Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi

3ª SEDUTA

MARTEDI' 19 NOVEMBRE 1996

Presidenza del Presidente PELLEGRINO

Indice interventi

PRESIDENTE
CALVI (Sin. Dem.-1Mivoì, senatore
CASTELLI (Lega Nord-Per la Padania indip.), senatore
CORSINI (Sin. Dem.-IUlivo), deputato 1 - 2
FOLLIERI (PPI), senatore
GUALTIERI (Sin.Dem.-l'Ulivo), senatore 1 - 2
LEONE (Misto), senatore
LOIERO (CCD), senatore
MANCA (Forza Italia), senatore 1 - 2
SARACENI (Sin. Dem.-PUlivo), deputato
TASSONE (CCD-CDU), deputato 1 - 2
ZANI (Sin. Dem.-IUlivo), deputato

La seduta ha inizio alle ore 20,10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il senatore Manca a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

Il senatore Manca dà lettura del processo verbale della seduta del 23 ottobre 1996.

 

SUL PROCESSO VERBALE

MANCA. Signor Presidente, ricordavo che, quando si è parlato di ipotesi di proroga della nostra Commissione, si era parlato della proroga di un anno, cioè si era fatto riferimento alla data del 31 dicembre 1997 e non del giugno '97, termine che leggo ora nel verbale.

PRESIDENTE. Onorevole collega, il problema del termine della proroga non è nella disponibilità della Commissione. So che al Senato è già stato presentato al riguardo un disegno di legge. Oltretutto la data del 30 giugno 1997, di cui al verbale, non è la data alla quale si pensa di prorogare la nostra Commissione, ma la data in cui scade la transitoria vigenza delle norme del vecchio rito di procedura penale, per cui entro quel termine quelle indagini dovranno essere concluse o con ordinanza di rinvio a giudizio oppure con trasmissione al pubblico ministero per la prosecuzione delle indagini con il nuovo rito.

MANCA. Ma io leggo dal verbale: "non c'è che da ipotizzare una breve ulteriore proroga modulata semmai sulla scadenza di legge del 30 giugno 1997 ( ... )".

PRESIDENTE. Come dicevo prima, il 30 giugno 1997 è il termine finale entro cui quelle inchieste dovranno essere concluse. Secondo una certa interpretazione, vi sarebbe un ulteriore termine per depositare i provvedimenti; l'espressione "modulata sulla scadenza di legge", cui lei si è riferito, significa un tempo ragionevole perché la Commissione possa acquisire gli atti conclusivi delle inchieste. In ogni caso, se sarà data una proroga, ed entro quali limiti, non è decisione che spetta a questa Commissione, ma è decisione che deve assumere il Parlamento. Vedremo che esito avrà l’iniziativa legislativa che è stata assunta, e che si imbatte ora nelle difficoltà della sessione di bilancio attualmente al Senato.

SARACENI. Ma la Commissione deve pur esprimere una propria opinione circa la opportunità di questa proroga.

PRESIDENTE. L'osservazione del collega Saraceni introduce le notizie che stavo per dare alla Commissione e che a mio avviso forzano l'opportunità di una proroga perché potranno esserci una serie di novità di cui la Commissione attualmente non può prendere cognizione piena. Sarebbe invece opportuno che ci fosse consentito prendere piena cognizione di tali novità perché potrebbero avere importanza ai fini di una valutazione conclusiva.

Se non si fanno altre osservazioni, il processo verbale è approvato.

 

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

PRESIDENTE. Con una lettera del 29 ottobre 1996, il Ministro dell'interno ha informato la Presidenza di questa Commissione e la Presidenza della Camera e del Senato che alcune indagini in corso da parte dell'autorità giudiziaria di Milano, in particolare del giudice istruttore Salvini, si erano indirizzate verso un archivio-deposito di documenti del Ministero dell'interno che si trova in Roma alla circonvallazione Appia. In questi locali è stata rinvenuta una notevole massa di documenti, prevalentemente di provenienza dell'Ufficio affari riservati del Ministero dell'interno, che riguardano un periodo che va dall'immediato dopoguerra fino a poco oltre la metà degli anni '70.

Dalla prima informazione che ho ricevuto dall'autorità giudiziaria di Milano, cioè dal giudice Salvini, molti di questi documenti riguardano oggetti di inchiesta di questa Commissione. Il giudice Salvini aveva raggiunto una intesa con l'amministrazione dell'Intemo per cui personale dell'amministrazione dell'Interno, sia pure in collaborazione con il perito nominato dal dottor Salvini, stava provvedendo innanzitutto ad una diversa ubicazione di questo materiale che non era custodito secondo la logica propria di un archivio, perché era affastellato su scaffali o contenuto in grandi scatoloni. Pertanto, dopo aver fatto un primo inventario di tutti i vari fascicoli, si stava procedendo ad una classificazione secondo criteri di corretta archiviazione.

Abbiamo però avuto notizia che in data di ieri tutto questo materiale sarebbe stato sequestrato dal pubblico ministero di Milano, dottoressa Pradella, che indaga sulla strage di piazza Fontana, mentre il giudice Salvini aveva chiesto al Ministero di estrarre copia di quei documenti che riguardavano la diversa inchiesta che lui sta conducendo. Allo stato su questo non possiamo compiere atti che non interferiscano pesantemente con il sequestro fatto dalla procura di Milano.

Penso che ciò rafforzi nell'immediato l'esigenza, che tornerò a segnalare al Ministero dell'interno, che il Ministro venga a riferire alla Commissione in maniera più particolareggiata su tutta questa vicenda. Ovviamente, come dicevo prima, tutto questo rafforza il mio personale convincimento - ma per quel poco di lavoro che abbiamo svolto collegialmente mi sembra sia anche l'orientamento della maggior parte di voi - che sarebbe opportuno un lasso temporale per integrare gli elementi dell'inchiesta prima di giungere a conclusioni definitive, globali o parziali che esse siano.

A questo punto, se qualcuno vuole intervenire su tali considerazioni gli do la parola, altrimenti proseguiamo con l'oggetto all'ordine del giorno.

GUALTIERI. Signor Presidente, prima di intervenire sullo stato in cui è giunta l'inchiesta relativa a Gladio vorrei dire - sono d'accordo con lei - che la Commissione ha bisogno di lavorare fissando un limite di tempo abbastanza certo.

Infatti, non bisogna solo approfondire i dati che lei ha riferito, che già sono abbastanza gravi; per esempio, non credo che i nuovi commissari, ma neanche i vecchi se è per questo, abbiano potuto consultare le circa mille pagine che il giudice Salvini ha inviato recentemente alla nostra Commissione, che non coincidono con le cose di cui ha parlato adesso il presidente Pellegrino. Il giudice Salvini ha inviato circa mille pagine di relazione e settecento pagine di allegati, di cui bisognerebbe prendere conoscenza con calma. Sarebbe opportuno anche che i commissari fossero aiutati dai funzionari della Segreteria, magari con delle sintesi perché all'interno di tutto questo materiale ci sono elementi che una Commissione come la nostra non può approfondire. Faccio un esempio per tutti.

In un documento è scritto in chiaro che da fonti dei Servizi risulterebbe che la bomba di piazza della Loggia a Brescia sia stata messa per conto e disposizione del Ministero dell'interno attraverso l'Ufficio affari riservati. Una notizia come questa, vera o non vera, deve essere approfondita: non possiamo ricevere una documentazione di questo tipo e tenercela senza neanche esaminarla. E c'è dell'altro materiale, a non finire.

Vorrei inoltre far presente che in questi giorni ci sono alcune novità su Ustica. Ieri il giudice Priore ha dichiarato alla radio di aver compiuto una visita al comando NATO di Bruxelles per alcune carte e tabulati che dovrebbe esaminare; questa mattina inoltre c'è stata una trasmissione alla radio dedicata ad Ustica. Le novità su questa inchiesta sono rilevanti e importanti ed è compito di una Commissione come la nostra, non tanto dipendere strettamente dalle indagini della magistratura, ma approfondire autonomamente le indagini.

