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CAMERA DEI DEPUTATI SENATO DELLA REPUBBLICA
XIII LEGISLATURA
COMMISSIONE PARLAMENTARE
PER L'INDIRIZZO GENERALE E LA VIGILANZA
DEI SERVIZI RADIOTELEVISIVI
37.
SEDUTA DI GIOVEDI' 25 GIUGNO 1998
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO STORACE
Esame del piano per la trasformazione di una rete RAI in emittente che non può avvalersi di risorse pubblicitarie ai sensi dell'articolo 3, comma 9, della legge 31 luglio 1997, n. 249, nonché dei piani aziendali coordinati e discussione sullo stato di attuazione dell'articolo 37, comma 4, del contratto di servizio tra il Ministero delle comunicazioni e la RAI.
(Audizione di rappresentanti della SIPRA).
INDICE
Audizione di rappresentanti della SIPRA, nell'ambito dell'esame del piano per la trasformazione di una rete RAI in emittente che non può avvalersi di risorse pubblicitarie ai sensi dell'articolo 3, comma 9, della legge 31 luglio 1997, n. 249, nonché dei piani aziendali coordinati e discussione sullo stato di attuazione dell'articolo 37, comma 4, del contratto di servizio tra il Ministero delle comunicazioni e la RAI.
La seduta comincia alle 13,30.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del regolamento della Commissione, la pubblicità della seduta sarà assicurata per mezzo della trasmissione con il sistema audiovisivo a circuito chiuso. Avverto altresì che sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
Comunicazioni del presidente sul programma e sul calendario dei lavori della Commissione.
PRESIDENTE. Informo che nella riunione di martedì 23 giugno scorso l'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi ha convenuto unanimemente di integrare il programma di audizioni già disposte in precedenza prevedendo di ascoltare, in riferimento all'esame del piano per una rete RAI priva di risorse pubblicitarie, anche rappresentanti dei sindacati della RAI, nonché dell'ASSAP e dell'UPA. Ha inoltre confermato che tra i rappresentanti degli enti locali, la cui audizione era già stata programmata, vi saranno anche delegazioni dell'ANCI e dell'UPI, oltre che delle regioni.
L'ufficio di presidenza ha inoltre arrecato variazioni sia al programma dei lavori della Commissione per il periodo sino al 31 luglio 1998 sia al calendario precedentemente convenuto, stabilendo che la Commissione affronti anche il tema dei contenuti e delle modalità di programmazione dell'emittente RAI denominata Radio Parlamento, in rapporto alle previsioni normative ed alle indicazioni dei Presidenti delle Camere. E' in proposito prevista l'audizione del direttore di Radio Parlamento nella seduta di martedì 30 giugno prossimo, alle ore 13,30. Il relatore designato è l'onorevole Landolfi.
Quanto al calendario delle audizioni relative al parere sul piano per la nuova RAITRE, esso è stato anche in questa circostanza demandato dall'ufficio di presidenza al presidente circa le definizioni di dettaglio, tenendo conto della complessità del tema da trattare e dell'esigenza di considerare gli altri impegni parlamentari.
Audizione di rappresentanti della SIPRA, nell'ambito dell'esame del piano per la trasformazione di una rete RAI in emittente che non può avvalersi di risorse pubblicitarie ai sensi dell'articolo 3, comma 9, della legge 31 luglio 1997, n. 249, nonché dei piani aziendali coordinati e discussione sullo stato di attuazione dell'articolo 37, comma 4, del contratto di servizio tra il Ministero delle comunicazioni e la RAI.
PRESIDENTE. Desidero innanzitutto salutare il dottor Aldo Materia, direttore della SIPRA, nonché il dottor Vittorio Vitalini Sacconi, dirigente di Relazioni istituzionali della RAI e il dottor Armando Melchionna della stessa direzione. Inoltre, vorrei sottolineare che questa è la seconda audizione nell'ambito dell'esame, di cui è relatore il senatore Falomi, che la Commissione sta conducendo sul piano per la trasformazione di una rete RAI in emittente priva di risorse pubblicitarie. Invito, quindi, il dottor Materia a rendere, se lo desidera, dichiarazioni introduttive, per poi passare alle eventuali domande dei commissari.
ALDO MATERIA, Direttore della SIPRA. Il tema di una rete senza pubblicità ha evidentemente un impatto immediato sulla SIPRA per quanto riguarda sia il proprio conto economico sia la raccolta complessiva che questa nuova situazione determinerà quando diventeranno operativi i provvedimenti previsti dalla legge n. 249 del 1997.
