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CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICA

XIII LEGISLATURA

COMMISSIONE PARLAMENTARE

PER L'INDIRIZZO GENERALE E LA VIGILANZA

DEI SERVIZI RADIOTELEVISIVI

12.

SEDUTA DI MARTEDI' 4 FEBBRAIO 1997

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO STORACE

INDICE

Seguito della discussione sul pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo

Allegati:

Proposta di atto di indirizzo presentata dal relatore

Emendamenti presentati alla proposta di atto di indirizzo presentata dal relatore

La seduta comincia alle 13,30.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Essendo pervenuta la richiesta da parte del prescritto numero di componenti la Commissione, dispongo, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del regolamento della Commissione, che la pubblicità dei lavori della seduta sia assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito).

Della seduta odierna sarà altresì redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

Comunicazioni del presidente.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data 28 gennaio 1997, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione il senatore Agazio Loiero in sostituzione della senatrice Ombretta Fumagalli Carulli, dimissionaria dalla stessa.

Seguito della discussione sul pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione sul pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo.

Dobbiamo ora procedere all'illustrazione ed alla votazione degli emendamenti presentati al testo dell'onorevole Paissan. Quest'ultimo, assolvendo all'impegno che in qualità di relatore aveva assunto con la Commissione, ci ha fatto pervenire la scorsa settimana la proposta di atto di indirizzo del documento, che è stato recapitato a tutti i commissari, e che verrà pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta di oggi. Ricordo altresì che ieri è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti, il cui numero complessivo è di 78.

Informo la Commissione che anche il fascicolo degli emendamenti presentati verrà pubblicato in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

Per quanto riguarda la seduta odierna, considerata la concomitanza con la discussione in aula alla Camera sulla mozione di sfiducia nei confronti del ministro Pinto, valuteremo fino a che ora sarà possibile protrarre i nostri lavori. Qualora non si riuscisse a concludere le votazioni sugli emendamenti e sul documento, la discussione proseguirà nella seduta di domani, già convocata alle ore 13,30; se sarà possibile, nella stessa seduta di domani si svolgerà anche l'audizione del presidente del consiglio di amministrazione della RAI, mentre in caso contrario l'ufficio di presidenza procederà ad una nuova calendarizzazione della stessa audizione. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito).

Invito ora il relatore, onorevole Paissan, ad esprimere il suo parere sugli emendamenti presentati.

MAURO PAISSAN, Relatore. Darò per letto il testo della risoluzione che ho presentato venerdì scorso; credo che i colleghi abbiano compreso la natura di questo testo, che ricalca la prima e l'ultima parte della mia relazione, introducendovi alcune integrazioni che ho tratto dal dibattito. Ho cercato, infatti, di recepire tutto ciò che è emerso e che mi è sembrato coerente con l'impostazione iniziale.

Prima di esprimermi sugli emendamenti presentati, mi soffermerò brevemente su tali integrazioni.

Con riferimento al pluralismo politico, ho introdotto nel documento il tema, più volte dibattuto soprattutto in sede di audizione dei direttori, relativo all'impostazione di tipo bipartitico, bipolare dell'informazione della RAI.

Per quanto concerne la questione dell'osservatorio, si ritiene utile la fornitura periodica di dati, magari a campione, relativi alle diverse fasce orarie, ai TG regionali e al giornale radio.

Nel documento si auspica inoltre l'istituzione di un osservatorio unico su tutte le principali emittenti televisive nazionali, pubbliche e private e viene sottolineata la necessità di una regolamentazione specifica per le consultazioni parziali; si ricorderà, al riguardo, l'incidente relativo alla presenza di un ministro durante una consultazione amministrativa parziale.

Il discorso relativo ai vari tipi di pluralismo è rimasto immutato rispetto alla relazione, a parte un'integrazione in ordine al pluralismo delle realtà locali: è stata infatti sollevata la questione di un'eccessiva concentrazione dell'informazione sul capoluogo di regione rispetto alle altre provincie e alla realtà periferica. Viene inoltre richiamata l'esigenza di tutela dei minori.

Nel documento è stato altresì introdotto (non sviluppato, perché non spetta a noi farlo) il discorso relativo al legame tra i contratti che legano i direttori di rete e di testata alla RAI ed i vincoli derivanti dalla funzione di servizio pubblico, con riferimento all'attività di informazione e di comunicazione che questi direttori sono chiamati a svolgere per la RAI. Ricordo, in particolare, la lettera di Jader Jacobelli che sottolineava proprio questo aspetto.

Si auspica infine il ricorso a procedure concorsuali per le assunzioni nonché la soluzione del problema del precariato. In quest'ambito è stato inserito un richiamo alla necessità di utilizzare tutte le professionalità interne all'azienda, senza alcuna discriminazione. E' stato infatti affrontato in questa sede l'argomento relativo agli ex direttori o vicedirettori che, con i rinnovi direzionali, non hanno trovato una collocazione adeguata dal punto di vista professionale.

Queste sono le integrazioni che, su sollecitazione dei commissari, ho inserito nel documento rispetto alla mia impostazione iniziale.

Devo altresì rilevare di essermi trovato di fronte a ben 78 proposte emendative (una quantità a mio avviso assai rilevante) rispetto ad una relazione che non ha dato adito a contestazioni fondamentali. Mi chiedo allora quante sarebbero state le proposte emendative se vi fosse stato dissenso sull'impostazione iniziale della mia relazione. Quindi, ancor prima di entrare nel merito degli emendamenti, invito i commissari ad effettuare una scelta di tipo politico: chiedo loro se si intenda giungere alla conclusione della discussione licenziando un testo oppure si preferisca addentrarsi in una complessa procedura di votazione su singole proposte emendative e riscritture del testo che, a mio avviso, preluderebbero ad un insabbiamento non tanto della mia proposta quanto piuttosto della stessa iniziativa di formulazione di una direttiva di indirizzi sul tema del pluralismo.

Poiché alcuni emendamenti mi sembrano strumentali e del tutto eccedenti rispetto alla materia di questa specifica discussione, vorrei capire fin da oggi se questo rientri in un legittimo gioco di autorappresentazione politica, con una relativa quota di propaganda (che peraltro non mi scandalizza); chiedo altresì dove sia il nocciolo delle questioni che si intende porre in discussione per migliorare, integrare e correggere il testo che ho presentato.

Dico questo anche perché pavento un fallimento di questo dibattito che rappresenterebbe, a mio avviso, il suicidio della nostra Commissione quanto alla sua volontà di contare sulla RAI e di dare un indirizzo alla società concessionaria del servizio pubblico.

PRESIDENTE. Onorevole Paissan, prima di esprimersi sugli emendamenti, può spiegare la durezza delle sue parole, che mi sorprende?

MAURO PAISSAN, Relatore. Rispetto a reiterate dichiarazioni di consenso, giudico incoerente la presentazione di un numero così massiccio di emendamenti, soprattutto da parte di alcuni gruppi, nonché l'introduzione negli stessi emendamenti di tematiche e proposte che non sono mai emerse né in occasione delle audizioni né nel corso della discussione generale. Vi è quindi una componente, che può essere legittima, volta ad utilizzare questo strumento per rappresentare la propria identità, ma se è così mi permetto di rivolgere ai singoli commissari l'invito generalizzato a ritirare questi emendamenti ed a concentrare l'attenzione su alcuni di essi.

Mi spetta il compito di esprimere un giudizio sui singoli emendamenti; lo farò, ma fino ad un certo punto perché, essendo scaduto ieri sera alle 17 il termine per la loro presentazione, ne sono stati aggiunti altri che non sono riuscito ad esaminare.

Per comodità dei colleghi seguirò l'ordine del fascicolo. Invito i presentatori a ritirare l'emendamento premessa 1, Falomi ed altri, perché ritengo che...

