Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi

7a SEDUTA

MERCOLEDI 22 GENNAIO 1997

Presidenza del Presidente PELLEGRINO

I N D I C E

PRESIDENTE
PRIORE
BONFIETTI (Sin.Dem.-l'Ulivo), senatore
FRAGALA' (AN), deputato
GUALTIERI(Sin.Dem.-l'Ulivo), senatore

La seduta ha inizio alle ore 20,20

PRESIDENTE. Si dia lettura del processo verbale della seduta precedente.

BONFIETTI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 16 gennaio 1997.

PRESIDENTE. Poiché non si fanno osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

 

AUDIZIONE DEL DOTTOR ROSARIO PRIORE

PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta di oggi reca, con riferimento all' inchiesta sulle vicende connesse al disastro aereo di Ustica, l'audizione del dottor Priore, che ringrazio per aver accolto il nostro invito. Egli è stato anche un collaboratore della Commissione e poi, dal 23 luglio 1990, conduce secondo il vecchio rito l'inchiesta sul disastro di Ustica. Egli è uno dei magistrati con cui la Commissione ha avuto una collaborazione più intensa nel muoversi su questo difficile crinale del rapporto tra l'inchiesta giudiziaria e quella parlamentare. Già nella precedente legislatura è stato ascoltato dalla Commissione in due occasioni una volta sulla vicenda di Ustica ed un'altra volta sul caso Moro nel suo complesso.

Prima di dare la parola al dottor Priore, lo vorrei pregare di fare inizialmente un quadro di insieme per la Commissione circa le imputazioni ed il quadro accusatorio nel momento in cui egli ha iniziato l'indagine. Le chiedo cioè di illustrarci le ipotesi di reato e poi di farci sapere se il quadro accusatorio nel corso delle indagini si è ampliato ed arricchito.

PRIORE. La ringrazio, signor Presidente, dell'invito e di consentirmi di fare un breve punto su questa complessa vicenda. E' mia intenzione rispondere rapidamente alla sua prima domanda. All'inizio quando ho ricevuto l'incarico di condurre questa istruttoria, cioè quando ci fu la successione al collega Bucarelli, erano imputate 25 persone, 16 ufficiali e sottufficiali di Marsala e 9 di Licola. Le imputazioni a quel tempo erano soltanto quelle relative a favoreggiamenti, false testimonianze falsi per soppressione di alcuni atti e di alcune documentazioni che era no di pertinenza di quei siti radar.

Nel corso del tempo, cioè dal momento in cui io sono succeduto a collega Bucarelli (come lei ricordava, dal 23 luglio 1990), sono nate nuove imputazioni e sono stati individuati nuovi imputati. Seguendo approssimativamente l'ordine cronologico dell'elevazione di queste imputazioni, e non solo quello di gravità dei reati attribuiti, in primo luogo voglio citare quelle che vedono imputati del reato previsto e punito dall'articolo 289, comunemente detto "alto tradimento", con una denominazione impropria perché deriva dall'aggravante attribuita a questi imputati, che è invece quella di aver ostacolato le attività di Governo non dichiarando, sia alle autorità di Governo, sia a quelle giudiziarie, quanto a loro conoscenza. Si tratta dell'imputazione elevata a carico dell'allora Capo di stato maggiore, cioè quello dell'epoca dell'evento, il 27 giugno 1980, quindi al generale di squadra aerea Bartolucci, al suo sottocapo, generale di squadra aerea Ferri (ometto i nomi di battesimo), e poi ai capi del II reparto (Informazioni), comunemente detto SIOS, generale Tascio, e del III reparto (Operazioni), generale Melillo.

Vi furono poi le imputazioni che raggiunsero lo Stato maggiore dell'epoca in cui fu redatta la nota relazione Pisano. In questo caso gli imputati divennero l'allora Capo di Stato maggiore generale Pisano e coloro che fecero parte della Commissione che redasse questa relazione (siamo nel 1989), cioè i responsabili di allora. La relazione Pisano vide infatti la luce, mi sembra, nel maggio del 1989, essendo stato attribuito l'incarico nel marzo di quell'anno dall'allora ministro della difesa Zanone.

Ci sono poi le imputazioni minori, cioè quelle che riguardano i falsi testimoni e le persone che hanno tentato forti depistaggi, sia civili, sia militari.

Questo è, proprio in estrema sintesi, lo stato delle imputazioni. Non devo però dimenticare lo stato delle indiziazioni, perché nel nostro processo vi sono anche moltissimi indiziati. Si tratta delle persone che hanno compiuto le reticenze di maggior rilievo, coloro che in un certo senso hanno ostacolato il cammino delle indagini con false testimonianze, con favoreggiamenti e così via. Il loro numero è molto elevato: sono addirittura 30 coloro che rientrano nel procedimento per la strage di Ustica, e molti di più sono quelli che sono stati da me rinviati agli uffici del Pubblico Ministero, semplicemente sulla base di una scelta fatta sul criterio di individuare persone che avevano un rilievo diretto o non diretto sull'evoluzione dell'inchiesta. Volevo ricordare, appunto tra coloro che hanno avuto queste imputazioni minori che nascono da questi tentativi di depistaggio delle indagini, il noto Sinigaglia e poi i tre elementi dello Stato maggiore del 1989 che sono il generale Pisano, il colonnello Muzarelli ed il generale Zauli. Vi era poi anche un ufficiale dei carabinieri di nome Zuliani. Non ricordo però i nomi di tutti gli indiziati, che come dicevo sono oltre 30. Anche in questo elenco vi sono comunque personaggi di un certo livello, appartenenti non solo all'Aeronautica, ma anche al SISMI, nonché un carabiniere e dei civili.