Inoltre, ci sono stati alcuni arresti di terroristi. La nostra Commissione deve svolgere una funzione di sorveglianza sul terrorismo, anzi è la sua prima funzione. Negli ultimi due mesi ci sono stati arresti importanti di terroristi mediorientali e di gruppi di anarchici, per così dire non inquadrati, che stavano organizzando attentati o cose simili. Anche in questo caso una Commissione come la nostra non può non tenere sotto controllo il problema del terrorismo, soprattutto in un momento in cui assume tale rilevanza.

Allora, signor Presidente, ritengo che la Commissione debba avere tutto il tempo necessario per adempiere ai suoi compiti. Non so se occorra un anno o un anno e mezzo, ma a me interessa che ci sia data la possibilità di lavorare. Non potevamo concludere le nostre inchieste entro il 31 dicembre di quest'anno e ritengo che il Parlamento debba stabilire un'ulteriore proroga, secondo il termine che discuteremo nelle Commissioni competenti ed in Aula, se è possibile con un parere unanime. Ripeto, si deve creare lo spazio e il tempo per effettuare le inchieste che debbono essere fatte. La nostra Commissione deve poter svolgere il compito che il Parlamento le ha affidato, oltre a chiudere le inchieste già avviate, alcune delle quali attualmente in fase conclusiva.

Ritengo, ad esempio, che noi siamo in grado di inviare al Parlamento i risultati e le nostre conclusioni sulle responsabilità della struttura Gladio, avendo peraltro avuto le risultanze finali della magistratura, salvo le decisioni che si dovranno prendere in sede giudicante.

Concludo, signor Presidente, auspicando che la nostra Commissione raggiunga unanimemente il risultato di chiedere al Parlamento lo spazio ed il tempo necessari per poter svolgere i nostri compiti.

SARACENI. Signor Presidente, vorrei qualche notizia in più circa le sue comunicazioni. Ritengo che l'Ufficio affari riservati del Ministero dell'interno abbia avuto un ruolo di grande protagonista nella vicenda politica e stragistica su cui stiamo indagando. Non voglio dare nessuna qualificazione del tipo di protagonismo, ma certamente quell'ufficio è stato al centro di valutazioni di vario tipo. Allora, quando è stato scoperto questo archivio, che può contenere elementi importanti o nulla? E’ una scoperta recente?

PRESIDENTE. Il Ministero dell'interno dice: "di recente". Ritengo dopo l'estate.

SARACENI. Dato che la nostra materia di inchiesta è quasi storica, direi recentissimamente. Può anche darsi che si tratti di cartaccia, dì cose dette e ridette che appartengono già alla pubblicistica, già abbastanza estesa, ma potrebbero esserci anche elementi di estremo rilievo.Credo che la nostra Commissione una cosa del genere non possa proprio fare a meno di conoscerla. Mi sembra che su questa cosa il Presidente riferiva circa questo sequestro disposto dalla dottoressa Pradella che, se non sbaglio, è il giudice istruttore che continua ad indagare...

PRESIDENTE. No, il problema è il seguente. Vi era un'inchiesta del giudice Salvini che riguardava la strage di piazza Fontana e nella quale erano stati poi contestati anche altri reati, come ad esempio quello di banda armata. Ad un certo momento si è accertato che, in ordine alla strage di piazza Fontana, essendosi pervenuti al giudicato assolutorio per insufficienza di prove di Freda, Ventura e Valpreda, non potevano esservi indagini che proseguivano con il vecchio rito, e quindi questa parte dell'indagine, cioè quella più specificamente riferita a piazza Fontana, è stata trasmessa al pubblico ministero affinché potesse proseguire con il rito nuovo, ferma restando la prosecuzione delle indagini di Salvini per i reati dì banda armata a carico di Rognoni ed altri del gruppo della Fenice con il vecchio rito.

SARACENI. Quindi, se ho ben capito, la parte del processo riguardante la strage di pìazza Fontana è ormai oggetto delle indagini del pubblico ministero secondo il nuovo rito.

PRESIDENTE. Esatto, e comunque, anche seguendo il nuovo rito, vi è un termine di scadenza che cade comunque nel prossimo anno.

SARACENI. Credo allora che sia possibile avere questo materiale. Ritengo che il sequestro sia consistito per ora in un sigillo apposto alla sede del deposito. E’ così?

PRESIDENTE. Da affermazioni, della cui veridicità però non sarei pronto a giurare, sarebbero stati trasferiti a Milano questi documenti.

SARACENI. Quindi vi è stata proprio una asportazione materiale. Credo allora che la Commissione sia già legittimata a far partire una richiesta per avere quanto meno delle copie.

PRESIDENTE. Senza dubbio. Possiamo quanto meno prendere contatto con la dottoressa Pradella per vedere in quali limiti possiamo collaborare, come abbiamo sempre collaborato.

SARACENI. La perizia da chi è stata disposta?

PRESIDENTE. Dal giudice Salvini.

SARACENI. Su questo archivio-deposito?

PRESIDENTE. Era una perizia che riguardava documenti depositati presso il Ministero dell'interno e poi, "per li rami" dell'indagine archivistica, si è arrivati a questo deposito.

SARACENI. A me sembra allora una materia interessante, e sarebbe sicuramente una abdicazione da parte della Commissione non disporre, quanto meno a campione, di alcuni di questi atti da esaminare, per cominciare a capirne la rilevanza, la serietà, la novità.

PRESIDENTE. Certamente vi sono fatti rilevanti. Voglio dire soltanto questa cosa, non perché voglia nascondere qualcosa alla Commissione, ma perché non sono sufficientemente sicuro delle informazioni: vi è ad esempio un reperto esplosivistico, che riguarderebbe uno degli attentati dell'estate del 1969 sui treni e che risulterebbe non essere mai stato consegnato all'autorità giudiziaria.

SARACENI. Gli attentati ai treni sono i prodromi della strage di piazza Fontana, come è ormai accertato dalle indagini. Quindi mi pare che vi sia una necessità urgente. Solleciterei quindi che si facessero i passi necessari per avere questo materiale, nelle forme in cui questo è legittimo e consentito.

PRESIDENTE. Io ero in contatto costante con il Capo della polizia, con il Capo di gabinetto del Ministro dell'interno e con il dottor Salvini, ed ero in attesa che terminasse questa archiviazione per poter chiedere copia degli atti. La novità della giornata è il sequestro da parte della dottoressa Pradella; da domani prenderemo contatti con la dottoressa Pradella.

SARACENI. Comunque, come mi sembra confermare il Presidente, questa novità non è comunque ostativa a che la Commissione prenda cognizione di queste carte.

PRESIDENTE. Per la mia esperienza, noi abbiamo in genere sempre cercato di non forzare l'acquisizione di atti in fasi o su indagini così delicate, abbiamo assunto contatti con i magistrati che in genere ci hanno inviato la documentazione, a volte trasmettendocela come documentazione ostensibile, a volte invece invitandoci a mantenere il segreto sulla documentazione che ci inviavano.

MANCA. Signor Presidente, mi collego a quanto detto dal presidente Gualtieri sulle ragioni per cui occorre avere più tempo, ma soprattutto sulle ragioni per cui noi dobbiamo focalizzare la nostra attenzione su particolari casi. Voglio parlare subito di Ustica, anche perché il presidente Gualtieri ha fatto cenno a quello che è stato detto ieri sera relativamente al viaggio a Bruxelles del giudice Priore e alla trasmissione radiofonica di questa mattina. Prendo lo spunto proprio da quest'ultima per dire che non credo che, se tale trasmissione fosse stata incentrata su un altro caso, avrebbe ricevuto lo stesso interesse da parte della gente. Questo è un altro elemento che ci porta a dire che la vicenda di Ustica deve essere trattata in una corsia preferenziale, secondo me. E se noi diamo alla pubblica opinione un messaggio in base al quale questa Commissione ha una particolare sensibilità per questo disastro, ritengo facciamo il nostro dovere, non solo per accelerare i tempi di impostazione e proseguimento dell'indagine ma anche per costituire, se è prevista, una sottocommissione che si interessi solo ed esclusivamente di Ustica. Ripropongo allora questo tema, che è stato già trattato in altra riunione, perché ritengo sia davvero rilevante ed importante per noi esprimerci su questa urgenza.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, noi stiamo svolgendo un dibattito preliminare sullo stato delle inchieste. Possiamo dire che questa esigenza di una accelerazione e di una particolare attenzione all'inchiesta di Ustica era stata già sollevata; registro anche questo suo intervento onorevole Manca, e alla conclusione di questo dibattito generale sullo stato delle inchieste la Commissione assumerà poi le decisioni che riterrà più opportune.