PRESIDENTE. Chiedo scusa al collega Paissan ma forse, per la celerità dei nostri lavori, sarebbe preferibile limitarsi adesso ad un parere scheletrico del relatore su ciascun emendamento per poi approfondire le motivazioni nel corso del dibattito.

ANTONELLO FALOMI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Sto cercando di dare ordine ai nostri lavori, altrimenti non riusciremo ad uscirne; chiedo scusa a Paissan se l'ho interrotto, ma sono preoccupato per la prospettiva da lui indicata; perciò, proporrei di esprimere intanto il parere sugli emendamenti in modo da avere un quadro della situazione, poi darò la parola ad un rappresentante per gruppo sulla procedura da seguire, quindi anche sull'ordine dei lavori... (Commenti del senatore Falomi). Il presidente ha anche il compito di ordinare i lavori: sto spiegando come, a mio parere, dovremmo andare avanti.

ANTONIO FALOMI. Stravolgendo la normale prassi parlamentare, secondo la quale prima gli emendamenti vengono illustrati, poi il relatore esprime il suo parere.

PRESIDENTE. Se mi consente di concludere, stavo arrivando esattamente a questo. Parlando poco fa con il relatore, abbiamo cercato di trovare una procedura per accelerare i nostri lavori, considerato che abbiamo a disposizione un tempo limitato. Si possono seguire varie strade; su questo argomento vorrei dare la parola ad un rappresentante per gruppo per cinque minuti in modo da arrivare ad una determinazione su come procedere, proprio per evitare il pericolo che paventava il relatore di far fallire il percorso che abbiamo immaginato quando abbiamo iniziato questa discussione.

Prego il relatore di proseguire.

ANTONELLO FALOMI. E' una prassi insolita: chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Sullo stesso argomento hanno chiesto di parlare i colleghi Romani e Lombardi, che interverranno dopo che il relatore avrà concluso il suo intervento.

MAURO PAISSAN, Relatore. Mi pare sia stato contestato il fatto che io esprima il parere sugli emendamenti, pertanto in via pregiudiziale va risolto questo problema. In termini procedurali ho concluso la replica e l'illustrazione della mia risoluzione, adesso dovrei entrare nel merito degli emendamenti e mi pare che questo venga contestato.

PAOLO ROMANI. Prima di entrare nel merito degli emendamenti, desidero formulare una considerazione. Trovo inaccettabile che il relatore si ponga in questo modo nei confronti degli emendamenti presentati. Abbiamo lavorato sabato e domenica soprassedendo agli impegni familiari, abbiamo accettato che la scadenza fosse fissata nella giornata di ieri alle 17, abbiamo cercato di dare un contributo ad una questione di grandissima attualità, che fa seguito ad una risoluzione votata in questa Commissione, ad una lettera del Presidente della Repubblica, ad una direttiva del consiglio di amministrazione della RAI. Si tratta di uno dei due temi fondamentali che sta dibattendo la Commissione: il pluralismo e le competenze della Commissione.

Da parte nostra, caro relatore Paissan, non c'è assolutamente la volontà di insabbiare e di bloccare la votazione di una risoluzione su un argomento di questo tipo. Abbiamo cercato di fornire un contributo fattivo avendo dato anche atto al relatore, in più di un passaggio, che la sua relazione a nostro parere rappresentava un passo avanti rispetto alla direttiva sul pluralismo emanata dal CDA. Trovo pertanto inaccettabile il giudizio del relatore e mi pare che quanto meno il nostro gruppo - presentando una decina di emendamenti - abbia cercato di dare un contributo fattivo alla discussione su questo tema.

Da parte nostra c'è la volontà di arrivare in tempi stretti, tranquilli ma anche ragionati, ad una risoluzione completa su un tema di questa importanza. Chiedo quindi al presidente di dirimere questo problema perché trovo inaccettabile che in questa sede, in apertura di discussione, si ritenga frutto di una volontà insabbiatrice il fatto di aver presentato emendamenti.

GIANCARLO LOMBARDI. Anch'io credo che il modo in cui Paissan si è espresso vada un po' al di là del problema. Il relatore ha presentato un documento importante, che in qualche modo è più completo anche della sua relazione, ed è abbastanza comprensibile che, dovendo approvarlo, ci sia da parte di ciascuno il desiderio - ovviamente nella discrezionalità delle valutazioni - di renderlo più esauriente. Non mi pare condivisibile pertanto l'atteggiamento che vede nel fatto di aver presentato emendamenti una volontà di insabbiamento.

Quello che può essere auspicato, e di cui mi sembra che il presidente si sia già fatto interprete, è che si proceda con una certa rapidità, perché se a ciascun emendamento dedichiamo una riunione, è probabile che il risultato sia quello temuto.

I quattro emendamenti presentati dal mio gruppo sono tutti migliorativi del testo, per cui non vedo perché ci si debba rivolgere un invito al ritiro. Non ci metteremo a piangere se dovessimo ritirarli, perché nella sostanza non modificano nulla; essi rappresentano però uno sforzo per rendere il testo parzialmente migliore anche dal punto di vista letterale.

ANTONIO FALOMI. Si pone il problema di come procedere nel nostro lavoro. Sicuramente ad una lettura degli emendamenti - che, tra l'altro, non tutti hanno avuto la possibilità di fare - alcuni risulteranno ridondanti - nel senso che ripetono in forma diversa quanto è già scritto nel documento - alcuni rappresenteranno arricchimenti o miglioramenti, altri ancora risulteranno proporre correzioni di impostazione. E' chiaro che su questo il relatore dovrà dare delle risposte per capire in quale categoria si collochino i diversi emendamenti.

E' però importante che si consenta una rapida illustrazione degli emendamenti da parte dei presentatori anche per motivarli, altrimenti la discussione rischia di essere troppo strozzata. Questo pone un problema di organizzazione del lavoro, perché non credo che saremo in grado di terminare oggi la discussione. Dovremo quindi attrezzarci a proseguirla domani, rinviando a data da definire in ufficio di presidenza l'audizione per la relazione bimestrale.

Propongo quindi di consentire una rapida illustrazione degli emendamenti, di procedere alla replica del relatore e di cominciare poi con la votazione fino ad una certa ora per consentire a tutti i commissari di partecipare ai lavori delle Commissioni o dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Anticipo che il percorso indicato dal senatore Falomi mi trova concorde, anche se, per ragioni procedurali, credo che convenga mantenere all'ordine del giorno l'audizione prevista per domani, anche se riteniamo che non la svolgeremo.

Se non ho capito male, l'intendimento generale è di dare la parola ad un parlamentare per gruppo per l'illustrazione degli emendamenti, autoregolandosi per quanto riguarda i tempi.

RINALDO BOSCO. Anche da parte della lega non vi è alcuna intenzione di insabbiare, anzi dobbiamo fare un plauso alla relazione del collega Paissan. Gli emendamenti che abbiamo predisposto sono soltanto delle riflessioni scritte che puntano a migliorare un testo che è già ottimo. Concordo comunque con i colleghi che sia utile che vengano illustrati, poi eventualmente verificheremo se è il caso di ritirarne qualcuno.

GIANCARLO LOMBARDI. Il mio gruppo rinuncia all'illustrazione degli emendamenti presentati perché sono tutti migliorativi del testo e non hanno bisogno di spiegazione.

RINALDO BOSCO. Nella relazione dell'onorevole Paissan ci sono tutti i presupposti affinché il servizio pubblico radiotelevisivo sia chiamato a garantire il massimo pluralismo dell'informazione. Credo che tutti quelli che svolgono questo lavoro siano intellettualmente onesti, ma è ovvio che chi determina la linea di un giornale ubbidisca a criteri propri di cultura e di educazione, è che quindi la splendida relazione di Paissan rischia di restare nel libro delle buone intenzioni se non c'è qualcuno che possa intervenire in forma sanzionatoria nei confronti di chi contravviene alle regole.

