Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi

78a SEDUTA

GIOVEDI 22 MARZO 2001

Presidenza del Presidente PELLEGRINO

Indice degli interventi

PRESIDENTE
BERTONI (Dem. di Sin.-L'Ulivo), senatore
BIELLI (Dem. di Sin.-L’Ulivo), deputato 1 - 2
DE LUCA Athos (Verdi-l'Ulivo), senatore
FOLLIERI (PPI), senatore
GRIMALDI (Comunista), deputato
MANCA (Forza Italia), senatore 1 - 2
MANTICA (AN), senatore
MAROTTA (Forza Italia), deputato
PARDINI (Dem. di Sin.-L'Ulivo), senatore
PIREDDA (CCD), senatore

 

La seduta ha inizio alle ore 11.40.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il collega De Luca Athos a dare lettura del processo verbale dell'ultima seduta.

DE LUCA Athos, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 17 gennaio 2001.

PRESIDENTE. Se non si fanno osservazioni, il processo verbale s'intende approvato.

 

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

PRESIDENTE. Informo che il prefetto Ansoino Andreassi ha provveduto a restituire, debitamente sottoscritto ai sensi dell'articolo 18 del regolamento interno, il resoconto stenografico della sua audizione svoltasi il 17 gennaio 2001.

Comunico che in data 28 febbraio u.s. il dottor Silvio Bonfigli ha depositato un suo elaborato dal titolo "Relazione sulla figura del musicista russo Igor Markevitch" e che il professor Gianni Donno, dopo aver depositato in data 1° marzo u.s. lo studio dal titolo "Alle origini del terrorismo in Italia: la Gladio rossa del PCI (1945-1967)", ha chiesto, ed ottenuto dalla Presidenza, la relativa autorizzazione alla pubblicazione.

 

CONCLUSIONE DEI LAVORI DELLA COMMISSIONE

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, siamo nel periodo di scioglimento delle Camere e ciò determina indubbi limiti ai poteri della Commissione. Esiste, infatti, una prassi costituzionale, stratificata e consolidata nel tempo, secondo la quale il potere di inchiesta, di cui l'organismo parlamentare è dotato, cessa con lo scioglimento delle Camere perché, trattandosi di un potere straordinario, non può rientrare nell'ordinaria amministrazione che può essere svolta dalle Camere nel periodo dello scioglimento.

Non possono, quindi, essere previste audizioni, come alcuni membri della Commissione avevano richiesto, approfittando, ad esempio, della presenza del generale Maletti in Italia.

Anche l'attività dei nostri consulenti, in quanto volta ad accertamenti, è una attività che non può essere svolta durante lo scioglimento delle Camere. Aggiungo che ad una analisi più approfondita ho notato che perfino l'apporto consulenziale è stato ritenuto non possibile a Camere sciolte. Non è, cioè, possibile che un consulente in tali circostanze riferisca dell'attività di accertamento svolta perché ciò costituirebbe per la Commissione un modo di acquisire nuove conoscenze, cosa che invece non può avvenire.

La prassi prevede altresì che le acquisizioni dei documenti non possano avvenire dopo lo scioglimento delle Camere.

A questo punto si pongono due problemi su cui vorrei chiedere il parere e l'avallo della Commissione.

Era stata chiesta al SISMI una serie di documentazioni riguardante Feltrinelli. Il SISMI ha risposto che avrebbe provveduto alla trasmissione, ma che per obbligo istituzionale tale trasmissione sarebbe dovuta avvenire tramite il CESIS. Quest'ultimo ha trasmesso detta documentazione in due tranches, una delle quali è successiva all'8 marzo.

Sarei del parere, se voi siete d’accordo, di acquisire questi documenti perché in realtà il momento di formalizzazione dell'acquisizione può essere fatto risalire alla prima risposta positiva del SISMI e quindi anteriormente all'8 marzo.

Il secondo problema riguarda, invece, i documenti che il consulente Cipriani acquisì negli Stati Uniti d'America. Cipriani fornì una prima bozza di relazione alla quale doveva seguirne una seconda che non è riuscito a concludere entro la data dell'8 marzo. Ho chiesto di trasmettere almeno i documenti disponibili perché, altrimenti, la prima parte di relazione resterebbe sprovvista del dovuto supporto documentale.

Anche in questo caso, poiché si tratta di documenti acquisiti negli Stati Uniti d'America, la data dell'acquisizione può farsi risalire ad un periodo antecedente l'8 marzo. Ho invece sottolineato al consulente Cipriani che non accetterei la conclusione della consulenza, perché si tratterebbe di un apporto consulenziale che a Camere sciolte non sarebbe possibile.

Se non vi sono osservazioni potremmo decidere in questo senso sia per la documentazione relativa al CESIS sia per quella del consulente Cipriani.

Non essendovi osservazioni così resta stabilito.

BIELLI. Signor Presidente, sono d'accordo con quanto da lei affermato poiché mi sembra segua un principio giusto ed opportuno.

Faccio soltanto notare che per quanto riguarda i documenti forniti dal consulente Cipriani la ragione del ritardo è da attribuirsi ad un problema di traduzioni, nel senso che si tratta di documenti (una notevole quantità di documenti) che andavano tradotti. Solo una parte di questi sono stati tradotti.

Vi è un dato oggettivo che riguarda la difficoltà di passare da una lingua straniera alla nostra. Credo, tuttavia, che in merito a quanto da lei affermato non si possa che essere favorevoli.

PRESIDENTE. Quanto sottolineato dall'onorevole Bielli completa le mie precedenti affermazioni.

Tra i poteri che la Commissione può esercitare nell'attuale contesto c'è anche il potere conclusivo. La Commissione, cioè, potrebbe esprimere una valutazione finale e complessiva sul lavoro che ha svolto e potrebbe anche approvare relazioni, anche se a Camere sciolte, e inviarle al Parlamento. In questo senso vi sono molti esempi anche relativi a questa stessa Commissione.

Vorrei esprimere una mia valutazione positiva sul lavoro svolto nel corso della XIII legislatura.

Sono grato a tutti i commissari, soprattutto a quelli che sono stati più presenti nel corso dei lavori della Commissione, e anche ai consulenti di cui ci siamo avvalsi. Ritengo che la legislatura che si sta concludendo abbia rappresentato un percorso di arricchimento culturale e di ciò sono grato ai membri della Commissione e ai consulenti.

Non si tratta di un'affermazione formale dovuta per galateo. Basta infatti soffermarsi sulla distanza che intercorre tra la proposta di relazione del 1995 (documento dal quale siamo partiti) e l'ultimo documento "Appunti per una relazione conclusiva" depositato, per rendersi conto di quanto le mie affermazioni siano reali. Si tratta di appunti che costituiscono una sorta di abstract di quella lunga intervista pubblicata lo scorso autunno, che sta riscuotendo un certo successo editoriale - ritengo - anche per merito del lavoro collettivo della Commissione che, sia pure attraverso una mia interpretazione, è stato profuso in quell'intervista.

Vorrei quindi ricordare che molte delle accuse di inutilità, rivolte anche di recente alla Commissione, non mi sembrano fondate.

