CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICA

COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA

SUL CICLO DEI RIFIUTI E SULLE ATTIVITA'

ILLECITE AD ESSO CONNESSE

49.

SEDUTA DI GIOVEDI' 2 LUGLIO 1998

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MASSIMO SCALIA

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori. *

Audizione del dottor Luciano Padula, sostituto procuratore della Repubblica di Monza. *

Seguito dell'esame ed approvazione della proposta di relazione relativa alle regioni Liguria e Piemonte. *

Comunicazioni del presidente. *

 

La seduta comincia alle 14.10.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

 

Sulla pubblicità dei lavori.

 

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che la pubblicità della seduta sia assicurata anche attraverso gli impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

 

Audizione del dottor Luciano Padula, sostituto procuratore della Repubblica di Monza.

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sostituto procuratore della Repubblica di Monza, dottor Luciano Padula, che ringrazio per la sua presenza.

Sintetizzo schematicamente le ragioni dell'interesse della Commissione per l'inchiesta di cui il dottor Padula è titolare. Sappiamo che oggetto dell'inchiesta è un'area nel comune di Paderno Dugnano nel milanese nella quale Enirisorse, subentrata ad altro gestore, ha continuato nell'attività svolta dal precedente proprietario, cioè nell'utilizzare l'area come discarica impropria, e comunque fuori norma, per rifiuti di varia tipologia, non esclusi rifiuti pericolosi, in particolare metalli pesanti. A seguito di questa situazione credo ci sia stato un provvedimento di sequestro da parte dell'autorità giudiziaria, anche perché l'Enirisorse oltre a questo smaltimento illegale in area propria avviava parte di questi rifiuti alla società Ecodeco a Pavia. Quest'ultima, a sua volta, è stata trovata non in regola perché, pur avendo fatto la comunicazione di inizio attività ed avendo avuto un'autorizzazione per l'esercizio, la gestione e lo smaltimento di un certo tipo di rifiuti, in realtà non operava secondo quanto dichiarato. Da qui un provvedimento di sequestro anche nei confronti di questa società.

Vorrei che il dottor Padula illustrasse quanto l'autorità giudiziaria ha conosciuto nel corso dell'inchiesta con l'avvertenza che, qualora ci fossero parti per le quali fosse opportuno mantenere la riservatezza, la Commissione procederà in seduta segreta. Le raccomando però, come è prassi della Commissione, che il maggior numero di informazioni possa essere diffuso in regime di pubblicità e che l'eventuale segretezza sia riservata a poche e circostanziate parti.

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Non è facile delineare in poco tempo, e soprattutto ad inchiesta giudiziaria aperta, le caratteristiche fondamentali di questo procedimento, anche perché l'impostazione accusatoria di fondo è già oggetto di verifica da parte di vari giudici del riesame. Non essendo agevole mettere l'interlocutore nelle condizioni migliori per comprendere il fenomeno, ritengo opportuno delinearne le caratteristiche fondamentali e restare a disposizione per integrazioni e chiarimenti sui punti che si ritengano meritevoli di approfondimento. L'inchiesta dura dal febbraio 1998 e non è ancora terminato l'esame documentale, che costituisce uno dei mezzi di prova fondamentale per questo tipo di indagine, quindi non può bastare un pomeriggio per trattare tutti i problemi.

Si può cominciare delineando la tipologia di rifiuto interessata da queste varie attività illecite: il mix di ebanite. Ci sono anche altri rifiuti, ma la parte basilare dell'indagine ruota intorno a questo tipo di rifiuto e questo già rappresenta un grande problema perché si tratta di stabilire se tale rifiuto sia o meno pericoloso. Non che dalla qualificazione debba necessariamente discendere la suscettibilità o meno dell'ipotesi di reato, perché, per esempio l'articolo 51, comma 1, lettera a) punisce anche lo smaltimento e lo stoccaggio illecito del rifiuto non pericoloso; però, dato che vi sono varie attività criminose, tra cui la miscelazione, punite solo nel caso in cui riguardino rifiuti pericolosi, l'impostazione accusatoria è sempre stata tesa a dimostrare che questo rifiuto è pericoloso.

Il problema nasce dal fatto che nell'elenco allegato al decreto Ronchi non è contenuta la dizione "mix di ebanite"; da qui lo sforzo interpretativo volto a dimostrare che si tratta di un rifiuto pericoloso per le sue caratteristiche intrinseche di elevata tossicità.

PRESIDENTE. Lei naturalmente si sarà avvalso di un collegio peritale di esperti per assistere alla relazione giudiziaria. E' verosimile che nell'allegato tecnico di un decreto non siano contenuti tutti i tipi di rifiuti, però esistono i singoli componenti del mix di ebanite ed i livelli di concentrazione ammessi dai quali un chimico potrebbe dedurre il livello di pericolosità della miscela.

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Il problema è che anche la giurisprudenza si è pronunciata in un solo caso, con la Corte d'appello di Torino, in senso favorevole all'estensione di questo elenco, mentre la Cassazione ha ritenuto che qualsiasi rifiuto non espressamente indicato non possa essere considerato pericoloso. Vero è che ho avuto pronunce favorevoli dal riesame di Milano e di Crotone, che hanno ripristinato il vecchio sistema di inquadramento del rifiuto sulla base dell'analisi dei componenti. Infatti adesso teoricamente l'analisi non dovrebbe valere più, perché il rifiuto dovrebbe essere valuto in base alla sua classificazione negli allegati.

