Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi

43a SEDUTA

MERCOLEDÌ’ 4 NOVEMBRE 1998

Presidenza del Presidente PELLEGRINO

indi del Vice Presidente MANCA

Indice degli interventi

PRESIDENTE
BATTELLI
BONFIETTI (Dem. di Sin-L'Ulivo), senatrice
DE LUCA Athos (Verdi-l'Ulivo), senatore
FRAGALA' (AN), deputato
GUALTIERI (Dem.di Sin.-Ulivo), senatore 1 - 2 - 3 - 4
MANCA (Forza Italia), senatore
STANISCIA (Dem.di Sin.-L'Ulivo), senatore
TARADASH (Forza Italia), deputato
TASSONE (UDR), deputato

 

La seduta ha inizio alle ore 19,40.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la seduta.

Invito la senatrice Bonfietti a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

BONFIETTI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 20 ottobre 1998.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

 

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

PRESIDENTE. Comunico che i dottori Roselli e Salvi hanno provveduto a restituire, debitamente sottoscritto ai sensi dell'articolo 18 del regolamento interno, il resoconto stenografico della loro audizione, svoltasi il 20 ottobre 1998, dopo avervi apportato correzioni di carattere meramente formale.

Comunico altresì che il dottor Gianluca Salvatori ha depositato in data 3 novembre 1998 un elaborato su Ustica.

 

SU ALCUNE RECENTI DICHIARAZIONI DEL SENATORE COSSIGA.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il senatore Mantica. Ne ha facoltà.

MANTICA. Signor Presidente, in qualità di parlamentare, come credo tutti i colleghi, ho ricevuto una lettera da parte del senatore a vita Francesco Cossiga sulla quale desidero richiamare l'attenzione e chiedo che una seduta della Commissione, o al limite del suo Ufficio di Presidenza, sia dedicata a questo argomento. Nella lettera il presidente Cossiga dichiara che con la costituzione di un governo di centrosinistra, rappresentativo delle grandi aree politico-culturali democratiche dell'Italia e dell'Europa, presieduto da Massimo D'Alema, si scrive una pagina importante e definitiva della storia del nostro paese. Si sanziona cioè la ricomposizione del corpo della nazione attraverso la sua espressione politica e il suo tessuto civile, consegnando alla storia e agli storici cinquant'anni di vita nazionale, ricca certo di luce ma appesantita da ombre; anni sui quali si sono definitivamente affermate, e spesso duramente in contrasto tra di esse, la Repubblica, la democrazia, la libertà, la via pacifica, l'affermazione politica della classe lavoratrice. Possiamo leggere questa dichiarazione del presidente Cossiga in molti modi; io vorrei proporre con serietà la mia interpretazione: il presidente Cossiga, che già nel 1991 fece dichiarazioni analoghe, ha affermato che si chiude il ciclo della guerra fredda e che cinquant'anni di storia vengono consegnati agli storici, cioè, signor Presidente, che si chiude la Commissione d'inchiesta sulle stragi di cui mi sembra sia comunque messa in discussione la validità.

Possiamo anche ignorare questa dichiarazione ma ciò mi sembrerebbe superficiale, considerando anche il fatto che il presidente Cossiga è stato presidente della Repubblica, più volte sottosegretario di Stato e Ministro dell'interno ed ha un ruolo di importanza non secondaria in questo momento. Lo ripeto: poiché cinquant'anni di storia possono essere consegnati agli storici, vorrei solo ricordare che in un paese molto lontano da noi, il Sud Africa, per ricomporre un periodo di venti, trenta, quaranta anni di storia lacerante è stata costituita la Commissione di pacificazione nazionale che ha lavorato per due anni. Credo che il presidente Pellegrino sappia che ogni audito dalla Commissione è stato assolto per le sue affermazioni soltanto se corrispondevano alla verità e che la Commissione ha terminato i suoi lavori una settimana fa con una relazione di 3500 pagine, che è stata molto apprezzata perché distribuisce giudizi in ogni direzione sia per i fautori dell'apartheid sia per i membri dell'ANC. Dunque si chiudono cinquant'anni di storia nel momento in cui si rilascia la verità di questa storia, senza seppellirla con una lettera che pretende di rappresentare una pietra tombale. Sembrandomi questo un problema rilevante per l'andamento dei nostri lavori, lo sottopongo all'attenzione del Presidente e chiedo che sia calendarizzata una discussione, rimessa eventualmente all'Ufficio di Presidenza, su tale argomento vitale per la nostra Commissione.

PRESIDENTE. Senatore Mantica, ha letto le mie dichiarazioni in proposito?

MANTICA. Sì, le ho lette.

PRESIDENTE. Ciò dovrebbe esonerarmi da una risposta. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Zani. Ne ha facoltà.

ZANI. Signor Presidente, non so se il senatore Mantica si riferisca ad un foglio che ho trovato anch'io nella cassetta della posta due settimane fa.

MANTICA. L'ho ricevuto una settimana fa e non è firmato.

ZANI. In ogni caso non l'ho considerato una lettera. Lo stampato non inizia infatti con le parole gentile senatore o onorevole deputato bensì con le parole caro collega. Ho considerato che si trattasse di una dichiarazione del presidente Cossiga rilasciata in non so quale occasione perché non è indicato nel documento. A mio avviso il contenuto, che, ascoltando il senatore Mantica, corrisponde a ciò che ho effettivamente letto non mi sembra francamente adeguato per svolgere un dibattito sul ruolo o sul destino della Commissione d'inchiesta sulle stragi. Con rispetto parlando, non mi sembra che il ragionamento del presidente Cossiga abbia alcuna attinenza con il ruolo istituzionale della nostra Commissione.

Il presidente Cossiga ha espresso dei giudizi, ha affermato che la guerra fredda è finita, come ha ricordato il senatore Mantica. Secondo me la guerra fredda era finita prima del recente insediamento del governo D'Alema. D'altro canto di ciò abbiamo discusso nel corso degli ultimi anni proprio in questa sede convergendo sul giudizio storico, e dunque di fatto, per cui la guerra fredda era già finita: non vi era bisogno di quell'evento, la formazione del governo D'Alema, che per altro considero in sé fausto, per chiudere quel periodo. Troverei forviante e persino preoccupante aprire un dibattito su questo punto. Quella lettera non offre alcun ragionevole appiglio e non ha alcuna connessione con l'attività della nostra Commissione. Sono pertanto contrario al dibattito proposto dal senatore Mantica, che esporrebbe continuamente il nostro lavoro a contingenze politiche di vario tipo. Ritengo invece che occorra tenersi al riparo da tutto ciò. Signor Presidente, ho chiesto la parola perché rimanga agli atti che è meglio non svolgere dibattiti e che non c’è ragione per farli. Presumo che i colleghi siano d'accordo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il senatore Gualtieri. Ne ha facoltà.

GUALTIERI. Signor Presidente, ho letto anch'io le dichiarazioni del presidente Cossiga, che negli ultimi giorni ne ha rilasciate diverse, in cui si proclama la fine delle ostilità e della guerra e la pace dei bravi. Ho avuto occasione di parlare di tali dichiarazioni con il presidente Pellegrino il quale ricorderà una mia battuta: la guerra fredda è finita come è finita la seconda guerra mondiale, ma al termine di quest'ultima hanno cominciato a funzionare i tribunali di Norimberga. Il senso della mia battuta è il seguente: la fine di una guerra non interrompe l'attività delle Commissioni parlamentari d'inchiesta o le indagini della magistratura su eventuali delitti commessi durante il conflitto. Quindi i compiti della nostra Commissione rimangono intatti, assegnati dal mandato che abbiamo ricevuto dal Parlamento e che noi porteremo avanti secondo i programmi che ci siamo dati.

PRESIDENTE. Vorrei concludere questo dibattito con una brevissima dichiarazione, se non altro per il verbale. Ho iniziato a presiedere questa Commissione durante il Governo Berlusconi; questo forse sfuggì al presidente Cossiga quando lo ascoltammo ed egli mi accusò di essere un vincitore che voleva fare la storia alle spalle dei vinti. In realtà ho assunto la Presidenza di questa Commissione quando ero parte della minoranza, non della maggioranza; poi ci sono stati il Governo Dini, il Governo Prodi e adesso il Governo D'Alema. Non ho mai pensato di poter essere influenzato dall'evoluzione del quadro politico, perché vi sono leggi del Parlamento che definiscono i nostri compiti ed alle quali mi sono sempre sforzato di essere fedele.

Condivido il giudizio di fondo del presidente Cossiga: penso che effettivamente la storia d'Italia che rientra nell'ambito delle nostre indagini sia una storia che si chiude con un saldo positivo per la democrazia. Si tratta però di un saldo algebrico, composto di positività e di negatività, ed il nostro compito è anche quello di descrivere le negatività: è anche un modo per apprezzare le positività che in quel calcolo algebrico le hanno superate. Quindi ritengo - per quello che mi riguarda, l'ho anche pubblicamente dichiarato - che la Commissione debba andare avanti secondo i piani che avevamo fatto; il professor De Lutiis ed il dottor Tricoli stanno ultimando in questi giorni due elaborati che potremo discutere nell'ambito di quel comitato che abbiamo costituito appositamente. Comunque, siccome ciò riguarda l'ordine dei nostri lavori, non ho preclusioni a che nel prossimo Ufficio di Presidenza, che si convocherà nella prossima settimana, qualora vi fosse la necessità, se ne discuta; ma penso che saranno i fatti, senatore Mantica, a dimostrare che andiamo avanti lo stesso. Non penso che in quella dichiarazione del presidente Cossiga vi fosse un invito a chiudere i lavori di questa Commissione. Noi non siamo il Sud Africa, quindi non riterrei nemmeno scandaloso che ad un certo punto tutto l'arco delle forze politiche decidesse di lasciare l'accertamento di quelle negatività agli storici e ai giudici. Ma una cosa di questo genere si potrebbe fare se tutte le forze politiche fossero d'accordo; in questa fase abbiamo ben tre opposizioni, e quindi, siccome il presidente Cossiga è uomo che conosce come funziona il Parlamento, non posso pensare che volesse invitarci a chiudere i nostri lavori, cosa che peraltro ci è impedita dalla legge. Tuttavia nel prossimo Ufficio di Presidenza potremo approfondire questi temi.

MANTICA. Signor Presidente, non vorrei essere stato capito male. La mia dichiarazione era tesa a comprendere se si voleva continuare i lavori di questa Commissione, visto che io voglio continuarli.

PRESIDENTE. Allora siamo tutti d'accordo.

MANTICA. Però c'è un piccolo particolare. Mi riferisco ad un fatto preciso: l'audizione del presidente Cossiga in questa sede. Se alcuni personaggi come il presidente Cossiga ritengono che la verità non abbia più alcun valore in questa sede, perché la storia giudicherà e comunque il saldo algebrico è positivo, visto che repubblica, democrazia e libertà sono garantite, mi domando se questo tipo di atteggiamento da parte di personaggi di questa levatura che conoscono la verità non sia di ostacolo ai lavori della Commissione, e quindi se non sia da valutare, rimandandolo al prossimo Ufficio di Presidenza, che cosa fare di fronte a questa posizione. Ricordo al presidente Pellegrino che non a caso ho citato il Sudafrica, perché insieme formulammo un commento dopo l'audizione del presidente Cossiga, dicendo che egli si era comportato come Pete Botha, che si rifiutò di essere audito dalla Commissione di pacificazione nazionale del Sudafrica; il presidente Cossiga nella sostanza si era comportato allo stesso modo.

PRESIDENTE. E’ vero. Però io penso che quando rileggeremo i verbali di quell'audizione, nel lavoro che dovremo fare nei prossimi giorni, vedremo che essa in realtà contiene una serie di spunti che possiamo utilizzare: questa fu la mia valutazione allora e resta tale, tant'è vero che la feci andare avanti, malgrado il tono a volte non consono ad un dibattito parlamentare che quella vicenda ebbe, perché ritenevo che fossero comunque utili al nostro lavoro. Possiamo con ciò ritenere chiuso questo dibattito preliminare.

 

INCHIESTA SULLE VICENDE CONNESSE AL DISASTRO AEREO DI USTICA: AUDIZIONE DEL DIRETTORE DEL SISMI AMMIRAGLIO GIANFRANCO BATTELLI

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'inchiesta sulle vicende connesse al disastro aereo di Ustica, l'audizione del direttore del Sismi, ammiraglio Gianfranco Battelli, accompagnato dal colonnello Umberto Bonaventura e dal colonnello Rodolfo Mazzanti, che ringrazio per la loro disponibilità.

Come lei avrà sentito, ammiraglio, dal verbale il cui testo abbiamo appena approvato, noi abbiamo sentito per tre lunghe sedute i tre pubblici ministeri che hanno depositato sulla vicenda una nota requisitoria. Il punto su cui mi sembra opportuno soffermarmi - in aggiunta anche ad un contatto istituzionale, che in fondo con lei non avevamo mai avuto come Commissione da quando lei ha assunto la direzione del Sismi - e che assume rilievo in questa audizione mi sembra quello riguardante ciò che i pubblici ministeri ci hanno detto su quanto avvenne in quella notte del giugno 1980. I pubblici ministeri, in poche parole, ci hanno detto che dopo anni e anni di indagini ed un numero incredibile di perizie non si sentono in grado di formulare un'ipotesi su quello che è successo che abbia prevalenza su altre ipotesi possibili. Questo perché le tracce di una esplosione dall'esterno provocata da un missile sono esigue; quelle che riguarderebbero una esplosione dall'interno sono molto maggiori come numero, ma talmente contraddittorie tra di loro da escludersi a vicenda; l'ipotesi del cedimento strutturale è esclusa; anche l'ipotesi di una quasi collisione. Dobbiamo dare atto di alcune oggettività: il collasso del velivolo dell'Itavia avviene in una zona al massimo limite di funzionalità dei due radar che lo seguivano (quelli di Ciampino e di Marsala), quindi in un luogo in cui la funzionalità dei due radar era ridotta; i relitti dell'aereo si inabissano in uno dei punti più profondi del Mediterraneo. Queste sono circostanze di carattere oggettivo; penso però di interpretare un sentimento diffuso dei membri di questa Commissione se affermo che comunque la conclusione a cui sono giunti i pubblici ministeri è estremamente deludente. Direi anche che essa segna un deficit istituzionale: se le istituzioni avessero funzionato, probabilmente questo deficit di conoscenza non ci sarebbe e vi sarebbero soprattutto 81 famiglie che avrebbero avuto risposta ad un interrogativo a cui hanno diritto di avere una risposta: quello su che cosa è successo. E siccome l'autocritica legittima la critica, voglio dire che forse anche il Parlamento come istituzione non funzionò inizialmente benissimo su questa vicenda, perché, con l'emotività che spesso condiziona il lavoro parlamentare, diede ampia eco all'ipotesi di un cedimento strutturale e quindi ad una polemica con il Ministro dei trasporti perché aveva dato le concessioni all'Itavia di far volare aerei che non erano in condizioni di volare. Ciò non sarebbe avvenuto se solo vi fosse stata una pausa di riflessione. Le cattive condizioni di manutenzione di un aereo, sulla base dell'esperienza che nel frattempo abbiamo fatto, possono determinare un incidente in fase di decollo, in fase di atterraggio o in condizioni di volo di particolare difficoltà; ma a 10.000 metri di quota, in un volo in cui stava andando tutto bene, quando non c'era vento, non c'erano temporali o altro, il cedimento strutturale sarebbe dovuto sembrare fin dall'inizio l'ipotesi meno probabile per spiegare il collasso. La stessa magistratura - lo abbiamo ampiamente rilevato nell'ultima fase dell'audizione dei tre pubblici ministeri - inizialmente non diede risposte istituzionalmente adeguate su tutta la vicenda; vi sono stati tempi di stasi delle indagini che effettivamente questa Commissione ha già valutato negativamente.

Per ciò che riguarda l'aeronautica svolgeremo altre audizioni, ma il punto che assume rilievo - una valutazione che la Commissione ha già fatto, ma che l'audizione dei pubblici ministeri ha confermato e in qualche modo ci ha indotto ad acuire - è che anche l'attività dei servizi in tutta la vicenda è stata scarsa, inefficiente ed estremamente deludente. Io non le porrò particolari domande, vorrei che questa volta fossero i colleghi ad essere protagonisti di domande specifiche. In realtà dalla documentazione acquisita dal Sismi questo sembra abbia avuto un atteggiamento quasi di attesa e ha seguito ciò che faceva l'Aeronautica; è sembrato spesso preoccupato che la tesi prevalente, quella del cedimento strutturale, potesse non "tenere" in sede d'indagine giudiziaria o anche amministrativa, però non ha dato alcun contributo vero e serio all'accertamento della verità. Soprattutto sembra aver completamente trascurato gli aspetti internazionali, che avrebbero potuto giustificare lo scenario del cielo di quella notte, che allarma in qualche modo l'Aeronautica e la spinge ad assumere subito contatti con l'ambasciata americana e spinge il Sios ad assumere contatti con l'intelligence americana per assicurarsi che non fossero stati né nostri aerei né aerei alleati a determinare una collisione o un abbattimento involontario. Direi anche che in alcuni degli appunti che il Sismi trasmette si sente quasi la preoccupazione di escludere una collisione. La parola "collisione" è citata spesso, quasi che il Servizio avesse percepito che, dati i tracciati radar, la situazione del traffico aereo di quella notte poteva in qualche modo avere un rilievo sulla genesi della vicenda.

Trovo anche estremamente deludente l'apporto istituzionale del Servizio per quel che riguarda lo scenario internazionale di quell'epoca. Gli stessi pubblici ministeri ci hanno detto in particolare che il duplice rapporto che avevamo con la Libia era tale da non escludere affatto l'ipotesi di un attentato terroristico. Il prefetto Parisi in Commissione addirittura ce l'ha confermato due volte, sia pure senza prendere partito tra l'ipotesi del missile e quella della bomba; egli ha detto di ritenere quasi probabile che la vicenda di Bologna fosse la replica di un attentato che avvenne ad Ustica e che non fu percepito come tale. Capisco che lei ha assunto la responsabilità del Servizio in tempi di gran lunga successivi a tutte queste vicende. Le devo dire che come parlamentare e anche come cittadino, non solo come Presidente di questa Commissione, mi auguro che attualmente la funzionalità del Servizio non sia quella dell'epoca perché su vicende che allarmano l'opinione pubblica e attengono agli interessi fondamentali dello Stato l'opera del Servizio sia diversa da quella che in tutti questi anni abbiamo dovuto constatare sulla vicenda di Ustica e su altre vicende. Anche per quel che riguarda il Mig libico gli apporti documentali iniziali del Sismi sembrano andare in parallelo con l'attività dell'Aeronautica e del Sios, che è quella di accettare i risultati della commissione italo-libica che personalmente ritengo non dico inverosimili, ma almeno non assistiti da una grande verosimiglianza, cioè l'idea di questo pilota che si sente male, che blocca tutti i comandi inserendo il pilota automatico, l'aereo vola finché non finisce la benzina e poi precipita nella forra di Castelsilano. Anche se successivi apporti documentali dovuti al lavoro della magistratura - che da un certo punto in poi si è impegnata alla grande nell'inchiesta, anche per merito del Parlamento per le sollecitazioni che ha ricevuto da questa Commissione durante la presidenza Gualtieri - sembrerebbero invece confermare che l'aereo sia caduto qualche giorno prima rispetto al 18 luglio; come è noto, su un documento del Sismi è riportata la data del 14 luglio, confermata da dichiarazioni di agenti della CIA che hanno detto che vennero a vedere il relitto dell'aeroplano in un momento in cui l'Italia ancora non sapeva che a Castelsilano era caduto un Mig libico.

Su tutto questo vorrei da parte sua un commento di carattere generale. Anzitutto vorrei un'opinione su questa analisi e valutazione negativa che la Commissione ha già fatto con relazioni approvate durante la presidenza Gualtieri, ma che io oggi mi sento di confermare e di fare mie, semmai anche accentuandole alla stregua di quello che ci hanno detto i pubblici ministeri e di quanto è scritto nella requisitoria. Mi piacerebbe conoscere la valutazione attuale del Servizio anche sul passato. In qualche modo le istituzioni devono avere una memoria, che può e deve essere critica se il passato che hanno alle spalle non è di alto profilo, perché da quella valutazione nasce poi un'attività diversa. Mi fermo qui e le do la parola.

