Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi

8a SEDUTA

MERCOLEDI 5 FEBBRAIO 1997

Presidenza del Presidente PELLEGRINO

I N D I C E

PRESIDENTE
PRIORE
BONFIETTI (Sin.Dem.-l'Ulivo), senatore
CALVI (Sin.Dem.-l'Ulivo), senatore
CASTELLI (Lega nord)
FRAGALA' (AN), deputato
GUALTIERI(Sin.Dem.-l'Ulivo), senatore
MANCA (Forza Italia), senatore
PELLICINI (AN), senatore
TASSONE (CCD-CDU) deputato

La seduta ha inizio alle ore 19,45.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la seduta. Invito la senatrice Bonfietti a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

BONFIETTI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 22 gennaio 1997.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

 

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

PRESIDENTE. Comunico che, dopo l'ultima seduta sono pervenuti alcuni documenti, il cui elenco è in distribuzione; che la Commissione acquisisce formalmente agli atti dell'inchiesta.

In particolare, tra i documenti che ho acquisito, c'è una memoria che mi è stata consegnata dal colonnello De Lorenzo, figlio del generale De Lorenzo, in cui si interviene in maniera critica rispetto a quella parte della proposta della relazione che riguarda gli eventi dell'estate 1964. Il documento che mi è stato consegnato dal colonnello De Lorenzo, il quale mi è venuto a trovare, era un’anticipazione della comunicazione che lo stesso colonnello avrebbe fatto a un congresso in corso di svolgimento oggi e domani a Roma per iniziativa anche di Alleanza Nazionale. Avrei avuto piacere di partecipare a tale congresso, sia pure come ascoltatore. Tuttavia nella giornata di oggi, tra Bicamerale e presenza obbligatoria in Aula e in Commissione, ciò non è stato possibile. Pregherei allora i colleghi di Alleanza Nazionale e in particolare l'onorevole Fragalà che è uno degli organizzatori del convegno, affinché tutto il materiale - come la comunicazione De Lorenzo - che può interessare l'attività della Commissione ci venga fornito, perché possa essere acquisito insieme ai tanti documenti dell'inchiesta. D'altra parte noi acquisiamo gli articoli di stampa e quindi mi sembra dovuta l'acquisizione anche di questo documento.

A tale riguardo pregherei i nuovi consulenti, che sono presenti e a cui do il benvenuto. di cominciare ad esaminare questa documentazione unitamente agli altri contributi critici che già nella scorsa legislatura sono pervenuti da persone che si sono sentite direttamente interessate da valutazioni e giudizi contenuti nella mia proposta di relazione. Cito a memoria il materiale che ci è venuto dal dottor Cavallo e un lungo esposto, direi quasi un quaderno di doglianza, che ci è venuto dal generale Delfino. In una democrazia è dovuto interloquire con tutti, naturalmente nell'autonomia della valutazione che sarà della Commissione. Vi sono comunque critiche che possono essere accolte e altre no, a giudizio della Commissione, e che però dovranno avere risposta. Quindi prego i consulenti di iniziare questa attività di studio e di approfondimento che sarà molto utile nel corso dei lavori. Ne riparleremo in seguito in una riunione dell'Ufficio di Presidenza e proporrò - lo dico già da ora di fronte al plenum della Commissione - anche delle riunioni di tipo seminariale, come quelle che abbiamo avuto nella scorsa legislatura, proprio per poter cominciare ad avere noi tutti e per l'arricchimento di ciascuno un rafforzamento dell'apparato critico che possa condurci ad una discussione che mi auguro sia di alto profilo quando dovremo - abbastanza presto - avviarci alla fase finale del nostro lavoro, visto che, come ricorderete, dovremo poter concludere entro l'ottobre di quest'anno.

Comunico inoltre che in data 23 gennaio 1997 il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione il senatore Fausto Cò -che ha già partecipato a una riunione dell'Ufficio di Presidenza, ma al quale rinnovo il mio benvenuto - in sostituzione del senatore Giovanni Russo Spena dimissionario. Ripeto oggi quanto ho già detto nell'occasione di quella riunione dell'Ufficio di Presidenza: mi dispiace che il senatore Russo Spena abbia dovuto lasciare la Commissione di cui era già stato membro in legislature passate, acquisendo quindi una particolare conoscenza degli oggetti delle inchieste. So però che il collega Cò ha un'uguale conoscenza e quindi ci aspettiamo da lui un valido contributo.

Informo che l'Ufficio di Presidenza allargato, nella sua riunione del 29 gennaio scorso, ha deliberato la nomina a consulenti dei magistrati Alessandro Galli, Libero Mancuso, Carlo Nordio, Antonio Tricoli e dei professori Giuseppe De Lutiis, Franco Ferraresi, Virgilio Ilari e Gerardo Padulo. Per i magistrati l'assunzione dell'incarico è subordinata al parere favorevole del Consiglio Superiore della Magistratura, parere che ritualmente è stato richiesto.

 

INCHIESTA SULLE VICENDE CONNESSE AL DISASTRO AEREO DI USTICA: SEGUITO DELLA AUDIZIONE DEL DOTTOR ROSARIO PRIORE

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del dottor Rosario Priore, che ringrazio ancora una volta per la collaborazione offerta.

Sono iscritti a parlare i colleghi Manca, Castelli, Pellicini, De Luca Athos, Palombo, Follieri, Gualtieri, Gnaga e Tassone.

Do subito la parola al vice presidente Manca.

MANCA. Dottor Priore, prima di rivolgerle alcune domande, mi è gradito ed è anche doveroso esternarle tutto il mio apprezzamento per quello che finora ha fatto per il caso Ustica. Soprattutto vorrei in tutta sincerità riconoscerle che lei ha acquisito una competenza aeronautica insospettata e insospettabile, cosa che ho dedotto da come e con quale linguaggio (addirittura usando una terminologia tipica degli aviatori) ci ha relazionato nell'ultima audizione e ha risposto alle domande dei commissari. Complimenti sinceri: devo confessarle che, ora come ora lei è più tecnico aeronautico di un generale di squadra aerea in ausiliaria quale sono io. E a proposito della mia persona consentitemi di affermare in primis che sono, proprio come generale di squadra aerea in ausiliaria tra coloro che più di tutti vogliono che si arrivi presto alla verità, costi quel che costi, e ciò soprattutto per due motivi: la giustizia che da anni è attesa per le 81 vittime del disastro alle quali va ora il mio pensiero riverente, e la giustizia che deve essere fatta anche per il bene dell'istituzione aeronautica militare, la quale a mio avviso - come affermato da molti e dal presidente Gualtieri in particolare - è l'altra vittima del disastro.

Fatta questa premessa, vengo alla prima domanda, che non è tra quelle che avevo preparato prima del suo intervento nella precedente seduta del 22 gennaio scorso, ma scaturisce da quanto lei ha affermato in quella occasione. Mi riferisco a quanto ha risposto a proposito dei nastri magnetici di Marsala. Pregherei il Presidente di passare in seduta segreta.

I lavori proseguono in seduta segreta dalle ore 19,55.

...omissis ...

I lavori riprendono in seduta pubblica alle ore 20,05.

MANCA. Signor Presidente, vengo alla seconda domanda. Ho già detto che la Commissione stragi è chiamata ad accertare in primis se ci sono state deviazioni nelle istituzioni statali. Nel nostro caso, l'Aeronautica militare è la prima istituzione chiamata in causa come tale. Cosa a suo parere, dottor Priore, essa doveva fare e non ha fatto, oppure cosa ha fatto e ha fatto bene o ha fatto male all'epoca del disastro?

Un'altra istituzione a mio avviso interessata alla vicenda è il Ministero dei trasporti; anche per essa, a suo parere, vale la stessa domanda o comunque quale è stato e quale doveva essere il suo ruolo, cioè del Ministero dei trasporti? Questa domanda per me può non essere segreta.

PRIORE. Per quanto concerne il comportamento dell'Aeronautica, devo dire questo, che sarebbe lungo l'elenco di tutte le attività che sono state omesse o le varie carenze che noi abbiamo accertato nel corso di questi sedici anni. Ne riferisco preliminarmente una: in caso di incidenti aerei credo che tuttora sussista, come sussisteva all'epoca, un obbligo di conservazione del materiale che serve alla documentazione di quello che è successo in occasione dell'incidente, in primo luogo la conservazione dei nastri di registrazione radar. Questo, per esempio, non è stato fatto, questo è uno degli obblighi ai quali si è mancato; non abbiamo trovato, nonostante tutte le ricerche fatte e nonostante vi fosse un provvedimento della Procura di Palermo e nonostante vi fosse anche un'attività di iniziativa per la conservazione dei nastri radar di tutti i siti interessati al disastro, non abbiamo trovato, dicevo, moltissima documentazione. In primo luogo, non siamo riusciti mai a trovare gli originali, i nastri, né in copia, né in originale, di Poggio Ballone, di Poggio Renatico, di Potenza Picena, che sono tutti nastri di siti che hanno seguito il volo del DC 9 Itavia. Ritengo che per questi siti ci fosse un obbligo di conservazione della documentazione radaristica, come c'era un obbligo di conservazione della documentazione cartacea per quei siti che invece operavano in fonetico-manuale, e faccio riferimento in particolare al sito di Licola, a quello di Siracusa, perché anche quello di Siracusa all'epoca funzionava con il sistema fonetico-manuale. Tutto questo materiale purtroppo non è stato conservato, ma, quello che è più grave (e su questo volevo richiamare la vostra attenzione) è che di questo materiale si era iniziata una concentrazione. Per i nastri di Poggio Ballone, per esempio, emerge da più parti che sono stati portati, addirittura concentrati insieme all'altro materiale radaristico nella base di Trapani Birgi; ebbene, questi nastri non sono stati mai più ritrovati. Non solo, ma ci sono delle prove in questo senso, nel senso cioè che questi nastri addirittura a dieci anni di distanza - parlo del 1990 - ancora esistevano; quando abbiamo fatto delle ricerche mirate per l'acquisizione di questo materiale, purtroppo non lo abbiamo trovato. Questa è una delle prime carenze, una delle più macroscopiche.

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, consigliere Priore, se ho ben capito il senso di una delle sue risposte nell'audizione della settimana scorsa, ci fu anche un difetto di esecuzione, non voglio dire una deviazione nell'esecuzione del sequestro originario da parte dei carabinieri.

PRIORE. Questo è vero.

PRESIDENTE. Mi sembra che in sede di esecuzione, se ho capito, il sequestro fu limitato soltanto ad alcuni siti radaristici, mentre esso era concepito in modo tale da poter avere un'esecuzione più ampia.

PRIORE. Questo è vero, lo accennavo l'altra volta e credo che sia noto a molti membri della Commissione.In effetti il primo provvedimento, quello della Procura di Palermo, era di ordine quasi generico, per cui se ne fosse stata data esatta esecuzione forse oggi avremmo anche i dati radaristici di Poggio Ballone che hanno un importanza sempre maggiore. Noi infatti diamo sempre più importanza ai dati radaristici di Siracusa: avremmo comunque avuto anche il DAI di Siracusa il DAI direttamente di Licola. Ci fu, cioè, una mala esecuzione una interpretazione restrittiva di quel provvedimento per cui alla fine si presero soltanto i dati di Licola e di Marsala....

PRESIDENTE. Possiamo ritenere come un dato acquisito che il giudizio negativo che è stato espresso da una delle relazioni Gualtieri su questo fatto trova conferma. Quella fu una delle prime falle dell'inchiesta di cui poi a distanza di anni si stanno pagando i prezzi.

GUALTERI. Signor Presidente, vorrei osservare che l'ordinanza della Procura di Palermo diceva che il sequestro doveva riguardare tutto il Tirreno. I carabinieri ai quali era stata affidata l'esecuzione indicarono il triangolo Latina-Ponza-Palermo; in questo triangolo più ristretto, che è una minima parte del Tirreno esistevano i soli due radar di Licola e di Marsala e quello di Ciampino. Se avessero eseguito l'ordinanza della procura di Palermo su tutto il Tirreno avrebbero trovato altri due presidi radar, compreso Poggio Ballone e l'altro che era di supporto a Marsala. Nel caso di malfunzionamenti - si é detto che Marsala non ha funzionato per tredici minuti, automaticamente lo doveva coprire quello di Siracusa e quindi se avessero preso in considerazione tutti i radar della zona indicata dalla Procura avremmo avuto fin dall'inizio i nastri.

PRESIDENTE. Volevo dire la stessa cosa.

MANCA. Adesso non ho più le idee chiare: ho chiesto se l'Aeronautica ha fatto bene o ha fatto male. Questa mala esecuzione e da addebitare ai carabinieri o all'Aeronautica? Questo è ciò che vorrei comprendere.

PRESIDENTE. L'Aeronautica non c'entra, è un problema di esecuzione dei carabinieri.

MANCA. E’ giusto saperlo. Io ho chiesto cosa ha fatto e cosa non ha fatto l'Aeronautica, e per quanto attiene questo mi sembra quindi che non c'entri niente.

PRESIDENTE. Le ripeto che l'Aeronautica non c'entra niente. Comunque siamo tutti in rappresentanza della Nazione italiana nella sua interezza.

MANCA. Certamente, io ho fatto la domanda sull'Aeronautica e Ministero dei trasporti.

PRIORE. Desidero fare una premessa: non credo che spetti a me dare dei giudizi sul comportamento di una istituzione quale è l'Aeronautica. Io come giudice penale devo interessarmi soltanto dei comportamenti dei singoli che rivestono carattere di illiceità penale.