PRESIDENTE. La denominazione mix di ebanite viene data dal produttore?

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Sì, e per la prima volta si rinviene in un atto ufficiale, precisamente nel decreto ministeriale del 5 febbraio 1998, che il mix di ebanite viene qualificato come rifiuto non pericoloso, nonostante le sue componenti siano indicative di un'elevata tossicità. Sia il magistrato inquirente sia i giudicanti interessati si sono preoccupati di dare interpretazioni volte a dimostrare che questo rifiuto può essere ricondotto nell'allegato, inquadrandolo come accumulatore al piombo. Infatti, il mix di ebanite è il prodotto che deriva dalla frantumazione delle batterie esauste; se è pericoloso l'accumulatore, ci si chiede perché debba cessare di essere pericoloso un rifiuto derivato dalla lavorazione di queste batterie e che mantiene la componente che rende pericolosi gli accumulatori, ovverosia il piombo, che è appunto il metallo pesante che rende pericoloso il rifiuto. Altri giudici e altri analisti hanno ritenuto di rapportare questo rifiuto alla categoria 60405, quella di altri rifiuti contenenti comunque metalli pesanti.

Quello che sicuramente non sembra concepibile e accettabile è la qualificazione data dalle ditte interessate, le quali hanno qualificato il rifiuto come plastica (categoria 170203). Questo perché il rifiuto ha una composizione molto eterogenea, e anche difficilmente analizzabile; in questo senso sono state fatte analisi diversificate in funzione della ubicazione - sulla superficie, all'interno del cumulo, in prossimità del terreno - dei trattamenti che va a subire. Non è facile; certo è che pressoché in modo unanime si è arrivati a ritenere che la percentuale di ebanite, quella che rende piombosa la sostanza, è pari all'85 per cento contro il 15 per cento di plastica, per cui non si può sussumere dalla mancanza di una denominazione espressa in una categoria in modo assolutamente improprio ...

PRESIDENTE. Mi scusi, mi viene fatto ricordare opportunamente che l'allegato I del decreto legislativo come modificato a novembre impone di fare dei test, per cui basta vedere se uno degli elementi che compongono la miscela presenti caratteristiche di pericolosità. Se poi addirittura abbiamo una composizione dell'85 per cento ...

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Attenzione, l'85 per cento di ebanite, perché poi le percentuali di piombo...

PRESIDENTE. Se metto insieme un componente cancerogeno, del benzene o delle ammine - questa è una situazione tipica da rifiuti - in assenza di uno smaltimento corretto dei rifiuti, indipendentemente dal fatto che si produca una cosa cui dà un nome, in una discarica gestita in maniera scorretta si può trovare un mix di rifiuti in cui sono presenti benzene, ammina ed altri cancerogeni. Anche se questa roba si trova in un'unica matrice, è sufficiente cogliere la presenza di uno di questi elementi; francamente mi riesce difficile capire l'orientamento della Corte di cassazione, che mi sembrerebbe in contrasto con l'allegato di cui le sto parlando. E' ovvio che non è possibile fare l'elencazione di un numero indefinito di rifiuti pericolosi; attraverso i test è possibile definire la pericolosità. Non vorrei che la pronuncia della Cassazione cui lei faceva riferimento fosse anteriore all'8 novembre 1997.

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Con questo decreto ministeriale è intervenuto un atto normativo che ha classificato espressamente il rifiuto come non pericoloso.

PRESIDENTE. Posso banalmente farle presente che purtroppo talvolta atti normativi possono entrare in contraddizione tra di loro.

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Continuando la mia illustrazione, l'impostazione accusatoria è quella per la quale questo è un rifiuto pericoloso, come tale assoggettato alla normativa di cui all'articolo 51 sui rifiuti pericolosi.

Le attività connesse poste in essere sono diversificate perché vi sono ipotesi in cui si ha uno stoccaggio abusivo, illecito, nel senso che è stato fatto in spregio in generale delle norme ambientali. Per esempio, l'ENI Risorse avrebbe stoccato una parte di questi cumuli direttamente a contatto del terreno e non su un basamento come prescritto, con gli ovvi rischi di inquinamento della falda acquifera; sotto questo aspetto posso confermare che la consulenza ancora in corso, quella principale, è volta a scongiurare che effettivamente non vi siano state infiltrazioni nel terreno sottostante.

Altre ipotesi di illecito sono lo smaltimento illecito, nel senso che è stato realizzato in difetto di autorizzazione. Questo è accaduto in seguito alla cessazione dell'attività da parte di ENI Risorse in favore di altre società, in particolare di ECOBAT, in mano americana, e City Industrie; è rimasto un quadro autorizzatorio estremamente confuso ed incerto, al punto che la stessa regione, a inchiesta giudiziaria aperta, - lo ripeto - ha ritenuto opportuno indire una conferenza dei servizi per rivedere tutto il contesto autorizzatorio.