BATTELLI. La ringrazio, Presidente. Vorrei salutare tutti i membri di questa Commissione.

Lei mi ha posto un quesito di fondo al quale non è facilissimo rispondere. E’ difficile riuscire a stabilire perché certe cose sono state fatte o no. Ho letto tutto quello che ho potuto in questi tempi e ho cercato di capire, di farmi un quadro della situazione. Non vorrei citare dei particolari che sono stati ovviamente citati e ripetuti dai miei predecessori, a lungo dibattuti, oggetto di domande e di risposte circa i fatti, perché e come una certa cosa è stata detta in un certo modo e non in un altro, ma vorrei rispondere a quella che è stata la sua richiesta di fondo. Lei ha detto che il Sismi sembra aver seguito un poco quel che faceva l'Aeronautica. Dalla lettura dei documenti che ho fatto in questi giorni e non solo in questi giorni, direi che il Sismi seguiva non solo quel che faceva l'Aeronautica, ma anche quel che faceva la magistratura, quel che dicevano i giornali e sembra aver dato un'indicazione di inefficienza o di disattenzione. Per un direttore del Servizio di oggi è abbastanza difficile addentrarsi in questa materia perché si corre il rischio o di mettersi a sparare sui predecessori, il che è un esercizio abbastanza antipatico, oppure di ergersi a difensore anche dell'indifendibile, il che è un esercizio altrettanto antipatico.

Vorrei cercare di dire quella che è la sensazione che ho avuto e per farlo vorrei anzitutto inquadrare come lavora un Servizio di informazione. Questo non viene attivato quando accade qualche cosa, un Servizio di informazione non lavora quando cade un aereo ad Ustica o quando il Mig 23 libico viene trovato sulla Sila, né quando si scopre una bomba da qualche parte, bensì esso lavora normalmente utilizzando tutti i mezzi che ha per cercare di acquisire delle informazioni che consentano di prevenire eventi delittuosi. Quando accade un fatto, in generale, un servizio di informazioni è già sconfitto: in qualche modo, esso può orientare la propria attività in modo privilegiato verso il raggiungimento di obiettivi specifici. Ad esempio, recentemente, quando si sono verificati in Albania gli eventi che hanno visto alla ribalta l'ex presidente Berisha, si è pensato al tentativo di un colpo di Stato ed in quell'occasione, ovviamente, ho detto alle mie strutture di prestare particolare attenzione a quel settore di attività. Ciò non vuol dire prendere tutto il Servizio per farlo lavorare verso il raggiungimento di determinati obiettivi, ma significa concentrare le risorse disponibili (che non sono mai molte, perché sono sparpagliate e vengono dedicate al raggiungimento di determinati compiti) verso certi obiettivi; però, c'era un fatto, che era in atto, dal quale dovevamo capire cosa sarebbe potuto accadere. In questo caso, era già avvenuto un fatto. Nei documenti che ho letto non ho notato una particolare attivazione del Servizio verso la ricerca delle ragioni della caduta dell'aereo DC9; tuttavia, ciò può non significare che il Servizio non ha dedicato attenzione a questo fatto, perché io stesso ho dato verbalmente le disposizioni ai miei uomini, telefonando ai direttori di divisione (cioè coloro che dovevano lavorare in certi settori di attività) per dire loro di orientarsi nel senso di prestare particolare attenzione a questa cosa. Quindi, non mi sento di affermare che non c'è stata un'attenzione del Servizio in merito. Se anche questa attenzione c'è stata, il risultato è stato modesto, nel senso che non si è riusciti a fornire, con i mezzi dei quali il Servizio può disporre, una spiegazione a quanto accaduto.

Non vorrei si pensasse che io voglia giustificare il Servizio, ma a questo proposito vorrei sottolineare che quando la magistratura inizia a lavorare, quando si comincia a svolgere un'attività investigativa, i mezzi e le risorse messe in campo sono certamente superiori rispetto a quelli di un Servizio. Non si deve pensare, infatti, che un Servizio abbia possibilità infinite, perché in realtà dispone di poche migliaia di uomini (molto poche, perché si contano sulla metà delle dita di una mano, per lo meno quelle che riguardano il mio Servizio). Quindi, affermare che si concentra l'attenzione verso qualcosa significa prestare più attenzione, sollecitando gli informatori affinché ci dicano qualcosa che non sappiamo, oppure analizzando e leggendo le informazioni di cui si dispone per cercare di ricavare da esse verità che magari non sono emerse, ad esempio, dalla loro disattenta lettura. Le risorse esistenti sono molto modeste e normalmente vengono devolute all'assolvimento di compiti che purtroppo inducono negli uomini comportamenti di routine, quasi burocratici nel modo di operare; infatti, si finisce con l'abituarsi a svolgere sempre le stesse cose in quanto ci si occupa di problemi che tutte le mattine ci vedono operare verso una certa area ed ambienti o per l'acquisizione di determinate informazioni. Quindi, diventa difficile dirigersi verso altri obiettivi. Tutto questo, però, non deve suonare come una giustificazione, perché è semplicemente quanto emerge alla luce di comportamenti che non sono terminati. Rispondo così alla sua domanda, signor Presidente, volta a sapere se il Servizio funzioni meglio rispetto al passato: si cerca di migliorarlo, ma per ottenere un miglioramento bisogna operare fortemente dal punto di vista organizzativo. Rispetto alla fine della "Guerra fredda", rispetto cioè al 1989, sono cambiate molte cose e, pertanto, oggi le risorse dovrebbero essere devolute in modo molto più consistente verso altri obiettivi. Ciò naturalmente comporta una riorganizzazione del Servizio che a mio avviso appare fondamentale e senza la quale non c'è la possibilità di modificare grandemente i comportamenti usuali delle persone, volti al raggiungimento di obiettivi prefissati, standard, e le attività di ricerca che normalmente vengono svolte. Non nego - mi sembrerebbe assurdo farlo - che l'impressione data dal Servizio, soprattutto per quanto riguarda la magistratura che ha raccolto circa 25.000 atti in fasi successive (molte volte andando a vedere direttamente i nostri archivi o facendo perquisizioni a vista) e che spesso si è sentita rispondere che non c'era nulla di più, ma poi ha scoperto che in realtà avevamo qualcos'altro, possa essere stata quella di una certa inefficienza. L'inefficienza fa parte delle organizzazioni: se raggiunge livelli eccessivi, ovviamente rende necessario operare interventi drastici; se, però, i livelli sono accettabili, si devono operare semplicemente degli aggiustamenti. Certamente gli archivi, così come gestiti a suo tempo e come in parte vengono gestiti ancora adesso, per motivi che sembrerà a loro strano ma che appartengono proprio alla sfera dell'attività della magistratura, avevano una certa dose di confusione. Dico che appartengono alla sfera dell'attività della magistratura perché, ad esempio, io sto combattendo una terribile lotta con il mio addetto alla sicurezza per convincerlo che nel 1998 è giusto che si abbia un sistema di archiviazione degno di questo nome, utilizzando i sistemi ADP. Quando sono entrato nel Servizio ho scoperto che i fax venivano messi agli atti con la loro fotocopia perché il terrore che potessero essere tirati fuori dagli archivi illeggibili (visto che i fax normalmente si scoloriscono) era tale che da un certo punto in poi - ripeto - si mettevano agli atti con la loro fotocopia, riempiendo così gli archivi di pezzi di carta, di faldoni grandissimi: è accaduto proprio così! In questo modo, la confusione diventa inevitabile, anche perché a quel tempo c'era l'abitudine - che adesso ovviamente non c'è più - di mettere in archivio gli atti dicendo "si invia l'unito appunto", ma senza specificare l'argomento o il contenuto dell'appunto stesso. Quindi, era molto difficile riuscire a risalire alla materia di un certo appunto ricavandolo dagli atti. Molte volte un'informazione, invece di essere catalogata in un certo faldone, veniva inserita in un altro.

Chiedo scusa, perché non vorrei farvi perdere del tempo con citazioni dirette, ma l'anno scorso ci sono state richieste, da parte della magistratura, informazioni riguardanti una certa persona. Le mie strutture hanno risposto che non avevamo niente, ma io ho capito che ciò non era possibile. Si trattava, infatti, di un colonnello di cui avevamo il nome ed il cognome, che sapevamo essere andato in pensione: sono andato a cercare il suo nome sull'elenco del telefono e ho scoperto che abitava a Roma, ai Parioli, e che quindi era ancora vivo. Pertanto, non era possibile che non disponessimo di alcuna informazione su di lui. Abbiamo svolto, quindi, un'accurata ricerca e, ad un certo punto, abbiamo scoperto che questo signore era un addetto aeronautico a Parigi; allora, siamo andati a cercare le pratiche di rilascio dei nulla osta di segretezza ed abbiamo trovato un grande fascicolo. E’ stato, però, solo un caso perché molte volte l'archiviazione delle informazioni non risponde alla logica della loro estrazione a posteriori, ma a quella con la quale le informazioni vengono archiviate in un particolare momento. Non deve meravigliare, pertanto, che si siano riscontrate inefficienze, né deve meravigliare che il Servizio non abbia saputo fornire risposte. Probabilmente può esserci stato un atteggiamento un po' cauto, perché quando la magistratura comincia a operare un servizio si ritira sempre in buon ordine per evitare di pestare i piedi all'attività investigativa; il che molte volte è un fatto deprecabile e negativo.

Quindi è possibile anche che il servizio non abbia fatto molto. Mi rendo conto della sensazione che si è avuta, che il servizio andasse a rimorchio di quello che faceva l'aeronautica; l'aeronautica però, vista nell'ottica del servizio, non era, per lo meno all'epoca, un oggetto alieno; non lo è nemmeno adesso. Quando si parlava di Sios dell'Aeronautica si parlava di un signor servizio di informazione militare, che aveva dei rapporti istituzionali con i Sismi; quindi, ovviamente, vi era un rapporto di collaborazione per cui quello che faceva un Sios poteva essere ragionevolmente preso per buono.

PRESIDENTE. La valutazione che Tascio fece dell'opera del Sismi è di carattere negativo anche se non si capisce bene su cosa vi fosse il contrasto. Il riferimento più puntuale è il seguente: Tascio, interrogato dall'autorità giudiziaria in relazione alla collaborazione tra Sismi e Sios, disse che le letture delle carte effettuate dal Sismi furono "sciatte, costruite con una leggerezza che getta una luce di pressappochismo su quanto contengono". Però a quali letture si riferisce Tascio visto l'interpretazione dei tracciati radar era più materia del Sios che del Sismi? Francamente non sono riuscito a capirlo.

BATTELLI. Probabilmente si riferisce a quei famosi appunti di luglio che non contenevano informazioni; più che altro la mia sensazione è che non fossero appunti che avessero come scopo quello di acquisire informazioni su quanto accaduto, bensì quello di informare il direttore del servizio su quanto si stava facendo.

PRESIDENTE. Questa è la mia sorpresa; non sono un esperto di servizi; non ho l'esperienza del presidente Gualtieri che stava nel comitato dei servizi; però sulla vicenda di Ustica le ipotesi più probabili a mio modesto parere sono queste: se si è trattato di un fatto aeronautico militare - chiunque ha una certa immagine di come volano gli aerei - specialmente di notte un fatto di questo genere sarà stato a conoscenza almeno di 150 persone. Non è ipotizzabile in alcun modo un pilota solitario che una notte comincia a fare la guerra ed abbatte il DC9. Secondo la mia immaginazione, un servizio dovrebbe avere all'estero una serie di informatori (ad esempio, una bella signora bionda che frequenta i generali) e naturalmente questi dovrebbero essere attivati per sapere se all'estero si stanno dicendo cose di questo genere; per esempio, abbiamo moltissime rogatorie, specialmente francesi, a cui la Francia non risponde; quindi vi sono informazioni che non sono state date per i canali istituzionali delle rogatorie alla nostra magistratura. A questo riguardo penserei che un servizio di spionaggio attivi le sue fonti e mandi un messaggio tranquillizzante per dire che non vi è stato niente; per lo meno non si riescono ad avere informazioni che diano indicazioni di questo tipo; oppure, se il Servizio le ha avute, deve dirle. Così immagino che funzioni un servizio. Nell'ipotesi bomba, vi sarà stata una organizzazione terroristica a metterla; mi aspetto quindi che un servizio abbia infiltrati, informatori che danno informazioni di questo tipo. Questo tipo di lavoro nelle carte ufficiali del Sismi su Ustica non lo vediamo; lo vediamo in quantità industriali ma di bassissimo livello professionale nelle carte di Cogliandro dove tutte le leggende metropolitane che giravano per Roma (che parlavano di 2, 3 aerei, 4 missili; in quelle carte vi sono 2 o 3 versioni diverse, ognuna più improbabile dell'altra) sembravano addirittura attività di disinformazione.

BATTELLI. In generale il servizio funziona come lei ha detto; naturalmente queste signore bionde di cui parlava, ammesso che vi siano ed abbiano questo colore di capelli, non operano ovviamente nei paesi amici. Teniamo dei rapporti con servizi stranieri; nostri rappresentanti sono a Parigi così come a Washington, ma non svolgono attività in questi posti.

PRESIDENTE. Abbiamo fatto l'Italia mandando una bionda a Parigi che pure era un paese amico.

BATTELLI. Non lo facciamo e non credo si facesse allora; i nostri uomini, che non sono molti, sono impiegati nel paesi cosiddetti a rischio, che hanno un interesse informativo.

GUALTIERI. Lo hanno annunciato sui giornali; l'ho letto sulle prime pagine del Corriere della Sera e della Stampa: visto che ha detto che mandate degli agenti nei paesi a rischio, ricordo che ho letto che dei nostri agenti segreti sono stati mandati in Albania. Credo sia la prima volta che si assiste all'annuncio sulle prime pagine dei giornali che agenti segreti si rechino in Albania.

BATTELLI. E’ opportuno innanzitutto mettersi d'accordo sul concetto di segretezza dell'attività dei servizi. Queste informazioni non sono state date dai servizi; che abbiamo cioè mandato uomini in Albania o in Kossovo o altro. Non l'hanno detto i servizi ma i giornali. I giornali non hanno comunque scoperto niente di nuovo se hanno pensato che l'Albania sia un paese di interesse del Sismi e che quindi si disponga di agenti in Albania; se qualcuno mi chiedesse se dispongo di uomini in Albania non avrei alcuna esitazione a dirgli che è vero perché non vi è un contenuto di riservatezza in questo.

GUALTIERI. Per carità, non vorrà pensare che non sappia che si devono mandare uomini; ciò che voglio dire è che non se ne deve dare annuncio sui giornali.

BATTELLI. Sto dicendo esattamente il contrario: non lo vado a dire ai giornali. Ma se lei me lo chiedesse le risponderei che è ovvio; d'altro canto, credo che se determinati paesi - non è il caso dell'Albania perché non fa nefandezze nei nostri confronti; anzi teniamo rapporti a livello di servizi molto buoni - avessero l'intenzione di fare o facessero nefandezze nei confronti dell'Italia, se fossi il capo dei servizi di quel paese mi aspetterei che l'Italia mettesse delle spie nel mio paese. Dire che un servizio di informazione fa attività informativa contro paesi che manifestano o hanno manifestato una ostilità o che promuovono azioni di minaccia nei confronti del nostro paese è ovvio così come è ovvio dire lo stesso per il mio servizio. L'anno scorso ho fatto pubblicare una locandina su un giornale per assumere 10 persone e una delle cose che mi è stata contestata è la seguente: se su questa locandina si annuncia il bisogno di traduttori di lingue bulgara, albanese, serbo croato o arabo, praticamente si dichiara il proprio interesse per queste cose. Ma questo è ovvio! Molti terroristi sono arabi; quindi ho ovviamente bisogno di conoscere la loro lingua per sapere qualcosa su di loro. Quindi, non svelo un mistero se dichiaro di essere interessato ad arabi bensì una cosa ovvia; il fatto poi che ci si voglia ammantare di mistero e mettere "segreto" o "riservato" su tutte le cose lo si può anche fare; però mi sembra abbastanza sciocco. Negare l'evidenza è banale. Se lei mi chiede se dispongo di uomini in Albania o in Kossovo le dico che è vero e non svelo nessun mistero.

PRESIDENTE. Lei avrà letto la requisitoria dei pubblici ministeri: moltissime pagine di quella requisitoria sono dedicate alla situazione del rapporto tra la Libia e l'Italia. Poiché brancoliamo nel buio assoluto su ciò che è successo il 27 giugno, sia l'ipotesi dell'esplosione esterna che quella interna richiamano il medesimo scenario: o lo scenario del cielo o quello di attentati provenienti da terra che poi esplodono in volo. Come mai il Sismi non fa una informativa, un'analisi?

BATTELLI. Ho agli atti delle analisi sulla situazione della Libia del 1980, fatte nel 1990; non sempre si sviluppano analisi sui fenomeni; vi sono una serie di informazioni; se leggo gli atti del Sismi troverò migliaia di informazioni che mi danno elementi riguardanti attività che la Libia faceva in quel momento nei confronti dell'Italia; per esempio, la Libia o i servizi libici ad un certo momento hanno cominciato ad ammazzare i dissidenti libici in Italia. Al di là del fatto, la loro uccisione, sicuramente agli atti del Servizio controspionaggio ci saranno state delle informazioni che dicevano che probabilmente si sarebbero sviluppate attività contro queste persone da parte dei servizi libici.

PRESIDENTE. Ammiraglio Battelli, i procuratori formulano un'ipotesi più grave, ossia che siano stati forniti degli indirizzi ai servizi libici.

BATTELLI , l'ho letto. Non c'è dubbio che ci fossero delle informazioni. Il fatto che, per esempio, a quell'epoca ci fosse un contenzioso che riguardava Malta (l'accordo Italia-Malta) e che ciò potesse sviluppare l'interesse della Libia a creare dei problemi alla nostra società, non necessariamente doveva produrre delle informative sotto forma di appunto per il direttore del Servizio in cui si facesse una sintesi e delle valutazioni, ma avrà sviluppato delle attività informative che avranno fornito delle informazioni. Il problema è che le informazioni in esso contenute, almeno da quello che mi è stato dato di leggere, non hanno condotto a determinare le ragioni della caduta del DC9 come attribuibili, per esempio, ad un'attività terroristica posta in essere da agenti libici. Agli atti del Servizio che io sappia, non ci sono elementi d'informazione che conducano a questa conclusione.

Signor Presidente, lei ricorderà che uno degli aspetti con il quale mi sono dovuto cimentare appena nominato direttore del servizio sono stati i fatti dell'Albania, che hanno portato poi alla caduta del presidente Berisha. C'è stata una certa polemica perché si diceva che i servizi non sapevano e non informavano. Non è che io possa dire che tra due giorni Berisha andrà in piazza e farà questo, però se dico che oggi ha fatto questo, che ieri ha fatto altro e che è collegato con determinati elementi kossovari, la conclusione è che aumenta lo stato di tensione in un certo paese. Da questo poi a prendere la sfera di cristallo e poter indovinare se e quando accadrà una certa cosa è difficile, se non impossibile, farlo. C'è una cosa che mi viene molto contestata dai collaboratori, dato che li sfinisco continuamente richiamandoli alla necessità di non dare libero sfogo alla fantasia. Signor Presidente, per rispondere un po' alla sua domanda, un servizio deve raccogliere delle informazioni, metterle insieme, valutarle parallelamente l'una insieme all'altra, tirarne fuori delle deduzioni razionali e ragionevoli, senza mai lasciarsi andare ad uno smodato uso della fantasia. Questa deve essere bandita dall'attività di un servizio perché porta ad esprimere valutazioni che non sono correlate a fatti concreti e che possono condurre a deduzioni sbagliate, frutto di opinioni. Un servizio non deve esprimere opinioni, ma cercare dei fatti, degli elementi oggettivi, che difficilmente condurranno alla verità, ma che dovranno condurre, piano piano, attraverso un'attività interpretativa, ad una verità possibile. Questa è l'unica cosa che deve fare un servizio; non so se questo a suo tempo sia stato fatto, apparentemente no.