LEONE. Signor Presidente, più che un intervento vorrei sollevare una curiosità, un arcano che vorrei mi venisse svelato. Innanzitutto vorrei sapere quando è pervenuta alla Commissione quella nota del Ministero dell'interno.

PRESIDENTE. Il 29 ottobre 1996 e io ne ho fatto cenno durante l'Ufficio di Presidenza che si è tenuto il 31 ottobre.

LEONE. Al quale io non ho partecipato. Mi era sembrato dall'inizio, dall'insediamento della Commissione, che l'orientamento fosse quello di arrivare ad una conclusione, evitando quindi di reiterare - mi si passi il termine - il lavoro già svolto dalla Commissione, perché con la proposta e con la relazione svolta dal Presidente poteva sembrare concluso il lavoro della Commissione stessa. Parlando in genere, poiché vedo ormai un diverso atteggiamento anche da parte della Presidenza, e lo deduco anche dalla relazione che ci è stata fatta pervenire in casella, con la richiesta di proroga per la Commissione (un anno, sei mesi, diciotto mesi o quello che sarà), mi chiedo allora il perché di questo mutamento di indirizzo se in buona sostanza la nota del Ministero dell'interno è pervenuta dopo quella relazione, e considerato che questa mi sembrerebbe l'unica novità di rilievo per richiedere una proroga della Commissione. Mi era sembrato invece di tutt'altro avviso la stessa Presidenza.

PRESIDENTE. Lei ha ragione nel constatare un mio mutamento di indirizzo, ma il fatto è che io mi sforzo sempre di dare collegialità ai nostri lavori. Soprattutto in occasione dell'Ufficio di Presidenza del 31 ottobre, io ho registrato una volontà unanime di tutti i Gruppi presenti di avere un po' più di tempo, sia pure per arrivare ad una conclusione. Molti mi hanno ad esempio significato, e mi è sembrata una richiesta logica (a parte i problemi di connessione con i lavori parlamentari che fin dall'inizio sollevò il collega Castelli), che molti dei Commissari avevano bisogno di un lasso di tempo, di un mese, un mese e mezzo, per potere entrare nell'universo documentale di cui la Commissione è dotata. Di fronte a questa richiesta, ho preso atto che non avrei potuto imporre agli altri membri della Commissione un aggiornamento in tempi forzati, anche notturni. Successivamente si sono aggiunte queste novità. Se la Commissione si sentisse in grado di concludere entro il 31 dicembre, io sono pronto a cambiare nuovamente idea, ma dopo l'intervento del senatore Gualtieri mi sembrerebbe difficile.

CALVI. Signor Presidente, essendo arrivato, per impegni in Aula, con un po' di ritardo, non ho ascoltato la sua comunicazione, ma tuttavia dall'intervento del collega Saraceni mi è sembrato di capire che il 29 ottobre sarebbe pervenuta questa nota con la quale si dà notizia del rinvenimento e poi del successivo sequestro disposto dal pubblico ministero di Milano, dottoressa Pradella, di una serie di atti, rinvenuti se non sbaglio a Roma.

A me sembra che questo sia un fatto di straordinario rilievo; certo, ha ragione il collega Saraceni nel dire che potrebbe anche risultare un cumulo di carta straccia, però credo che, se così fosse, dipenderebbe solo dal fatto che siamo arrivati forse troppo tardi, sono arrivati troppo tardi, in un deposito che invece molto probabilmente doveva conservare atti di notevole interesse di ordine processuale. Basterebbe il fatto che - come lei ricordava poco fa - è stato rinvenuto addirittura un oggetto che si presume potesse essere attribuito ad un ordigno esplosivo e non sarebbe stata data notizia alla magistratura di tale rinvenimento per cogliere il rilievo di questa vicenda.

Le vorrei ricordare che, ovviamente per mia esperienza processuale ma comunque gli atti sono a disposizione di tutti, non pochi momenti segnati da dimenticanze, omissioni o sottrazioni si sono verificati, proprio nelle indagini su piazza Fontana. Non va dimenticato che addirittura l'ufficio di cui stiamo parlando, cioè l'Ufficio affari riservati, dispose perizie relative alle borse contenenti gli esplosivi e rinvenute a Roma, le quali furono inviate autonomamente per perizie in Germania senza darne notizia ai magistrati; per non parlare poi della sottrazione di oggetti relativi alle borse di Milano che diedero adito poi a delle imputazioni per pubblici ufficiali sempre dell'Ufficio affari riservati della questura di Milano, reati poi caduti sotto l'amnistia e non giudicati.

Vorrei sottolineare però come il rinvenimento di questo archivio dell'Ufficio affari riservati mi sembra trovi una coincidenza con il decesso di colui che è stato uno dei protagonisti, anzi il capo per antonomasia, di questo ufficio: mi sembra di capire che questo rinvenimento sia successivo o pressoché prossimo al decesso del dottor D'Amato. Non vorrei che appunto tale archivio fosse ricollegabile in qualche modo a scritti, appunti, fascicoli riconducibili alla persona del dottor D'Amato. Naturalmente non voglio attribuire, né dare giudizi su un personaggio così complesso, che ha attraversato decenni e decenni della nostra storia politica e investigativa; un personaggio di questa levatura, qualora avesse conservato qualcosa o avesse avuto un suo archivio, certamente questo archivio - se è vero, come è vero che egli era uomo di altissimo spessore e di grandissima conoscenza di fatti riservati - sarebbe di straordinario rilievo, non solo per noi ma per la verità e per la conoscenza dì vicende legate ad episodi ancora misteriosi.

Le chiederei quindi, signor Presidente, che la Commissione si impegni in qualche modo a capire o quanto meno a chiedere alla dottoressa Pradella se fosse possibile accedere, visionare, avere copia o comunque sapere quale è la qualità quanto meno dei documenti che ella ha ritrovato in modo da dare a noi la possibilità di realizzare quei fini che sono propri della Commissione. Mi riferisco alla dottoressa Pradella perché mi sembra l'unico magistrato che non solo sia competente per via funzionale e territoriale, ma addirittura sia l'unico che abbia la giurisdizione, perché - così come ebbe a dire il procuratore della Repubblica di Milano Borrelli - il dottor Salvini addirittura è totalmente incompetente, è privo di giurisdizione e non si capisce ancora come continui ad indagare su vicende rispetto alle quali non credo abbia più titolo per indagare. Ricordo che c'è addirittura un conflitto con un magistrato di Venezia che ha portato poi l'attenzione non solo del Consiglio superiore della magistratura ma anche di alcuni uffici in quanto si sono reciprocamente denunziati.

Credo che il nostro compito sia quello di prendere contatti e che lei prenda contatto, signor Presidente, con la dottoressa Pradella per cercare di capire di che cosa si tratta.