L'ipotesi accusatoria è che l'ENI risorse ha ceduto l'attività a queste due ditte, per i metalli piombosi alla ECOBAT, per quelli non ferrosi alla City Industrie. Questi subingressi sarebbero avvenuti per la ECOBAT nel marzo 1996 e per la City Industrie nell'agosto 1996; tuttavia, la volturazione dell'annesso atto autorizzatorio per ECOBAT è intervenuta soltanto nell'ottobre 1997, per City Industrie non è mai avvenuta. Pertanto, all'atto dell'accertamento del febbraio 1998 ci siamo trovati davanti a City Industrie, la quale operava in virtù di una autorizzazione che non era stata volturata in suo favore, quindi in assenza totale di autorizzazione, e ad ECOBAT, la quale operava con una autorizzazione peraltro limitata a 2 mila metri cubi contro i 75 mila che facevano prima capo ad ENI Risorse, stoccando in realtà 13.700 metri cubi. Ecco un altro tipo di illecito: la presenza dell'autorizzazione, ma il superamento dei limiti (siamo nella fattispecie di cui al quarto comma).

Ovviamente, ENI Risorse, stante la dismissione dell'attività, si è trovata a dover gestire enormi quantitativi di sostanze - complessivamente dovrebbero aggirarsi attorno ai 150 mila metri cubi sparsi in Italia - senza preoccuparsi, secondo l'ipotesi accusatoria, di smaltirli nel rispetto della normativa vigente. Avrebbe trovato degli escamotage per disfarsi di questo rifiuto nel senso stretto del termine - non sapeva più che farsene - ed ottenere questo risultato con il massimo risparmio di spesa. In particolare, avrebbe interessato la Ecodeco su Pavia e la ditta Lombardo su Marcianise per effettuare una attività di miscelazione di questo rifiuto. Infatti, così come è, deve essere conferito in una discarica di seconda categoria C, mentre una volta miscelato può essere inviato anche nelle discariche di categoria inferiore, con evidente risparmio di spesa; per essere sintetico, il prezzo al chilo dello smaltimento presso una categoria 2C è di 605 lire, mentre nella seconda categoria B è di 200 lire; vi è quindi un risparmio di 400 lire che moltiplicato per varie tonnellate dà un risparmio di miliardi.

Come ho detto, questa miscela di ebanite è frutto dell'attività di frantumazione delle batterie esauste; queste sono evidentemente prodotte su tutto il territorio nazionale e vengono raccolte in Italia in due centri, quello di Paderno Dugnano per il nord e quello di Marcianise per il sud. ENI Risorse avrebbe architettato questo disegno criminoso per miscelare illecitamente il prodotto del nord su Pavia e del sud su Marcianise attraverso la cooperazione di una ditta individuale, la Lombardo, neppure lontanamente paragonabile alla Ecodeco, che, almeno apparentemente prima di questa inchiesta sembrava una ditta seria del settore. Si è trattato di una illecita miscelazione perché non è stata chiesta alcuna autorizzazione, mentre l'articolo 5 punisce anche chi effettua attività non consentita di miscelazione dei rifiuti pericolosi. Sarebbe stato miscelato questo mix di ebanite, acqua, cemento ed altre sostanze fluidificanti, in modo da ridurne i livelli di tossicità e rendere quindi il rifiuto compatibile con le discariche di categoria inferiore.

Peraltro i successivi accertamenti hanno evidenziato che vi erano anche percorsi diversi. ENI Risorse ne avrebbe attivato uno anche in Calabria, avrebbe devoluto una parte di questa sostanza presso la ditta MECA di Lamezia Terme, la quale, a seguito di un trattamento che comunque è oggetto di accertamenti e di verifiche, avrebbe conferito il residuo in una discarica questa volta addirittura di prima categoria A, ossia destinata ai rifiuti urbani e assimilabili. In questo caso, il livello di dispregio della legge è accentuato perché quanto meno la discarica di tipo 2B può essere entro certi limiti compatibile con un rifiuto tossico nocivo, certamente non lo può essere una discarica di tipo 1A.

In questo contesto è stata operata una serie di sequestri documentali, di impianti e attrezzature, del materiale, del mix di ebanite, di discariche. Attualmente sono in sequestro le discariche di Cervesina, in provincia di Pavia, e di Crotone, perché la MECA di Lamezia Terme avrebbe conferito parte di questo mix nella discarica di Crotone della SOVRECO Srl.

Ci sono stati risvolti occupazionali perché le ditte bloccate nei loro cicli produttivi hanno fatto valere le esigenze lavorative dei soggetti che erano implicati, non soltanto quelli delle aziende direttamente coinvolte dal provvedimento di sequestro, ma anche quelli delle ditte dell'indotto che in qualche modo erano collegate attraverso attività connesse. Si è addivenuti in questa direzione a due sequestri con prescrizioni; in sostanza, è stata consentita la ripresa dell'attività salvo il ripristino del rispetto delle prescrizioni e delle leggi.

PRESIDENTE. Aveva prima fatto riferimento ad alcune informazioni che voleva trasmetterci di carattere più riservato.

Non essendovi obiezioni, dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno.

(La Commissione procede in seduta segreta).

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica.

Ringrazio il dottor Padula per la sua esposizione e vorrei che mi chiarisse un dubbio. Per quanto riguarda i test e la metodologia consigliata, quando anche il mix di ebanite non sia classificato tra i rifiuti pericolosi, l'allegato I stabilisce come si determinano i rifiuti pericolosi sulla base dei test dei componenti. Credo, quindi, che la norma dovrebbe permettere di superare questa contraddizione.