In questi giorni, per esempio, Lucia Annunziata ha organizzato una trasmissione con il Polo ed una con l'Ulivo, ma della lega nemmeno l'ombra, anche se abbiamo posizioni ben diverse. Credo perciò che se il servizio pubblico radiotelevisivo non rispetta le regole, in qualche modo debba essere messo in condizione di non svolgere più questo ruolo. Il mio emendamento 2.53 propone proprio che il servizio pubblico televisivo possa essere affidato anche ad altri: chiunque abbia i mezzi e la capacità di coprire l'arco di popolazione raggiunto dalla RAI può subentrare alla RAI stessa nello svolgimento del servizio pubblico. Si può pensare per il futuro, allora, a gare d'appalto attraverso le quali chi rispetterà queste regole farà informazione pubblica, mentre chi non le rispetterà verrà considerato alla stregua di un privato.

PAOLO ROMANI. Il metodo che stiamo seguendo è un po' inusuale e spero che vi sia poi la possibilità di discutere specificamente sui diversi emendamenti.

In sostanza, a parte il giudizio sulla relazione (non tanto sulla proposta di risoluzione), che ci ha trovato complessivamente d'accordo, si pone il problema iniziale e fondamentale della definizione di pluralismo. Cercherò di essere semplice e breve: intendiamo far rilevare che, nella società della comunicazione, il bene che viene scambiato, al quale si aggancia la definizione di pluralismo, è quello dell'informazione. Chi informa ha diritto di farlo, ma vi deve essere un ruolo attivo e non passivo di chi fruisce dell'informazione: in pratica, il cittadino fruitore del bene informazione deve essere posto nella condizione di avere un ruolo attivo nei confronti del messaggio che riceve.

Con la definizione contenuta nella risoluzione proposta da Paissan (mi riferisco in particolare al secondo paragrafo del punto 1), invece, si indica una sorta di scala di valori che non condividiamo: in base ad essa, una rappresentazione pluralista è un dovere per il sistema complessivo dell'informazione, in particolare per i media radiotelevisivi, ed un obbligo per il servizio pubblico. Riteniamo però che sia necessario far precedere questo tipo di definizione (che si può anche verificare rispetto alla determinazione ed alla definizione dei mezzi) da una migliore definizione del pluralismo. Questo è il senso dei miei primi emendamenti 1.9, 1.10 e 1.12.

E' poi rilevante, naturalmente, la definizione del ruolo del servizio pubblico, con riferimento all'informazione e di conseguenza alla definizione di pluralismo, immediata e diretta conseguenza della premessa che ho fatto. Rimane inoltre da verificare una definizione categorica, che non condividiamo, contenuta nella proposta di risoluzione: "Il nostro sistema politico non è di tipo bipartitico e l'informazione della RAI non può procedere a tale semplificazione". Proponiamo quindi una modifica per sottolineare la linea di tendenza del sistema, anche se naturalmente il sistema televisivo (rispetto al quale si fa anche il caso della TV federale) non può precedere una modifica costituzionale; dal punto di vista politico, però, condividiamo che si vada tendenzialmente verso un sistema bipartisan. Un'affermazione categorica in senso contrario, senza presupporre la possibilità di un'evoluzione del sistema politico, ci sembra eccessiva.

Passando alla questione dell'osservatorio di Pavia, vorremmo evitare due fatti negativi: in primo luogo, il monopolio di un istituto che neutro, o terza parte, non è in questo sistema; in secondo luogo, la sottovalutazione della necessità di collegare all'incrocio quantitativo anche l'incrocio qualitativo, che dipende per esempio dalle fasce orarie (mi riferisco al mio emendamento 2.34). Ovviamente, un'informazione data alle 7 di mattina o alle 8 di sera sul TG1 ha una rilevanza quantitativa che diventa immediatamente qualitativa. Va inoltre prevista la possibilità che altri istituti collaborino con l'osservatorio di Pavia nell'analisi di tutto il sistema complessivo (questo è il senso del mio successivo emendamento 2.35); nel contempo occorre compiere una verifica qualitativa e quantitativa anche in base alla fasce orarie, alle reti e ai programmi.

Per quanto concerne le realtà locali, riteniamo giusto e legittimo fare in modo che il servizio pubblico, proprio per la funzione che deve svolgere, approfondisca questo ambito, ma riteniamo di fondamentale importanza che la relativa informazione locale non venga circoscritta soltanto all'ambito locale, cioè rivolta soltanto a coloro che probabilmente già sono al corrente di determinati problemi; per esempio, la questione del nord-est, che potrebbe essere considerata locale, in realtà è di interesse nazionale. E' giusto che, laddove si vogliano aprire delle finestre, si dia rilevanza nazionale a problematiche locali: occorre cioè non restringere ad un'area territoriale limitata un problema che probabilmente locale non è; bisogna in sostanza dare un impulso di apertura alle problematiche di carattere locale.

Questo è il senso degli emendamenti che abbiamo presentato e mi auguro che vi sia la possibilità di un ulteriore approfondimento, soprattutto sul primo punto, nel momento in cui si voteranno i singoli emendamenti. Mi sembra comunque, onorevole Paissan, che da parte nostra sia venuto un contributo che può essere valutato positivamente, in quanto frutto della discussione svolta in questa sede.

PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che si potrà intervenire in sede di dichiarazione di voto sugli emendamenti.

MARCO FOLLINI. Ho presentato, per la verità, pochi emendamenti imperniati su tre considerazioni. Cominciando dalla prima, che segna forse la maggiore distanza dal testo di Paissan, credo che il ragionamento sul pluralismo, se non fa riferimento alla necessità di garantire un equilibrio di visibilità, di prerogative, di diritti fra il Governo e l'opposizione, non venga a capo del nodo più aggrovigliato che siamo chiamati a cercare di dipanare. Non faccio riferimento alla parità delle condizioni, poiché (a parte i riferimenti al passato decreto sulla par condicio) non credo che un equilibrio possa essere imprigionato in uno schema lesivo di autonomie professionali, che pure in qualche modo siamo chiamati a garantire; se però vogliamo dire qualcosa di nuovo, che si sintonizzi con un'interpretazione maggioritaria dello scontro politico e della equità di diritti, doveri e responsabilità dei diversi schieramenti che competono, il riferimento al Governo e all'opposizione deve essere precisato meglio. E' un punto che giudico cruciale e dirimente (vi sono diversi emendamenti che vanno nella stessa direzione) per l'approvazione della risoluzione Paissan.

La seconda linea di emendamenti riguarda il punto del pluralismo religioso, che è stato formulato da Paissan in modo comprensibilmente volto ad allargare il più possibile lo spazio per le diverse fedi, culture, opinioni; rispetto a tale impostazione, credo che non guasterebbe il riconoscimento e la valorizzazione delle tradizioni religiose in atto. Corriamo altrimenti il rischio di promuovere un'indicazione che comporta uno sbilanciamento abbastanza forte nell'informazione in questo campo, per cui, a mio giudizio, occorrono a tale riguardo delle correzioni.

Il terzo punto riguarda un'obiezione quasi estetica sull'inizio e sulla fine della risoluzione. Mi riferisco ad un certo puntiglio con il quale vengono sottolineate criticamente alcune prassi relative al rapporto fra la RAI ed il sistema politico, che sicuramente discendono da atteggiamenti che possono essere ascritti alla responsabilità degli operatori del servizio pubblico, ma almeno altrettanto, se non di più, a prassi politiche di cui ognuno di noi (non singolarmente) è responsabile; a tale riguardo, credo che un'annotazione severa ed unilaterale come quella del documento sia un po' forzata. Possiamo richiamare i lavoratori che affidano i loro destini professionali a questo o quel partito, a questo o a quell' esponente politico di maggioranza e di opposizione, ma non possiamo dimenticare che questo documento viene elaborato da dirigenti politici e parlamentari, che non a caso fanno riferimento a questo o quel partito, di maggioranza e di opposizione. Non si tratta di un'obiezione dirimente, ma consiglio di stemperare queste considerazioni e di riscriverle.