PRESIDENTE. Da quel che risulta, ciò non è stato fatto, mentre dall'archivio Cogliandro risulta l'esatto contrario, anche se la qualità dell'attività era stata talmente bassa da non servire a nulla.

BATTELLI. Signor Presidente, non ho nozione dell'archivio Cogliandro. Egli era a capo del raggruppamento centri CS che si occupa di attività di controspionaggio a Roma, è poi andato in pensione e ha cominciato a tirare fuori delle informazioni.

PRESIDENTE. Sembra però, che andando in pensione, egli abbia portato via del materiale del Sismi. Questo la magistratura lo ha accertato.

BATTELLI. Signor Presidente, se mi fornisse le carte di Cogliandro glielo potrei dire, anzi sarei molto contento di poterle dare una risposta compiuta. Allora, mi divertirei anche a cercare di capire come e perché abbia avuto delle carte del Sismi e chi gliele abbia date, anche se oggi delle persone in servizio nel 1980 ne sono rimaste poche. Comunque, era a capo di un'organizzazione che si dice non producesse informazioni, poi è andato via e ha cominciato a produrne. Mi rifiuto di pensare che una macchina che abitualmente raggiunge la velocità di 120 chilometri orari, cambiando autista possa raggiungere i 200 chilometri orari. Se Cogliandro da direttore non era in grado di produrre molto, una volta andato via poteva produrre ciò che avrebbe potuto produrre come capo raggruppamento centri CS. Pensare che abbia prodotto articoli di giornale oppure utilizzato le fonti che aveva prima, non mi sembra ipotesi molto lontana da una possibile realtà, però non lo posso dire perché non ho questi elementi. Non vorrei che appartenesse alla coreografia delle abitudini italiane di questi personaggi che vanno fuori e poi cominciano a leggere i giornali e a fare le veline che dicono poco o molto poco.Mi sembra di aver letto in alcuni documenti che Cogliandro avesse come fonte informativa un giornalista, quindi più che notizie giornalistiche che cosa poteva spacciare? Poteva avere degli informatori.

PRESIDENTE. Le leggo questo brano della requisitoria dei pubblici ministeri Nebbioso, Roselli e Salvi. "Una spiegazione dell'assenza di qualsivoglia nota informativa, diversa dalla rassegna stampa, negli archivi del Sismi può essere trovata nelle vicende di Demetrio Cogliandro. Nel giugno-luglio 1980 questi si trovava nella delicata posizione di Capo del Raggruppamento Centri CS di Roma, una struttura particolarmente rilevante sotto il profilo informativo. Egli avrebbe dovuto dipendere dalla 1ª Divisione ed essere dunque sottoposto direttamente a Notarnicola, che allora dirigeva detta Divisione. In realtà, il Capo del Servizio, Santovito, aveva un rapporto diretto ed esclusivo con Cogliandro, avviando così una deviazione dei meccanismi istituzionali che sarà interrotta dallo scandalo della P2 e dal conseguente allontanamento tanto del Santovito quanto del Cogliandro, ma che sarà ripresa da Martini con le medesime modalità e i medesimi fini, quando Cogliandro non sarà più dipendente del Servizio. Per tali fatti Martini è stato tratto a giudizio davanti al Tribunale di Roma". C'è una fase di Cogliandro "esterno" che funge come una specie di fonte personale di Martini.

BATTELLI, Signor Presidente, nel brano da lei letto si fa cenno al fatto che Santovito avesse messo Cogliandro alle sue dirette dipendenze. Si tratta di un'accusa che potrebbe essere mossa anche nei miei confronti, non nei riguardi di Cogliandro, ma dell'attuale capo dei raggruppamenti centri. Questa è sicuramente un'anomalia organizzativa perché il raggruppamento centri, facendo attività di controspionaggio, dovrebbe essere inserito nell'organizzazione più generale che si occupa di tale attività, ma è un'anomalia organizzativa che ho voluto mantenere, anzi, in buona parte ricreare, proprio perché il raggruppamento centri operando sulla piazza di Roma lavora su materiale sensibile. Ho quindi ritenuto di dover mantenere un controllo diretto, strettissimo, senza alcuna intermediazione sulla sua attività proprio perché delicata. Può darsi che nel prossimo futuro cambierò questa mia decisione, anzi, molto probabilmente lo farò, tuttavia, quando sono divenuto direttore del servizio l'ho voluto mantenere alle mie dirette dipendenze, senza demandare la sua direzione ad altri.

PRESIDENTE. Continuo a leggere la requisitoria: "Queste anomale modalità di gestione del raggruppamento centri CS si tramutarono nella sistematica gestione di archivi separati: quello ufficiale dedicato ad una superficiale rassegna stampa, quello occulto alla raccolta ed alla trattazione delle informazioni che venivano valutate prima di essere versate in archivio"; per questo motivo si ritrovano poi tante carte, alcune delle quali si incastrano nell'archivio ufficiale del Sismi. A tale proposito abbiamo infatti sentito nella scorsa legislatura Cogliandro.

BATTELLI. Ripeto, quanto lei dice mi sembra strano perché per quanto il raggruppamento centri dipendesse direttamente dal servizio (dipende infatti direttamente da me, ossia dal direttore) il suo archivio non è certo avulso dagli altri archivi del servizio; ogni articolazione ha un suo archivio che ha il grave difetto della impermeabilità che provoca rilevanti problemi nell'opera di analisi perché rende difficile mettere insieme le informazioni che provengono da una organizzazione con quelle che provengono da un'altra.

PRESIDENTE. Non vorrei dedicare tutta l'audizione a questo profilo, pertanto le sarei grato se facesse avere alla Presidenza un suo appunto relativo a tutto quello che si legge nella requisitoria da pagina 660 a pagina 671, ossia nelle dieci pagine che sono dedicate a questo archivio separato (denominato archivio Cogliandro), alla sua titolazione ed al fatto che siano state ritrovate - procedo a memoria - diverse vacanze dell'archivio Cogliandro.

BATTELLI. Signor Presidente, lo farà sicuramente.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi commissari.

GUALTIERI. Signor ammiraglio, vorrei innanzi tutto svolgere una premessa e chiedo al Presidente se, considerati alcuni temi che vorrei trattare, sia possibile procedere in seduta segreta.

PRESIDENTE. La sua richiesta è senz'altro accolta.

I lavori proseguono in seduta segreta alle ore 20,45.

...omissis...

I lavori riprendono in seduta pubblica dalle ore 21,10.

FRAGALA’. Signor ammiraglio, desidero porle assai brevemente tre domande. La prima è la seguente: lei ha dichiarato di aver consultato e aver fatto consultare ai suoi collaboratori oltre 25.000 documenti.

BATTELLI. Chiedo scusa, non è così. Ho detto che abbiamo dato ai magistrati Priore e Bucarelli oltre 25.000 documenti.

FRAGALA’. Ancora meglio. Il tema che le pongo riguarda invece alcuni documenti che il servizio si è ben guardato dal dare al giudice Priore e che invece quest'ultimo ha sequestrato nel corso di alcune perquisizioni presso il servizio. Queste carte che sono state acquisite dimostrano in modo inequivocabile quello che già il senatore Gualtieri ha rappresentato, e su cui io desidero che lei, questa sera o in una ulteriore audizione nel caso in cui non abbia in questo momento la possibilità di rispondere, dia una risposta completa ad una Commissione parlamentare che ha come scopo istituzionale quello di individuare i motivi per cui in Italia non si sono mai accertate le responsabilità sulle stragi, che sono state numerose e sono costate a centina e centinaia di vittime e di familiari, di cittadini italiani, delle sofferenze o addirittura il sacrificio della vita. Signor ammiraglio, noi abbiamo acquisito innanzitutto una relazione del generale Roberto Jucci, con una serie di allegati, che dimostra come il Presidente del Consiglio dell'epoca - siamo nel 1979 - l'allora onorevole, adesso senatore a vita. Francesco Cossiga, gli diede l'incarico di operare una missione, che Roberto Jucci definisce "pericolosissima", nei confronti dei libici in quanto il generale Jucci aveva un rapporto personale di amicizia con un esponente dei servizi di sicurezza del regime libico, il colonnello Jallud. Ebbene, nella relazione del generale Jucci emerge che dal settembre 1979 al giugno 1980 egli tentò di impedire che la Libia operasse ai danni dell'Italia delle gravissime ritorsioni a seguito di alcune richieste assolutamente inaccettabili da parte del dittatore libico Gheddafi. Egli infatti pretendeva che l'Italia si autoaccusasse della responsabilità della scomparsa del capo religioso, l’iman, che invece lo stesso Gheddafi. aveva fatto sparire e chiaramente uccidere; chiedeva inoltre che l'Italia facesse in modo che egli potesse svolgere una visita ufficiale presso il nostro Governo, il nostro Stato. Questa ulteriore richiesta era inaccettabile, dati i rapporti ufficiali di alleanza che l'Italia aveva con la NATO e con gli Stati Uniti d'America ed i rapporti ufficiali, invece, di contrasto che aveva con la Libia. Il generale Roberto Jucci dice che alla fine di questa sua lunga operazione in Libia, di questa sua missione pericolosissima, non riuscì ad impedire che il regime libico di Gheddafi. operasse ritorsioni contro l'Italia. In questa relazione è anche scritto (questo lo abbiamo accertato anche attraverso altre indagini del giudice Priore) che addirittura l'Italia per impedire queste gravissime ritorsioni tra aprile e maggio del 1980 consegnò - come ha detto il senatore Gualtieri - la lista degli oppositori del regime libico che i nostri Servizi segreti militari "proteggevano" in Italia e, nel momento in cui consegnò questa lista con i nomi e gli indirizzi, costoro furono immediatamente assassinati dagli agenti libici. Ebbene, subito dopo la missione del generale Jucci, quando è costretto a partire dalla Libia senza aver ottenuto successo per la sua missione, il 27 giugno viene abbattuto l'aereo a Ustica e il 2 agosto viene messa la bomba alla stazione di Bologna.

Rispetto a queste due stragi abbiamo un ulteriore elemento di conferma e non soltanto quanto ha dichiarato Parisi alla Commissione stragi nella X Legislatura, cioè: "Il problema invece è diverso. Occorre considerare il fine che si voleva realizzare, sul quale si può indagare considerato anche lo scenario internazionale di quegli anni. Poco tempo dopo avvenne una strage, quella di Bologna, che potrebbe aver rappresentato anche una replica della strage di Ustica, passata in sordina perché banalizzata". Non attraverso un documento consegnato dal Sismi al giudice Priore, ma attraverso un documento ufficiale - che il senatore Gualtieri ha commentato - sequestrato dopo 17 anni di silenzio e di copertura abbiamo accertato che il 5 agosto 1980 si tenne una riunione ufficiale del Comitato interministeriale di sicurezza presieduta dal senatore Cossiga quale Presidente del Consiglio. Durante questa riunione, esponenti politici e dei Servizi di sicurezza, cioè il direttore generale Santovito, affermarono che vi era stata una serie di informative da parte dei Servizi segreti stranieri, francesi e tedeschi, e da parte dell'allora ministro dell'interno, il socialdemocratico Baun, che dicevano che l'attentato all'aereo DC9 Itavia e l'attentato di Bologna avevano come responsabilità, come movente e come mano operativa il terrorismo libico. Signor ammiraglio, queste sono affermazioni ufficiali dei massimi vertici politici dell'epoca e di un direttore del Servizio dell'epoca, non sono ipotesi, non sono - come le piace dire - opinioni, ma sono fatti che la Commissione ha potuto conoscere attraverso questo documento sequestrato dal giudice Priore negli archivi del Servizio segreto a Forte Braschi.

PRESIDENTE. Chiedo scusa se la interrompo un attimo, onorevole Fragalà. Per la correttezza dei nostri lavori, l'affermazione di un fatto non è a sua volta tale. Spesso un fatto affermato può non essere vero ma solo ipotizzato. Non mi sembra che su quel che ha detto Santovito abbiamo dei riscontri documentali.

FRAGALA’. Il fatto è quel che dice Santovito.

PRESIDENTE. Però che quel che ha detto sia vero non è dimostrato.

FRAGALA’. E’ chiaro. Presidente, non stiamo facendo questioni di "lana caprina", ci comprendiamo tra persone intelligenti. Inoltre, signor ammiraglio, l'autorità giudiziaria ha accertato con sentenze di condanna irrevocabili che ufficiali del Servizio segreto militare operarono un depistaggio sia per la sciagura di Ustica che per la strage di Bologna ai danni di improbabili autori della cosiddetta eversione di destra, tanto è vero che un ufficiale dei carabinieri, Mannucci Benincasa, è stato condannato dall'autorità giudiziaria di Firenze perché autore delle telefonate di depistaggio sia per quanto riguarda l'abbattimento dell'aereo di Ustica sia per quanto riguarda la strage di Bologna. A me pare, signor ammiraglio, che in quello sventurato anno 1980 il Servizio segreto militare si sia macchiato di un altro depistaggio, cioè quello che avvenne subito dopo l'uccisione del presidente della regione siciliana Piersanti Mattarella il 6 gennaio 1980 quando qualcuno fece una telefonata al giornale "L'ora" e all'ANSA dicendo che Mattarella era stato ucciso per vendicare i camerati uccisi ad Acca Larentia. Il depistaggio per quel delitto politico mafioso ha fatto perdere all'autorità giudiziaria anni di indagine perché - come lei saprà - grazie a quella telefonata è stato imputato a lungo Valerio Fioravanti come probabile autore dell'uccisione del presidente Mattarella. Rispetto a questi elementi che la Commissione ha acquisito e valutato, così come ha fatto l'autorità giudiziaria, quali sono le informazioni che gli archivi del Servizio militare hanno a disposizione per dire chi ordinò a Mannucci Benincasa di compiere quel depistaggio, chi diede le informazioni riguardo il collegamento tra la strage di Ustica e quella di Bologna, perché per 15 anni fu mantenuto segreto quel verbale del CIIS che indicava già il 5 agosto 1980 qual era lo scenario internazionale e quali erano le responsabilità, perché tutto questo non fu portato a conoscenza della magistratura e del Parlamento? Se lei ha elementi, la prego di esporli; altrimenti aspetteremo che lei compia una ulteriore indagine di archivio all'interno del Servizio.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'ammiraglio Battelli, per quanto riguarda l'ordine dei lavori, noi abbiamo convocato il prefetto Vittorio Stelo per la successiva audizione, mentre io ho ancora numerosi iscritti a parlare per quella in corso. A questo punto direi che è il caso di aggiornare la successiva audizione.

Presidenza del vice presidente MANCA

BATTELLI. Onorevole Fragalà, lei mi ha posto una serie di quesiti. Ella ha parlato di una relazione del generale Jucci che io non conosco, non so se perché non l'ho mai avuta. Non so come sia stata acquisita, comunque non mi sembra che il generale Jucci abbia svolto quella attività come dipendente del Sismi. Probabilmente sarà opportuno che lui stesso delucidi questi avvenimenti, dato che non mi sembra che nel 1979 fosse alle dipendenze del Sismi. Potrei verificarlo. Comunque potrei escludere che Jucci come dipendente del Sismi sia stato incaricato di una missione da parte del presidente Cossiga, perché ritengo che generalmente le missioni dei dipendenti del Sismi le stabilisca il direttore del Servizio stesso.

A prescindere da questo, lei mi ha chiesto perché il Servizio abbia omesso di dare una serie di informazioni a supporto di quel che il generale Santovito ha affermato nel corso di quella riunione e perché il Servizio abbia speso 15 anni per dare questa relazione a chi ne aveva bisogno. Una volta tanto, onorevole Fragalà, mi consenta di dirle che, almeno per questo, il Servizio deve essere esentato dall'essere colpevolizzato, perché chi gestisce il CIIS è la segreteria generale del Cesis e quindi potrà rispondere più compiutamente il prefetto Berardino. Le dirò, fra le altre cose, che quella relazione è anche oggetto di un certo contenzioso; infatti, molte volte a me non arrivano le relazioni dei comitati, del CIIS, ed io mi arrabbio anche perché, tra l'altro, non vi partecipo e pertanto mi farebbe piacere sapere quanto viene detto in quella sede. Non so dirle perché questa relazione non sia pervenuta in tempo utile: non so neanche dirle se da parte del Servizio vi sia stata la volontà di non fornirla, perché lei capirà che è abbastanza difficile trovare traccia di omissioni, ammesso che vi siano state da parte di qualcuno. Posso dirle semplicemente che ho qui il verbale nel quale c'è scritto che il generale Santovito ha fatto certe affermazioni, o meglio supposizioni. Per quello che so, agli atti del Servizio non c'è nulla, non vi sono elementi probanti, informative, che ci consentano di affermare che effettivamente - lo ripeto per l'ennesima volta - la bomba sul DC9 sia stata messa da qualche emissario libico. Lei mi deve perdonare, ma io sono terribilmente razionale e capisco che molte volte questo può essere un grande difetto; tuttavia, se qualcuno mi chiedesse di fare istituzionalmente delle valutazioni, esaminerei gli elementi di informazione e poi consegnerei le relative valutazioni, le quali però non possono essere personali, ma devono essere istituzionali e quindi, per essere tali, devono essere supportate da elementi oggettivi.

Mi dispiace che il generale Santovito sia morto: vorrei fosse vivo affinché venisse qui a spiegarmi perché ha detto queste cose! Non ho elementi agli atti, almeno per quello che ho visto finora, ma continuerò a cercare; infatti partecipo per la prima volta a questa audizione rispondendo a domande di cui prima non conoscevo 1’oggetto e, pertanto, ora che me ne viene posta qualcuna in modo più preciso, andrò a cercare la relativa documentazione. Tuttavia, lei, onorevole Fragalà, può chiedermi finché vuole di supportare quelle affermazioni, ma se non ho elementi agli atti per poter supportare l'affermazione del generale Santovito o la supposizione del prefetto Parisi, queste sono e rimangono affermazioni del generale Santovito e del prefetto Parisi! Forse domani troverete agli atti del Servizio elementi di informazione che non sono riuscito a trovare e vi potrà anche venire il dubbio che lo abbia voluto depistare o sia stato reticente (tutto è possibile nella vita!); tuttavia le posso dire che due magistrati - anzi più di due - da anni vanno a mettere le mani dentro gli archivi del Servizio e hanno tirato fuori 25.000 atti e hanno fatto 100 perquisizioni a vista senza trovare niente! Tra l'altro, non posso andare personalmente negli archivi e quindi ci mando le persone che, fra le altre cose, sono le stesse che hanno cercato su disposizione del mio predecessore, le quali quindi purtroppo effettuano le ricerche avendo nella retrocamera del cervello gli esami già fatti e le analisi già svolte, senza farlo neanche con il cervello purificato dai precedenti. Ciononostante io lo farò! Tuttavia - mi creda, onorevole Fragalà - se io non troverò alcun elemento, queste rimangono affermazioni del generale Santovito e valutazioni del prefetto Parisi, che sono onorevolissime, ma che non saranno mai valutazioni mie, ma loro, alle quali io non aggiungerò niente, se non sulla base di elementi che troverò io.

FRAGALA’. Signor ammiraglio, vorrei rivolgerle una ulteriore domanda. Il senatore Libero Gualtieri, come presidente della Commissione stragi, il 19 luglio 1993 chiedeva un accertamento al generale dei ROS Antonio Subranni su alcuni elementi che emergevano da un appunto riguardante il famoso finanziere Francesco Pacini Battaglia, più volte al centro di indagini giudiziarie. Secondo tale appunto, il suddetto finanziere nel 1978 ebbe l'incarico da parte del Sismi di fornire al dittatore libico Gheddafi 240 aerei SF, ottimi per addestramento e attività antiguerriglia, prodotti dalla SIAI Marchetti per una commessa di 8.400 miliardi, e poi attrezzature elettroniche prodotte dalla HUGHES (un colosso elettronico e di sistemi di puntamento), provvedendo all'addestramento al volo di piloti da guerra libici con un programma pluriennale compreso nel prezzo pagato alla SIAI Marchetti, operazione appaltata dalla ALI (Aereo leasing italiana), che ufficialmente è una società di aereo-taxi, fondata nel 1979 dal generale di squadra aerea Paolo Moci e da altri ufficiali dell'aeronautica. Ebbene, da questo appunto emerge ancora una serie di società schermo i cui nomi e i cui uomini chiave erano Pacini Battaglia e Franco Noel Croce per una serie di attività programmate...

