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Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti

MISSIONE IN CAMPANIA

16 SETTEMBRE - NAPOLI

INDICE

Incontro con il prefetto di Napoli. *

Incontro con il sindaco e l'assessore all'ambiente del comune e con il dirigente del settore ambiente dell'amministrazione provinciale di Napoli. *

Incontro con il presidente della regione Campania e con il dirigente del NOE dei carabinieri di Napoli. *

Incontro con i rappresentanti delle associazioni ambientaliste. *

  

Gli incontri cominciano alle 16,10.

 

Incontro con il prefetto di Napoli.

PRESIDENTE. A titolo personale ed a nome di tutta la Commissione, la ringrazio, signor prefetto, per l'accoglienza efficiente e cortesissima che ha voluto riservarci.

Le chiediamo di fornirci tutte le informazioni da lei considerate utili ai fini della nostra attività, con particolare riferimento al suo ruolo di commissario di governo preposto alla gestione dell'emergenza rifiuti in Campania. Le saremmo anche grati, dottor Romano, se vorrà dedicare qualche accenno al problema del Sarno ed alla presenza di organizzazioni criminali nel settore oggetto della nostra inchiesta.

GIUSEPPE ROMANO, Prefetto di Napoli. Svolgerò una relazione, il cui testo consegno fin d'ora al presidente, che tra l'altro traccia una ricostruzione storica del problema dei rifiuti nella regione Campania. Vi consegno altresì alcuni grafici, predisposti dai miei collaboratori, in modo che abbiate a disposizione una rappresentazione anche visiva della situazione.

La situazione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani nell'ambito delle province di questa regione aveva assunto contorni di pressante emergenza, in relazione all'imminente scadenza (31 dicembre 1993) - in alcuni casi all'avvenuta scadenza - delle autorizzazioni alle discariche esistenti sul territorio, ed ai contenuti della legge regionale 10 febbraio 1993, n. 10, finalizzata al passaggio dal sistema privatistico, che fino ad allora aveva caratterizzato la realizzazione e la gestione degli impianti di smaltimento, a quello della gestione pubblica delle discariche stesse per mezzo dei soggetti attuatori del piano regionale (comuni, consorzi di comuni, comunità montane).

Le discrasie procedurali connesse agli adempimenti necessari per l'approntamento da parte della regione del piano preliminare allegato alla citata legge, avevano dato luogo, alla vigilia della scadenza delle autorizzazioni in parola, ad uno stato di fatto di particolare gravità, lasciando privo di ogni regolamentazione il settore, con il rischio che la chiusura della discarica avvenisse senza previsione di alternative immediate e senza soluzioni di continuità.

L'allora Commissario di governo della regione Campania - ossia il prefetto - segnalò, con rapporto del 19 gennaio 1994 trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri, tale grave emergenza e conseguentemente, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 febbraio 1994, fu decretato, a far tempo dall'11 febbraio 1994 fino al 30 aprile 1994, lo stato di emergenza; con ordinanza in tale data il commissario di governo - prefetto di Napoli - venne delegato ad attivare, d'intesa con il Ministero dell'ambiente e sentite le amministrazioni locali interessate, gli interventi necessari per fronteggiare il dichiarato stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani nella regione Campania.

Con la citata ordinanza e con quelle successive venivano conferiti al commissario delegato - prefetto di Napoli - poteri di adozione, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico, di provvedimenti straordinari ed urgenti, anche in deroga alla vigente normativa.

In particolare, veniva conferita al predetto la potestà di disporre ulteriori conferimenti mediante provvedimenti di occupazione d'urgenza e requisizione temporanea di aree presso impianti già autorizzati; requisire complessi aziendali per l'esercizio dell'attività di smaltimento dei rifiuti; requisire impianti i cui limiti quantitativi già autorizzati risultassero in esaurimento, attribuendone la gestione ad enti pubblici (cosa che fu fatta), con la previsione che i predetti impianti potessero essere oggetto di concessione di progettazione e realizzazione con oneri a carico dell'amministrazione, ovvero di concessione unitaria di costruzione e gestione senza oneri per l'amministrazione. Veniva inoltre conferita la potestà di disporre l'esecuzione di nuovi impianti, nonché l'integrazione ed il completamento di impianti pubblici esistenti o in costruzione, approvando progetti, provvedendo ad occupazioni di urgenza ed espropri, eseguendo opere, autorizzandone l'esercizio ed affidandone la titolarità ed enti pubblici; di disporre, infine, provvedimenti di messa in sicurezza e bonifica per gli impianti esistenti (si tratta di una delle attività in corso).