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Può darsi che in via interpretativa ci si possa arrivare, c'è però un altro elemento che avevo dimenticato di sottolineare. La classificazione è importante anche ai fini di un'altra fattispecie di reato che si è verificata, quella della inesatta compilazione dei formulari di identificazione dei rifiuti. Tale formulario è stato previsto per consentire agli organi accertatori su strada di valutare in breve tempo il tipo di rifiuto trasportato e di verificare la correttezza delle condizioni di trasporto e della destinazione finale. Nei formulari di identificazione, quando era illegittimamente miscelato veniva genericamente definito come mix di ebanite, quando si doveva parlare di una qualificazione precisa veniva qualificato come plastica; si tratta comunque di indicazioni inesatte che sono fonte addirittura di ipotesi di reato perché non è punita solo l'assenza di formulario, ma anche la irregolare, fuorviante preordinata compilazione dello stesso. Bisognerà verificare in che misura le varie società, il produttore, il trasportatore e il destinatario abbiano compartecipato a questa operazione perché - ripeto - la qualificazione assume un'importanza determinante, al di là dei risultati delle analisi e della più generale rilevanza penale di questi fatti.

ROBERTO LASAGNA. Vorrei fare solo una considerazione. Il parco macchine del nostro paese è di circa di 30 milioni di auto e si cambia la batteria circa ogni 3 anni (circa 10 milioni di batterie ogni anno): considerando il peso medio di ogni batteria arriviamo ad un milione di tonnellate di materiale. Vorrei una conferma di questi volumi, che sono immensi.

Esiste in questo momento un contenzioso tra l'Unione europea e lo Stato italiano sul decreto Ronchi per quanto riguarda la classificazione dei materiali, riemerso in queste settimane. Già una volta abbiamo avuto richieste di modificare questo sistema, questa è la seconda volta.

PRESIDENTE. Delle osservazioni del collega Lasagna potremo tener conto eventualmente per un'audizione del ministro sul contenzioso europeo.

Desidero anch'io rivolgere delle domande al dottor Padula. Le destinazioni di Enirisorse in Campania configurano anche la violazione della legge regionale che prevede il divieto di importazione di rifiuti dall'esterno. Vorrei sapere se il suo ufficio abbia disposto uno stralcio di questa parte per la procura sotto cui ricade Marcianise.

Inoltre, se ho capito bene, c'era una triangolazione da Paderno Dugnano a Lamezia e da Lamezia a Crotone. Vorrei sapere se ci siano stati rapporti tra la sua procura e quella di Catanzaro, che si è interessata in particolare del caso di Pertusola sud sempre del gruppo ENI.

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Una parte dei rifiuti stoccati a Paderno Dugnano sarebbero stati poi conferiti, previo trattamento Ecodeco, nella discarica di Cervesina. Tra l'altro, guarda caso, il presidente della Ecodeco è anche presidente della Ecolombardia 18...

PRESIDENTE. Il presidente dell'Ecodeco è presidente anche della società che si è costituita per la gestione della discarica?

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Sì. Gli altri movimenti sono da Marcianise, previo trattamento in loco, sempre a Cervesina. L'unica discarica interessata dal prodotto illecitamente miscelato è quella di Cervesina a Pavia. I rifiuti raccolti nell'area campana, dopo un trattamento in loco, vanno da Marcianise a Cervesina. A Marcianise vengono stoccati per l'esattezza 40 mila metri cubi di miscela di ebanite.

PRESIDENTE. Sempre dell'ENI?

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Sì, provenienti da uno stabilimento locale. Enirisorse svolgeva negli anni addietro questa attività per la quale ha accumulato enormi quantità di miscela di ebanite stoccata in parte a Paderno Dugnano e in parte a Marcianise.

PRESIDENTE. Si tratta quindi dello stesso tipo di attività, svolto in due impianti diversi, uno a Paderno Dugnano e uno nell'area di Marcianise. Nel primo l'Enirisorse si sarebbe rivolta all'Ecodeco a Pavia che, secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbe miscelato questi materiali in modo illegale; analogamente in area campana un'altra società...

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Sì, ed il rifiuto così miscelato andava sempre a Cervesina.

Per quanto riguarda la Calabria c'è il coinvolgimento anche di un'altra società di Napoli, di cui preferirei non fare il nome, che si sarebbe mossa per conto dell'Enirisorse per smaltire una parte di questa miscela di ebanite di Marcianise, pari a circa 5 mila metri cubi, presso la Meca di Lamezia Terme, dove ha subito il trattamento prima di finire il giro alla discarica di Crotone.

PRESIDENTE. I flussi sarebbero quindi i seguenti: da Paderno Dugnano a Cervesina e dall'impianto sito in area campana a Marcianise; da Marcianise, una parte a Lamezia Terme e poi a Crotone e una parte sempre a Pavia.

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Quanto alla seconda parte delle domande, devo dire che effettivamente l'inchiesta presenta margini di sviluppo anche per investigazioni di competenza di altre zone. Infatti è ragionevole ritenere che vi sia stato un contributo da parte di enti pubblici, soprattutto degli organi preposti ai controlli. Ripeto che il grosso dell'inchiesta è dato anche dalla pluralità di gravami tanto che le difese, rappresentate dai migliori professionisti del territorio, tranne un paio di casi isolati nei quali hanno ammesso l'addebito hanno investito gli inquirenti di una serie di documenti. Il difensore della Sovreco ha chiesto il riesame sia a Milano sia a Catanzaro, creando così un gran giro di carte. Milano non c'entra nulla perché il provvedimento di sequestro preventivo è stato adottato dal GIP di Crotone; questo ha però determinato uno spostamento di documenti che ha impedito al pubblico ministero di vagliarli con la giusta continuità. Naturalmente questa è una strategia difensiva e come tale va rispettata. Di conseguenza molto probabilmente vi saranno a breve degli stralci, saranno raccolti elementi per configurare anche ipotesi di competenze di altro ufficio. Questo sia al nord, sia al sud.