(La seduta, sospesa alle ore 21,33, è ripresa alle ore 21,38).

Presidenza del Presidente PELLEGRINO

PRESIDENTE. La seduta si è interrotta per 5 minuti per un guasto dell'impianto elettrico e l'onorevole Fragalà che stava parlando e ponendo una domanda si è dovuto allontanare: penso che il senso della domanda sia comunque chiaro; quindi, do la parola all'ammiraglio Battelli per la replica.

BATTELLI. L'onorevole Fragalà chiedeva conto di un appunto fatto dai Ros riguardante un presunto coinvolgimento di Pacini Battaglia.

PRESIDENTE. Per l'esattezza è una richiesta del senatore Gualtieri, allora presidente della Commissione stragi, di svolgere indagini su un appunto riguardante rapporti di società riferibili a Pacini Battaglia, se ho ben capito, di forniture e di aerei militari. Vi erano infatti piloti italiani che lavoravano per la Libia e società che avevano fatto prospezioni marine oltre i 3.000 metri nel Mar Tirreno dove, come è noto, vi è la verticale della caduta dell'aereo del DC9.

BATTELLI. Non ho elementi in questo momento.

GUALTIERI. Da quanto ricordo la richiesta fu fatta perché si venne a sapere che avevamo dei contatti con la Libia per la fornitura di aerei da addestramento, di piloti che dovevano addestrare i libici; a noi questo interessava perché quando cadde il Mig libico vi era il sospetto che il pilota di questo aereo fosse italiano in quanto indossava stivaletti italiani ed alcuni capi di vestiario, riconducibili ai nostri. Allora emerse che avevamo fornito questi piloti e domandammo informazioni attraverso il Ros; venne fuori che la società che aveva fornito gli aerei era di Pacini Battaglia con altri prestanome, tra cui quello del generale Torrisi che dirigeva la società A.L.I. di aerotaxi, come mi sembra di ricordare.

PRESIDENTE. L'altro aspetto dell'appunto era che le società, sempre riferibili a Pacini Battaglia, avevano fatto ricerche minerarie davanti a Capo Palinuro e comunque nel Tirreno meridionale; come avrà visto, dalla requisitoria emerge il sospetto che si sia scesi prima della società Ifremer, nella zona dove giacciono i relitti perché vi sono solchi non naturali.

GUALTIERI. Anche questo nacque dal fatto che Giuliano Amato disse che aveva visto le fotografie del fondale dove giacevano i relitti del DC9 mostrate dal giudice Bucarelli in data precedente alle rilevazioni dell'Ifremer. Da questo fatto seguirono degli accertamenti; solo che sia il giudice sia Giuliano Amato, in Commissione, si smentirono a vicenda.

BATTELLI. Ho brevemente consultato i miei uomini che hanno sentito di questo fatto ma non dai nostri documenti. Comunque, mi riservo di verificare elementi di informazione anche se mi sembra che il fatto, per lo meno quello della fornitura della SIAI Marchetti, che dei nostri piloti fossero andati in Libia era accertato. Mi sembra di ricordare - non come direttore del servizio - che a suo tempo avessimo piloti in Libia che addestravano i libici. Tenterò di accertare se queste società appartenevano a Pacini Battaglia.

STANISCIA. L'impressione che si ha assistendo ad audizioni come queste ma anche ad altre precedenti è che praticamente il nostro interlocutore, soprattutto questa sera, sostanzialmente non ci dice niente: i commissari intervengono ad esporre fatti cui seguono assicurazioni dell'interlocutore su suoi futuri accertamenti. Da quanto emerge dall'odierna audizione, ritengo che come cittadino bisogna avere paura se quanto descritto a proposito dei servizi e del loro funzionamento corrisponde al vero e, come parlamentare ritengo che se questi sono i servizi dovremmo forse fare qualcosa: spendere centinaia di miliardi per mantenere servizi come quelli descritti deve farci riflettere. A proposito del sequestro Moro, abbiamo ad esempio sentito che i servizi non erano a conoscenza di strade con un certo nome, che erano allo sbando e che non riuscivano a coordinarsi; da qualche libro di qualche dilettante finiamo poi per sapere che certe case erano di proprietà dei servizi stessi. Anche a proposito di questo fatto, della caduta di un aereo, né i servizi di allora né - per me più grave - i servizi di oggi ci sanno dire niente in proposito. Vi è una strage ed i nostri servizi non ne sanno niente perché gli archivi non sono ordinati e dei fax che arrivano si fanno fotocopie; si dà cioè la colpa agli archivisti che non sanno archiviare.

Mi voglio pertanto augurare - vorrei che ciò ci fosse detto esplicitamente - che i servizi non siano come ci vengono descritti, per lo meno lo spero e che molto probabilmente per motivi che non conosco - quindi la mia è una richiesta - non ci viene detto quello che speriamo i servizi sappiano: è disarmante sentire che i servizi non sanno niente ad ogni domanda posta dai commissari; le possibilità sono due: o ci troviamo di fronte ad una organizzazione di incapaci, e in questo caso spendiamo soldi inutilmente e ci dovremmo allora preoccupare molto, oppure non vengono dette cose che invece i servizi conoscono e non ci viene detto che è impossibile dirci la verità, neanche in seduta segreta o ad una commissione che ha - ritengo - poteri di pretendere che sia detta la verità. Prima di tutto, vorrei capire questo perché se ci si vuol far credere che di queste cose i servizi non sanno niente e se ad ogni domanda ci si risponde che bisogna verificare, che se non ci sono i fatti o i documenti non si può dire nulla, non so queste audizioni con questo tipo di interlocutore che ci risponde così quale credibilità possano avere. A questo punto, se i servizi fossero questi, li scioglierei.

PRESIDENTE. Colleghi, quanto detto del senatore Staniscia si collega a quanto detto dal senatore Gualtieri, un servizio può non avere memoria storica del passato? Le analisi dei fatti del presente possono prescindere da una conoscenza di tutto ciò che li ha preceduti? Lo scioglimento dei servizi non era all'ordine del giorno, ma la domanda del senatore Staniscia aveva questo senso.

BATTELLI. Commissario, ritengo che i servizi non siano altro che un'organizzazione italiana che, come tutte le organizzazioni italiane, funziona bene, meno bene o male, dipende da com'è organizzata, dalle risorse che gli si dedicano, dagli uomini disponibili e dalle attenzioni che ad essa si prestano. Stiamo parlando del 1980, ma non sto dicendo che i servizi di adesso siano migliori di quelli di allora né che quelli erano una schifezza. Senatore Staniscia lei ha detto che è totalmente inutile avere a che fare con questi interlocutori perché più di una volta si è sentito dire: "non so", "andrò a vedere negli archivi" e cose del genere.

STANISCIA. Archivi oltretutto disordinati e non consultabili.

BATTELLI. Senatore Staniscia, di interlocutori in questa sede ne sono venuti molti, l'ammiraglio Martini, il generale Pucci, il generale Siracusa, io oggi. Può darsi anche che possa essere vero che non c'è niente, potrebbe anche essere vero questo. Quando le dico che andrò a vedere è per non dirle che ho già visto; ho letto delle carte, non sono andato personalmente a vedere gli archivi, ma ho fatto ciò che un capo dell'organizzazione fa, ho richiesto ai miei uomini, facendo le analisi delle richieste già fatte e delle risposte già date, di rivisitarle e quando faccio riserva di andare a vedere è per scrupolo di persona per bene e seria; voglio dirle che vado a vedere ancora per cercare di capire se posso darle delle risposte. Se fossi oggi arrivato qui per la prima volta e le avessi detto vado a vedere perché c'è la speranza di trovare qualche cosa, lei avrebbe ragione ad avere dei dubbi, ma dei magistrati hanno indagato per anni e hanno tirato fuori 25.000 documenti, non un pezzo di carta. Stiamo parlando di un aereo che è caduto e loro hanno tirato fuori ben 25.000 documenti, facendo 156 ordini di esibizione. Si sono recati sul posto, hanno chiesto di aprire i faldoni, di vedere e di avere. Molte volte, questo glielo dico perché l'ho vissuto, le cose che noi facciamo oggi, così come penso quelle che sono state fatte da un certo momento in poi, sicuramente da due anni a questa parte, anche con il giudice Priore. Non è che lui ci chiede di avere un pezzo di carta: molte volte chiamiamo i suoi uomini e guardiamo insieme. Capisco certamente la sua frustrazione, ma lei deve capire la mia. Vorrei poterle dare delle risposte, ma quando le dico che andrà a vedere e lei replica che se si deve avere a che fare con simili interlocutori è meglio lasciar perdere, spero che la sua affermazione sia a livello istituzionale e non personale, io non mi sento uno di quegli interlocutori. Faccio riserva e vado a vedere, ma quando dei magistrati hanno mandato fior di uomini della polizia giudiziaria e hanno tirato fuori 25.000 documenti, si metta nei miei panni, cosa potrò mai trovare? Posso fare delle analisi, posso fare ciò che il presidente Pellegrino mi ha chiesto, cercherò di tirar fuori tutti gli elementi delle situazioni dell'epoca, di fare analisi su dei dati oggettivi, non politiche perché non le voglio fare, non mi appartengono, queste le fate voi, io vi do delle analisi su dei fatti oggettivi, ma quando le dico che non ho elementi lei mi deve credere. In caso contrario, prima o poi verrà chi mi succederà il quale si troverà nella mia stessa situazione. Lei deve capire quanto io mi senta frustrato di fronte a quanto da lei detto.

Lei dice che i Servizi non funzionano, è vero, ma sa di quanti uomini disponiamo? Andiamo in seduta segreta, non mi costa niente dirglielo. Lei crede che con gli uomini a disposizione possiamo sapere tutto il mondo creato? Se lei da quegli uomini ci tira fuori le persone che lavorano nella logistica e divide l'attività dei servizi dei vari settori di attività tra il controspionaggio e le altre attività di ricerca informativa, si potrà rendere conto delle risorse umane. Neanche la CIA si è accorta che avevano messo due bombe, una a Nairobi, l'altra a Dar Es Salaam; succedono anche queste cose. Sono esplose delle bombe in Pakistan e non se ne sono accorti, eppure la Cia dispone di 40.000 dipendenti e di 32 miliardi di dollari di bilancio. Accade che i servizi non sappiano le cose, quando poi sono dei servizi minimi come quelli italiani, ciò è ancora più possibile. Con i Servizi che ho io, se si dovesse fare un'attività informativa seria potrei esplorare, a dir molto, con il numero di persone disponibili due o tre paesi dell'area mediterranea. Questo è ciò che passa il convento, per dire una frase fatta; ho questi uomini, tra loro ce ne sono alcuni efficienti, altri meno. Ci sono poi delle strutture organizzative che devono essere migliorate, perché non bisogna dimenticare che nel 1989 è caduto il muro di Berlino; fino a quella data il Sismi era un servizio sostanzialmente di controspionaggio, si occupava di intelligence riferita ad un solo paese, l'Unione Sovietica. Dal 1989 ad oggi ha dovuto cambiare pelle, ma da quell'anno sono cambiati 4 o 5 direttori di servizio e altrettanti o più Governi. Personalmente mi è capitata la fortuna di avere a che fare per un anno e mezzo come direttore del servizio con lo stesso Ministro che già conoscevo perché ero stato suo capo di gabinetto, però normalmente quello che è accaduto ai miei predecessori è che quando hanno cominciato a capire qualche cosa di ciò che dovevano fare gli cambiava il Ministro, oppure quando il Ministro nuovo capiva qualcosa di quello che doveva fare gli cambiavano il direttore. In questo modo, le cose non possono funzionare e ci sarebbe da meravigliarsi se funzionassero, funzionano nel modo che è possibile.

Se lei mi dice che il servizio può essere migliorato, le dico che non ho alcun dubbio in proposito. Sono due anni che ci lavoro, con dei limiti che nascono dal fatto che le risorse sono quelle che sono e la possibilità di interscambio del personale anche, ma queste sono cose che non interessano questa Commissione.

PRESIDENTE. Vorrei fare un commento, è vero che moltissime delle audizioni fatte determinano un senso di delusione di frustrazione, così come detto dal senatore Staniscia, ma in questa legislatura ci sono state delle audizioni fruttuose. Alcune delle più fruttuose sono state quelle di persone che venivano dal personale politico, penso a quella dell'onorevole Taviani, così come utile è stata l'audizione di un ex funzionario dei servizi adesso un po' fuori gioco, il generale Maletti, perché a volte, pure quello che non si trova può avere una grossa spiegazione, cioè non arrendersi di fronte al fatto che non si trovi, ma spiegarne il perché. Ritengo che molto fosse dovuto a disorganizzazione. Non mi sto riferendo solo ad Ustica, ma abbraccio un orizzonte più ampio. A volte c'è una logica del cattivo funzionamento, Maletti ci disse, in un momento teso dell'audizione, che non avremmo capito niente se non fossimo partiti dal presupposto che fino al 1974 nessun politico spiegava ai vertici dei Servizi che dovevamo difendere la Costituzione italiana. Ecco perché spero che questa audizione possa avere un seguito utile, anche perché non è solo una spiegazione politica quella che noi chiediamo alla sua competenza tecnica. Le saremmo grati, e glielo chiedo formalmente, se ci potesse essere data una spiegazione anche del "non funzionamento", perché anche quello può servire a capire ed è in fondo il compito che questa Commissione ha.

TARADASH. Ammiraglio Battelli, la ringrazio per la cortesia delle sue risposte, ma proprio per non cercare di accrescere la sua e la nostra frustrazione la prego di registrare questa mia domanda per la prossima volta in cui si troverà di fronte a questa Commissione. Quello che vorrei fosse chiaro è che noi non chiediamo al Sismi la verità su Ustica, chiediamo al Sismi la verità sul comportamento tenuto allora e negli anni successivi.

PRESIDENTE. Onorevole Taradash, ha affermato più efficacemente quello che volevo dire io.

TARADASH. Grazie signor Presidente. E’ questo il tema all'ordine del giorno dell'attuale audizione.

Lei, ammiraglio Battelli, è stato anche capo di Gabinetto di alcuni Ministri della difesa e quindi sicuramente ha attraversato tutte queste vicende nella sua storia professionale; oggi ci parla sul presupposto, credo errato, di trovarsi di fronte ad una Commissione che le rivolge la domanda sbagliata, ma non è così: vogliamo sapere quale è stato il comportamento del Sismi, dei Governi italiani, nelle relazioni italo-libiche sulle quali la Commissione sta accentrando la sua attenzione in questo periodo. Mi rendo conto della difficoltà di una domanda e di una risposta nel momento in cui i protagonisti di allora sono gli stessi di oggi; mi riferisco in particolare al colonnello Gheddafi: ora, come allora, c'è lui e l'Italia ha stretto di recente, poche settimane fa, un accordo italo-libico di amicizia. Non so su quali basi sia fondato, ma immagino che tra le clausole non esplicite di quell'accordo ci sia anche la rimozione degli eventi del 1980. Noi però siamo una Commissione parlamentare, non un Governo, che fa quindi delle domande a cui vorrebbe siano fornite delle risposte. Preferiamo che ci venga detto che per ragioni di Stato non è possibile avere risposte, piuttosto che sentirci dire: "Per favore, metteteci a disposizione l'archivio Cogliandro". E’ un po' buffo che il Sismi chieda al presidente Pellegrino le carte di Cogliandro: mi sembra un rovesciamento delle parti abbastanza singolare.

Vogliamo sapere come allora si comportò il Sismi; tra il 1979 ed il 1980 cambiò il Governo, dal 1976 era presidente del Consiglio Giulio Andreotti, un uomo che aveva stretto con il colonnello Gheddafi rapporti molto intensi di amicizia politica e che aveva favorito operazioni finanziarie e di scambio molto importanti. Non so se l'onorevole Andreotti abbia contribuito anche all'accordo concluso tra la FIAT e la Libia per l'ingresso di quest'ultima nel capitale di tale azienda, ma certamente il consenso del Governo dovette essere espresso per la vendita sia degli apparecchi della Siai Marchetti che del materiale bellico dell'Oto Melara e per altri interscambi di questo genere, sia commerciali che militari. Tutto questo avveniva mentre altri paesi si trovavano sulla posizione diametralmente opposta rispetto all'Italia nei confronti della Libia, paesi amici, anche dell'Unione europea e non soltanto gli Stati Uniti.

Vorremmo sapere se, una volta che cambiò il Governo ed ad Andreotti subentrò Cossiga e si avviò quell'operazione con Malta (evidentemente molto rischiosa considerati i precedenti rapporti con la Libia) che portò alla sottoscrizione di un accordo di protezione fra l'Italia e Malta, per cui l'Italia si sostituiva alla Libia ed entrava in rotta di collisione diretta con Gheddafi, il Sismi si divise tra una fazione filolibica ed una antilibica, il che può anche essere successo. Lei ci risponderà che non ci sono documenti relativi nell'archivio, ma di quello che c'è o meno nell'archivio francamente non possiamo chiedere a lei più di quanto abbiano fatto i magistrati; immagino infatti che l'archivio del Sismi sia stato, per quanto possibile, esplorato da magistrati. Noi vorremmo una cosa diversa che forse lei non ci potrà fornire, ossia la verità sui comportamenti, sulle connessioni di allora e sugli scontri a livello politico e dei Servizi tra due fazioni che evidentemente esistevano all'interno del sistema istituzionale italiano, perché non poteva non esservi uno scontro fra una fazione filolibica ed una antilibica in quanto si era creata una successione di fatti che portava necessariamente a tale contrapposizione. Vorremmo sapere se è possibile ottenere qualche frammento di verità su queste vicende e, dato che la storia dei rapporti italo-libici non si è fermata allora, ma è continuata nei termini che ho prima riportato, vorremmo una ricostruzione, per quanto possibile o verosimile, di quanto è successo.

Formulo anche alcune domande rispetto alle ipotesi allora possibili. E’ vero o non è vero che venne consegnato a Gheddafi questo elenco di oppositori del regime di Gheddafi dai Servizi segreti militari italiani o da altri? Si valutò allora (e mi domando se è possibile che non si sia valutato nel caso in cui ciò non avvenne) la possibilità che se di bomba si trattò questa fosse stata messa sull'aereo caduto ad Ustica non dal colonnello Gheddafi ma dal suoi oppositori? Fu fatta questa valutazione? Possibile che non si fosse allora pensato ad una ritorsione da parte dei gruppi di opposizione al colonnello Gheddafi, che oltretutto sappiamo che stavano preparando un colpo di Stato in Libia? Questa valutazione fu svolta? In merito alla strage di Bologna, fu valutato se era la replica o la risposta da parte di Gheddafi stesso oppure di altri?

Non so se queste informazioni siano o meno negli archivi, ma certamente queste valutazioni avrebbero dovuto essere compiute perché, per quanto l'efficienza possa essere discutibile, sono semplici argomentazioni di buon senso a cui nessun Servizio segreto, anche composto da una sola persona, può sottrarsi. Io vorrei - ma penso che il desiderio sia condiviso dalla Commissione - avere in merito qualche tentativo di risposta. So che oggi non è possibile e la prego pertanto di venire la prossima volta a dirci se è possibile avventurarsi in una risposta o se, per ragioni di Stato comprensibili, non lo si può fare; ma è frustrante per lei fare la parte di chi "cade dal pero" ed anche per noi che facciamo lo stesso quando lei ci presenta una situazione come quella mostrataci questa sera.

PRESIDENTE. Ammiraglio Battelli, preferisce rispondere questa sera, oppure, come ritengo giusto, preferisce una pausa di riflessione a seguito della quale potremo rincontrarci e discutere tutti questi temi?