In realtà, non c’è modo migliore, quando si afferma una cosa non vera, ripeterla autorevolmente fino a farla diventare senso comune e quindi verità. Questo processo è stato iniziato nell’estate del 1999 da un importante opinionista come Ernesto Galli Della Loggia, che accusò la Commissione di non aver mai consegnato al Parlamento una relazione conclusiva. Provai a replicare, anche attraverso un confronto dalle reti di Radio Radicale, portando a dimostrazione tutte le relazioni che la Commissione, nella sua esperienza, aveva approvato. Tutto questo non è servito in quanto in seguito anche Massimo Teodori ha ripetuto le medesime osservazioni. Nell’ultimo numero della rivista "Panorama", infine, anche Sergio Romano ha affermato che la Commissione non è servita a niente perché non ha mai prodotto una relazione. Tutto questo non è vero. Nelle due legislature in cui è stata presieduta dal senatore Gualtieri, la Commissione ha prodotto ed ha inviato al Parlamento ben sette relazioni; in questa legislatura ha approvato all’unanimità una relazione sulla riemersione del terrorismo in Italia, che ha ricevuto un indubbio e generale apprezzamento sia da parte di tutti gli uomini degli apparati di sicurezza e di intelligence che abbiamo audito e con i quali abbiamo continuato a confrontarci, sia da parte della Direzione Nazionale Antimafia che, in una delle sue ultime relazioni, l’ha citata varie volte. La Commissione, inoltre, ha costantemente informato il Parlamento, sia pure in maniera asettica e non valutativa, attraverso le relazioni semestrali sugli accertamenti operati che prima il collega Gualtieri e poi io abbiamo sempre trasmesso ai Presidenti della Camera e del Senato. Di una parte del nostro lavoro di accertamento, riguardante inchieste giudiziarie ancora in corso, è stata informata la magistratura. A volte, le nostre acquisizioni hanno anticipato quelle della magistratura. Quali che siano le valutazioni su quella che potrà essere la conclusione del processo sul disastro aereo di Ustica, sostenere che la Commissione presieduta dal senatore Gualtieri non abbia determinato l’evento giudiziario o lo stesso dibattito nazionale che si è acceso su Ustica, significherebbe disconoscere la storia oggettiva del Paese. Il lavoro compiuto in questa legislatura sul caso Moro è stato trasmesso alla Procura di Roma; nell’ultima seduta dell’Ufficio di Presidenza allargato abbiamo ascoltato dai procuratori di Roma che loro stanno continuando a lavorare sulla strada da noi tracciata, cosa non eccezionale ma certamente non frequente nei rapporti fra inchiesta giudiziaria e inchiesta parlamentare. Nelle critiche che ci sono state rivolte ci sono però alcuni elementi veritieri. Ad esempio, non siamo riusciti a raggiungere un obiettivo che ci eravamo volontariamente posti, anche se non ci era stato affidato dalla legge, la quale ci imponeva soltanto di riferire al Parlamento degli accertamenti effettuati. Ad un certo momento, data la grande distanza temporale che ci separava dai fatti oggetto di accertamento, abbiamo provato a verificare se fosse stato possibile fondare sugli accertamenti compiuti, una valutazione storico-politica di quel passato. Questo risultato non è stato da noi raggiunto, poiché, a mio avviso, quel risultato sarebbe stato utile solo se la valutazione che la Commissione si proponeva di fare fosse stata ampiamente condivisa. Una relazione approvata a stretta maggioranza, infatti, non avrebbe avuto alcuna utilità perché non avrebbe testimoniato la capacità del Parlamento italiano di riconoscersi nella valutazione comune di un passato indubbiamente non facile. Abbiamo provato in tutti i modi, ad esempio con un incarico per una relazione collegiale e poi con quello affidato al collega Follieri, che ringrazio. In realtà, più ci siamo avvicinati alla scadenza elettorale, più tutte le forze politiche presenti in Parlamento hanno prodotto nuovi documenti che marcavano una identità politica già nel momento valutativo. Ho compiuto due ultimi tentativi, sia inviando a ciascuno di voi il documento "Appunti per una relazione conclusiva", sia proponendo di porre a base di una relazione condivisa l’elaborato del dottor Tricoli, ma ho dovuto registrare una mancanza di consenso. Questo è avvenuto perché la Commissione rispecchia la situazione parlamentare complessiva. Era illusorio pensare che potessimo assumere, rispetto a questo passato, un atteggiamento diverso da quello che le forze politiche in generale assumono nel dibattito politico-parlamentare. Il Parlamento, anche in questo caso, è lo specchio del Paese. Nel dibattito seguito alla pubblicazione del noto libro-intervista, ho di nuovo registrato che il Paese è ancora profondamente diviso nella valutazione del suo passato. Anche su riviste accademiche si leggono saggi storiografici che già al terzo rigo denunciano, in maniera inequivoca, un’intenzione di voto. Mi auguro che tutto questo, prima o poi, finisca. Mi sarei augurato un’atmosfera diversa in questa legislatura. Ad esempio, sarebbe stato bello se ciascuna forza politica avesse provato a ricostruire la storia del proprio passato; il centro-destra a ripercorrere la storia del Movimento Sociale, di Ordine Nuovo, di Avanguardia Nazionale, dei rapporti tra questi mondi; la sinistra a sua volta avrebbe potuto fare essa stessa la storia dei finanziamenti sovietici, la storia della struttura dell’apparato clandestino del PCI. Probabilmente, in tal modo non saremmo riusciti a stabilire la verità storica, ma non siamo un’accademia di storici né in questa sede si fa storiografia. Noi avremmo, tuttavia, raggiunto un obiettivo politico perché avremmo avuto una storia complessiva permeata da pietas. Ogni parte politica sarebbe stata severa e insieme generosa nel giudicare il proprio passato, ricostruendo una valutazione politica complessiva del passato volta a migliorare lo stato delle cose, offrendo probabilmente al Paese una campagna elettorale meno aspra di quella che ci attende. Questo risultato sarebbe stato politicamente utile.

In questo modo rispondo a chi, come Sergio Romano, ha criticato il mio intento, nonché il vicepresidente Manca che nella prefazione di un libro vi aveva accennato. E’ vero, la storiografia non deve tendere ad essere condivisa ma il compito degli storici è diverso da quello dei politici. Una politica che si pone l’obiettivo innanzitutto della pacificazione culturale del Paese adempie ad un compito proprio, ma le condizioni, è evidente, non sono ancora mature. Su questa base realistica dobbiamo oggi decidere che cosa fare. Desidero presentare un ordine del giorno; la mia proposta sarà alternativa e vorrei che venissero distribuite le due versioni dell’ordine del giorno da me elaborate che cambiano soltanto nelle prime tre righe del deliberato. La premessa è sempre uguale: potremmo deliberare la pubblicazione di tutti gli elaborati prodotti da ciascun membro della Commissione o da più membri, elaborati che costituirebbero atti della Commissione e quindi farebbero parte della pubblicazione generale degli atti; i curatori li pubblicherebbero per primi, però non verrebbero trasmessi ai Presidenti dei due rami del Parlamento. In questo senso, la prima versione dell’ordine del giorno propone di non procedere alla sottoposizione al voto di alcun documento conclusivo, peraltro autorizzando la Commissione alla pubblicazione immediata di tutti gli elaborati prodotti dalle sue componenti, fermo restando che gli stessi potranno costituire un’utile chiave di lettura, eccetera. Se invece vogliamo che questi elaborati siano trasmessi al Parlamento, è necessario che siano votati e quindi dovremmo votare un ordine del giorno che in qualche modo li approvi tutti insieme, sia pur nell’intesa che ciascun documento impegna sul piano valutativo soltanto i suoi sottoscrittori.

