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CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICA

COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA

SUL CICLO DEI RIFIUTI E SULLE ATTIVITA'

ILLECITE AD ESSO CONNESSE

29.

SEDUTA DI GIOVEDI' 12 FEBBRAIO 1998

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MASSIMO SCALIA

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori. *

Audizione del procuratore della Repubblica di Napoli, dottor Agostino Cordova, del sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia, dottor Lucio Di Pietro, e del sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli, dottor Federico Cafiero De Raho. *

Comunicazioni del presidente. *

 

La seduta comincia alle 13,30.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

 

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che la pubblicità della seduta sia assicurata anche attraverso gli impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

 

Audizione del procuratore della Repubblica di Napoli, dottor Agostino Cordova, del sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia, dottor Lucio Di Pietro, e del sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli, dottor Federico Cafiero De Raho.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica di Napoli, dottor Agostino Cordova, del sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia, dottor Lucio Di Pietro, e del sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli, dottor Federico Cafiero De Raho.

Cominciamo ascoltando il dottor Di Pietro e il dottor Cafiero, che abbiamo già avuto modo di ascoltare alcune settimane fa; mi permetterò di fare una breve sintesi di quanto emerso in quell'occasione. Si fece allora riferimento ad una complessa inchiesta condotta dal dottor Cafiero ed altri suoi colleghi, conclusa con numerosi arresti: essa riguardava appalti irregolari ed illegittimi per opere di depurazione riferite al cosiddetto canale dei Regi lagni di origine borbonica. Dell'audizione è stato redatto il resoconto stenografico. Ora vorremmo approfondire alcuni altri aspetti. La Commissione è infatti al corrente di alcune informative. La prima è la cosiddetta informativa ECO del NOE, che se ben ricordo risale al febbraio 1997; essa riguarda un'indagine svolta per parecchio tempo direttamente sul campo dalla polizia giudiziaria, con intercettazioni telefoniche ed altri mezzi, al cui centro è il traffico di rifiuti illecito, abusivo, in forma di monopolio organizzato, della struttura operativa del clan dei Casalesi, non solo sul territorio casertano ma con riflessi sull'intero territorio nazionale. In questa informativa, vengono individuati nomi e responsabili.

La prima domanda è quindi: per questa indagine, compiuta dalla polizia giudiziaria (se ben ricordo essa venne attivata dal sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere), cosa è successo? Mi riferisco ai termini operativi: si è proceduto per realizzare gli obiettivi dell'indagine, cioè si sono avviati i procedimenti per le relative ipotesi di reato a carico dei soggetti individuati? Oppure, se fino ad oggi non si è proceduto, vi sono problemi e carenze che i magistrati interessati possono indicarci, in modo che la nostra stessa Commissione possa svolgere un'azione che già in altre occasioni ha potuto effettuare? Fra l'altro, al riguardo dovrebbe essere a vostra disposizione anche un'informativa della Criminalpol del dicembre 1996, che ugualmente ha come oggetto il traffico illecito di rifiuti, con nomi che non sono troppo diversi da quelli indicati nell'informativa del NOE.

Si pone poi un'altra questione. Per la stessa zona, la Commissione ha il fondatissimo sospetto che, nella tratta TAV che insiste sul territorio casertano (sicuramente lì, ma non solo) si stia creando un circuito vizioso analogo a quello che ha caratterizzato la costruzione del cosiddetto asse mediano Pomigliano(o Nola)-Villa Literno. In sostanza, si acquisisce in modo abusivo materiale litoideo che serve per i rilevati stradali e per le costruzioni in cantiere; con mezzi di trasporto quasi sempre abusivi si arriva al rilevato in costruzione, che è una sede ideale, grazie alla sua volumetria, da una parte per l'utilizzo di materiali litodei, dall'altra parte per il possibile confinamento di rifiuti pericolosi.

Riteniamo anzi che spesso questi volumi vengano occupati dai plinti di cemento per scaricare i rifiuti pericolosi, mentre i rifiuti meno pericolosi (i solidi urbani eccetera) vengono scaricati nei famosi laghetti. Questo è in qualche modo un circolo vizioso che francamente va al di là del fondato sospetto, poiché è quasi una certezza. Vorremmo quindi sapere se questa situazione, per la quale peraltro si registra di nuovo una sorta di monopolio strutturale sempre del clan dei Casalesi (nell'area cui facevo riferimento e purtroppo non solo in quella), è oggetto di attività d'indagine da parte della direzione distrettuale antimafia di Napoli e della Direzione nazionale antimafia.

Indubbiamente le notizie che abbiamo avuto ci preoccupano, per cui desideriamo segnalarvi questa situazione nell'ambito della realtà dell'area casertana, dove come sapete vi sono state anche recenti tensioni popolari. La nostra Commissione ha dal canto suo fatto un proprio intervento e, dal punto di vista della gestione legale dei rifiuti, non dico che le cose si stiano mettendo bene ma almeno si cominciano a fare i passi giusti; i sindaci, che pure avevano capeggiato certe mobilitazioni, stanno trovando degli accordi grazie all'unità di crisi costituita presso la prefettura di Caserta. La sensazione netta, però, è che in realtà la baia domizio-flegrea e l'agro aversano siano ancora fortemente dominati e controllati da questo clan feroce, che proprio per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti e gli altri aspetti di cui si occupa la nostra Commissione è ancora molto attivo. Si utilizza infatti, come già nel caso dei Regi lagni, la presenza di grandi opere pubbliche per un controllo, diretto ed indiretto, di quello che succede, sfruttando le situazioni ambientali che si determinano per lo sversamento ed il collocamento abusivo di rifiuti, anche pericolosi.

Questo è il quadro, rispetto al quale vorremmo sapere, senza reticenze, se gli organici che avete a disposizione bastano e se all'interno della ripartizione del lavoro della procura di Napoli è sufficiente l'attenzione che si può dedicare ad una situazione che francamente valutiamo come una delle peggiori in Italia per quanto riguarda il degrado, non soltanto ambientale ma anche sociale, dovuto alla presenza di un clan mafioso e ad episodi che sono sicuramente da riportare all'associazione a delinquere (anche senza dover fare necessariamente riferimento all'articolo 416-bis del codice penale). In questa situazione, ritenete di poter svolgere la vostra opera rispetto ai punti segnalati, oppure avete bisogno di maggiori forze?

Sono stato forse un po' lungo ma spero chiaro rispetto a ciò che la Commissione si aspetta oggi dai vostri interventi.

 

FEDERICO CAFIERO DE RAHO, Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli. Come procura distrettuale antimafia di Napoli (l'ho già accennato nella mia precedente audizione), ci occupiamo dei delitti di cui all'articolo 51, comma 3-bis del codice di procedura penale, quindi di associazioni camorristiche e mafiose e di fatti criminosi che sono in qualche modo circostanziati dalla finalità di agevolare un'associazione di matrice mafiosa o dal sussistere delle condizioni in cui opera un'associazione di questo tipo.

Il primo punto che ho sottolineato nella scorsa audizione e che oggi torno ad evidenziare è che intanto ci occupiamo del traffico di rifiuti in quanto esso sia, anche indirettamente, riportabile a questo tipo di associazione. Quindi, devo in questa sede rappresentare come uno dei soggetti protagonisti della vicenda citata fosse stato già stato colpito da ordinanza di custodia in carcere...

PRESIDENTE. Desidero precisarvi che, qualora lo riteniate opportuno, potremo procedere in seduta segreta.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO, Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli. D'accordo, presidente.

Uno dei soggetti protagonisti della vicenda, dicevo, era stato già colpito da ordinanza di custodia in carcere, proprio per associazione camorristica, ed essendo il reato permanente non era ancora intervenuta una sentenza di condanna di primo grado: secondo l'ordinamento giurisprudenziale prevalente, o direi addirittura generalizzato, una sentenza comporta l'interruzione della permanenza, con la conseguenza che tutti i comportamenti successivi a quelli contestati restano coperti ed assorbiti dalla contestazione fino alla sentenza di primo grado. Per questa imputazione, evidentemente, le ulteriori condotte che vengono accertate restano comunque comprese in quella contestazione, sicché uno di questi protagonisti è comunque già colpito da ordinanza di custodia in carcere ed è stato anche rinviato a giudizio. La corte d'assise di Napoli ha poi disposto la restituzione degli atti, ritenendosi incompetente e ritenendo invece competente la corte d'assise di Santa Maria, per cui è stata fissata ancora una volta, nei confronti di questo stesso soggetto e di altri 141 soggetti contro cui si procede per associazione camorristica e per altri reati (in particolare, numerosi omicidi), udienza preliminare nei prossimi giorni.