Sulla base dei dati relativi al 1997, abbiamo stimato una perdita di circa 250 miliardi su un totale di fatturato di 1.690 miliardi, quindi siamo intorno al 15 per cento del totale del fatturato. Quelli che ho appena fornito sono dati riferiti all'andamento dell'esercizio pregresso, tenendo conto dell'incremento, che si basa sull'andamento del mercato, dei primi mesi dell'anno stimato intorno al 6-7 per cento; stime più favorevoli proiettano fino all'8 per cento, ma l'esperienza dimostra che nel campo della raccolta pubblicitaria le previsioni devono essere di breve periodo, perché si possono registrare modifiche sostanziali, cosa che in passato è già accaduta. Quindi, immaginando prudenzialmente un andamento analogo nel primo semestre, con un incremento del 6 per cento, la raccolta pubblicitaria sulla terza rete al netto degli sconti di agenzia sviluppa un fatturato di circa 265 miliardi. Questo fatturato tiene ovviamente conto di alcuni elementi: l'audience media che si realizza sulla rete, l'affollamento orario per fascia ed il numero di contatti per minuto.
La quota di RAITRE (fonte Auditel-EGB primavera 1997) fa registrare circa 210 mila contatti-minuto su RAIUNO, pari al 55,4 per cento del totale, 116 mila 800 su RAIDUE, pari al 30,8 per cento, e 55.658 su RAITRE, pari al 13,9 per cento. Quindi, il dato che avevo prima indicato in termini di fatturato pari al 15 per cento è abbastanza vicino al dato dei contatti del 13,9 per cento.
Il peso della pubblicità sulla terza rete acquista maggior valore perché è quasi esclusivamente concentrato nella fascia di maggior ascolto, il cosiddetto prime time e quindi ha un maggior valore, sia pure in termini molto limitati pari ad un 10 per cento in più in assoluto, per tre fattori: in prima serata si verificano gli ascolti maggiori e quindi si ha la possibilità di raggiungere alta copertura in tempi brevi; in prima serata vi è una maggiore probabilità di raggiungere gli uomini e, da ultimo, vi è una maggiore presenza di persone che lavorano. Credo che alla Commissione non interessino i dati complessivi sui contatti ottenuti da SIPRA o dalla concorrenza nelle varie fasce orarie; su questo posso comunque, se richiesto, fornire ulteriori delucidazioni.
Da ultimo, vorrei segnalare che la RAI, com'è a tutti noto, ha al momento un affollamento pubblicitario settimanale pari al 4 per cento del totale sulle tre reti, con un limite orario del 12+2, con il recupero del 2 per cento nell'ora successiva o antecedente. Attualmente satura gli spazi cumulati nell'anno per circa il 3,7 per cento con una piccola quota di invenduto; analoga situazione si registra anche per Publitalia e Mediaset, non essendo immaginabile nell'intero arco dell'anno arrivare a pianificare la saturazione completa di tutti gli spazi. Sono ovviamente a disposizione per qualunque domanda mi venisse posta.
PRESIDENTE. Mi interesserebbe approfondire parte delle questioni da lei poste nella sua introduzione, in particolare su quelli che saranno gli effetti pratici della nuova legislazione. Si parla in generale di un costo derivante alla RAI dalla nuova legislazione, visto che la sottrazione della pubblicità alla terza rete comporterà minori entrate. Nel suo piano di approccio a questa nuova legislazione la RAI prevede, ad esempio, di aumentare i listini di RAIUNO e RAIDUE?
ALDO MATERIA, Direttore della SIPRA. Questa domanda riporta alla questione della dimensione totale del mercato. Come la Commissione ben sa, il numero di spot è in larga misura di competenza di Mediaset, che ha affollamenti giornalieri di gran lunga superiori rispetto alla RAI. Quindi, nel campo delle tariffe il mercato viene determinato dal concorrente principale. Comunque, se si chiuderà la possibilità di raccogliere pubblicità ad una rete della RAI, come conseguenza si produrrà una diminuzione dell'offerta complessiva. In ogni caso, bisognerà verificare due elementi: in primo luogo, quali saranno i livelli di ascolto delle altre due reti, rispetto alle quali dovrebbero esservi delle modifiche significative perché il fatturato è legato essenzialmente al livello degli ascolti. L'altro elemento è costituito dal modo in cui agirà la concorrenza: se cercherà di evitare le tariffe, certamente SIPRA potrà subire questa tendenza nella misura in cui il mercato risponderà comunque a quest'aumento tariffario, essendo già vicina in molta parte dell'anno, e soprattutto nelle settimane di maggior richiesta del mercato, la totale saturazione degli spazi disponibili in base all'attuale normativa.
