Legislatura 19ª - Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - Resoconto sommario n. 71 del 17/09/2025
Azioni disponibili
COMMISSIONE PARLAMENTARE PER L'INDIRIZZO GENERALE E LA VIGILANZA DEI SERVIZI RADIOTELEVISIVI
MERCOLEDÌ 17 SETTEMBRE 2025
71ª Seduta
Presidenza della Presidente
La seduta inizia alle ore 8.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PARERE SU NOMINE
Parere vincolante per la nomina del Presidente del Consiglio di amministrazione della Rai
La PRESIDENTE constata l'assenza del prescritto numero legale e, apprezzate le circostanze, toglie la seduta.
SULLA PUBBLICAZIONE DEI QUESITI
La PRESIDENTE comunica che sono pubblicati, in allegato, ai sensi della risoluzione relativa all'esercizio della potestà di vigilanza della Commissione sulla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, approvata dalla Commissione il 18 marzo del 2015, i quesiti n. 145/1201, 146/1203, 149/1215, 150/1225 per i quali è pervenuta risposta scritta alla Presidenza della Commissione.
La seduta termina alle ore 8,15.
QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (N. 145/1201, 146/1203, 149/1215, 150/1225)
BEVILACQUA, CAROTENUTO, ORRICO - Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai.
Premesso che:
Numerose segnalazioni e denunce, anche da parte di rappresentanti sindacali e addetti ai lavori, evidenziano una grave disparità di trattamento economico e contrattuale all'interno della Rai, con particolare riferimento alla sproporzione tra i compensi garantiti a conduttori esterni (spesso legati a influenze politiche o ad agenti che godono di una particolare influenza all'interno dell'azienda) e le condizioni precarie del personale giornalistico interno, con oltre 300 professionisti privi di un regolare contratto di lavoro, nonostante svolgano mansioni identiche a quelle dei colleghi assunti;
in particolare, viene denunciata la prassi dei cosiddetti "minimi garantiti", che assicurerebbe a taluni conduttori privilegiati compensi pari all'80-94% del valore contrattuale anche in caso di sospensione o riduzione delle trasmissioni, per un totale stimato di oltre 7 milioni di euro per quanto riguarda i soli programmi di intrattenimento, a fronte di un piano di razionalizzazione dei costi da 26 milioni;
dall'altro lato, si assiste a tagli indiscriminati alle trasmissioni di inchiesta e approfondimento, con riduzione di puntate, stagioni accorciate senza giustificazioni e mancato riconoscimento di premi di produzione, nonostante tali programmi rappresentino un pilastro del Servizio Pubblico;
infine, si sottolinea la mancata risoluzione del precariato strutturale, con iniziative insufficienti e insoddisfacenti come la selezione interna per coprire le carenze dei telegiornali regionali (127 posti in 2 anni che prevede, per di più, in invio a scatola chiusa presso le sedi regionali Rai), rispetto ai circa 300 precari totali e un futuro concorso pubblico che non rispondono alle esigenze dei lavoratori attualmente impiegati senza tutele;
considerato che:
il Servizio Pubblico deve garantire parità di trattamento, meritocrazia e trasparenza, principi violati dall'attuale gestione contrattuale e delle risorse, che favorisce logiche clientelari a discapito della qualità editoriale;
la Rai è tenuta a rispettare il contratto collettivo nazionale del giornalismo, evitando forme di dumping contrattuale che ledono i diritti dei lavoratori, in particolare quelli precari costretti a operare con compensi inferiori agli standard previsti;
le risorse pubbliche devono essere allocate in modo efficiente, privilegiando investimenti in contenuti di valore e nel personale stabile, anziché in contratti blindati per pochi favoriti;
la Commissione di Vigilanza Rai ha più volte sollevato criticità su squilibri gestionali e opacità nella politica dei compensi, senza che ciò abbia prodotto correttivi significativi;
si chiede di sapere:
quanti siano, in dettaglio, i giornalisti e i collaboratori Rai privi di regolare contratto (distinguendo tra redazioni centrali, regionali e programmi), quali mansioni svolgano e come siano retribuiti rispetto ai minimi tabellari del CCNL;
se e quali iniziative l'azienda intenda adottare per azzerare il precariato illegittimo, garantendo l'assunzione di tutto il personale attualmente impiegato con modalità non conformi alla legge e ai contratti collettivi;
quanti contratti con "minimi garantiti" siano attivi, a chi siano intestati, quali criteri ne abbiano determinato l'applicazione e quale impatto abbiano sui conti aziendali e sulla programmazione, anche in relazione ai tagli alle trasmissioni di inchiesta. Rispetto a detti contratti, si richiede, inoltre, la comunicazione dei documenti e dei dati, inclusi eventuali atti e dossier elaborati dalla Direzione Marketing, utilizzati per la selezione dei beneficiari dei contratti che includono i citati "minimi garantiti";
se non ritenga urgente una revisione delle politiche retributive e contrattuali, per eliminare privilegi ingiustificati e redistribuire le risorse verso il rafforzamento delle redazioni e dei contenuti di servizio pubblico, nel rispetto del principio di meritocrazia sancito dal Codice etico del gruppo Rai.