Per altro soggetto, che pure è stato individuato come protagonista ma nei cui confronti ancora non si è proceduto, devo dire che la difficoltà deriva dalla riservatezza, che è strettamente connessa alla necessità di operare nei confronti di tutti gli altri soggetti coinvolti nel traffico. Operare rispetto ad uno soltanto, disvelando il materiale acquisito, significherebbe infatti compromettere in qualche modo i risultati acquisiti nei confronti di tutti gli altri imputati che non rispondono dello stesso reato associativo di matrice camorristica.

Avevo anche già sottolineato come in questa materia, assumendo la violazione attinente ai rifiuti la natura di contravvenzione, non si ha la possibilità di configurare reati associativi. Anche l'associazione primaria, di cui all'articolo 416, prevede che comunque nel programma rientrino delitti; quindi le contravvenzioni, di per sé, non consentono di integrare il reato, per cui i soggetti individuali o collettivi che trattano rifiuti vanno incontro esclusivamente alla sanzione prevista dalla normativa speciale e non anche alle certamente più gravi previsioni di cui all'articolo 416. Farei riferimento, infatti, all'associazione ordinaria per i soggetti che operano soltanto sul traffico e che non sono collegati con l'intera organizzazione; bisogna infatti effettuare delle scissioni nel momento in cui si analizzano i fatti. Quando si opera per la configurazione del reato associativo, necessariamente (a meno che non si riesca ad inquadrare il diretto legame con l'organizzazione dei Casalesi, per cui si contesta direttamente il reato di cui all'articolo 416-bis), laddove esistono organizzazioni che comunque si muovono esclusivamente nell'ambito del traffico dei rifiuti, non è configurabile, come accennavo, il reato associativo perché la finalità è commettere reati considerati non come delitti ma come contravvenzioni...

PRESIDENTE. A questo proposito, non casualmente insistevo prima sull'aspetto dell'abbandono di rifiuti pericolosi (del resto quello casertano è purtroppo un territorio martire da questo punto di vista): talvolta è difficile individuarli, se vengono coperti da terriccio o addirittura cementati, però è indubbio che, nei milioni di tonnellate che nell'arco di oltre un decennio sono stati sversati in molte aree a rischio del territorio casertano, sicuramente vi sono anche rifiuti pericolosi, come risulta da molte fonti alla nostra Commissione. L'abbandono di rifiuti pericolosi in un territorio è un delitto previsto dall'articolo 674 del codice penale...

FEDERICO CAFIERO DE RAHO, Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli. Anche l'articolo 674 del codice penale prevede non un delitto ma una contravvenzione.

PRESIDENTE. E l'avvelenamento delle acque?

FEDERICO CAFIERO DE RAHO, Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli. E' un delitto, ma bisogna provare che vi sia avvelenamento delle acque, cioè che vi sia stato un interramento nei pressi di una falda acquifera.

PRESIDENTE. I sorvoli, i sopralluoghi diretti, forse anche l'analisi delle acque in circa un centinaio di laghetti, indicano probabilmente l'avvelenamento delle acque.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO, Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli. Abbiamo fatto effettuare l'analisi delle acque dei famosi laghetti, che la Commissione ben conosce, ma queste analisi non hanno evidenziato alcunché. D'altronde, non possiamo fare le analisi su tutti i corsi d'acqua esistenti e seguire il corso di tutte le falde acquifere; dobbiamo reprimere determinate condotte che rientrano nel nostro spettro di indagine, che è appunto quello relativo ai delitti che ho indicato.

La difficoltà, quindi, come ho detto nella scorsa audizione, è proprio quella di inquadrare un disastro ambientale, un avvelenamento di acque, un fatto che di per sé consenta di individuare il delitto. Proprio a questo scopo, a seguito di quelle indagini che in qualche modo ci hanno consentito di descrivere l'organizzazione che operava nel traffico di rifiuti, si è successivamente acquisita copia dei procedimenti che pendono presso le singole procure circondariali, al fine di accertare la localizzazione precisa del recupero dei rifiuti e di qui compiere l'ulteriore passo della configurabilità di un delitto, come lei indicava, presidente, di avvelenamento di acque o di disastro ambientale.

PRESIDENTE. E' una situazione un po' paradossale: mi rendo ben conto della difficoltà, però è ormai senso comune, per informazione delle popolazioni e delle autorità amministrative, che vi siano stati danni, in alcuni casi anche irreversibili, sul territorio e sull'ambiente, con rilevantissimi pericoli per la salute (addirittura, in ogni paese o città d'Italia dove si va, sembra sempre che vi sia il massimo numero di tumori registrati). Al di là della battuta, però, abbiamo ascoltato denunce di osservatori epidemiologici che certificano un aumento dell'incidenza tumorale a causa, evidentemente, di quello che si inala, si mangia e si beve. Vorrei quindi capire come usciamo da questa situazione paradossale.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO, Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli. La gravità del quadro indiziario, che costituisce il presupposto per l'emissione di una misura cautelare, quindi l'antecedente di fatti gravi per un rinvio a giudizio, richiede una prova (direi fra virgolette, nel senso che nella fase delle indagini non si parla ancora di prove, ma di una quasi certezza della responsabilità). Allora, per quanto vi possano essere dei dati che di per sé si interpretano come indicativi della diffusione di determinate malattie, per contestare un delitto abbiamo necessità di collegare direttamente la malattia alla causa. E se una malattia non è direttamente collegabile ai rifiuti come causa, purtroppo non siamo in grado di contestare alcunché.

PRESIDENTE. Poniamo allora la questione da un altro punto di vista: facevo riferimento a due informative, e queste indagini (che sono state svolte, mi sembra, molto accuratamente) segnalano qualcosa che sicuramente ha a che vedere con un reato associativo (in vari casi, se non erro, anche con il reato di associazione mafiosa); esse non possono essere d'aiuto per portare in giudizio i responsabili?

FEDERICO CAFIERO DE RAHO, Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli. Solo per alcuni soggetti, poiché si entra nel campo della valutazione. Per alcuni soggetti, che sono i protagonisti della vicenda, è un conto e si può fare una valutazione di questo tipo. Attorno ad essi, però, ve ne sono tanti altri che entrano nell'inchiesta solo per una determinata attività ed in un certo momento: non necessariamente, quindi, essi sono componenti di un'associazione. Coloro che operano in una certa attività a contatto con soggetti camorristi non sono necessariamente essi stessi camorristi, a meno che non abbiano la consapevolezza di operare per un'organizzazione camorrista e la finalità non sia quella dell'organizzazione stessa.

Ci troviamo di fronte a numerosi soggetti che hanno operato nel traffico dei rifiuti, ma per periodi che a volte sono limitati, in contato con soggetti che non apparivano direttamente o espressamente legati all'organizzazione, il che evidentemente pone altri problemi.

PRESIDENTE. Nel valutare le loro posizioni, può essere che anche queste attività limitate, attesa la complessità della rete, configurino il reato di associazione a delinquere; per esempio, un trasportatore non si muove da solo e vi sarà una o più menti della rete che indirizzano il flusso dei traffici presso discariche compiacenti, o sul territorio. Esistono diversi circuiti che non obbligano a rinvenire l'azione della criminalità organizzata e che però possono tranquillamente suggerire l'associazione a delinquere semplice. Questo reato non sarebbe di vostra competenza?

FEDERICO CAFIERO DE RAHO, Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli. Non della DDA e comunque il problema è sempre quello della finalità: come dicevo, se sono configurabili dei delitti...

PRESIDENTE. Mi scusi, banalmente, nell'opinione comune, per come è ridotto quel territorio, si può tranquillamente parlare di disastro ecologico. Se vi è un'area italiana che è gravemente compromessa, con un degrado ambientale senza pari, è quella. Mi risulta peraltro che (vi è stato anche un nostro intervento al riguardo) si stiano delimitando le mappe del maggior rischio: vi dovrà essere infatti una convenzione Ministero dell'ambiente-ENEA per un monitoraggio del suolo, in modo che si definisca il livello e l'entità del rischio, ma a partire da una situazione che nell'opinione comune è valutabile in termini di disastro ecologico. Non è che vi siano solo le inondazioni e i cicloni: per come è stato trattato quel territorio, mi associo nel dire che lo stesso è ecologicamente disastrato. Ebbene, il disastro ecologico è sicuramente un delitto.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO, Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli. Come uomo comune, mi associo a lei; come magistrato, però, devo purtroppo applicare la legge, che prevede qualcosa di diverso rispetto alla valutazione dell'uomo comune. Il magistrato, nel momento in cui deve configurare un delitto, deve provarlo; allora, vi è la necessità di una o più consulenze che dimostrino che effettivamente si è verificato un disastro. Non è sufficiente parlarne in modo generico, è necessario provarlo specificatamente. Altro è configurare un delitto, altro è esprimere una valutazione da uomo comune che, nel momento in cui vede un certo territorio disseminato di rifiuti, ritiene che vi sia un disastro ambientale. Purtroppo però, nel momento in cui si volesse effettivamente arrivare a questa conseguenza, a mio avviso spetterebbe al legislatore prevedere delle pene che siano veramente persuasive...