Io sono indifferente all’una o all’altra ipotesi, ma naturalmente, nell’ultima relazione semestrale dovrò tener conto di quanto accadrà.

Voglio anche precisare che i Presidenti di Camera e Senato, nel momento in cui ricevono le relazioni, devono darne annuncio in Assemblea perché, secondo la Costituzione formale, dovrebbe svolgersi un dibattito su di essi. Però, secondo una Costituzione materiale, di fatto ciò non è mai avvenuto, almeno a mia memoria. Naturalmente il problema è squisitamente politico, perché per poterli trasmettere ai Presidenti del Parlamento, dobbiamo votare questo ordine del giorno che li approva tutti, sia pur nella logica che ogni documento impegna solo i proponenti e il loro Gruppo.

GRIMALDI. Siamo nell’ultima seduta e credo che i ringraziamenti e gli apprezzamenti siano d’obbligo, li considero come dati. Per quanto riguarda l’introduzione del Presidente, non mi soffermerò molto sul fatto che la Commissione non è pervenuta ad una conclusione valutativa. Questo è dovuto anche a una serie di fattori che andrebbero analizzati più approfonditamente, quali il fatto che probabilmente non c’è stata unità di indirizzo dall’inizio di questa legislatura o il fatto che abbiamo raccolto una mole enorme di materiale sul quale dovevamo confrontarci. E’ stato prodotto un enorme lavoro comunque utile: la Commissione può essere definita come un enorme archivio a disposizione di coloro che vorranno svolgere lavori ed elaborare analisi sugli argomenti trattati.

Non sono d’accordo su alcune cose che ha detto il Presidente. Molti si sono cimentati in questo periodo, e anche precedentemente, quasi a scrivere la storia degli avvenimenti del nostro Paese. Voi sapete che la storia la scrivono sempre i vincitori, quando ci sono vincitori e vinti; oppure la scrivono i posteri a distanza di tempo, perché è difficile scrivere la storia quasi contemporaneamente agli avvenimenti. Ci vorranno anni per scrivere una vera storia di quello che è avvenuto nel nostro Paese e, inoltre, ci vorranno storici seri, non quelli che si sono improvvisati tali avendo rovistato negli archivi ed esaminato alcuni documenti.

Vorrei anche dire al Presidente che non credo che i Gruppi politici o i movimenti possano scrivere la loro storia. Certo, una analisi politica può essere fatta e anche nell’immediato, nel confronto giorno per giorno, ma mi sembra velleitario pensare che la Sinistra possa scrivere la propria storia così come la Destra. Inoltre, signor Presidente, c’è una omissione in quello che ha detto, perché ha dimenticato il Centro: cosa è il Centro? Cosa è stato nel nostro Paese? Probabilmente è stato l’elemento fondamentale, quello che ha governato e che forse è responsabile in buona parte di tutto quello che è avvenuto. Ma non vorrei aprire polemiche su questo punto.

Non sono d’accordo sulla bozza di ordine del giorno. Innanzitutto non condivido la premessa che secondo me suona come una autocensura. Inizierei con una premessa più semplice, dicendo che la Commissione ha svolto un enorme lavoro, elencando statisticamente tutte le audizioni e tutti i documenti elaborati e acquisiti e direi che questo lavoro ha impegnato la Commissione, soprattutto i commissari più attivi. La conclusione dovrebbe essere di non arrivare ad alcun voto su alcun documento non esaminato, non discusso, non valutato, autorizzando però la pubblicazione di tutto il materiale, facendo una distinzione.

Io farei un esame del materiale oggettivo, quello raccolto, i documenti che sono venuti dalle procure, dai vari uffici. Invece, metterei a parte, per esempio, le relazioni, perché sono atti di parte, talvolta atti personali, atti rispettabilissimi, ma che non sono stati discussi. Dovrei esaminare tutte le relazioni presentate e vedere se mi riconosco in esse. Diciamo, allora, che si tratta di contributi che sono stati portati dai consulenti, che sono qui: possono essere letti, ma la Commissione non può farli propri perché non li ha esaminati. Dovremmo allora compilare un elenco A e un elenco B, che conterrebbe le relazioni.

Tanto meno possiamo considerare i contributi venuti dalle parti, rispettabilissimi anch’essi…

PRESIDENTE. Quali parti?

GRIMALDI. Dai vari Gruppi. C’è una relazione presentata da Grimaldi, una presentata da Bielli, un’altra di Fragalà e così via. Sono relazioni di parte, stanno qui nella Commissione e vengono messe a disposizione di chi vuole consultarle. Dunque, tantomeno queste relazioni vanno inviate al Parlamento: al Parlamento, come è previsto dalla legge, si invia la relazione conclusiva, che viene discussa, votata ed eventualmente approvata, non quelle che non sono state né discusse, né valutate, né approvate.

Ecco, semplificherei le cose in questo modo. Mi sembra che questa uscita sia la più dignitosa possibile, la più obiettiva, un’uscita che non porterà poi ad una serie di discussioni sulla stampa, come è accaduto fino ad oggi. Poi, ognuno si misurerà in base a ciò che ha prodotto, ai libri che ha scritto, alle interviste che ha rilasciato: questi circoleranno, ma come atti di cui ognuno si assume la paternità.

PRESIDENTE. Onorevole Grimaldi, a questo punto, allora, la pregherei di fare delle proposte emendative sulla parte motiva, altrimenti dovremmo aggiornarci e indire un’altra riunione.

La sua conclusione va nel senso del primo ordine del giorno che ho letto; con la chiarificazione che le proposte di relazione sono, per l’attività della Commissione d’inchiesta, ciò che i disegni di legge sono per le Commissioni di merito. Sono proposte, e come tali vengono pubblicate, come si pubblicano i disegni di legge. Abbiamo presentato moltissimi disegni di legge che non sono diventati legge e a molti di essi affidiamo la valutazione dell’attività parlamentare, anche più che alle leggi che abbiamo approvato. Dunque sono documenti che hanno questa dignità, non sono carte, come le lettere e i documenti negli archivi. Sono proposte di relazione conclusiva. La relazione, per una Commissione d’inchiesta, è come la legge per la Commissione di merito; le proposte sono come i disegni di legge nei riguardi della legge che non siamo riusciti ad approvare.

Interpreto così il suo pensiero: cioè, va bene la parte dispositiva del primo dei due ordini del giorno, laddove si propone di "non sottoporre al voto…", e tutti gli atti vengono pubblicati, comprese le proposte di relazione, che sono quello che dice la parola, proposte, per cui impegnano solo i proponenti e non la Commissione nel suo plenum che quelle proposte non ha accettato.