(145/1201)
RISPOSTA. - Con riferimento all'interrogazione in oggetto, fermo restando il grande rispetto che Rai ha per il lavoro della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi con riguardo alle funzioni di indirizzo e di controllo affidate a quest'ultima, si ritiene opportuno richiamare quanto segue:
• La circolare del Presidente della Camera n. 2, del 21 febbraio 1996, statuisce che sono inammissibili gli atti di sindacato ispettivo su materie che non coinvolgono direttamente la responsabilità del Governo, quale è l'attività gestionale della Rai.
• I poteri di controllo attribuiti alla Commissione sono strettamente connessi a quelli di indirizzo: il controllo che essa esercita, infatti, riguarda unicamente "il rispetto degli indirizzi" (art. 4, comma 1, della L. n. 103 del 1975) che recita testualmente: "formula gli indirizzi generali per l'attuazione dei principi di cui all'articolo 1, per la predisposizione dei programmi e per la loro equilibrata distribuzione nei tempi disponibili; controlla il rispetto degli indirizzi e adotta tempestivamente le deliberazioni necessarie per la loro osservanza;" e non si estende ad altre forme di manifestazione dell'attività della Concessionaria.
• L'Avvocatura dello Stato, nel parere reso in data 2 dicembre 2014 al Ministero dell'Economia e delle Finanze che chiedeva chiarimenti in ordine ai limiti del potere di acquisizione conoscitiva della Commissione, ha precisato che quest'ultima, secondo quanto stabilito dalla giurisprudenza costituzionale (cfr. pronuncia n. 69/2009), è titolare di poteri finalizzati al rispetto del principio del pluralismo e della qualità dell'offerta radiotelevisiva sotto il profilo della completezza dell'informazione e che tali poteri devono essere esercitati nel rispetto delle predette competenze e della riservatezza delle informazioni rese dalla Concessionaria.
• I dati richiesti rivestono natura di "fatto rilevante" e quindi price sensitive, in considerazione dello status di Rai di emittente obbligazioni quotate in un mercato regolamentato comunitario (Euronext Dublin) e il cui titolo è anche negoziato su sistema multilaterale di negoziazione italiano e tenuto conto che le predette informazioni sarebbero comunque oggetto di pubblicazione sul sito della Commissione.
• Il carattere price sensitive dell'informazione costituisce un elemento fondante dell'informazione privilegiata per cui si intende, ai sensi dell'art. 7 del Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio n. 596/2014 s.m.i. sugli abusi di mercato (c.d. Regolamento MAR.), un'informazione avente carattere preciso che non è stata resa pubblica.
• Le Linee Guida sulla gestione delle informazioni privilegiate adottate dalla Consob nell'ottobre del 2017 individuano come "privilegiate", tra l'altro, le informazioni attinenti all'"andamento della gestione".
Tutto ciò premesso, si precisa che Rai adempie a quanto previsto dalla normativa vigente in tema di trasparenza sulla comunicazione di dati e informazioni di carattere gestionale.
Alla luce del proficuo rapporto di collaborazione che da sempre contraddistingue le relazioni tra Rai e la Commissione di Vigilanza Rai, per quanto concerne più specificamente i temi oggetto del quesito, sentite le competenti strutture aziendali, si sottolinea che il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale è quello di offrire un prodotto di qualità che riesca a soddisfare le esigenze degli utenti. La configurazione dell'offerta declinata nella definizione di ciascun programma si basa tra i vari fattori su due elementi fondamentali: l'individuazione di format e l'affidamento ad artisti e conduttori di talento. Questo binomio è il presupposto per la realizzazione di programmi di qualità assicurando così un prodotto adeguato alla mission di servizio pubblico. Rai, come noto, opera in un mercato concorrenziale e in questo ambito si deve confrontare sistematicamente impiegando le pratiche commerciali in uso, poiché caso contrario l'offerta dell'azienda rischierebbe di subire un depauperamento.
Inoltre, si precisa che non sussiste nessun dossier marketing che possa essere oggetto di determinazioni contrattuali.
Per quanto concerne i contratti di lavoro autonomo, è opportuno precisare che gli stessi non si configurano come attività giornalistica e, pertanto, i relativi contributi sono regolarmente versati all'Ente previdenziale di riferimento (INPS, ex ENPALS), come previsto dalla normativa vigente.
Ai fini della contribuzione, infatti, rileva l'attività svolta e non l'eventuale iscrizione all'Albo dei giornalisti, peraltro limitata ad una parte delle risorse in questione.
L'iniziativa di stabilizzazione dei giornalisti precari di cui all'accordo del 23 luglio 2019, oltre all'iscrizione all'Albo, richiedeva conseguentemente ulteriori requisiti professionali ai fini della valutazione di coerenza rispetto allo svolgimento di un'attività di natura giornalistica.