PRESIDENTE. Il legislatore ci sta pensando, come si suol dire si sta attrezzando!

FEDERICO CAFIERO DE RAHO, Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli. Nel momento in cui il legislatore interverrà in tal senso, il magistrato non avrà alcuna difficoltà a procedere immediatamente nei confronti di coloro che trafficano con rifiuti di questo tipo. Le nostre difficoltà, però, ci spingono a volte ad interpretazioni che non vengono facilmente condivise già dal GIP in sede di richiesta e successivamente in sede di giudizio.

PRESIDENTE. Noi siamo più che convinti che la legislazione attuale renda estremamente difficoltoso l'intervento rispetto a questo tipo di reati. L'ipotesi di delitto ambientale è già stata prospettata nell'ambito della discussione che si sta svolgendo in questa Commissione e la sua definizione è a buon punto. In questo settore, tra l'altro, è in fase di predisposizione un disegno di legge del Governo finalizzato ad introdurre la fattispecie di delitto ambientale nel codice penale. Certo, ci rendiamo conto che i magistrati sono spesso costretti ad arrampicarsi sugli specchi...

FEDERICO CAFIERO DE RAHO, Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli. Mi scusi se la interrompo, presidente, ma vorrei precisare che dalle nostre indagini risulta che presso tutti i luoghi nei quali sono stati stoccati illecitamente rifiuti si è immediatamente proceduto al sequestro del sito. Se visitaste le procure disseminate sul territorio nazionale, avreste la possibilità di imbattervi in provvedimenti di sequestri disposti in conseguenza della nostra indagine. In sostanza, il nostro intervento è consistito nell'immediata segnalazione, subito dopo l'intervento del NOE, alla procura locale. Il secondo intervento consiste ora nell'assicurare a pene ben più consistenti persone che, a nostro avviso, hanno posto in essere una condotta di notevole gravità. Questo è il problema.

PRESIDENTE. Non voglio certo richiamare il film The untouchables, ma non posso non osservare come, alla stessa stregua di quanto accadde ad Al Capone, il quale fu arrestato per evasione fiscale, sarebbero comunque perseguibili, in quanto reati, delitti quali il falso in bilancio, il falso in scrittura privata o la truffa aggravata. Allora, alla luce del materiale a vostra disposizione (mi tornano in mente le due indagini condotte nel settore specifico), credo che si configurino delitti di questo tipo, per cui vi può essere un vostro intervento che conduca i colpevoli alla fase del dibattimento.

In definitiva, mi rendo conto della difficoltà di configurare reati ambientali, proprio perché molto spesso si tratta di contravvenzioni e non di delitti; però, su questi aspetti - per così dire - più tradizionali...

FEDERICO CAFIERO DE RAHO, Sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli. Per configurare un falso in bilancio occorre svolgere tutt'altro tipo di indagine. Noi abbiamo accertato il fatto storico legato al trattamento di un certo quantitativo di rifiuti. Perché si possa configurare il reato di falso in bilancio, dovremmo cominciare ad acquisire la documentazione e, successivamente, effettuare accertamenti ed approfondimenti. Insomma, non è facile; sarebbe facile se esistesse la possibilità di configurare direttamente, attraverso il traffico dei rifiuti, un delitto. Del resto, non è facile nemmeno provare l'evasione perché, per farlo, il magistrato dovrebbe acquisire la documentazione ed accertare che l'evasione stessa superi una certa percentuale.

Presidente, non è facile provare niente. Quello del magistrato è un lavoro difficile, giustamente difficile perché a garanzia del cittadino. Ogni delitto, per essere provato, richiede un'istruttoria, un approfondimento, una fatica - mi scusi se utilizzo questo termine, presidente - notevolissimi. Quando poi tutto questo si moltiplica per mille, ci si accorge che sulle spalle di ciascun magistrato incombe un carico eccezionale. Allora, quando si riesce concretamente ad individuare un traffico di questo tipo, la cosa più semplice è ricondurlo, ad un'ipotesi di delitto, non un delitto di questo tipo, ma comunque collegato in qualche modo alla materia dei rifiuti, quale, appunto, il disastro ambientale o l'avvelenamento di acque. Per questo, la prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di acquisire gli atti, tutti gli atti prodotti presso le singole procure; su questi atti si sta svolgendo un ulteriore approfondimento, proprio al fine di individuare un delitto di questo tipo.

Se, avendo fortuna, riusciremo ad individuarlo, certamente procederemo con tempestività, nei limiti in cui ciò sarà possibile.

PRESIDENTE. La ringrazio e do senz'altro la parola al dottor Di Pietro.

LUCIO DI PIETRO, Sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia. Sono sostituto procuratore antimafia applicato alla direzione distretturale antimafia di Napoli con riferimento alle indagine relative al processo cosiddetto dei Casalesi. Sarei lieto se, in uno dei prossimi sopralluoghi in Campania, la Commissione facesse una visita in tribunale per verificare la massa di carte stipata in tre intere stanze...

PRESIDENTE. Sicuramente faremo una visita. Ciò che vorremmo capire è se, rispetto a questa massa di carte, disponiate di un numero di uomini sufficienti.

LUCIO DI PIETRO, Sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia. Le risponderò di qui ad un momento e e di questo aspetto vi parlerà, sicuramente meglio di me, il procuratore Cordova.

Questa massa di carte costituisce per noi, nel suo insieme, notitia criminis, composta da notitia criminis collegata a centinaia di omicidi, notitia criminis rifiuti, notitia criminis appalti, notitia criminis estorsioni, notitia criminis violenze ed intimidazioni di ogni tipo e, purtroppo, poiché la criminalità, nonostante i notevoli colpi inferti al clan dei Casalesi non cessa di operare... Anzi, dove lo Stato non intervenga allorquando la magistratura reprime (noi, presidente, facciamo opera di repressione e non di prevenzione: interveniamo sempre quando il reato è già stato commesso), ci troveremo dinanzi a soggetti che sostituiranno quelli arrestati.

Fatta questa debita premessa, debbo dire che le forze in campo - lo dirà meglio di me il procuratore di Napoli, poiché io sono applicato e non vorrei sostituirmi a lui, anche se posso basarmi sulla mia esperienza vissuta direttamente a Napoli - non sono bastevoli e oso dire che, anche se fossero incrementate, non sarebbero comunque . Evidentemente, ci troviamo in una situazione di assoluta emergenza.

Lei sa che per l'aumento del numero dei magistrati e per il conseguenziale reclutamento è necessaria una legge; si tratterebbe di spostare la cosiddetta coperta corta dai piedi alla testa e viceversa.

Naturalmente, condivido tutte le considerazioni del collega Cafiero. Vorrei tuttavia ricondurre il discorso ad un ambito più proprio. Credo che in questa sede si stiano enfatizzando i rapporti del NOE , pur ottimo (non critico assolutamente la polizia giudiziaria ma, anzi, la esalto), e della Criminalpol, nel senso di confondere tale rapporto con il fenomeno del trasporto, smaltimento e stoccaggio dei rifiuti urbani.

Presidente, mi preme dire che il rapporto del NOE (ripeto ancora una volta: ottimo) riguarda semplicemente il problema dei metalli, lo smaltimento dei residui di metalli. Lei sa, presidente (lo chiedo retoricamente, dal momento che lei lo saprà certamente meglio di me), quanti tipi e tipologie di rifiuti di diversa natura circolano su e giù per l'Italia? Anche se noi avessimo operato immediatamente con riferimento a questo rapporto, non avremmo quindi risolto assolutamente nulla, ma avremmo semplicemente impedito per un certo periodo di tempo che persone, poche persone, collegate alla camorra continuassero ad operare per trasportare lungo le dorsali tirrenica ed adriatica questo tipo particolare di rifiuti.