Per quanto concerne i singoli episodi che ho incontrato in questa lunga vicenda, devo dire che non do giudizi sulle prese di posizione dell'Aeronautica in relazione all'evento, anche perché prese di posizione di questo genere ce ne sono state tante, a partire dal dicembre del 1980 con alcune note che provenivano dallo Stato Maggiore. Queste prese di posizione a me non interessano anche perché sono di ordine generale. lo voglio soltanto ricordare. a parte la questione dei dati radaristici, la questione che riguarda la documentazione cartacea. Su questa documentazione cartacea troviamo delle lacune vastissime: troviamo, ad esempio, che manca una serie di registri di particolare importanza, sito per sito, non solo per i singoli siti periferici, ma anche documentazione che doveva essere conservata dalle entità centrali dell'Aeronautica.

Faccio degli esempi perché l'elenco è lunghissimo. Troviamo delle mancate registrazioni sui registri di protocollo dei vari ROC e dei vari SOC delle varie regioni aeree. Abbiamo accertato addirittura dei tagli, degli strappi su determinati registri relativi a determinate operazioni importantissime che devono essere registrate sui singoli registri che si tengono in una sala operativa; mi riferisco al Master Controllar, al Mio, Manual Input Operator, al guida-caccia, che risultano carenti di annotazioni dovute, obbligatorie. In altri registri troviamo addirittura delle parti mancanti che riguardano proprio i giorni di interesse. Faccio un caso per tutti: in un registro di Marsala è strappata la pagina che riguarda il 27 giugno 1980. In altri registri troviamo delle annotazioni palesemente ricopiate in bella scrittura come se si fosse rifatta la pagina.

Parlo di violazioni di doveri compiute dai singoli, non voglio dare giudizi generali sull'istituzione. Possiamo poi benissimo ritornare sulle singole violazioni compiute da singoli appartenenti alla forza Aereonautica, come possiamo anche ritornare, se vogliamo affrontare un discorso di ordine generale, sulle prese di posizione che sono state assunte dallo Stato Maggiore e da singoli reparti dello Stato maggiore. Vorrei però soffermarmi su quella parte della sua domanda che riguarda il Ministero dei trasporti.

Il Ministero dei trasporti ha Istituito nei tempi dovuti la famosa Commissione Luzzatti che ha molto operato anche in contatto con la Magistratura, sebbene in questo rapporto siano poi nate delle incomprensioni a causa del sovrapporsi della Commissione Luzzatti al primo collegio peritale, che risale ai tempi della Procura di Palermo. Queste sono comunque questioni che non riguardano direttamente la sua domanda.

Per quanto concerne il Ministero dei trasporti, il Ministro dell'epoca, che mi sembra fosse l'onorevole Formica, istituì nel giorno immediatamente successivo all'evento (credo che il decreto fosse del 28 giugno 1980) la Commissione che inizio a lavorare con una certa lena. In questa sede potremmo anche rivolgere tante critiche alla Commissione Luzzatti, pero si può dire fondamentalmente che la Commissione operò in assenza di reperti. La Commissione Luzzatti che puntava, come in genere fanno le Commissioni civili nella ricostruzione dei disastri aerei, sulla ricostruzione del reperto, a quel tempo non ebbe mai modo di avere tra le mani se non quei piccoli reperti che furono ripescati nell'immediatezza nel mar Tirreno e che furono concentrati all'aeroporto di Palermo, a Bocca di Falco.

In effetti quindi gli operatori della Commissione Luzzatti ebbero a loro disposizione materiale limitatissimo; non posso dire quali sarebbero state le conclusioni della Luzzatti, se i suoi membri avessero avuto a disposizione tutto il materiale che hanno poi avuto i membri del collegio Blasi e poi i membri del collegio Misiti in un momento successivo, quando con le operazioni di recupero si è potuta esaminare una buona parte del velivolo.

PRESIDENTE. Vorrei un chiarimento, non per assumere posizioni minimalistiche ma per capire. Tutte queste carenze di documentazione sono una singolarità della documentazione che riguarda il caso Ustica o costituiscono un aspetto particolare di una situazione di disordine più generale? Se in un archivio ben tenuto manca un fascicolo, questo allarma; se invece normalmente in quell'archivio i fascicoli si perdono, il problema diventa diverso: allarma da un altro punto di vista la tenuta generale dell'archivio. Questo fatto, ad esempio, che si strappa una pagina di un registro a mio modo di vedere è gravissimo. Avete fatto delle indagini a campione per capire se questo è uno stato generale della documentazione dell'Aeronautica (e quindi se accade un disastro come quello di Ustica non siamo in condizione di capire i motivi del perché vi è una situazione di dissesto generale dell'amministrazione) oppure se, all'interno di una situazione di regolarità, emerge una serie di irregolarità che da un lato tranquillizzano ma dall'altro attirano sospetti più gravi?

PRIORE. Sì. C'è da dire che in effetti molte di queste mancanze, di queste carenze potrebbero essere attribuite ad una diffusa negligenza: credo che in qualsiasi ufficio statale le protocollazioni e il mantenimento dei fascicoli non siano del tutto perfetti.

Non posso anticipare i miei giudizi, non posso dire se si tratta di semplici colpe, cioè di negligenze o di assenza di attenzione per il materiale che si aveva per le mani, o se si tratta di comportamenti dolosi. In effetti, c'è una serie ripetuta di queste carenze, c'è una concentrazione su alcuni protocolli, su alcuni registri, sulla conservazione di determinati documenti (ad esempio come lei sottolineava, nel caso della pagina strappata al 27 giugno) che può ingenerare dei sospetti. Purtroppo, come ho già detto, in questo stadio non posso pronunciarmi al riguardo e dire se vi sia dolo o semplice colpa; c'è sicuramente una serie di fatti che sono concentrati sul giorno, o su particolari documenti o protocolli. Come anche c'è, ad esempio, la stranezza della mancanza di determinati nastri, che pure dovrebbero essere stati accentrati in determinati luoghi. C'è qualcosa che si ripete e che si concentra soltanto su carte ed atti che riguardano il giorno di Ustica. Questo è il punto: poi bisognerà trarne le conseguenze.

MANCA. Vorrei tornare sulla questione relativa al ruolo svolto dal Ministero dei trasporti e sulla Commissione Luzzatti; tale Commissione, ad un certo punto, ha terminato i suoi lavori. Ma come mai, dopo di ciò, nessuno ha sentito il dovere di rispettare una norma che sancisce di nominare una seconda commissione tecnica? La giustizia è andata avanti, ma della Commissione tecnica non si è più parlato! Dico questo perché ritengo che noi dobbiamo operare anche in quella direzione.

PRIORE. Per quanto riguarda il Ministero dei trasporti, ritengo che il Dicastero abbia considerato adempiuto il suo obbligo con il deposito finale della relazione della Commissione Luzzatti, la quale ha depositato una relazione preliminare e poi una definitiva, se non due preliminari (in questo momento la memoria non mi soccorre, al riguardo). Con il deposito della relazione definitiva, allo stato delle conoscenze (credo che la relazione definitiva sia del 1984), per decisione del Ministero dei Trasporti, sapendo pure che tutto era passato nella competenza del giudice ordinario, quest'ultimo Dicastero ha ritenuto, forse, di non ritornare sull'argomento. Questo è quanto le posso dire.

MANCA. Sono due canali diversi, lei me lo insegna!

PRIORE. Il Ministero dei trasporti potrebbe sostenere, a sua difesa, che la maggior parte dei reperti, dal momento in cui è cessata la sua competenza con il deposito della relazione definitiva, venivano acquisiti dall'autorità giudiziaria ordinaria, che ne poteva disporre; avrà quindi potuto stimare che tutto fosse passato nella competenza del Giudice ordinario.

MANCA. Veniamo ora allo scenario aereo della sera della tragedia…

CALVI. Vorrei intervenire brevemente. In relazione alla domanda che ha fatto poco fa il collega Manca, sulla quale si è inserito il Presidente, vorrei sapere, dottor Priore, se questo registro strappato e queste condotte sono state oggetto di un capo di imputazione o sono rimasti semplicemente episodi che non hanno determinato, sia pure a carico di ignoti, l'elevazione di un carico di imputazione.

PRIORE. Tutta questa serie di condotte è stata portata alla conoscenza del Pubblico Ministero. Purtroppo, come lei ben sa, siamo in un regime di passaggio di riti quindi, anche se si tratta di condotte che sicuramente si sono consumate e verificate prima che entrasse in vigore il nuovo codice, sono state scoperte in un momento successivo. Posso soltanto dirle che il Pubblico Ministero si è riservato qualsiasi determinazione sull'insieme di questi comportamenti. Ho riferito agli Uffici della Procura della Repubblica su questi comportamenti, sulle soppressioni, sulle alterazioni di questi vari documenti, come anche sulle false testimonianze compiute in tutto questo lungo corso del tempo; il Pubblico Ministero, allo stato si è riservato di prendere determinazioni in merito.

CALVI. La mia domanda originava dal fatto che lei affermava di non sapere se si trattasse di dolo o di colpa.

PRIORE. Proprio per questo mi sono rimesso agli uffici della Procura!

MANCA. Dottor Priore, tutti sanno che lo scenario aereo della sera della tragedia ha una rilevantissima importanza al fini dell'indagine. Lei è riuscito ad ottenere dalla NATO notizie in merito, utilizzando i tracciati radar, seppur segretati, se sì, quale è la versione Nato su tale scenario e quanto acquisito in sede Nato è coerente con quanto acquisito in sede di aeronautica militare?

I lavori proseguono in seduta segreta dalle ore 20,23.

... omissis ...

I lavori riprendono in seduta pubblica alle ore 20,25.

PRIORE. Per quanto concerne la risposta della Nato sui nostri tracciati radar vorrei aggiungere che noi chiediamo sempre una interpretazione non solo del singolo momento dell'incidente, ma anche su fatti e circostanze che riguardano orari diversi da quello dell'incidente; per questo ancora non abbiamo ricevuto una risposta complessiva.

Per quanto concerne l'altra domanda, cioè sul perché ci si sia rivolti alla Nato, posso risponderle che ciò è avvenuto in primo luogo perché molti dei documenti utili per l'interpretazione dei dati radar cioè quelli da cui noi potremmo trarre degli strumenti di lettura di questi difficilissimi tabulati sono coperti dal segreto Nato; non per il fatto che ci fosse una lettura di cui non ci fidiamo, ma per il fatto che la Aeronautica italiana ci ha detto che quei documenti erano coperti dal segreto Nato. In secondo luogo c'è da dire che molti di questi dati avevano subìto nel tempo una serie di interpretazioni per le quali i vari collegi peritali che si sono susseguiti hanno fruito di un certo aiuto che veniva dall'Aeronautica militare italiana. In terzo luogo c'è da dire che su molti passaggi di quelli fornitici dall'Aeronautica militare erano sorti dei dubbi.

MANCA. Dottor Priore, pochi giorni or sono ha affermato in televisione, nel programma di Sergio Zavoli, che se c'è stata strage nella vicenda Ustica, risulta difficile sostenere che sia dovuta ad un'iniziativa autonoma del solo livello militare. Ci può completare la logica di questo schema?

PRIORE. Non ricordo di aver risposto così, in verità anche perché quella intervista l'ho rilasciata molto tempo fa. Evidentemente ho parlato di strage come atto volontario avente a bersaglio il DC 9 Itavia. Lei mi ricordava che io avrei detto...

MANCA. Ho risentito quell'intervista, nella quale lei affermava che: "risulta difficile sostenere che sia dovuta ad una iniziativa autonoma del solo livello militare". Ci può completare la logica di questo pensiero? Le dico sinceramente che viene da pensare che dietro questo pensiero militare ci sia un pensiero politico o di altra natura.

PRIORE. Volevo dire questo: se quella notte c'è stata una azione volontaria che non aveva ad oggetto il DC 9 Itavia - credo che questo sia pacifico, no contestato da alcuno - detta azione non può essere stata decisa solo da un livello militare, quale che esso sia, prescindendo dalla nazionalità di questo livello militare. In tal caso saremmo di fronte ad una operazione sicuramente concepita ad un livello di tipo diverso ed eseguita soltanto dal livello militare: in questo senso mi esprimevo, pur ponendo tutte queste condizioni.

MANCA. Sempre nella stessa occasione lei ha affermato che ci sono cassetti politici o militari in cui c'è la verità, e che ci sono persone che hanno ordinato, eseguito o coperto il misfatto; lei ha aggiunto poi che ci devono per forza essere degli scritti, che sono conservati sicuramente in qualche cassetto. E’ possibile che in tanti anni di indagini si sia fatto almeno un'idea di questi cassetti e delle relative chiavi?

PRIORE. Anzitutto vorrei ricordare la condizione, e cioè che ci si trovi di fronte ad una strage voluta, progettata e programmata...

PRESIDENTE. Quindi sono tutte considerazioni che partono da un'ipotesi?

PRIORE. Sì.

MANCA. Io ho riportato le esatte parole pronunciate in quell'intervista.

PRESIDENTE. Ricordo anch'io quella intervista, oltretutto, essendo stato intervistato anch'io l'avrò rivista una decina di volte.

PRIORE. Ricordo che in quella intervista - come è mio costume -ho parlato di ipotesi e d'altronde non posso esprimermi in questa sede ne in altre (a maggior ragione in una intervista) con delle asserzioni; ho sicuramente usato i verbi al condizionale. Quindi vale il discorso che si stava facendo: "sempre nell'ipotesi che .... ". Nell'ipotesi che ci sia stato un progetto o una programmazione di questa operazione, di sicuro qualcuno saprà come sono andate le cose; di questa operazione di programmazione sarà sicuramente rimasta qualche traccia scritta. In questo senso volevo esprimermi.