Anche l'eventuale prosecuzione del percorso intrapreso con il citato accordo del 23 luglio 2019 (c.d. Fase 2) non potrà dunque prescindere da tali valutazioni e dovrà essere concordato tra le Parti in un quadro di compatibilità economico-finanziaria e di equilibrio della distribuzione dell'organico aziendale.
Da ultimo, si richiama la risposta al Quesito n. 143/1160/COMRAI, del 4 luglio 2025 "… Consiglio d'Amministrazione della Rai nella seduta del 26 giugno 2025, ha approvato l'accordo, previa selezione, per l'assunzione nel corso del biennio 2025-2026 di 127 giornalisti professionisti ora diversamente contrattualizzati da destinare alle esigenze di organico delle redazioni della TGR. Tale accordo è volto, da un lato, a valorizzare il lavoro delle risorse interne e a dare una concreta risposta ai lavoratori che operano in Azienda, assicurando loro stabilità e certezze, e dall'altro a rafforzare l'informazione sia nazionale che sul territorio. Quale segnale di attenzione verso la richiesta di una stabilizzazione nei programmi informativi, l'accordo prevede anche una quota di assunzioni riservata a tali contesti, non escludendo la possibilità di future diverse iniziative di stabilizzazione nell'ambito delle compatibilità economiche-finanziarie e delle esigenze di organico dell'Azienda".
AMATO, CAROTENUTO, ORRICO - Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI
Premesso che:
Sempre più spesso la titolazione dei ticker con l'aggiornamento delle notizie in tempo reale contengono strafalcioni ortografici ed errori dovuti a carenza di cultura generale (vedi l'ultimo caso di Rai news 24 dove l'autore de "il gattopardo" veniva indicato come Tommasi di Lampedusa).
Attualmente, per i concorsi pubblici come assistente di redazione in Rai, i titoli valutabili per l'accesso alla selezione si limitano al solo voto del titolo di studio del diploma e la certificazione della lingua.
Tenuto conto che sono proprio queste figure ad occuparsi dei ticker, si chiede agli interpellati se, per elevare il livello qualitativo delle redazioni, non ritengano sia il caso di inserire nei titoli valutabili nei pubblici concorsi rai per assistenti di redazione, anche il voto di laurea ed eventualmente l'abilitazione alla professione giornalistica.
(146/1203)
RISPOSTA. - Con riferimento all'interrogazione in oggetto, sulla base delle informazioni ricevute dalle competenti strutture aziendali, si forniscono i seguenti elementi.
In primo luogo, si precisa che la materia oggetto del quesito risulta regolamentata nell'ambito del Contratto Collettivo di Lavoro per i quadri, impiegati ed operai, sottoscritto con le OO.SS. SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, FNC UGL COMUNICAZIONI, SNATER e CONFSAL-LIBERSIND.
In particolare, le norme contrattuali richiedono, per tutti i profili professionali regolati dal CCL (ad esclusione di quelli operai), il possesso di un idoneo diploma di scuola secondaria di secondo grado e, per lo specifico profilo dell'assistente di redazione, una buona conoscenza della lingua inglese.
Gli avvisi di selezione per assistenti di redazione vengono definiti tenendo conto delle citate previsioni contrattuali e delle specifiche mansioni richieste al profilo professionale, secondo la relativa declaratoria contrattuale che si riporta di seguito:
"Con buona conoscenza della lingua inglese, nell'ambito delle redazioni giornalistiche si occupa di tutte le attività organizzativo-amministrative e di segreteria e svolge attività di supporto alla realizzazione dei prodotti giornalistici, anche mediante l'utilizzo delle tecnologie informatiche (es. acquisizione ed invio file di diversi formati, con immissione degli elementi essenziali per l'identificazione, "metadatazione"; elaborazioni materiale audio/video, quali scalettatura, messa in sequenza, assemblaggio, compattamento, finalizzazione dei prodotti per il web; ricerca contenuti all'interno e all'esterno del sistema di produzione del TG). In relazione al livello di esperienza e competenza maturata, può gradualmente specializzarsi in attività organizzative e di pianificazione degli eventi ("produttore di testata/ programmista multimediale", che, a titolo esemplificativo, organizza tutte le attività connesse a importanti reportage o eventi sportivi, eventi di cronaca e di attualità di rilievo, ecc.)".
Richiedere titoli diversi da quelli indicati nelle norme contrattuali potrebbe dunque determinare criticità con le Organizzazioni Sindacali e non essere coerente con gli sviluppi di altri profili professionali.