Concludo esprimendo un dubbio: qualche sera fa, mi è capitato di seguire distrattamente il telegiornale e di registrare un riferimento alla risoluzione che stiamo discutendo. Vorrei capire se il documento in discussione abbia già avuto una circolazione esterna, o se invece - come credo più appropriato - sia da considerare come una bozza di lavoro su cui la nostra Commissione sta ragionando, per votarla poi così com'è, oppure con qualche modificazione, ipotesi rispetto alla quale non ho bisogno di dire che anche noi non abbiamo la benché minima volontà ostruzionistica.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda il suo riferimento alla pubblicazione del documento, immagino che il relatore ne abbia diffuso il testo il giorno in cui lo ha presentato alla Commissione, visto che da quest'ultima non è sicuramente uscito.

ANTONIO FALOMI. Anch'io ho sentito commenti radiofonici e televisivi...

PRESIDENTE. Sì, il documento è stato pubblicato; d'altro canto, è una proposta del relatore ed immagino che egli lo abbia precisato; se poi i giornalisti hanno scritto che si tratta del documento della Commissione, è un altro problema.

Preciso ai colleghi che, per un errore dattilografico, all'emendamento Nappi 2.15, dopo le parole "nei confronti degli interessi forti", manca la parola "risultano", .

RICCARDO DE CORATO. Abbiamo presentato un certo numero di emendamenti, come avevamo preannunciato in Commissione. Non sono intervenuto prima sull'ordine dei lavori, ma voglio rassicurare Paissan che il nostro tentativo è di migliorare il documento, poiché riteniamo, come hanno detto lo stesso presidente ed altri colleghi di alleanza nazionale, che in esso debbano indicarsi non tanto direttive delle regole. A nostro avviso, infatti, vi è bisogno di regole per la RAI, non solo di direttive. Ci siamo quindi sforzati, con i nostri emendamenti, di andare in questa direzione, visto che da diverso tempo abbiamo una RAI che, oltre a non avere direttive, viola anche alcune regole che per la verità non sono mai state scritte (che quindi potremmo inserire nel documento presentato da Paissan).

Il nostro primo emendamento è dunque molto chiaro: riteniamo opportuno dare a questa Commissione la possibilità di intervenire; ogni convenzione che incide sui programmi dovrà quindi essere sottoposta al parere preventivo della Commissione di vigilanza, proprio a garanzia di coloro che dobbiamo tutelare, cioè gli utenti. Il secondo emendamento contiene una dichiarazione che vorremmo inserire al punto 1, con riferimento ad alcuni problemi che abbiamo sollevato più volte in Commissione. Nell'ambito dell'informazione del servizio pubblico, ovviamente, non esiste soltanto l'informazione appaltata ai partiti; va riservato anche agli operatori del servizio pubblico un ambito più chiaro e delimitato, rispetto al quale non possano debordare, come è accaduto in alcune tribune dirette da determinati giornalisti (è evidente a chi ci riferiamo). In queste trasmissioni, fra l'altro in orari di massimo ascolto, notiamo che, da parte di questi giornalisti vi è il tentativo (come indichiamo nell'emendamento) di dare spazio ad opinioni personali; è l'opinione personale che deve garantire l'audience e non l'esatto contrario. Constatiamo come, in orari di massimo ascolto, nelle trasmissioni condotte da taluni di questi giornalisti si verifichino costantemente le fattispecie che intendiamo scongiurare con i nostri emendamenti. E' questa la ragione per la quale riteniamo che debbano essere dettate regole precise, a prescindere da nomi e cognomi di coloro i quali gestiscono le trasmissioni collocate in fasce orarie di massimo ascolto.

Un ulteriore aspetto sul quale proponiamo di intervenire riguarda la situazione di coloro i quali lavorano per la RAI avendo, contemporaneamente, collaborazioni con altri editori. A tale riguardo, chiediamo che la concessionaria renda pubbliche, caso per caso, le deroghe - ed i criteri a base delle stesse - introdotte in tale ambito. Nel momento in cui ci accingiamo ad impartire direttive, dobbiamo cercare di capire con chiarezza ciò che accade in RAI, anche perché la Commissione non è dotata di particolari strumenti di intervento. Chi ha fatto parte di questa Commissione anche nella precedente legislatura sa benissimo che questo tema ha rappresentato oggetto di dibattito e anche di scontro. Questa è la ragione per la quale chiediamo che la RAI ci fornisca, caso per caso, il quadro delle collaborazioni di giornalisti che, pur dipendenti dell'azienda, collaborino con altri editori.

Riteniamo inoltre che vadano previste nuove e più chiare modalità di selezione, anche per evitare che i cosiddetti mezzibusti siano sempre gli stessi. Constatiamo la reiterata abitudine a far apparire sempre le solite persone (delle quali evito di citare i nomi, anche perché dovrei riproporre il discorso sulle facce della prima Repubblica, cosa che intendo evitare). Si avverte, insomma, la necessità di una rotazione, rispetto alla quale riteniamo che la Commissione debba fornire incentivi adeguati all'azienda. In tale contesto, segnaliamo anche l'esigenza di evitare il continuo ricorso a giornalisti esterni.

L'emendamento Landolfi 2.1 limita soltanto a due riferimenti gli originari tre richiami, rispettivamente, alla maggioranza, al Governo ed alle opposizioni. Ciò in considerazione del fatto che, a nostro avviso, può e deve parlarsi di "maggioranza di Governo". Non esistono, in sostanza, tre ambiti, ma due ambiti precisi: la maggioranza e l'opposizione. Si tratta di una precisazione importante, anche alla luce del fatto che lo stesso Osservatorio di Pavia fa un po' di confusione nel momento in cui estende il suo monitoraggio a tre entità diverse: maggioranza, opposizione e Governo.

L'emendamento 2.3 sottolinea la necessità che, accanto ai dati quantitativi forniti dall'Osservatorio di Pavia, la Commissione disponga anche dei dati di monitoraggi qualitativi, così come più volte abbiamo richiesto.

ELIO VITO. Ma gli emendamenti li hai scritti tu oppure Landolfi?

RICCARDO DE CORATO. Li abbiamo scritti tutti...!

L'emendamento Landolfi 2.5 è del seguente tenore: "La Commissione auspica altresì, nell'ambito della discussione relativa al riordino del sistema radiotelevisivo, la definizione dei nuovi criteri di nomina e di revoca del consiglio di amministrazione della RAI e l'attribuzione di più definiti poteri di vigilanza del Parlamento sul rispetto degli obblighi cui la concessionaria è tenuta in forza della convenzione con lo Stato". Nell'ambito della discussione sul provvedimento di riordino del sistema radiotelevisivo e delle telecomunicazioni, attualmente in corso al Senato, abbiamo sollevato una serie di questioni che riguardano, appunto, la definizione di poteri di vigilanza sui settori ai quali ho fatto riferimento.

Riteniamo inoltre che tra le direttive debba essere contenuta una raccomandazione circa la parità di condizioni per l'informazione garantita dalle rassegne stampa di fine serata.

PRESIDENTE. Anche la mattina!

RICCARDO DE CORATO. Su queste trasmissioni non vi è alcun monitoraggio; credo, pertanto, possa risultare utile capire esattamente cosa avviene.