MANCA. Lei ha ancora affermato in quella intervista che, a proposito del suo lavoro, il tempo è poco, che comunque state facendo sforzi considerevoli e che è sicuro che a qualche conclusione arriverete.

PRIORE. Questo sì.

MANCA. Dottor Priore, la prego di credere che anche quanto richiamava prima è stato ripreso fedelmente da quella intervista. Ci può dire qualcosa con riferimento a quelle conclusioni?

PRIORE. Le conclusioni che verranno scritte in un eventuale provvedimento che definirà l'istruttoria saranno tante. Quando parlo di conclusioni intendo dire che ci sono sicuramente dei punti fermi. Al termine di questa lunga inchiesta potremo sicuramente dire di aver accertato alcune cose chiare. Non so se riusciremo mai a dire che tipo di azione sia stata compiuta quella sera e chi ne siano stati gli autori; potremo però dire tutto quanto è successo immediatamente dopo nei più disparati ambienti delle istituzioni. Potremo dire le omissioni, le carenze, le violazioni di obblighi, tutto quanto è servito in un certo senso ad ostacolare questa lunga marcia dell'inchiesta, e che necessariamente riverserò a questa Commissione affinché, per i suoi compiti istituzionali, accerti quali sono state le omissioni e le violazioni di obblighi dei vari livelli istituzionali. Mi riferisco in particolar modo a questi punti fermi, che quasi sicuramente - uso sempre un margine di incertezza - potranno trarsi al momento finale della istruttoria.

MANCA. Rimanendo al suo intervento televisivo, a proposito del problema della desecretazione di documenti da parte della Nato, lei ha affermato che a parere dei vertici dell'Alleanza, eliminando il segreto dalla documentazione da lei indicata si recherebbe danno effettivo alla difesa aerea. Possiamo conoscere quale parte della documentazione pertinente alla difesa aerea ha chiesto di desecretare?

PRIORE. Ho chiesto di desecretare una serie di manuali che servono per l'interpretazione delle funzioni del sistema radar. Ho anche detto che probabilmente un certo danno potrebbe emergere dalla desecretazione: però non ricordo se ho anche aggiunto che i sistemi attuali di riparazione del danno potrebbero essere tali da consentire una desecretazione ed una immediata riparazione del sistema di protezione. Siamo di fronte ad un sistema di difesa aerea sofisticatissimo, che ha funzionato per decenni: in un certo senso, esso ha protetto il mondo occidentale da aggressioni che probabilmente allo stato non esistono più nemmeno a livello di pericolo. Esistono in ogni caso altri pericoli. Non è detto infatti che gli avversari vengano meno tutti in un sol colpo.

Spesso c'è stato detto che potrebbero derivare dei danni dalla desecretazione di particolari elementi di questo sistema di difesa. Ritengo però che le moderne tecnologie utilizzate in campo informatico consentano di porre prontamente riparo al danno. Il livello della computerizzazione è così sofisticato che sicuramente si potrà desecretare un parte limitata del sistema, anche se ci viene detto dagli esperti che tale operazione potrebbe comunque condurre qualcuno al cuore del sistema, perché c'è la possibilità di porvi riparo immediatamente. Sono consapevole che con la desecretazione anche di una parte minima del sistema si possa via via arrivare al cuore del sistema di difesa aerea, per recare ad esso danni gravi. Credo però che si possa rapidamente porre riparo a questo danno attraverso l'utilizzo di nuovi programmi di informatica.

Al riguardo mi è stato sempre fatto un esempio, che considero calzante: quando si rivela il numero di codice di un sito radar, con quel numero si può arrivare ad individuare tutti gli altri siti del sistema. Quindi un eventuale avversario che venisse a conoscenza, attraverso una desecretazione da noi operata, del numero di codice del radar di Marsala o di Poggio Ballone, può arrivare (se in possesso di vari tabulati) a scoprire tutta la catena di siti radar che va dalla Norvegia alla Turchia. Dato che questo sistema di difesa ha ancora una funzione, una simile scoperta potrebbe rappresentare un danno grave. Tuttavia non vedo come non si possa, nel momento ìn cui viene pubblicato, attraverso la mia persona, un certo dato, cambiare complessivamente quella parte del sistema, informatico, onde evitare che si possano produrre danni così devastanti nel sistema di difesa.

MANCA. Per quanto può valere Il mio parere, anch'io sono d'accordo con lei.

PRESIDENTE. Vorrei aggiungere un'osservazione che può sembrare banale: mi sembra di capire che si tratti soprattutto di codici di lettura.

PRIORE. Esattamente.

PRESIDENTE. Secondo quelle informazioni che tutti abbiamo sui sistemi di intelligence, i codici di lettura vengono periodicamente cambiati, per una esigenza di sicurezza: più essi durano e meno sono sicuro di esserne l'unico possessore.

PRIORE. Il problema è che se un eventuale avversario è in possesso ai dati che non è riuscito ad interpretare, con la pubblicizzazione dei dati che noi acquisiamo potrebbe capire cose che allo stato non capisce. In effetti, e come voi dite. Abbiamo parlato dei manuali che servono a capire le funzioni del radar, ma altri dati che ho richiesto riguardano numeri di identificazione degli aerei: sono sicuro che quei numeri sono cambiati in questi quindici anni e mezzo; sicuramente non saranno più gli stessi.

MANCA. Lei si riferisce al numero che identifica un particolare aereo.

PRIORE. Mi riferisco sia ai noti (ormai tutti li conoscono) IFF SIF, che appaiono appunto sul tabulati, ma anche al sistema di Nato Track Number, cioè il sistema Nato da un numero automatico ad ogni traccia, per cui, in effetti, se viene scoperto il meccanismo con cui viene attribuito questo Nato Track Number, poi si può risalire all'interpretazione di dati che si hanno da diversi anni. Questo è il punto; però tutti questi elementi, secondo me, sono stati modificati da tempo risalente, cioè sono stati modificati sicuramente il mese dopo o due mesi dopo, ma non perché si volesse impedire il riconoscimento di determinati fatti, bensì per una esigenza di sicurezza. Addirittura ci sono dei codici di criptazione dei messaggi fonici, quelli in fonia, che vengono cambiati ogni 24 ore. Quando poi si passa da uno stato di pace assoluta ad uno stato di preguerra o ad uno stato di guerra, essi vengono cambiati ogni ora oppure ogni mezz'ora. Quindi, c'è un meccanismo di rotazione continua.

PRESIDENTE. Potremmo chiamare qualche professore di sanscrito per farci capire come si fa!

MANCA. Se avremo tempo, Presidente, andremo nel dettaglio, ma io da tecnico, ho presentato anche delle interpellanze in questo senso.

Poi, il giudice D'Ambrosio, dottor Priore, pochi giorni orsono, parlando delle stragi che egli ha seguito, non ha avuto difficoltà ad affermare che nei casi in cui entravano in scena militari nelle varie vicende si è trovato sempre a prendere atto del fatto che i militari riferivano agli interlocutori politici sui vari fatti e sulle decisioni prese. Per il caso Ustica lei può affermare altrettanto?

PRIORE. Cioè che i militari non prendevano decisioni autonome e che riferivano e attendevano?

MANCA. Anche le decisioni erano sempre a conoscenza del vertice politico?

PRIORE. Questa dovrebbe essere la regola fisiologica, cioè il più alto livello militare dovrebbe a sua volta avere come punto di riferimento, come punto addirittura di rapporto, il livello politico. Questa è la regola fisiologica.

MANCA. Il dottor D'Ambrosìo, se ha detto questo, evidentemente poteva ipotizzare anche che, in certi casi, i militari si tenevano la notizia per loro e non la riferivano ai politici.

CALVI. Tutto questo si è accertato nei processi.

PRESIDENTE. Come tutte le generalizzazioni, però, può essere pericolosa.

PRIORE. lo posso dire che forse il collega D'Ambrosio si riferiva ad accertamenti di fatto, cioè in fatto, nel corso delle sue istruttorie, ha potuto accertare che i militari avevano sempre riferito a livello politico. lo parlavo da un punto di vista di diritto: mi sembrava fisiologico che riferissero. Noi possiamo anche dire che proprio questa Commissione ha accertato, perché ha interrogato a lungo i politici del tempo, che i politici nulla sapevano di quello che era successo. Su questo mi rifaccio alla memoria dei membri di questa Commissione.

PRESIDENTE. Il senatore Gualtieri può dire almeno che ci hanno detto di non aver saputo nulla.

MANCA. Volevo sentire proprio questo dal dottor Priore. La senatrice Bonfietti, il 19 novembre scorso, a Radio Anch'io, ho detto che il giudice Priore aveva permesso di leggere dati alla parte civile sul nascondimento e distruzione di dati. Possiamo noi venire a conoscenza di questi dati?

PRIORE. Non so quali fossero i dati.

FRAGALA’. Saranno stati i consulenti.

PRESIDENTE. Inviterei i colleghi a mantenere ordinato il dibattito. Il senatore Manca ha fatto una domanda, per cui, dottor Priore, la prego di rispondere.

PRIORE. Non so di preciso a che cosa si riferisse la senatrice Bonfietti, comunque è certo che dall'ufficio del giudice escono soltanto determinate notizie e determinati documenti, cioè quei documenti che, secondo il codice, devono essere depositati alle parti, quindi alla parte imputata, alle parti civili, al pubblico ministero. Addirittura il pubblico ministero, secondo il vecchio codice, ha diritto di vedere e visionare gli atti dove e quando vuole. Io credo che la senatrice Bonfietti facesse rìferimento a delle carte che sono state depositate, cioè a tutto il materiale che è stato depositato nel corso dell'enorme numero di perizie che sono state compiute. Lei sa che in questo processo il numero di perizie credo che abbia superato la trentina. Quindi, il materiale che è stato messo a disposizione dei consulenti di parte e, attraverso loro, dei difensori e poi della parte civile rappresentata è enorme, ma soltanto quello, nessun altro tipo di materiale.

MANCA. Ultima domanda: cosa si può dire sulla perizia Taylor? In particolare, possiamo conoscere la ragione per cui sia stata ritenuta non attendibile?

PRIORE. La perizia Taylor e quella che è stata compiuta dal Collegio Misiti: lei si riferisce a quella, che prende il nome da Taylor che è stata la persona che forse ha più operato in quel Collegio.

Per quanto riguarda la perizia Misiti devo ricordare che per questa perizia è stato chiesto a me, da parte del pubblico ministero, che ne dichiarassi la inutilizzabilità. Purtroppo la inutilizzabilità non è una categoria del vecchio codice: il giudice istruttore, con il vecchio codice, può dichiarare soltanto la nullità o l'annullabilità degli atti, poi può e deve anzi dare un giudizio di merito sul valore dell'atto. Questo giudizio, allo stato, non è stato ancora dato perché come tutti i giudizi viene dato al termine dell'istruttoria. Quindi il giudizio in questo caso - chiedo scusa per la ripetizione delle parole - è sub iudice; ci sono degli elementi che convincono e altri che non convincono, poi la parola finale si dirà con il provvedimento definitivo. C'era una presa di posizione ben chiara, molto forte da parte dell'ufficio del pubblico ministero che rilevava in questa perizia una serie di contraddizioni. Questa serie di contraddizioni, con altre che avevo rilevato io di iniziativa, hanno fatto da base ai quesiti che sono stati dati a chiarimento, su cui poi i periti hanno risposto. Il tutto sarà considerato poi alla fine dell'istruzione.

MANCA. Le chiedo se ci può dire qualcosa sul fatto se una parte dei periti propendesse per una ipotesi e un'altra parte per una ipotesi diversa, oppure se tutti i periti della perizia Taylor, che lei chiama in un'altra maniera, propendevano per una stessa ipotesi magari con diverse gradualità.

PRESIDENTE. Senatore Manca, queste perizie le abbiamo acquisite basta leggerle.

MANCA. Questa era la mia ultima domanda e su di essa vorrei una risposta.

PRIORE. Come lei ricorderà, in questo collegio peritale i periti erano 11, erano proprio tanti. Vedo che il senatore Gualtieri scuote la testa, ma in effetti erano tanti. Ne furono nominati 9 prima che io rilevassi l'istruttoria e poi io ne aggiunsi un decimo...

GUALTIERI. Taylor era un perito che parlava prima di aver fatto le perizie.

PRIORE. ...e poi un undicesimo nel corso della perizia. In questo collegio peritale, purtroppo, è avvenuto quello che spesso succede nel collegi del processo di Ustica, cioè è avvenuta una grossa spaccatura: mentre in un primo momento sembrava che dovesse venir fuori una risposta unitaria, quindi che ci fosse il consenso di tutti gli 11 periti, poi al termine c'è stata la spaccatura con 9 periti che hanno preso posizione in favore dell'ipotesi dell'esplosione interna, quindi a mezzo di un ordigno collocato all'interno della fusoliera del velivolo, e 2 periti che invece si sono mostrati propensi per l'ipotesi della quasi collisione. Quindi, alla fine si è giunti ad una sorta di grossa spaccatura. Questo è l'esito della perizia.

Presidenza del Vice Presidente MANCA

CASTELLI. Vorrei tornare, dottor Priore, su alcune affermazioni che sono state fatte nella precedente seduta. Ad un certo punto il Presidente diceva che la prova che l'aereo si è smontato a diecimila metri di altezza è certa. Lei però su tale questione non si è espresso in maniera compiuta. Le chiedo perciò se può confermare questa affermazione.