GRIMALDI. Io ho proposto di eliminare tutta la parte di premessa: farei solo una elencazione del lavoro svolto, ma in sintesi. Si potrebbe riferire che la Commissione ha svolto questo enorme lavoro e che non è pervenuta ad una relazione conclusiva; poi c’è il dispositivo.

PRESIDENTE. Io però avevo dato incarico al senatore Follieri, non possiamo dimenticarcene. Follieri ha presentato una relazione e i Gruppi, anziché proporre emendamenti alla proposta di Follieri, hanno presentato altri documenti.

GRIMALDI. Comunque, Presidente, sarebbe meglio non mettere tutta questa premessa. Direi che sarebbe meglio proprio per la Commissione: altrimenti avremmo più critiche che notazioni positive.

MANCA. Signor Presidente, vorrei spendere qualche parola sui rapporti che vi sono stati fra i Commissari e con i vertici della Commissione per tutta la legislatura. E’ stata una legislatura lunga, che a differenza di altre ci ha visti impegnati con maggiore continuità. Per obiettività debbo dire che in questa legislatura, piuttosto che in altre, la Commissione stragi si è distinta: al di là del fatto che siamo riusciti a produrre una relazione unica finale o no, è doveroso ammettere che non vi è stata la presenza di consulenze piovute dal vertice che godevano della fiducia solo del Presidente. In questa legislatura si è verificato questo fatto nuovo, vi è stato l’apporto di consulenti segnalati da più parti, apporto che ha fruttato nella sostanza. L’ampia documentazione risente dei punti di partenza politici diversi e a mio avviso fornisce un contributo maggiore di quello che sarebbe potuto venire se le consulenze fossero state decise solo dal vertice. Questo – è doveroso riconoscerlo – è l’aspetto che maggiormente distingue questa legislatura.

Essendo tra quelli che di più hanno frequentato queste sedute e che ha letto con più diretta partecipazione le critiche alla Commissione, debbo dire che spesso si è parlato perché non si conoscevano i fatti. Noi non siamo mai stati chiamati a produrre una relazione, questo fatto ufficialmente non esiste: siamo stati chiamati a lavorare, a produrre documenti e a riferire. E ritengo che su questo non possano venire critiche; anche perché – pochi lo sanno – non essendo una Commissione permanente questa Commissione lavorava quando gli altri lo consentivano. Abbiamo lavorato spesso di notte conciliando la nostra attività con le esigenze primarie delle Commissioni permanenti e dell’Aula.

Per quanto riguarda le relazioni – ce ne sono diverse – al limite e teoricamente ci sarebbero le condizioni per procedere al voto. Ciò che ha detto il Vicepresidente è parzialmente vero: le relazioni presentate da Follieri, da Bielli, da Manca e da altri sono disponibili presso la Commissione da diversi mesi, quindi potevano essere consultate e lette. Io la relazione di Follieri l’ho letta.

PRESIDENTE. Senatore Manca, la interrompo subito: se la decisione fosse questa, aggiorniamo la seduta, cambiamo l’ordine del giorno e mettiamo ai voti le singole relazioni: dovremmo fare almeno una decina di sedute fino al 13 maggio.

MANCA. Presidente, come spesso mi è capitato, mentre noi non ci permettiamo mai di interrompere il Presidente, il Presidente interrompe spesso i commissari.

Dicevo questo per poi procedere ad esaminare l’aspetto pratico. Dunque, ci sarebbero tutti i presupposti per dare dignità di relazione a tanti documenti. In questi documenti, a differenza di altri, si è cercato di riproporre lo scenario storico-politico, il contesto in cui si sono mossi i fatti oggetto della nostra attenzione.

Comunque, passando alle conclusioni, la premessa di entrambe le proposte di ordine del giorno del Presidente ricalca il comportamento della Commissione. Limitarsi soltanto all’elenco dei documenti prodotti, in fondo, non illustra i passaggi principali e non spiega che ad un certo punto si era cercato di giungere ad una relazione a cui riferirsi e tutti gli altri tentativi del Presidente.

Ecco, ricordo una seduta in cui il mio intervento fu commentato sostenendo che la Commissione non avrebbe dovuto fare da notaio; ricordo che in quell’occasione rilevai come in genere, nella storia delle Commissioni d’inchiesta, non si era mai pervenuti ad una relazione unitaria e ci si era limitati a presentare al Parlamento i vari prodotti. Qualcuno giudicò questa diversa visione, ma in realtà si è verificato proprio quello che avevo previsto e cioè tanti prodotti.

Per quanto riguarda la parte finale, inizialmente ritenevo necessario dare massima dignità ai lavori della Commissione sottoponendoli ad un voto, anche per quelle considerazioni svolte poc’anzi e visto che ognuno di noi ha avuto il tempo per studiare e commentare le relazioni; poiché, però, ciò potrebbe significare un allungamento dei tempi, ritengo che non siamo tenuti a riferire con una relazione unica (il Parlamento, infatti, ci ha chiamati soltanto a riferire, senza specificare che ciò dovesse avvenire con una relazione). Propongo, pertanto, di seguire la strada più pratica purché però al Parlamento giungano tutte le nostre relazioni e, in un elenco a parte, anche gli altri documenti che non hanno la dignità di relazione.

Mi sia consentito di concludere il mio intervento sottolineando, nel bilancio consuntivo di questa Commissione, la "latitanza" della stessa nei riguardi di un fatto gravissimo avvenuto nel nostro Paese, come la tragedia di Ustica, dinanzi alla quale la Commissione non si è dimostrata all’altezza della situazione. L’unica soddisfazione che ho avuto è che il Presidente della Commissione in una trasmissione radiofonica ha ammesso che su quel versante effettivamente qualcosa va addebitato alla Commissione in quanto quella tragedia avrebbe meritato più attenzione e forse avrebbe indirizzato gli eventi in modo diverso.

MANTICA. Signor Presidente, intendo avanzare una proposta. Poiché lei ha articolato questa seduta sia su una valutazione complessiva dei lavori della Commissione sia su un argomento molto stringente quale l’ordine del giorno, propongo di svolgere una discussione su quest’ultimo con le relative dichiarazioni di voto (supportate da motivazioni stringate) giacché è questa la fase che necessita del numero legale e di una valutazione politica di Gruppo. Dopodiché chi intende continuare a discutere sul perché non è stata predisposta una relazione unica potrà tranquillamente farlo.

BERTONI. Sono d’accordo.

PRESIDENTE. Io ho presentato un’alternativa perché certamente non possiamo esimerci dal compiere una scelta; una delle due cose dobbiamo farla.

MANTICA. Cercherò di spiegarmi meglio. Lei, signor Presidente, ha presentato due ordini del giorno. Per quello che mi riguarda, rispetto all’opinione del collega Grimaldi, avrei fatto una premessa un po’ più allargata nel senso che forse, al di là di un fatto di cronaca, avrei inserito qualche motivazione del perché non si è arrivati ad una mozione conclusiva. Però, per non creare problemi, accetto quanto proposto dalla Presidenza. Sono dell’opinione di non procedere alla sottoposizione al voto di questi documenti giacché concordo con l’obiezione che se si approvasse il documento presentato dall’onorevole Bielli sarebbe un fatto abbastanza divertente e viceversa.