Nella fase di avvio delle attività connesse all'esercizio della delega, il commissario-prefetto procedette a predisporre un piano ricognitivo e di accertamenti da cui far derivare un quadro dettagliato, fino ad allora inesistente, della reale situazione delle singole discariche, e un programma di controlli e prescrizioni a garanzia della situazione igienico-sanitaria per le discariche private al tempo in esercizio (Di.fra.bi., CIMEVI nella provincia di Napoli e SOGERI ed Ecologica Meridionale nella provincia di Caserta).

Sulla scorta delle verifiche effettuate dagli organi tecnici, il commissario delegato adottò provvedimenti di proroga dell'attività delle sopra citate discariche private in conformità a quanto disposto dall'articolo 2, comma 2, della richiamata ordinanza. Si trattò dell'unico provvedimento adottato dal prefetto-commissario dell'epoca, al fine di consentire che discariche private continuassero ad esercire.

Contemporaneamente, l'esigenza di alleggerire i conferimenti presso gli stessi impianti - i soli funzionanti sull'intero territorio regionale - fece ravvisare la necessità di rivolgere l'attenzione verso altre due discariche: Ardolino, sita in Piazzola di Nola, e Iovino, sita in Palma Campania, per le quali le relazioni tecniche avevano evidenziato disponibilità in termini volumetrici e di superficie.

Pertanto, previo dissequestro delle relative aree da parte dell'autorità giudiziaria e previa la realizzazione di opere di adeguamento, fu autorizzato l'esercizio a termine delle predette discariche (Iovino dal 31 maggio 1994 al 26 ottobre 1994 e Ardolino dal 31 luglio 1994 all'8 gennaio 1995).

Si trattò di provvedimenti necessitati non solo dalla situazione di emergenza ma soprattutto dalla mancanza di fondi: i previsti finanziamenti di cui alle ordinanze della Presidenza del Consiglio dei ministri 11 febbraio 1994 e 31 marzo 1994, indispensabili per fronteggiare gli oneri economici connessi agli atti di requisizione, esproprio e realizzazione di nuovi impianti, furono infatti acquisiti soltanto a metà settembre 1994.

Soltanto dopo la proroga dello stato di emergenza al 31 dicembre 1995, disposta con ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri del 7 ottobre 1994, fu pertanto possibile avviare le procedure per il passaggio della gestione dal privato al pubblico, attraverso l'adozione di provvedimenti di requisizione di quegli impianti che presentavano ancora una certa capacità recettiva e quindi una certa durata di gestione nel tempo. Si tratta di un passaggio interessante perché, di fatto, il prefetto fu costretto ad affidare ancora al privato la gestione delle discariche, con tutti i rischi conseguenti.

Si procedette, quindi, alla requisizione, in data 30 novembre 1994, dell'impianto Di.fra.bi., affidandone contestualmente la gestione all'ENEA. In occasione dell'ultimazione del I lotto di un nuovo invaso realizzato dalla struttura commissariale in località Uttaro di Caserta, si procedette alla requisizione delle attrezzature di proprietà della società Ecologica Meridionale necessarie per l'attivazione del predetto nuovo invaso affidato in gestione al consorzio di bacino CE-3; in occasione dell'attivazione di un nuovo invaso sempre realizzato dalla struttura commissariale in località Bortolotto di Castelvolturno, si procedette alla requisizione delle attrezzature di proprietà della SOGERI ed all'affidamento della gestione al consorzio di bacino CE-4.

Ai fini dell'aggiornamento all'attualità della situazione registrata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta della XII legislatura all'atto della missione effettuata nel settembre-ottobre 1995 nelle province di Napoli e Caserta, fornirò una serie di elementi informativi.

Anzitutto, ritengo opportuno rimarcare il principio della provincializzazione adottato dalla struttura commissariale nonché la circostanza che, allo stato, nella regione Campania nessuna discarica per i rifiuti solidi urbani è affidata in gestione a soggetti privati bensì a soli soggetti pubblici, ai sensi della legge regionale n. 10 del 1993. Oggi è in atto l'assetto definitivo a regime ed in questo momento non vi è alcuna discarica che non sia affidata alla mano pubblica. Il principio della provincializzazione si attuò per iniziativa, sicuramente lodevole, del commissario che mi ha preceduto, il prefetto Catalano, il quale riteneva che non fosse possibile immaginare che, per esempio, sulla Di.fra.bi. di Napoli confluisse mezza regione Campania. All'epoca, di comune accordo - io ero prefetto di Salerno - pensammo di provincializzare lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nel senso di creare le condizioni affinché ogni provincia - per così dire - si "piangesse" i propri problemi.