PRESIDENTE. Dottor Priore, le ho fatto questa domanda anche perché molti membri della Commissione sono nuovi, e quindi era bene che avessero un quadro di insieme; volevo però anche che la Commissione prendesse atto che in queste indagini che proseguono con il vecchio rito possono essere formulate, se ho ben capito, nuove imputazioni, sia con riferimento a diverse qualificazioni di fatti che erano oggetto di imputazioni originarie sia con riferimento a nuovi fatti accertati nel corso dell'indagine. Come mi sembra di capire alcuni dei fatti oggetto delle imputazioni da lei elevate sono fatti avvenuti all'interno dell'indagine, cioè depistaggi, false testimonianze eccetera. E’ così?

PRIORE. Esatto.

PRESIDENTE. Questo perché nella scorsa audizione era sorto un problema sui limiti delle competenze delle indagini che si svolgono con il vecchio rito.Vorrei far capire alla Commissione per quale motivo non possiamo assolutamente erigerci a giudici della competenza dei magistrati con i quali collaboriamo ma che normalmente, in tutte queste indagini che continuano a svolgersi con il vecchio rito, stiamo avendo queste addizioni successive del quadro accusatorio.

PRIORE. Avrei voluto sottolineare anche questo: siamo capitati proprio a cavallo nella successione dei codici; quindi, l'inchiesta ha sofferto anche di tutte queste incertezze: se, cioè, potessero essere elevate nuove imputazioni, anche dopo l'entrata in vigore del nuovo codice.

La questione - lei lo saprà, è un giurista di fama - è stata risolta per la prima volta da Grassi, il giudice istruttore di Bologna; vi sono state delle pronunce della Cassazione in senso favorevole, cioè che si potessero elevare imputazioni per quanto concerneva, però, soltanto i fatti commessi prima dell'entrata in vigore del nuovo codice. Abbiamo avuto anche dei fatti (false testimonianze, favoreggiamenti), commessi addirittura nel corso dell'istruttoria, negli anni 1990, 1991 e 1992.

Abbiamo adottato il criterio di sentire queste persone, di mandare delle comunicazioni giudiziarie e sentirle come indiziati.

Certo, secondo la giurisprudenza della Cassazione e la massima parte della dottrina, per queste persone non è consentito di procedere allo stato in questo tipo di processi.

Questa è stata una sofferenza molto forte sono nate moltissime controversie proprio per il passaggio tra i riti e per tutte le questioni conseguenti.

PRESIDENTE. Non azzardavo a dire se fosse giusto o sbagliato; vorrei solo dire che si tratta di un problema giuridico molto complesso, che trovi in sede giudiziaria la sua soluzione più adeguata.

Lei sa come si svolgono le audizioni della Commissione: normalmente siamo in seduta pubblica. Nel momento, però, in cui lei ritenesse che per alcune cose che deve dirci è bene essere coperti dal segreto istruttorio, passeremo alla seduta segreta su sua richiesta. Ovviamente il segreto vincola tutti i membri della Commissione, con le responsabilità connesse alla violazione del segreto istruttorio. Se fosse possibile, le sarei grato se lei potesse eventualmente riservare questa parte della audizione suscettibile di segretezza alla fine e se potesse svolgere un quadro d'insieme anche perché questa audizione crea interesse nell'opinione pubblica e resta sempre una questione estremamente accesa, attiva sulla vicenda gravissima del disastro di Ustica.

Vorrei rivolgere la raccomandazione ai membri della Commissione affinché non si dilunghino in dissertazioni, ma pongano delle domande.

Successivamente al momento delle conclusioni cui dovremmo giungere sarà lasciato ad ognuno tutto il tempo necessario per le riflessioni e le considerazioni.

PRIORE. Vorrei semplicemente dire preliminarmente che in effetti questa inchiesta colpisce - come lei diceva - molto l'opinione pubblica. Tutti ci accorgiamo che il progresso di questa inchiesta è molto lento e credo che molti paventino che non conduca a risultati concreti. Credo che questo sia un sentimento molto diffuso e comune. Però vorrei cercare di dare una spiegazione di quella che può apparire una bassa velocità di questa inchiesta perché, dopotutto, dura da 17 anni e cercare di fare un quadro il più sintetico possibile delle possibilità di una riuscita dell'inchiesta, cioè che possa arrivare quanto meno a dei punti fermi.

Questo, secondo me, si può benissimo comprendere - l'incedere lento e difficoltosissimo dell'inchiesta - se si fa un quadro dei caratteri dell'inchiesta stessa. Il processo per la strage di Ustica presenta molti aspetti comuni a tutti i processi per stragi.

Voi siete incaricati proprio di questo: di accertare quali siano le cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi.

In primo luogo, quella che credo sia la maggiore delle difficoltà è che in genere i fatti si collocano ormai ad una distanza ragguardevole dal momento in cui si indaga. La maggiore parte di queste stragi si collocano addirittura negli anni '70 e negli anni '60. Ho sentito che avete ascoltato i colleghi degli uffici giudiziari di Milano. Ancora discutiamo della strage di piazza Fontana che risale al '69. La maggior parte sono poi degli anni '70.