Questo naturalmente comporta una riflessione anche sui nostri tempi, sui nostri lavori e sulle finalità che la Commissione intende porsi. Non v'è dubbio che, qualora dovessimo giungere ad un termine quale quello previsto dalla legge, cioè il 31 dicembre 1996, il nostro compito si ridurrebbe - mi perdoni se dico ridurrebbe, il che non è così semplice - o comunque sarebbe limitato all'approvazione di un documento, per molti versi pregevole, per larga parte apprezzabile, per alcune parti certamente da rivedere e correggere, anche se le dico subito, signor Presidente, che molti di noi hanno qualche imbarazzo, non perché abbiano riserve su quel documento, anzi lo abbiamo tutti letto e molti di noi apprezzato, ma perché, non avendo partecipato ai lavori di quella Commissione, ci dovremmo trovare in qualche modo ad approvare una conclusione alla quale non abbiamo cooperato. Ciò non toglie che il documento di per sé a mio avviso merita attenzione ed approvazione, salvo naturalmente quelle correzioni che potremmo introdurre nei limiti temporali e materiali che ci saranno concessi.

L'auspicio che però io faccio è quello di un allungamento di questo termine, perché potremmo intanto valutare il lavoro fatto dalla vecchia Commissione e le conclusioni che lei ha tratto, ma certamente l'impegno non può non proiettarsi nel futuro proprio perché mi sembra siamo ad un passaggio assai rilevante. Il fatto di aver trovato questi documenti, il fatto che su Ustica ci sono delle novità così importanti (non credo sia neanche il caso di parlare di sottocommissione; qui occorre che la Commissione nella sua integrità, nella più totale trasparenza, si occupi di queste vicende), beh!, se siamo ad un passaggio storico di questo rilievo, credo sia un momento nel quale la Commissione debba esprimere tutte le sue potenzialità di indagine, di accertamento della verità.

In questo senso credo di poter concludere, chiedendo a lei signor Presidente, di impegnarsi in questa direzione.

PRESIDENTE. Collega Calvi, non penso convenga inserirci in termini valutativi su contrasti che esistono fra i vari uffici giudiziari, anche perché storicamente un fatto è certo: non so se il dottor Salvini abbia o non abbia giurisdizione, ma se non avesse proseguito delle indagini, di questo archivio non avremmo avuto notizia, perché a quello che mi ha personalmente riferito anche il Capo della polizia, i vertici dell'amministrazione attuale dell'interno non sapevano o avevano perduto memoria dell'esistenza di tale archivio. Per quel che riguarda la mia relazione, ripeto quello che ho detto nell'Ufficio di Presidenza del 31 ottobre. Ovviamente la relazione intrinsecamente non impegna questa Commissione, non impegnava nemmeno l'altra, è modificabile, io stesso non posso che prendere atto che è stata scritta un anno fa, quindi avrei io stesso oggi l'esigenza di completarla e di modificarla in alcune parti. Faccio un solo esempio: oggi non è più dubbio che Maccari fosse il quarto uomo di via Montalcini e che sia stato, per suo riconoscimento e confessione, uno degli autori dell'uccisione di Moro.

Per quello che riguarda la dottoressa Pradella prenderò...

CALVI. Signor Presidente, volevo concludere dicendo che proprio perché siamo una Commissione parlamentare, possiamo avere soltanto rapporti con quel magistrato che ha specifiche e legittime funzioni istituzionali. A mio avviso il dottor Salvini, per quanti meriti possa avere acquisito, certamente in questo momento...

PRESIDENTE. Sì, sulle stragi non sta indagando lui, ma continua a condurre le indagini sul reato di banda armata.

ZANI. Anch'io ritengo che al punto in cui siamo giunti sia abbastanza evidente la necessità di andare a una proroga di questa Commissione. Essa dovrebbe essere temporalmente definita, anche perché abbiamo già una proposta di relazione conclusiva che ritengo sia un lavoro per tanti aspetti rilevante, un documento straordinario. Tuttavia, proprio per queste ragioni, mi sembra praticamente impossibile che da qui al 31 dicembre si possa dar luogo a una discussione stringente e ad una approvazione in via conclusiva di quella o di altre relazioni. Va infatti considerato anche il rinnovo della Commissione in corrispondenza del cambio di legislatura. Scorrendo rapidamente ma per intero quel documento, mi sono reso conto della sua rilevanza e tuttavia, se dovessi approvarlo entro il 31 dicembre, io stesso dovrei ancora riflettere e valutarne talune parti. E’ evidente però che non abbiamo il tempo per compiere una operazione di questo genere.

A mio parere è opportuno definire temporalmente la proroga perché non vi è chi non veda anche il rischio di un qualche anacronismo di una Commissione come la nostra. Viviamo ormai in un periodo storico, si potrebbe dire, completamente diverso; tuttavia per una serie di episodi legati al terrorismo e alle stragi credo dobbiamo assumere responsabilità anche di fronte al paese: il Parlamento lo deve al paese e quindi occorre arrivare a conclusioni esaustive.

Detto questo, vi sono però altre vicende sulle quali non possiamo assolutamente esprimere giudizi conclusivi (Ustica certamente), e del resto ciò era stato fatto presente anche dal presidente Pellegrino e dal senatore Gualtieri in un'altra circostanza. Affinché resti a verbale, aggiungo che questa Commissione si è occupata anche della cosiddetta banda della Uno bianca, circa la quale vi sono novità che definirei clamorose. Ricordo che in questa sede un tale vice brigadiere dei carabinieri venne definito dal nostro consulente, dottor Di Pietro "depistatore abituale": oggi è sotto accusa per duplice omicidio. Mi sembra sia cambiato qualcosa.

PRESIDENTE. Si tratta di Macauda.

ZANI. Sì, e questo è un dato che, almeno dal mio punto di vista, cambia completamente la situazione. Abbiamo una proposta di relazione del senatore Gualtieri e dobbiamo valutare se fare una discussione, se quello era un episodio di nostra competenza oppure no. Oggi mi sembra che abbiamo fatto bene a dedicare parte del nostro tempo e della nostra attenzione a quella vicenda la quale, a mio giudizio, va complessivamente rivalutata.

Ci sono poi le novità. L'onorevole Saraceni dice che possono anche essere "non novità"; sono d'accordo, naturalmente possiamo trovarci di fronte anche a fatti non nuovi. Però, trattandosi di un deposito (o di un archivio) dell'Ufficio affari riservati del Ministero dell'interno, per quanto ciascuno di noi è venuto a sapere in tutti questi anni, conviene assolutamente che la Commissione non termini i propri lavori prima di esaminare quel materiale.

In conclusione, ritengo che fissare una proroga temporalmente definita per i lavori della nostra Commissione sia la cosa migliore da fare.

TASSONE. Signor Presidente, vorrei fare alcune valutazioni su quanto abbiamo ascoltato questa sera e sulla proposta di relazione che lei ci ha fatto pervenire.

Sono d'accordo con il rilievo fatto dal collega Leone: c'è non tanto una modificazione di atteggiamento quanto soprattutto ci sono nuove convinzioni rispetto alla certezza che sembrava aleggiare in questa Commissione di ritenerne ormai conclusa l'attività. In questo nulla di male. Non c'è dubbio che anche in alcune parti della sua relazione ci sono delle aperture rispetto ad una necessità non manifestata di continuare l'attività di indagine di questa Commissione. Lei fa riferimento a fatti specifici e la notizia che ha riportato si aggiunge alla proposta di relazione presentata. E’ un fatto importante, però credo si inserisca chiaramente nel documento che ci ha inviato visto che lei fa riferimento a piazza Fontana, all'attentato all'Italicus, ad Ustica, al caso Moro. Pertanto dobbiamo partire dalla considerazione che questa Commissione, nonostante l'impegno profuso, non è arrivata a conclusioni certe, a dati certi. C'è poi l'episodio di Gladio e ci sono valutazioni di carattere politico presenti nella relazione che sono state fatte anche nel corso dei lavori della Commissione.

Allora, siamo chiamati questa sera non a ripetere i fatti dì cui abbiamo avuto comunicazione il 29 ottobre. Siamo convinti dell'utilità che la Commissione continui a lavorare, ma non dobbiamo ricercare una bombola di ossigeno. Dobbiamo essere convinti dell'utilità dell'attività di questa Commissione né possiamo metterci a commentare i principi contenuti nel codice di procedura penale perché rimaniamo pur sempre una Commissione d'inchiesta. Dobbiamo sfruttare il tempo che ci rimane (meno di un mese, considerando che il Senato dovrà affrontare la sessione di bilancio e che ci saranno subito dopo le ferie natalizie), questo spazio così breve, almeno per sentire il Ministro dell'interno per sapere per quale motivo queste carte sono rimaste nascoste per tanto tempo. Poi potremo entrare nel merito, ma per farlo dobbiamo capire che tipo di proposta avanziamo.