Nel quadro della programmazione dell'emergenza, sono state progettate, realizzate ed attivate alcune discariche. Cominciando dalla provincia di Napoli, farò anzitutto riferimento alla discarica in località Schiavi di Giugliano, entrata in funzione dal 21 febbraio 1995 ed allo stato esaurita. La gestione è stata affidata al consorzio di bacino NA-1, commissariato nelle more dell'elezione degli organi statutari. E' in corso l'istruttoria del progetto di sistemazione finale.

Vi è inoltre la discarica in località Masseria del Pozzo di Giugliano, adiacente alla precedente, entrata in funzione in data 26 aprile 1996 ed affidata in gestione al consorzio NA-1, commissariato nella persona del sindaco di Giugliano. La data presumibile di esaurimento di tale discarica è il 31 marzo 1998. Il personale addetto è di 47 unità, assunte ai sensi dell'articolo 4 legge n. 608 del 1996.

Ancora, va citata la discarica in località Pirucchi di Palma Campania, entrata in esercizio a partire dal 2 gennaio 1996 ed affidata al consorzio NA-3, commissariato nella persona del sindaco di Tufino. Tale discarica, rispetto alla quale è stato indicato come data presumibile di esaurimento il mese di gennaio 1988 , è gestita dall'ENEA. Il personale addetto è di 22 unità.

Sempre in provincia di Napoli, vi è la discarica in località Schiava di Tufino, entrata in esercizio a partire dal 12 dicembre 1996 ed affidata al consorzio NA-3 con gestione dell'ENEA. Per tale discarica, il cui personale addetto è pari a 38 unità, la data presumibile di esaurimento è il mese di febbraio 1998.

In definitiva, le discariche attualmente in esercizio consentiranno l'autonomia di smaltimento di tutta la provincia non oltre il 1° aprile del 1998. Ciò significa che Napoli, che in questo momento sta gestendo l'emergenza, a partire da quella data gestirà le tragedie.

Per quanto riguarda la discarica Di.fra.bi. in Pianura, ne è stata disposta la chiusura nei primi giorni del gennaio 1996 ed attualmente si sta provvedendo alla messa in sicurezza.

Quanto alla provincia di Avellino, va citata la discarica in località Difesa Grande di Ariano Irpino, in esercizio dal 20 novembre 1995. La gestione è affidata al consorzio Asi-Dev (l'unico consorzio pubblico-privato esistente in provincia), composto dal consorzio Asi di Avellino per il 51 per cento e dalla De Vitia srl. Si tratta dell'unico caso in cui è stata assentita la realizzazione e la gestione di una discarica senza alcun onere a carico dello Stato. La data presumibile di esaurimento di tale discarica è indicata nel mese di agosto 1998.

Per quanto concerne la provincia di Benevento, si segnala la discarica in località Piano Borea del Comune di Benevento, in esercizio dal 12 gennaio 1996 ed in gestione al consorzio BN-1. E' prevista una autonomia di circa due anni (giugno 1999). Il personale addetto è di 11 unità.

Quanto alla provincia di Caserta, vi è la discarica in località Maruzzella del Comune di San Tammaro, in esercizio dal 5 marzo 1996 ed in gestione al consorzio CE-2. Data presumibile di esaurimento: marzo 1998. Il personale addetto è di 25 unità.

Vi è poi la discarica in località Parco Saurino del Comune di S. Maria La Fossa, in esercizio dal 26 maggio 1997 ed in gestione al commissario del consorzio CE-4. La data presumibile di esaurimento è il marzo 1998. Quando parlo di data "presumibile", significa che la discarica può essere utilizzata per un mese-un mese e mezzo in più rispetto alla scadenza indicata, ma non oltre. Il personale addetto è di 11 unità alle quali a breve si aggiungeranno, per 30 giorni, altre 2 persone.

Pertanto le discariche attualmente in esercizio consentiranno l'autonomia di smaltimento di tutta la provincia di Caserta fino al marzo 1998.