Pertanto, propongo di non sottoporli al voto conferendo loro la dignità di documenti elaborati dalla Commissione e procedendo alla loro pubblicazione.

Desidero che resti agli atti una precisazione: a mio avviso, esistono due tipi di documenti e spero di non sbagliare: da un lato i documenti prodotti dalla Commissione, che sono le relazioni approvate e quelle depositate dai commissari; si tratta di atti prodotti dalla Commissione che comprendono le relazioni semestrali del Presidente, i resoconti stenografici delle sedute della Commissione e dell’Ufficio di Presidenza, sono oggetto di dibattito e di confronto e vanno pubblicati. Dall’altro lato, vi sono i documenti acquisiti dalla Commissione: quelli raccolti che confluiranno negli archivi, ma tra i quali si devono ricomprendere anche gli elaborati dei consulenti che non hanno trovato la firma e non sono stati sottoposti, a volte anche volutamente…

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo. E che non sono atti parlamentari.

MANTICA. Ad esempio, la relazione Bonfigli su Markevitch non è un atto parlamentare; non è un atto prodotto da questa Commissione.

Vorrei pertanto che fosse chiara la differenza tra i documenti prodotti dalla Commissione nei confronti dei quali, pur non approvandoli, si procede ad una loro pubblicazione (su carta stampata e non con mezzi informatici perché vorrei che restasse la carta come supporto per il futuro) e quelli acquisiti.

PRESIDENTE. Lei ha perfettamente ragione, senatore Mantica. Terremo presenti le sue considerazioni quando affronteremo il problema della pubblicazione. Le relazioni che dovrebbero essere pubblicate come atti parlamentari sono tutte le relazioni che sono state depositate con firme di membri della Commissione. Quelli sono atti parlamentari. Tutto il resto è considerato alla stregua degli elaborati che furono presentati prima del famoso seminario; si tratta di contributi «sapienziali» che la Commissione ha accolto e che faranno parte dei documenti che verranno pubblicati, come, ad esempio, quelli acquisiti dal SISMI e dal SISDE.

MANTICA. Sono dunque d’accordo con l’ordine del giorno da lei presentato nella versione che delibera di non procedere alla sottoposizione al voto di alcun documento conclusivo; ribadisco la distinzione tra documenti prodotti e documenti acquisiti.

BIELLI. Concordo con quanto affermato dal senatore Mantica. Sono d’accordo con le conclusioni che utilizzano il criterio sopra esposto. Non intendo aggiungere altro giacché il collega Pardini espliciterà meglio come presentare l’ordine del giorno finale, anche se ciò avverrà sulla falsa riga di quanto è stato detto.

Intendo fare però una precisazione rivolgendomi a tutti i colleghi affinché vi riflettano. Del fatto che non si sia arrivati ad una valutazione unanime del lavoro svolto, non ne faccio una tragedia, signor Presidente, assolutamente perché non era scontato, non era detto e si prende atto della situazione in cui ci si è trovati. C’è un punto però che mi interessa maggiormente sul quale invito anche lei, signor Presidente, a riflettere.

Proprio rispetto agli attacchi avanzati contro la Commissione in quanto tale e non rivolti a qualche singolo parlamentare o a qualche specifica forza politica, è opportuno evidenziare maggiormente il lavoro da noi svolto.

Per esser chiari, la redazione di 18 relazioni non deve far pensare all’incapacità della politica di dare risposte: se lo facessimo faremmo un torto alla stessa politica. Si deve invece sostenere che la Commissione stragi ha messo in moto un processo attraverso il quale tutte le forze politiche hanno cercato di esprimere, fino in fondo, le proprie differenti valutazioni. Quello che è importante è dare atto dell’imponente lavoro che è stato svolto. In caso contrario, si continuerà come sempre ad accusare la politica di non essere all’altezza di svolgere la propria funzione. E’ opportuno evidenziare invece che la politica è anche la constatazione dell’inesistenza di un’unica opinione.

Ribadisco pertanto l’importanza di valorizzare il lavoro svolto. I due milioni di documenti raccolti, le relazioni presentate dai vari Gruppi, il lavoro effettuato dai consulenti evidenziano l’attività straordinaria che questa Commissione ha svolto in questa legislatura. Ai critici esterni dobbiamo replicare che, nel merito, abbiamo prodotto tanto; spetterà poi alla politica e agli storici esprimere una valutazione sugli argomenti oggetto delle nostre indagini. Nel frattempo, valorizziamo quanto abbiamo prodotto.

Spesso ho espresso opinioni molto drastiche su alcuni documenti che sinceramente considero abominevoli, ma ciò fa parte della mia opinione e devo rispettare quanto prodotto da altri. In tal senso sottolineo l’opportunità di evidenziare come una data forza politica, un determinato commissario abbiano prodotto qualcosa che evidenzia, senza ombra di dubbio, lo sforzo che è stato sin qui compiuto.

Senza ricorrere ad una eccessiva enfatizzazione, è importante far emergere il riconoscimento da parte di tutti i commissari dell’imponente lavoro svolto dalla Commissione: altro è esprimere una valutazione. Ribadisco l’importanza di valorizzare quanto sin qui fatto perché non so se in futuro sarà istituita un’altra Commissione stragi: nessuno è in grado di saperlo!

Non concludiamo questa esperienza evidenziando il vero limite della politica: tirarsi sempre la zappa sui piedi! Siamo infatti sempre più critici rispetto agli altri. Valorizziamo invece il dato positivo dello sforzo che abbiamo compiuto onde mettere a disposizione di coloro che vorranno capire la storia, le stragi e il terrorismo una documentazione che era impensabile produrre nella quantità che siamo invece oggi in grado di presentare.

Fatta questa premessa, concordo con le considerazioni metodologiche espresse dal collega Mantica, che mi auguro non si dolga di questa mia citazione.

DE LUCA Athos. Signor Presidente, sono d’accordo con i colleghi Mantica e Bielli, anche se ciò dovrebbe fare riflettere circa la possibilità di giungere ad un accordo sulla definizione di un’unica relazione: concordiamo, comunque, sul non essere d’accordo su altri aspetti!

Molto stringatamente, come suggerisce l’onorevole Fragalà che sappiamo essere sempre molto succinto in materia, mi preme sottolineare come il fatto che si sia lavorato molto non abbia nulla a che vedere con il raggiungimento di un esito unitario. Forse qualcuno potrebbe sostenere che non si è addivenuti ad una soluzione unitaria proprio perché i problemi esaminati sono stati eccessivamente approfonditi. Ad ogni modo, concordo sull’opportunità di valorizzare il lavoro svolto da questa Commissione, lavoro che, a mio giudizio, è stato molto importante per i magistrati, come potremo verificare alla luce degli esiti delle indagini che emergeranno nei prossimi mesi. Certamente non abbiamo svolto un ruolo di supporto, ma abbiamo indubbiamente costituito una sponda democratica per tutti coloro che vorrebbero fare un po’ di luce sul passato del nostro Paese.