AMATO, CAROTENUTO, ORRICO. - Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai e all'Amministratore delegato di Rai Cinema
Premesso che:
Rai Cinema, dal 2019 a tutt'oggi, ha co-prodotto una serie di film per la regia di Giulio Base:
"Bar Giuseppe" è un film prodotto dalla one more pictures e co-prodotto da rai cinema. È costato 1.842.641 euro. Non è passato nelle sale a causa covid e non esistono stime di visibilità sulle visualizzazioni;
"Un Cielo stellato sopra il ghetto di Roma", co-prodotto da rai cinema, di cui non si conoscono né i costi di produzione né ci sono stime sulla visualizzazione tv, visto che non ha avuto sala;
"Il maledetto", prodotto ancora una volta da one more pictures e da rai cinema. Costo di produzione 2.442.095 euro. Anche in questo caso non si conoscono i ricavi e le visualizzazioni visto che non esiste al box office;
"A la recherce", prodotto dalla Agnus Dei Tiziana Rocca Production srl e da Rosebud Entertainment Pictures, da Solaria Film e da Rai Cinema, ha avuto un costo complessivo di produzione di 1.241.964 euro di cui 703.175 euro a carico del Ministero della Cultura (fonte: Dgca Mic) ed ha incassato 3.675 euro (fonte Cinetel e mymovies);
"Albatross", prodotto da one more pictures e da rai cinema. È costato 3 milioni e 400 mila euro. È uscito in oltre 100 copie raggiungendo un incasso a tutt'oggi di meno di 20 mila euro.
Tanto premesso e tenuto conto che i suddetti prodotti non hanno inoltre ottenuto riscontri critici decenti, si chiede al soggetto interrogato, quanto rai cinema abbia investito nei succitati progetti e quanto ne abbia ricavato.
(149/1215)
RISPOSTA. - Con riferimento all'interrogazione in oggetto, sulla base degli elementi ricevuti dalla consociata Rai Cinema - prima di riscontrare quanto richiesto nel quesito - si ritiene innanzitutto opportuno fornire alcune considerazioni di carattere generale sul funzionamento e sull'orientamento strategico di Rai Cinema.
Rai Cinema dispone di strumenti strutturati per la scelta dei progetti, per contemperare le numerose variabili in gioco e il fatto che, nell'ambito della mission di Servizio Pubblico, non ci si può limitare alla sola logica degli incassi cinematografici per scegliere i progetti su cui investire. Se così fosse, molte Opere che trattano tematiche importanti, ma definite "difficili" dal punto di vista commerciale, non avrebbero mai visto la luce.
Non a caso, in Europa, si parla di eccezione culturale, proprio per differenziare il cinema europeo da un modello - come quello statunitense - i cui driver sono essenzialmente economici. In generale, senza l'impegno pubblico a tutela dell'eccezione culturale, il cinema europeo, e quindi italiano, in buona parte non esisterebbe. Questa è una scelta di campo che riguarda la visione sul ruolo che si vuole attribuire al cinema.
Rai considera il cinema non solo come un'opportunità di business, ma ne riconosce anche la funzione sociale, culturale e di salvaguardia dell'identità nazionale, in un momento storico in cui le narrazioni di successo sono determinate da interessi economici globali e in cui molte storie rappresentano derivazioni commerciali di franchise. La funzione di tutela e promozione della nostra cultura passa anche dalla difesa di un mezzo come il cinema che concorre alla costruzione di significati e valori condivisi.
All'interno della produzione cinematografica di un Paese non esistono solo i film che incassano, ma anche le opere prime e seconde, quelle dei giovani talenti che hanno la necessità di sperimentare e che rappresentano il futuro del cinema in termini di rinnovamento di energie, tematiche e linguaggio. Esistono i film di autori che affrontano tematiche rilevanti, che alimentano il dibattito e il confronto culturale e sociale, film che possono far discutere, ma che portano anche a riflettere su punti di vista differenti e su aspetti della realtà non sempre conosciuti ai più.
Questo genere di film non sempre riesce a ottenere incassi rilevanti in sala.
Il ciclo di vita di un film non si consuma solo con l'uscita cinematografica, ma prosegue con altri sfruttamenti: lo streaming sulle piattaforme a pagamento, i passaggi sulle Reti generaliste e, infine, le library digitali come RaiPlay. Questo significa che la storia di un film raggiunge non solo il pubblico in sala, ma anche quello televisivo e online, attraverso le differenti modalità di fruizione nel corso del tempo.
In considerazione di tali elementi, si ritiene sia necessaria una maggiore cautela nella valutazione di un film, perché il suo valore può essere misurato tanto nei significati che riesce a veicolare, quanto nella valorizzazione economica che, nel lungo periodo, è in grado di generare attraverso le varie forme di sfruttamento.
Anche sul piano industriale, è importante ricordare che ogni film attiva una piccola economia: ogni produzione coinvolge un numero rilevante di risorse professionali, che comprendono non solo registi e attori, ma anche maestranze altamente qualificate, tecnici, scrittori, montatori, compositori, addetti alla post-produzione, distributori, legali, amministrativi. A questi, si aggiungono tutte le Società e i professionisti che lavorano nella produzione, marketing e distribuzione in sala dei film e tutti coloro che lavorano nelle piattaforme. In altri termini, questo si traduce in ricadute economiche, fiscali e di sviluppo per l'economia del Paese.
Alla luce di quanto detto, l'impegno di Rai Cinema assume un significato profondo.