Altra cosa sarebbe se sulla prima e sulla seconda rete fosse consentita un'ipotesi di incremento degli affollamenti, che oggi sono pari al 4,4 per cento settimanali sulla prima rete, al 4 per cento sulla seconda e quindi ulteriori incrementi possono determinare scostamenti in qualche caso non significativi perché, oltre all'affollamento giornaliero nel caso di Mediaset o settimanale per RAI, va considerato l'affollamento orario, che oggi, come ho già detto, per la RAI è pari al 12+2 nelle fasce di maggior ascolto. Se venisse attuata la normativa contenuta nel disegno di legge n. 1138 con una riduzione degli affollamenti orari al 12 per cento, quindi senza questa possibilità di incremento nelle fasce di maggior ascolto, si avrebbe un'ulteriore diminuzione di circa 70 miliardi; in quelle fasce si cerca ovviamente di sfruttare al massimo la disponibilità di offerta pubblicitaria raggiungendo il maggior numero di ascoltatori, mentre nelle fasce marginali i ricavi non possono essere altrettanto significativi.
ANTONIO FALOMI. Vorrei sapere se da parte vostra sia stata fatta una valutazione, anche in termini finanziari, del recente recepimento attraverso una specifica legge delle direttive europee in materia di pubblicità. Mi pare si tratti della legge n. 122, approvata di recente, che recepisce nella legislazione italiana tutte le direttive europee che regolano questa materia. Vorrei sapere se avete fatto una valutazione dell'impatto sugli introiti pubblicitari di questa legge o se, invece, quella normativa in realtà, non determini allo stato dei fatti alcuna variazione.
Le chiedo anche se c'è stata da parte vostra una quantificazione dell'impatto specifico del progetto di legge n. 1138, per la parte - che lei prima ricordava - riguardante gli affollamenti pubblicitari, in termini sia orari sia giornalieri, visto che la RAI pone il problema di adeguare gli indici di affollamento al fatto che si realizza una rete senza pubblicità.
L'ultima domanda riguarda l'impatto più complessivo che determina la realizzazione di una rete senza pubblicità. Credo infatti che quell'impatto vada valutato non solo in un ambito strettamente aziendale, perché è chiaro che quella normativa ha un senso se la colleghiamo con la legge n. 249, che avrà anch'essa un'influenza significativa sul mercato pubblicitario. Mi riferisco al fatto che chi supera il numero di due reti via etere dovrà trasferirle - ad una data che sarà fissata dall'autorità - su satellite. Anche questo, ovviamente, comporterà, insieme ad una rete senza pubblicità, un significativo impatto sul mercato pubblicitario. Pensate che questo impatto significhi anche l'uscita, in qualche modo, da questa sorta di regime di dumping sulle tariffe che esiste nella situazione italiana (in termini di fatturato l'Italia registra infatti questo dato rispetto ad altri paesi) oppure no?
ENRICO JACCHIA. Lei ha parlato delle fasce orarie di maggiore ascolto e dell'affollamento. La vostra valutazione, dato che voi vendete pubblicità, mi interessa molto, perché può essere diversa da altre. Quali sono esattamente, secondo voi, le fasce orarie di maggiore ascolto? Vorrei anche conoscere l'affollamento in funzione di queste fasce.
ALDO MATERIA, Direttore della SIPRA. Per quanto riguarda le domande poste dal senatore Falomi, abbiamo stimato complessivamente quali possano essere i minori ricavi, sempre riferendo - lo ripeto - le valutazioni ai dati 1997. Bisognerà poi aggiornarli al momento in cui verrà effettivamente introdotta la nuova normativa.
Oltre ai 250 miliardi già segnalati per la terza rete, si ipotizzano i 70 miliardi che avevo citato dovuti alla non compensazione nelle fasce di maggiore ascolto del 2 per cento, ossia limitando gli affollamenti al 12 per cento secco, senza la possibilità, prevista dall'attuale normativa, di un incremento del 2 per cento a scapito dell'ora successiva o precedente. L'impatto negativo sarebbe di 100 miliardi (Interruzione del senatore Falomi)... Senatore Falomi, lei ha citato il disegno di legge n. 1138, al quale io mi riferisco. Per quanto riguarda la prima domanda, questi mi sembravano i dati più importanti e significativi.