PRESIDENTE. Mi scusi se rievoco un'immagine del passato: sono stato in Sardegna a Portoscuso. Qualche anno fa una società dell'ENI, la Nuova Samim veniva presentata e proposta, ingenerando questa idea in chi si occupava della materia, come quella dedicata allo smaltimento delle batterie. Riportavo la citazione puntuale di Portoscuso perché in quell'area l'accumulo di tutto il materiale all'aria aperta aveva determinato una sorta di collina che si estendeva per circa 15 ettari con problemi rilevanti e proteste da parte dei cittadini, ma sopratutto di chi coltivava, ad esempio, vigne nel territorio circostante (il famoso vino al piombo). Ci siamo trovati in una situazione che poi ha fatto dichiarare Portoscuso area ad alto rischio di crisi ambientale; è anche una zona ad alta densità di rischio di incidenti rilevanti (è, per così dire, "messa male"). Questo accadeva mentre si viveva nella falsa credenza che questo tipo di smaltimento, mal effettuato sulla base di questi dati facilmente riscontrabili, avvenisse unicamente in quel sito.

Viceversa, dal suo racconto appare che queste batterie non sono più affidate alla Nuova Samim, che non c'è più solo la Sardegna, esistono anche altri siti. Non so se nell'ambito delle indagini da lei condotte sia arrivato a vedere queste strutture più "intime", ma tutto questo come si giustifica rispetto alla policy della società ENI Risorse, che configurava la Nuova Samim come società dedicata a questa funzione, dal momento che emergono nuovi soggetti, nuove società in un giro poco trasparente?

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. La ENI Risorse è il frutto terminale di una serie di passaggi di società: si è andati dalla Tonolli alla Nuova Samim e quindi alla ENI Risorse. Sono cambiate le denominazioni, verosimilmente le composizioni sociali, ma poi l'attività svolta è stata sempre quella.

Comunque, l'inchiesta è nata da una segnalazione non già, per esempio, da parte degli organi provinciali deputati ai controlli, ma di un reparto informativo della Guardia di finanza, degli organi centrali del corpo e quindi della tenenza di Paderno Dugnano.

I cittadini, visto che il presidente parlava prima della Sardegna, erano ormai abituati a convivere con queste montagne che sono visibili - vi sono state anche delle riprese televisive - da più parti. Si tratta di un contesto ad alta percentuale di industrializzazione e probabilmente erano convinti che comunque lì fosse stoccato materiale non pericoloso. Vorrei soggiungere che il sottoscritto unitamente ai suoi collaboratori ha fatto diversi sopralluoghi - per rendersi conto anche dell'ubicazione di questi comuni - che si sono svolti sempre all'interno di macchine, in quanto non era consentito scendere se non indossando tutti i sistemi di protezione. E' un rifiuto pericoloso; è infatti paradossale che da un certo punto di vista siano state osservate le cautele nei confronti dei lavoratori interessati, perché allo stato attuale delle indagini non è dato....

PRESIDENTE. Questo è un altro aspetto molto importante. Trattandosi di rifiuti che, al di là delle sottili disquisizioni, sono pericolosi a tutti gli effetti, qual è lo stato che lei ha potuto accertare per quanto riguarda i lavoratori professionalmente esposti?

 

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Questa indagine richiederebbe l'impiego di un magistrato a tempo pieno; viceversa viene coinvolta una pretura circondariale, il cui magistrato si deve occupare di 17 mila fascicoli ed ha altre esigenze di giustizia da rispettare. L' aspetto da lei evidenziato non è stato ancora approfondito, ma lo sarà. Comunque, allo stato non è dato sapere se vi siano state menomazioni a livello fisico per i lavoratori; sembrerebbe di no, perché questi contratti sono sempre stati accompagnati da norme tecniche di comportamento. Vi è stata molta cautela e attenzione nei confronti dei lavoratori, mentre non vi è stata per nulla - almeno non emerge dalla semplice lettura degli atti - nei confronti dell'ambiente come sistema. E' inspiegabile perché in un sito industriale che pure disponeva di aree cementate siano stati stoccati questi...

PRESIDENTE. Lei stesso ci dava prima la risposta quando faceva riferimento ad elementi di carattere economico, nel senso che depositare il materiale secondo questa modalità costa di meno piuttosto che in una piattaforma di cemento.

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. La piattaforma c'era già.

PRESIDENTE. Forse serviva ad altro.

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Può essere.

ROBERTO LASAGNA. Vorrei rivolgere una domanda che si pone a monte di questo discorso. Se non erro, esiste un consorzio per lo smaltimento delle batterie esauste: che rapporto ha il consorzio con il Ministero che per legge dovrebbe controllarlo ed i soggetti prima descritti che sembra non stiano creando una situazione ideale?

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Vi è questo consorzio delle batterie esauste, la cui esistenza è stato dedotta in una memoria del pubblico ministero in una udienza di riesame come elemento a favore ancora una volta della significatività, della pericolosità di questo rifiuto. Il COBAT ha riconosciuto il 60 per cento della produzione nazionale in questo settore alla ENI Risorse; non vi sono però elementi per ritenere che questo consorzio debba esercitare un controllo in particolare sulle attività di stoccaggio e di eventuale illecito smaltimento; almeno a livello investigativo è molto ardito ipotizzare un concorso o comunque un coinvolgimento in questo senso.