PRIORE. Rispondendole posso continuare a fornire chiarimenti anche riguardo al quesito postomi dal senatore Manca, che chiedeva se la perizia fosse stata del tutto inattendibile o inutilizzabile come sosteneva il pubblico ministero. Io ho una ricostruzione della successione di eventi avvenuta nel cielo di Ustica che è stata proprio formulata dal collegio Misiti o Taylor, una ricostruzione che finora non è stata sconfessata da alcuno. Da essa risulta che il veivolo ha avuto un primo fenomeno, ha perduto l'ala, intorno ai novemila metri di altezza. Si trovava, non ricordo perfettamente, a ventisettemila o a venticinquemila piedi di altezza e aveva chiesto di scendere di quota di duemila piedi. Il primo fenomeno che si ha all'interno del veivolo è questa sorta di prima disintegrazione. Era questo quanto mi chiedeva? Se i primi fenomeni cioè erano avvenuti quando l'aereo si trovava ancora in quota o quando ha toccato il livello del mare.

CASTELLI. Sì, è questa una mia curiosità. Il Presidente aveva proprio usato l'espressione "smontato". Ritengo volesse dire che l'aereo era stato colpito o che comunque avesse subito gravissimi danni. Credo sia questa l'ipotesi.

PRIORE. Sì.

CASTELLI. Quindi lei conferma questo fatto.

PRIORE. Allo stato, quanto viene detto dal periti sulle modalità degli eventi, sulla loro successione all'interno dell'aereo non è contestato. L'aereo perde i piani di coda, il motore di destra poi quello di sinistra. Per lungo tempo si era ritenuto che l'aereo fosse arrivato al livello del mare quasi integro. L'ultimo collegio peritale ha affermato invece che l'aereo ha iniziato la fenomenologia di disintegrazione mentre era in quota. Ciò il collegio peritale lo ricava principalmente dai punti di ritrovamento delle singole parti del veivolo.

CASTELLI. Lei ha poi affermato che quasi l'ottanta per cento dell'aereo è stato ritrovato.

PRIORE. Sì.

CASTELLI. E lei trova plausibile il fatto che di un aereo che inizia a disintegrarsi a ventisettemila piedi di altezza si possa ritrovare, su un fondale come quello di Ustica, l'80 per cento dei pezzi? Lo trova normale?

PRIORE. I calcoli sono stati fatti e credo siano abbastanza credibili e plausibili. Va ricordato che il veivolo non si disintegra in quota, perde delle parti e queste parti vengono ritrovate in punti distanti. Il grosso del veivolo però conserva l'ala di destra, parte dell'ala di sinistra e quasi per intero la fusoliera. Un aereo che ha perso solo la parte terminale di coda e i motori cade quasi compatto. Questa gran parte del veivolo arriva a livello del mare quasi integra in un certo senso. Ha perso molte parti, come dicevo, i piani e i tronchi di coda ed anche - avevo dimenticato prima di elencarla - la parte alta della fusoliera. L'aereo cioè ha avuto quello che in termine aeronautico viene definito un fenomeno di peeling si è scoperchiato. Quasi tutta la fusoliera però ha impattato sul livello del mare quando era ancora integra.

Presidenza del presidente PELLEGRINO

CASTELLI. C'è un altro aspetto che mi ha un po’ sorpreso e che volevo approfondire. Lei ha affermato che malgrado sia stata recuperata buona parte del relitto queste parti recuperate non danno una risposta inequivoca rispetto a quanto è accaduto. Mentre da quanto hanno spiegato vari esperti dovrebbe essere piuttosto facile distinguere lo squarcio provocato da una bomba dalle tracce lasciate dall'esplosione di un missile. Ad un certo momento il Presidente ha affermato, e lei dottor Priore ha convenuto con lui, che sembra ormai accertato che si sia spezzato l'asse legato ai due reattori. Sta ancora in piedi o è stata scartata l'ipotesi di un cedimento strutturale del veivolo, visto che sul veivolo non si sono trovate tracce evidenti né di bomba né di missile e visto che, a quanto ci ha appena detto, l'aereo sembra precipitare perché ha perso i motori.

PRIORE. L'ipotesi del cedimento strutturale è stata scartata dall'ultima perizia, la perizia Taylor o Misiti. Il cedimento strutturale presenta caratteristiche tali da poter essere individuato grazie all'ottanta per cento del relitto di cui siamo in possesso. Il cedimento strutturale può avvenire sia per cause esterne sia per cause interne. Di cause esterne non se ne sono rilevate. I miei periti hanno preso in esame tutti i casi di cedimento strutturale avvenuti in un lungo arco di tempo, circa tredici anni. In quel periodo si erano verificati solo quattro casi di cedimento strutturale. In particolare gli esperti hanno preso in esame il caso di un veivolo che mi pare cadde nel 1963 negli USA e che è piuttosto emblematico. In quell'occasione il cedimento strutturale era avvenuto per fattori esterni: il veivolo era cioè venuto a trovarsi in una zona di forti perturbazioni atmosferiche. La caduta per cedimento strutturale per cause esterne avviene generalmente perché l'aereo è assoggettato a forti perturbazioni atmosferiche. Non è però il nostro caso. Non c'erano assolutamente perturbazioni. Il veivolo oggetto di studio, quello caduto negli Stati Uniti aveva impattato in un fronte freddo ma nel nostro caso il veivolo si trovava in un'area praticamente calma senza nessuna traccia del verificarsi del fenomeno cosiddetto della turbolenza in aria chiara, cioè di una turbolenza improvvisa che si verifica quando le condizioni atmosferiche sono quasi perfette. L'aereo pochi minuti se non addirittura pochi secondi prima dell'evento aveva parlato con la torre di controllo di Palermo e aveva ricevuto informazioni sulle condizioni meteorologiche, condizioni che andavano sempre più migliorando. La visibilità inoltre era ottima e proprio per questo aveva chiesto di essere autorizzato ad abbassarsi di quota.

Quindi fattori esterni bisogna escluderli. I fattori interni sono quelli che derivano dall'usura del velivolo che in genere si manifesta con delle spaccature, delle fessurazioni sulla fusoliera sulle ali ma tutto questo non è stato rilevato. Questo è il parere degli esperti: non si rilevano né cause esterne né cause interne di cedimento strutturale.

BONFIETTI. Vorrei soltanto fare una precisazione. Mi sembra che il giudice Priore si sia sbagliato, nel senso che non mi pare che soltanto nella relazione Misiti si esclude il cedimento strutturale: già nella prima relazione Luzzati del Ministero dei trasporti del 1982 si escluse il cedimento strutturale perché quella prima relazione concluse sostenendo l'esplosione interna o esterna. Ripeto, già nel 1982. Pertanto si può ben dire che l'ipotesi del cedimento strutturale, sostenuta sempre dall'Aeronautica nell'immediatezza dell'evento, non era più suffragata nel 1982, quanto meno nella prima perizia che su quella vicenda fu disposta dal Ministero dei trasporti. Poi successivamente anche la commissione Blasi sostenne che si trattava di un esplosione, precisando addirittura che si trattava di un missile (sappiamo poi che i periti si divisero e conclusero chi in un modo, chi in un altro). Comunque già dal 1982 non si è parlato più di cedimento strutturale.

PRIORE. Citavo la relazione Misiti perché era l'ultima in ordine di tempo ed era quella che si basava sul maggior numero di reperti, in quanto veniva al termine di quattro operazioni di recupero in mare. In effetti già la relazione Luzzati aveva escluso il cedimento strutturale, però senza reperti.

CASTELLI. Vorrei rivolgerle una domanda che può sembrare bislacca, anzi lo è sicuramente, ma che a questo punto si impone. Non vi è traccia di missile, non vi è traccia di bomba, non vi è traccia di cedimento strutturale: lei è sicuro che i reperti sono proprio di quell'aeroplano?

PRIORE. Come si può essere umanamente sicuri, perché noi abbiamo compiuto le operazioni di recupero in quello che risultava il punto di caduta dell'aereo o nei punti di caduta delle diverse parti dell'aereo. I reperti che noi abbiamo sono sicuramente di un DC9, le matricole sono quelle. Quindi bisognerebbe sospettare che vi fosse stata una qualche sostituzione di parti indizianti: addirittura bisognerebbe presumere che sia stata sostituita la parte in cui c'erano i segni dell'esplosione o i segni dell'impatto del missile o della scheggiatura dovuta alla deflagrazione della testa di guerra del missile o quella parte in cui si è aperta la fessurazione che ha potuto cagionare il cedimento strutturale. Certo, tutto è possibile però umanamente possiamo dare un giudizio di una certa plausibilità dei reperti di cui siamo in possesso.

CASTELLI. La mia domanda era in relazione al fatto che la prima società che operò nell'ambito del recupero mi pare fosse molto chiacchierata.

Due domande ancora. Vorrei tornare a quanto le ha chiesto il Presidente e a cui lei per evidenti motivi non ha risposto. Cerco di rigirare il quesito per consentirle magari di dare una risposta seppure parziale. Lei ha affermato che mancano dei nastri, alcune pagine di rapporti risultano strappate, però ha giustamente aggiunto che non può ancora dire se il fatto sia doloso o colposo. Cerco di rigirare la domanda nel modo seguente: lei ha riscontrato che questo sia un fatto eccezionale cioè si è trovato di fronte a registri e a nastri perfettamente conservati per un lungo periodo di tempo in cui mancano soltanto quelle parti, o si è trovato di fronte ad uno stato di disordine generale?

PELLICINI. E’ la domanda del Presidente.

CASTELLI. Sulla quale però non ho sentito risposta o forse non sono stato attento io. Senza chiederle se ha già rilevato delle ipotesi di dolo o di colpa, lei ha potuto verificare che l'Aeronautica mantiene molto bene i suoi registri e quindi quello che è accaduto è un caso eccezionale o c'è uno stato di disordine generale?

PRIORE. Una verifica in senso assoluto non è stata fatta anche perché presupporrebbe l'acquisizione di un materiale infinito: dovrei acquisire registri e documenti da tutti i siti dell'Aeronautica e già quelli che ho acquisito sono un’enormità tale che non riescono ad essere contenuti nei piccoli spazi a disposizione.

CASTELLI. Riformulo la domanda in maniera più precisa: nel registro in cui ha verificato che c'era una pagina strappata ce n'erano anche altre o era solo quella?

PRIORE. No. I registri che io ho acquisito presentano notevoli -chiamiamole così - disfunzioni: mancate registrazioni, strappi, ricopiature. Il fenomeno si ripete abbastanza spesso, ma la documentazione che io ho é limitata e riguarda quel giorno e i giorni immediatamente successivi. La documentazione in mio possesso è limitatissima e non posso dare un giudizio complessivo sulla tenuta della documentazione da parte dell'Aeronautica.

CASTELLI. Ultima domanda. Si riferiva prima in termini ipotetici ad una certa azione che, se fosse stata messa in atto, evidentemente avrebbe comportato responsabilità non soltanto militari ma anche politiche. Mi pare di capire che questa azione sia quella riferita all'attacco aereo nel quale poi il DC9 è rimasto coinvolto. Quindi l'operazione militare che viene denominata "operazione Tobruk" resta ancora in piedi allo stato attuale delle sue ipotesi o è da scartare?

PRIORE. L'operazione Tobruk esiste, è esistita e su questo non ci piove.

PRESIDENTE. Ritengo opportuno passare in seduta segreta.

I lavori proseguono in seduta segreta dalle ore 21,04.

omissis…

I lavori riprendono in seduta pubblíca alle ore 21,05.

PELLICINI. Consigliere, l'ho seguita con attenzione e mi sembra che lei abbia detto che il quadro nel quale il disastro purtroppo si è verificato era un quadro di grande tensione dell'Italia con la Libia e della Libia con tutto lo scacchiere della Nato, in particolare con gli americani. Questo è il primo quadro generale che esisteva all'epoca. Addirittura l'Italia seguiva due politiche: una diciamo così, normale, di alleanza e una in qualche modo sotterranea di contatti con la Libia. In più esisteva una tensione libica interna tra fuoriusciti dell'opposizione, i quali venivano addirittura assassinati quasi regolarmente anche in Italia. Secondo le teorie - che io condivido in gran parte - del presidente Pellegrino, noi eravamo e siamo tuttora un paese a sovranità assolutamente limitata.

PRESIDENTE. Questo non l'ho detto. Ho detto che ciò era nel periodo su cui stiamo indagando.

PELLICINI. Esatto, eravamo in uno stato di sovranità limitata. In definitiva non potevamo certo definire il Mediterraneo mare nostrum su questo siamo tutti d'accordo, da qualunque parte politica si venga. Questo è il quadro. Credo di ripetere cose che ho già sentito. In secondo luogo, lei ha detto che si fanno tuttora quattro ipotesi: della bomba, della quasi bomba, del missile e del quasi missile.

PRESIDENTE. Della collisione e della quasi collisione.

PELLICINI. Deduco, senza domandarle ovviamente di anticipare quella che sarà poi la sua sentenza istruttoria, che queste ipotesi siano ancora in qualche modo al vaglio, tutte.

Altra cosa che credo di aver compreso perfettamente e che le omissioni e i fatti tra virgolette "spiacevoli" si verificarono fin dall'inizio, quando i Carabinieri interpretarono restrittivamente alcuni ordini di sequestro e quindi cominciarono, volenti o nolenti, ad interporsi, diciamo così, a quello che poteva essere lo svolgimento normale dell'azione giudiziaria; addirittura intervenne, mi pare, un vice pretore onorario...

PRIORE. E’ esatto.