BATTELLI. Avrei bisogno di una lunga pausa di riflessione per trovare una risposta a tali quesiti che hanno la caratteristica di appartenere più alla sfera politica che alla sfera dei servizi, la quale è molto più tecnica di quanto si pensi normalmente. I collegamenti cosiddetti politici nell'attività del Servizio sono esclusivamente istituzionali, almeno per quanto riguarda i rapporti odierni - ma credo anche trascorsi - tra il direttore del Servizio ed i suoi datori di lavoro: il Ministro della difesa e il Presidente del Consiglio. Non vi è un collegamento "istituzionale" tra politica e Servizi segreti che possa coinvolgere il Servizio nel suo insieme: se esistesse un collegamento di questo genere la mia frustrazione verrebbe meno perché ne troverei traccia negli archivi. Ammesso possano esservi stati collegamenti istituzionali di questo tipo, l'inesistenza di tale traccia significa che un atteggiamento pro-libico o contro-libico a livello del Sismi avrebbe potuto interessare per metà il generale Santovito e per metà due persone del Servizio, ma non quest'ultimo nel suo complesso. Non vorrei si dimenticasse che il Sismi non è un'organizzazione molto vasta: non è possibile che di comportamenti organizzativi pro-libici o contro-libici non vi siano elementi agli atti oggettivamente riscontrabili. L'onorevole Taradash ha parlato di atteggiamento pro-libico o contro-libico del Servizio nel suo insieme: se non trovo elementi di informazione agli atti, questo atteggiamento diventa organizzativamente impossibile; può essere fosse ascritto ad una o due persone che non fanno il proprio lavoro e che lavorano per terzi. Non voglio citare la triste parola "deviati", che da troppo tempo avvilisce il Servizio, ma certamente non si tratta di comportamenti istituzionali dei quali non può non esistere un riscontro documentale. Per questo motivo, onorevole Taradash, avrei bisogno di una pausa di riflessione.

PRESIDENTE. Il discorso riconduce alle analisi del passato. Ho citato l'audizione del generale Maletti il quale ci ha detto di tener presente che il potere politico dell'epoca non chiedeva tanto ai Servizi di fare il loro lavoro quanto di conoscere, per esempio, le abitudini sessuali di un avversario politico o di un alto prelato. Maletti ci raccontò ad esempio la storia di un fotomontaggio, facendoci capire anche a quale uomo politico si riferiva. Secondo me questa è una parte della verità ma non tutta la verità perché nello stesso tempo il Servizio di Maletti è un Servizio che consente ad una serie di persone di sfuggire alle indagini giudiziarie. Oggi di quegli episodi ritengo di poter dare con facilità una lettura: si volevano coprire determinate responsabilità, che afferivano ad un periodo immediatamente precedente, ma si voleva anche allontanare dallo scenario italiano una serie di personaggi che, pur essendo stati utilizzati in una fase precedente, in quel momento cominciavano a diventare scomodi e potevano essere utilizzati in scenari diversi. In un'audizione successiva abbiamo appreso che Delle Chiaie, pur facendo il ristoratore di un piccolo albergo, parlava con diversi Capi di Stato: la circostanza ci è sembrata strana, dato il ruolo modesto che si assegnava. Ci sono fatti che fanno ormai parte della storia del paese e penso che i tecnici della materia potrebbero darci un contributo anche di tipo interpretativo.

BONFIETTI. Signor Presidente, se all'inizio non sapevo se sussistesse la possibilità di fare domande specifiche all'attuale direttore del Sismi, adesso ho le idee ancora meno chiare e vorrei tentare di spiegarne la ragione. Richiamandomi all'ultimo intervento dell'onorevole Taradash, ritengo che la nostra Commissione non possa né debba interessarsi (se non ai fini dell'indagine storica - lavoro ben diverso da un'inchiesta che stiamo conducendo sul periodo dal 1969 al 1974) delle impressioni dell'ammiraglio Battelli o della sua ricostruzione di quegli anni. La nostra Commissione sembra a volte non riuscire a trovare la strada per attuare ciò che intende fare: cercare di comprendere per quale ragione non si è riusciti a far luce sulla vicenda di Ustica, a capire che cosa sia successo la notte del 27 giugno del 1980.

Ritengo che, rispetto a tale intento, alcuni elementi debbano essere assunti come dati di partenza. I giudici, seppure con ritardi e manchevolezze, nel luglio del 1998 hanno infatti depositato una requisitoria che, sebbene non abbia consentito di trarre tutte le deduzioni necessarie per stabilire che cosa accadde quella notte, ha permesso quanto meno di trovare imputazioni per gli alti vertici militari, non esclusi uomini dei Servizi segreti. E allora, come dicevo, nella requisitoria tutti questi dati sono già contenuti, proprio perché, come ricordava benissimo l'ammiraglio Battelli, essi hanno letto oltre a interrogatori, indagini peritali (radaristiche, sul relitto, eccetera) anche i famosi 25.000 documenti; li ha citati lei, non so se siano così tanti i fogli che hanno preso nei vari uffici, compresi quelli dei servizi segreti. Leggendo la requisitoria io credo che si rinvenga già la ricostruzione sia di quel periodo sia del modo in cui il Sismi lo ha vissuto. E allora, sono d'accordo con l'ammiraglio Battelli quando all'inizio affermava che quando succede qualche cosa è il momento in cui il servizio deve dichiarare la sua sconfitta, perché appunto qualcosa è già successo, perché il servizio è quello che deve cercare di prevenire, e non sono d'accordo con quanto afferma il senatore Staniscia sui servizi segreti.

Credo che da questa requisitoria - sempre fermandomi ad Ustica, ovviamente, e non facendo altre analisi - si colga invece benissimo l'attività, oltre che di tantissime altre istituzioni, quindi degli uomini dell'aeronautica e degli altri apparati dello Stato, anche del Sismi, del Sisde e del Sios Aeronautica. Su tutto questo vorrei richiamare l'attenzione, ma non volevo rimettermi a leggere la requisitoria anche questa sera, pensando che tutti i colleghi più o meno l'avessero letta. Vorrei invitare in particolare l'ammiraglio Battelli a partire da prima del numero di pagina citato dal senatore Pellegrino nella lettura: invece che a pagina 650, come diceva il senatore Pellegrino, io direi che sarebbe il caso di partire da pagina 633, dove già è chiaro (perché il titolo è questo) per i pubblici ministeri l'attivismo della prima divisione del Sismi. E’ stato riconosciuto che il Sismi ha fatto delle cose e quindi è inutile che noi tutte le volte lo chiediamo ai nuovi auditi che vengono convocati. Per quello non vedevo la necessità, e l'ho detto anche al Presidente Pellegrino, tutte le volte che cambiamo noi, che cambia qualcosa, che cambiano i direttori dei servizi, di risentirli: mi pare tempo perso, mi pare che dia solo adito alla possibilità di fare interventi come quello del senatore Staniscia.

L'ammiraglio Battelli più di tanto non ci può dire né credo che abbia e possa in questo momento avere gli elementi per dire. Credo però che dovremmo partire dagli elementi di una requisitoria - quindi dal fatto che non io, non qualcuno qui dentro vuole leggere di questa attività o di questa tragedia quello che vuole, ma chi ci ha lavorato sopra per compito, perché il suo ruolo era quello -, quindi dai giudici, che rinviano a giudizio il generale Notarnicola, Masci, Curci, Maraglino, Lombardo e Alloro, solo per leggere la prima pagina. Sono tutti indiziati, quindi imputati, di delitti di testimonianza falsa e reticente, quindi di delitti già caduti in prescrizione per cui queste persone non andranno al processo; arriveranno al processo, come sapete, solo coloro che sono ancora imputati per l'articolo 289, che prevede il reato di alto tradimento e quindi la condanna ad una sanzione molto elevata, reato non ancora caduto in prescrizione, ma se aspettiamo ancora un po' anche questo vi cadrà. Delle persone citate in questa e nelle pagine successive della requisitoria sono una trentina o una quarantina quelle che sono già uscite dal procedimento appunto perché imputate soltanto di falsa testimonianza o di abuso d'ufficio o di qualche tipo di attività per cui sono previste delle sanzioni abbastanza ridotte e quindi il reato è caduto in prescrizione.

Quindi questo dovremmo chiedere, forse, all'ammiraglio Battelli: quali corresponsabilità - e torno al discorso che faceva il senatore Gualtieri -, quale memoria storica potete voi aiutarci a ricostruire, ma con tanta apertura, nel senso che se tutti vogliamo pretendere, come credo che sia corretto, da delle istituzioni dello Stato, in questo momento storico, non nel 1980 (nel 1980 vi erano i filo-libici, i non filo-libici, è chiaro, c'era tutto quello che il servizio segreto poteva essere perché rappresentava la società di allora, quindi è anche facile la risposta, che lei benissimo ha dato prima: io rappresento il momento politico di oggi e quindi sono il servizio segreto di questo tipo di Stato che mi ha dato 5 o 10 miliardi, 200 o 400 uomini; se mi avesse dato 50 miliardi e 5.000 uomini sarebbe stata un'altra cosa). Lei è figlio di questo momento, come quei servizi segreti sia politicamente sia organizzativamente erano figli secondo me di quel momento storico - se dobbiamo chiedere, pretendere una collaborazione dagli attuali dirigenti dei servizi, sia del Sismi sia del Sisde, una collaborazione per arrivare a capire perché Notarnicola ha fatto quello che ha fatto, perché Masci ha detto quello che ha detto e ha fatto quello che ha fatto rispetto al Mig libico, non possiamo tutte le volte - sono quattro anni che siamo qui - sentir ripetere da ciascuno di noi un pezzettino di quella storiellina che ognuno si ricorda a metà, lasciatemelo dire, e si dicono spezzoni di verità e ricostruzioni fasulle. Non posso pensare che la verità ce l'abbiamo io o il collega Fragalà perché ci ricordiamo qualche spezzone di questa vicenda; se ci potete dare un aiuto, è quello di cercare di capire assieme se c'è la volontà di ricostruire una memoria storica, una volontà di capire, da Notarnicola, che non è Santovito e che è vivo per fortuna - dico Notarnicola per dirne uno, perché è del Sismi - ma da tutti coloro che hanno fatto parte del Sismi, che hanno vissuto questa vicenda, che sono stati magari anche non incriminati ed imputati perché erano le segretarie, erano coloro che passavano negli uffici, qual è la memoria storica. E’ ben evidente, infatti, che nessuno di noi può pensare che quella notte, quando è successo tutto quello che è successo, quando tutti si sono resi conto di quello che era successo - lo dice sempre la requisitoria e non io -, quando tutti coloro che giustamente si dovevano attivare si sono attivati, vuoi i servizi segreti, vuoi il Sios aeronautica, vuoi coloro che hanno preso contatti con l'ambasciata americana per capire, e quindi anche sapendo dove andare... Ma per quale motivo dopo che un aereo cade, come dice l'ex presidente Cossiga, per la tragica ovvietà, come a lui è stato raccontato (dice al giudice) dai suoi collaboratori, qualcuno del Sios aeronautica, Tascio nella fattispecie, deve andare all'ambasciata americana, deve nascere una commissione tra l'ambasciata americana e noi che cerca di capire che cosa era successo quella notte? Ebbene, tutte queste cose sono dei dati, è inutile che tutte le volte io ne racconti uno o qualcuno ne racconti un altro, sono tutti scritti nelle 700 pagine della requisitoria insieme a tutte le altre perizie.

E allora, se si vuole dare un aiuto in qualche modo, non essendo certamente tutti i servizi segreti imputati di questa vicenda e quindi senza dover risentire Notarnicola, - che peraltro è già stato sentito da questa Commissione -, trattandosi di imputati, non credo che dovremmo sentirli noi, ma voi che siete del servizio segreto, coloro che gli hanno vissuto a fianco, che possono capire, che possono conoscere, che possono anche leggere meglio di noi quello che è stato scritto nelle carte e quello che non è stato scritto. Anche qui c'è un problema grandissimo: le 25.000 carte certamente sono state sequestrate dagli archivi, ma allora rinasce il problema: gli archivi erano due, era uno, c'era quello più segreto e quello meno segreto, meno riservato? Questi percorsi li conoscete voi, se ne avete voglia aiutateci a capire perché queste persone che sono gli imputati hanno fatto quello che hanno fatto, hanno compiuto reticenze, non hanno detto la verità, non hanno contribuito a far capire al povero giudice che lavora da dieci anni su questa vicenda. Scusate per il termine "povero", ma è ovvio per quale motivo lo ho usato; la fatica con cui questo giudice ha operato, e che ci è venuto a raccontare, nei confronti di tutti coloro che ha interrogato: fossero essi uomini dell'aeronautica, fossero rappresentanti dei servizi segreti, ha dovuto estorcere delle verità che erano evidenti: queste persone non riconoscevano le firme.

Queste sono le cose che dovete aiutarci a capire: perché questa gente ha mentito, ha continuato a mentire sapendo di coprire una cosa che quella notte tutti avevano capito cos'era e hanno capito benissimo che cosa coprivano. Questo è il problema. Nessuno ha opposto il segreto di Stato, quindi non lo potete più opporre neanche voi, non vi possiamo dire, come diceva il senatore Stanisca, almeno abbiate il coraggio di dire che non ce lo potete dire. Nessuno ha opposto il segreto, quindi se lo sapeste dovreste dircelo. Allora se questo aiuto ce lo volete dare, cercate di capire all'interno vostro chi può avere degli elementi che non siano stati riferiti al magistrato e che siano da voi recuperati e recuperabili per aiutare passo dopo passo questa vicenda ad avere un risultato diverso non solo sul piano giudiziario, ma anche su quello della ricostruzione di ciò che all'interno dei servizi, all'interno dell'aeronautica hanno compiuto uomini che sono dipendenti di queste nostre istituzioni.

BATTELLI. Onorevole Bonfietti, la risposta alla sua domanda probabilmente è nella domanda stessa. Lei ha detto che i magistrati faticosamente, attraverso un lungo lavoro, dovendo vincere delle reticenze, sono riusciti a raccogliere una serie di elementi. Lei ha detto che non è stato opposto il segreto di Stato; in effetti non è stato opposto, quindi questo lungo lavoro, perché è un lavoro pluriennale dei magistrati, ha prodotto un risultato. Lei mi chiede di aiutarla a trovare qualche ulteriore elemento, francamente, non saprei nemmeno da dove cominciare. Vado a leggere la requisitoria dei magistrati, come lei ha visto, e trovo dei nomi di persone; leggo che hanno avuto delle reticenze, che vi sono particolari comportamenti. Uno dice che non ha ricevuto la telefonata, quell'altro dice di sì; uno dice; la firma non è mia, è di quell'altro. Ma la sostanza del problema è che, per esempio, lo stesso generale Notarnicola il quale afferma di non riconoscere la sua firma su un certo appunto, per quanto non la riconosca, poi, la sostanza di questo appunto non la nega, perché la base di quell'appunto è servita per un successivo appunto. Quindi i fatti, al di là del fatto che la firma può averla messa un "pinco pallino" qualunque... c'è da domandarsi come mai, non riesco a capirlo, qualcuno possa aver messo una firma del generale Notarnicola ed egli, avendo visto probabilmente questo documento con una firma fasulla - perché quando è stato fatto il secondo appunto avrà pur visto il primo - non si accorge che qualcuno ha messo una firma fasulla. Io vedrei subito che non è la mia firma. Mi è difficile allora cercare di capire, di spiegare i comportamenti del generale Notarnicola o di Masci; devo dire francamente che ho anche qualche difficoltà a chiedere spiegazioni a Masci, che tuttora credo sia l'unico che è ancora mio dipendente; non vorrei interferire con quello che fa o ha fatto la magistratura e sottoporlo ad interrogatorio. Fra l'altro è difeso da un avvocato e quindi commetterei un abuso andandogli a chiedere informazioni personalmente su queste vicende. Ho delle difficoltà a farlo. Faccio una supposizione del tutto personale. Mi perdoni, non vorrei sembrare irriverente, ma secondo me alcuni di questi signori, soprattutto al livello più basso, di fronte all'ipotesi di essere coinvolti in un fatto di questo genere sarebbero stati disposti a negare anche l'evidenza, di aver messo una firma, pur di essere chiamati fuori da questo problema. La rilevanza di certi fatti non è correlabile alla sostanza. Intendo dire che la sostanza dei fatti è quella che è: Notarnicola nega la firma ma non quanto è scritto nel documento. Inoltre, stiamo parlando del Mig 23, che non vorrei dire che è una cosa diversa, ma è un altro problema rispetto a quel che abbiamo detto oggi sul DC9.

Senatrice Bonfietti, rileggerò di nuovo tutta la requisitoria, cercherò di vedere se ci sono degli spunti che mi consentano di andare a vedere altre cose. L'unica persona alla quale potrei chiedere conto oggi è Masci, che è un mio dipendente; però per quel che ho detto prima non lo posso fare, perché come imputato è difeso da un avvocato.

PRESIDENTE. Non è imputato, perché il reato è prescritto. Quindi glielo può chiedere.

BATTELLI. Se me lo garantisce, allora lo farò.

PRESIDENTE. Ammiraglio, non ambisco di suggerirle il mestiere; non ho le certezze assolute della collega Bonfietti, mi consenta di avere delle certezze di più basso livello ma già importanti.

Il 17 dicembre 1980 il ministro dei trasporti Formica, che il 27 giugno era Ministro dei trasporti anche nel precedente Governo, in Parlamento afferma: "Credo che quella del missile resta un'ipotesi più probabile delle altre, della collisione e del cedimento strutturale". Poi leggo la requisitoria dei pubblici ministeri che dice: "Gli archivi del Servizio di informazione militare presentano un desolante quadro di inattività sui fatti di Ustica". Queste due frasi mi danno una certezza: che il Ministro della difesa, che era sempre Lagorio nei due Governi, non ha dato istruzioni al Sismi per sapere se era vero che nei nostri cieli un aereo italiano era stato abbattuto da un missile, altrimenti dell'attivazione del Servizio ci sarebbe traccia. Quindi c'è una volontà di non sapere, probabilmente perché si aveva paura di uno scenario dei nostri cieli che non si poteva rivelare, oppure si aveva paura che se gli accertamenti fossero stati di carattere negativo l'ipotesi della bomba ci avrebbe portato ad altri scenari (quelli cui accennava l'onorevole Taradash) che ancora una volta non si volevano rivelare.Questo è un problema di analisi, di esercizio di intelligenza che un avvocato di provincia, come sono io, riesce a compiere con grande facilità. Se si collegano questi due fatti (il Sismi che non si attiva e i Ministri della Repubblica che dicono che forse è stato un missile) se ne deve dedurre che non si voleva sapere quanto era accaduto.

Ecco perché parlo di deficit istituzionale che porta oggi i pubblici ministeri a stringersi nelle spalle e a dirci di essere intellettualmente onesti ma di non riuscire a prendere partito né per una tesi né per l'altra. Però questo velo di segreto strisciante, che diventa voglia di non sapere e di non conoscere per non dovere di dire, dalle carte risalta in termini di certezza: o sapevano (ipotesi della senatrice Bonfietti) e non volevano dire, o se non sapevano non volevano sapere. Altrimenti troverei una serie di informative dirette al Ministro in cui si dice che malgrado siano state attivate tutte le fonti di informazione sembra che quella sera non siano volati missili, oppure che si sono avute informazioni dalla Francia per cui effettivamente quella sera c'era un certo traffico aereo. In questa sede è venuto il generale dei carabinieri Nicolò Bozzo, una persona seria, che ci ha detto che in quei giorni era vicino ad un aeroporto della Corsica in cui in genere non volavano aerei ma non riusciva a riposare per il continuo decollare e atterrare di aerei. Questo fa pensare ad un certo scenario. Sarà vero, non sarà vero? Comunque la mia certezza è che non si è voluti andare a fondo, perché in un paese normale ci si aspetta che un Ministro che parla di un missile chiami il direttore del Sismi e gli dica che se vuole ancora continuare a fare il direttore chiami il suo predecessore, il generale Santovito, e cerchi di chiarire questo episodio del missile. Invece tutti si attivano e si preoccupano non appena in un buco della Calabria viene trovato un aereo smontato. Se si leggono le carte di quell'inchiesta - come ho già detto altre volte - sembra si tratti di un happening. Per un incidente di un motorino che sbatte contro un pilastro dell'autostrada si compie un'indagine più seria: per lo meno si doveva redigere un mappa indicante i posti dove si trovavano i pezzi dell'aeroplano.