Presidente, negli ultimi mesi lei ha frequentemente parlato di pacificazioni come obiettivo da perseguire. Ebbene, dobbiamo prendere atto che il nostro Paese - come altre grandi democrazie quale, ad esempio, l’Inghilterra - non ha ancora maturato l’alternanza al potere.

In queste settimane si sta vivendo una campagna elettorale virulenta che raggiunge toni simili a quelli adottati negli anni ’50 e ciò proprio perché l’alternanza al Governo non è ancora un dato acquisito: lo sarà nei prossimi anni. Nello scontro tra le forze politiche si continuerà a fare ricorso a tutti gli armamentari disponibili finché non si sarà acquisita la maturità dell’alternanza, che costituisce un patrimonio che non può essere dato da un partito ma che si acquisisce con l’attività politica nel suo insieme.

Inoltre, Presidente, il rinnovamento della classe dirigente di questo Paese è molto lento e vi sono ancora capi di partito che sono stati protagonisti degli anni oggetto delle nostre indagini in quanto ricoprivano allora incarichi di grande responsabilità (Presidente del Consiglio dei Ministri, di Ministro dell’interno, eccetera). Ciò costituisce certamente un’ipoteca dal momento che si tratta di personaggi non politicamente defilati ma che propongono la costituzione di nuovi partiti e sono al centro dell’attività politica e condizionano la classe dirigente essendo in possesso della verità dei fatti. Questo costituisce un vulnus nella ricerca della verità; ciò però non significa che quelle audizioni siano state inutili; anzi ritengo si tratti di un patrimonio molto importante.

Oltre alla mole di documentazione raccolta, si può trarre una lezione dal fatto che questa Commissione ha affrontato argomenti e fatti che il prossimo Parlamento dovrebbe comunque riaffrontare. Mi riferisco, ad esempio, al reato di depistaggio e agli archivi, dal momento che è necessario mettere ordine per costituire uno Stato trasparente che non ripercorra le incertezze che ha incontrato chi voleva ricercare la verità.

La Commissione ha più volte sottolineato questo aspetto e in proposito cito il caso Craxi. Aldilà dell’opportunità o meno di quanto si è verificato, l’aver affrontato tale caso ha messo in evidenza come non vi fossero le condizioni politiche per il raggiungimento della pacificazione richiamata dal Presidente, essendosi creato un partito trasversale, rispetto alla programmata audizione di Craxi, che non riteneva opportuno quanto ci accingevamo a fare. Con tale vicenda la sovranità di questa Commissione bicamerale è stata in qualche modo intaccata perché, in sintesi, è emerso che "quella cosa non s’avea da fare!".

Cito il caso Craxi come esempio didattico. In quel momento, Presidente, ho capito che la Commissione aveva dei limiti nell’esercizio delle sue funzioni. Inizialmente, avevo avuto la sensazione che i colleghi fossero animati dalla ricerca della verità, in quella circostanza ho dovuto invece constatare che esistevano limiti entro i quali dovevamo muoverci.

In conclusione, ringrazio i colleghi qui presenti per il lavoro svolto. Anche se le Commissioni bicamerali non devono servire come corsi di aggiornamento per parlamentari, devo dichiarare, con tutta onestà, che questa è stata un’esperienza per me molto importante.

Prossimamente sarà diffusa su "Stampa alternativa" una mia piccola pubblicazione che vorrei intitolare: "Le stragi in tasca", trattandosi di un tascabile di dimensioni molto ridotte. Questa mia pubblicazione non sarà volta a ridisegnare la storia dei fatti che abbiamo esaminato ma alla divulgazione dell’abc, cioè dei fatti, verificatisi negli anni in discussione. Spesso raccontare solo i fatti limitandosi ad indicare le responsabilità senza alcun commento può essere molto utile; saranno poi altri a trarre le relative conclusioni.

Fatta questa premessa, considero molto giusto quanto sottolineato dal Presidente circa il fatto che, come senatori e deputati, abbiamo prodotto di fatto disegni di legge che, in quanto tali, dovrebbero essere trattati con la stessa ufficialità e formalità tipiche di tali atti nella convinzione che si tratta di contributi di cui far tesoro.

In base alla mia opinione anche il prossimo Parlamento, proprio in virtù del fatto che si sta percorrendo questa fase politica nel nostro Paese, dovrà istituire una Commissione stragi, eventualmente ridefinita nel nome, che sia una sponda democratica nella quale gli eletti dei due rami del Parlamento godano di poteri e prerogative in relazione a vicende così delicate che hanno visto coinvolto lo Stato.

Fatta questa premessa, se sarò ancora presente in Parlamento nella prossima legislatura, chiederò che sia istituita questa sponda democratica del Paese, anche alla luce di fatti che, purtroppo, si sono riverificati recentemente e che hanno attinenza con il terrorismo e con questioni di questo tipo.

FOLLIERI. Signor Presidente, volevo anticipare l’intenzione del senatore Pardini di fare una proposta di modifica al preambolo, e non solo, ma anche al dispositivo, del testo dell’ordine del giorno da lei predisposto, per cui forse sarebbe interessante ascoltare le sue proposte.

PRESIDENTE. Ha la parola il senatore Pardini.

PARDINI. Signor Presidente, volevo fare una proposta operativa di riscrittura della seconda versione del suo ordine del giorno, raccogliendo - credo - il senso degli interventi fatti da tutti; proprio lo spirito della discussione di oggi dovrebbe infatti mirare ad evitare in un ordine del giorno qualunque tipo di valutazione, peggiorativa o migliorativa, dell’attività della Commissione, e quindi dovremmo predisporre un testo che pervenga semplicemente alla conclusione di deliberare "la pubblicazione immediata ed integrale di tutti i documenti prodotti ed acquisiti, nonché degli elaborati dei Gruppi e dei singoli commissari, perché siano conoscibili e fruibili dal Paese, in ciò ritenendo l’utilità e il senso complessivo dell’esperienza della Commissione".

PRESIDENTE. Per me va bene, tenendo però presente la necessità di non confondere gli elaborati con i documenti in quanto si tratta di assumere in merito decisioni diverse.

DE LUCA Athos. Un conto è una valutazione fatta da un membro della Commissione, un altro una decisione collettiva.

BIELLI. Credo anche che sarebbe opportuno fare riferimento al documento prodotto dal Presidente, per richiamare comunque il lavoro fatto.

PRESIDENTE. Sono d’accordo. Sospendiamo la seduta brevemente per consentire la predisposizione di un testo scritto.

I lavori, sospesi alle ore 12,46, riprendono alle ore 13,11.