PELLICINI. Questo per il MIG. Poi, ancora, mi pare che lei abbia detto che si sono riscontrate successivamente pericolose, gravi ed inquietanti omissioni, e qualche volta, forse, manomissioni di documenti, atti, eccetera riguardanti i tracciati dei radar. Ha ancora detto, inoltre, che il segreto militare che forse poteva essere opponibile alla NATO nel 1980 oggi non sarebbe più opponibile logicamente, nel frattempo è sostanzialmente superato.

Questo mi pare sia quanto in fatto lei ha detto, almeno in parte, sebbene riassumendo. Lei poi ha corretto la domanda del senatore Manca per quanto il senatore aveva esposto, nel senso che non e che ci sono cassetti nei quali si sanno le cose. Se ci fosse stato un attacco - che poteva essere sicuramente non soltanto militare, ma doveva essere a questo livello, per forza di cose, politico, da qualunque paese provenisse - avrebbe dovuto essere stato operato, deciso, in altra sede, in sede politica, e di qui l'ipotesi che - se fosse vera - ovviamente ci sarebbe qualcuno che sa le cose, militare o politico.

A questo punto, tenuto conto che la commissione Taylor sostenne la tesi della bomba, se non erro, collocata nel locale della toilette, ed era la tesi alla quale aveva aderito anche, mi sembra, l'ingegner Bazzocchi, che era perito di parte, ed Ermanno Bazzocchi è un famoso progettista dell'Aeronautica italiana, eccetera, quindi questa ipotesi non doveva essere del tutto peregrina, la domanda che le pongo è questa: oggi come oggi, per la pubblica opinione alla quale dobbiamo rispondere come Commissione stragi (perché questo è il punto), nel rispetto dell'autonomia del lavoro della magistratura (e dobbiamo trarre poi le conclusioni, se conclusioni vi sono), non è forse che tutte le notizie circolate fino ad oggi di presunte interferenze straniere, della NATO, eccetera, siano diciamo così avventate e che al limite tanto varrebbe, sul medesimo piano probatorio, sostenere la tesi libica collegata al MIG? In altre parole, la pubblica opinione, chiaramente, a distanza di sedici anni è non dico incuriosita, ma assetata di verità e non so fino a che punto le giovi ricevere frammenti di notizie che spesso sono sui giornali, secondo cui una volta sono gli americani, una volta sono i francesi, una volta sono gli italiani che hanno coperto in quanto a sovranità limitata e, direi, a quell'epoca, ad "obbedir tacendo" ma tacendo anche male; oppure si potrebbe anche pensare, per esempio, ad un conflitto a fuoco dei libici. In altri termini, non sarebbe forse opportuno allo stato degli atti ammettere che in definitiva, oggi come oggi, ogni ipotesi è buona e non si sa nulla? Scusi la domanda, che è un po' lunga. Io mi rendo conto, consigliere, dello sforzo incredibile che ha fatto la magistratura in questa situazione, però mi rendo anche conto che esiste la cosiddetta "non fuga" di notizie della magistratura o dalla magistratura, ma esistono anche la cosiddetta fuga politica e le cosiddette interpretazioni parziali; mi sembra che sarebbe il caso di dire che, ad oggi, siamo in questi termini.

PRIORE. In effetti è così. La fuga di notizie danneggia in primo luogo noi, devo dire; in effetti assistiamo ad un balletto continuo su queste ipotesi. Io sono il primo a dolermi di quello che succede e posso dire che una parola la si potrà dire soltanto quando gli atti saranno pubblici, perché se noi facciamo colare oggi qualcosa sull'ipotesi bomba, e domani qualcosa sull'ipotesi missile, vien fuori la situazione di cui lei parlava. E’ così, purtroppo. lo faccio di tutto per evitarlo e in effetti credo che un giorno, quando vedrete la massa enorme di carte che ho raccolto in tutto questo periodo di tempo, vi accorgerete di quante notizie vi sono. Quello che esce è un centesimo di quello che c'è, purtroppo è difficilissimo assicurare la tenuta stagna, qualcosa esce e danneggia l'istruttoria in primo luogo, ma danneggia anche l'opinione pubblica che effettivamente risulta scombussolata da tutto quello che si sente dire. Non mi meraviglierei, in effetti, che domani uscisse, per esempio, qualche cosa di nuovo e si ritornasse sull'ipotesi bomba e poi dopodomani si ritornasse su quella del conflitto, e colui che legge i giornali o ascolta la televisione esce veramente stordito da questo sovrapporsi di notizie.

PELLICINI. Credo quindi, mi scusi consigliere, di poter interpretare la sua risposta e dire che ad oggi la magistratura non ha ancora concluso perché non ha una pista sicura.

PRIORE. In effetti noi stiamo ancora lavorando. Quello che chiedo spesso a tutti coloro che incontro e con cui parlo di questi problemi è d sospendere il giudizio almeno fino alla fine dell'istruttoria.

PELLICINI. Siamo d'accordo, ma anche per i giudizi già dati; io sto parlando di giudizi già dati.

PRIORE. Anche per quelli già dati.

PELLICINI. Il discorso che le faccio adesso é paradossale, nel senso che io domando, sedici anni dopo, di dire oggi "fermi" a quei giudizi che per sedici anni abbiamo avventatamente dato, in qualche modo, questo è quello che le domando.

PRIORE. D'altra parte, la conferma che non si sia ancora sicuri, che non si sia ancora imboccata una strada, che si siano escluse le altre, sta nel fatto che tuttora si continua, che l'inchiesta è ancora aperta, si continua il lavoro.

PRESIDENTE. Ci sono due piani diversi: uno è il piano di capire che cosa è successo, l'altro è il piano di capire perché non abbiamo capito che cosa è successo.

PRIORE. I famosi ostacoli.

PRESIDENTE. Questa è la filosofia della Commissione. La mia impressione è che l'indagine penale, che non può non radicarsi su fatti che possono acquisire rilevanza penale, prosegue dopo tanti anni non sul fatto in sé, cioè su che cosa è successo, ma su tutto quello che poi è avvenuto subito dopo e che non ha consentito ancora oggi di percepire la verità. Per lo meno, a vedere i capi di imputazione sembrerebbe che l'indagine miri a questo.

PELLICINI. Sulle devianze sono sicuramente d'accordo con lei, sulle cause delle devianze non vorrei fare anticipazioni.

PRESIDENTE. E’ vero, su questo lei ha ragione, e ancora, da quello che anche oggi ci ha confermato il consigliere Priore, un'ipotesi vale l'altra e costruire romanzi fantasiosi indubbiamente non giova.

PELLICINI. La ringrazio, consigliere.

PRIORE. Comunque, relativamente al contesto, volevo aggiungere che sarebbe interessantissimo scendere nei particolari: il contesto politico, il contesto globale, la situazione di conflittualità che c'era in quel periodo nel Mediterraneo, le varie storie dei nostri Servizi. Su tutto questo io sono disponibilissimo a mandarvi copia delle carte; io ho raccolto tanto, ho acquisito, ho lavorato moltissimo.

PRESIDENTE. Su quest'argomento vorrei approfittare per fare un chiarimento. Noi non saremmo oggi in grado, anche per motivi logistici, di ricevere l'intera documentazione dell'inchiesta, almeno non in questa fase, non sarebbe nemmeno utile. Però la mia preghiera è che, visto il rapporto di collaborazione che c'è stato non solo nelle ultime due legislature, ma anche da prima, fra questa Commissione e lei, se lei ritiene ogni tanto che vi siano documenti di particolare interesse per questa Commissione, e ce li trasmette, le sarò grato e continuerò ad esserle grato, anche a nome della Commissione.

PRIORE. Per la Commissione sarebbe di estremo interesse acquisire tutte le carte che riguardano il contesto politico dell'epoca, il contesto internazionale.

PRESIDENTE. Le sarei grato se ce le facesse avere.

PRIORE. E lì troveremmo la conferma, appunto, del modo diciamo addirittura un po' strano di comportarsi dei Servizi e, in genere, della politica.

PRESIDENTE. Le sarò grato perché in qualche modo riportano ad uno scenario degli anni '80 che fa parte comunque di quella complessiva inchiesta che noi dovremmo poter chiudere entro la fine di ottobre.

PELLICINI. Sono d'accordo con il Presidente perché sarebbe anche questo un aspetto di ciò che in alcuni momenti si è ipotizzato.

PRESIDENTE. I colleghi De Luca, Palombo e Follieri sono assenti. Il collega Follieri mi ha fatto avere una lettera in cui giustificava la sua assenza e inoltre mi pregava di dare notizia alla Commissione di aver assunto una iniziativa legislativa che vale a rimuovere, consigliere Priore, quel problema di cui lei ci ha parlato l'altra volta, relativamente al fatto che per le inchieste che procedono con il vecchio rito non esiste un termine entro cui la Presidenza del Consiglio possa sciogliere la questione se porre o non porre il segreto di Stato.

PRIORE. Il senatore Follieri mi ha fatto avere la proposta, che ho letto.

PRESIDENTE. Questo dimostra come l'attività di inchiesta può essere utile anche al fine di avanzare iniziative e proposte da parte dei membri della Commissione. Sarebbe opportuno parlarne alla Commissione giustizia perché sarebbe utile che tale proposta potesse avere una corsia preferenziale per diventare legge prima che lei concluda il suo lavoro.

GUALTIERI. Non domanderò certo al dottor Priore notizie su cosa è successo o su chi è stato, non solo per rispettare quello che ci ha detto e attendere i risultati dell'inchiesta ma perché credo di conoscerlo e avendolo frequentato per tanti anni non ho mai ritenuto opportuno domandare spiegazioni in proposito perché io stesso non giurerei su nessuna delle possibili cause o dei possibili scenari che si sono verificati.

Voglio piuttosto rivolgere un'altra domanda, legata al problema dì cui ci dobbiamo interessare come Commissione. Lei, nell'inchiesta, nei colloqui che ha avuto, nelle ricerche che ha fatto, è mai arrivato a capire chi poteva sapere quello che è successo quella sera? Esclusa ma, per quello che dirò, non del tutto, come conoscenza di cosa vi era nel cielo, la causa del cedimento strutturale, rimanendo in piedi tutte le ipotesi o di atto volontario o di atto accidentale, rimane però il fatto che quella sera si è verificato un evento nei nostri cieli di cui qualcuno nel nostro sistema di sicurezza nazionale (oppure legato alle clausole di alleanza nell'interesse della sicurezza) aveva il dovere e il diritto di sapere qualcosa. Nel nostro paese deve esserci chi in ogni momento è a conoscenza di cosa succede in una parte del nostro cielo, per qualsiasi tipo di aereo e in tutte le circostanze.

In uno Stato moderno, in quel momento di particolari tensioni internazionali, inserito nell'alleanza NATO, con portaerei americane in rada e con i conseguenti problemi di sicurezza che comporta la presenza di una portaerei, con le basi missilistiche in quell'epoca attive, che comportano anch'esse problemi di sicurezza, con la necessita per qualsiasi sistema difensivo di sapere al minuto quando un aereo si alza dalla Libia, perché dopo tre minuti è già troppo tardi per l'intercettazione, dobbiamo chiederci chi poteva sapere, quale parte delle istituzioni poteva sapere. Questo è il compito che abbiamo noi. Lasciamo stare il segreto, si può tenere il segreto ma sapere e quindi mi domando, anche tenendo il segreto, chi poteva essere a conoscenza dei fatti? C'è una serie di persone interessate; avevamo un sistema di difesa aerea centralizzato con conoscenza di tutti i tracciati degli aerei. Per lunghi anni questo sistema non ci è stato né comunicato né ci è stato dato un aiuto; quando ci siamo posti prima la domanda perché ci siamo chiusi inizialmente nel triangolo minore dei tre radar, chi ci ha mai detto spontaneamente (fosse stato l'Aereonautica, il Governo, il sistema di sicurezza) che c'era un'altra capacità conoscitiva nel paese in grado di dirci che cosa era successo quella sera? Un qualsiasi Governo che collabora, un qualsiasi sistema che collabora dice, se ne ha voglia, cosa è accaduto in una determinata sera, quale numero di aerei si trovava in un determinato spazio aereo. Dagli anni in cui ci è stato detto che vicino all'aereo di Ustica non c'era nessuno ora sappiamo, dopo tanto tempo, che quella era invece una zona affollata. Qualcuno però lo sapeva subito.

Qualunque sia stata la causa di tutto ciò, come Commissione dobbiamo domandarci a chi dobbiamo addebitare la responsabilità del silenzio e perché ci è stato opposto questo silenzio. Indipendentemente dal problema del segreto, questa è la ragione. Questa è la mia prima domanda ma legata ad essa le rivolgo la seconda.

In tutti gli anni in cui lei ha lavorato facendo indagini, spontaneamente cosa le è stato dato? Quali informazioni, quali carte le sono state fornite? Lo potrei domandare anche alla Commissione attraverso i suoi Presidenti o con l'ausilio delle memorie storiche che abbiamo: spontaneamente non ci è stato dato mai niente. Tutto quello che è stato possibile prendere è stato necessario strapparlo con le unghie e con i denti, con le rogatorie, con le perquisizioni, con gli arresti ma spontaneamente, ripeto, non ci è stato dato niente.

Ultima questione. E’ venuto qui due volte il capo della polizia Parisi l'uomo che era allora una potenza.

FRAGALA’. Anche Coronas.

GUALTIERI. Sì, ma Parisi è venuto e ha detto con grande sicurezza che secondo lui, l'atto era volontario, una strage voluta. La strage di Ustíca era il primo di un doppio messaggio seguito dalla strage di Bologna. Il principale dei due messaggi non era però la strage di Bologna, quello più eclatante, ma quello di Ustica.