Se mi consente, presidente, credo che il discorso sia un po' riduttivo rispetto a quello che dovrebbe essere il vostro vero interesse; se fossi un commissario, mi interesserei, più che allo smaltimento, alle ditte autorizzate, allo stoccaggio, al trasporto, ai controlli amministrativi; mi interesserei, inoltre, dei problemi legati al ciclo del calcestruzzo, visto che certe cose sono potute accadere nell'inerzia totale degli apparati di controllo. Lei conoscerà sicuramente i monti Tifatini, tra l'altro visibili dall'autostrada, ed avrà potuto vedere gli sfettamenti assurdi, certamente operati non oggi ma immediatamente dopo il terremoto, allorquando flussi enormi di denaro caddero a pioggia sulla Campania e grandi opere furono date in concessione a persone che avrete potuto constatare essere state coinvolte in tangentopoli. Le opere sono state concesse in subappalto ad imprese camorriste; credo di non sbagliare nel momento in cui affermo che a Casal di Principe, su 18 mila abitanti, vi sono 3 mila imprese edili. Le montagne sono state sfettate per recuperare il pietrisco e per ricavare sabbia, necessarie per il calcestruzzo.

Signor presidente, credo che la questione vada affrontata in questi termini. Sulla base dell'indagine del NOE, nonostante il massimo impegno profuso dall'organismo di polizia giudiziaria e la nostra massima attenzione - mi si consenta di dirlo - possiamo affermare che c'è coinvolgimento dei clan dei Casalesi? E se sì, perché possiamo? Perché tutti i trasporti ed i siti di smaltimento erano collegabili, più o meno, a soggetti già inquisiti ed arrestati per camorra (camorra casertana e casalese) e anche perché altri soggetti erano collegati ai primi e gestivano cave e siti di smaltimento o società di trasporto.

Quando il NOE depositò presso di noi l'informativa (che non so se il procuratore Cordova intenderà consegnarvi), pensammo di condurre un'analisi per verificare, anche sotto il profilo grafico, in cosa consistesse il fenomeno. Presso la procura nazionale antimafia, quindi, svolgemmo un'analisi del testo NOE, anche ricorrendo a raffigurazioni che indicano perfettamente i percorsi ed i siti, nonché il modo in cui la camorra si sia attrezzata (visto che, immediatamente dopo un certo sequestro, ha già disponibile un diverso sito in altre parti d'Italia).

Se lei, presidente, esaminerà le tabelle riassuntive dell'indagine NOE, si renderà conto che il fenomeno riguarda certamente il casertano. Del resto, noi meridionali abbiamo una vocazione distruttivista dei nostri territori; la camorra, dal canto suo, ha in questo senso una vocazione ancor più forte perché monetizza la nostra disattenzione e l'assenza di cultura ambientale, che poi è prerogativa non solo dei meridionali ma, evidentemente, anche del legislatore se, come è vero, il delitto ambientale, al di là di talune ipotesi poco probabili di cui parlava il collega Cafiero, è di difficile configurazione. Insomma, il legislatore - non solo il magistrato - si deve inventare qualcosa!

Ripeto: il magistrato interviene quando tutto è già accaduto, arresta i colpevoli, ma sostituire oggi un camorrista ad un altro quando la struttura camorristica è ancora in piedi non è certo opera di difficile attuazione.

PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e do la parola ai colleghi che intendano porre domande.

CARMINE COZZOLINO. Ho ascoltato con estremo interesse gli interventi dei due magistrati nostri ospiti, con particolare riferimento alla possibilità di configurare l'ipotesi di delitto ambientale.

Vivo in una zona vicina a quella in cui operate, cioè nel territorio attraversato dal Sarno, che va da Solofra fino al mare. Si è parlato di delitto ambientale configurabile nei casi di avvelenamento di un corso d'acqua. Per quanto riguarda la mia zona, si registra una situazione di gravissimo avvelenamento, dimostrata anche da studi scientifici dell'OMS (non, quindi, soltanto dagli organi sanitari locali), con ripercussioni sulla salute pubblica e sull'economia, in particolare sul comparto della trasformazione dei prodotti agricoli. Definisco il Sarno come una discarica ad alimentazione continua che interessa oltre un milione di abitanti della Campania, in particolare le provincie di Avellino, Salerno e gran parte del napoletano (Pompei, Torre Annunziata, Castellamare) e crea molti problemi al turismo, ove si consideri che anche nei pressi dell'isola di Capri sono stati riscontrati fenomeni connessi all'inquinamento del Sarno che pure, di per sé, è piccola cosa, essendo un corso d'acqua lungo appena 26-28 chilometri.

Prego il presidente di convocare in questa sede tutti i magistrati delle procure competenti per territorio, con riferimento alle aree attraversate dal fiume Sarno, visto che nel caso specifico è sicuramente individuabile un'ipotesi di delitto ambientale. Tra l'altro, mi risulta che il NOE stia continuando a fare studi particolari su questa situazione specifica.

LUCIO DI PIETRO, Sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia. Credo di poter affermare con fondatezza che presso la procura della Repubblica di Nocera Inferiore è già in corso un'indagine specifica che, allo stato, ha già consentito di conseguire risultati discreti. Si tratta, anche in questo caso, di un'indagine complessissima.

PRESIDENTE. Il tema sollevato dal collega Cozzolino sarà senz'altro affrontato in ufficio di presidenza. La situazione del Sarno, così come altre più o meno analoghe, potrà costituire certamente oggetto di confronto in questa Commissione con tutte le procure interessate, a tutti i livelli, se non altro sotto il profilo di una raccolta dati che consenta di configurare il quadro delle emergenze e del degrado ambientale nonché della presenza della criminalità. Si tratta di un impegno molto ambizioso, che comunque possiamo assumere, anche partendo dalle considerazioni svolte dal collega Cozzolino.

CARMINE COZZOLINO. Vorrei sapere se vi sia motivo per ritenere che gli stessi problemi evidenziati per il casertano siano diffusi anche nell'agro sarnese-nocerino e nella parte nord del salernitano.

LUCIO DI PIETRO, Sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia. Credo di sì, ove si consideri che una delle discariche usate dai Casalesi è stata quella di Serre, in provincia di Salerno; si tratta di una discarica che, ovviamente sotto il profilo degli interessi malavitosi, ha funzionato abbastanza bene.

PRESIDENTE. Ringrazio i magistrati Cafiero De Raho e Di Pietro.

Passiamo ora ad ascoltare il procuratore Cordova.

Dottor Cordova, vorrei innanzitutto porle una domanda che si riallaccia all'attività della Commissione monocamerale di inchiesta della precedente legislatura, con riferimento ad indagini avviate all'epoca e delle quali ella è a conoscenza (penso, in particolare, al procedimento Avolio +19). Si tratta di indagini che riguardavano la possibilità, sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, di individuare siti nei quali erano stati depositati rifiuti pericolosi. Che evoluzione hanno avuto queste indagini?

AGOSTINO CORDOVA, Procuratore della Repubblica di Napoli. Se non ricordo male, sono stato audito dalla Commissione monocamerale di inchiesta della precedente legislatura nell'ottobre 1995. In quell'occasione avevo dato notizia di diverse indagini in corso, fra cui quella svolta in collegamento con le procure di Matera e di Reggio Calabria. In realtà, avevamo solo un caso del quale occuparci con riferimento ad una nave partita da Beirut ed approdata a La Spezia e che poi era stata sottoposta a controlli dai quali risultò che la stessa trasportava rifiuti tossici. Dopo due anni, la nave ha fatto scalo a Napoli per dirigersi verso Malta ma si arenò lungo le coste calabresi. Comunque, non è risultato alcunché o, almeno ufficialmente, non risulta che a Napoli abbia caricato o scaricato qualcosa.

Per quanto concerne gli altri traffici, il filone principale è quello sul quale credo i colleghi vi abbiano già riferito esaurientemente. Al momento stiamo ancora coltivando questo filone in maniera intensa e spero che entro breve tempo lo si possa portare a definizione.

A tale proposito - non so se posso permettermi di farlo - vorrei svolgere una considerazione, più che altro a scopi propositivi. E' ben noto alla Commissione l'alto profitto ricavato dal traffico illecito dei residui tossico-nocivi, alto profitto che consente la realizzazione di una specie di catena tra intermediatori, trasportatori ed imprese che curano lo stoccaggio di questo materiale. Se le imprese continuano a ricorrere allo smaltimento illegale, evidentemente i costi dello smaltimento legale sono ancora più elevati.