Ancora una volta, questo grado di sciatteria può essere soltanto un fatto italiano per cui le cose non funzionano? E’ possibile che se c'è un incidente automobilistico si fa una mappa con l'indicazione di dove si trovavano il cadavere, la ruota, il fanalino rotto, il segno della frenata e invece si trova un aereo straniero, penetrato nelle nostre difese, di cui nessuno si è accorto, caduto sulla montagna e si stende una relazione in cui si dice di essere arrivati per primi, ma che un altro teneva in mano un pezzo dell'aeroplano. Sembra un gruppo di curiosi che andavano a vedere questo scenario. Tante volte è il vuoto di informazioni che parla ed è significativo.

L'onorevole Taradash ha suggerito che c'è un modo per uscirne: quello di dire che non si parla perché c'è un segreto di Stato ed esigenze di sicurezza che non consentono di raccontare come sono andate le cose, si risarciscono le vittime, se ne parla per sei mesi. Invece la tragedia è che qui stiamo parlando tutti quanti di una vicenda avvenuta vent'anni fa. E’ passata una generazione. Questo è il contributo che vorrei. E’ chiaro che lei non può venirci a dire quel che le carte non dicono, però dal fatto che non si trovano qualche conclusione se ne può trarre. Secondo me, le responsabilità politiche vengono sempre alla luce, infine.

BONFIETTI. Vorrei porre una domanda relativa a quanto riportato in una trasmissione televisiva a cui non ho assistito, ma in relazione alla quale ho letto una notizia di agenzia dell'ANSA che parlava di Carlo Palermo e di una sigla apposta su appunti del Sismi.

BATTELLI. Ne ho parlato con i miei collaboratori. Non ho una spiegazione per questa sigla, che a me non dice niente, però le fotocopie di una sigla scritta a matita possono non evidenziarla. L'originale del documento ad un certo punto ci fu preso dalla magistratura. Nel momento in cui fu preso, ne fu fatta una copia autenticata, che non riporta quella sigla (2°Q)v5. Dopo alcuni anni, nel 1995, fu richiesta un'altra copia autenticata e anche quella non riporta quella sigla. L'altro ieri il nostro funzionario è andato dal dottor Priore e ha riscontrato sull'originale quella sigla scritta a matita. Quella sigla a noi non dice niente. Ho cercato di capire se si trattasse di una sigla archivistica dello Stato maggiore del Sismi o qualcosa del genere, ma non sono riuscito a trovare una risposta. Poi, ho guardato il nostro documento e ho visto che questa sigla non c'è. Proprio questa sera parlavo con i miei collaboratori che mi hanno detto che forse, poiché è scritta a matita, la sigla può non essere venuta nella fotocopia; però il fatto che non sia venuta su tutte e due le fotocopie del Servizio è strano. Gli atti che noi abbiamo sono fotocopie autenticate della magistratura. Viceversa c'è una copia che abbiamo visto, quella che l'avvocato di Masci ha chiesto recentemente al giudice Priore (se non sbaglio), ha la sigla (2°Q)V5. Allora, mi viene il dubbio che la sigla a matita sia stata posta successivamente, non so bene da chi, non so se dalla magistratura. Rimane il fatto che noi non abbiamo l'originale di quel documento perché ci è stato preso, ma abbiamo solo due copie autenticate in tempi successivi.

BONFIETTI. Sono i giudici stessi che rilevano la stranezza di questa sigla e quindi non l'hanno apposta loro!

GUALTIERI. Da questa sigla poi magari viene fuori che vi era un caccia guidato da Gheddaffi!

DE LUCA Athos. Signor Presidente, sarò rapido. Questa audizione mi sembra molto accademica, con aspetti anche un po' disarmanti. In questo momento, benché siano trascorsi 20 anni, questo va letto in vari modi; proprio perché sono passati tanti anni, uno pensa che oggi si possa fare luce. Al momento, abbiamo visto che non si è fatto nulla, come risulta da una frase di Lagorio fornitaci dagli uffici, secondo cui la mancata attivazione è giustificata dal fatto che i Servizi - come ha dichiarato dinanzi alla Commissione l'allora ministro della difesa Lagorio - erano ritenuti deboli, male organizzati, privi di tecnologia, dispersi in modo incoerente sul territorio d'azione, senza autorità e credibilità negli affari internazionali perché ripetutamente devastati dagli "scandali".

PRESIDENTE. Scusi, se la interrompo, ma la spiegazione forse è che "avendo la macchina un po' rotta, vado a piedi"!

DE LUCA Athos. Esattamente. La mia preoccupazione, però, è che non abbiamo creato - e questa è un responsabilità politica, signor Presiedente - le condizioni per far sì che le persone che convochiamo (in questo caso, sono apparati dello Stato democratico) si sentano nel clima politico e nella situazione di poter collaborare, senza trincerarsi come se l'audizione fosse un dovere da compiere in cui si dice lo stretto necessario per fare bella figura e per non uscire male. Tuttavia, mi pare che manchi quel coinvolgimento di un organo dello Stato, che è demandato ad approfondire certe questioni - glielo voglio dire, direttore, senza fare alcuna polemica, perché è solo una constatazione - e manchi il desiderio (che dovrebbe essere comune) della ricerca della verità. Forse non ci sono ancora le condizioni, ma non so quanto ancora dovremo aspettare per fare luce in merito. D'altra parte, la mancanza delle carte - fatto che viene continuamente riprodotto - può significare due cose: o queste carte sono state fatte sparire (è un problema cui accennava poc'anzi il Presidente) oppure stanno da un'altra parte. In ogni caso, questo è un problema per quella memoria storica di cui si parlava. Non so neanche da quanto tempo lei è direttore...

BATTELLI. Da due anni.

DE LUCA Athos. Bene. Non pensavamo certo che la sua audizione potesse disvelare i misteri di Ustica: questo no! Tuttavia l'aspettativa era quella che la sua esperienza, anche di questi due anni, con la continuità di alcuni collaboratori, potesse fornirci degli spunti sui quali costruire ed andare avanti. Ad esempio, voglio rivolgerle una domanda. Secondo lei, se ha potuto farsi un'idea in proposito esaminando le carte (ha detto di averle viste), quella che sembra una mancanza di attivazione, quasi un disinteresse, una volontà da parte dei Servizi di non impicciarsi della questione di Ustica, nasce da un input politico che non c'è stato o che è stato dato in un certo senso, oppure è da ricercare nella disorganizzazione di cui parlava Lagorio o in qualcosa del genere? D'altra parte, lei oggi ricopre questo delicato incarico; è vero che cambiano i direttori, così come cambiano anche i Governi, ma non è che un Ministro dell'interno può dire di non saper nulla perché è stato nominato da poco tempo, perché altrimenti ci troveremmo in una situazione di grande difficoltà.

Se lei afferma che i magistrati hanno preso le carte, le sottolineo che ognuno deve svolgere il proprio mestiere: il magistrato fa il proprio e ciò ha dato un certo risultato, mentre il direttore del Sismi fa il suo, così come i politici e la Commissione parlamentare fanno il loro, ma si tratta di mestieri diversi. Noi chiediamo ai magistrati certi risultati, mentre al direttore dei Servizi avremmo la presunzione di chiedere qualcosa di più o di meno, ma comunque di diverso qualitativamente, proprio per la delicata funzione che viene affidata al Servizi.

PRESIDENTE. Quindi, la domanda è quale è la valutazione della inattività.

DE LUCA Athos. Sì, come domanda esplicita, oltre ad una serie di considerazioni.

BATTELLI. Le sue considerazioni, senatore De Luca, mi fanno sentire come una persona tirata per la giacca un po' da una parte e un po' da un'altra, perché mi dice che queste carte o non ci sono più o sono da qualche altra parte, ma finora è stato dato atto che in pratica esse sono state trovate e poi mi si chiedono valutazioni sullo scenario generale di carattere politico e allora io mi disoriento un po’! Posso dirle - e credo di poterlo fare con estrema tranquillità, anche alla luce della mole delle carte - che altre carte proprio non ce ne sono; forse domani potrei trovarle e smentirmi, ma penso proprio che non sarà così. Non ci sono altre carte e non sono nascoste: se non le ha trovate Priore tra i 25.000 pezzi di carta emersi, credo che ci rimanga poco!

DE LUCA Athos. Mi scusi, ma a Priore è stato consentito di trovare le carte che erano in archivio.

BATTELLI. Se lei chiede al dottor Priore che tipo di collaborazione gli abbiamo fornito negli ultimi anni (come è stato affermato anche in questa sede), le riferirà che non gli abbiamo dato solo ciò che ci chiedeva, ma gli abbiamo aperto le porte, ed è quello che stiamo facendo con tutti i magistrati, anche perché qualche anno fa i Servizi facevano timide resistenze perché si trinceravano dietro la privacy del loro lavoro, che tutto sommato dovrebbe esservi. Adesso non mi azzardo nemmeno a dire a magistrati che non intendo dar loro pezzi di carta perché vi è un segreto di Stato, perché ho paura che il giorno dopo ne derivino gravi problemi: mi sono una volta azzardato a dire ad un capitano dei carabinieri che siamo dalla stessa parte, che rappresentiamo il rovescio della medaglia; del resto, ho delle cose da difendere anch'io. Non vorrei sembrare patetico nel dire che devo difendere fonti che potrebbero essere uccise. Queste sono storie degne di giornali; però, anch'io oltre ai magistrati, che devono difendere la giustizia, devo difendere qualcosa. Il giorno dopo del fatto raccontato ho ricevuto una immediata richiesta di una esibizione a vista come punizione per essermi permesso di dire una cosa di questo genere. Cosa penso quindi di questa mancata attivazione? Gli esseri umani molte volte reagiscono sulle base di input momentanei; è stato accusato il Sismi di essersi inizialmente impossessato della ipotesi del cedimento strutturale o che era andato a rimorchio di quanto fatto dall'aeronautica.

Che cos'era il Sismi nel 1980? Era un servizio appena costituito, in base alla legge n. 801 del 1977, che ereditava quello che era in precedenza un enorme servizio di controspionaggio. Le fonti di informazioni di un servizio sono le fonti umane, elettroniche, le intercettazioni di comunicazioni, fonti satellitari e fonti aperte (stampa ed internet), infine, acustiche che servono ad un certo tipo di intelligence. All'epoca il Sismi non aveva fonti elettroniche perché non disponeva di sistemi di intercettazione; di questi ne disponevano i servizi delle forze armate (Marina ed Aeronautica) che intercettavano comunicazioni tattiche.

DE LUCA Athos. Di qualcosa il Sismi disponeva per le informazioni militari.

BATTELLI. Non aveva quasi niente nel settore sigint; l'ammiraglio Martini è stato il primo a cominciare a lavorare seriamente in questo settore e ad imporlo a somiglianza di quello che facevano i servizi delle forze armate. Il Sismi svolgeva grande parte della sua attività fondamentalmente nel controspionaggio sul territorio italiano anche se è vero che si occupava di cose di cui in molti casi non si sarebbe dovuto interessare. Non disponeva di un rilevante sistema informativo all'estero; vi era qualche persona valida; tra questi il noto Giovannone ma non era un servizio proiettato all'estero perché il nemico fino al 1977 era rappresentato dall'Unione Sovietica ed era di carattere fondamentalmente militare. Poiché "compravamo" l'intelligence militare dalla NATO, praticamente ci veniva regalata, i miei predecessori si occupavano sostanzialmente di controinformazione. E’ innegabile; l'ufficio D era la parte più rilevante del servizio. Quando si dice che il servizio svolgeva attività all'estero è opportuno dire che questa era molto limitata perché le uniche risorse di cui disponeva erano le human intelligence, in maniera esigua presente all'estero.

Perché allora il servizio non si è attivato su questo? La mia valutazione, del tutto personale e non di direttore del Sismi, è perché qualcun altro già lo faceva: l'aeronautica guardava i tracciati; l'appunto, di cui Notarnicola nega la firma, letto a mente fredda, a posteriori risponde più all'esigenza, dovuta probabilmente a piaggeria, di informare il direttore del servizio di quello che stava succedendo che di acquisire delle informazioni sui fatti. In esso si dice quello che faceva la magistratura, l'aeronautica. Si racconta in esso lo stato dell'arte. A mio parere, il Sismi non si è attivato perché non riteneva di doverlo fare. Era d'altronde un problema di traffico aereo.

PRESIDENTE. Se fosse stato il missile?

BATTELLI. Anche in quel caso era un problema di traffico aereo, di tracce.

BONFIETTI. Al Sismi non interessava il terrorismo internazionale?

BATTELLI. ; mi meraviglia moltissimo che il Sismi abbia per esempio chiesto i tracciati radar al terzo Roc e non si sia invece chiesto se l'incidente fosse causato da un atto di terrorismo. Questo è stato detto da Santovito ma non sono seguite attività concrete.

PRESIDENTE. Forse non si voleva andare in quel certo scenario da cui poteva provenire l'atto terroristico, come diceva l'onorevole Taradash, oppure dobbiamo pensare che l'interesse era teso solo a fare affari perché bisogna dire che questi sono gli anni di Pazienza; il Banco Ambrosiano diventava un fatto importantissimo.

BATTELLI. Non vorrei spezzare una lancia a favore della politica che molte volte si tende ad accusare di malefatte al di là di quelle che può realmente fare. E’ un vizio che molte volte i burocrati hanno; le forze armate da sempre hanno detto che erano inefficienti perché i politici non dicevano quali fossero gli obiettivi che dovevano raggiungere: certi livelli di inefficienza delle forze armate andavano al di là della mancanza di indicazioni, secondo me. Non vi è bisogno molte volte che le cose vengano dette per farle. Non è necessario aspettare che qualcuno mi chieda se per caso un aereo è caduto perché qualcuno ha messo una bomba o ha lanciato un missile per capire cosa si deve fare.

DE LUCA Athos. All'epoca non l'hanno fatto.

BATTELLI. Le ho spiegato anche perché: è difficile uscire dalla logica di un funzionamento di un servizio fondamentalmente di controspionaggio. Quando si parla di terrorismo si dimentica che il Sismi ha cominciato ad occuparsi di terrorismo come conseguenza del fatto che aveva una organizzazione territoriale quando si sono cominciati a verificare fenomeni terroristici in Italia; fino ad allora il Sismi non si era mai occupato di terrorismo ma di controspionaggio: cercava spie russe e iugoslave; questo facevano i carabinieri del Sismi. Poi è nato il fenomeno del terrorismo, di cui tra le altre attività, il Sismi si è occupato vorrei dire impropriamente, perché tutto sommato era un'attività della quale avrebbe dovuto occuparsi il Sisde che, però, appena nato non disponeva di un'organizzazione territoriale collaudata.

GUALTIERI. Io protesto; non possiamo discutere sul fatto che questo servizio svolgesse solo attività di controspionaggio mentre Gladio è stata tenuta in piedi per 30 anni. Dopo l'incidente di Ustica l'Aeronautica ha creato al suo interno una serie di uffici chiamati: "la sezione Ustica", e credo che l'80 per cento dello Stato maggiore di quell'Arma si sia occupata di quel caso. L'Aeronautica ha dedicato a Ustica una straordinaria attenzione, anche per difendersi, era nel suo diritto, e ha pagato consulenze, condotto studi, pubblicato decine di elaborati. Il Sismi era altrettanto colpito dalla vicenda, ma è possibile che non abbia prestato la stessa attenzione interna, magari destinando alcuni uomini a capire cosa fosse successo? Come è possibile che oggi si dica che occorre vedere le carte? Il Sismi fin dall'inizio deve aver seguito il caso Ustica con la stessa attenzione dell'Aeronautica come ha seguito fin dall'inizio il terrorismo e il caso Moro. Ho fatto parte del Comitato parlamentare di controllo sui servizi di informazione e sicurezza, sono stato per anni in contatto con l'ammiraglio Martini e posso dire che non è vero che non vi interessavate di Ustica, l'attenzione del Sismi era ben attiva in questo campo.

Ammiraglio Battelli, non le stiamo sollevando delle contestazioni sul servizio, stiamo dicendo che su problemi come questi ci sono cose che i servizi devono essere in condizione di dirci. Avete dato o meno i nomi dei libici da eliminare? Questo lo dovete sapere, perché lo avete fatto voi. Santovito lo ha dichiarato. Questo è il problema, dopodiché non voglio sapere niente sulla matrice di Bologna. Certe cose che i magistrati hanno messo in una requisitoria che va al dibattimento in cui sono implicate più persone, tra le quali il Capo di Gabinetto del Presidente del Senato, il Sismi non può non venirle a sapere.

BATTELLI. Senatore Gualtieri, lei afferma che ciò che dico non è vero e che, su informazione dell'ammiraglio Martini, abbiamo lavorato fortemente su Ustica. Chiamiamolo, perché io dico che non è vero ciò che lui ha detto, se ha detto questo, perché su Ustica gli elementi che sono stati prodotti sono questi.

GUALTIERI. Ma lo sa quante volte l'ammiraglio Martini è venuto qui sul caso Ustica?

PRESIDENTE. Ammiraglio Battelli, il pensiero del senatore Gualtieri è che lei risponde sulla base di ciò che c'è nelle carte, dalle quali risulta che il Sismi non si è attivato. Ciò, sempre per il senatore Gualtieri, non è credibile e secondo lui quelle carte non fotografano l'effettiva attività istituzionale del Sismi.

BATTELLI. Senatore Gualtieri, ne prendo atto, però lei mi deve consentire una piccola osservazione. Ho tre possibilità per capire come andavano le cose: una non mi è consentita, usare la mia testa, l'altra è la sfera di cristallo, ma non vorrei far sorridere, la terza è rappresentata dal leggere documenti che non ho. A questo punto sono disponibile a fornire tutto l'aiuto a questa Commissione, l'ho già detto: farò uno sforzo per riesaminare, non le carte di Ustica o del Mig 23, ma tutte le informazioni che ci sono attinenti all'atmosfera politica che si viveva in quel momento e che in qualche modo possano portare a delle deduzioni utili per formulare delle valutazioni su degli aspetti generali del problema. Però, per quanto riguarda il fatto specifico posso guardare solo delle carte, non ho altra possibilità. Senatore Gualtieri, su certe cose lei ne sa più di me perché le ha vissute politicamente nell'ambito del Parlamento e sicuramente ha delle sensazioni più forti, più giuste e più pregnanti delle mie. Personalmente e istituzionalmente non ho altra possibilità se non quella di rifarmi alla lettura di documenti, di atti e di informative che adesso condurrò con un'ottica più ampia, che non sia riferita esclusivamente al fatto concreto, ma ai contorni di carattere generale che lo hanno caratterizzato: rapporto Italia-Malta, cambio di governo, rapporti italo-libici, la vendita di aerei Siai Marchetti? Vedremo se riuscirò a ricavarne degli elementi che potranno essere utili a questa Commissione.

PRESIDENTE. Ammiraglio Battelli, volevo insistere su questo, se si assume un'ottica di insieme si spiegano le carte che ci sono e quelle che mancano. Questo è il senso della nostra posizione.

TASSONE. Signor Presidente, sono sfinito, credo che dovremmo chiedere un'indennità aggiuntiva, glielo dico in tutta franchezza.

Ammiraglio Battelli, a questo punto e a seguito delle sue valutazioni e delle sue risposte, non so quale domanda porle. E’ la prima volta che prendo la parola sulla vicenda di Ustica. Ricordo il giorno in cui venne in Parlamento il ministro dei trasporti Formica quando parlò di cedimento strutturale e che la seduta era presieduta dall'allora vice presidente della Camera Scalfaro. Ricordo bene anche tutto il polverone che venne fuori sulla vicenda Ustica, sull'aereo dell'Itavia, sull'amministratore delegato Davanzali, tant'è vero che le prime indagini furono proiettate in termini diversi. Allora si pensava ad uno scontro tra società aeree per interessi di carattere economico come i colleghi ricorderanno.