Con l'emendamento 2.12 proponiamo che nelle trasmissioni di intrattenimento e di informazione trovi uno spazio adeguato la cultura dell'inserimento e l'integrazione sociale dei disabili, che a nostro avviso non possono essere ricordati soltanto in determinate occasioni.

Ci sta molto a cuore l'informazione relativa alle comunità degli italiani nel mondo. Con l'emendamento 2.8 proponiamo che sia dedicata particolare attenzione all'informazione "per e su" tali comunità.

Con l'emendamento 2.9, a proposito del rilancio della TGR, chiediamo che si realizzi l'esclusivo impiego delle strutture aziendali senza far ricorso a convenzioni.

Infine, proponiamo, con l'emendamento 2.10, che le regole "dovranno tenere conto degli anni di esperienza, dei risultati ottenuti dalle singole associazioni, della presenza di organi di controllo interni alle stesse, della trasparenza contabile e della disponibilità a rendicontare le somme ricevute attraverso le trasmissioni ed i programmi della RAI".

In definitiva, il nostro contributo è finalizzato a configurare regole certe per la RAI, non quindi soltanto direttive come, invece, si evince dalla proposta dell'onorevole Paissan.

GIOVANNA MELANDRI. Nell'illustrare il significato dei quattro emendamenti proposti dal gruppo del PDS, mi avvarrò dall'intervento del senatore De Corato. Quest'ultimo mi offre un aiuto, nel senso che, dal suo intervento, per contrapposizione, si ricavano gli elementi rinvenibili a base della filosofia di fondo che ispira le nostre proposte emendative. Noi non vogliamo un documento che stabilisca regole, ma un documento di indirizzo (non, quindi, di prescrizioni): si tratta di un aspetto che deve essere chiaro e che, tra l'altro, emerge dall'impianto dei nostri emendamenti. Il nostro auspicio, in definitiva, è che la Commissione approvi un documento con qualità di indirizzo, che tenga anche conto dell'esistenza di un documento approvato dal consiglio di amministrazione della RAI, nella sua piena autonomia, al quale peraltro si fa esplicito riferimento nel nostro emendamento che tende a sostituire il primo periodo dell'introduzione della relazione.

Quanto all'emendamento riferito alla parte dedicata al pluralismo politico, abbiamo raccolto nella proposta le riflessioni e le prese di posizione emerse nel corso del dibattito in questa Commissione su due punti che consideriamo importanti. Il primo riguarda una maggiore esplicitazione, nella fase di transizione e di evoluzione del sistema politico italiano, della distinzione tra bipolarismo e bipartitismo. In particolare, la proposta emendativa esplicita l'assenza di automatismo tra bipolarismo e bipartitismo in un sistema politico in transizione.

La seconda parte dell'emendamento si riferisce invece alle rilevazioni dell'Osservatorio di Pavia e muove anch'essa nella direzione, ampiamente anticipata dagli interventi dei colleghi del PDS, della necessità di rafforzare la natura qualitativa della rilevazione, esplicitando il fatto che l'Osservatorio dell'università di Pavia, che nasce come strumento di rilevazione del grado di pluralismo informativo offerto dalla RAI esclusivamente per i periodi elettorali, possa tuttavia rappresentare un riferimento utile, seppur parziale, anche in qualsiasi altro momento. Tra l'altro, in questo emendamento è stato riprodotto il contenuto di una proposta di legge che il gruppo della sinistra democratica ha presentato proprio sulla istituzione, presso l'ufficio del Garante, di un organismo che predisponga strumenti di rilevazione sul pluralismo informativo, sia per il servizio pubblico sia per la televisione generalista commerciale, fondati su elementi sia quantitativi sia qualitativi.

Quindi, rimane per noi fondamentale ribadire questa natura del documento, che deve essere di indirizzo e non di prescrizione. Allo stato della discussione, mi sembra che ricercare le ragioni di una unanimità su questo documento sia complicato, anche avendo sentito poc'anzi l'intervento e l'illustrazione degli emendamenti del senatore De Corato.

L'ultima questione che desidero sottolineare è che, proprio perché si tratta di un documento di indirizzo, noi riteniamo importante l'introduzione, nel paragrafo che riguarda il pluralismo culturale, di un richiamo ad una maggiore attenzione anche alla questione dei diritti civili, cioè un pluralismo inteso non solo in termini di declinazione politica, ma anche di evoluzione nel dibattito culturale del tema dei diritti civili.

Per noi è importante il richiamo al documento approvato in piena autonomia dal consiglio di amministrazione della RAI che, insieme alla risoluzione approvata da questa Commissione il 19 novembre scorso, costituisce il punto di riferimento per i direttori delle reti, dei telegiornali e per i responsabili dell'informazione.

GIANFRANCO NAPPI. Trovo complessivamente molto condivisibile il modo con cui il relatore Paissan ha tradotto in uno schema di risoluzione di indirizzo il dibattito che si è svolto in questa sede ed anche tutte le questioni che sono emerse. Tra l'altro, ritengo particolarmente convincente quel che alcuni emendamenti tendono a derubricare: mi riferisco al punto in cui si afferma che l'etere è da considerarsi un bene pubblico e che è utilizzato in base a concessioni. Condivido la riaffermazione della natura di bene pubblico dell'etere e quindi la conferma di un principio che è presente costantemente in tutte le sentenze della Corte costituzionale. Al limite, se ci fosse una volontà politica, potremmo anche scrivere il contrario, ma in ogni caso ci troveremmo di fronte alle sentenze della Corte costituzionale e quindi tanto vale non scriverlo (ripeto: anche ammesso che fossimo tutti d'accordo e per quanto mi riguarda non lo sarei).

Con il collega Mele abbiamo presentato due emendamenti che tendono ad integrare due principi che già sono presenti nella relazione presentata da Paissan, cercando in qualche modo di arricchirli.

Il primo riguarda il punto in cui si affronta il tema del pluralismo sociale. Poiché sul tema del pluralismo politico vi è stata un'amplissima discussione, abbiamo preferito concentrarci su due aspetti più laterali, ma a nostro avviso comunque decisivi. Con l'emendamento 2.15 intendiamo affermare, partendo dal dettato costituzionale, un principio che a nostro avviso è stato finora tenuto estremamente in ombra nell'ambito della vita del servizio pubblico. E' un principio che non pone solo un problema di parità, cioè di pari rappresentazione tra le diverse parti della società, ma tende ad assumere e quindi ad assegnare al servizio pubblico, in base all'articolo 3 della Costituzione, una funzione in più, quella di rappresentare un riferimento in modo particolare per quelle parti che nella società si trovano in condizioni di debolezza, o economica o sociale o perché esprimono questioni emergenti, che sono in via di affermazione e non sono ancora del tutto affermate. Quindi, sosteniamo l'idea di un ruolo pubblico che non fotografi meramente la situazione. Già oggi non c'è questa fotografia, perché questi interessi, queste parti della società difficilmente si ritrovano nella rappresentazione che ne dà non dico la TV commerciale (sono fatti suoi) ma il servizio pubblico, sia per quanto riguarda il panorama informativo sia per quanto riguarda la visione della società che complessivamente emerge. Abbiamo provato a rendere più esplicito questo punto, trovando un facile aggancio in quello che tanti considerano un ferro vecchio, cioè la Costituzione, che invece a nostro avviso, anche rispetto a questo punto, è di straordinaria attualità. Per il peso che oggi ha l'informazione, riconoscere questo aspetto è parte costitutiva di quel lavoro di promozione sociale e di costruzione di una democrazia più forte.