La distanza del tempo è già un punto fermo nel senso che la maggior parte della documentazione che cerchiamo non è più reperibile. Questo è uno degli aspetti più negativi di questa inchiesta in particolare. Inoltre, l'estensione delle aree di chiusura, di reticenza, di omertà è comune a tutte le inchieste per stragi.

Ci sono però dei caratteri particolari dell'inchiesta sulla strage di Ustica. In primo luogo, la mole colossale dell'inchiesta in sé. Gli atti ormai hanno superato il milione e trecentomila fogli; quindi, si corre il rischio di non essere più capaci di gestire la massa dell'incarto processuale.

PRESIDENTE. Quanto?

PRIORE. Un milione e trecentomila e corriamo con una certa velocità verso il milione quattrocentomila.

PRESIDENTE. Pari quasi all'intero archivio della Commissione stragi.

PRIORE. E’ impressionante. Ho notato che vi sono stati dei mesi in cui gli atti aumentavano da trentamila a cinquantamila fogli al mese; pari a circa trecento, cinquecento processi medi (un processo medio è di cento pagine). Quindi, si rischia di non riuscire più a gestire la massa enorme di carte accumulate.

Un altro punto che differenzia questa inchiesta è il patrimonio della conoscenza e su questo aspetto vorrei soffermarmi: in questa inchiesta, conoscenza tecnica è purtroppo altamente specializzata, sofisticata. Non solamente presenta questo carattere, ma addirittura è patrimonio di una parte. Questa è una delle sofferenze più grandi che ha colpito questa inchiesta.

Noi dobbiamo cercare di orizzontarci su una massa di dati tecnici. La nostra conoscenza è minima se non nulla. Almeno all'inizio, siamo partiti da uno stato di ignoranza completa della materia. Mi riferisco in particolare, alla materia radaristica, ma non solo a quella.

Questa conoscenza stranamente in questo processo appartiene ad una istituzione determinata, ad alcune persone, alcune delle quali sono divenute imputate e, dall'altra parte vi è l'istituzione, cioè, la Forza armata aeronautica divenuta parte civile in questo processo.

Siamo di fronte ad un groviglio di situazioni che hanno determinato situazioni di particolare rottura come quelle che videro la luce nel 1995: cioè, la situazione di conflittualità che intervenne per i consulenti di parti imputate che avevano dei rapporti con l'istituzione (forze armate aeronautica) che era al tempo parte civile.

PRESIDENTE. E' bene che i colleghi lo sappiano. Su questo intervenimmo come presidenza della Commissione perché questo cessasse, questa duplicità di ruoli: l'aeronautica - che si costituiva parte civile - e persone legate dal vincolo di dipendenza con l'aeronautica che figuravano quali consulenti di parte degli imputati. Questa era la situazione e lei può confermarlo.

PRIORE. Sì, signor Presidente; la situazione è cessata. Il Ministero della difesa ha revocato le autorizzazioni di consulenza di parti imputate a quegli ufficiali dell'aeronautica cui era stata concessa. Quindi, allo stato attuale, questa situazione non esiste più.

Quello che permane è il difetto di conoscenza nelle parti del processo rispetto alla materia strettamente aeronautica e in particolare a quella radaristica. Questa materia richiede una cultura speciale, degli studi speciali, ma il problema non riguarda solo questo perché a ciò si potrebbe porre rimedio. La maggior parte delle nozioni che concernono questa materia sono coperte da segreto. E' un'altra delle particolarità di questa inchiesta che non credo sia mai emersa nelle altre inchieste per stragi. La maggior parte delle conoscenze che servono a capire certe situazioni e infatti coperta dal segreto; sono tutte notizie coperte da segreto o riservate, secondo le varie classifiche della segretezza e della riservatezza, comunque non sono di accesso comune e spesso situazioni conflittuali perché, ad esempio, chiediamo manuali o informazioni o notizie...

PRESIDENTE. Vorrei che spiegasse meglio questo punto perché, per quanto a mia conoscenza, vi è già una legge che rende inopponibile il segreto nelle inchieste su stragi. Perché nel caso di Ustica questa norma non funziona?

PRIORE. Nel caso di Ustica infatti non funziona e tenterò di spiegarne il motivo.

La documentazione necessaria per l'interpretazione dei dati radaristici - ma non solo di questi perché abbiamo a che fare con messaggi criptati anche in forma scritta - o necessaria a decriptare questi particolari messaggi, è coperta dal segreto NATO. La questione è stata già sollevata.

PRESIDENTE. Si tratta dunque di un segreto sovranazionale e non nazionale?

PRIORE. E' così. In tal senso ho interpellato la Presidenza del Consiglio. La maggior parte della documentazione che ci serve e coperta dal segreto di natura NATO. Questa documentazione è in un certo senso nelle mani del Governo, del Ministero della difesa e dell'Arma dell'aeronautica, si tratta dunque di una documentazione esistente in Italia. Certe volte si pensa che quando andiamo a Bruxelles presso la NATO lo facciamo perché solo lì esistono questi documenti. Non è cosi. Esistono anche nelle più piccole delle basi in Italia, però sono tutti vincolati da segreto NATO. Addirittura, i punti NATO dove sono conservati godono in un certo senso di una sorta di extraterritorialità, perché in quel punti non si possono fare sequestri, non si possono fare decreti di esibizione, in quanto tutto è sottoposto al vincolo del Trattato istitutivo dell'Alleanza Atlantica.