ROBERTO LASAGNA. Hanno una responsabilità diretta.

PRESIDENTE. Mi scusi, collega Lasagna, il COBAT ha la responsabilità diretta nel gestire la raccolta di questi elementi, ma i controlli notoriamente sono deputati ad altri enti, per esempio all'ARPA, se esistesse, e, all'AMPA che esiste; essendo una agenzia nazionale, difficilmente riesce ad esercitare, se non interessata da qualcuno, un controllo a livello territoriale. E' il sistema ARPA-AMPA che, decollando, dovrebbe garantire quel livello di controllo sulle attività di tutti questi soggetti.

ROBERTO LASAGNA. Che ci sia un buco grande come una casa nel sistema legislativo è chiaro e tuttavia una scaletta di responsabilità deve esistere. La responsabilità in quanto tale non può "evaporare"! Devono esserci delle conseguenze, se non scritte, almeno di logica e di prassi. Se io raccolgo tanta morchia e la deposito in piazza del Duomo, probabilmente una responsabilità mi viene addebitata!

PRESIDENTE. Da quanto ho sentito, il dottor Padula avanza una responsabilità a carico dell'ENI Risorse, la quale, ai sensi dell'articolo 51 del decreto legislativo, si sarebbe dovuta comportare in un certo modo. A quanto pare, l'ipotesi accusatoria soffre - questo è l'elemento delicato - di questa ambigua classificazione tra i rifiuti non pericolosi del materiale conferito alla Ecodeco a Pavia, nonché sull'altro circuito che abbiamo esaminato prima.

Rimanderei poi ad un colloquio informale al di fuori dell'audizione un utile confronto in sede tecnica.

PIERLUIGI COPERCINI. La segnalazione sulla base della quale è stata avviata l'indagine è venuta dalla Guardia di finanza che normalmente si occupa di flussi finanziari. Vorrei capire - forse può darmi una risposta - se gli elementi della segnalazione in oggetto derivavano da indagini sui flussi finanziari, da considerazioni e denunce di cittadini o - questo sarebbe ancor più interessante - dalla circostanza per cui la Guardia di finanza sarebbe a conoscenza di collegamenti a livello di pacchetti azionari di società, tra persone che controllano i pacchetti stessi.

LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Posso escludere nella maniera più assoluta che la Guardia di finanza con questa segnalazione abbia in qualche modo rappresentato l'epilogo di accertamenti diversi antecedenti di altro genere; posso anche escludere che vi sia stato un coinvolgimento di denunce di cittadini o di altri soggetti. E' una segnalazione - in realtà, non saprei essere molto preciso sul punto - del reparto informativo della Guardia di finanza, che segnalava la sussistenza di questo fenomeno collegato al mix di ebanite. Comunque, il primo accesso della Guardia di finanza presso il sito industriale della ECOBAT di Paderno è stato gestito direttamente dal sostituto e dalla polizia giudiziaria, per cui anche successivamente la Finanza ha svolto un ruolo più esecutivo e marginale che non di primo piano. Non vi erano accertamenti di diverso tipo di carattere finanziario; è strano - lo sottolineo nuovamente - che queste segnalazioni non siano state effettuate dagli organi competenti. Recentemente mi è arrivata una comunicazione di notizia-reato da parte della provincia, dove si rappresentano alcune circostanze che già avevamo scoperto da diverso tempo.

Vi sono organi deputati al controllo (rispondo all'onorevole Lasagna, che prima ha preso la parola). Un pubblico ministero di pretura ha strumenti investigativi estremamente limitati; essenzialmente deve ricostruire un iter criminoso attraverso l'esame di documenti, l'audizione di persone, confronti, ma non ha la possibilità di attivare altri canali investigativi che potrebbero consentire, per così dire, una risalita verso l'alto. Comunque, la tendenza di questa inchiesta è sempre stata quella dell'estensione e non del restringimento delle responsabilità, con tutti i rischi connessi, tra cui quello di allargare l'inchiesta; trattandosi di ipotesi contravvenzionali, si fa il gioco delle difese portando l'inchiesta avanti per uno o due anni, con l'impugnazione e via discorrendo. Vi sono purtroppo limiti strutturali, fisiologici dell'ufficio di procura e pretura, nonché limiti derivanti dal fatto che non è facile arrivare a dimostrare una compartecipazione, soprattutto ab externo.

PRESIDENTE. Prima di concludere l'audizione, la pregherei di indicare alla Commissione il nome della società di Napoli cui faceva prima riferimento.

A tal fine, non essendovi obiezioni, dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno.

(La Commissione procede in seduta segreta).

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica, ringrazio il dottor Padula per la sua disponibilità.

 

Seguito dell'esame ed approvazione della proposta di relazione relativa alle regioni Liguria e Piemonte.

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame della proposta di relazione relativa alle regioni Liguria e Piemonte.

Ricordo che nella seduta del 3 giugno scorso il relatore, senatore Lasagna, ha illustrato il documento e che nella seduta del successivo 24 giugno è stato fissato il termine per la presentazione delle proposte emendative. Oggi procederemo all'esame ed alla votazione di tali proposte ed alla votazione finale del documento.