L'emendamento 2.16 riguarda la parte in cui il relatore Paissan prospetta un'altra delle definizioni del pluralismo, quello produttivo. Con questo emendamento abbiamo provato a dare un'interpretazione ancora più ampia di quel che voglia dire pluralismo produttivo, inserendo la capacità che il servizio pubblico deve avere - in termini di produzione informativa, comunicativa, e così via - anche in relazione agli altri soggetti operanti nel campo della radiotelevisione a livello europeo ed internazionale. La RAI deve avere il compito di garantire al paese una quota, un livello, una qualità alta di informazione e di comunicazione, proprio in quanto servizio pubblico, perché questa è - riteniamo - parte rilevante della propria funzione e, al tempo stesso, deve avere il compito di garantire questo soprattutto sul versante dei nuovi mezzi di comunicazione. Riteniamo che questo aspetto debba progressivamente essere considerato sempre più come un obbligo della RAI; non è un favore che la RAI fa a qualcuno, ma un dovere che la RAI deve rendere al paese, se vuole continuare a mantenere alta la sua funzione di servizio pubblico. Altrimenti essa vedrà assegnarsi una collocazione sempre più marginale, rendendo marginali anche quegli interessi generali che la RAI dovrebbe tutelare e rappresentare e che invece non sempre riesce a tutelare e rappresentare.

Mi sembra che i nostri emendamenti, se pur integrativi, prospettino due questioni con le quali credo valga la pena di arricchire il discorso generale che Paissan ci ha già proposto. Ovviamente, quando si passerà al loro esame, chiederemo su di essi il voto favorevole della Commissione.

MAURO PAISSAN, Relatore. Mi rammarico per il tono forse un po' eccessivo della mia introduzione iniziale.

PRESIDENTE. Non succede solo a lei.

MAURO PAISSAN, Relatore. Forse, però, è servita, nel senso che gli interventi dei rappresentanti dei diversi gruppi hanno chiarito l'intento con cui hanno presentato una serie di emendamenti: dagli interventi non emerge nessun intento di insabbiare questo nostro lavoro.

Per contribuire a far fare un passo in avanti al nostro lavoro non mi limiterò ad esprimere in modo sintetico il parere sui singoli emendamenti, ma cercherò anche di motivarlo, naturalmente non su tutti ma solo su alcuni. Su altri emendamenti proporrò anche riformulazioni, che potrebbero essere accolte senza procedere a votazioni in questa sede, in modo che per la prossima seduta possiamo disporre di un lavoro più istruito.

Per quanto riguarda l'emendamento Falomi Premessa.1, inviterei i presentatori a limitarsi alla parte che finisce con la parola "1997", perché la parte finale, per come è formulata, va in senso esattamente contrario a quello qui illustrato poc'anzi dalla collega Melandri. Se una direttiva interna aziendale ha bisogno di una consacrazione da parte di un organo esterno, vuol dire che è debole l'organismo che l'ha emanata, mentre il consiglio di amministrazione, quando formula una direttiva aziendale, la esprime - ovviamente - in termini vincolanti per i direttori delle reti e per i dipendenti. Quindi, accetterei una riformulazione che sopprimesse le ultime parole dell'emendamento, dopo "1997".

Per quanto riguarda la serie di emendamenti dell'onorevole Romani...

PRESIDENTE. Li esamini uno per volta.

MAURO PAISSAN, Relatore. Però, l'osservazione riguarda tutta la serie di emendamenti. Per quanto riguarda l'emendamento 1.9, mi limiterei ad introdurre all'inizio del punto 1 la precisazione per cui "con il termine pluralismo si intende qui...", cioè limiterei la definizione del pluralismo agli obiettivi di questo documento. Tutta una serie di emendamenti, compreso questo, non tengono conto che qui l'obiettivo non deve essere il diritto alla manifestazione del pensiero (l'articolo 21 della Costituzione), perché tutta la logica di questo documento di indirizzo è invece il diritto ad essere informati da parte dei cittadini, cioè una logica completamente diversa. Queste affermazioni sono forse anche condivisibili, ma improprie in questo contesto, perché l'obiettivo del documento è un altro. Non esprimo parere contrario, ma invito a ritirare questo ed altri emendamenti sulla base della motivazione che ho evidenziato.

PRESIDENTE. In sostanza, lei propone di riformulare il suo testo.

MAURO PAISSAN, Relatore. Preciserei "si intende qui". Inviterei quindi a ritirare gli emendamenti sulla base di questa motivazione.

Esprimo parere favorevole sull'emendamento Lombardi 1.5. Per la stessa motivazione di prima, invito a ritirare l'emendamento Romani 1.10. Esprimo invece parere contrario sull'emendamento Romani 1.11 (ne ha parlato anche adesso il collega Nappi), perché abbiamo effettivamente, sulla base della legge Mammì e delle sentenze della Corte costituzionale, una definizione e una regolamentazione di tipo diverso tra i vari mezzi di informazione: una cosa sono i mezzi di informazione, compresa la stampa, che usano un bene - la carta - disponibile a tutti; una cosa sono le emittenti televisive; un'altra cosa ancora sono le emittenti televisive di servizio pubblico. Perciò il decalage che c'è nel testo si fonda su questa argomentazione; qui non l'ho riprodotto ma, se ricordate, nella mia relazione citavo integralmente l'articolo 1 della legge Mammì, che definisce il servizio televisivo, pubblico e privato, come servizio pubblico nel suo complesso. Quindi anche all'emittenza televisiva privata fa capo una serie di doveri, che poi diventano obbligo nei suoi confronti.

Sempre per la stessa motivazione - perché si richiama sempre il diritto alla manifestazione del pensiero, che è tutt'altra cosa rispetto al diritto che qui vogliamo tutelare ed enfatizzare - invito a ritirare gli emendamenti Romani 1.12 e 1.13.

Per quanto riguarda l'emendamento Follini 1.3, ne accetto lo spirito, ma proporrei di sostituire entrambi i termini "servilismo" e "sottomissione" con la parola "subordinazione".

PRESIDENTE. Quindi, la sua è una riformulazione?

MAURO PAISSAN, Relatore. Sì. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Follini 1.4, Lombardi 1.6, 1.7 e 1.8, che sono migliorativi del testo. Esprimo invece parere contrario sull'emendamento Landolfi 1.1, perché per via di un documento si introdurrebbe una modifica di tipo legislativo. Esprimo parere contrario anche sull'emendamento Landolfi 1.2 che, anche nella sua estensione, si connota quasi come una risoluzione alternativa.

PRESIDENTE. Non sarebbe disposto ad esprimere un parere favorevole neanche su singole parti di questo emendamento?

MAURO PAISSAN, Relatore. Se i presentatori evidenziassero alcune parti, potrei articolare il mio parere. Nell'attuale formulazione sono affastellati numerosi problemi, per cui nella sostanza questo emendamento si configura come un documento alternativo.

L'emendamento Poli Bortone 2.39 mi pare superfluo, ma lo accetto: quando dico "in ogni trasmissione", ovviamente intendo anche nella programmazione. Per me sono sinonimi, ma se si vuol dire "nella programmazione" e in ogni trasmissione non ho nulla in contrario.

Non capisco, invece, l'emendamento Folloni 2.21, ma il presentatore non è presente.

Sull'emendamento Falomi 2.19 il parere è articolato. Sono contrario al primo capoverso, avendo dei dubbi anche sull'ammissibilità di questa parte: non si può usare un documento di indirizzo alla RAI per esprimere un'opzione di natura istituzionale. Alla terza riga si afferma "dato che il sistema politico italiano non è ancora approdato ad un simile bipartitismo".

PRESIDENTE. E' un'altra bicamerale.

MAURO PAISSAN, Relatore. Esatto, questo emendamento lo affiderei alla Commissione bicamerale (Commenti del deputato Romani). No, io fotografo la situazione, non esprimo un'opzione di riforma istituzionale come avviene in questo emendamento.