PRESIDENTE. Do lettura del nuovo testo dell’ordine del giorno:

"Premesso:

che il Presidente ha dato incarico nel gennaio 1999 al senatore Follieri di redigere una relazione sul periodo 1969-1974, che è stata poi depositata nel settembre 1999;

che a seguito del suddetto deposito tutti i Gruppi hanno presentato propri documenti conclusivi;

che il Presidente ha trasmesso a tutti i membri della Commissione con lettera del 9 gennaio 2001 uno schema di relazione conclusiva;

considerato

che il materiale raccolto e prodotto dalla Commissione è di straordinaria importanza per una valutazione complessiva della storia più recente del nostro Paese

delibera

di autorizzare la pubblicazione immediata ed integrale di tutti gli elaborati prodotti da Gruppi o da singoli commissari, di cui all’elenco allegato, in ciò ritenendo indubbi l’utilità e il senso complessivo della esperienza della Commissione".

Ovviamente dell’elenco allegato fa parte anche il documento conclusivo da me predisposto e citato nello stesso ordine del giorno. Se siamo tutti d’accordo propongo di discutere su questo testo.

PIREDDA. Credo però sia esagerato utilizzare l’aggettivo "straordinaria".

MAROTTA. Mi volevo permettere di esprimere il mio personale dissenso, in quanto la motivazione inizialmente prevista dal Presidente, presente in entrambe le versioni del suo ordine del giorno, era eccellente, dando conto del perché non si era pervenuti a un documento conclusivo. Dicendo invece che abbiamo fatto un lavoro eccezionale senza poi concludere niente, almeno in maniera unitaria, potrebbe consentire all’opinione pubblica di chiedersi cosa abbiamo fatto. La motivazione prevista dal Presidente era valida nella parte in cui diceva che non si era potuti arrivare ad una conclusione per determinati motivi e si traduceva in un invito alle forze politiche a mettere da parte le tesi esclusive per trovare un’intesa, cioè a fare un esame di coscienza. Il problema infatti è proprio rappresentato dal fatto che dopo 50 anni non abbiamo chiuso il conto con il passato, laddove in qualche modo la motivazione iniziale ne dava conto. Peraltro, una motivazione deve spiegare il dispositivo, in quanto occorre una correlazione, che invece non esiste nel testo ora letto. In pratica, la montagna ha partorito il topolino, mentre noi dobbiamo dire la verità: sono state le divisioni interne, come ho già detto in altre occasioni, a non consentirci di arrivare a conclusione, ad impedire un’intesa. Non abbiamo ancora capito che è necessario giungere ad una conclusione. Non è più pensabile di addebitare le colpe ad altri, perché le colpe sono reciproche.

La motivazione del Presidente, secondo me, dava conto del perché non abbiamo votato e non siamo giunti a dei risultati ma abbiamo soltanto provveduto alla pubblicazione degli atti, cosa ovvia che certamente non necessitava di una autorizzazione.

Non so se sono riuscito a rendere l'idea.

PRESIDENTE. Perfettamente, onorevole Marotta. Prima di risponderle cedo, però, la parola al senatore Piredda.

PIREDDA. Ho frequentato pochissimo i lavori della Commissione essendomi inserito nell'ultimo anno dei lavori quando il mio predecessore appartenente al gruppo del centro cristiano-democratico è venuto, purtroppo, a mancare; c'è quindi, per quanto ci riguarda, una discontinuità nelle presenze.

Ora voglio, però, riferirmi agli attuali lavori della Commissione.

Sono completamente d'accordo con l'impostazione del Presidente il quale, mostrando - e non ce n'era bisogno - ancora una volta uno straordinario equilibrio al di sopra delle parti, ha dato ragione della oggettiva difficoltà del lavoro di questa Commissione ad essere elemento di chiarimento nei confronti del paese in riferimento alla storia del recente e del lontano passato.

Se, infatti, oggettivamente questa Commissione non riesce ad apportare elementi di pacificazione sociale e di superamento di divisione, praticamente tale Commissione non è certamente stata di straordinaria utilità.

A me ha fatto piacere sentir dire dal Presidente (e anche da altri colleghi), che ciò che manca nel nostro Paese è il riconoscimento dei ruoli svolti da tutte le forze politiche nel passato recente e lontano, quando cioè il Presidente ha fatto riferimento all'estrema destra ed all'estrema sinistra che, certamente, non erano comandati dai partiti politici ai quali facevano riferimento e che certamente operavano in maniera autonoma e forse fuori dalle logiche di quei partiti.

Abbiamo letto nei giorni scorsi delle deposizioni rilasciate dal famoso generale Maletti che fa riferimento alle operazioni attribuibili alla CIA o a segmenti dei servizi segreti americani (manca il riferimento ai servizi segreti del KGB). In Italia, Paese in cui vi era una situazione particolarmente delicata, si sono scontrati, ai tempi della guerra fredda, i servizi segreti delle due grandi potenze che si davano battaglia nei confronti del ruolo dell'Italia verso i paesi arabi e anche nei confronti del rapporto in Italia tra il più grande Partito comunista dell'Occidente e la parte - diciamo - filo-americana. Dico filo-americana perché certamente la DC non era filo-sovietica anche se personaggi come Moro avevano qualche riserva sul rapporto dell'Italia con gli Stati Uniti d'America o, meglio, sul ruolo che gli Stati Uniti giocavano nello scacchiere mondiale e nello scacchiere del Mediterraneo.

Per tali motivi, avrei visto ben inserito in una premessa il ragionamento svolto dal Presidente perché almeno questo rappresenterebbe un apporto, un messaggio che la Commissione avrebbe fornito alle forze politiche del paese indicandolo quasi come una premessa della soluzione dei contrasti che restano latenti e che fanno, anche di questa prossima campagna elettorale, una sorta di bolgia.

Rendendomi, però, conto che alcune parti politiche, anche quelle a cui è vicino il Presidente, non accetterebbero mai una premessa di questo genere, mi rendo conto che la prudenza mostrata dal Presidente è fortemente condivisibile, ed è pertanto, inutile, chiedere l'impossibile.

A me sembrava che la stesura del secondo ordine del giorno fosse molto più corretta. Si è giunti a questa formulazione recependo un affrettato e concitato aggiungersi e sovrapporsi di proposte emendative. Non appartenendo alle forze di maggioranza che si sono succedute nella cosiddetta seconda Repubblica rappresento una minoranza, per tale ragione non posso presumere di dettare documenti. Potrei, quindi, accettare questo documento nel complesso, non potendolo modificare, salvo sottolineare che l'affermazione "considerato che il materiale raccolto e prodotto dalla Commissione è di straordinaria importanza per una valutazione complessiva della storia più recente del nostro Paese" è falsa. I documenti che abbiamo raccolto, infatti, avendo origini differenziate e interpretazioni politiche di parte sono certamente utili… Presidente mi consenta, dico ciò che penso.

PRESIDENTE. L'apprezzamento senatore Piredda non è rivolto alle proposte di relazione ma al materiale raccolto e prodotto dalla Commissione.

PIREDDA. Ho affermato che il termine straordinario mi sembrava eccessivo perché è previsto il fine della "straordinaria importanza" cioè "per una valutazione complessiva della storia più recente del nostro Paese".

Se si fosse detto: "è di straordinaria importanza" senza specificare per cosa non avrei avuto nulla da obiettare. Noi affermiamo, però, che quei documenti sono una giusta premessa per una conseguente valutazione della storia più recente del nostro Paese. A me non sembra sia così.