Ricordo che il documento è del seguente tenore:

(Segue testo della relazione)

Do la parola al relatore perché esprima il suo parere sulle proposte emendative.

ROBERTO LASAGNA, Relatore. Ho predisposto anch'io un emendamento, conseguente alla proposta del presidente Scalia, del seguente tenore:

Aggiungere, alla fine del paragrafo 9.2:

Di recente, quando già era in corso la discussione sulla presente relazione, la procura della Repubblica di La Spezia ha reso noto che l'incidente probatorio promosso per accertare la natura e la provenienza dei rifiuti esistenti nella discarica è pressoché concluso essendo state depositate le perizie tecniche.

La Commissione ha acquisito tali atti ed ha in corso ulteriori approfondimenti.

In ogni caso, poiché dalla vicenda della discarica di Pitelli emerge una serie di interrogativi concernenti, tra gli altri, ruoli e comportamenti della pubblica amministrazione e degli organismi militari responsabili dell'arsenale di La Spezia, la Commissione stabilisce di costituire un apposito gruppo di lavoro, coordinato dallo stesso relatore, avente il compito di procedere a tutti gli accertamenti necessari per fare piena luce sull'intera vicenda, ivi compresi gli aspetti concernenti le attività dei militari.

PIER LUIGI COPERCINI. Ritengo che l'emendamento del relatore potrebbe essere maggiormente specificato aggiungendo, alla fine del terzo comma, le seguenti parole: "le attività di smaltimento delle ceneri della centrale termoelettrica di La Spezia e le attività militari, inclusa la produzione di armi da parte della società Oto Melara".

ROBERTO LASAGNA, Relatore. Concordo con l'integrazione proposta.

Il collega Penna ha presentato quattro proposte emendative del seguente tenore:

Al punto 11.2.1 aggiungere, tra gli ambiti territoriali di emergenza: le località del consorzio alessandrino - composto da 32 comuni tra cui Alessandria e Valenza - i cui rifiuti, dopo la chiusura della discarica di Castelceriolo, sono portati fuori provincia; in una prima fase a Pisa (discarica di Chianni) ed attualmente a Torino (discarica Amiat), con ritiro della parte umida per l'impianto di compostaggio di Castelceriolo; l'astigiano che, privo di un proprio impianto, dall'inizio di giugno 1998 porta i suoi rifiuti alla discarica di Rovato nel bresciano, ma solo per tre mesi; il consorzio dell'acquese, da anni privo di discarica, costretto a portare i rifiuti o fuori provincia (Torino) o nella valle Scrivia. Il progetto dell'impianto a Gavonata di Cassine vede l'opposizione, che non pare immotivata, dei viticoltori e della popolazione.

Al punto 11.4), comma E), inserire: a proposito della discarica di Castelceriolo, l'urgenza della sua bonifica per bloccare le fuoriuscite di metano e percolato. Il costo del risanamento è valutato dalla provincia di Alessandria tra i 24 e i 40 miliardi.

Al punto 11.4), comma E), inserire: a proposito della programmata discarica dell'alessandrino di circa 250.000 mc., che questa, individuata dal consorzio in località Mugarone nel comune di Bassignana, è bloccata per il ricorso al TAR da parte di due comuni: Bassignana e Pecetto.

Al punto 12.6), inserire che è prevista sul punto, in data 1° luglio 1998, l'audizione in Commissione di alcuni soggetti interessati, tra cui i rappresentanti della società INSER e del consorzio chierese".

Il collega Gerardini ha presentato quattro proposte emendative del seguente tenore:

Al punto 1.1), dopo le parole "gestione delle discariche" aggiungere: il piano di organizzazione dei servizi di smaltimento approvato nel 1992 ha sancito che la titolarità degli impianti di smaltimento di RSU facesse capo esclusivamente ad enti pubblici.

Al punto 1.1), dopo "l'aggiornamento del piano" aggiungere: anche se gli uffici competenti della regione hanno ormai completato la predisposizione di una prima stesura di aggiornamento dei piani vigenti (oppure al punto 2 dopo: decreto legislativo n. 22 del 1997).

Al punto 2),l'elenco degli atti pianificatori e normativi emanati dalla regione in tema di rifiuti va integrato come segue:

legge regionale n. 11 del 21 febbraio 1995, "Disciplina delle attività di smaltimento", che dà attuazione ai principi stabiliti dalla legge 8/6/1990, n. 142, "Ordinamento delle autonomie locali", attribuendo alle province le funzioni amministrative in materia di smaltimento dei rifiuti;

legge regionale n. 17/97 "Disposizioni di prima attuazione del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 (attuazione delle direttive 91/158/CEE sui rifiuti, 91/686/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CEE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio);

deliberazione del consiglio regionale n. 138 del 23 novembre 1988, con cui è stato approvato (ai sensi dell'articolo 5 del decreto-legge 31 agosto 1987, n. 361, convertito con modificazioni nella legge 29/10/1987, n. 441) il piano di bonifica dei siti inquinati. La revisione di detto piano è ormai conclusa e verrà sottoposta quanto prima all'esame della giunta regionale;

deliberazione della giunta regionale n. 3953 del 10 ottobre 1997, con la quale sono state emanate le norme tecniche relative agli impianti di autodemolizione;

deliberazione della giunta regionale n. 3811 del 3 ottobre 1997, con la quale sono state emanate le norme per interventi di bonifica in riferimento alla conversione di aree dismesse.