Del secondo capoverso accetto l'introduzione di due aggettivi. Io parlo di "utile riferimento" e qui si aggiunge "seppure parziale". Mi sta bene, perché tutti concordiamo nel definire non esclusivo il riferimento ai dati quantitativi. Quindi, l'espressione "seppure parziale" la introdurrò nel testo da me predisposto. Inoltre, accetto di inserire l'aggettivo "oggettive" riferito alle esigenze informative. Mi pare che questi siano i concetti espressi in questo secondo capoverso.

PRESIDENTE. La prego, onorevole Paissan, di riformulare il suo testo affinché possa essere posto in votazione.

MAURO PAISSAN, Relatore. Va bene.

I due capoversi successivi sono identici alla formulazione del mio testo. Esprimo infine parere favorevole sull'ultimo capoverso, che comincia con le parole: "La Commissione auspica inoltre".

Esprimo parere contrario sugli emendamenti Romani 2.32, Landolfi 2.1, Follini 2.13 e Folloni 2.22 che negano la tripartizione.

ELIO VITO. Puoi trovare una riformulazione accettabile? Non sono proprio tre soggetti.

PRESIDENTE. Collega Vito, facciamo finire il relatore.

MAURO PAISSAN, Relatore. Parto da un'esigenza di tipo informativo. Quando si riunisce il Consiglio dei ministri deve esserci uno spazio ovvio di presentazione delle sue decisioni. Dopo, vi può essere uno spazio dedicato alle forze politiche, di maggioranza e di opposizione. Anche quelle di maggioranza possono essere in dissenso rispetto alle scelte del Governo; abbiamo avuto ripetuti casi di forze di maggioranza...

PRESIDENTE. Temporaneamente all'opposizione.

MAURO PAISSAN, Relatore. Oggettivamente, esiste una tripartizione degli spazi (Commenti del deputato Vito).

PRESIDENTE. Collega Vito, la prego nuovamente di far continuare il relatore, altrimenti non finiremo mai il nostro lavoro.

MAURO PAISSAN, Relatore. Però questa interruzione del collega Vito è utile, nel senso che si può aggiungere il termine "istituzionali" per quanto riguarda il Governo.

PRESIDENTE. Tenete presente che in caso di approvazione di determinati emendamenti altri possono risultare preclusi. Pertanto, per ora ascoltiamo il parere del relatore.

MAURO PAISSAN, Relatore. Il parere sarebbe contrario, ma se si inserisce il termine "istituzionali" riferito al Governo diventa favorevole.

Per quanto riguarda l'emendamento Romani 2.33, osservo che solleva obiezioni di ammissibilità, perché afferma "che il nostro sistema politico non sia attualmente di tipo bipartitico determina che l'informazione della RAI non possa procedere anticipatamente a tale semplificazione". Si esprime in modo implicito un auspicio sull'evoluzione del sistema politico.

PAOLO ROMANI. Il problema è di uscire dalla rigidezza della tua formulazione.

MAURO PAISSAN, Relatore. La si può ammorbidire, ma senza prefigurare una certa evoluzione. Lo stesso discorso vale per l'emendamento Poli Bortone 2.40, che prevede, addirittura, che "l'informazione dovrà essere orientata a valorizzare il bipolarismo". Mi domando cosa ne pensino i colleghi della lega. La situazione è già tripolare, e domani potrebbe esservi un'altra forza politica. Il nostro sistema non è bipartitico né bipolare, e comunque è improprio utilizzare questa sede per esprimere orientamenti affidati alla Commissione bicamerale.

Esprimo parere contrario all'emendamento Folloni 2.23 perché ritengo molto più pesante l'obbligo della correzione dell'impostazione informativa di una testata che non introdurre delle compensazioni episodiche: un intervento del direttore generale per costringere il direttore a cambiare l'impostazione informativa sarebbe assai più pesante.

Passo all'emendamento Romani 2.34. Il mio parere riguarda anche altri emendamenti. Per quanto riguarda le modalità delle rilevazioni, non possiamo intervenire con indicazioni specifiche, anche perché l'osservatorio di Pavia dirà che gli indici qualitativi vi sono già, in questi dati. Noi non li leggiamo ma, se ricordate, per ogni dato ci sono anche i valori positivi o negativi. Colgo l'occasione per auspicare l'audizione dei rappresentanti dell'osservatorio Pavia, per entrare nel merito specifico della questione (Commenti del deputato Romani). Comunque, auspico un'audizione. In ogni caso, il parere è contrario.

Esprimo parere contrario anche sull'emendamento Folloni 2.24, che contiene l'espressione "ragioni accidentali".

Nell'emendamento Landolfi 2.2 si propone di sopprimere le parole "magari a campione". Non ho nulla in contrario a che la Commissione sia inondata di dati e di rilevazioni, ma mi chiedo se sia utile e sottolineo la complessità tecnica, ad esempio, di rilevare i dati di tutti i TG regionali. L'osservatorio di Pavia dovrebbe disperdersi su venti sedi regionali oppure farsi inviare le videocassette.

PRESIDENTE. Mi risulta che già lo fanno. Probabilmente noi non disponiamo dei dati, questo è il problema. Si tratta di portare a conoscenza della Commissione dati già esistenti.

MAURO PAISSAN, Relatore. Allora, verifichiamo se è così. Ma possono farlo solo tramite le videocassette, perché non mi risulta che abbiano rappresentanze in venti sedi regionali. Comunque, si può verificare.

PRESIDENTE. Qual è il parere sull'emendamento? Si rimette alla Commissione?

MAURO PAISSAN, Relatore. Sì, mi rimetto alla Commissione, dicendo che la proliferazione di dati non aumenta il nostro potere di intervento, come noto anche sul piano personale: più carta ho, meno la guardo (con riferimento ai dati forniti dall'osservatorio di Pavia).

L'emendamento Poli Bortone 2.41 è analogo all'emendamento precedente.

Per quanto riguarda l'emendamento Landolfi 2.3, chiedo un'informazione al consiglio di amministrazione, non sapendo quali siano i monitoraggi qualitativi, perché la Commissione non ha mai avuto comunicazioni in merito. L'operato della consulta qualità non riguarda singole trasmissioni, ma interventi - mi hanno detto - del tutto informali, telefonici, che non si materializzano in direttive. Perciò non so quale sia l'oggetto di quelli che qui sono definiti "dati dei vari monitoraggi qualitativi". Ho il dubbio che non esistano in quanto tali, e che ci siano interventi di Jader Jacobelli e dei suoi saggi, ma del tutto informali.

L'emendamento Vito 2.30 riguarda gli indici qualitativi che, secondo quanto emerso in un'audizione della scorsa legislatura, esistono già. Non sono contrario ad averli; mi rimetto alla Commissione.

Sull'emendamento Romani 2.35 il parere è contrario perché la stampa è diversa dalla televisione.

Non ho nulla in contrario all'emendamento Landolfi 2.4. Nel mio testo si dice "venga istituito", qui "venga rapidamente discussa l'opportunità di istituire".

PRESIDENTE. Si propone di discutere l'opportunità.

MAURO PAISSAN, Relatore. Sì, ma non è che possiamo imporre al garante...

PRESIDENTE. E' diverso, perché con la tua formulazione si prevede un appello al Parlamento, mentre per istituire l'osservatorio del garante è necessaria una legge.

MAURO PAISSAN, Relatore. Sì, è necessario una legge, ma il garante può farlo autonomamente. La mia formulazione auspica un contatto tra le due istituzioni per chiedere al garante di agire, perché può farlo. Comunque, non ho nulla in contrario.

L'emendamento Landolfi 2.5 va girato al Senato, nell'ambito della...

PRESIDENTE. Comunque devi esprimere un parere.

MAURO PAISSAN, Relatore. E' contrario, perché improprio.