DE LUCA Athos. Come è allora?

BIELLI. Signor Presidente, vorrei presentare una mozione d'ordine.

PIREDDA. Vorrei concludere il mio intervento con una dichiarazione di voto. Mantenendo l'attuale stesura, il mio voto sarà contrario.

MANCA. Intervengo per una dichiarazione di voto.

Sono completamente d'accordo. Il documento nell'attuale stesura è un documento morto, un periodo sospeso (direbbe un professore di italiano). Esprimerò pertanto un voto contrario perché secondo me non è completo, non risponde agli interrogativi posti nella prima parte dello stesso. Sottolineo pertanto ancora una volta che esprimerò voto contrario.

PRESIDENTE. Vorrei ringraziare il collega Marotta e il collega Piredda per quanto hanno affermato.

Ho proposto un ordine del giorno perché convinto delle motivazioni. Pensavo che di fronte ad una conclusione negativa la Commissione dovesse dar conto del perché si arrivasse a tale conclusione.

Proporrei, se gli altri colleghi sono d'accordo, di accogliere l'opposizione avanzata dai colleghi Manca, Piredda e Marotta inserendo la seguente modifica. Dopo la prima parte della proposta dell'ordine del giorno, prima della parola "considerato" spiegherei che tale proposta non ha raccolto nella Commissione un consenso. Altrimenti non si comprenderebbe il motivo per cui, una volta proposta una relazione conclusiva, non succede poi nulla.

MANCA. Concordo con queste sue osservazioni.

PRESIDENTE. Propongo inoltre di modificare il testo, dopo la parola: "considerato", nel seguente modo: "che il materiale raccolto dalla Commissione è di notevole importanza per una valutazione complessiva della storia più recente del nostro Paese". La valutazione dell’importanza, quindi, attiene non alle chiavi di lettura che ciascuno di noi ha proposto ma all’oggettività degli accertamenti da noi compiuti. Chiedo quindi ai proponenti dell’ordine del giorno se accettano il testo proposto, con questa integrazione. Desidero aggiungere che tutto verrà poi pubblicato in quanto la discussione odierna è oggetto di resoconto stenografico, quindi di un atto parlamentare.

BIELLI. Concordiamo con la proposta del Presidente.

MANCA. Anche noi concordiamo con la proposta del Presidente.

PRESIDENTE. Nella parte iniziale dell’ordine del giorno, inoltre, propongo di aggiungere le seguenti parole: "che anche tale proposta non ha trovato nella Commissione un’ampia condivisione".

Se non si fanno osservazioni, così rimane stabilito.

Per venire incontro alla proposta del senatore Bertoni, propongo di aggiungere le seguenti parole: "che il materiale raccolto e gli accertamenti operati dalla Commissione sono di notevole importanza".

BERTONI. Penso sia preferibile non aggiungere questa ulteriore premessa.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno, nel testo modificato, si intende quindi approvato all’unanimità.

Per lealtà verso i colleghi, desidero che rimanga agli atti che, nell’ultima relazione semestrale che dovrò fare, spiegherò ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati il motivo per cui siamo arrivati alla conclusione odierna.

 

DECISIONE SULLA PUBBLICAZIONE DEGLI ATTI E DEI DOCUMENTI FORMATI O ACQUISITI DALLA COMMISSIONE

(Si passa all’esame del secondo punto dell’ordine del giorno, in relazione al quale la Commissione, all’unanimità, decide che non abbia luogo la resocontazione stenografica).

La seduta termina alle ore 13,45.

 

 

Ordine del giorno approvato all'unanimità nella seduta del 22 marzo 2001

Premesso:

considerato

che il materiale raccolto e prodotto dalla Commissione è di notevole importanza per una valutazione complessiva della storia più recente del nostro Paese

delibera

di autorizzare la pubblicazione immediata ed integrale di tutti gli elaborati prodotti da Gruppi o da singoli commissari, di cui all’elenco allegato, in ciò ritenendo indubbi l’utilità e il senso complessivo della esperienza della Commissione".

Roma, 22 marzo 2001

 

 

ELABORATI PRODOTTI DA GRUPPI O DA SINGOLI COMMISSARI DI CUI ALL'ORDINE DEL GIORNO APPROVATO DALLA COMMISSIONE NELLA SEDUTA DEL 22 MARZO 2001

 

PRESENTATORI

TITOLO ELEBORATO

Sen. Pellegrino, presidente "Appunti per una relazione conclusiva"
Sen. Pellegrino, presidente "Ultimi sviluppi dell'inchiesta sul caso Moro"
Sen. Follieri "Gli eventi eversivi e terroristici degli anni tra il 1969 ed il 1975"
On. Fragalà, Sen. Mantica, Sen. Manca "Il Piano Solo e la teoria del golpe negli anni '60
On. Bielli, On. Grimaldi, On. Attili, On. Cappella, On. Ruzzante, Sen. Bertoni, Sen. Cioni, Sen. Pardini, Sen. Staniscia "Stragi e terrorismo in Italia dal dopoguerra al 1974"
Sen. Mantica, On. Fragalà "Il parziale ritrovamento dei reperti di Robbiano di Mediglia e la 'Contro inchiesta' Br su piazza Fontana"
Sen. Mantica, On. Fragalà "Aspetti mai chiariti nella dinamica della strage di piazza della Loggia. Brescia 28 maggio 1974"
Sen. Mantica, On. Fragalà "Il contesto delle stragi. Una cronologia 1968-75"
Sen. Manca, Sen. Mantica, On. Fragalà, On. Taradash "Sciagura aerea del 27 giugno 1980 (cosiddetta strage di Ustica - DC9 I-TIGI Itavia)" Relazione presentata in data 27 aprile 1999 e integrata, in data 28 giugno 2000 con la "Proposta di discussione finale del documento sulle vicende connesse alla sciagura aerea…"
Sen. Athos De Luca Contributo sul periodo 1969-'74 con allegato un documento dal titolo: "Appunti per un glossario della recente storia nazionale".
Sen. Mantica, Sen Pellegrino "Il problema di definire una memoria storica condivisa della lunga marcia verso la democrazia nell'Italia post-bellica". Un contributo dall'esperienza della Commissione per la verità e la riconciliazione in Sudafrica.
Sen. Mantica, On. Fragalà "Per una rilettura degli anni Sessanta"
On. Taradash, Sen. Mantica, Sen. Manca, On. Fragalà "L'ombra KGB sulla politica italiana"
Sen. Mantica, On. Fragalà "La dimensione sovranazionale del fenomeno eversivo in Italia"
On. Valter Bielli "Nuovi elementi concernenti il brigatista rosso Mario Moretti e la sua latitanza"
Sen. Mantica, On. Fragalà "La strage di piazza Fontana storia dei depistaggi: così si è nascosta la verità".
Sen. Athos De Luca "Il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro".
On. Valter Bielli "La controversa figura di Giorgio Conforto"
Sen. Manca, Sen. Toniolli, Sen. Ventucci, On. Leone, On. Marotta, On. Nan "Il terrorismo e le stragi impunite in Italia"

 

Home page Commissione stragi