La società, oltre ai film di connotazione più spiccatamente commerciale, produce una linea di film con un forte impatto culturale, in grado di avere una visibilità mediatica che va oltre i risultati della sala cinematografica: sono film particolari, difficili, a basso budget che trattano storie che meritano di essere portate all'attenzione del pubblico. Questi film - pur nella consapevolezza da parte della società che non avranno performance economiche particolarmente rilevanti - sono spesso selezionati nell'ambito dei festival nazionali ed internazionali, creando dibattito e spunti di riflessione per pubblici molto diversificati.
Negli ultimi 15 anni, Rai Cinema ha contribuito alla realizzazione di 903 film, di cui oltre la metà opere prime e seconde, e di 584 film-documentari, investendo complessivamente oltre un miliardo di euro. Si tratta di un dato non secondario, se consideriamo che il moltiplicatore economico di questa industria è tra i più alti, generando per le sole attività dirette quattro euro per ogni euro investito, come attestano numerosi studi di settore.
Rai Cinema ha, inoltre, collaborato con oltre 1.034 registi e 530 società di produzione, a dimostrazione di quanto sia centrale il principio del pluralismo produttivo, in un settore che, per funzionare, deve dare voce a punti di vista diversi, così come a differenti realtà produttive ed economiche.
Attraverso la propria divisione 01 Distribution, Rai Cinema, dal 2010 al 2024, ha distribuito direttamente 400 film, con 800 milioni di euro di incasso e 130 milioni di biglietti venduti, mantenendo una quota di mercato media del 10%. Altri 500 film sono stati distribuiti da terzi, contribuendo a un'effettiva apertura del mercato.
Sul piano commerciale, sono stati generati margini diretti di circa 290 milioni a beneficio del consolidato di Gruppo e ulteriori 170 milioni di utili sono stati retrocessi ai produttori, rafforzando la sostenibilità del sistema industriale.
Si tralasciano in questa sede i numerosi riconoscimenti ottenuti nei più importanti festival del mondo, tra cui Leoni d'Oro, Leoni d'Argento, Orsi d'Oro, Grand Prix della Giuria, Premio della Giuria, centinaia di David di Donatello, candidature agli Oscar (in short list o in cinquina), e premi del cinema europeo. A dimostrazione dell'efficacia delle scelte prese, il nostro cinema può essere definito tra i più premiati al mondo.
Si è consapevoli che questi aspetti siano di difficile considerazione per chi è estraneo all'industria del cinema, ma sono proprio queste le variabili che rendono il cinema rilevante non solo in termini culturali e sociali, ma anche in termini industriali, economici, fiscali e occupazionali.
Non c'è dubbio che esista una correlazione concreta tra il grado di emancipazione culturale ed economica di un Paese e lo stato di salute della sua industria cinematografica. Un'industria sana non può essere composta solo da "pesi massimi" in termini di incasso, ma ha bisogno di diverse tipologie di film e contenuti, anche in funzione dei bisogni culturali del pubblico e delle differenti modalità di sfruttamento di un'opera.
Si ritiene dunque che la miglior interpretazione di Rai Cinema risieda nella possibilità di armonizzare questi obiettivi - industriali, economici, culturali e sociali - e di lavorare nella complessità, cercando soluzioni e opportunità da rivolgere prima di tutto ai cittadini.
Naturalmente, contano anche i punti di vista diversi, specialmente se costruttivi.
Qualora, in base a una diversa visione, si ritenesse opportuno modificare la mission, indirizzandola esclusivamente verso la realizzazione di film commerciali in grado di incassare al botteghino, ci troveremmo di fronte a un cinema più povero di idee, di significati e di valori, forse, in fondo, inutile per i cittadini rispetto ai presupposti che il servizio pubblico è tenuto a perseguire.
Alla luce di quanto detto sopra, ogni film che Rai Cinema contribuisce a realizzare risponde alle logiche sopra esposte e rientra in una delle linee di indirizzo della società, nell'ambito dei diversi obiettivi individuati.
Di seguito, un breve excursus dei progetti di Giulio Base che Rai Cinema ha sostenuto negli ultimi dieci anni:
Cast: Giulio Base e Paolo Fosso
Con un budget davvero minimo, è stato portato per la prima volta al cinema un grande autore come Fernando Pessoa, trasformando un testo filosofico in racconto visivo. Nasce da uno spettacolo teatrale rodato e acclamato dalla critica e il film ha raccolto lo stesso entusiasmo: presentato al Festival di Venezia 2018 nella Sezione Sconfini, dove ha vinto un premio collaterale, è arrivato nella short list dei Golden Globe - premio cinematografico più importante del mondo dopo gli Oscar - accanto a 'Il traditore' di Marco Bellocchio, film di ben altro peso economico.
È da anni disponibile su RaiPlay dove ha avuto un significativo riscontro.
Cast: Ivano Marescotti, Virginia Diop, Nicola Nocella
L'investimento rientra in una logica di sostegno a un'opera a contenuto civile e sociale, con attenzione ai temi dell'accoglienza e dell'integrazione.