La Commissione viene prorogata per mezzo di una legge. Stranamente la proposta di legge è di questi giorni: non ne conosco i toni, ma può essere anche un fatto utile. Dobbiamo capire se essa risponde alle esigenze della Commissione perché se la Commissione non ha raggiunto delle conclusioni e dei dati certi su una serie di fatti e di avvenimenti, credo dobbiamo rivederne il ruolo, i poteri, i limiti. Dobbiamo considerare il rapporto con l'autorità giudiziaria ma soprattutto i rapporti con la Commissione antimafia e il Comitato per i servizi segreti per raggiungere ovviamente una capacità di coordinamento e per evitare di entrare anche noi in conflitto, così come accade tra magistrati, tra la Pradella e Salvini. Dobbiamo essere in grado di acquisire elementi completi anche rispetto al lavoro svolto dalle altre Commissioni parlamentari, ciascuna nella propria autonomia.

Signor Presidente, la proposta che avanzo è la seguente: di utilizzare il tempo residuo - una volta sciolto il nodo relativo al termine di questa Commissione, anche se sembra che alcuni colleghi parlamentari del Senato abbiano già presentato un disegno di legge di proroga - per predisporre una relazione sulla scorta di un dibattito che veda principalmente la partecipazione di coloro che hanno vissuto personalmente il lavoro di questa Commissione e quindi lei in primis. In questo modo potremmo verificare se questa Commissione ha bisogno di aggiustamenti rispetto ai suoi poteri, di un allargamento dei suoi poteri, di norme più pregnanti e puntuali, così da accertare per quali ragioni non si è arrivati a delle effettive conclusioni riguardo a taluni fatti; potremmo altresì verificare in che modo il lavoro è andato avanti, quali sono stati i limiti, i blocchi, le difficoltà, le intersecazioni di ruoli e competenze presentatesi nel corso del lavoro della Commissione. Penso che una relazione di questo genere la potremmo fare, anche se non abbiamo la facoltà di decidere sul mantenimento in vita della Commissione; potremmo quantomeno evidenziare il lavoro svolto e quali i limiti, le difficoltà. Questo sarebbe un grosso contributo all'attività parlamentare.

Se in questo momento ci mettessimo a riprendere il discorso su Gladio senza sapere quali prospettive, quale futuro abbiamo, mi chiedo a cosa servirebbe. Andiamo dunque avanti con un confronto serio che può anche risultare utile nell'attività che andremo a svolgere nell'immediato futuro. Questa è la mia proposta.

Non sono entrato nel merito delle vicende anche perché sarebbe impossibile farlo in questo momento. Potremmo anche programmare una serie di audizioni ma lei, signor Presidente, lo sa meglio di me per l'esperienza che ha: sarebbero una occasione per tutti di parlare, ma se non sappiamo che tipo di prospettiva abbiamo quelle occasioni finirebbero per rimanere semplicemente un documento confezionato per la Commissione. In realtà abbiamo bisogno in questo momento di sapere che cosa chiedere in una audizione, che cosa pretendiamo di ottenere da una audizione: questo per avere non soltanto un percorso facile ma anche e soprattutto un percorso rispondente ai compiti che la legge in vigore assegna a questa Commissione.

PRESIDENTE. Non so che conclusioni trarre da tutto questo. La situazione in cui ci troviamo complessivamente oggi è la seguente: sin dall'inizio abbiamo scelto tra due atteggiamenti. Da un lato avremmo potuto porre all'ordine del giorno di una discussione l'approvazione, la non approvazione ovvero l'approvazione con emendamenti di quella mia proposta di relazione. E in questo senso mi era venuta una indicazione da parte del Presidente del Senato e del Presidente della Camera dei deputati. Questo avrebbe significato anche una disponibilità da parte mia - e c'è - ad aggiornarla rispetto a quelle poche novità che sono intervenute quest'anno; al tempo stesso ci sarebbe stato bisogno di una disponibilità dei Gruppi a dirsi pronti ad affrontare questo tipo di discussione da ora fino alla fine dell'anno. Nell'Ufficio di Presidenza del 31 ottobre è invece emerso un atteggiamento diverso e unanime dei Gruppi: anche rispetto a questo programma di minima essi sostenevano che non c'era tempo; qualcuno dei colleghi oggi presenti partecipò a quell'Ufficio di Presidenza e potrà confermare che si disse che non c'era tempo nemmeno per prepararsi a questo tipo di dibattito. In quella sede si decise all’unanimità un programma che demandava ai parlamentari l'assunzione di una iniziativa per la proroga dei termini di durata della Commissione. Un termine che avrebbe dovuto certamente essere più breve della fine della legislatura, nella logica in cui parlava il collega Zani. Rispetto a determinati fatti resto convinto che sono già maturi i tempi per un giudizio definitivo, anche se con gli aggiornamenti che potranno venire dalla lettura dei nuovi documenti (che non penso modificheranno completamente il quadro). Credo che sappiamo già abbastanza per esprimere un giudizio definitivo su Gladio, su tutte le vicende dell'immediato dopoguerra, sulla strategia della tensione; un giudizio politico e parlamentare sono ancora del parere che siamo in condizione di darlo, per adempiere al dovere che abbiamo verso il paese come Parlamento di misurarci con questa esperienza storica.

Residuerebbero a questo punto alcune inchieste specifiche, come quella su Ustica, in cui siamo tutti del parere - penso unanime - che i tempi non siano ancora maturi per un giudizio conclusivo. Quindi è evidente che da quel momento in poi, questa Commissione o una Commissione che potrebbe essere la filiazione di questa finirebbe per concentrarsi su questi aspetti ed anche su possibili aspetti nuovi.

Quanto all'ambito dei nostri poteri, essi sono amplissimi: abbiamo tutti i poteri dell'autorità giudiziaria. Oggi però abbiamo un problema pratico: in questa fase non siamo attrezzati. Una Commissione di inchiesta non può funzionare se non può avvalersi di uno staff di consulenti. Se ad esempio la dottoressa Pradella ci dicesse: "Accomodatevi a Milano e guardate questi atti", che faremmo, entreremmo in quella grande stanza in cui è affastellata una mole considerevole di documenti e ce li guarderemmo noi uno ad uno? Se avessimo uno staff di consulenti potremmo già prendere contatti con i consulenti del giudice, in modo da far esaminare dai nostri consulenti quei documenti.

Oggi non mi sento, per la verità, di portare in Ufficio di Presidenza la nomina dei consulenti; possiamo anche assumere un orientamento diverso ma ho qualche perplessità, perché non ho la certezza che la proroga dei termini interverrà prima del 31 dicembre e che quindi la norma relativa possa atteggiarsi come norma di proroga in senso proprio. Se la proroga non dovesse intervenire entro il 31 dicembre, questa Commissione finirebbe e quindi dovrebbe poi ricostituirsi; in ipotesi, essa si potrebbe ricostituire in maniera soggettivamente diversa e potrebbe essere soggettivamente presieduta in modo diverso. Questa è la mia perplessità.

Il collega Tassone ha ragione a dire che mi vede perplesso, ma non mi sento di impegnare una Commissione futura. Mi sentirei semmai di impegnare questa Commissione, ovviamente con il consenso dei suoi membri, su proposte che attenessero ad una continuità della Commissione. Tuttavia, perché continuità ci sia, è necessario che il Parlamento approvi la legge di proroga entro il 31 dicembre. Se non sbaglio, c'è già stata un'esperienza nella storia della Commissione di una interruzione temporale: tale circostanza impone la ricostituzione della Commissione. A quel punto sarebbe la Commissione ricostituita a compiere scelte che riguardino il suo futuro.