L'affollamento giornaliero oggi previsto nel complesso, sempre nel disegno di legge n. 1138 (questa, quindi, è un'ipotesi di lavoro all'attenzione del Parlamento), con una percentuale del 5 per cento su 17 ore, è inferiore al 4 per cento su 24 ore. Comporterebbe quindi un impatto negativo di 100 miliardi. Possiamo comunque fornire successivamente le informazioni dettagliate che portano a queste valutazioni complessive.
Le telepromozioni, che rappresentano un fatturato di oltre 120 miliardi, subirebbero una riduzione di soli 30 miliardi, perché quegli spazi - oggi consumati appunto in quanto telepromozioni - potrebbero essere compensati da pubblicità tabellari, ossia gli spot tradizionali. Questo, però, avrebbe una conseguenza molto negativa nei confronti di alcuni clienti che troverebbero in Mediaset l'unico mezzo disponibili a questa forma, molto accattivante, di pubblicità. Vi sarebbe, cioè, una situazione di monopolio che comunque potrebbe avere un impatto negativo.
Per quanto riguarda invece il recepimento della normativa europea - da lei citata nella prima domanda - i riflessi per la RAI sono pressoché irrilevanti, avendo da sempre attuato autonomamente quella normativa, sia per le interruzioni dei film sia per i cosiddetti mini-spot. Questi ultimi oggi sono applicati soltanto durante le trasmissioni delle manifestazioni ciclistiche, mentre le partite di calcio non sono mai state interrotte per una scelta aziendale, pur rappresentando un interessante segmento, data la popolarità di questo sport, per gli ascolti che si raggiungerebbero. La questione, quindi, è stata presa in considerazione, ma non si registrano riflessi.
Ovviamente, non ho citato i minori ricavi del conto economico SIPRA, perché in questa sede è irrilevante rispetto alla situazione complessiva che viene tracciata.
In effetti, vi sono delle fasce orarie che vengono puntualmente indicate dai dati Auditel che misurano, minuto per minuto, quanti individui sono in quel momento su un canale anziché su un altro. Normalmente, si tratta della fasce che vanno dalle 19 alle 22. Un'altra delle fasce più importanti, a causa di abitudini che si vanno consolidando, è quella meridiana compresa tra le 12 e le 14, che alcuni anni fa sembrava invece di ascolto modesto.
Se si chiede ad una concessionaria quali sono i livelli di affollamento, indicherà sempre quelli massimi: un venditore non porrà mai limiti alla provvidenza. Quindi, per quanto riguarda la stima del possibile affollamento percentuale, è considerato ottimale quello che non ha nulla in termini di ascolti perché, se deprezza l'offerta, è dannoso. Oltre quei limiti, però, nessuno di noi le dirà mai qual è quello ottimale. Comunque, vi è una direttiva della Comunità europea ed ognuno cerca di sfruttare al massimo questa ipotesi.
ENRICO JACCHIA. Voi vi basate sulle fasce che indica l'Auditel e che conosciamo anche noi, oppure, come grande agenzia di pubblicità avete una vostra valutazione?
ALDO MATERIA, Direttore della SIPRA. Qui introduciamo un altro concetto. Per le aziende che investono in pubblicità non sono importanti solo i grandi numeri, ma anche i target. Può esserci infatti un'industria che non va alla ricerca del grande pubblico, perché il suo è un prodotto di nicchia ed allora ricercherà un target particolare. Per questo l'Auditel, oltre ai dati di ascolto, rileva, in base ad una indagine Aurisco, molti profili degli ascoltatori (se sono uomini, donne, se hanno certi gusti, se sono alla ricerca di nuovi prodotti). Dal punto di vista pubblicitario, questo è il dato più importante. Ricordavo prima che la sera il target è più interessante per la presenza degli uomini. In radiofonia, ad esempio, il target considerato al primo posto per gli interessi pubblicitari è quello dei cosiddetti giovani-adulti, che va da 25 a 44 anni. Ovviamente, interessa anche il segmento dei giovanissimi, ma non tutta la programmazione più essere influenzata dagli ascolti dei ragazzi molto giovani, perché quei 5-600 clienti importanti non hanno come riferimento ai fini dei consumi soltanto un target piuttosto che un altro.