Si tratta di un film con un budget molto contenuto, presentato alla Festa del Cinema di Roma. Ha raccontato l'Italia profonda e silenziosa attraverso una storia di accoglienza e umanità, ottenendo la candidatura al Nastro d'Argento per il miglior soggetto. Ha portato sullo schermo un vangelo laico, poetico e necessario, trasformando un piccolo bar di provincia in luogo universale di speranza.
Non ha avuto uscita in sala a causa della pandemia di Covid-19 ed è stato distribuito direttamente su RaiPlay, all'interno della programmazione di film in esclusiva per la piattaforma di quel periodo.
Su Rai Play, ha avuto una fruizione significativa ed è stato ai primi posti per molto tempo.
Sulle Reti Rai, è stato utilizzato per 3 passaggi sui Canali generalisti e per 4 trasmissioni sulle Reti tematiche, con un ascolto complessivo di oltre 700.000 spettatori.
Inoltre, è stato sfruttato sui Canali Rai Italia e Rai World Premium, consentendo la diffusione alla platea internazionale degli italiani all'estero.
Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma
Cast: Irene Vetere, Bianca Panconi, Daniele Rampello
Altro film a basso budget, ha raccontato la memoria della Shoah attraverso gli occhi dei giovani, connettendo passato e presente in un dialogo necessario e doveroso. Ha trasformato un dramma storico in un racconto corale di ricerca e consapevolezza, ricevendo l'apprezzamento di scuole e istituzioni culturali. Presentato in anteprima al Festival di Roma, ha poi viaggiato nei festival di Atlanta, Austin, Bastia, Chicago, Los Angeles, Miami, San Diego e anche in Australia, ottenendo premi e nomination in ognuno di essi: dimostrando che la memoria può e deve parlare anche a tante culture diverse.
L'opera, con una chiara connotazione televisiva, è stata coprodotta da Rai Cinema in virtù del suo valore tematico e formativo: si tratta di un'opera con un forte valore pedagogico, molto adatto sia alla visione nelle scuole sia alla messa in onda per il Giorno della Memoria.
Ha avuto una importante circuitazione nelle scuole, nei festival e nei canali educativi.
Inoltre, ha avuto tre passaggi sulle Reti Rai generaliste e tematiche (ascolto complessivo di oltre 900.000 spettatori), oltre ad essere stato diffuso all'estero grazie alle trasmissioni di Rai Italia e Rai World Premium.
È attualmente disponibile anche su RaiPlay.
Cast Nicola Nocella, Ileana D'Ambra
Il film è la trasposizione del Macbeth di Shakespeare in una storia contemporanea, dove il desiderio di potere diventa ambizione criminale. Come il protagonista shakespeariano, anche qui il "maledetto" sogna la corona e la sua ascesa è condannata fin dall'inizio, in un viaggio che mostra il prezzo della brama di dominio.
L'idea di ambientare il celebre dramma shakespeariano in un "mafia movie" rappresenta il motivo di originalità del progetto, la sua modernità.
La scelta di sostenerlo è legata alla sua dimensione autoriale e sperimentale, nel quadro del pluralismo culturale promosso da Rai Cinema.
Il film è stato selezionato in diversi festival, come per esempio alla festa del cinema di Roma nella sezione Freestyle ed ha trovato distribuzione su RaiPlay.
Cast: Giulio Base, Anne Parillaud
Il film è un progetto a basso budget, con un forte impianto teatrale e sperimentale, orientato al pubblico dei festival e dei circuiti alternativi.
La protagonista femminile è Anne Parillaud, rimasta indelebilmente impressa nell'immaginario degli spettatori per la sua indimenticabile interpretazione di Nikita di Luc Besson. L'ingresso a bordo del progetto di questa icona del cinema francese ha rappresentato un grande valore aggiunto per il film, che ha assunto così un respiro anche europeo. Il film è un triplice omaggio: al cinema italiano, a Luchino Visconti e ad uno dei romanzi più grandi di sempre, 'Alla ricerca del tempo perduto' di Proust. Ha vinto alcuni tra i premi più importanti del cinema italiano: il Nastro d'Argento speciale 2024 e il Ciak d'Oro come miglior film d'essai.
Cast: Francesco Centorame, Giancarlo Giannini, Michele Favaro, Linda Pani
Il film è ispirato alla vita del reporter di guerra Almerigo Grilz, morto sul campo a 34 anni, e alla fondazione della sua agenzia di stampa libera e indipendente. In linea con l'obiettivo di Rai Cinema di raccontare tutte le storie e raggiungere tutti i pubblici, 'Albatross' descrive una figura controversa come Almerigo Grilz senza giudizi né agiografie, restituendo la complessità di un uomo e di un'epoca.
Anche questo film ha una connotazione prevalentemente televisiva, sarà infatti programmato sulle reti generaliste dopo aver fatto un'uscita in sala nel mese di luglio.
Il Vangelo di Giuda
Cast: Vincenzo Galluzzo, Rupert Everett, Paz Vega, Abel Ferrara, Darko Peric, John Savage, con la voce narrante Giancarlo Giannini
'Il Vangelo di Giuda' è una rilettura poetica e rivoluzionaria di una delle figure più controverse della storia evangelica: Giuda Iscariota.