Per questi motivi ritengo - se siamo tutti d'accordo - che potremmo in questo breve spazio temporale (necessariamente nella prossima settimana potremmo fare un'altra riunione; vi potrei aggiornare su quanto mi ha detto la dottoressa Pradella; può darsi che potremmo ascoltare il Ministero dell'interno e i vertici istituzionali) condurre un'attività di studio e di dibattito rispetto alla massa di conoscenze - che non è scarsa - già in nostro possesso. Una volta che sapremo se questa Commissione prorogata o la nuova Commissione ricostituita avrà davanti uno spazio temporale lungo, potremo stabilire un piano che sia insieme di discussione e dì approvazione della relazione e di atti di inchiesta, limitatamente a quei filoni di inchiesta rispetto ai quali abbiamo ritenuto maturo il momento della conclusione. In questa logica avevamo posto all'ordine del giorno l'aggiornamento sugli sviluppi del caso Gladio ed il dibattito sullo stato generale dell'inchiesta: nell'ambito di quel dibattito erano previsti gli interventi dei colleghi Gualtieri e Loiero. Se siete d'accordo, darei la parola prima all'uno e poi all'altro a meno che non volessimo decidere di aggiornarci comunque alla prossima settimana, però dovremmo abituarci a lavorare in ore notturne. Se potessimo sfruttare questa riunione per ascoltare i colleghi Gualtieri e Loiero, avremmo comunque compiuto un passo in avanti.

FOLLIERI. E’ così difficile ottenere un provvedimento legislativo di proroga, se tutti i Gruppi sono d'accordo?

GUALTIERI. L'altra volta ci son voluti tre giorni.

PRESIDENTE. Se tutti i Gruppi sono d'accordo, la Commissione affari costituzionali potrebbe in sede deliberante approvare immediatamente il testo ed inviarlo alla Camera dei deputati. Basta però che un solo Gruppo non sia d'accordo e la sede deliberante non è possibile: si tratterebbe allora di rinviare il provvedimento in Aula, e finché non termina la sessione di bilancio esso non può essere approvato.

FOLLIERI. Signor Presidente, credo di dovermi unire al coro di coloro i quali intendono prorogare i lavori di questa Commissione, perché vi sono dei commissari nuovi, e io sono uno di questi, i quali hanno un tempo ristrettissimo per appropriarsi di quella voluminosa relazione che porta la sua firma. Io sono ad esempio rimasto attratto dalla vicenda Moro, perché si scrive nella relazione che Moro non lo si è voluto salvare: per poter controfirmare questa pagina della relazione io ho bisogno di operare dei confronti con il carteggio che è stato utilizzato dalla Commissione e quindi da lei, signor Presidente. Siccome abbiamo la finanziaria al Senato e poiché tutti hanno richiamato il lungo periodo delle festività natalizie, che credo inizino il 22 dicembre prossimo, non so fino a che punto da parte nostra si possa avere un valido contributo per addivenire ad un giudizio positivo o negativo.

Vi sono poi quelle due grosse novità alle quali tutti hanno fatto riferimento. Io stamane leggevo sulla stampa di scoperte interessanti che avrebbe fatto il giudice istruttore Priore per la strage di Ustica; questa sera sono venuto a conoscenza di un carteggio conservato nei depositi del Ministero dell'interno che potrebbe rivelarsi un tesoro per il raggiungimento della verità. Per cui sulla scorta di queste considerazioni, che come vi dicevo sono comuni a coloro che prima di me hanno preso la parola, ritengo che occorra intervenire presso il Parlamento per cercare dì ottenere in tempi rapidi un provvedimento di proroga, perché non credo, in relazione a ciò che ho detto circa coloro che da poche settimane sono alle prese con queste vicende riguardanti la relazione e i lavori della Commissione, che si possa ottenere da parte nostra un valido contributo.

Per tale ragione ritengo anch'io che la Commissione vada prorogata,

PRESIDENTE. Per dare un senso a quanto abbiamo detto, penso che noi potremmo innanzi tutto decidere se approfittare per fare questi approfondimenti sentendo i colleghi Gualtieri e Loiero questa sera. In secondo luogo, voi potreste darmi mandato a predisporre per una prossima riunione ad esempio un ordine del giorno, sul quale democraticamente poterci misurare al fine di approvarlo. con il quale la Commissione manifesti la necessità di una proroga. Altrimenti finiamo per girare intorno al problema senza fare passi avanti, perché come tutti sappiamo la Commissione non ha un potere dì autoprorogarsi. Pertanto, potremmo approvare un ordine del giorno con il quale auspichiamo che il Parlamento operi una proroga della nostra Commissione.

CORSINI. Signor Presidente, vorrei fare ad alta voce alcune considerazioni di carattere problematico. Essendo nuovo come membro di questa Commissione non ho probabilmente le idee molto chiare, ma può darsi che gli interrogativi e i problemi che solleverò attraversino in qualche misura anche la coscienza di altri colleghi.

Condivido anch'io l'ipotesi che tutti qui hanno sostenuto della necessità di un prolungamento dei lavori di questa Commissione. Ciò per due motivazioni. La prima, che è la più ovvia e persino banale, e cioè che i commissari di nuova nomina verrebbero chiamati ad esprimere un giudizio su una proposta di relazione rispetto alla quale non hanno una conoscenza diretta, poiché non hanno partecipato allo sviluppo dei lavori che hanno determinato la sua stesura. La seconda perché sono emersi fatti nuovi e fonti nuove, con particolare riferimento ad una complessiva possibilità di rilettura di quello che a mio parere è il tema di fondo che interessa i lavori di questa Commissione. Mi sembra infatti che compito di questa Commissione non sia quello di attingere il certo e cioè la verità processuale delle vicende stragistiche che hanno caratterizzato la prima fase della storia repubblicana del nostro Paese, quanto piuttosto di esprimere una valutazione il più possibile larga e condivisa del vero, cioè del dato storico-politico che caratterizza un'intera esperienza.

Qual è il nucleo centrale del problema che abbiamo di fronte? Anche quando sento che si potrebbe chiedere, ad esempio, l'audizione dei Ministro dell'interno o di altra personalità della vita pubblica italiana in realtà rimango dell'opinione che sarebbe opportuno che noi definissimo un'ipotesi di lavoro, perché altrimenti in ordine a che cosa ascoltiamo questi personaggi? Qual è allora il dato di fondo, che mi sembra sia al centro di questa indagine, di questa ricognizione intorno al vero delle stragi? Lo ribadisco, al vero, non al certo, perché non disponiamo dei meccanismi di indagine e di inchiesta di cui può disporre un magistrato o l'ordine giudiziario. Credo che il vero tema sia il rapporto tra l'apparato dello Stato e il fenomeno eversivo e stragistico, nonché le mutazioni che dentro questo rapporto sono state segnalate con scansioni di tempi e periodizzazioni che la ricerca storiografica ha già in larga misura messo in luce e che potrebbe trovare in questa sede ulteriori supporti, riscontri e verifiche. Credo che questo sia il primo dato e cioè protrarre i lavori della Commissione. Ciò affinché i Commissari siano in grado di formulare un quadro d'insieme in ordine al vere della vicenda eversiva, stragistica e terroristica.

C'è un secondo aspetto sul quale credo sia opportuno riflettere. Preso atto cioè del fatto che su una serie di vicende noi disponiamo grosso modo di una verità acquisita, accertata e condivisa, per lo meno in sede storiografica, resta il dato che vi sono alcune vicende aperte e che oggi addirittura si parla della venuta alla luce di un intero archivio che consentirebbe di ripercorrere questa storia dal 1945 ad oggi. Quindi, ci sono difficoltà di ordine tecnico-operativo.