BONFIETTI. Formica alla Camera ha detto altro!

TASSONE. Formica parlò di cedimento strutturale, intervenni anch'io in quell'occasione su questa polemica, poi lo stesso, dopo qualche mese, parlò di missili, ma nella seduta presieduta dal presidente Scalfaro Formica parlò di cedimento strutturale; sono i ricordi della mia vita: ero lì ed intervenni anche perché ero interessato alla vicenda poiché l'Itavia era la compagnia che gestiva il volo che collegava Roma a Lametia Terme, che prendevo spesso.

Ammiraglio Battelli, per quanto riguarda i Servizi abbiamo tentato più volte di fare delle riforme; sono rimasti i documenti di un comitato presieduto da Gerardo Chiaromonte ed Ugo Pecchioli in cui si partiva dalla visione, forse un po' camuffata, ma per alcuni versi veritiera, della situazione dei Servizi e dell'insufficienza degli stessi. Ritengo che su come sono organizzati i servizi - argomento che il presidente Gualtieri conosce meglio di me, avendo presieduto per molti anni il Comitato di controllo sui Servizi segreti - a lei possa essere chiesta una valutazione (che del resto ha già formulato) e non, ovviamente, un'ipotesi; la cosa più semplice sarebbe infatti andare ad accertare la "responsabilità" dell'allora Presidente del Consiglio dei ministri e dell'allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri incaricato di seguire i Servizi segreti trovando quindi una soluzione che rientrerebbe nei compiti istituzionali di questa Commissione, perché è un suo compito istituzionale scoprire chi ha determinato le stragi, chi le ha coperte e ne ha dato l'input; questo ritengo sia il compito fondamentale della nostra Commissione. Se in tutte le carte emerse non c'è un riferimento, uno straccio di prova concreta, ritengo che cercare di individuare alcune responsabilità di ordine politico sia non solo una forzatura ma, nel contempo ed ancora di più, un tentativo, ovviamente non volontario, di deviare l'attenzione che pur dovremmo riservare a questa vicenda.

Le rivolgo pertanto una domanda, alla quale apparentemente lei ha già risposto, però se pone attenzione alla mia sollecitazione vedrà che la formulo in termini diversi da quelli usati dai miei colleghi, anche se nello stesso tono: secondo lei, per come era organizzato ed articolato il Sismi nel 1980, poteva non sapere come si sono svolti i fatti quella notte del 1980? Le chiedo inoltre una sua valutazione, sulla base della sua esperienza di oggi: le domando se, grazie alle responsabilità che ha ricoperto nel tempo, ha trovato un riscontro dell'esistenza nel Sismi di debolezze e deviazioni.

Ammiraglio Battelli, soprattutto in questa Commissione, ma non soltanto, tutte le vicende più "strane" di questo mondo sono state imputate alla deviazione dei Servizi segreti, è questo un dato che emerge continuamente; le vorrei chiedere se a suo avviso, sulla base della sua esperienza di direttore del Sismi (senza parlare delle esperienze che ha consumato all'interno dello Stato maggiore della Marina e del Ministero della difesa, come vice capo di Gabinetto prima e come capo Gabinetto successivamente), ha trovato qualche riscontro non soltanto dell'insufficienza, ma soprattutto di deviazioni e complicità all'interno dei Servizi segreti. Ritengo infatti che ognuno di noi quando assume un ruolo di responsabilità, ponendo un minimo di attenzione, può rendersi conto di come siano andate le cose nel passato, dalle più modeste alle più rilevanti; credo che questa sia la risposta che noi oggi dovremmo ricevere dall'ammiraglio Battelli. Prendo comunque atto che l'ammiraglio Battelli parla sulla base di documenti; potremmo rimanere qui tutta la notte per farci dire alcune cose, ma se non è in condizione di riferirle perché non le sa sarebbe inutile, se altrimenti pretendiamo che svolga un altro tipo di ruolo potrà anche dirci alcune cose, ma non suffragate da documenti. Si parla quindi di un parallelismo di fondo (ignoro se queste rette parallele siano destinate ad incontrarsi, secondo delle teorie politiche elaborate in merito negli anni della prima Repubblica), e se questo parallelismo è esistito non so se i Servizi e la politica camminavano ognuno per conto proprio, senza incontrarsi, o se invece vi è stata una commistione perversa dei Servizi per conto di "esigenze superiori" della politica.

Chiedo all'ammiraglio Battelli questo tipo di valutazione, anche se non supportata da documenti, alla luce della situazione attuale; domando inoltre: se, ovviamente, non vi è memoria storica all'interno dei Servizi, chi può averla se non la politica? Quando parliamo di passaggi decisivi a livello internazionale, di cambiamenti di scenari internazionali e soprattutto di interessi economici che supportavano le scelte di carattere politico e quindi quelle relative ai rapporti con alcuni paesi (nel caso specifico con la Libia), non c'è dubbio che la memoria può essere anche quella della politica, in primo luogo quella dei Presidenti del Consiglio dei ministri di allora. Se c'è però una continuità nella difesa delle istituzioni, ritengo che dovrebbero essere interpellati coloro che hanno avuto ed hanno oggi le responsabilità necessarie per capire i mutamenti che sono avvenuti anche nei rapporti fra i paesi: non sono coinvolti soltanto i Servizi, ma anche la diplomazia e le scelte di Governo in termini complessivi, tutto ciò se vogliamo avere un quadro completo.

Sono consapevole che la mia domanda non è pregnante e puntuale come avrei voluto, ma stiamo discutendo da quasi tre ore e ho ritenuto inutile ripetere quanto i miei colleghi hanno affermato con precisione. Chiedo soltanto all'ammiraglio Battelli una valutazione alla luce della sua responsabilità odierna: se oggi, per come è organizzato il Sismi, poteva accadere quanto è avvenuto nel 1980. La sintesi della mia domanda è la seguente: se oggi il Sismi potrebbe non sapere oppure avere un qualche straccio di elemento che nel 1980 sembra non abbia avuto.

BATTELLI. Senatore Tassone, non vorrei, fornendole una risposta negativa, fare pubblicità a me stesso; mi ha chiesto se oggi riscontro alcuni fenomeni, innanzi tutto delle debolezze: certamente ve ne sono tante. Lei ha parlato anche di riforma dei Servizi che tante volte è stata tentata; secondo me la più importante sarebbe quella di dedicare ad essi una maggiore attenzione e soprattutto di cercare di capire quale ne sia l'utilità e di fare in modo che a quest'ultima corrisponda un’effettiva efficienza, verificando poi che l'efficienza realmente sussista. Gli strumenti per ottenere tale risultato esistono (come il Comitato parlamentare di controllo), ma potrebbero esserne creati altri, di carattere amministrativo; nei loro confronti l'unico ostacolo esistente è la tutela del segreto. Non si capisce però perché questo debba essere rispettato dagli appartenenti ai Servizi e non da qualsivoglia altro cittadino che sia investito di un compito come quello di controllo. E’ sufficiente raggiungere un accordo su questo aspetto e poi ritengo che si potrebbero ottenere risultati favolosi dal punto di vista dell'efficienza; a questo punto si potrebbe capire cosa non va e come è necessario intervenire per fare in modo che quanto non va funzioni bene.

Per fornire comunque una risposta molto semplice: nel Sismi vi erano e vi sono ancora deficienze e debolezze anche perché - come ho detto prima - dal 1989 ad oggi, quando effettivamente il servizio avrebbe dovuto cambiare sostanzialmente la sua pelle, perché mutavano i suoi obiettivi in modo determinante, sono cambiati quattro o cinque direttori del Servizio e altrettanti Governi e in queste condizioni è abbastanza difficile, se non impossibile, modificare qualcosa, a meno di non farlo in modo non significativo. Mi ha chiesto se ho individuato elementi di deviazione all'interno dei Servizi; su questo aspetto vorrei compiere un'affermazione: se il Sismi avesse fatto, o fosse stato in grado di fare, tutto ciò di cui è stato accusato sarebbe il miglior Servizio segreto del mondo e mi vergognerei ad affermare che vi sono inefficienze. Affermo stentoreamente che deviazioni istituzionali del Servizio sono impensabili: possono essersi verificati singoli episodi ma è impossibile che un'organizzazione composta da migliaia di uomini sia in se stessa deviata. Se oggi volessi commettere una nefandezza avrei molte difficoltà a farlo: dovrei coinvolgere almeno una decina di persone correndo il rischio che si venga a sapere. In ogni caso tenderei ad escludere deviazioni istituzionali, che riguardino cioè l'organizzazione nel suo complesso o alcuni suoi settori numericamente consistenti. Non mi sento invece di escludere che possano esservi ancora persone che commettono piccole o grosse nefandezze: sto cercando di scoprirlo al fine di perseguirle. L'impresa non è facile perché l'organizzazione è complessa e chi si rende responsabile di deviazioni si sa difendere bene ed è in grado di evitare di essere scoperto. Non si può tuttavia parlare del Sismi come di un'istituzione malata perché deviata; si può dire invece che è malata perché non funziona bene, come ho detto con chiarezza e fermezza all'ex presidente del Consiglio Prodi e all'ex ministro della difesa Andreatta. Quando incontrerò l'attuale Presidente del Consiglio e l'attuale Ministro della difesa dirò loro che c'è ancora molto da fare e sono presenti ancora molte debolezze.

Negli ultimi anni i miei predecessori, a cominciare dall'ammiraglio Martini, hanno introdotto miglioramenti nei limiti del possibile e con ovvie difficoltà: basti pensare a quelle legate alla riconversione di persone che hanno magari sessant'anni e fanno fatica a cambiare abitudini. Io stesso mi spavento di fronte ad un computer. Il ricambio del personale richiede tempi lunghi. Mi è molto difficile rispondere alla domanda dell'onorevole Tassone sul fatto che il Sismi e la politica andassero ognuno per conto proprio o fossero connivenze. Per quanto mi riguarda - credo valesse anche per i miei immediati predecessori - non faccio nulla senza dirlo. Non mi riferisco ovviamente alla routine ma alle iniziative importanti per le quali è indispensabile un avallo politico. Non vi sono mai urgenze tali da impedire di avvertire il Ministro competente. Per quanto riguarda i comportamenti odierni non c'è qualcuno che va da una parte e qualcuno che va dall'altra. Forse in passato si sono verificati fenomeni del genere: forse ha ragione il generale Maletti a proposito di un certo "disinteresse" per ciò che facevano i Servizi, che non escludeva d'altro canto interessi particolari. Vorrei addurre un esempio banale: quando sono diventato direttore del Servizio mi sono accorto che il suo stemma era il globo terracqueo; mi dovevo occupare di tutto, mi chiedevano addirittura informazioni sull'Australia, sulla Nuova Zelanda e sul Ruanda sebbene, in base alle risorse disponibili, io riesca a stento a guardare al Mediterraneo allargato. Ogni anno il CIIS approva obiettivi che vanno dalla Papuasia a Terranova: questa è una forma di disinteresse. Ritengo che vi siano ancora forme di piaggeria: si cerca di interpretare quali informazioni si vorrebbero avere, e magari non interessano, o si fanno cose che non sono nemmeno richieste.

Mi è difficile dare una risposta all'onorevole Tassone per quanto riguarda il passato: può darsi che qualcuno all'interno dei Servizi prendesse iniziative per conto proprio e che vi fossero delle connivenze, non saprei stabilire però in quali forme e per il raggiungimento di quali obiettivi.

PRESIDENTE. Oggi potrebbe accadere che un medico, nato in un piccolo paese della provincia di Taranto, venendo in Italia dall'estero riceva un incarico di estrema importanza, come è successo al dottor Pazienza? Si tratta di una vicenda sulla quale mi sono sempre interrogato chiedendomi come sia possibile che in una delle maggiori potenze industriali del mondo il dottor Pazienza faccia una carriera fulminante al vertice dei Servizi segreti. Lei può assicurarci che oggi ciò non potrebbe accadere?

BATTELLI. Senza eccessiva compiacenza verso me stesso posso affermare che nel mio caso una simile vicenda sarebbe fortunatamente impensabile. Una recente normativa ha stabilito infatti che la contabilità dei fondi riservati non deve essere distrutta ma conservata. Il direttore di un Servizio si accorge del fatto che i fondi sono utilizzati male e può effettuare controlli puntuali. Se uno dei miei uomini paga un personaggio come Pazienza non posso non scoprirlo; mi accorgo dell'improvvisa comparsa di una fonte che costa trecento milioni. Mi sentirei di escludere oggi la possibilità di carriere fulminanti all'interno del Servizio soprattutto per personaggi come Pazienza, del quale non so molto ma mi sembra di aver letto sui giornali che entrava e usciva tranquillamente a Forte Braschi. Ciò oggi non può succedere.

PRESIDENTE. Questa assicurazione è già motivo di tranquillità.

DE LUCA Athos. Signor Presidente, vorrei chiedere, in seduta segreta, quanti sono gli uomini del Sismi.

PRESIDENTE. Senatore De Luca, non posso ammettere la sua domanda: questo non è il Comitato parlamentare di controllo sui Servizi di informazione e di sicurezza; l'informazione è importante ma non giova alla nostra inchiesta; non credo inoltre nella tenuta della segretezza.

MANCA. Vorrei anzitutto scusarmi del fatto che sono arrivato in ritardo, e preavvertire che, non essendo stato presente nella prima parte dell'audizione, potrebbe anche darsi che in qualche misura le mie domande siano state superate. Comunque, per non correre il rischio di rimanere con il dubbio perché non ho posto una domanda, gliela rivolgerò lo stesso; se lei mi dirà di avere già risposto, leggerò gli atti.

Prima di entrare nel merito delle domande, che sono tre o quattro, volevo fare una considerazione di carattere personale. Io credo che più volte i miei colleghi abbiano espresso giudizi o comunque riserve su istituzioni, in fondo credo per amore delle istituzioni stesse; tali colleghi, però, per il loro curricu1um, per il loro passato, non hanno prestato servizio in queste istituzioni. In fondo, tutti quanti noi vogliamo credere che fin dall'inizio del dopoguerra - perché dobbiamo andare al dopoguerra - avevamo delle istituzioni informative e militari perfette, con una rete radar efficiente fin dall'inizio, con personaggi sempre coerenti, sempre preparati, quando invece la realtà era un'altra. Come ogni istituzione dello Stato, anche la più alta, noi abbiamo ripreso il cammino della vita e dell'efficienza dal dopoguerra in poi con una certa gradualità, e parlo in questo modo sia perché all'epoca ero un ufficiale dell'Aeronautica e quindi so bene quanti sforzi ha fatto l'Aeronautica per poter essere quasi seria, sia perché conoscevo il servizio informativo, perché mi onoro di essere stato al Sios, ma avevo molti contatti anche al Sismi. Quindi eravamo all'inizio di un discorso duro, difficile, con politici che non ci davano ascolto, con finanze molto limitate, con il fatto - è inutile nasconderlo, lo ha detto in questa sede tra l'altro il senatore Andreotti - che noi allora, quasi per dovere d'ufficio, perché avevamo perso la guerra, eravamo molto collegati ai servizi americani, da cui dipendevamo anche perché ci passavano le apparecchiature che lo Stato italiano non ci poteva dare e così via di seguito. Quindi, i miei colleghi spesso fanno quei rimproveri forse perché pensano che fin dall'inizio dovevamo essere perfetti, quando non lo siamo nemmeno adesso, non lo saremo mai. Certamente allora eravamo molto distanti dall'essere un’istituzione decente; però è il corso normale delle cose. La colpa delle istituzioni militari, in particolare, risiede nel fatto che quando vanno a riferire qualcosa ad un politico non ne conservano traccia. Perché quando all'Aeronautica è stato rimproverato che avevamo una catena radar che aveva buchi da tutte le parti, non siamo stati capaci di dire: in tale giorno ho detto al Ministro della difesa che io ero scoperto di qua e di là ed il Ministro della difesa ha preso atto dicendo: sa, le ragioni di Stato, il bilancio, e così via. L'istituzione ha fatto male a non mostrare quante volte lo avevamo detto ai politici, ogni volta che qualcuno diceva "ma come si fa ad avere un'Aeronautica che fa buchi da tutte le parti".

GUALTIERI. Questa storia dei militari è in seduta pubblica.

PRESIDENTE. Lei si riferisce, senatore Manca, all'Aeronautica.

MANCA. Signor Presidente, ha capito benissimo, lo hanno capito tutti. Perché qui bisogna parlare con chiarezza, anche per inquadrare meglio la situazione, perché credo che loro siano in buona fede a credere un'Aeronautica perfetta.

Ammiraglio, le rivolgerò adesso quattro domande: una sull'esistenza di "catene di fedeltà", come risulta a pagina 18 del resoconto stenografico dell'audizione del pubblico ministero Salvi nella seduta del 29 settembre 1998: un'altra, sui rapporti Sismi - Sios; un'altra sul quadro normativo, se abbia bisogno di interventi innovatori o riparatori - perché uno dei nostri compiti è quello di proporre nella relazione finale, se arriveremo un giorno a farla, al Parlamento quali aggiustamenti bisogna fare per evitare gli errori del passato -, e l'ultima sulla modalità di attivazione dei servizi.

Per formulare la prima domanda devo fare una premessa. Non vi è dubbio che la riforma del 1977- mi riferisco alla riforma dei servizi per l'informazione e la sicurezza - si è ispirata all'intento di ricondurre complessivamente la gestione dei servizi nell'ambito di influenza delle autorità di Governo. Ciò è quanto chiaramente si evince, quindi non è una mia impressione, dalla lettura degli atti parlamentari che hanno portato all'emanazione della famosa legge n. 801 del 1977. L'esame del testo di questa legge conferma l'esistenza sul piano normativo di una posizione di tutto rilievo della più elevata autorità di Governo, cioè il Presidente del Consiglio, nonché dei Ministri della difesa e dell'interno. Le dipendenze sono ben disegnate, così come sono ben disegnate le responsabilità, le linee di intervento, quelle di controllo, che si estendono anche all'ambito parlamentare (si veda il Comitato parlamentare di cui si parla all'articolo 11 della stessa legge).

Detto ciò, devo ricordare anche che ci è stato riferito, in occasione delle audizioni dei sostituti procuratori che hanno predisposto la requisitoria sulla vicenda di Ustica, dell'esistenza di una "catena di fedeltà" diversa da quella istituzionale. In particolare, ci è stato detto che questa "doppia fedeltà" per un lungo periodo di tempo sarebbe esistita tra il servizio di informazione italiano e il "referente dominante" - così è stato definito - statunitense. Ammiraglio, può lei quale attuale autorevole operatore nell'ambito dei servizi, sulla base dell'esperienza maturata in due anni ed alla stregua delle norme che disciplinano il delicato settore di attività che dirige, esprimere il proprio avviso a questo riguardo? Se questa catena di doppia fedeltà è esistita ed ha avuto modo di estrinsecarsi, è dipeso a suo parere dalla carenza della normativa esistente, ovvero dalla scarsa attenzione - adopero un eufemismo - con la quale le autorità di Governo hanno esercitato i più ampi poteri che la legge riconosceva e riconosce loro?

BATTELLI. Io non credo che sia mai esistita in termini istituzionali una linea di fedeltà diversa rispetto a quella propria e istituzionale dei servizi, per lo meno dal 1977 in poi. Con la CIA - ma non solamente con la CIA, anche con l'MI-6 ed il Mossad - abbiamo dei rapporti strettissimi; ciò non implica né una sudditanza psicologica né una linea di fedeltà. I rapporti che io ho con la CIA sono noti al Ministro della difesa; non ho debiti di fedeltà e non credo che nel passato anche i miei predecessori abbiano avuto dei debiti di fedeltà nei confronti della CIA, se con questo si intende qualcosa del tipo: faccio questo di nascosto senza dirlo al mio Ministro, pur essendo una cosa che è contraria al mio debito di fedeltà nei confronti di chi mi governa. Assolutamente oggi e anche ieri grosso modo credo di poterlo escludere.