PRESIDENTE. Perché dal Trattato nasce un limite di sovranità.

PRIORE. Però abbiamo l'altra faccia del problema. Secondo l'ordinamento italiano non esiste un segreto sovranazionale ma si tratta sempre di segreto di Stato. In tal senso ho interpellato la Presidenza del Consiglio e credo che a stretto giro dovrebbe esservi una risposta.

PRESIDENTE. Nella logica quindi che le autorità italiane, rispetto alla propria giurisdizione, non dovrebbero sentirsi vincolate dal Trattato per opporre il segreto, e quindi ciò che sanno avrebbero almeno il dovere di dirvelo.

PRIORE. Non potrebbero opporre il segreto di Stato. Ripeto, in questo senso ho interpellato la Presidenza del Consiglio, utilizzando però il vecchio codice. Per le richieste fatte dal vecchio giudice istruttore non scatta il termine che esiste secondo il nuovo codice. Secondo quest'ultimo infatti, quando l'autorità giudiziaria, si rivolge alla Presidenza del Consiglio, questa ha l'obbligo di dare una risposta positiva o negativa, cioè di desecretare o di porre il segreto di Stato entro, 60 giorni. Nel caso in cui non dovesse esservi una risposta entro questo termine il documento, l'informazione coperta da segreto, si intende desecretata. Per il vecchio giudice istruttore, per l'istruzione formale prevista dal codice del 1930 non esisteva questo termine e in effetti ho interpellato la Presidenza del Consiglio diverso tempo fa, ma ancora non vi è stata una risposta. Probabilmente la ragione sta nel fatto che la Presidenza del Consiglio nello stesso tempo si è adoperata, in parte per iniziativa dell'autorità giudiziaria e in parte per iniziativa del Presidente della Commissione affari esteri del Senato, senatore Migone - mi riferisco al tempo del Governo Dini - affinchè potessimo raggiungere l'obiettivo che ci eravamo proposti, mediante l'audizione diretta alle autorità della NATO. In questo senso stiamo tentando di ottenere qualcosa nel corso delle nostre missioni a Bruxelles.

Devo dire però che il segreto in questa inchiesta è ovunque, qualsiasi cosa si chieda, che riguardi il funzionamento di macchine, di radar, che riguardi la decrittazione di questi messaggi, in un certo senso vi è sempre il segreto. L'atteggiamento delle autorità di Governo è molto cambiato e siamo riusciti ad avere grandi desecretazioni circa le classificazioni di origine nazionale, mentre per quanto riguarda quelle di origine NATO siamo al punto che ho indicato.

Come dicevo, però, questo segreto è ovunque, al punto tale che lo ho nominato nel 1996 un collegio radaristico del quale ho chiamato a far parte anche un ufficiale in congedo dell'Aeronautica militare il quale sta dando un grande apporto alle nostre conoscenze. Però, questa persona ha fatto presente che molte volte è ancora vincolata dal segreto nel riferire informazioni o notizie riguardanti documentazione e altri reperti di natura NATO. Ho dovuto sollevare di nuovo la questione alla Presidenza del Consiglio. Si tratta di una fattispecie del tutto nuova, perché il segreto può essere opposto dal testimone, ma non è mai accaduto nella storia italiana che il perito dell'ufficio sollevi il segreto. In questo caso non è possibile applicare la fattispecie formale prevista dal codice sul segreto, perché non si è mai dato il caso di un perito che si tenga vincolato da segreto. Dunque siamo di nuovo di fronte al segreto NATO.

PRESIDENTE. Potremmo dire che in genere il quadro internazionale serve a farci capire, mentre in questo caso serve a non farci capire, perché non stiamo capendo, e dunque finisce per essere un ostacolo alla conoscenza.

PRIORE. L'argomento relativo al segreto necessiterebbe di una lunghissima trattazione.

In questo processo l'area della chiusura, della reticenza, della falsa testimonianza, delle false dichiarazioni rese dagli imputati credo sia molto più estesa rispetto ad altri processi per strage, proprio perché gli imputati sono numerosi e i testimoni numerosissimi. In questo processo assistiamo ad un continuo ripetersi di "non ricordo", "non riesco più a rammentare" e quest'area si estende sempre più, perché è sempre più giustificata dall'allontanarsi dal tempo dei fatti. Ormai sono passati diciassette anni e quando si rivolgono domande su cosa è successo, la maggior parte delle persone che interrogo mi ripete in continuo di non ricordare alcunché: ci sono verbali che in un certo senso potrebbero essere definiti esilaranti, se non fossero tragici, per questo continuo ripetersi dei "non ricordo". Su questo punto avrei grande soddisfazione se potessi inviarveli, perché la Commissione di inchiesta potrebbe rendersi conto di come sia estesa l'area della reticenza, un'estensione quasi totale.

PRESIDENTE. A che livello della struttura amministrativa vi è questo deficit di memoria?

PRIORE. A tutti i livelli, ma ciò che è più impressionante è che spesso colpisce persone con alte responsabilità.