Io ho una qualche esperienza di utilizzazione di fonti documentarie e di utilizzazione di archivi, non vedo come un membro di questa Commissione possa immaginarsi di effettuare una registrazione, uno spoglio o una verifica su, credo, qualche quintale di documenti, cioè su circa 150.000 fascicoli. Non è una cosa da poco se è vero che uno studioso di storia quando riesce in una mattina a vedersi quattro faldoni di archivio ha già lavorato parecchio. Varrebbe allora la pena, nell'ipotesi in cui la Commissione prolunghi i propri lavori sulla base dì una legge, di dotarsi innanzi tutto di supporti di lettura, cioè di studiosi accreditati in questo campo che da tempo si occupano di questi problemi. Credo che ciò sia necessario se è vero che questo materiale è a tal punto interessante da consentirci di formulare nuove ipotesi su un'intera vicenda storica che copre grosso modo cinquanta anni di storia repubblicana.

Dall'altra parte, invece, varrebbe la pena - questo è il significato che potremmo assegnare alle audizioni o alla sollecitazione di presenze - di isolare alcuni filoni che tuttora restano aperti (penso alla vicenda di Ustica; non posso non pensare alla strage di piazza della Loggia, considerato che sono stato sindaco dì Brescia, e ho ascoltato quasi sobbalzando la notizia che mi dava ora il senatore Gualtieri, e cioè che emergerebbe da un fascicolo che quella strage viene consumata con un intervento diretto di una parte importante dello Stato), di individuare alcuni fenomeni dell'esperienza stragistica eversiva che possono in qualche misura essere ulteriormente illuminati da acquisizioni di carattere documentale o testimoniale che portano singolari e significative novità.

Condivido le osservazioni del collega Zani, e cioè che noi abbiamo l'esigenza di arrivare ad una conclusione in tempi compatibili con il tipo di lavoro che stiamo svolgendo. Da un lato vi è una consumazione della memoria, vi è uno stemperamento della consapevolezza che l'opinione pubblica ha dell'urgenza dell'acquisizione della verità su questi problemi, perché molto tempo è trascorso. Dall'altro, paradossalmente, tutti, credo, avvertiamo l'esigenza di scoperchiare la pentola delle stragi, perché questo è il passaggio assolutamente necessario se si vuole cambiare una fase della vicenda della storia repubblicana nel nostro paese. Non è pensabile che si possa ipotizzare di dare vita a una nuova vicenda costituzionale o a quella che taluni chiamano la seconda Repubblica se non si fa chiarezza sui misteri della prima.

Ritengo allora che questa duplice esigenza debba in qualche misura convincere tutti sulla necessità di prolungare, sì, i lavori della Commissione, ma di arrivare anche a punti di acquisizione che attribuiscano un significato al lavoro che stiamo svolgendo.

PRESIDENTE. Onorevole Corsini, per sintetizzare quel che lei diceva dal mio punto di vista, qual è la linea di fondo di quella ipotesi di relazione che avevo redatto? E’ che le ragioni storiche per cui le stragi sono avvenute sono una cosa, le ragioni storiche per cui non si è giunti all'individuazione dei responsabili delle stragi sono altra cosa, ma i due fenomeni in parte coincidono.

Le ragioni storiche per cui in questo paese vi è stato un forte fenomeno del terrorismo negli anni '70 sono una cosa; le ragioni per cui il terrorismo è stato battuto in un lasso di tempo lungo sono altra cosa, ma ancora una volta vi è una parziale coincidenza, e vi è anche una parziale coincidenza con le ragioni storiche per cui i responsabili delle stragi non sono stati individuati.

Questa è una mia ipotesi che deve essere sottoposta al vaglio e al dibattito della Commissione.

Quel che noi però dovremmo decidere adesso è se andare verso l'approvazione di un documento che cristallizzi l’idea, che mi sembra unanime della Commissione, sulla impossibilità di concludere i lavori entro il 31 dicembre di quest'anno, e che valga da appoggio e supporto a iniziative parlamentari che sono già state assunte o ad altre che potrebbero essere assunte ad esempio alla Camera. Niente escluderebbe infatti che una iniziativa legislativa analoga a quella all'esame del Senato si prendesse alla Camera, dove, non essendo in corso la sessione di bilancio, avrebbe più spazio.

Bisogna poi decidere cosa fa questa Commissione nel frattempo: potrebbe non fare niente o continuare in sedute di studio, con qualche audizione. Pensavo, ad esempio, all 1 audizione del Ministro dell'interno mirata su questo ultimo episodio, cioè che il Ministro dell'interno venga a riferirci con maggiore precisione quali acquisizioni nel frattempo ha fatto l'amministrazione dell'Interno sulla natura dell'archivio e soprattutto sulle ragioni per cui nella scorsa legislatura, quando il ministro Brancaccio consentì ai consulenti della nostra Commissione di accedere agli archivi del Ministero dell'interno presso il Viminale, dell'esistenza di questo deposito-archivio, che era ubicato in un altro luogo, non si è saputo nulla.

LOIERO. Probabilmente non lo sapeva neppure il ministro Brancaccio.

PRESIDENTE. Con ogni probabilità non lo sapeva neppure il ministro Brancaccio, ma vi saranno delle ragioni amministrative al riguardo (su questo non ho dubbi, conoscendo Brancaccio), sulle quali penso che l'amministrazione dell'Interno stia indagando, ossia chi erano i custodi di questa notizia, che non arrivava ai vertici, pur sapendo che ministri dell'interno della scorsa legislatura, prima Maroni, poi Brancaccio e infine Coronas hanno avuto rapporti istituzionali con questa Commissione. Un conto è la conoscenza soggettiva da parte del Ministro, altro è la valutazione politica del perché il Ministro non fosse a conoscenza di un fatto che invece avrebbe dovuto conoscere.

GUALTIERI. Signor Presidente, mi domando se non possiamo accogliere il suggerimento che lei ci ha dato prima, considerato che dal dibattito di questa sera è emerso che si ritiene necessario prorogare i lavori di questa Commissione - almeno mi sembra che questa sia l'opinione prevalente -, pur con le limitazioni che ha sottolineato l'onorevole Zani, circa la determinazione di un termine che stia a significare che noi non facciamo coincidere la Commissione con la scadenza della legislatura, trasformandola quindi in Commissione permanente, ma le assegniamo uno spazio più ristretto.

Lei, signor Presidente, ha proposto di convocare la Commissione la prossima settimana per approvare un ordine del giorno che sottolinei questa esigenza ai due rami del Parlamento.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno potrebbe prendere atto dell'iniziativa legislativa all'esame del Senato e auspicarne un esito sollecito.

GUALTIERI. I tempi sono molto ristretti, e ritengo che noi dobbiamo perdere il carattere di provvisorietà con cui operiamo oggi, non sapendo se i nostri lavori saranno prorogati o termineranno il 31 dicembre di quest'anno. Non possiamo assumere consulenti...

PRESIDENTE. Potremmo anche farlo, ma il mio punto di vista è che non sarebbe corretto.

GUALTIERI. Considerato che abbiamo svolto un dibattito molto approfondito e serio potremmo redigere stasera stesso un ordine del giorno, che sottolinei questa esigenza in modo da trasmetterlo domani ai due rami del Parlamento. La Camera, avendo terminato la sessione di bilancio, è in grado di deliberare anche subito mentre il Senato potrà farlo più avanti, essendo impegnato nell'esame dei documenti finanziari.

PRESIDENTE. Mi viene segnalato dagli uffici che non vi è il numero per votare un ordine del giorno.

GUALTIERI. Il problema del voto può essere anche rinviato. Noi dobbiamo guadagnare tempo. Se tutti siamo d'accordo che la Commissione debba essere prorogata, ci conviene lavorare in questo quadro, perchè al momento galleggiamo ancora nell'aria, siamo una Commissione che non ha ancora i denti per mordere: anche qualora venisse in questa sede il Ministro dell’interno, la Commissione si troverebbe in questa situazione.