PRESIDENTE. Mi scusi, ammiraglio, se la interrompo. Per l'altro ieri, però, è escluso per confessione dei Ministri. Qui è venuto il senatore Andreotti e ci ha detto: io fino al 1974 sono stato per 6-7 anni Ministro della difesa e mi era stato consigliato di non occuparmi di servizi; quindi abbiamo avuto un riconoscimento da parte politica del fatto che si preferiva che il servizio militare avesse un'autonomia o un tipo di legame diverso. Certo, lei ha parlato del 1977.

BATTELLI. Io mi riferivo al momento in cui i servizi sono diventati due e sono passati da quello che era un controllo puramente militare a quello che era invece un controllo più direttamente politico; sto parlando del Sismi. Certamente vi sono dei rapporti strettissimi con determinati servizi, in particolare con la CIA, dei rapporti molto stretti, molto positivi, anche perché per quanto riguarda un servizio come il Sismi, che è un servizio a valenza pseudo-regionale, direi meno che regionale, far quadrare il cerchio delle informazioni disponibili non è possibile se non attraverso una collaborazione internazionale che spazia dalla Cia al Mossad ed anche, per esempio, ai servizi egiziani.

MANCA. Guai se non ci fossero i servizi collegati.

BATTELLI. Se ciò non ci fosse, sarebbe impossibile riuscire ad avere adeguate informazioni sui fenomeni che ci interessano.

MANCA. Vorrei ripeterle per chiarezza, ammiraglio, che questo è quello che ho letto a pagina 18 dell'intervento del pubblico ministero Salvi in questa sede. Posso venire alla seconda domanda, signor Presidente?

PRESIDENTE. L'ipotesi da cui partono i pubblici ministeri - parlo di ipotesi perché non siamo in presenza di giudicati - è che dalla notte dell'incidente e nei giorni immediatamente successivi l'Aeronautica si attiva in un rapporto diretto con l'ambasciata americana e con l'addetto militare americano, in rapporti diretti tra il Sios e la CIA di cui poi non si parla al Governo italiano. La sua risposta è che questo non è verosimile.

BATTELLI. Non è stata questa la mia risposta. Faccio una ipotesi. Casca un aereo e io mi domando come mai. La prima domanda che viene in mente ad uno che "mastica" un po' di queste cose è: non è che è andato a sbattere contro un altro aereo? In questo caso, si può trattare di un aereo civile (e lo saprei) oppure di un aereo militare. In quest'ultima eventualità andrei a chiedere all'ambasciata americana se hanno perso qualche aereo.

PRESIDENTE. Questo mi sembra logico.

BATTELLI. Quali sono i tramiti? Come uomo dello Stato maggiore della marina avrei chiesto al capo reparto operazioni di chiedere alla sesta flotta se per caso hanno perso qualche aereo; poi avrei chiesto al capo reparto Sios di chiedere al suo corrispondente dell'ambasciata americana se per caso hanno altre informazioni di altro genere che ci possano aiutare. Questo è quel che avrei fatto. Ciò non significa necessariamente - anche se non escludo che possa essere accaduto - che c'è un rapporto di dipendenza o di sudditanza nei confronti della CIA che porta il Sismi in particolare a rispondere sostanzialmente a questa piuttosto che ai suoi referenti politici. Per il 1980 non mi sento di escluderlo totalmente, ma mi sembra poco verosimile. Oggi, ma anche ieri per il generale Siracusa, anche ieri l'altro per il generale Pucci e anche prima, mi sentirei di poterlo escludere, anzi oggi lo escludo categoricamente: non c'è alcuna sudditanza nei confronti di nessuno. Il rapporto dal punto di vista concettuale è paritetico, anche se non lo è dal punto di vista fattuale.

PRESIDENTE. Nel processo tutto il problema nasce dal fatto che l'Aeronautica di questi contatti non avrebbe informato il Governo. Questo è il punto rimasto irrisolto.

MANCA. La risposta potrebbe essere perché non si riteneva importante, per arrivare alla notizia finale che gli aerei militari non c'entravano, dire di aver telefonato all'amico dell'ambasciata per sapere se c'erano aerei degli Stati Uniti.

La seconda domanda, che ho già pronunciato, riguarda i rapporti tra il Sismi ed il Sios. Sempre partendo dalla requisitoria sulla vicenda di Ustica, che per noi è diventata la Bibbia, si evince che nel periodo luglio-agosto 1980 in particolare vi è: "un intenso attivismo dei rapporti Sios-AM e Sismi che si estrinseca attraverso appunti informali e ricostruzione di incontri". Questo si evince a pagina 18 dell'audizione del 29 settembre 1998 e a pagina 634 della requisitoria. Vorrei che lei ci chiarisse la portata delle norme che disciplinano le competenze, le relative responsabilità e i limiti di intervento dei due organismi che la legge madre, la n. 801, disciplina rispettivamente all'articolo 4 per il Sismi e all'articolo 5 per i Sios. So che oggi, dopo l'entrata in vigore della legge sui cosiddetti vertici militari, che abbiamo licenziato con la benedizione del presidente Gualtieri, i tre Sios di forza armata sono stati riuniti e posti alle dipendenze del capo di Stato maggiore della difesa. Questa unificazione non ha certamente innovato i compiti del nuovo organismo unificato, che a mio avviso non possono andare al di là dei confini già delimitati dall'articolo 5 della legge n. 801, che sono compiti di carattere esclusivamente tecnico-militare e di polizia militare nell'ambito delle tre forze armate. Le rivolgo una ulteriore domanda, strettamente correlata alla precedente. Dato in via di mera ipotesi che dovesse sciaguratamente verificarsi una vicenda con gli stessi caratteri che hanno connotato quella avvenuta il 27 giugno 1980, quale sarebbe adesso il corretto modo di agire dei due organismi e, soprattutto, quale dei due dovrebbe svolgere maggiore ampiezza di interventi in generale e la doverosa azione informativa nei confronti dell'autorità politica di Governo?

PRESIDENTE. Si tratta di una duplice domanda.

BATTELLI. I rapporti tra il Sismi e i Sios di forza armata nel 1980 non erano definiti se non dalla legge n. 801. Nel 1985 sono stati definiti da una direttiva di coordinamento che molto modestamente ho scritto io, insieme al Sismi, quando ero capo ufficio operazioni dello Stato maggiore della difesa. Allora non c'erano delle regole precise, perché un conto sono le leggi che stabiliscono dei comportamenti generali ma quando si dice che il Sios si deve raccordare con il Sismi bisogna stabilire come farlo. Questo non era scritto; non era codificato che il Sismi dovesse operare un coordinamento tra i Sios e cose di questo genere. C'erano dei settori ben stabiliti e i Sios si dovevano occupare prevalentemente di problemi tecnico-militari, mentre il Sismi si doveva occupare di informazioni per la sicurezza dello Stato e di controspionaggio. Con l'avvento del RIS non cambia niente se non che mentre il Sismi prima era stato delegato dal capo di Stato maggiore della difesa a coordinare i Sios delle tre forze armate, oggi questo coordinamento lo fa il RIS, ovviamente in quanto i tre Sios sono scomparsi e sono confluiti nel reparto informativo della difesa.

Per quel che riguarda la domanda: se oggi accadesse quel che è accaduto, quale sarebbe il corretto modo di agire dei due organismi; chi dovrebbe informare? Dipende dalla materia, perché ovviamente il RIS non ha un rapporto diretto con il Ministro, ma il capo di Stato maggiore della difesa sì; se ci sono materie di carattere tecnico-militare che possano essere sviluppate dal RIS e possano condurre a delle informazioni di carattere tecnico-militare, queste vengono canalizzate attraverso il capo di Stato maggiore della difesa che, se lo ritiene, le porta a conoscenza del Ministro della difesa; se invece ritiene che abbiano dei risvolti di altro tipo, che possano inquadrarsi in una questione informativa di più ampio spettro le canalizza verso il Sismi, che a sua volta informa il Ministro. Nell'ambito dei due settori, che sono quello tecnico-militare e di carattere più generale (oggi di militare il Sismi ha ben poco se non gli aspetti di carattere generale che fanno capo agli indicator and warning di carattere sociale, economico e politico), ognuno fa il suo mestiere.

Quindi il ministro Andreatta veniva informato, o adesso il ministro Scognamiglio può essere informato dal RIS, dei problemi di carattere tecnico-militare. Il capo di Stato maggiore della difesa molte volte portava informazioni, per esempio, sulla situazione in atto sul terreno in Bosnia che provenivano dai suoi uomini. In quel caso certe informazioni venivano prodotte dall'organizzazione territoriale, cioè dai suoi uomini, che erano lì insieme ai miei, e in sede locale venivano prodotte delle informazioni, che venivano poi canalizzate verso il capo di Stato maggiore della difesa, il quale le forniva direttamente al Ministro.

Se oggi accadesse una cosa di questo genere, se cadesse un Mig 23 sulla Sila, ammesso che fossimo sempre nella stessa situazione e con le stesse esigenze di informazione, oggi come Sismi non me ne occuperei assolutamente per il semplice motivo che prima se ne deve occupare il Sios Aeronautica e la Difesa aerea, per stabilire come mai un aereo è riuscito a penetrare senza essere visto e altro; ci sarebbero poi dei risvolti informativi, che riguardano le caratteristiche del velivolo di una nazione ostile che non - come lei ben sa - questioni di carattere tecnico-militare. Quello che potrei fare sarebbe di attivare le mie fonti in Libia per cercare di capire e di aggiungere ai puri aspetti tecnico-militari aspetti diversi, che possano far comprendere come mai quell'aereo è arrivato lì, quali sono le cause, se è stato fatto per un'azione di spionaggio, per colpire il territorio italiano, oppure se vi era l'intenzione di Gheddafi - faccio per dire - di bombardare Crotone. Sono, questi, aspetti informativi di carattere generale correlati all'estero.

MANCA. Vorrei rivolgere la terza domanda, sempre con il permesso del Presidente e dell'ammiraglio Battelli.

Avendo riguardo al quadro normativo vigente, che peraltro nelle linee fondamentali è lo stesso che esisteva nel 1980, lei ritiene che esso conservi ancora una sua sostanziale validità o abbisogni di urgenti interventi innovativi o riparatori? In quest'ultima ipotesi, quali sono, a suo avviso, le linee di intervento più urgenti? Questa domanda non è per me fuori tema, perché quando dovremo scrivere la relazione mi piacerebbe anche essere propositivo nei riguardi del Parlamento.

Le chiedo inoltre se ha avuto modo di prendere visione della requisitoria dei giudici istruttori sulla vicenda Ustica oppure degli atti parlamentari che riguardano le loro audizioni. In caso affermativo, le chiedo quali sono il suo giudizio e le sue valutazioni in ordine all'operato del Sismi in relazione alla vicenda Ustica. Le faccio questa domanda sapendo che può rispondere o no, ma così come abbiamo fatto con il generale Maletti le chiedo un giudizio personale che ci potrebbe essere di aiuto. Vorrei sapere poi se le appare plausibile oppure sostenibile un sostanziale disinteresse sulla vicenda stessa atteso che agli atti, secondo i magistrati inquirenti, nulla è risultato circa iniziative, richieste, informazioni e relazioni dirette all'autorità politica. Quando poc'anzi dicevo che dovevamo rivolgere domande più dirette ed esplicite al direttore del Sismi, intendevo dire solo questo. Lei potrà anche affermare che non è chiamato a fare ipotesi sul comportamento di allora, ma se riterrà di poter rispondere gliene saremo grati.

BATTELLI. Senatore Manca, non mi è chiaro cosa lei intenda in merito al quadro normativo.

GUALTIERI. Non è chiaro a nessuno!

MANCA. Questo capita spesso in Commissione difesa del Senato il cui Presidente non si capisce con il capogruppo di Forza Italia!

BATTELLI. Ho capito la domanda, ma non mi è chiaro se si riferisce, per quadro normativo, alla legge.

MANCA. Esatto!

BATTELLI. Non c'è dubbio che vi sia bisogno di apportare modifiche normative. Del resto, questo non è un mistero. Il precedente Governo ha cercato di farlo e il presidente del Comitato sui Servizi ha ripetuto più volte quali sono le urgenze, così come lo hanno fatto recentemente anche il sottosegretario Brutti e vari altri esponenti, che più o meno si occupano della materia con maggiore o minore competenza. Le cose fondamentali da fare sostanzialmente sono le seguenti: innanzi tutto, bisogna fornire al personale dei Servizi garanzie funzionali in modo che sia tutelato per quello che fa; in secondo luogo (ovviamente come contraltare di queste garanzie funzionali, che quindi aprono una maggiore possibilità di attività da parte del personale dei Servizi), si devono approfondire i controlli e quindi aumentare innanzitutto le facoltà dei controlli del Comitato parlamentare di controllo, individuando forme di controllo anche di tipo diverso, come ad esempio quelle in atto in Gran Bretagna...

(Commenti del senatore Gualtieri).

MANCA. Chiedo al Presidente della Commissione Stragi se è mai possibile interferire in questo modo con il mio intervento!

PRESIDENTE. Senatore Gualtieri, faccia rispondere alle domande.

BATTELLI. Quindi, parlavo di maggiori controlli di tipo parlamentare, amministrativo o di altro tipo, come ad esempio quelli che fanno gli inglesi, che hanno creato una sorta di garante che chiamano commissionary. Infine, si deve disciplinare (come del resto reclama la legge n. 801, anche se non è mai stato fatto) meglio il segreto di Stato. Questi sono gli elementi fondamentali. Per quanto riguarda le mie valutazioni sull'operato del Sismi sulla vicenda Ustica, credo di averle già espresse.

MANCA. Va bene, le rileggerò. Non voglio rubare altro spazio e, se qualcuno è molto stanco, chiedo scusa se ancora lo trattengo qui.

Vorrei rivolgere un'ultima domanda. E’ mio avviso che affinché i Servizi si attivino, a fronte di eventi e di accadimenti di particolare rilevanza, non è necessario un impulso ad hoc dell'autorità di Governo, sia essa il Presidente del Consiglio, il Ministro dell'interno o della difesa. E’ vero però che se il circuito di informazione, controllo e decisione politica dimostra una sorta di appannamento (così è scritto nella relazione Gualtieri del 22 aprile 1992, a pagina 57), minore potrebbe essere lo slancio nella ricerca della verità, anche se questo in teoria non dovrebbe avvenire sul piano della correttezza deontologica. L'affermazione dell'allora ministro Lagorio - lo dico usando un eufemismo - mi ha molto sorpreso, ed è quella che poc'anzi ha riportato il collega De Luca, che io posso ripetere: "Egli non ritenne di attivare i Servizi perché li giudicava deboli, male organizzati, privi di tecnologia, dispersi in modo incoerente sul territorio d'azione, senza autorità e credibilità negli affari internazionali, perché ripetutamente devastati dagli scandali". Questo risulta a pagina 45 della relazione Gualtieri del 22 aprile 1992. Si tratta di un'affermazione che certo non fa onore al titolare di un'alta carica istituzionale perché, a fronte di quadro così desolante (così come lui lo riporta), aveva il dovere di intervenire per correggere o innovare in un settore di tale importanza per la vita dello Stato. Ciò detto, ammiraglio, le chiedo il suo giudizio sulla mia prima affermazione, cioè se i Servizi si devono o no attivare a prescindere dall'attività di impulso del Ministro responsabile.

BATTELLI. Mi ricollego a quanto detto all'inizio: i Servizi non si attivano, ma funzionano per il raggiungimento di determinati obiettivi che non si improvvisano. Infatti, per avere informazioni bisogna avere un'organizzazione. Ad esempio, per ottenere informazioni sugli Hezbollah, devo avere un certo tipo di organizzazione, con infiltrati che devo piazzare all'estero o in Italia: non è che all'improvviso qualcuno mi dice che vuole informazioni sugli Hezbollah ed io mi attivo, perché non lo posso fare! Quindi, i Servizi hanno degli obiettivi fissati dalla politica, almeno da quando è stata emanata la legge n. 801, dal comitato interministeriale apposito, che ogni anno stabilisce degli obiettivi e poi loro orientano la propria attività per raggiungere quegli stessi obiettivi. Quindi, sono permanentemente attivati per raggiungerli.

Quando e se si verificano condizioni particolari che siano nell'ambito di quegli obiettivi, i Servizi possono, in ragione - appunto - di situazioni particolari, come ho detto prima (è accaduto anche recentemente con i fatti dell'Albania e del Kosovo), decidere di concentrare maggiori attenzioni verso tali eventi che in certi momenti storici possono avere un significato ed una rilevanza particolare. Però, in generale, le risorse che si possono devolvere a questi fini non sono mai grandissime. Ad esempio, se svolgo attività per le quali ho bisogno di avere traduttori di albanese e ho un certo numero di traduttori di bulgaro, non posso prendere i bulgari ed insegnare loro l'albanese. Le mie potenzialità di lettura di informative e loro traduzione dall'albanese all'italiano sono quelle che sono. Per quanto mi possa sforzare quindi non posso inventarmi dei traduttori di albanese; quella è la mia forza lavoro e con quella opero: però, entro certi limiti si può ovviamente dirottare la propria attenzione verso obiettivi particolari, purché rientrino nell'ambito dei compiti istituzionali poiché in caso contrario un servizio teoricamente non potrebbe farlo.

MANCA. A prescindere da quanto detto dall'onorevole Lagorio, il quale afferma di non aver interessato il Sismi per vari motivi - faccio presente che ho usato le parole che sono agli atti nei riguardi di questa alta autorità politica la quale era a conoscenza di questo fatto e nulla ha fatto - il Sismi si sarebbe dovuto comunque attivare per raggiungere un obiettivo sicuramente presente tra quelli previsti nei disegni politici.

BATTELLI. Il Sismi avrebbe ovviamente potuto farlo: apparentemente ha ritenuto di non attivarsi; vi saranno stati dei motivi per cui non lo ha fatto ma se oggi accadesse qualcosa nel campo terroristico per cui ho indicazione di un possibile estrinsecarsi della minaccia non ho certamente bisogno di chiedere al Ministro di fare certe cose: le faccio automaticamente.

PRESIDENTE. Prima di dichiarare conclusa l'audizione vorrei fare presente un errore commesso dalla collega Bonfietti prima e da me poi nei riguardi di Masci che è imputato di falsa testimonianza; questo quindi non rientra fra i reati prescritti perché contestato nel 1993.

Se lei rileggerà le parti della requisitoria che lo riguardano verificherà comunque che se il servizio non si è attivato sul DC9 lo ha fatto sul Mig 23; il suo attivismo ha portato ad imputazioni ancora in piedi nei confronti di Masci ed altri. Certo è che Masci potrebbe sciogliere molti dei dubbi avanzati in questa sede; non certamente farci capire cosa è successo il 27 giugno ma che cosa si temeva potesse essere successo e come questo timore su ciò che potesse essere successo il 27 giugno portasse poi all'attivismo del servizio sul Mig 23.

Considero pertanto questa audizione non conclusa, piuttosto una audizione di tipo interlocutorio: da parte di molti di noi resta l'insoddisfazione per rilevare la impossibilità di fare piena chiarezza sui fatti, che è la cosa più importante di tutti. Però, capisco che di questo problema non le si può far carico poiché non si tratta di questioni che riguardano l'attuale servizio: siamo però un paese che si rinnova con grande lentezza considerato che lei stesso afferma che uno degli uomini che riveste un ruolo centrale in tutta questa vicenda presta tuttora servizio. Il non aver fatto chiarezza sul passato è una specie di soma che continuiamo a portarci dietro: vi sono infatti depositari di alcune verità che le tengono per sé; e questo non giova al corretto funzionamento delle istituzioni e può essere tuttora motivo di inquinamento e di non perfetta trasparenza. Su questo vorrei che lei riflettesse pur comprendendo la difficoltà del suo compito. Fare chiarezza su questo passato, che è compito proprio della Commissione, sarebbe di interesse per tutti.

 

INCHIESTA SULLE VICENDE CONNESSE AL DISASTRO AEREO DI USTICA: AUDIZIONE DEL DIRETTORE DEL SISDE PREFETTO VITTORIO STELO. RINVIO.

La Commissione rinvia ad altra seduta l'audizione del direttore del Sisde, prefetto Stelo.

La seduta termina alle ore 00,05 del 5 novembre 1998.

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