PRESIDENTE. Vorrei richiamare una delle questioni centrali del dibattito sull'adeguamento della RAI alla nuova normativa, quella delle sponsorizzazioni, di cui si parla molto, perché la previsione legislativa sembra essere netta, ma poi vi sono le interpretazioni. Si parla infatti di una rete senza pubblicità e c'è chi sostiene che le sponsorizzazioni - lo ha fatto anche il presidente della RAI, benché in forma problematica - potrebbero rientrare nella programmazione della terza rete senza pubblicità. C'è però anche chi sostiene che, in realtà, le sponsorizzazioni sono la forma più moderna di pubblicità. A questo riguarda la SIPRA ha un'idea da portare al dibattito che la Commissione sta affrontando?
ANTONIO FALOMI. Noi stiamo discutendo di una nuova Raitre, quindi di un riassetto complessivo del servizio pubblico radiotelevisivo e, ovviamente, degli impatti che la riduzione della pubblicità su una rete e i problemi connessi all'affollamento sulle altre determinano sui conti. A me interessava anche un altro versante della valutazione di questo impatto.
C'è sempre polemica sul fatto che, in realtà, spesso la programmazione televisiva è costruita in funzione degli interessi della pubblicità, più che dei telespettatori. E' evidente che in questa tesi così estrema c'è una forzatura, ma mi interessava capire se, secondo lei, in base alla sua esperienza - questo conta ai fini dell'idea di un servizio pubblico -, quella tesi ha un qualche fondamento ed in che senso, se cioè vi sia in qualche modo un condizionamento della pubblicità sulla natura, le caratteristiche ed il contenuto dei programmi.
ALDO MATERIA, Direttore della SIPRA. Noi intendiamo per sponsorizzazioni le citazioni delle aziende senza una visualizzazione del prodotto, che oggi hanno sulla raccolta un'incidenza molto modesta. Di quei 1.690 miliardi di cui parlavo prima, per sponsorizzazioni, intese proprio come visualizzazione del logo aziendale, la prima rete ottiene circa 12 miliardi, Raidue 6,5 miliardi e Raitre 5,5 miliardi. Questa è la dimensione.
PRESIDENTE. Mi scusi, ma se la cifra è così limitata, che non mi sembra risolutiva dei problemi, perché la RAI vuole fare entrare le sponsorizzazioni?
ALDO MATERIA, Direttore della SIPRA. Intanto c'è una questione di principio, nel senso che se non fosse pubblicità - qui si tratta appunto di interpretazioni - potrebbe essere consentita la presentazione congiunta di un programma da parte della RAI e di una certa azienda, come accade oggi. Nella relazione del senatore Falomi ho letto che c'è un'interpretazione più restrittiva, secondo la quale qualsiasi forma di ricavo diversa dal canone non dovrebbe essere consentita. Io mi sono limitato soltanto a quantificare oggi il fenomeno. Anch'io ho letto cifre molto più consistenti, che non credo siano realizzabili. Se non ricordo male, però, in quel caso si trattava di una combinazione di sponsorizzazione e convenzione, o comunque di altre forme di collaborazione con gli enti territoriali o con le industrie interessate a partecipare all'elaborazione della programmazione, senza influenzarne i contenuti. Noi non vendiamo la pubblicità in funzione di quelli che possono essere gli interessi dell'industria. Al momento non c'è e non c'è mai stato un inquinamento diretto, perché si tratta di spazi ben delimitati.
La pubblicità può certamente influenzare gli ascolti. A questo proposito, vi è un dato: le interruzioni dei film su Canale 5, che sono molto più frequenti, a parità di ipotesi di ascolto, penalizzano quella rete per un 15-20 per cento. Quindi, il film senza pubblicità viene certamente seguito più volentieri e quanto più frequenti sono le interruzioni, tanto maggiore (indipendentemente dall'influenza sul prodotto, perché parliamo di film già distribuiti nelle sale cinematografiche, quindi non immaginati per favorire questa o quella azienda) è la reazione da parte del fruitore di quel prodotto. Non mi risultano casi di commistione - se non nelle trasmissioni deputate, i break - tra contenuto dei programmi ed interessi della pubblicità.
PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Materia per il suo contributo.
La seduta termina alle 14,10.
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