GUALTIERI. In primo luogo il Consiglio dei Ministri che, interrogato, disse di non ricordare nulla.

PRIORE. Infatti nessuno ricordava nulla dell'intervento di Bisaglia.

I casi sono moltissimi, appunto. Non vengo a riferirvi dei casi dell'ultimo degli avieri dell'ultimo dei militari, i quali, in effetti, essendo di leva, potevano benissimo non porre attenzione ad una serie di cose che sono passate sotto i loro occhi. Faccio riferimento proprio a persone con altissime responsabilità, nelle varie istituzioni.

Un altro punto che secondo me differenzia questa inchiesta dalle altre per strage è che nella nostra vi sono opposizioni che provengono non soltanto da istituzioni e personaggi del nostro paese, ma anche dall'esterno. In questa inchiesta mi trovo di fronte ad una serie di commissioni rogatorie che hanno risultati totalmente negativi; non solo, mi vengono opposti segreti anche nella esecuzione di commissioni rogatorie. Faccio degli esempi. Non so, si chiede, per esempio, alla Francia di direi qualcosa sulla sospettata spedizione di urano che avrebbe avuto luogo proprio quel 27 giugno dall'aeroporto di Marsiglia verso l'Iraq. "Questa materia" - ci viene detto - "è sottoposta a segreto". I testimoni possono avvalersi, in materia nucleare, della facoltà di non rispondere. Faccio delle richieste all'ente che sovrintende al controllo dell'energia nucleare (che credo appartenga alle Nazioni Unite), che ha sede a Vienna: mi si dice che sulle questioni concernenti il nucleare, se non c'è il consenso degli Stati che sono coinvolti nelle varie spedizioni, acquisti e cessioni di materiale nucleare, nulla può essere detto. Anche in questo caso avevo chiesto informazioni su spedizioni di materiale nucleare.

Quindi, ci scontriamo di continuo con opposizioni formali di segreto; per non parlare delle opposizioni sostanziali, specialmente quando le nostre commissioni rogatorie toccano paesi che si sentono sospettati da quei paesi non riceviamo nessuna informazione o abbiamo informazioni puramente formali che nulla aggiungono alla conoscenza degli inquirenti.

Un altro punto che secondo me caratterizza questa inchiesta è l'estensione dei depistaggi. troviamo ogni giorno persone che si offrono per aiutarci a dirci cosa sia successo.

PRESIDENTE. Anche la Commissione.

PRIORE. Purtroppo sono persone che si presentano, almeno sulle prime, attendibili, per cui corre l'obbligo di sentirle, e ciò cagiona ritardi pazzeschi perché certe volte ci costringono ad inchieste particolari, di lunga durata, quanto meno per verificare la massa di dati che spontaneamente ci forniscono.

PRESIDENTE. Anche perché riemergono versioni del fatto che sono contrastate da alcune certezze obiettive ormai acquisite, per esempio il fatto che l'aereo abbia a lungo galleggiato nella notte. La prova che l'aereo si sia smontato a 10.000 metri di altezza è certa: basta vedere la grande distanza alla quale i pezzi del relitto sono stati trovati in fondo al mare per avere la prova che l'aereo è arrivato smembrato con pezzi distanti l'uno dall'altro fino a 12 chilometri.

PRIORE. Però questa tesi riemerge e, siccome viene presentata sempre con un maggior numero di dati e di riscontri, cioè la si presenta in modo più credibile, siamo costretti ad impantanarci nella verifica per settimane.

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, dottor Priore. Sembrerebbe emergere che la maggior parte di questo segreto riguarda non il fatto specifico dell'aereo che è caduto, bensì lo scenario complessivo di quel pomeriggio-sera-notte del 27 giugno.

PRIORE. Esattamente, lo scenario complessivo e la documentazione (in strumenti) che potrebbe essere utile per capire.

L'ultimo punto che affronto - perché altrimenti il mio discorso diventa troppo lungo - è quello della pluralità delle piste. Nella nostra inchiesta, contrariamente a quanto a voltesi crede all'esterno, non esiste una sola pista, non si è mai data una prevalenza ad una sola pista tutte sono state percorse e vengono percorse. Abbiamo avuto l'ipotesi della bomba, quella della collisione, quella del missile, e si è molto sperato che dal recupero del relitto si potesse avere una parola su queste varie ipotesi. Del relitto abbiamo recuperato oltre l'80 per cento: la nostra impressione, il nostro giudizio (spesso si usa questo termine, cioè che il relitto deve assolutamente "parlare") è che il relitto non parli o parli in modo così fioco che non riusciamo ad ascoltarlo.

Accanto alle tre ipotesi principali di cui vi ho detto, dalla interpretazione del relitto viene fuori l'ipotesi del "quasi missile", cioè di un missile che sia esploso non nel modo consueto che tutti conosciamo, cioè producendo delle schegge, perché la scheggiatura nelle pareti della fusoliera non è stata rilevata: l'ipotesi di una "quasi bomba", cioè di una carica minima che non lascia tracce, quella della "quasi collisione", perché non si vedono i segni della collisione: i nostri periti, che sono stati molto bravi da questo punto di vista, hanno esaminato anche l'ipotesi della "quasi collisione", cioè dell'incrociarsi del nostro velivolo, il DC9 Itavia, con altri velivoli senza toccarsi, ma in modo tale da squilibrare l'assetto e quindi da cagionare la caduta.