Un altro dato significativo è rappresentato dal fatto che quasi tutti questi rifiuti provengono dal nord Italia e, forse, anche dall'estero (Germania, Francia e Belgio). Per quale ragione i rifiuti provengono dal nord Italia e sono smaltiti nel centro-sud, in particolare nel sud? Evidentemente, in loco non vi sono discariche abusive. Le provincie dalle quali provengono i rifiuti sono essenzialmente quelle del Piemonte, della Lombardia, della Liguria, se non sbaglio, del Veneto (qualche ditta è di Reggio Emilia); i rifiuti, quindi, affluiscono anche nel Lazio ma soprattutto nel sud. Evidentemente - ripeto - ciò avviene perché nei luoghi di provenienza non vi sono discariche abusive o di tali dimensioni da consentire di smaltire i rifiuti prodotti. Senza generalizzare, dirò che, nel momento in cui i produttori si servono dei traffici illegali, gli stessi dimostrano di non avere molto senso civico. Da questa situazione, comunque, desumo che al nord vi sia un controllo maggiore e più efficace e, per converso, che il controllo sia minore e meno efficace al sud.

E' inutile ribadire che la gestione del traffico è nelle mani delle organizzazioni camorristiche facenti capo ai Casalesi; questi ultimi esercitano il controllo di quasi tutto il territorio non solo nel casertano ma anche altrove. Risulta da altri atti una notevole attività specie nel campo edilizio, che non sfugge al loro controllo. Vi sono persino consorzi per lo sfruttamento delle cave, più o meno forzosi o forzati, consorzi per la fornitura degli inerti o per l'esecuzione dei lavori, magari anche quelli che ufficialmente sono affidati ad altre ditte, a parte le tangenti. Pare che i patti fossero stipulati con le amministrazioni, con certe amministrazioni locali e che non si imponevano tangenti per lavori fino a 100 milioni mentre, oltre questo limite, le tangenti variavano dal 2 al 10 per cento a seconda che si trattasse di grandi opere pubbliche, di lavori stradali o fognari o di altro genere di lavori. A tutto questo si aggiunga l'inserimento delle ditte camorristiche nei lavori di una certa entità. Di questo abbiamo ampia dimostrazione anche a seguito delle principali operazioni che abbiamo effettuato in loco.

Se così stanno le cose, è chiaro che i controlli all'origine della produzione dei rifiuti sono utilissimi; tale tipo di controlli è effettuato al nord. I controlli riferiti allo smaltimento sono invece controlli a posteriori, a parte le difficoltà di identificare i soggetti che gestiscono i depositi abusivi. Sarebbero più utili i controlli sul trasporto tra nord e sud. A tale proposito devo dare atto di un'apprezzabile iniziativa della polizia stradale. Il comandante della polizia stradale di Napoli, generale Astizzu, sta predisponendo una serie di controlli lungo le autostrade mediante personale specializzato ed addestrato allo scopo e avvalendosi di mezzi idonei che spero saranno forniti. Resterebbero da controllare le strade provinciali. Credo, però, che allo stato il sistema più producente sia questo. Tra l'altro, non sono piccoli quantitativi, perché risulta trattarsi di contenitori di plastica di due tonnellate ciascuno, e quindi transitano sulle autostrade o sulle altre strade: è molto più facile intervenire durante il trasporto che in altri momenti, data questa situazione generale di carenza. Questo se non si volesse addivenire ad una soluzione migliore, organizzando il sistema di raccolta come per i rifiuti urbani, cioè imponendo una tassa a tutte le ditte produttrici: forse si spenderebbe di meno e si otterrebbero risultati più apprezzabili.

Proprio nelle indagini del procedimento n. 3615, che è quello principale concernente il gruppo dei Casalesi, che riguarda circa 1.300 inquisiti, è risultato qual è il sistema normalmente usato. Esistono ditte intermediatrici tra le imprese produttrici di rifiuti e le imprese che curano lo stoccaggio mediante le ditte trasportatrici. Ci sono coloro che si occupano dello smaltimento illegale, e tutto questo avviene attraverso il cosiddetto giro di bolle. Normalmente questi rifiuti vengono classificati, alla produzione, come rifiuti tossico-nocivi e affidati per lo smaltimento. Durante questo giro la qualificazione viene cambiata, e vengono classificati come rifiuti riutilizzabili. Quindi vanno a finire in vari posti, come cave quasi sempre abusive, sfruttate per l'estrazione della ghiaia e poi riempite di rifiuti; oppure, più semplicemente, vengono mescolati al terriccio ed interrati. Addirittura vengono frammischiati a materiali inerti per la produzione del calcestruzzo adibito anche alla costruzione di civili abitazioni, con enorme pericolo per i cittadini. Cito il caso dei fanghi del depuratore di Villa Literno, che addirittura sono usati per la concimazione dei terreni coltivati a cavolfiori, che sono immessi sul mercato.

Ho un appunto che posso lasciare alla Commissione su questo sistema di gestione. Mi riferisco sempre alle indagini compiute dal NOE e dal ROS dei carabinieri. I rifiuti provenienti dalle regioni del nord - e in particolare da Torino, Brescia, Novara, Reggio Emilia e Bologna - all'origine venivano convogliati presso la ditta Italbeton di Statuto Rodolfo, un personaggio colpito da provvedimento cautelare nella prima operazione nel casertano. Qui venivano mescolati ai materiali inerti usati per la produzione di calcestruzzo. Questa fabbrica fu sequestrata e i rifiuti, in attesa che fosse dissequestrata un'altra discarica, cioè quella di Serre in provincia di Salerno, furono dirottati presso la fonderia Castelli. Questa ditta era stata dichiarata fallita. Fu stipulato un contratto tramite persone collegate come al solito al gruppo dei Casalesi. Dal febbraio 1995 i rifiuti convogliati dalle varie regioni venivano stoccati presso questa fonderia. Una volta sequestrata la fonderia, i rifiuti, sempre in attesa del dissequestro della discarica di Serre, furono dirottati nelle regioni più disparate. Per esempio, a Capalbio, e abbiamo indicato quali erano le ditte: la MASIT, la Busisi rottami di Grosseto, la Trentavizi di Orvieto, la Ecoliner di Capranica, la raffineria Quartaccio di Fabbrica di Roma. Questi depositi furono sequestrati nell'ottobre 1995. Nel frattempo, era stata dissequestrata la discarica di Serre e i rifiuti furono fatti in essa confluire.

PRESIDENTE. Quindi, i rifiuti tornarono a Serre.

AGOSTINO CORDOVA, Procuratore della Repubblica di Napoli. Sì. Però quella discarica fu nuovamente sequestrata nel novembre 1995, e così i rifiuti finirono nella cava Masci in provincia di L'Aquila e in un'altra località. Nel dicembre 1995 furono sequestrati anche questi depositi, e i rifiuti furono inviati a Morcone, in provincia di Benevento, e poi a Villa Literno. Sequestrati anche questi depositi, i rifiuti furono dirottati a Tollo, in provincia di Chieti, a Chieti Scalo - erano delle "filiali" (definiamole così) della società SOGERI - e a Cepagatti, in provincia di Pescara. Anche queste discariche furono sequestrate nel marzo 1996.

Come si vede, c'è un ampia disponibilità per la gestione di questi rifiuti da parte di queste imprese: ripeto, imprese intermediatrici, imprese che curano il trasporto, imprese che curano lo stoccaggio e poi lo smaltimento abusivo dei modi cui ho accennato. Ripeto che queste indagini sono in via di conclusione. Credo che siano interessate ai sequestri circa quindici preture, in luoghi diversi, in relazione allo sviluppo delle indagini che sta svolgendo il NOE.

L'altro procedimento riguarda i cosiddetti laghetti, cioè dei bacini artificiali che si trovano a Castel Volturno. Tra i sistemi adottati...

PRESIDENTE. Sì, li abbiamo visti: sui laghetti sappiamo tutto.

AGOSTINO CORDOVA, Procuratore della Repubblica di Napoli. Questi terreni servono innanzitutto per estrarre abusivamente ghiaia, e la profondità di estrazione arriva fino alla falda acquifera; si creano così questi laghetti in cui poi vengono gettati contenitori metallici contenenti rifiuti tossico-nocivi. Qui le indagini non sono concluse, per la difficoltà di prelevare questi contenitori, dato il temuto inquinamento delle acque in cui sono immessi. Se interessa alla Commissione, posso lasciare l'appunto scritto che ho portato con me.