Al punto 3.3 aggiungere alla fine: La legge regionale n. 11/95, articolo 4, comma 2, ha attribuito alle province il compito di individuare i siti per lo smaltimento dei rifiuti inerti sulla base dei criteri contenuti nel piano regionale; le provincie hanno provveduto all'individuazione di detti siti ed alcuni impianti sono stati nel frattempo autorizzati.

Al punto 3.4; nel titolo; sopprimere le parole e speciali.

Al punto 3.4, secondo capoverso, aggiungere: la discarica di Pitelli e l'inceneritore sono stati gestiti dal 1992 al marzo 1997 dalla società Sistemi Ambientali, con contratto di affitto di ramo d'azienda della società Contenitori e Trasporti.

Al punto 3.4, quarto capoverso, aggiungere: la cava Fazzari di Borghetto Santo Spirito è stata oggetto di sequestro per rinvenimento di fusti tossici e nocivi, e si è provveduto alla messa in sicurezza del sito tramite intervento della prefettura.

Al punto 3.4, sesto capoverso, aggiungere non è più prevista la realizzazione della piattaforma integrata regionale a seguito della decadenza della legge 47/87 e viste le limitate quantità di rifiuti industriali prodotte in Liguria secondo i dati delle dichiarazioni annuali pervenute che possono essere smaltite nelle regioni limitrofe.

Al punto 6.1 sopprimere da: le discariche operano fino a privati.

(Motivazione: la titolarità delle discariche per RSU, tranne nel caso di Ponticelli, fa capo all'ente pubblico. Peraltro, la legge regionale n. 11/95 prevede che le aree ove localizzare impianti di smaltimento di RSU siano di proprietà pubblica).

Al punto 6.2 aggiungere, alla fine Per quanto concerne la Stoppani si è proceduto, con finanziamento comunitario Envireg, alla bonifica della spiaggia ed è in corso la realizzazione di una discarica dedicata allo smaltimento di tutti i rifiuti presenti nel sito Stoppani. Il caso Icroma è stato finanziato con l'ammontare di 1 miliardo e 800 milioni per la messa in sicurezza del sito.

Al punto 6.3 sopprimere la parola: Staglieno.

(Motivazione: si precisa che il forno di Staglieno è dedicato ai rifiuti cimiteriali e non a quelli ospedalieri.)

Al punto 9.4 sostituire le ultime due righe con: il 27 aprile 1995 la regione Liguria ha emanato la legge regionale n. 39 recante "Istituzione dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente ligure". A seguito di bando di selezione, l'anno successivo, il 29 luglio 1996, con deliberazione n. 2608, si è provveduto alla nomina del direttore generale e con successivi provvedimenti ed azioni si è arrivati, con deliberazione n. 2818 del 25/7/1997 a provvedere, fra l'altro: all'assegnazione all'ARPAL del personale ad essa spettante, ai sensi di legge, proveniente dalle ASL liguri, nonché del personale regionale necessario alla gestione dell'attività del sistema informativo dell'ambiente e del territorio; alla quantificazione dei fondi necessari all'ARPAL a valere sul fondo sanitario nazionale. A partire dal 1° gennaio 1998 l'ARPAL è pienamente operativa.

Esprimo parere favorevole sulle quattro proposte emendative dell'onorevole Penna e sulle tredici proposte dell'onorevole Gerardini.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione delle proposte emendative.

Pongo in votazione l'emendamento del relatore con la modifica apportata.

(E' approvato).

Pongo in votazione il primo emendamento dell'onorevole Penna.

(E' approvato).

Pongo in votazione il secondo emendamento dell'onorevole Penna.

(E' approvato).

Pongo in votazione il terzo emendamento dell'onorevole Penna.

(E' approvato).

Pongo in votazione il quarto emendamento dell'onorevole Penna.

(E' approvato).

Pongo in votazione il primo emendamento dell'onorevole Gerardini.

(E' approvato).

Pongo in votazione il secondo emendamento dell'onorevole Gerardini.

(E' approvato).

Pongo in votazione il terzo emendamento dell'onorevole Gerardini.

(E' approvato).

Pongo in votazione il quarto emendamento dell'onorevole Gerardini.

(E' approvato).

Pongo in votazione il quinto emendamento dell'onorevole Gerardini.

(E' approvato).

Pongo in votazione il sesto emendamento dell'onorevole Gerardini.

(E' approvato).

Pongo in votazione il settimo emendamento dell'onorevole Gerardini.

(E' approvato).

Pongo in votazione l'ottavo emendamento dell'onorevole Gerardini.

(E' approvato).

Pongo in votazione il nono emendamento dell'onorevole Gerardini.

(E' approvato).

Pongo in votazione il decimo emendamento dell'onorevole Gerardini.

(E' approvato).

Pongo in votazione l'undicesimo emendamento dell'onorevole Gerardini.

(E' approvato).

Pongo in votazione il dodicesimo emendamento dell'onorevole Gerardini.

(E' approvato).

Pongo in votazione il tredicesimo emendamento dell'onorevole Gerardini.

(E' approvato).

Pongo in votazione il documento nel suo complesso con le modifiche apportate dagli emendamenti approvati.

(E' approvato).

 

Comunicazioni del presidente.

 

PRESIDENTE. Avverto che la Commissione tornerà a riunirsi martedì prossimo, 7 luglio 1998, alle ore 14, per l'audizione dell'amministratore delegato dell'ENI, dottor Franco Bernabè.

La seduta termina alle 15,30.