Dobbiamo uscire da questo stato di provvisorietà, sono d'accordo sul fatto che con una Commissione costituita, poiché alcune parti non sono essenziali nel quadro centrale della sua relazione - non mi dilungo, ma cito come esempi la vicenda di Ustica e della Uno bianca, che possono costituire oggetto di relazioni singole da trasmettere immediatamente e prioritariamente al Parlamento - questa potrebbe essere approvata nella parte centrale, riservando all'indagine della Commissione gli approfondimenti di quei fatti che sono rimasti da chiarire, l'esame di quello che lei ci ha segnalato, cioè i documenti del Ministero dell'interno che abbiamo acquisito dal dottor Salvini e da altri magistrati, e allora cominceremmo a lavorare con cicli di audizioni, con consulenti, e questa Commissione riacquisterebbe il proprio peso e la propria autorità. Nella situazione attuale non abbiamo autorità e allora ci conviene acquisire immediatamente dal Parlamento questo potere. Quindi, suggerirei di approvare un ordine del giorno e di inviarlo immediatamente.

FOLLIERI. Signor Presidente, vorrei porle un quesito procedurale. Possiamo delegare lei per la stesura dell'ordine del giorno e riconvocarci per domani al fine di approvarlo?

PRESIDENTE. Potremmo decidere che la Commissione dà mandato al Presidente di redigere una lettera, da inviare ai Presidenti della Camera e del Senato, così non è necessario votare.

CASTELLI. lo non ripeto per brevità quello che è stato detto in Ufficio di Presidenza. Mi pare che il Presidente sia comunque il più titolato - proprio perché partecipa ovviamente all'Ufficio di Presidenza e alla Commissione plenaria - a trarre le fila del discorso.

A me sembra che da tutti gli interventi, della scorsa seduta e di questa sera, si possa desumere una volontà, se non unanime quanto meno larghissima, di proseguire i lavori. Mi pare però che non si sia riusciti a mettere a punto una via comune, anche considerando le proposte formulate la volta scorsa. Da parte del mio Gruppo c'è sicuramente questa volontà, anche se onestamente devo far presente che forse in questo momento non siamo in grado di concedere una sede legislativa per l'approvazione del provvedimento di proroga in Commissione. Come sapete, alcuni Gruppi sono su una posizione un po' diversa su questo aspetto. Tuttavia, ritengo che non si tratti di una questione prettamente politica ed auspico che possa arrivare questo benestare.

Francamente, non riesco bene a cogliere la differenza di una lettera da un ordine del giorno: comunque la legge prescrive che il termine di questa Commissione è fissato al 31 dicembre ed evidentemente per poterlo prorogare ci vuole comunque un atto legislativo, non basta né una lettera né un ordine del giorno. Per guadagnare tempo io sono disponibile a dare mandato al Presidente a scrivere quest'ordine del giorno, che potremmo valutare domani ed eventualmente votare. Ma bisogna considerare che i nostri colleghi della Camera sono quasi tutti a casa perché questa settimana c'è aggiornamento dei lavori e quindi avremo difficoltà ad ottenere il numero legale prima della prossima settimana. Nel frattempo potremo verificare presso tutti i Gruppi parlamentari la strada della sede legislativa, che ci toglierebbe da quelle more di cui prima parlava il senatore Gualtieri.

Anch'io sono per la prima volta membro di questa Commissione, ma mi sembra di aver già capito che i lavori, per la loro intrinseca difficoltà, non possono essere svolti a tamburo battente. Quindi, ritengo che per prima cosa dobbiamo darci delle certezze, senza le quali non possiamo operare. Riassumendo sono d'accordo nel dare mandato al Presidente a predisporre questo ordine del giorno ed invito i colleghi a verificare la possibilità di una sede legislativa per approvare il provvedimento di proroga.

PRESIDENTE. Se i colleghi sono d'accordo, potrei formulare questa proposta: ci aggiorniamo a domani, io formulo quest'ordine del giorno e nel frattempo ci attiviamo perché ci sia il numero legale, cosicché possiamo votarlo.

LEONE. Già per la seduta di oggi abbiamo avuto qualche difficoltà, perché i deputati non sono presenti.

CORSINI. Siamo venuti di proposito.

TASSONE. Signor Presidente, io sarei più favorevole ad una lettera perché bisogna anche verificare se intendiamo proporre una proroga della Commissione pura e semplice oppure riconsiderare un po’ i connotati e gli ambiti di competenza. Arrivati a questo punto ci interessa avere una manifestazione di volontà politica della Commissione, ma ritengo che una lettera possa rappresentare anche gli altri Gruppi che oggi non sono presenti.

PRESIDENTE. Mi sforzo di dare la maggiore collegialità possibile a quello che decidiamo. Allora, una volta scritta questa lettera, acquisiamo la disponibilità del Ministro dell'interno di essere audito la prossima settimana sulla vicenda dell'archivio. Ma poi, continuiamo ugualmente la nostra attività che si può definire dì studio, con la relazione del senatore Gualtieri su Gladio e del senatore Loiero sull'insieme, oppure lo ritenete superfluo? Non voglio porre limiti alla capacità di nessuno, ma ho notato, nell'esperienza della scorsa legislatura, che la partecipazione ai lavori della Commissione è in sé un grosso momento di aggiornamento per ciascuno di noi. Personalmente, non avevo fatto parte della Commissione nelle due legislature precedenti ed ho tratto moltissimo giovamento dalla lettura dei verbali perché la Commissione, sotto la presidenza di Gualtieri, ha avuto momenti molto alti in cui una serie ipotesi sono state avanzate ed hanno avuto un loro spessore.

SARACENI. Ritengo che se siamo incerti sul nostro futuro non siamo molto motivati.

PRESIDENTE. Per quanto l'ipotesi sia pessimistica, penso che una legge di proroga ci sarà nei primi dell'anno prossimo. Quindi, salvo casi personali, ritengo che la motivazione possa esserci.

Se la disponibilità del Ministro dell'interno di essere ascoltato la prossima settimana sulla questione dell'archivio non ci fosse, ritengo che il dibattito con l'intervento dei senatori Gualtieri e Loiero possa essere ugualmente svolto.

FOLLIERI. Anche per i nuovi.

CORSINI. Credo che noi abbiano di fronte due problemi distinti. Il primo problema è grosso modo come riempire proficuamente il tempo che ci rimane da qui alla fine dell'anno, mentre il Parlamento lavora e la Commissione, così costituita, ha titolo per procedere nei suoi lavori. Credo che le ipotesi formulate (convocare la Commissione per votare l'ordine del giorno, svolgere la relazione del senatore Gualtieri e di altri su alcune vicende specifiche, l'audizione del Ministro qualora se ne abbia la disponibilità) siano compatibili.

Il secondo problema che invece è di medio periodo, credo sia risolvibile attraverso l'enunciazione di una volontà politica, che mi sembra qui emergere unanimemente, attraverso una lettera del Presidente. Sempre in questa lettera vi potrebbe essere la prefigurazione di un percorso di iniziativa legislativa che, nei tempi più brevi possibili, consenta il prolungamento dei lavori per un periodo determinato, che può essere di dodici mesi, di diciotto mesi od altro.

LOIERO. Il periodo non sta a noi indicarlo perché altrimenti diventerebbe una gabbia.

PRESIDENTE. Nell'ambito della lettera prenderò anche atto una iniziativa legislativa è stata già assunta.

LOIERO. Bisognerebbe ascoltare il parere di tutti i Gruppi.

PRESIDENTE. Comunque la proposta di legge prevede in pratica che il termine previsto per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare sia ulteriormente prorogato al 30 giugno 1998 e reca le firme di tutti i Gruppi.

Pertanto se la Commissione è d'accordo, ci riuniremo nuovamente la prossima settimana per ascoltare il Ministro dell'interno e comunque per ascoltare le relazioni del senatore Gualtieri e del senatore Loiero nonché tutti coloro che vorranno intervenire sui problemi generali, perché dai singoli interventi potrebbero anche emergere proposte di ulteriori atti d'inchiesta (non credo che ciò sia possibile nell'ambito dell'intervento del senatore Gualtieri, il quale ha dichiarato di ritenere che sulla questione Gladio potremmo anche arrivare alla conclusione).

Poiché non si fanno osservazioni, così resta stabilito.

La seduta termina alle ore 21,35.

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