Per quanto riguarda la provincia di Salerno, va segnalata l'attività di stoccaggio provvisorio di Giffoni Valle Piana, avviata all'esercizio il 30 aprile 1996 ed esaurita il 31 dicembre 1996.

Si segnala, inoltre, la discarica in località Parapoti del comune di Montecorvino Pugliano, in esercizio dal 30 aprile 1996 e gestita dal consorzio SA-2 commissariato nella persona del sindaco di Montecorvino Pugliano. La data presumibile di esaurimento è il marzo 1999 ed il personale addetto è di 32 unità.

Infine, va citata la discarica in località Costa Cucchiara del comune di Polla, in esercizio dal 10 maggio 1996 e gestita dal consorzio SA-3 commissariato nella persona del sindaco di Polla. La data presumibile di esaurimento è marzo 1999 ed il personale addetto è di 7 unità.

Pertanto, le discariche attualmente in esercizio consentiranno l'autonomia di smaltimento dell'intera provincia di Salerno fino al marzo 1999.

Passando ad esaminare la situazione delle discariche previste, segnalo, per quanto riguarda la provincia di Napoli, l'ampliamento di Masseria del Pozzo in Giugliano, il cui progetto è in corso di elaborazione. Ho avuto occasione di incontrare il sindaco di Giugliano il quale mi ha rappresentato la ferma opposizione delle popolazioni locali, peraltro motivo ricorrente nell'intero panorama connesso alla previsione dell'insediamento o dell'ampliamento di nuove discariche. Il problema è reso ancor più complicato dalla necessità che si pone di lavorare su più fronti. La discarica di Giugliano, come quella di Giffoni che si trova al confine con Pontecagnano, insiste a ridosso di un comune della provincia di Caserta. In particolare, la discarica di Giugliano confina con il territorio di Parete. Ne consegue una doppia conflittualità e l'apertura di due fronti di lavoro e di contestazione.

Tra le discariche previste in provincia di Napoli, vi è inoltre quella in località Paenzano del comune di Tufino, il cui progettoè stato redatto e per il quale è in corso la procedura per l'espletamento della gara. Anche in questo caso il sindaco e la popolazione osteggiano il progetto e si sono creati anche problemi di ordine pubblico. A dire il vero, il sindaco di Tufino ha assunto un atteggiamento conciliante ed ha chiesto di suggerire al presidente della regione, commissario delegato per gli impianti definitivi di smaltimento, di realizzare una stazione di trasferenza, sì che l'impatto sulla popolazione possa essere più attenuato.

Va inoltre menzionata la discarica in località Lava del Mauro del comune di Terzigno (il cui progetto è stato già redatto e deve essere sottoposto all'esame della commissione tecnica). Questa mattina ho ricevuto il presidente dell'ente parco Vesuvio, il quale si oppone con tutte le sue forze a che nell'ambito del parco sia istallata una discarica.

La realizzazione e l'attivazione di dette discariche consentirà - o, meglio, dovrebbe consentire - l'autonomia della provincia fino al dicembre 1999.

Per quanto riguarda la provincia di Avellino, tra le discariche previste va segnalata quella che sarà ubicata nel comune di Lacedonia o nel comune di Andretta. Anche in questo caso le comunità si oppongono e, con l'avviso concorde del presidente dell'amministrazione provinciale, stiamo pensando di effettuare i primi sondaggi nel comune di Torre le Nocelle. Sono in corso le relative indagini geognostiche. La realizzazione e l'attivazione di dette discariche consentirà l'autonomia della provincia fino al dicembre 2000. L'unica discarica in atto è in Avellino-2, mentre Avellino-1 non ne ha alcuna; è proprio per questo che se ne vorrebbe impiantare una a Torre le Nocelle. Si tratterebbe di una discarica di limitate dimensioni, 70-80 metri cubi, che potrebbe durare non più di 4-5 mesi.

Per quanto concerne la provincia di Benevento, è prevista una discarica in località Serre del comune di San Bartolomeo in Galdo. I relativi lavori sono già in corso. La realizzazione e l'attivazione di tale discarica consentirà l'autonomia della provincia fino al dicembre 1999.

Per quanto riguarda la provincia di Caserta, segnalo l'avvio delle procedure per l'affidamento dei lavori nel comune di Villa Literno. Nel comune di Calvi Risorta il relativo progetto è in corso di elaborazione. Segnalo inoltre l'ampliamento della discarica del comune di San Tammaro, il cui progetto è in via di ultimazione.