PRESIDENTE. Il senso della parola di Parisi è questo: l'attentato terroristico è un segnale e il segnale di Ustica viene in qualche modo "insonorizzato" o non percepito e viene quindi rafforzato con la strage dì Bologna.

GUALTIERI. In quel periodo, in pochi giorni, si succedono gli eventi di Ustica, del Mig libico e della strage di Bologna. Noi lavoriamo su Ustica, ma in realtà lavoriamo sui tre fatti contemporanei.

Non ho altro da domandarle: a me non interessa sapere se l'aereo è stato colpito dentro o fuori, conosco le difficoltà relative alle perizie. Mi interessa sapere questo: qui c'era qualcuno che sapeva, perché lo doveva sapere e, se non lo sapeva, ha una responsabilità istituzionale, perché aveva il dovere di sapere.

Quando si tengono le riunioni del gruppo di crisi del Cesis, con sette-otto Ministri, tutto lo Stato Maggiore, con i capi dei Carabinieri ed i capi dei Servizi che poi, quando li interroghiamo, ci danno (e danno a lei) credo sedici o diciotto "non so" o "non ricordo", cosa significa? Che non si ricordano davvero? Il problema è che ricordano tutto esattamente, prima di tutto perché un sistema non dimentica, ma soprattutto perché avevano interesse a dire "non ricordo" nel momento in cui avevano deciso sin dall'inizio di non dire.

Cos'è l'inchiesta di Ustica? E’ un'eroica gara di resistenza tra Commissioni parlamentari e magistrati che da tanti anni tengono in piedi un problema che ci vuole essere nascosto. Questa è una gara di resistenza che stanno facendo il Parlamento e la Magistratura. Alcune di queste gare di resistenza le abbiamo perdute, perché quando hanno portato in giro per i vari tribunali, per sette volte, la questione di piazza Fontana, non si è capito più niente, con quei terzi, quarti, quinti gradi di giudizio: noi teniamo ancora in piedi questa storia, perché sappiamo che qualcuno doveva sapere.

Per finire, affermo che se avessimo potuto colpire prima - perché non eravamo agganciati al risultato della sua inchiesta, in quanto ritengo che noi potremo esprimerci anche prima che lei chiuda la sua inchiesta - essendo riusciti a capire chi rappresentava il sistema che nascondeva le cose ed impediva la conoscenza, forse avremmo aiutato l'inchiesta.

Le chiedo quindi se può aiutarci dicendoci chi erano gli uomini, i sistemi che potevano avere la conoscenza di quel che successe quella sera, in modo che poi noi si possa approfondire la situazione.

PRESIDENTE. Vorrei aggiungere un'osservazione a quanto sostenuto poc'anzi dal senatore Gualtieri. La verità è che è responsabile di questo anche il funzionamento del Parlamento, perché a seguito delle due "relazioni Gualtieri" si sarebbe potuto aprire un dibattito parlamentare reale, in quanto effettivamente già in quelle relazioni c'era moltissimo che poteva porre In luce i problemi che lei ha posto questa sera. In realtà si tratta di qualcosa che questa Commissione, quando non era presieduta da me, già poneva all'attenzione del Parlamento con estrema chiarezza. Queste relazioni sono già gli atti di denuncia di una situazione politica nella quale il potere parlamentare - se vogliamo essere una Repubblica parlamentare ma comunque in qualsiasi tipo di Repubblica ci trasformeremo - il Parlamento dovrà mantenere questa funzione di controllo ed avrebbe quindi dovuto attivare un dibattito parlamentare con la produzione di atti parlamentari concreti che sarebbero potuti servire a fare chiarezza o per lo meno a denunciare responsabilità che dovevano essere colpite.

PRIORE. Rispondo alla prima domanda, quella relativa a chi sapeva o avrebbe potuto sapere. Se un giorno dovesse prevalere l'ipotesi che un conflitto (o di qualcosa di simile) avvenne quella sera nei cieli di Ustica, chi poteva o doveva sapere era il sistema di difesa aerea; su questo non credo si possa nutrire alcun dubbio. Oltre al sistema di difesa aerea nazionale. A parere mio avrebbe potuto afferrare, comprendere la situazione anche il sistema della sesta flotta. Ricorderò a tutti la lunga istruttoria sull'ammiraglio Flatley, che al tempo comandava la Saratoga: le prime sue deposizioni puntavano sul fatto che dai radar della sesta flotta era stato rilevato un forte movimento di aerei a Sud di Napoli; questa versione si è andata via via sempre riducendo, come anche la versione secondo la quale i nastri radar della Saratoga sarebbero stati portati immediatamente all'ammiraglio a terra che a quel tempo aveva sede -mi sembra - a Pozzuoli. Va poi rilevato il sistema complessivo della Nato, perché questi dati radar viaggiano e vengono concentrati in alcuni nodi del sistema radar, sempre che in un giorno futuro dovesse prevalere per sostegno di prove l'ipotesi del conflitto aereo o di qualcosa di simile; se per caso dovesse prevalere l'altra ipotesi, quella dell'ordigno interno chissà? Vi sarebbe da indagare su colui che pose l'ordigno o diede mandato affinchè questo venisse posto o su chi aveva in quel momento una determinata strategia.

Per quanto riguarda l'altra domanda, relativa a chi ci aveva fornito materiale dì indagine, a parer mio - salvo rarissime eccezioni - nessuno ha mai preso iniziative in questo senso: abbiamo dovuto costruirci da soli, con una fatica enorme, il sapere. Posso aggiungere che quanto si sa in materia radaristica (mi voglio concentrare soltanto su questo) è stato praticamente costruito negli ultimi mesi, negli ultimi tempi; nell'ultimo anno abbiamo fatto dei progressi enormi ed abbiamo compreso - almeno così speriamo - il decuplo od anche di più di quanto si sapeva all'inizio di questo nostro lavoro.

Ci sono state delle eccezioni, e qualche volta abbiamo avuto d'iniziativa dei documenti ma il resto l'abbiamo dovuto acquisire con sequestri, perquisizioni, esibizioni e con interrogatori a volte anche drammatici.

Lei ricordava le ipotesi che avanzava il capo della polizia Parisi, e cioè il messaggio che veniva inviato ai governi, messaggio non compreso e non sentito (come ricordava anche il Presidente), che deve essere ripetuto con maggior forza. Questa è una teoria molto interessante e posso dirvi che ci sono indizi in questo senso, che nascono sempre da quella strana situazione che si verificava in quel tempo nella nostra politica e nei nostri servizi: la necessità del petrolio (in nome del quale si passa sopra a tantissime cose), il doppio binario, la doppia condotta, teoria che viene sintetizzata con l'espressione "la moglie americana e l'amante libica", in quanto avevamo bisogno di entrambi i paesi e operavamo su entrambi. Il doppio segnale, come dicevo, è una teoria interessante ed è stata sostenuta (come ricordato poc'anzi) anche dal sottosegretario dell'epoca, onorevole Zamberletti, che legava questa interpretazione principalmente alla nostra politica nei confronti di Malta: quella politica che ci portava nuovamente a scontrarci con la Libia.

Questo ragionamento va al di là delle mie competenze di natura giuridica, ma mi viene da pensare che quando Parisi afferma che si è trattato di un atto volontario (e questo, per la verità, l'ho sostenuto anche in un documento) emergono degli elementi, allo stato indiziario, di una verità che circola e cioè di una conoscenza che esiste e che circola a determinati livelli, ma non viene mai pubblicizzata, determinando quello che definisco "il segreto di fatto". Non esiste un segreto di Stato, perché quando ho chiesto informazioni nessuno mi ha mai opposto un segreto ufficiale, formale su qualche documento; uso questa espressione impropria che non dovrei usare, ma si ha l'impressione che sussista un segreto di fatto del quale sono a conoscenza certi livelli, segreto che circola, si tramanda, passa da un livello direttivo di un Servizio al livello immediatamente successivo, di cui però non si parla.

PRESIDENTE. Però, forse, in qualche modo, trasmettendosi, si modifica: siamo rimasti colpiti dal fatto che nell'archivio del generale Cogliandro ci fossero versioni non coincidenti.

PRIORE. Ovviamente si modifica con il passare del tempo, dal momento che avviene il trasferimento, la tradizione della notizia.

PRESIDENTE. Anche se il generale Cogliandro ci fece chiaramente capire di essere convinto che si era trattato di un atto di guerra.

PRIORE. I segnali sono tanti. Nel caso del generale Cogliandro, siamo di fronte a livelli bene informati all'interno dei servizio. Il generale Cogliandro ha operato per decenni, collocato in una posizione chiave; egli aveva la responsabilità anche dei rapporti con i libici qui in Italia, a Roma.

PRESIDENTE. Voglio precisare: l'atto di guerra non era rappresentato dall'abbattimento del DC 9; era uno scenario nel quale si inseriva l'episodio.

PRIORE. E’ un qualcosa che è circolato spesso nelle vostre audizioni: su questo punto però non si è riusciti a far luce, proprio perché è un segreto di tipo abnorme. Non è un segreto sedimentato in documentazioni scritte. Anch'io ho notato questo elemento, emerso in molte delle vostre audizioni: c'è un qualcosa su cui sussiste un segreto.

PRESIDENTE. Valuti lei se rispondere in seduta segreta alla domanda che le sto per fare: questa pista del collegamento con la strage di Bologna ha avuto degli sviluppi oppure è rimasta ad un livello di intuizione non valutabile processualmente?

PRIORE Il collegamento con Bologna - come ricordato già la volta scorsa - trova un certo sostegno nelle dichiarazioni di Bisaglia, nella sede del Ciis; ci sono dei collegamenti...

GUALTIERI. Si riferisce al capo del Sismi di Firenze e Bologna, a Mannucci Benincasa.

PRIORE. Esattamente, tutta la vicenda è stata seguita dalle procure di Firenze e Bologna: sono stati celebrati processi sia a Firenze sia a Bologna.

PRESIDENTE. Allo stato però non ci sono sviluppi ulteriori.

PRIORE. No, grandi sviluppi non ce ne sono; come vi dicevo, sviluppi ce ne sono solo attraverso le conferme. sempre più ripetute, di questo strano atteggiamento della politica e della conseguente attività dall'altro. Questo è un contesto molto interessante.

PRESIDENTE. Questo elemento è emerso con grande chiarezza anche nell'ambito di accertamenti diretti che la Commissione effettuò nella scorsa legislatura. Ricordo al riguardo le audizioni dell'ammiraglio Martini, esemplari nella loro chiarezza.

PRIORE. Ricordo che lo stesso Martini faceva una ipotesi molto simile a quella fatta da Parisi. C'era poi un'ultima domanda del senatore Gualtieri riguardo alle persone che non ricordano. Le persone che affermano di non ricordare lo fanno su fatti di tale gravità che il "non ricordo" appare inesplicabile. Dovremmo essere di fronte a tutta una serie di persone che è stata colpita da amnesie fortissime che hanno devastato tutti ì ricordi che attengono ad una determinata situazione, per accettare un fatto del genere. Alcune persone addirittura mi hanno fatto preoccupare: a qualsiasi domanda rivolgessi loro, con attinenza alla vicenda di Ustica, mi rispondevano con un "non ricordo" netto; anche rispetto ai fatti più gravi opponevano questa risposta, anche rispetto alla possibilità di aver dato incarico a qualcuno di stendere una relazione o di aver ricevuto una corposa relazione o di aver fatto condurre degli studi. Tutto questo era scomparso dalla loro memoria. Se si dovesse dare un giudizio su questi "non ricordo", secondo quanto umanamente accade, essi risultano del tutto inesplicabili.

PRESIDENTE. Questo potrebbe corrispondere ad una decisione politica di sostanziale rimozione immediata: è meglio non sapere che informarsi.

GUALTIERI. C'è comunque un problema: nei dieci giorni che seguirono la strage di Ustica, a cominciare da poche ore dopo l'accaduto, l'Ambasciata americana entrò in fibrillazione e allarmò tutti i comandi per avere notizie. Lo stesso capo del nostro Sios aeronautica, il generale Tascio, si dovette più volte in quei giorni recare presso l'ambasciata americana.

E’ concepibile che un governo non si Interessi, non convochi una riunione per parlare di questo fatto che ha spinto persino l'ambasciata a decretare dieci giorni di allarme rosso? Come si può credere ad una cosa del genere? Come si può credere che i servizi di informazione si rechino presso l'Ambasciata americana e non presso il Governo italiano? E’ inconcepibile. Non è un problema di sovranità limitata: avevano interesse a coprire la verità ancor più degli americani. Altro che sovranità limitata, avremmo trovato il modo di dirlo che si trattava di una responsabilità americana. Ma scherziamo! Il problema è che c'è una corresponsabilità totale.

PRIORE. Su questo punto c'è da dire che dalla documentazione sequestrata da ultimo appare ancor più forte che in passato c'è stato da parte del Sismi dell'epoca un intervento su entrambi i fatti (sul secondo era quasi necessario e fisiologico).

PRESIDENTE. Le sarò grato se, nei limiti del possibile, ci farà avere questa documentazione.

TASSONE. Dottor Priore, ho ascoltato con molta attenzione la sua esposizione la volta scorsa e le risposte di questa sera. Non c'è dubbio che l'attività di una commissione d'inchiesta può vedere anche momenti di interposizione rispetto all'attività della magistratura. Pur non avendo fatto parte di questa commissione nella XI e nella XII legislatura, ritengo che essa abbia bisogno, nella sua attività di accertamento della verità di sentire una serie di soggetti, tra cui anche i titolari dell'inchiesta.