PRESIDENTE. Sì, è senz'altro utile.

Signor procuratore, non casualmente abbiamo voluto sentire prima i sostituti interessati alle indagini, anche per capire i problemi esistenti anche in termini di uomini. Le pongo allora una domanda retorica, anzi un'osservazione. Il quadro che abbiamo di fronte, come è stato ricordato dal dottor Cafiero e dal dottor Di Pietro, vede una grande difficoltà per questo tipo di indagini, in quanto è difficilissimo ipotizzare un reato da codice penale. Tant'è vero che l'orientamento è quello di ipotizzare l'avvelenamento delle acque o il disastro ecologico, che però sono figure di reato molto difficili da provare. Il legislatore conosce bene questa difficoltà: per quanto riguarda questa Commissione d'inchiesta, sono già terminati i lavori dell'apposito Comitato, ed è in discussione, nella Commissione in sede plenaria, un'ipotesi di introduzione del delitto ambientale nel codice penale.

Adesso vorrei focalizzare l'attenzione proprio sul casertano. Lei ha nominato il clan dei Casalesi. Questa Commissione ha avuto un'esperienza diretta sulla devastazione di quella zona. Prima ho parlato di degrado ambientale e sociale, dovuto soprattutto alla presenza dei Casalesi, in tanti settori: l'edilizia, le cave abusive...

AGOSTINO CORDOVA, Procuratore della Repubblica di Napoli. La pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. La pubblica amministrazione, ed anche la questione rifiuti. Prima ho sottoposto all'attenzione del dottor Di Pietro il problema relativo al modo in cui i rilevati della linea dell'alta velocità possono essere utilizzati per confinare rifiuti pericolosi.

AGOSTINO CORDOVA, Procuratore della Repubblica di Napoli. Su questo ha fatto dichiarazioni Schiavone. Credo che la Commissione abbia copia di quegli atti.

PRESIDENTE. Sì, lo abbiamo anche ascoltato.

AGOSTINO CORDOVA, Procuratore della Repubblica di Napoli. Dopo aver acquistato i terreni si estraeva la ghiaia e si riempivano le buche con i rifiuti.

PRESIDENTE. Sì, abbiamo ascoltato due collaboratori di giustizia in audizione. In questo quadro non è azzardato dire che, soprattutto nell'area casertana, anche se non soltanto in quella, questo sfascio ambientale e sociale è determinato dalla collusione tra interessi di imprese senza deontologia e della criminalità organizzata, che tranquillamente opera e condiziona, oltre che, probabilmente - non lo dico perché è qui lei -, con lo zampino della massoneria.

AGOSTINO CORDOVA, Procuratore della Repubblica di Napoli. Sono numerosi i personaggi aderenti.

PRESIDENTE. A fronte di questa situazione, la domanda retorica, o l'osservazione è che occorrono più uomini. Ho sentito con piacere dei 1.300 inquisiti. La prossima settimana si svolgerà una riunione congiunta fra gli uffici di presidenza di questa Commissione e della Commissione antimafia proprio sul tema Caserta. Sentiamo l'esigenza forte, che ci è stata richiamata dalle autorità di quel territorio, di una svolta in questo campo. La posso emblematizzare in una richiesta precisa. La procura di Napoli può, deve mettere a disposizione di queste indagini tanti uomini quanti ne servono a ripristinare, o a tentare di ripristinare in modo significativo, la presenza della civiltà, direi, prima ancora che dello Stato, in quel territorio.

Perché Sandokan (per parlare del personaggio emblematico) vive tranquillamente, e anzi si riproduce in quel territorio da anni e, nonostante le indagini, non si arriva all'arresto di questo personaggio? Pongo questa domanda in modo non provocatorio, ma per segnalare l'esigenza di un impegno molto forte in termini di risorse umane, intellettuali e di azione, senza le quali non solo il giro di rifiuti di cui si è parlato ma anche giri peggiori si realizzano. Questa è una richiesta che la Commissione avanza al procuratore di Napoli. Ho già interessato della materia il ministro dell'interno e so che vi è la volontà di istituire a Caserta una sezione del NOE, che sarebbe un primo passo. Vi è poi l'ordinanza che reistituisce i poteri del commissario di Governo. Si stanno compiendo passi significativi ai quali noi chiediamo si aggiunga un impegno forte e intenso di uomini. Ci dica lei, signor procuratore, ciò che questa Commissione può fare anche in questa direzione per affrontare con un impatto forte questa svolta che è assolutamente necessaria in quest'area così tormentata del nostro paese.

AGOSTINO CORDOVA, Procuratore della Repubblica di Napoli. Il gruppo dei colleghi che si occupa del territorio casertano è stato progressivamente aumentato. Da tre sono diventati sette. Tenga presente, presidente, che il numero di sostituti procuratori della DDA è di ventidue: quindi, quasi un terzo dei colleghi si occupa dell'area casertana. Allo stato non credo di poterne assegnare di più, per le note difficoltà in cui si trova l'ufficio, dal momento che in tutto il territorio vi sono situazioni consolidate di illegalità e non possiamo far finta di non vederle. Doverle affrontare, sia pure graduando le priorità, ma tutte entrano nella stessa fase...

PRESIDENTE. Mi permetta la brutalità: ci può dire quali potrebbero essere le esigenze, anche in termini di organico, per riuscire, tenendo conto dell'ampia gamma di crimini che si consumano in Campania, a dare una risposta...?

AGOSTINO CORDOVA, Procuratore della Repubblica di Napoli. Occorrerebbero almeno dieci sostituti procuratori da adibire a tempo pieno soltanto alle indagini sul casertano. E i colleghi vi possono dire come, a parte queste indagini, sono oberati dalle udienze. Se vi sono procedimenti di vaste dimensioni che già hanno avuto esito dibattimentale, ed i colleghi Cafiero e Di Pietro hanno gestito la fase delle indagini, necessariamente devono presenziare al dibattimento. Ho fatto un calcolo per tutti i sostituti degli uffici: tra udienze varie davanti al GIP, al GUP, al tribunale e alla corte d'assise, rimangono solo due giorni alla settimana da dedicare alle indagini, comprese le domeniche e i giorni festivi. La situazione è questa.

PRESIDENTE. La pregherei allora di far pervenire alla Commissione, assieme ai sostituti qui presenti, una proposta. Le assicuro che questa Commissione si farà interprete autorevole di questa esigenza presso il Governo.

AGOSTINO CORDOVA, Procuratore della Repubblica di Napoli. Lo faremo immediatamente, però voglio far presente che queste esigenze le abbiamo da tempo, innumerevoli volte e inutilmente prospettate. Non si può contrastare e arginare, non dico debellare, la criminalità di natura camorristica con i mezzi a nostra disposizione. Ma fatto sta che gli organici dei magistrati della procura sono stati aumentati, sulla carta, di appena tre unità, quando ne sarebbero occorse molte di più. Il personale di segreteria è in diminuzione. Addirittura, sono stati ridotti i fondi per il lavoro straordinario. L'anno scorso sono stato costretto ad invitare i colleghi a non trattenersi in ufficio oltre le ore 17, perché così facendo qualcuno della segreteria o dei commessi doveva restare in ufficio: poiché costoro avrebbero superato il normale orario di straordinario, non sarebbero venuti, durante l'orario ordinario, il giorno successivo. Poi abbiamo avuto altri problemi: in pratica, il sabato l'ufficio è quasi chiuso e si sbrigano solo gli affari urgenti. Lo stesso vale per le forze di polizia giudiziaria. A parte, poi, gli inquinamenti, non solo nel campo della pubblica amministrazione in senso lato, ma anche in quello degli organi di polizia giudiziaria. Nell'operazione "Spartacus" molti appartenenti alle forze dell'ordine sono stati arrestati per collusione: sette comandanti di stazioni dei carabinieri nel casertano.

Per quanto riguarda la cattura dei latitanti, non so se è a sua conoscenza che, all'ingresso di ciascun centro urbano, ci sono le vedette della camorra che, ad ogni movimento sospetto, avvisano i loro referenti. La situazione è tale che chiunque dei personaggi appartenenti alla camorra trova ospitalità in qualsiasi abitazione (per non parlare dei bunker sotterranei). Quindi, è difficilissimo coglierli di sorpresa, anche se diversi latitanti sono stati catturati. E' un problema di controllo del territorio, che dovrebbe essere presidiato in maniera stabile. Occorrerebbe adottare tutta una serie di misure radicali in modo da far tornare il senso della legalità in testa alla gente.