Non capisco l'emendamento Romani 2.36. Forse non è stata compresa la mia formulazione. Oggi, se si svolge una consultazione elettorale a Scurcola Marsicana, ne viene condizionato tutto il sistema televisivo italiano. Il mio invito ad una regolamentazione riguardante le elezioni parziali...

ELIO VITO. L'emendamento è soppressivo dell'intero paragrafo.

MAURO PAISSAN, Relatore. Esatto, non ne capisco il senso. Forse non è stata capita la mia osservazione. Dico che la consultazione elettorale che interessa 50 milioni di cittadini rispetto a quella che ne interessa 15 milioni...

ELIO VITO. E' soppressivo anche della parte sulle consultazioni nazionali.

MAURO PAISSAN, Relatore. Se è un invito alla RAI ad essere attenta durante le campagne elettorali e referendarie, il mio parere è contrario.

Nell'emendamento Landolfi 2.6 si parla di "campagne elettorali" e non di informazione politica. Perciò non si può aggiungere "alle iniziative" referendarie, ma si deve dire alle campagne referendarie. Pertanto il mio parere è contrario.

All'emendamento Vito 2.31 non sono contrario, ma non in senso sostitutivo bensì aggiuntivo. Si dovrebbe quindi dire "e ad inviare un'apposita relazione al Parlamento affinché valuti l'opportunità di varare una legge". Si dovrebbe dire "con il garante". Accetto l'emendamento successivo Poli Bortone 2.42, che prevede "una proposta per un comune codice di comportamento", che vale quello che vale ma è un'autoregolamentazione.

PRESIDENTE. Quindi, propone di riformulare l'emendamento Vito 2.31?

MAURO PAISSAN, Relatore. Sì, ed esprimo parere favorevole sull'emendamento Poli Bortone 2.42.

Esprimo parere contrario sull'emendamento Landolfi 2.7, perché con la nuova legge avremmo 37 testate di partito. Poiché si prevede che ogni deputato possa collegarsi ad un organo di stampa, avremo la dichiarazione di collegamento con i parlamentari e l'ottenimento dei relativi finanziamenti per 37 testate di partito.

PRESIDENTE. Si potrebbe riformulare precludendo l'accesso ai giornali di partito?

MAURO PAISSAN, Relatore. Non capisco perché un giornale che non è del mio partito e che venda più di 100 mila copie non debba esistere sul piano dell'informazione. Il criterio deve essere giornalistico.

Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Folloni 2.25 e Nappi 2.15, invitando tuttavia i presentatori di quest'ultimo a "prosciugarne" la formulazione.

Esprimo altresì parere favorevole sugli emendamenti Poli Bortone 2.43 e Landolfi 2.12; con riferimento a quest'ultimo, invito i presentatori a riformularlo eliminando la parte successiva all'espressione "dei disabili".

Esprimo inoltre parere contrario sull'emendamento Poli Bortone 2.44 e favorevole sugli emendamenti Falomi 2.20, Folloni 2.26, Poli Bortone 2.45, Bosco 2.51, Folloni 2.27; con riferimento a quest'ultimo emendamento, invito i presentatori ad invertire l'ordine delle espressioni "di fedi e di etnie". Infatti, poiché ritengo che le persone contino più delle religioni, credo sia più corretto parlare "di etnie e di fedi".

Esprimo parere contrario sull'emendamento Folloni 2.28,favorevole sull'emendamento Follini 2.14, contrario sull'emendamento Poli Bortone 2.46 e favorevole sull'emendamento Lombardi 2.17.

Chiedo ai presentatori di riformulare l'emendamento Landolfi 2.8, in quanto spesso si fa riferimento ad una particolare attenzione; chiedo pertanto una riformulazione sul piano dei termini, ma condivido la proposta avanzata.

Esprimo altresì parere favorevole sull'emendamento Bosco 2.52, a condizione che la realizzazione di uno o più canali etnico-culturali sia legata allo sviluppo tecnologico: tale realizzazione non dovrebbe infatti riguardare le due o tre reti attuali, ma inserirsi nell'evoluzione delle reti via satellite, via cavo e così via.

Il mio parere è contrario all'emendamento Poli Bortone 2.47 perché con il suo accoglimento verrebbe meno il riferimento alle minoranze linguistiche riconosciute.

Per quanto concerne l'emendamento Romani 2.37, invito il presentatore a riformularlo sopprimendo la parte successiva all'espressione "nelle trasmissioni nazionali".

Esprimo inoltre parere contrario sugli emendamenti Landolfi 2.9 e Poli Bortone 2.48; sono invece favorevole all'emendamento Lombardi 2.18 a condizione che sia riformulato aggiungendo dopo le parole "promozione positiva" le seguenti: "di valori" e sopprimendo la parte successiva.

Esprimo parere contrario sull'emendamento Poli Bortone 2.49 e parere favorevole sull'emendamento Folloni 2.29 (non so se esista già il segretariato sociale cui si fa riferimento).

Per quanto concerne l'emendamento Landolfi 2.10, chiedo ai presentatori di riformularlo: anziché stabilire le regole, si dovrebbe chiedere alla RAI di avanzare una proposta che la Commissione possa valutare. Invito altresì i presentatori dell'emendamento Nappi 2.16, sul quale sono favorevole, a "prosciugarlo".

Esprimo altresì parere contrario sugli emendamenti Landolfi 2.11 e Romani 2.38; la formulazione di quest'ultimo porrebbe qualche problema a livello di rapporti internazianali e giudico inoltre sbagliato lasciare alle emittenti private il monopolio nella trasmissione di filmati extraeuropei.

Sono inoltre contrario all'emendamento Bosco 2.53, perché riguarda una riforma di struttura.

Sono favorevole all'emendamento Falomi 3.3, ma sottolineo ai presentatori la necessità di affrontare un problema di coordinamento formale.

Esprimo altresì parere favorevole sull'emendamento Poli Bortone 3.4, nonché parere contrario sugli emendamenti Landolfi 3.1 e 3.2, Follini 4.2, Landolfi 4.1. Sono inoltre favorevole all'emendamento Poli Bortone 4.3 e contrario all'emendamento Landolfi 5.1: non comprendo, infatti, perché la Commissione dovrebbe appropriarsi di un atto aziendale, considerato che essa conta più della stessa RAI.

Esprimo inoltre parere favorevole sull'emendamento Vito 5.4, mentre vorrei che i presentatori mi spiegassero il significato dell'emendamento Landolfi 5.2, che francamente non comprendo.

Esprimo infine parere contrario sugli emendamenti Vito 5.5 e Landolfi 5.3.

PRESIDENTE. Ringrazio il relatore per i parere espressi. Abbiamo ora la possibilità di proseguire i nostri lavori fino alle 16,30, ora in cui avranno inizio le votazioni in aula alla Camera e la discussione di emendamenti al Senato.

Ricordo che l'ufficio di presidenza aveva previsto, sia per la seduta di oggi sia per quella di domani, uno svolgimento che andasse dalle ore 13,30 alle 16,30. Vorrei sapere se a questo punto intervengano elementi nuovi rispetto a tale soluzione.

ANTONIO FALOMI. Anche se è vero che saremo impegnati in aula al Senato a partire dalle 16,30, occorre considerare che prima di quell'ora dobbiamo prendere parte a lavori di Commissione, in cui vengono trattati argomenti che richiedono la nostra presenza.

A questo punto, una volta acquisito il parere del relatore sugli emendamenti, propongo che il seguito della discussione sia rinviato alla seduta di domani.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, s'intende accolta la richiesta del senatore Falomi.

Il seguito della discussione è pertanto rinviato alla seduta di domani, alle ore 13,30.

La seduta termina alle 15,10.

 

 

ALLEGATI (disponibile nella versione definitiva dello stenografico in formato PDF)

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