PRESIDENTE. Ma la certezza circa la dinamica dello smembramento dell'aereo si è raggiunta.

PRIORE. Da un certo punto in poi.

PRESIDENTE. Che si è spezzato l'asse legato ai due reattori.

PRIORE. Esatto: su questo la perizia ha dato risposte piuttosto convincenti. Il problema è che non si è certi sulla causa prima.

Questo è un altro particolare della nostra inchiesta, cioè che a parer mio ci sono interessi così forti che alla fine essi riescono a determinare, consapevolmente o inconsapevolmente (allo stato non posso dire se in modo doloso) anche spaccature all'interno dei collegi peritali. E' un fenomeno che si è ripetuto più volte, quindi è gravissimo in questa inchiesta non riusciamo ad avere una voce unica dai collegi peritali.

Queste, in sintesi, le caratteristiche di maggior rilievo di questa inchiesta: e sono quelle che hanno condizionato anche la "velocità" dell'inchiesta stessa.

PRESIDENTE. Nella scorsa legislatura avevamo compiuto il tentativo (iniziale, che poi lo scioglimento delle camere interruppe) di riprendere dalla vicenda del MIG libico. Su questo lei ci può dire qualcosa? Sicuramente è un fatto su cui avete indagato a lungo.

PRIORE. Devo dire che, a proposito della vicenda del MIG libico che cadde a Castelsilano, in molte parti dell'inchiesta sono sorti dubbi circa la data dell'effettiva caduta del velivolo. Posso ragguagliarvi su quelle che sono le ultime acquisizioni in materia.

PRESIDENTE. La data ufficiale è il 18 luglio.

PRIORE. Sì, si tratta di un venerdì a tre settimane di distanza, esattamente, dalla caduta del DC9, che è del 27 giugno precedente.

Da ultimo sono state acquisite delle documentazioni provenienti dal Sismi nelle quali la data di caduta invece appare collocata, in alcuni documenti, nel giugno del 1980 e, in altri, al 14 luglio dello stesso anno. La cosa più strana è che nel documento che reca la data del 14 luglio era stato lasciato uno spazio nella battitura a macchina per inserire questa data. Questa data è stata collocata ovviamente in un momento successivo, perché appare la scritta "14 luglio" battuta in un primo momento con gli stessi caratteri con cui era stata battuta la restante parte del documento; poi ci sé accorti che tale scritta non c'entrava, e quindi essa è stata messa "pacificamente" in un secondo momento, con caratteri diversi ed addirittura fuori asse rispetto all'asse del rigo.

PRESIDENTE. L'impressione che noi avemmo in Commissione - parlo ovviamente a titolo personale - fu pessima. Lo dissi in una delle audizioni che se ci fosse stato un incidente automobilistico, con il morto steso a fianco dell'automobile che aveva sbattuto contro un pilastro per strada, quella inchiesta avrebbe avuto requisiti di ufficialità di certezza, di formalità molto maggiori. Sia pure a tanti anni di distanza, rivedere gli atti della stessa inchiesta giudiziaria, che era stata fatta da un vice pretore onorario, se non sbaglio, era una cosa che faceva impressione, una cosa che faceva acqua da tutte le parti, sembrava un gigantesco happening. Chi andava prendeva un pezzo dell'aeroplano, non si sapeva a chi lo doveva dare, chi lo aveva mandato...

I lavori proseguono in seduta segreta dalle ore 21,07

omissis…

I lavori riprendono in seduta pubblica alle ore 21,12.

 

PRIORE. Volevo soltanto aggiungere un particolare che forse spiega anche quelle modalità di conduzione dell'inchiesta da parte dell'autorità giudiziaria calabrese che lei rilevava. Lei giustamente diceva che nemmeno un semplice incidente stradale sarebbe stato trattato con tanta semplicità. E’ stato trovato dal collega istruttore di Venezia un documento, una sorta di circolare del Ministero di grazia e giustizia, che risale addirittura al 18 luglio del 1987, documento che era in vigore addirittura al tempo del ministro Martelli, quindi al tempo della direzione generale tenuta dal collega Falcone, che ha ad oggetto "Interventi della magistratura penale ordinaria a seguito di incidenti di volo". In questo documento si danno quasi delle direttive sul comportamento che si deve tenere in caso di incidenti aerei nel quali i resti coinvolto un velivolo militare. t un documento lungo e molto interessante: vi si dice che in effetti innanzitutto, a rigore, non si devono sequestrare i reperti, perché essi potrebbero essere coperti dal segreto, in caso di velivolo militare. Si dice poi che bisogna mettere al corrente gli organi giudiziari della nomina di una apposita commissione di inchiesta di natura militare, composta da elementi altamente specializzati nelle diverse discipline (elettronica, meccanica ed aerodinamica) che possono interessare le indagini. E ciò soprattutto allo scopo di evitare possibili provvedimenti che, come ad esempio il sequestro di un relitto, potrebbero incidere sulla regolarità dello svolgimento dei lavori della commissione. Quindi, in un certo senso, questa nota del Ministero di grazia e giustizia, che è diretta al procuratori generali delle corti di appello, da delle norme di comportamento.

PRESIDENTE. E’ ancora in vigore?

