predisponeva allora un nuovo progetto esecutivo, la cui consegna è prevista per la fine di luglio del corrente anno.
Secondo le previsioni il 2° lotto, il cui costo è valutato in 61.000 milioni contro i 42.000 attualmente disponibili (ridotti dai 47.000 iniziali in quanto una quota di 5.000 milioni è stata stralciata per opere comprese nel 1° lotto), consentirà di completare taluni settori della piastra servizi (l’area radiologica e della tomografia assiale computerizzata e le strutture della risonanza magnetica, l’area intensiva e le restanti sale operatorie, il laboratorio e le strutture di parte degli ambulatori) per complessivi 22.155 mq. di cui 14.888 di completamento e 7.267 di sole strutture.
I tempi di completamento, poiché la procedura è ancora in fase d’avvio, sono ipotizzati in tre anni.
Resterà esclusa dalla edificazione il terzo pettine delle degenze dove dovrebbero collocarsi i reparti medici, ora siti in sedi limitrofe al nuovo complesso, nonché le opere di collegamento e la ristrutturazione del vecchio adiacente edificio “Clemente”.
Per tali ulteriori necessità è ipotizzata una spesa di circa 50.000 milioni (3° lotto), che comprenderebbe anche la sistemazione di edifici già in uso e resi disponibili dai trasferimenti dei reparti nel nuovo corpo nonché l’acquisto di un complesso limitrofo, sede dell’ex-brefotrofio provinciale, per la cui acquisizione, con previsione di collocamento del settore materno-infantile, stanno per concludersi le trattative di vendita.
A fianco del complesso è in corso lo scavo e la posa delle fondazioni per la palazzina della Clinica infettivologica, finanziata nel 1990 per 10.460 milioni della legge n. 135 del 1990, sulla base di una progettazione approvata nel 1996: i lavori hanno avuto inizio nell'ottobre 1998, con termine previsto per il giugno 2000, con un dimensionamento per 33 postiletto, day hospital e servizi diagnostici.
Un ulteriore finanziamento per 1.775 milioni della medesima fonte legislativa è in corso dal febbraio di quest’anno per la ristrutturazione del settore infettivo della Clinica pediatrica.

5. Considerazioni conclusive
L’esame delle situazioni riscontrate nella regione Sardegna, per quanto limitato a tre sole strutture, evidenzia, almeno per i due Policlinici, un ragionevole rischio, legato alla mancanza di finanziamenti disponibili, di perdurante incompiutezza.
La necessità di reperire ulteriori risorse per 80.000 milioni (Cagliari) e 50.000 milioni (Sassari) comporterà ancora per diversi anni la convivenza di aree incomplete accanto ad aree attive con tutte le conseguenze facilmente intuibili.
Ove ce ne fosse ancora bisogno, vengono riconfermati l’irrazionalità, ed il conseguente danno, del sistema di finanziamento a lotti sganciato da una previsione completa della spesa e della copertura economica.
Purtroppo nel passato, in assenza di un piano nazionale o regionale d’investimenti dedicati, è invalsa la tendenza ad acquisire risorse per interventi in corso, ricorrendo a fonti parziali e differenziate di finanziamento e producendo opere incomplete e destinate spesso a restare tali.
L’assenza di programmazione, associata ai lunghi tempi di costruzione, spesso complicati da contenziosi (vedi il caso di Sassari, dove un lotto finanziato nel 1994 ancora non viene attivato per motivi legati a controversie legali, e di Cagliari, dove solo un arbitrato costato all’università 6.500 milioni ha permesso la consegna dei lavori), è ben manifesta nel caso di Macomer dove una struttura, progettata dal Comune per diverse esigenze e “speranze”, avrà un destino differente, e comunque di recupero, essendo radicalmente mutate le condizioni che ne avevano, ben 27 anni prima, permesso l’avvio.
La latenza dei tempi costruttivi comporta anche in questo caso (vedi Cagliari) la necessità di interventi demolitivi e ricostruttivi per adeguamenti a norme inesistenti al momento della progettazione ed edificazione, con sperpero di risorse (6.000 milioni nel caso cagliaritano) che avrebbero potuto sicuramente trovare migliore utilizzo.