E’ stata avanzata una serie di ipotesi e ovviamente siamo impegnati a ricercare le eventuali responsabilità; emerge però un dato anche dalle risposte che lei ci ha fornito questa sera: una grossa disfunzione nelle istituzioni, negli organi dello Stato, ma soprattutto nel sistema di difesa del nostro paese. Ricordo che nel 1980, all'indomani della tragedia di Ustica, le dichiarazioni rese dall'allora Ministro dei trasporti in Parlamento furono nel senso che si era trattato di un cedimento delle strutture. A quel punto fu adottato il provvedimento di chiusura della società Itavia furono messi in cassa integrazione i dipendenti, e tutto quel che segue. Dopo alcuni mesi il Governo cambiò la tesi e parlò di bomba o di missile: a quel punto iniziò una ricerca affannosa per l'accertamento della verità.

Anche per quanto ho sentito, mi sforzo di comprendere, di trovare una minima giustificazione a quella sorta di congiura generalizzata che si è realizzata all'interno del sistema di difesa. Mi riferisco soprattutto all'Aeronautica: da quanto è emerso, sembra che ci sia stata una sorta di catena di Sant'Antonio, una solidarietà generalizzata, una chiusura ermetica per evitare l'accertamento della verità.

Anzi, si è parlato questa sera di aver tramandato, quasi come eredità, questo segreto, cioè un segreto che si tramanda da generazione a generazione, da Capo di stato maggiore a Capo di stato maggiore, da responsabili di reparti, di settori, eccetera. Il problema è quello di capire a che punto, secondo le sue indagini, c'è stata questa solidarietà della politica, cioè dei responsabili politici, perché possiamo anche comprendere che, al limite, ci sia stato un errore, ma per coprire questo errore c'è stata questa chiusura ermetica rispetto all'accertamento della verità, una difesa così automatica, un rincorrere un orgoglio e una dignità di forze armate.

Non c'è dubbio che qui bisogna capire che tipo di aiuto nell'inchiesta lei ha avuto da parte dei Servizi, anche perché ritengo che possa avere qualche dato in più rispetto a quelli che sono i problemi e i temi che stanno dinanzi a noi. Bisogna ovviamente capire che tipo di impegno reale la politica ha assunto rispetto agli Stati Uniti d'America nell'ambito dell'Alleanza Atlantica.

Lei ricorderà, consigliere Priore, che quando ci fu l'incidente della Vincennes gli Stati Uniti lo dissero subito, immediatamente. In quel caso ci furono anche centinaia di morti, ma lo dissero subito, dichiarando immediatamente quale era stato l'errore. Vorrei anche capire se c'è stata una disattenzione, una copertura o una connivenza per fini di rapporti internazionali. E’ bene capire qual era il clima allora dei rapporti internazionali nei paesi rivieraschi del Mediterraneo, soprattutto i rapporti con la Libia che non sono mai stati uniformi all’interno dei Governi e dei Parlamenti. Anche negli anni Ottanta c'era una parte che aveva una posizione differenziata rispetto a quello che era un generale atteggiamento verso i paesi rivieraschi del Mediterraneo e soprattutto rispetto alla Libia. Vorrei allora capire se è mancato questo tipo di aiuto, ma soprattutto se c'è stata questa copertura. Allora qui si va un po' verso una possibile definizione di tutto il problema: perché c'è stata questa connivenza? C'era un tentativo, da parte dei responsabili della politica, di destabilizzare il Paese e quindi di destabilizzare se stessi? Oppure c'erano forze estranee ovviamente ai vertici politici che volevano destabilizzare il Paese? Non si capisce bene, se c'erano dei vertici politici che erano minacciati da forze di destabilizzazione, perché ci sia stata questa copertura. E’ un interrogativo che mi pongo sul quale non chiedo una risposta in termini pressanti, ma avremmo bisogno - arrivati a questo punto - di una valutazione da parte di chi ha avuto la titolarità dell'inchiesta.

Un ultimo quesito mi pongo, al di là del fatto del Mig libico, perché credo che ci sia stata anche qualche certificazione strana da parte del medico legale che ha redatto certificati un po' difformi che riguardavano anche la data della morte di questo ufficiale pilota libico, per cui la domanda che credo sia di attualità è la seguente: in questi giorni, visto e considerato che il segreto si tramanda da generazione in generazione, il segreto stesso non è rimosso ma non è che sia stata buttata la "chiave".

PRESIDENTE. Non si tratta di generazione in generazione giacchè sono passati solo 16 anni. La generazione, più o meno, è sempre quella.

TASSONE. Signor Presidente, quando parlo cerco di esprimermi in termini di grande proprietà anche rispetto a queste cose, almeno cerco di sforzarmi.

PRESIDENTE. Lei intendeva sicuramente per successione gerarchica. Mi scuso comunque per l'interruzione.

TASSONE. La ringrazio, Presidente, perché mi ha aiutato, ma mi dispiace doverle dire che si chiama anche generazione. Vorrei quindi sapere se su questa verità tramandata in termini successivi da Capo di stato maggiore a Capo di stato maggiore, oggi lei ha avuto qualche aiuto da parte dei vertici, delle responsabilità politiche diverse rispetto al passato, qual è l'aiuto che sta avendo e cosa può fare. Io ritengo che anche lei potrebbe chiedere qualcosa alla nostra Commissione, in questo rapporto oserei dire di collaborazione, se mi è consentito il termine. Ha avuto qualche aiuto da parte dei responsabili politici o c'è anche adesso una chiusura di questi ultimi? Poi, nel passato, se lei ha individuato qualche responsabile politico, in termini principali, è bene parlare in questa Commissione facendo nome e cognome, anche per capire dove ci sono state connivenze, coperture e alterazioni della verità. Vorrei fare questo tipo di domanda in termini pressanti rispetto all'atteggiamento delle autorità politiche di oggi.

PRESIDENTE. Questa mi sembra un’ottima domanda. Effettivamente si tratta di un problema con cui dobbiamo misurarci per capire se poi, nel passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, da un Governo all'altro nella logica dell'alternanza cambiano le cose o se ci sia invece una continuità.

PRIORE. Innanzitutto il problema di quanto i politici abbiano saputo all'epoca. Questa questione in un certo senso viene eliminata alla radice dall'atteggiamento che le autorità militari assumono sul problema. Cercherò di ricostruire la catena dell'informazione che parte dal sito più periferico dì questo mondo, sul nostro territorio e arriva ad una determinata centrale qui a Roma che può essere Il COP, il COSMA (all'epoca operava il COP che è il Centro Operativo di Pace dell'Aeronautica militare); la catena prosegue verso l'alto; però noi quando riceviamo delle informazioni dalle persone che sono più in basso, le quali persone ci dicono di aver riferito a livello più alto, cioè di aver seguito il rapporto gerarchico, di aver consegnato a livello più alto le loro informazioni, ad un certo punto rileviamo l'interruzione. Addirittura, se noi volessimo qualificare il livello, potremmo dire che l'interruzione interviene generalmente a livello dei colonnelli, cioè le persone che si trovano al di sopra dei capitani, dei marescialli, che riferiscono loro determinate informazioni: ad un certo punto arrivati ad un certo livello queste persone ci dicono: "Noi non abbiamo riferito", anche se alcuni ci dicono di aver riferito. Comunque si ha una situazione della catena di rapporto già a livelli medio-alti. Quindi, quando noi arriviamo a livello massimo della gerarchia militare, a livello massimo delle autorità militari, ci viene riferita una situazione di ignoranza totale su come sono andate le cose, anche se ci sono moltissimi elementi che depongono in senso contrario. Quindi, a maggior ragione è facile il passaggio: se il livello massimo militare nulla sa, a rigore nulla può riferire al livello politico al cui contatto si trova, cioè al capo dell'Amministrazione, in estrema sintesi al Ministro della difesa, perché il generale Capo di stato maggiore assume di non sapere nulla sulla vicenda del Dc 9 Itavia; quindi, non sapendo nulla, nulla può riferire al suo livello immediatamente superiore, cioè al titolare del Dicastero, al Capo di Gabinetto, al Ministro della difesa, che quindi non viene a conoscenza di nulla; e, non sapendo nulla quest'ultimo, nulla sanno gli altri Ministri e nulla sa il Presidente del Consiglio dell'epoca. Questa è la situazione quale si viene costruendo sulla base delle prove. Noi possiamo pensare il contrario, sulla base di elementi indizianti possiamo pensare che la catena delle informazioni è proseguita e sia arrivata quindi al livello politico.

Diversa è invece la vicenda relativa al Mig 23. Di questo tutti hanno saputo, nessuno ha potuto sostenere di non esserne a conoscenza. Su questo fatto nascono però interpretazioni differenti che vi riporto anche perché è una storia piuttosto breve, in primo luogo si era pensato ad una penetrazione volontaria ad una operazione di spionaggio come se ne facevano tante all'epoca in territorio avversario. Sono gli stessi americani a dirci che vi erano moltissime penetrazioni da parte dei libici, i quali arrivavano fin sul Tirreno e scrutavano le varie esercitazioni effettuate dalle marine o dalle aviazioni della Nato. Questo al punto tale che gli americani furono costretti ad istituire una sorta di servizio quotidiana che funzionava di notte e di giorno, di pattugliamento: "spazzolavano" l'intero Tirreno per controllare che i libici non entrassero in quello spazio aereo. Non erano in genere i libici in prima persona a pilotare gli aerei. Anche se avevano insegne libiche, alla guida degli aerei avevano piloti molto più esperti: a volte erano dei siriani, a volte, direttamente, dei russi. La prima interpretazione che si dà del fatto quando il Mig cade è che si sia trattato di un aereo introdottosi volontariamente sul nostro territorio con finalità di spionaggio.

Via via questa interpretazione si modifica e si passa alla tesi della fuga del pilota: si dice che il pilota è un défector, uno che vuole lasciare, tradire il suo paese e che ha tentato di arrivare fino in Italia.

Alla fine si ha la terza ipotesi, quella del malore: il pilota libico non ha compiuto nessuna missione volontaria, non ha voluto mettere in atto alcuna defezione, ma è uno che si è sentito male, che ha perso il controllo dei comandi avendo avuto però la prontezza di inserire il pilota automatico, ha attraversato l'intero Mediterraneo ed è caduto in Calabria.

BONFIETTI. Senza essere mai stato individuato dai radar italiani?

PRESIDENTE. Viene visto, viene identificato male, ma c'è tutto il problema sulla direzione, se era quella giusta.

PRIORE. Esatto. Quando si tratta di dare la versione ufficiale si preferisce la tesi del malore, l'unica che tutela noi e non offende i libici. In proposito da questa Commissione ed anche da me è stato ascoltato il Ministro della difesa dell'epoca, il quale dichiarò che quella fu una scelta politica, che ci fu una sorta di agreement, di obbligo di scegliere quella soluzione piuttosto che altre perché accontentava tutti senza danneggiare nessuno. Sul Mig questa è stata la risposta del livello politico.

PRESIDENTE. La relazione Pollice di cui ci parlò l'altra volta riguarderebbe questo episodio specifico o il problema più generale di Ustica?

PRIORE. La relazione Pollice ebbe ad oggetto entrambi i fatti, sia la caduta del DC9 Itavia sia quella del Mig in Calabria con interessanti esami e interpretazioni dei dati di cui all'epoca si era in possesso.

FRAGALA’. Il Ministro ha specificato quale era la versione corretta?

PRIORE. No, disse solo che ci fu una scelta di tipo politico. Prima che innanzi a me la stessa cosa fu affermata davanti a questa Commissione. So che qui dette risposte quasi del tutto analoghe a quelle in seguito ripetute a me.

Lei, onorevole Tassone, mi parlava poi degli aiuti che riceviamo. Questi aiuti sono minimi. Di iniziativa non ci viene nulla, salvo rarissime eccezioni che posso anche citarvi. Ricordo il caso del Capo di Stato Maggiore che ha preceduto quello attualmente in carica, il generale Pillinini, il quale all'interno di armadi contenuti nell'area di sua competenza scoprì una serie di documenti dimenticati dal suo predecessore e, ritenendo che riguardassero le vicende che erano a giudizio, li consegnò a me. Riguardo l'attuale Capo di Stato Maggiore c'è da dire che, di tanto in tanto, quando vengono trovati documenti che riguardano la vicenda di Ustica o del Mig, i ritrovamenti ci vengono segnalati. Qualcosa dunque è cambiata. Non c'è la chiusura di un tempo, e riguardo al desiderio di trasparenza può dirsi che qualcosa sia diversa. Per anni abbiamo dovuto cercare ì documenti brancolando, a volte, nel buio. Abbiamo dovuto ordinare il sequestro, l'acquisizione di interi blocchi di documentazione quando avevamo il sospetto che lì potesse esserci qualcosa di utile alle inchieste. Per anni nulla ci è stato dato di iniziativa. Questo lo si può affermare a chiare lettere, sia per la struttura militare sia per quella politica che, a rigore, non si riteneva neppure in obbligo di cooperare con l'inchiesta. Non esiste, infatti, un obbligo giuridicamente sanzionato di collaborare. E ce lo siamo sentiti dire non solo dalle istituzioni ma anche dai privati. "Noi non possiamo sapere di che cosa può avere bisogno un'inchiesta, voi chiedete e noi cercheremo", questa era spesso la risposta; ma, motu proprio è difficilissimo che ci sia stato dato qualcosa, che sia stato detto "questo è un documento che serve, questo è un documento che può dare, non la verità, ma aiutare a ricostruire i fatti".