La realizzazione e l'attivazione di dette discariche consentirà l'autonomia della provincia di Caserta fino a dicembre 1999.

Quanto alla provincia di Salerno, menziono il progetto relativo alla località Sardone del comune di Giffoni Valle Piana, i cui lavori sono in corso e quello relativo alla località Serre del comune di Ceraso, il cui progetto è stato esaminato dalla commissione tecnica e con riferimento al quale è in corso la procedura per acquisire le necessarie autorizzazioni (usi civici), ponendosi non pochi problemi al riguardo.

La realizzazione e l'attivazione di dette discariche consentirà l'autonomia della provincia fino a dicembre 1999.

In merito alle sopraindicate previsioni programmatiche si deve rappresentare che la ferma opposizione delle comunità locali, fatta propria anche dagli amministratori, a qualsiasi ulteriore nuovo insediamento di discariche o ampliamento di quelle già esistenti potrebbe determinare la realizzazione solo parziale delle discariche stesse.

Un contributo notevole potrebbe essere fornito nel caso in cui la Regione Campania fosse in grado di assicurare certezza in merito ai tempi di realizzazione degli impianti definitivi previsti nel piano regionale di smaltimento dei rifiuti.

Per tale considerazione, appare quanto mai opportuno che la gestione della fase transitoria affidata al prefetto delegato e la realizzazione degli interventi definitivi venga unificata in un unico soggetto - il presidente della giunta regionale della Campania - con attribuzione di potere extra ordinem.

Passando ora ad esaminare lo stato di attuazione di messa in sicurezza delle discariche esaurite, citerò, per quanto riguarda la provincia di Napoli, l'AL.MA. (è stato approvato il progetto di sistemazione finale ed i relativi lavori sono in corso di ultimazione); Novambiente (è stato approvato il progetto di sistemazione finale e l'inizio dei lavori è imminente); Ammendola e Formisano (è stato approvato il progetto di sistemazione finale ed i lavori sono in corso di ultimazione); la SA.RI (i lavori di sistemazione finale sono ultimati). Le quattro discariche non sono mai state utilizzate dalla gestione commissariale.

Per quanto riguarda Ardolino e Iovino, i lavori di sistemazione finale sono ultimati.

Con riferimento alla Di.fra.bi, è stato approvato il progetto di sistemazione finale e la relativa variante. I lavori sono in corso.

Per Schiavi di Giugliano è in corso di istruttoria il progetto di sistemazione finale.

Infine, per la CIMEVI il progetto di sistemazione finale è stato approvato e i relativi lavori sono in corso; per Fungaia Monte Somma è stato approvato il progetto di sistemazione finale e sono in corso i relativi lavori.

Per quanto riguarda la provincia di Caserta, il progetto di sistemazione finale di Ecologica Meridionale è stato sottoposto all'esame di una commissione tecnica, mentre per la SOGERIè stata richiesta l'intesa alla regione sullo schema di ordinanza di approvazione del progetto di sistemazione finale.

Passando ad analizzare le discariche abusive, ricordo che l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 18 marzo 1996 attribuisce al presidente della giunta regionale la redazione di un piano di intervento sulle discariche abusive con relativa previsione degli oneri finanziari.

Per contrastare il fenomeno, gli apparati statali hanno effettuato un costante controllo sul territorio. Ho chiesto - ed ottenuto - agli organi di polizia i dati aggiornati rispetto al mese di settembre del 1995. A dir la verità, non ho ricavato l'impressione di un'azione realmente incisiva, nonostante l'indiscutibile impegno del Corpo forestale, della Guardia di finanza, dei carabinieri e della polizia. Si sono verificati episodi di ritrovamento in discariche di rifiuti tossici e nocivi (se non sbaglio, ad Acerra). Si pone l'esigenza di un intervento forte e massiccio su tutto il territorio, per evitare che possano essere abusivamente perpetrati ulteriori danni all'ambiente

I poteri per il monitoraggio di tutte le discariche abusive sono in questo momento attribuiti al presidente della regione, al quale è riconosciuta la disponibilità finanziaria per bloccarle ed avviarne la messa in sicurezza.

Il Corpo forestale dello Stato nell'anno 1996 ha accertato nell'intera provincia di Napoli la presenza di ben sei discariche abusive, disponendone il sequestro (Agerola, Boscotrecase, Casamicciola, Barano, Sant'Anastasia e Serrara Fontana).