Da sottolineare un cast internazionale di grande livello.
L'opera è un racconto a tutto tondo della vita dell'apostolo. Il regista, laureato in Teologia, torna a cimentarsi con personaggi appartenenti alla tradizione cattolica come già ha fatto nei film Bar Giuseppe, San Pietro (2005) e della miniserie Padre Pio - tra cielo e terra trasmessa nel 2000 su Rai 1 in Prime Time con ascolti del 42,6% e 44,9% di share.
Con un linguaggio cinematografico innovativo, il film è già prevenduto in molti Paesi ed ha avuto una grande visibilità su riviste internazionali come Hollywood Reporter e Variety.
È stato presentato al Festival di Locarno, dove è stato accolto da critiche molto positive, e uscirà in sala con un importante distributore come Eagle, probabilmente nel periodo pasquale.
BAKKALI, GRAZIANO, PELUFFO, STUMPO, VERDUCCI, NICITA. - Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI
Per sapere, premesso che
Martedì 15 luglio 2025 è andato in onda su Rai 3 il documentario "La Grande Bugia, Eritrea andata e ritorno" di Francesca Ronchin e Salomon Mebrahtu;
il citato documentario sta causando molte discussioni ed appare, a parere dell'interrogante, francamente inaccettabile per le tesi che sostiene, allineandosi totalmente alla propaganda del regime eritreo che nega qualunque accusa di opprimere il popolo eritreo e che dopo la presa del potere nel 1991 non ha mai consentito nessuna libera elezione e accettato di attuare riforme democratiche;
il documentario, inoltre, ha da un lato messo in discussione l'intero sistema istituzionale che vigila sul diritto d'asilo, riportando senza alcun contraddittorio testimonianze di presunti rifugiati che dichiarano di aver ingannato le autorità italiane;
d'altro canto coloro che sicuramente sono contro il regime eritreo sono stati ripresi in volto e ne è stato fornito il nome, con una evidente messa a rischio della loro sicurezza personale;
inoltre, il documentario ha presentato il regime eritreo come pacifico senza dare voce a coloro che possono confutare tale ritratto edulcorato fornito dalla Rai, che non considera il fatto che detto regime è accusato di "crimini contro l'umanità" da rapporti dell'ONU che evidenziano gli arresti arbitrari di oppositori, senza che vengano effettuate regolari indagini e processi, le torture in carcere, la negazione della libertà di espressione, di quella di associazione e di culto; i citati rapporti ricordano, inoltre, che il regime utilizza un "servizio nazionale", che altri non è che lavoro obbligatorio che costringe donne e uomini a servire il Governo;
il quadro sopra esposto sembra funzionale, come mostra la conclusione del filmato, ad esaltare il cosiddetto "Piano Mattei", come punto di svolta per le relazioni tra i due Paesi, con interviste ad imprenditori italiani che hanno già delocalizzato la produzione in Eritrea, laddove non esiste alcun sindacato libero e nessuna possibilità di contrattazione collettiva;
Si chiede pertanto di sapere
Quali iniziative intenda intraprendere la Rai, nel rispetto del contratto di servizio pubblico, per chiarire quella che appare essere una vera e propria disinformazione che distorce in maniera inaccettabile la realtà, facendo pura propaganda ad un regime sanguinario quale è quello eritreo.
(150/1225)
RISPOSTA. - Con riferimento all'interrogazione in oggetto, sulla base delle informazioni ricevute dalle competenti strutture aziendali, si forniscono i seguenti elementi.
La messa in onda dell'inchiesta ha suscitato un ampio dibattito, con la ricezione di numerosi messaggi di apprezzamento, in particolare da parte di appartenenti alla diaspora eritrea. Contestualmente, non sono mancate critiche e prese di posizione da parte di alcuni attivisti, le cui istanze risultano oggetto di analisi all'interno dell'inchiesta stessa. Pur nella legittimità del dissenso, tali reazioni sono considerate parte di un dibattito utile, poiché il confronto aperto e la ricerca della verità rappresentano i principi ispiratori del lavoro giornalistico svolto.
Scopo dell'inchiesta non è negare i problemi esistenti in Eritrea, ma analizzarli in una cornice più articolata, in particolare dando voce anche a chi, pur essendo fuggito, oggi rientra in patria senza subire ritorsioni. Spunti che invitano a interrogarsi anche su come aiutare concretamente i Paesi africani a superare le proprie difficoltà.
La cosiddetta "Grande bugia" non è quella di chi migra per migliorare le proprie condizioni di vita, bensì quella di un sistema che, in nome dell'umanitarismo, talvolta perpetua narrative strumentali per fini diversi da quelli dichiarati. In tale prospettiva, l'inchiesta invita a una riflessione più ampia su come sostenere realmente i Paesi africani e garantire una narrazione basata su fatti, fonti verificate e pluralismo delle voci.