Credo che i colleghi vi abbiano parlato della scarsa efficacia deterrente della pena. In materia ecologica sono solo contravvenzioni. Poi, se dobbiamo parlare del futuro, posso dire che siamo in uno stato di quasi paralisi. Se vuole, presidente, le posso mostrare gli atti più volte esibiti sia alla Commissione antimafia sia al Ministero sia al Consiglio superiore, per dare la misura della situazione. Senza entrare nel merito della riforma, mi limito a dare atto che, quando verrà attuata l'unificazione delle due procure, la procura circondariale apporterà, se non sbaglio, 1 milione e 200 mila fascicoli, di cui circa 400 mila in attesa di iscrizioni. Hanno difficoltà maggiori delle nostre. Ma questo significa la paralisi totale dell'ufficio, anche perché, con la riforma del giudice unico, laddove si mandava un PM davanti ad un collegio se ne dovranno mandare tre davanti a tre giudici monocratici, salvo la soluzione molto parziale dei viceprocuratori onorari. Di questo bisogna tenere conto.

Stando così le cose, non si sopperirà a questa assoluta inadeguatezza di uomini e mezzi. Dubito che la situazione possa migliorare, nonostante noi facciamo tutto il possibile, ed anche di più, per evitare che ciò avvenga. Comunque, fornirò un quadro completo della situazione.

PRESIDENTE. La ringrazio. Sarà utile alla Commissione per cercare di agire come può, dato che siamo convinti che non si tratta di debellare, ma di non poter accettare la situazione così com'è. Noi abbiamo individuato l'area del casertano: ci sono anche altre aree, in Italia, soggette ad un controllo quasi feroce della criminalità organizzata, ma la nostra riflessione è che quella casertana, se dovessimo fare una sciocca graduatoria, ha l'oscar negativo.

AGOSTINO CORDOVA, Procuratore della Repubblica di Napoli. Sì, questo perché sono situazioni che si tramandano e si sono consolidate e stratificateed è difficile rimuoverle. Lei sa che noi avremmo pronti gli atti per presentare richieste varie in ordine a circa cento omicidi. Voglio dire che abbiamo gli elementi, le fonti di prova per poter intervenire su circa cento omicidi, ma non possiamo farlo per la mancanza materiale del tempo necessario per predisporre le richieste. Siamo a questo punto: a meno che non si stabiliscano delle priorità. Ma questo è un principio che io reputo pericolosissimo, perché se si introduce il principio della priorità secondo criteri personali di chi dirige l'ufficio, o di chi gestisce le indagini, da questi criteri soggettivi poi si può passare a valutazioni assai pericolose. Sono nettamente contrario.

PRESIDENTE. No, infatti, io sto parlando di un'altra priorità.

AGOSTINO CORDOVA, Procuratore della Repubblica di Napoli. Parlo di priorità all'interno dell'ufficio.

PRESIDENTE. Sì, è chiaro. Noi, come Parlamento, possiamo assumere questa priorità, e la stiamo assumendo. Ho citato prima la riunione congiunta degli uffici di presidenza della Commissione antimafia e della nostra Commissione. Stiamo assumendo la priorità di un intervento dello Stato (uso questa parola un po' generica, ma sufficientemente sintetica e rappresentativa) per affrontare in modo determinato e deciso quella che deve essere una vera e propria svolta nel casertano verso il ripristino della legalità.

AGOSTINO CORDOVA, Procuratore della Repubblica di Napoli. Tenga presente che l'ufficio sulla carta consta di 69 sostituti, un terzo dei quali è adibito alla DDA; un terzo dei sostituti della DDA, con l'apporto della Procura nazionale, è adibito all'area casertana. Non voglio fare statistiche sulla base dei provvedimenti cautelari, ma solo per l'operazione "Spartacus" ve ne sono stati circa 300.

LUCIO DI PIETRO, Sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia. Complessivamente, considerando quelli che abbiamo in corso, sono oltre 500.

PRESIDENTE. Sì, sono d'accordo, non è una questione numerologica. Si tratta di associare ai numeri una presenza incisiva che cominci a far capire che l'aria cambia.

LUCIO DI PIETRO, Sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia. Se il procuratore mi consente, vorrei precisare una cosa. Quando parliamo di richieste di misura cautelare, ci riferiamo alla scrittura di 1.000-1.500 pagine. Non è che si fa una richiesta di misura cautelare in tempi brevi: si tratta di motivarla punto per punto, anche perché con il nuovo codice di procedura penale, essendo tutto orale e dato che i dibattimenti si faranno a scadenze molto lontane, se non si fissano dei paletti subito, con dei ricordi immediati, quando si svolgeranno i processi non si avrà più contezza di ciò che è stato fatto. Dico senza nessun interesse personale, essendo io soltanto applicato all'ufficio (perché il mio ufficio è la Direzione nazionale antimafia), che la situazione sta diventando drammatica. Il procuratore potrà confermare che la procura di Napoli quasi ogni giorno sforna una misura cautelare nelle materie più disparate. Quando si sarà esibito il cosiddetto fatturato, nessuno potrà dire nulla. Speriamo che ci si dia la possibilità di fare di più.

Spesso con il procuratore abbiamo discusso della necessità di effettuare un input forte su Caserta, perché noi per primi ci rendiamo conto, essendo esperti in materia delinquenziale del casertano, che è necessario bilanciare le forze. Presidente, se le rappresentassi il ruolino di marcia di udienza del collega Cafiero, vedrebbe che le indagini può farle soltanto...

PRESIDENTE. Avete rappresentato chiarissimamente la drammaticità della situazione.

FRANCO GERARDINI. Vorrei rivolgere una breve domanda, innanzitutto prendendo atto del grande lavoro che si sta portando avanti in queste zone che purtroppo sono in primo piano nella lotta contro il crimine ambientale. Credo che dobbiamo dare tutto il nostro appoggio, come Commissione parlamentare, perché al più presto si introduca il delitto ambientale nel codice penale, per dare gli strumenti per operare in maniera incisiva contro la criminalità. Si tratta degli strumenti di cui da tempo si denuncia la mancanza.

Desidero porre una sola domanda. Il procuratore Cordova ha parlato di un sistema efficientissimo di produzione di crimini contro l'ambiente ed anche di un certo "turismo" dei rifiuti, in particolare in aree limitrofe alla regione Campania. Si faceva infatti riferimento ad alcune indagini che riguardano Cepagatti in provincia di Pescara, Cala dei Marsi in provincia di L'Aquila, Tollo in provincia di Chieti, che sono comuni dell'Abruzzo. Questo fenomeno di propagazione del crimine relativo allo smaltimento illegale ed abusivo quali strumenti usa per allocare i rifiuti nei vari siti? Vi sono, cioè, per esempio, organizzazioni criminali fiancheggiatrici rispetto a quelle che operano storicamente, come avete detto voi stessi, nel casertano ed in altre aree della Campania, oppure vi sono fatti casuali in ragione di situazioni ottimali che si determinano per la disponibilità di un sito o lo scarso controllo di un'amministrazione comunale?

I fenomeni di propagazione concernono l'allargamento della famiglia criminale che opera sul territorio, oppure vi sono strumenti casuali che si trovano in altre aree e vengono utilizzati per lo smaltimento abusivo? In fin dei conti, l'Abruzzo, che visiteremo fra breve, è in questo momento a rischio proprio perché vi sono forti realtà di smaltimento abusivo, oppure è una regione che presenta problemi dal punto di vista della presenza della criminalità organizzata?

AGOSTINO CORDOVA, Procuratore della Repubblica di Napoli. Concorrono tutti e tre gli elementi che lei ha indicato. Innanzitutto, le organizzazioni camorristiche hanno collegamenti in tutta Italia ed all'estero; esse si vanno espandendo e questo è uno dei mezzi che contribuisce alla loro espansione nei vari siti attraverso collegamenti con organizzazioni criminali del posto. Naturalmente, nello scegliere i siti, per esempio in Abruzzo, si tiene anche conto delle caratteristiche del terreno. E' quindi una scelta oculata, secondo me, a seconda del territorio che offre maggiori possibilità di smaltimento illegale, dove si creano gli agganci; ed abbiamo dimostrazione di quanto sto dicendo.