La questura di Napoli ha posto in essere numerose inchieste tendenti a verificare i collegamenti tra la malavita organizzata e le imprese impegnate nel ciclo dello smaltimento dei rifiuti. Sono state svolte indagini nel comune di Villaricca sull'impianto privato ed ormai chiuso da anni dell'Alma; in Qualiano, che è risultato interessato da un diffuso fenomeno di discariche abusive di piccole dimensioni; in Giugliano - località Tre Ponti - interessato a sversamenti abusivi di rifiuti; nel canale dei Regi Lagni, oggetto di scarichi abusivi da parte di aziende del circondario.

Infine, la Guardia di finanza ha denunciato alla competente autorità giudiziaria l'esercizio abusivo di attività di discarica nei comuni di Sant'Anastasia e di Torre del Greco.

Un ulteriore problema che si pone in maniera grave è che non esistono in provincia di Napoli discariche per inerti, che pure dovrebbero essere previste dalla regione Campania in un apposito piano. A suo tempo, la previsione per l'insediamento di una grossa discarica per inerti era stata fatta dal prefetto-commissario delegato. Successivamente, però, i poteri sono stati trasferiti alla regione. Sono l'ultima persona che potrebbe rivolgere critiche, ma non posso non considerare come la regione non abbia pensato di intervenire per realizzare una discarica per inerti. Di qui il proliferare di micro discariche di inerti, conseguente, appunto, alla mancata realizzazione di una discarica appositamente autorizzata.

Mediamente nella regione, probabilmente con qualche eccezione per Salerno e per Benevento, nel marzo-aprile del prossimo anno le discariche esistenti andranno in esaurimento. Attualmente si registra una forte opposizione delle comunità locali, le quali non intravedono in questo momento la possibilità dell'insediamento di impianti di smaltimento definitivi. Il piano regionale è stato ormai varato, ma sui tempi non si ha alcuna certezza. Il senatore Napoli mi conforterà in questo, anche sulla base dei contatti che abbiamo avuto all'epoca in cui ero prefetto di Salerno: se oggi potessimo dire alle nostre comunità che il sacrificio sarà limitato ad uno o due anni e che la discarica andrà necessariamente ad esaurirsi perché ci sarà l'impianto di smaltimento, sicuramente le istituzioni chiamate ad intervenire sul problema potrebbero risultare più convincenti.

In definitiva - si tratta di un'osservazione che non vuole essere né provocatoria né polemica - se i poteri del commissario-prefetto delegato e del presidente della regione potessero fondersi, affidando al presidente della regione un'unicità sostanziale, anche per legare i momenti della scelta della discarica, del suo mantenimento, della messa in sicurezza, dell'impianto di smaltimento, sicuramente si tratterebbe di una scelta più che opportuna. Non sarò certo io a rifiutarmi, dopo il 7 novembre, di gestire ancora il settore, qualora fosse necessario. Occorrerebbe tuttavia avere momenti di certezza con riferimento al piano ufficiale, che sicuramente è stato adottato in tempo utile rispetto ai parametri temporali indicati dalla Comunità europea; sta di fatto che in questo momento io, anche per non aver avuto opportunità di parlarne con il presidente della regione, non so dove saranno allocati gli impianti definitivi. Si sta cominciando - si tratta del primo passo che, naturalmente, depone bene per la regione Campania - con la raccolta differenziata che dovrebbe rappresentare il momento preliminare e pregiudiziale all'avviamento degli impianti.

Se vi interessa, sono in grado di fornirvi i dati riferiti ai costi dell'emergenza rifiuti in Campania, iniziata nel 1994. Ad oggi, sono stati assunti impegni per 119 miliardi e sono state erogate somme per 58 miliardi: per lavori 55 miliardi; per acquisto di beni e servizi 340 milioni; per pagamento al personale, tra straordinari, missioni e quant'altro, si sono spesi 8 miliardi 692 milioni. Sono stati spesi, in definitiva, 58 miliardi 175 milioni 539 mila 556 lire. Si tratta di un impegno sicuramente notevole per l'erario ma che, tutto sommato, sta consentendo negli ultimi 3-4 anni di gestire alla meglio, con un grande impegno, il problema dell'emergenza.