PRIORE. Credo ne sia stata chiesta la disapplicazione proprio recentissimamente.

Non è definita circolare, è una nota per i presidenti delle corti di appello e per i procuratori presso le corti di appello, non ha quindi un valore vincolante.

PRESIDENTE. Il consigliere vuole dire che questo può spiegare storicamente perché il fatto che cade un aereo in un burrone viene trattato con una superficialità superiore al caso di un motociclo che sbatte contro un palo.

PRIORE. In questo caso il motociclo verrebbe subito sequestrato, immediatamente si procederebbe alla autopsia. Non so invece se ricordate gli atti, che sono sicuramente presso questa (commissione: l'autopsia viene disposta a distanza di cinque giorni, cioè addirittura dopo l'inumazione della salma del pilota libico. Quindi non c'è in un certo senso - bisogna dirlo - nessuna iniziativa da parte dell'autorità giudiziaria, che al tempo, come ricordava il Presidente, era rappresentata da un vicepretore onorarlo, almeno negli atti di immediata attuazione.

Poi il tutto passò di competenza alla stessa Procura ma la stessa autopsia fu compiuta su richiesta del gabinetto del Ministero della difesa. Questo atto che ho prodotto alla Commissione potrebbe essere esplicativo al riguardo; non credo che questo documento fosse a conoscenza delle persone che allora operavano, ma spesso può essere capitato che le autorità giudiziarie in casi del genere ne siano state condizionate.

PRESIDENTE. La nota del Ministero di grazia e giustizia è arrivata oggi alla Commissione, inviata dal giudice Mastelloni.

PRIORE. Tutto ciò è molto interessante in quanto potrebbe spiegare quanto lei ha detto, il giudizio che lei ha dato sul comportamento che fu tenuto in quella occasione in Calabria.

FRAGALA’. Intanto devo esprimere il mio personale apprezzamento al consigliere Priore in quanto ha svolto un eccezionale ed esemplare lavoro di indagine ma soprattutto perché, nonostante alcuni tentativi, questo lavoro di indagine lo sta portando a termine e sono certo che ce la farà.

Volevo fare alcune domande relativamente alle piste di indagine. Lei ha detto che avete analizzato e state analizzando tutte le piste e che tale analisi ha trovato dei muri quasi invalicabili soprattutto nel cattivo ricordo dei rappresentanti degli organi istituzionali. Per esempio, per quanto riguarda la pista che negli ultimi anni ha appassionato maggiormente la pubblica opinione ma anche gli specialisti che seguono la vicenda dell'indagine sull'abbattimento dell'aereo di Ustica, quella che è venuta fuori dopo 15 anni attraverso quel famoso verbale di cui parlava poco fa il senatore Gualtieri e cioè il verbale del Comitato interministeriale di informazioni e sicurezza, il CIIS, del 5 agosto 1980. Rispetto dunque all'indagine che noi conosciamo, agli interrogatori che lei ha riservato a quasi tutti i componenti superstiti di quella riunione, peraltro verbalizzata in modo abbastanza particolareggiato, rispetto anche alle audizioni che questa Commissione ha fatto di quegli stessi protagonisti, compreso il Capo della polizia Coronas ed i ministri la risposta fornita sia alla Commissione che al giudice istruttore è stata sempre quella del "non ricordo". Rispetto dunque a tutto ciò ci sono stati dei fatti nuovi e su questi vorrei chiederle delle notizie.

Uno dei testimoni di quella riunione, l'ex parlamentare e sottosegretario Zamberletti, ha addirittura pubblicato un libro in cui non soltanto ha dato atto che la pista libica dell'abbattimento dell'aereo è assolutamente fondata ma ha anche scritto che vi è un unico movente ed una unica mano sia nell'abbattimento dell'aereo di Ustica che nella strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Lo stesso ex parlamentare Zamberletti ha ancora aggiunto che in quella riunione effettivamente tutti i protagonisti, che poi hanno detto sia alla Commissione che al giudice istruttore "non ricordo", ebbero non soltanto ad affermare che in quel momento l'Italia aveva ricevuto dai servizi segreti tedeschi ed altri l'indicazione che l'abbattimento era avvenuto per mano libica, e così anche la strage della stazione di Bologna, ma addirittura che vi era un movente concreto nel dissidio commerciale che aveva interessato la triangolazione tra la Libia, l'Italia e Malta: proprio perché in quel momento i libici erano stati cacciati via da Malta dove invece intervenivano gli italiani con un accordo commerciale.

Alla luce di questo fatto nuovo, e cioè che uno dei protagonisti di quella vicenda ha pubblicato un libro e ha confermato tutte le circostanze (aggiungendo anche il movente di natura commerciale-diplomatica) la sua inchiesta, rispetto ai "non ricordo" di quei protagonisti, che tipo di sviluppi e di passi avanti ha avuto?

PRESIDENTE. Non vorrei ricordare male ma l'ipotesi di Zamberletti è quella della reazione dei servizi segreti libici all'accordo con Don Mintoff e quindi bomba sull'aereo di Ustica e sulla stazione di Bologna. Dunque non missile.

FRAGALA’. Infatti non ho parlato di missili ma di abbattimento. Va stabilito poi se si è verificato a causa di una bomba o di altro.

PRIORE. In effetti colpì tutti il fatto che nessuno dei presenti, almeno i sopravvissuti, ricordasse l'intervento dell'onorevole Bisaglia in quel consesso.