Negli ultimi tempi qualche segnale di inversione di tendenza può esserci stato. La ricerca di queste prove, di queste documentazioni è difficilissima perché a volte l’inquirente non sa neppure dove possono essere tenute le carte che potrebbero rivelarsi utili. Ad esempio posso immaginare che l'archivio del Gabinetto del Ministero della difesa conservi qualcosa di utile per la mia inchiesta, ma, dall'altra parte si sostiene di non sapere tutto quello che l'archivio contiene. In genere il giudice opera mirando le sue ricerche, adesso però stiamo adottando il metodo nuovo di richiedere tutto ciò che riguarda Ustica. Ma tutto questo comporta in un certo senso uno spostamento delle responsabilità, è la pubblica amministrazione che fa la ricerca, perché gli archivi sono colossali. Quante volte è stato sostenuto che un Ministero, rarissimamente toccato dall'inchiesta, può avere cose interessantissime. Spesse volte puntiamo la nostra attenzione sul Ministero dell'interno; io, per la natura dell'inchiesta, la punto sul Ministero della difesa. Si dice di continuo però - e poco si è fatto in questa direzione - che il Ministero degli affari esteri potrebbe avere delle documentazioni interessantissime relative a queste vicende, a queste stragi che non hanno solo profili interni.

PRESIDENTE. Da indagini private che ho espletato risulta che i loro archivi siano in uno stato di disordine pauroso.

PRIORE. Sempre per tornare sull'argomento che questa sera è stato fatto oggetto molto a lungo della nostra attenzione, il Ministero degli affari esteri ha sicuramente dei fascicoli che riguardano i rapporti con la Libia: il nostro interesse si è spesso concentrato su un evento di grande importanza che precedette la sciagura di Ustica e cioè il summit, il G7 di Venezia. Su questo sto eseguendo delle ricerche presso il servizio militare, tale servizio non ha molte carte, però probabilmente il Ministero degli esteri potrebbe averne moltissime. Ma sono ricerche a largo raggio.

Purtroppo, l’ufficio del pubblico ministero (attualmente è il pubblico ministero a seguire le indagini) ha un modo di lavorare molto diverso da quello che richiedono queste indagini. Esse richiederebbero, appunto, la lettura di interi archivi perché non sappiamo in quale fascicolo può essere compresa la carta che interessa la nostra inchiesta.

Non so se ricordate la vicenda - è venuta anche sui giornali - del centro di Verona, quel centro del Sismi che produsse i tre documenti in cui si dava una data della caduta del Mig libico diversa da quella ufficiale. Ripeto, il centro di Verona è stato un centro importantissimo del Sismi perché da lì si seguivano tutte le vicende del terrorismo altoatesino e nel Veneto. Ebbene questo centro ha distrutto tutta la sua documentazione a partire dal 1945 fino al 1990, mi sembra, ma nel caso questa documentazione fosse rimasta colui che fosse intervenuto dall'esterno avrebbe operato in condizioni di difficoltà estrema perché i fascicoli di un singolo centro sono migliaia e migliaia. I fascicoli che sono stati distrutti sono nell'ordine delle migliaia.

Ecco che si pone il problema per voi forse più che per me, di capire qual è la responsabilità delle amministrazioni: le pubbliche amministrazioni, i Ministeri, il livello politico più alto, quale dovere hanno di contribuire all'ausilio delle nostre e delle vostre indagini? In questo tipo di indagini il materiale documentale è essenziale, però è di mole tale che è inutile affrontarlo senza l'ausilio di colui che è il soggetto passivo delle nostre richieste. Serve inoltre un ausilio leale perché l'altra faccia del problema è la lealtà dell'aiuto. Infatti quando chiedo le carte che riguardano Ustica a una qualsiasi delle amministrazioni (facciamo quella più immune da sospetti, quella della pubblica istruzione), è la pubblica istruzione che deve fare la ricerca con modalità di lealtà perché non posso certo andare lo negli archivi di quel Ministero, che saranno grandi quasi come quelli degli esteri, e dire: quell'insieme di pratiche potrebbe contenere qualcosa che riguarda la strage x o la strage y.

FRAGALA’. Dottor Priore, mi hanno incuriosito due cose. Innanzi tutto nella scorsa seduta, quando ha risposto sul Mig 23 lei ha detto che una delle ipotesi è che sia stato abbattuto perché ci sono moltissime dichiarazioni testimoniali in questo senso, ossia che il Mig fosse inseguito da altri apparecchi. Io ho controllato la nostra documentazione e, come ricordavo, almeno agli atti della Commissione vi sono soltanto due testimoni che hanno visto volare un aereo, senza riconoscerlo come un Mig 23, intorno a CastelSilano. Quali sono le altre testimonianze, le moltissime testimonianze di cui lei parla?

PRIORE. Non posso scendere in dettagli, però ci sono più testimonianze che parlano di una pluralità di aerei la sera del 27 giugno. Ci sono anche documenti nei quali si parla della presenza di aerei anche il mattino del 18 luglio. Le testimonianze sono diverse. Comunque, a parte le testimonianze, c'è in particolare un documento in cui si parla dell'ingresso di una formazione di tre aerei il mattino del 18 luglio. Questa è una strana notizia che fa pure il percorso gerarchico dell'Aeronautica; questa notizia rìporta che c'erano tre aerei che volavano in formazione e che il Mig sarebbe caduto per una collisione con uno degli altri due.

La massa di notizie è sempre enorme e spesso anche contraddittoria, però per quanto riguarda la sera del 27 giugno ho raccolto più testimonianze in questo senso. Non so quelle a cui fa riferimento lei, ma sicuramente sono più di due. Resta il problema del valore delle prove soggettive, ma questa è una questione squisitamente giuridica o giudiziaria. Che ci siano testimonianze in questo senso è pacifico, così come ci sono documenti che parlano della presenza di più aerei. C'è addirittura un documento del Sismi in cui si parla della tarda serata del 18 e di abbattimento ("locali carabinieri riferirebbero che"). Questa, per esempio, è una notizia che poi scompare dalla memoria e dalle carte.

FRAGALA’. Quando le è capitato di sapere qualcosa lei è andato a vedere, ad esempio, per Cogliandro lei ha fatto una perquisizione veramente opportuna. Alla fine del 1986 si pose il problema del recupero del relitto e poi nel 1987 il sottosegretario Amato decise di fare quella famosa gara di appalto che fu vinta dall'Ifremer. Fu recuperato il relitto - allora il giudice istruttore era il dottor Bucarelli - e sotto la presidenza del senatore Gualtieri l'onorevole Amato fu sentito da questa Commissione in una audizione. Egli riferì che il giudice Bucarelli gli aveva detto di aver visto delle fotografie di fonte americana che mostravano il fondo del mare e il relitto. Il giudice Bucarelli, però, negò questa circostanza e pare addirittura che su questa negazione persistente si dimise nel 1990.

GUALTIERI. Non proprio per questo.

PRIORE. C'era un attrito su questa vicenda.

GUALTIERI. Vi furono comunque delle querele.

PRIORE. Ci fu uno strascico giudiziario.

FRAGALA’. Sempre nel corso della X legislatura furono ascoltati due tecnici che riferirono di un'attività di recupero in fondo al mare, addirittura con le tracce di un sottomarino con i cingoli e riportarono a galla la questione delle fotografie che sarebbero state fatte in circostanze diverse da quelle del recupero ufficiale operato dall'Ifremer. Poi è venuto lei e ha fatto quella opportuna perquisizione delle carte di Cogliandro, in cui fu rinvenuta la famosa nota da cui risultava che per l'appalto per il recupero dei resti dell'aereo - sul quale c'erano state molte perplessità perché era stato vinto da una ditta legata ai servizi segreti francesi e quindi era poco opportuno che recuperasse il relitto - era addirittura "volata" una tangente di un miliardo.

Vorrei sapere se sulla questione delle fotografie, sostenuta dall'onorevole Amato e negata da Bucarelli, poi riferita in Commissione dai due tecnici durante l'audizione del 1990, sulla tangente e sulla scelta dell'lfremer lei ha fatto degli accertamenti o se se ne è occupata qualche autorità giudiziaria ove lei non fosse competente in base all'articolo 11del codice di procedura penale.

PRIORE. Non mi sono occupato di una serie di fatti di cui lei parla, proprio perché non ero competente. Per quanto concerne l'opposizione tra la posizione dell’onorevole Amato e la posizione del dottor Bucarelli, lo stato della questione è rimasto in un certo senso lo stesso. Ho sentito di nuovo l'onorevole Amato il quale mi ha confermato la sua versione; non posso sentire il giudice Bucarelli perché me lo vieta una norma della procedura penale.

Per quanto riguarda invece la questione dell'Ifremer, devo rilevare che la tecnologia in questo campo particolare è limitata a pochissime nazioni, non ci si può rivolgere a chicchessia. I paesi che posseggono i mezzi per compiere questo tipo di esplorazione e di recupero sono pochissimi nel mondo occidentale: soltanto la Francia e gli Stati Uniti, questi ultimi anche con mezzi della Marina militare. Almeno al tempo in cui io ho dovuto compiere le stesse scelte che erano state compiute nel 1987 c'erano anche i russi. Anche i russi posseggono una buona tecnologia subacquea e sono in grado di raggiungere quelle profondità; non so se poi, dall'altra parte del mondo, cioè nell'Oceano Pacifico, vi siano anche i giapponesi, se cioè i giapponesi siano arrivati ai livelli dei francesi o degli americani.

Quindi c'è poco da scegliere. Io poi mi sono rivolto ad una ditta inglese, ma anche questa ditta ha dovuto ricorrere a subappalti vari, perché il macchinario per scendere a quelle profondità non è in possesso di tutti; in possesso, sin dall'epoca dei fatti, lo era dì certo sia della Francia sia degli Stati Uniti. Questo poi è il particolare imbarazzo che colpisce un po' tutti noi, che cioè soltanto ì paesi che appaiono in un certo senso interessati, sono anche quelli che posseggono la tecnologia per andare a vedere sui fondali.

FRAGALA’. Lei ha trovato indizi sul fatto che fossero state fatte prima, o durante, le campagne di recupero?

PRIORE. Abbiamo agli atti della Commissione delle fotografie. L'indizio più forte sono questi solchi che, secondo un esperto dell'Università di Bologna, non sono di origine naturale, perché sono troppo perfetti, sono solchi paralleli, quindi possono farsi risalire ad una apparecchiatura umana, a qualcosa di non naturale. Ci sono anche delle formazioni di curve, come se si trattasse di un qualche cosa che ha proceduto proprio sui fondali. L'elemento più indiziante di ricerche che sono di sicuro sfuggite, al di fuori di quelle che poi ha ordinato il giudice, è il fatto che questi solchi li troviamo in aree che ufficialmente non sono state esplorate, o meglio sono state esplorate nel momento in cui sono scesi coloro ai quali lo ho dato disposizione di scendere, ma questi erano solchi preesistenti in aree che non erano state percorse in precedenza.

PRESIDENTE. Nell'immobilità senza tempo del fondo marino.

PRIORE. Esatto, dove anche il bicchiere di plastica resta fermo, non si muove quasi più: questa è l'immobilità dei fondali marini, questa è la stranezza. Bisognerebbe fare accertamenti, e in questo senso io li ho avviati, su chi avesse i mezzi tecnici per arrivare a quelle profondità sin dal tempo in cui presumibilmente ci si è arrivati.

Le macchine sono sempre le solite: sono l'apparecchiatura dell'Ifremer, l'apparecchiatura di un'impresa statunitense, ed anche altri mezzi. All’epoca c’era questo famoso "Alvin", una sorta di campana che può scendere giù a profondità addirittura di 6.000 metri; i nostri reperti erano a 3.700 metri di profondità.

PRESIDENTE. Penso di esprimere il sentimento della Commissione, nei suoi superstiti a quest'ora tarda, ringraziando il consigliere Priore per questa interessantissima audizione che abbiamo completato in due sedute e su cui rifletteremo a lungo. Rinnovo al consigliere Priore la preghiera - lui conosce benissimo i fini della Commissione e lo ha dimostrato anche questa sera - che tutta la documentazione che può apparirgli di nostro interesse e compatibile con la segretezza dell'inchiesta, sarò grato se potrà esserci inviata.

Desidero informare la Commissione che non chiederò al dottor Priore, ma voglio chiedere al Ministero della difesa la trasmissione della relazione Pollice. Questo per stabilire un contatto istituzionale con il nuovo Ministro della difesa; poi valuteremo se avere un'audizione del Ministro della difesa e del Ministro dell'interno.

In conclusione di seduta vorrei dire una cosa, anche in previsione della discussione a cui ci dovremo accingere.

Penso che il peggior errore che potremo fare sarebbe se ci chiudessimo in dispute nominalistiche, dietro formule verbali. Quando ho utilizzato nella mia proposta di relazione lo stereotipo della sovranità limitata, non lo facevo per escludere responsabilità politiche. In una democrazia sovrana non ci devono essere limitazioni della sovranità; se sono accettate, questo accerta una responsabilità politica, non la esclude. Aggiungo che ad una limitazione di sovranità può anche corrispondere una strategia della subalternità, che può essere dettata anche da interessi di parte politica o da interessi personali, da volontà di carriera. Forse ho avuto il torto nella mia proposta di relazione di dare per presupposto tutto ciò; prendo atto che non è chiaro. Avremo occasione di chiarirlo, ma ho voluto farlo sin da questa sera.

Ringrazio ancora il consigliere Priore, e ringrazio voi tutti.

La seduta termína alle ore 22,25.

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