Ovviamente, se in un determinato comune l'amministrazione locale tiene gli occhi aperti e sorveglia tutto ciò che accade, ci si guarda bene dall'operare in quella località. Quindi, a mio avviso, ripeto, concorrono tutti e tre gli elementi. D'altra parte, se si dà un'occhiata all'elencazione nella nostra breve relazione, si constata che, quando si sequestra una discarica abusiva, se ne crea immediatamente un'altra altrove. E' un fenomeno dilagante: a parte i problemi creati alle organizzazioni dall'attività di polizia giudiziaria, vi sono anche problemi di saturazione. Non dico che la Campania sia del tutto satura, ma quasi; quindi i rifiuti vengono convogliati verso altre regioni, fino alla Calabria.

Per quanto riguarda l'altra piccola appendice, per dimostrare quale sia l'attività dell'ufficio in relazione a quanto riferiva il collega Di Pietro, posso dire che prima ancora che il tribunale di Napoli avesse competenza distrettuale (quindi, quando la competenza per il riesame era solo circondariale) trattava più istanze di riesame che i tribunali di Milano, Torino, Roma e Palermo messi insieme; essendovi tante istanze di riesame, non dico che ognuna corrispondesse ad un provvedimento cautelare ma quasi, anche perché le istanze ripetitive ci sono a Napoli come negli altri tribunali. L'altro dato è quello dei processi di criminalità organizzata: Napoli è seconda solo a Roma per numero di procedimenti, ma è prima in assoluto per i procedimenti di criminalità organizzata di natura mafiosa (nella specie, camorristica). L'organico che abbiamo, quindi, è assolutamente inadeguato, se si vuole contrastare in maniera globale la criminalità sul territorio. Più di questo non possiamo fare e ben presto, ripeto, dopo l'attuazione della riforma, potremo fare ancor meno.

GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Desidero soltanto un chiarimento. Siccome durante le nostre audizioni ricorrono spesso i termini "sequestro" e "dissequestro", che voi stessi avete oggi adoperato, vorrei sapere: quando si arriva alla fase del dissequestro, la discarica abusiva, soprattutto quella con rifiuti tossici e nocivi, a chi viene affidata? Vi è una bonifica, se ne occupa l'autorità giudiziaria? Che fine fa la cava dismessa carica di rifiuti tossici? Non sono mai riuscito a capire come venga risolto questo problema: nella precedente legislatura, presentai un'interrogazione, perché mi fu riferito che la Karen B fu prima sequestrata e poi dissequestrata dall'autorità giudiziaria; chiesi a vari ministri che fine avesse fatto la Karen B, ma nessuno rispose alla mia interrogazione.

Desidero quindi sapere cosa avviene di questi siti ormai compromessi, credo irrimediabilmente, dal punto di vista della contaminazione da rifiuti tossici e nocivi.

AGOSTINO CORDOVA, Procuratore della Repubblica di Napoli. Per quanto riguarda questo aspetto, faccio presente che si tratta di reati di competenza della pretura, quindi la situazione viene gestita dalla pretura. D'altra parte, la confisca di questi rifiuti è obbligatoria soltanto in base all'ultima legge.

GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Questo anche quando si tratta di delitti e non di contravvenzioni?

LUCIO DI PIETRO, Sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia. Il collega Cafiero ha prima ben spiegato che è estremamente raro, se non addirittura impossibile, che si proceda per i delitti attualmente previsti dal codice penale (il disastro, l'avvelenamento eccetera); allora, praticamente, seguiamo i filoni dei reati di pretura, che sono contravvenzionali, per cercare di trarre da essi materiale per procedere contro il delitto di associazione di stampo mafioso.

Non vorrei peraltro che, anche se oggi è prevista la confisca, mentre prima non lo era, si facesse come per i beni dei mafiosi (aziende, industrie eccetera). Lo Stato, al riguardo, si deve attrezzare, poiché sappiamo bene che oggi le aste vanno deserte e le aziende tornano indietro a prezzi molto inferiori. Credo che lo stesso possa avvenire anche nel caso della confisca di aree, a mezzo di prestanome o in altro modo; quando vi è l'intimidazione mafiosa, lo Stato dovrebbe essere in grado di gestire direttamente queste evenienze, perché la confisca lascerebbe presumere che lo Stato acquisisca il bene e lo usi. Questo però non avviene; comunque, al riguardo, ritengo che potrà essere più preciso il collega Ceglie, che è della procura circondariale per cui segue più da vicino lo specifico tema.

PRESIDENTE. Possiamo forse mitigare la visione pessimistica, perché indubbiamente la questione delle bonifiche è affrontata dal decreto legislativo Ronchi e deve esservi l'azione dei comuni interessati al luogo disastrato.

LUCIO DI PIETRO, Sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia. Forse non mi sono spiegato bene: non vorrei che lo Stato ci rimetta anche con la bonifica, attraverso i comuni, e poi che l'acquisizione vada in mano alla camorra. Ricordo benissimo che nel 1983 (si scusi il paragone, che però può essere calzante), nel procedere contro l'allora più forte organizzazione camorrista esistente in Campania, facente capo al noto Raffaele Cutolo, sequestrammo il castello mediceo di Ottaviano, che era gestito da una società di imprenditori prestanome del Cutolo; ebbene, scoprimmo addirittura che lo Stato contribuiva con finanziamenti alla ricostruzione del castello (che mai avrebbe dovuto essere nelle mani di Cutolo) per i danni causati dal terremoto. Se prendiamo in considerazione queste "barzellette", ci rendiamo conto che il problema deve essere risolto.

PRESIDENTE. Insisto nel voler mitigare questa visione, perché, a mio avviso, è banale che la gran parte delle bonifiche sarà inevitabilmente a carico dei cittadini, a meno che non esista, con sentenza passata in giudicato, l'individuazione di una responsabilità precisa dell'inquinamento, ammesso che a ciò possa corrispondere una rivalsa sui beni.

Di conseguenza, non mi stanco di fare presente - ma non siete voi gli interlocutori a questo riguardo - che il Governo (lo Stato è un concetto un po' generico) dovrà pensare a tale problema, che in termini di risorse economiche, organizzative, tecnologiche è colossale per come è stato trattato il nostro territorio. Purtroppo, una forte mancanza di senso civico ha portato ad un degrado tremendo di molte parti del nostro territorio: se riusciremo ad individuare i responsabili, forse questi potranno anche pagare; siccome però ritengo che ciò sarà molto difficile e non rappresenterà se non una parte estremamente minoritaria dei casi, la gran parte delle bonifiche dovrà richiedere l'intervento del Governo centrale e dei governi regionali.

LUCIO DI PIETRO, Sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia. Presidente, mi consenta un'ultima chiosa: perché, per esempio, non pensare, naturalmente nella sede competente (quella legislativa e non giudiziaria), all'ipotesi americana nella quale la responsabilità penale per lo specifico settore non è soltanto personale? In Italia è prevista solo la responsabilità personale del soggetto individuato, con le ovvie conseguenze di carattere interdittivo, amministrativo eccetera in capo allo stesso soggetto; in America, invece, nello specifico settore dei rifiuti, si colpiscono le società, con le inevitabili conseguenze di natura interdittiva ed amministrativa. Questa, per esempio, potrebbe essere una strada; non so se rendo l'idea.

PRESIDENTE. Sì, lei rende l'idea e sicuramente potremo tenere conto di questo suggerimento. Tuttavia, le faccio presente che, se guardiamo al pianeta rifiuti, il bassissimo livello, l'estrema arretratezza del nostro paese consente con molta difficoltà l'individuazione di società a cui poter fare riferimento per un'azione di risarcimento. Se da questo punto di vista fossimo una società più avanzata, il suo discorso avrebbe sicuramente una valenza superiore; ciò non vuol dire che in qualche caso non possa funzionare. In ogni modo, il raffronto non solo con l'America ma anche con molti Stati europei non ci fa andare molto lontano.

LUCIO DI PIETRO, Sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia. Abbiamo preso forse la parte peggiore degli americani, il codice del 1989.

PRESIDENTE. Ringrazio i magistrati presenti, ai quali sottolineo che, di fronte alla situazione difficile e drammatica di cui abbiamo discusso, considerate le difficoltà che avete denunciato, vi dovrà essere un impegno molto forte sull'area casertana da parte di chi è chiamato ad intervenire: Governo, Parlamento e naturalmente magistratura.

 

Comunicazioni del presidente.

PRESIDENTE. Comunico che mercoledì prossimo, 18 febbraio 1998, alle 14, è prevista una riunione congiunta degli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, della nostra Commissione e della Commissione antimafia.

Comunico che giovedì 19 febbraio 1998, alle 14, la Commissione ascolterà alcuni magistrati delle procure di Santa Maria Capua Vetere, palermo e Torino.

La seduta termina alle 15,45.

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