L'inchiesta è stata realizzata in completa autonomia dalla giornalista Francesca Ronchin, senza alcuna sponsorizzazione o condizionamento da parte di enti pubblici o privati, nazionali o internazionali. Si tratta del risultato di un lungo lavoro di ricerca condotto sul campo, tra Italia, Europa ed Africa, nell'arco di diversi anni.
Il lavoro giornalistico si basa sulla raccolta e presentazione di fatti e non prende avvio da tesi precostituite. Tra le fonti utilizzate vi è anche la documentazione ufficiale dell'EASO (Agenzia europea per l'asilo, oggi EUAA), che già nel 2016 rilevava come, in base a una direttiva non pubblicata, i cittadini eritrei rientrati nel Paese, dopo averlo lasciato illegalmente, non risultassero generalmente soggetti a persecuzioni qualora avessero regolarizzato i rapporti con le autorità prima del rientro. Questo dato è stato verificato direttamente dalla giornalista, recatasi in Eritrea con regolare visto giornalistico e documentando la situazione tramite interviste e riprese sul campo. Tali elementi trovano inoltre riscontro in fonti esterne, come testate giornalistiche norvegesi e sentenze della giustizia svizzera (E-5022/2017 Swiss Federal Administrative Court), che confermano l'esistenza di rientri temporanei da parte di rifugiati eritrei senza conseguenze legali.
L'inchiesta dà conto delle principali accuse rivolte al regime eritreo, riportando anche le posizioni degli attivisti di "Eritrea Democratica" e intervistando dissidenti come Tesfamariam Sultan. Quest'ultimo è attivista noto e come tanti altri oppositori e dissidenti politici esprime da tempo pubblicamente e a volto scoperto le sue posizioni. Proprio per questo, ha liberamente deciso di essere intervistato dalla giornalista ben consapevole di essere ripreso tant'è che a ridosso della messa in onda, nel corso di diversi messaggi scambiati con la stessa giornalista, ha più volte ribadito la speranza che la sua posizione risultasse chiara e ben espressa in tutta la sua completezza.
Nell'inchiesta inoltre viene esplicitamente e più volte riconosciuto il contesto autoritario del Paese, le condizioni di vita difficili e l'esistenza di un sistema di leva prolungata.
Quanto all'imprenditore italiano intervistato, occorre precisare che trattasi del titolare di un'azienda che opera in Eritrea da vent'anni ed è subentrata al Cotonificio Barattolo, storica azienda italiana fondata da un altro imprenditore italiano negli anni '50. Rispetto all'attività svolta, il confezionamento dell'abbigliamento non è realizzabile in Italia da decenni per mancanza di disponibilità di manodopera interessata a questo lavoro e rappresenta nel mondo la principale occasione di lavoro dopo l'agricoltura di sussistenza. Questa azienda italiana è inoltre da sempre impegnata nella realizzazione di un modello d'impresa sostenibile e sociale con welfare aziendale come dimostra la presenza di un asilo interno con 200 bambini, di un centro di formazione e la scelta di utilizzare energia solare. Più di 500 famiglie eritree hanno un lavoro proprio grazie a questa azienda che rappresenta un reale contributo al sostentamento della popolazione locale e allo sviluppo del territorio. Molte delle responsabilità sono affidate a donne e madri, caso esemplare di empowerment femminile.
Va infine detto che l'azienda si confronta abitualmente con il sindacato nazionale eritreo NCEW (National Confederation of Eritrean Workers) al quale l'adesione è libera, e ha un comitato interno denominato JCC per il confronto periodico tra management e lavoratori.
Quanto al sindacato eritreo, il NCEW è partner di diversi progetti dell'UNDP (United Nation Development Program) dell'Unione Europea nonché dei tre principali sindacati italiani (vedi link: https://www.undp.org/eritrea/news/fostering-aspiration-new-massawa-workers-vocational-training-center-cisco-academy; https://www.eeas.europa.eu/delegations/eritrea/women-agribusiness-eritrean-women-agribusiness-association-aim-enhanced-economy_en).
L'inchiesta sottolinea come, al di là delle dinamiche politiche, la principale causa delle migrazioni sia tuttavia la povertà strutturale del Paese. Tale condizione è stata aggravata da decenni di conflitti con l'Etiopia e da sanzioni internazionali che, in alcuni casi, si sono rivelate infondate, come riconosciuto nel 2018 dalla stessa amministrazione statunitense.
Si evidenzia inoltre che il tema della povertà non viene quasi mai richiamato nelle dichiarazioni degli attivisti, i quali tendono invece a focalizzarsi unicamente su aspetti politici, tralasciando un'analisi più ampia delle cause dei flussi migratori.
L'inchiesta mette anche in evidenza come, in alcuni casi, individui di origine non eritrea - in particolare dal Tigray etiope - abbiano ottenuto lo status di rifugiati presentandosi come eritrei, ovvero sfruttando la narrazione consolidata di un Paese considerato tra i più repressivi al mondo. Ciò ha avuto conseguenze significative sul sistema di asilo e sull'immaginario pubblico, contribuendo a mantenere una visione semplificata e parziale della realtà eritrea.