In particolare volevo ricordarvi che in quella occasione ci fu anche un intervento dell'allora Ministro dell'interno, onorevole Rognoni, che riferiva che il suo collega tedesco lo aveva invitato immediatamente a parlare con uomini del servizio libico. In questo senso c'è una novità proprio di questi giorni e cioè che finalmente il Governo federale tedesco ha dato l'assenso all'esame del ministro Gerhardt Baum che era la fonte di Rognoni in quella sede; sugli altri non si è potuto andare avanti proprio perché, come lei ricordava, nessuno ricordò l'intervento.

I lavori proseguono in seduta segreta dalle ore 21,24.

... omissis...

I lavori riprendono in seduta pubblica alle ore 21,50.

 

BONFIETTI. Vorrei anch'io ringraziare il giudice Priore poiché era da tutti noi commissari molto attesa l'audizione di questa sera, con il bisogno di fare il punto della situazione.

Sono abbastanza soddisfatta della ricostruzione fatta dal giudice Priore perché ha dato atto - spero di poterlo dire a nome di tutti i commissari della non verità di certe affermazioni che molto spesso si fanno: cioè che sulla vicenda di Ustica vi sia ancora un mistero. La vicenda di Ustica non è certamente più un mistero. Il giudice Priore ci ha spiegato moltissimi aspetti della vicenda che non voglio riprendere.

Mi sembra però chiaro che dalle affermazioni iniziali risalenti al 1980 sostenute dall'aeronautica nell'immediatezza dell'incidente, secondo cui non vi è nessun velivolo in volo attorno al DC9, molti passi siano stati fatti.

Il giudice Priore va, come ha ricordato adesso - alla NATO proprio perché vuole avere la possibilità di lettura di alcuni codici di interpretazione di segnali radar e quindi è implicitamente evidente - mi pare di poterlo dire, ma ce lo faremo dire meglio dal giudice Priore - che questa è un’implicita smentita, in primo luogo delle tesi che da parte militare venivano avanzate e, in ogni caso, è una precisa affermazione che quella notte in cielo intorno al DC9 vi erano altri aerei.

Non ho mai avuto chiarezza di quanto e quale sia il materiale radar di cui lei è in possesso e faccio molta fatica a capire oggi di quale materiale radar disponiamo o lei dispone; in particolare, se sussistono elementi di sospetto, ad esempio, su Poggio Ballone, giacché è stato citato.

Quindi, ricordando Grosseto e Poggio Ballone (non tanto legando ciò a Ramstein, perché il ragionamento diventerebbe troppo complesso) quantomeno vorrei che lei dicesse l'importanza di Poggio Ballone in questa vicenda, e quindi dei radar e di tutti gli altri tracciati radar - o materiale radar di cui lei è venuto in possesso; nonché che lei dicesse il momento in cui ne è venuto in possesso.

Questa è la prima domanda.

I lavori proseguono in seduta segreta dalle ore 21,55.

…omissis...

I lavori riprendono in seduta pubblica alle ore 22,08.

BONFIETTI. Un'altra domanda, sempre per capire le responsabilità. Sappiamo che lei - non ricordo esattamente l'anno - ha ricusato tre suoi periti. Le chiedo di spiegarmi il perché e se sono emersi collegamenti con ambienti militari oppure con i periti degli imputati. Quali sono insomma le motivazioni per cui lei ha preso questo provvedimento?

PRIORE. Del provvedimento forse potremmo parlare anche in seduta pubblica, perché ha ricevuto una certa pubblicità anche sulla stampa. Ma vorrei dire preliminarmente una cosa che sarebbe bene invece trattare in seduta segreta.

I lavori proseguono in seduta segreta dalle ore 22,09.

.. omissis...

I lavori riprendono in seduta pubblica alle ore 22,22.

BONFIETTI. In più di un'occasione si trova l'affermazione che l'Aeronautica, (tranne la relazione Pisano, che adesso non stiamo a riprendere), non si è mai "guardata" all'interno, cioè non ha mai fatto nulla al suo interno per capire le responsabilità, per capire chi poteva eventualmente avere elementi per contribuire all'accertamento della verità. Nardini sostiene: "Nel momento in cui era intervenuta la magistratura, io agivo soltanto su mandato della magistratura", e quindi non è stato fatto altro, nessuno si è più attivato. Le chiedo se lei ha mai avuto sentore invece di altre ricerche, di altre relazioni che all'interno dell'aeronautica siano state fatte, ovviamente senza essere rese pubbliche.

PRIORE. Purtroppo anche questo è un dato che ricade sotto segreto istruttorio.

 

I lavori proseguono in seduta segreta dalle ore 22,23.

...omissis...

I lavori riprendono in seduta pubblica alle ore 22,29.

 

PRESIDENTE. Ci sono ancora molte richieste di interventi e l'ora è tarda. Pur sapendo di chiedere un sacrificio al dottor Priore, ritengo che sarebbe meglio rinviare il seguito dell'audizione ad altra seduta. Se non ci sono osservazioni propongo di fissare il seguito dell'audizione a mercoledì 5 febbraio, tenendo conto che mercoledì prossimo c'è un'altra audizione molto impegnativa, quella del dottor Salvini.

La seduta termina alle ore 22,30.

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