Ho con me un prospetto predisposto in maniera egregia dagli eccellenti ingegneri che fanno parte della struttura che mi affianca. In tale prospetto avrete la possibilità di prendere cognizione visiva di tutte le cose delle quali vi ho parlato. E' evidente che si tratta ora di affrontare il problema dell'ostilità delle popolazioni, visto che ciascun comune gradirebbe che la discarica fosse installata nel comune vicino. Se facessimo in questo modo - lo dico spesso, per scherzare - finiamo in Svizzera, a meno che non si riesca a passare lo Stretto...!

Vi ringrazio per l'attenzione e resto a disposizione per eventuali richieste di chiarimento o di integrazione.

ANTONIO CARCARINO. Anzitutto, ringrazio il prefetto per la sua relazione puntuale ed anche per l'oculatezza ad essa sottesa.

Lei ha detto che, con riferimento alle discariche abusive, non esiste la possibilità di un intervento forte. Intende riferirsi ai controlli, cioè ad un problema di organici, o all'inadeguatezza delle norme?

ROBERTO NAPOLI. La ringrazio, prefetto, anche per aver ricordato momenti comuni che abbiamo vissuto negli ultimi due anni sull'emergenza rifiuti.

Tenuto conto che ella, come commissario di Governo, ha responsabilità anche per la provincia di Salerno, le porrò domande molto precise. Lei ha sostenuto che la discarica di Montecorvino Pugliano, quella che attualmente, insieme allo stoccaggio di Giffoni, raccoglie i rifiuti della gran parte dei comuni della nostra provincia, dovrebbe esaurirsi nel marzo 1999, mentre l'atto d'insediamento della discarica, d'accordo il commissario di Governo, il sindaco Palo e la popolazione, è riferito al maggio 1998. Si tratta di un punto molto importante perché, mentre lei ha fatto riferimento al marzo 1999, l'accordo con le popolazioni (ricorderà le accese battaglie ed i cittadini che si erano legati per protesta con le catene) fu nel senso che la discarica avesse due anni di attività, cioè dal 1° maggio 1996 fino ad aprile 1998. E' evidente, a questo punto, che potrebbe sorgere un problema non indifferente. Vorrei che su questo punto la posizione del prefetto fosse chiara. Mi riferisco, infatti, al mantenimento di un impegno assunto in prefettura, che prevedeva la chiusura della discarica entro il 30 aprile 1998, come tutti i cittadini sanno ormai da due anni.

Quanto al problema degli impianti speciali, relazionando in riferimento alla previsione delle discariche, ella non ha fatto riferimento a quanto prevede il piano di rifiuti in materia di impianti speciali di termodistruzione o di termovalorizzazione. Di tali impianti il piano ne prevede cinque, mentre il ministro dell'ambiente Ronchi, intervenendo in Commissione, ad una mia precisa domanda riferita alla situazione della Campania, affermò - e successivamente, su mia richiesta, confermò - che non vi sarebbero state più di due impianti di questo tipo nella regione.

In sostanza, ci troviamo con un atto ufficiale della regione Campania che fa riferimento a cinque impianti speciali, mentre la dichiarazione ufficiale del ministro Ronchi è stata nel senso che, al massimo, vi sarebbero stati due impianti, anche in attuazione di quanto previsto dal decreto che porta il nome dello stesso ministro. Lei comprenderà benissimo, signor prefetto, come questa situazione metta in moto una serie di aspettative. La provincia di Salerno, che da tempo sta vivendo il problema legato ad una ipotesi di impianto di termodistruzione, si è attivata; da ultimo, il prefetto ha fatto ricorso al TAR per contestare l'illegittima allocazione, avvenuta senza il rispetto delle norme.

Se su questa materia continueremo a non essere chiari, soprattutto sotto il profilo dell'indicazione dei tempi e delle scadenze, non riusciremo a superare una situazione di emergenza nel cui ambito, ovviamente, si innestano fenomeni speculativi e di altra natura.

Sono tra i senatori che votarono a favore della norma di proroga dei poteri conferiti al prefetto, nel senso di mantenere in vita la distinzione tra i poteri del prefetto e quelli attribuiti, invece, al presidente della regione. Ciò anche perché nel decreto è precisato che uno dei due soggetti individua i siti mentre l'altro gestisce l'emergenza. Poiché lei ha disegnato un'ipotesi di unificazione di questi compiti (si tratta di una valutazione istituzionale di grande rilievo), vorrei che ci fornisse ulteriori elementi per agevolare la nostra comprensione. Avendo il legislatore previsto compiti ben precisi, di carattere più marcatamente politico per il presidente della regione e segnatamente di ordine pubblico per il prefetto, si tratta di capire quali siano le ragioni di utilità a base della richiesta di riportare lo svolgimento di tutti i compiti in capo ad una sola figura istituzionale che, mi sembra chiaro, dovrebbe essere più il prefetto che il presidente della regione.

GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. La sua relazione, signor prefetto, è stata esaudiente e molto chiara. Le chiedo soltanto se le risulti che in Campania vi sia mai stata una discarica per inerti, eventualmente esauritasi e non rinnovata.

GIUSEPPE ROMANO, Prefetto di Napoli. Quando ho sostenuto che manca un controllo forte, intendevo sottolineare la carenza di un controllo capillare. Non si tratta, quindi, di un problema legato alla mancanza di controlli, alla confusione o ad altri motivi di questo genere. Inoltre, quando riconduco questa capacità d'intervento all'apparato statale intendo riferirmi anche alle autonomie ed agli enti locali, che non riescono ad esercitare un controllo capillare su tutto il territorio.

Il controllo dovrebbe essere esercitato dagli enti locali, avvalendosi del corpo dei vigili urbani nonché delle forze di polizia. Queste ultime sono oggi chiamate ad assolvere a migliaia di compiti. Non credo che, quando si parla di controllo del territorio nel senso di garantire sicurezza, si possa pensare di impegnare carabinieri, Guardia di finanza o polizia di Stato per verificare se sul territorio si stiano verificando scempi. Solitamente l'intervento è collegato alla persecuzione di reati (penso, ad esempio, alla vicenda dei fusti ritrovati in provincia). Ciò nonostante, si registra un impegno delle forze di polizia anche su questo versante, impegno sia pure non perspicuo e capillare come sarebbe auspicabile fosse.

Senatore Napoli, la data relativa a Montecorvino Pugliano è marzo 1999. Nei primi tempi la discarica non è stata utilizzata appieno perché il sindaco-commissario, per motivi legati all'attraversamento dei comuni (lei ricorderà benissimo tutta la vicenda legata al fatto se l'attraversamento dovesse avvenire per Battipaglia oppure per Bellizzi), ha fatto in modo che la discarica stessa fosse utilizzata con parsimonia. Da quando sono prefetto di Napoli, avrò firmato almeno 4-5 provvedimenti per ulteriori conferimenti da parte di altrettanti comuni; non escludo quindi che la previsione possa non essere rispettata. In sostanza, l'indicazione del mese di marzo 1999 è una previsione di massima, ma non escludo che la discarica possa esaurirsi nell'aprile 1998, nel caso in cui tutti i comuni (in questo momento mi pare siano oltre 65) dovessero conferire i rifiuti e noi non dovessimo ridurre la portata del conferimento (Commenti del senatore Napoli). Ricordo bene quell'accordo. Le dico anche che l'altro giorno ho ascoltato qui a Napoli il sindaco di Montecorvino, il quale mi diceva di essere entrato nell'ordine di idee di accettare il mio suggerimento all'epoca in cui ero prefetto di Salerno, nel senso di far esaurire la discarica nel più breve tempo possibile. Quella che indica il mese di marzo 1999 è probabilmente una previsione di larga massima, ancorata nel tempo e che non tiene presente il conferimento di una molteplicità di comuni.

Nella mia premessa non ho parlato di impianti speciali per il grande rispetto che ho delle competenze istituzionali, visto che il problema degli impianti di smaltimento definitivo fa capo al presidente della regione. Non sono quindi in condizioni di riferire sul numero degli impianti né di conoscere la ragione per la quale il ministro Ronchi abbia dichiarato che gli impianti dovrebbero essere soltanto due. Anch'io, come lei, senatore, so che dovrebbero essere cinque.

Quanto al problema dell'unificazione delle funzioni e dei poteri, rilevo l'esistenza di una zona grigia, sotto il profilo temporale, che lega l'avvio ad esaurimento della discarica con l'impianto di smaltimento. Nel caso di Tufino, ad esempio, si dice che la discarica non è accettata e che tutta la comunità si opporrà all'insediamento; al limite, si acconsentirebbe alla localizzazione di una stazione di trasferenza, per poi versare nell'impianto di smaltimento. E' evidente che in questo caso io ho notevoli difficoltà ad attivare la discarica. La previsione di un unico organo istituzionale che gestisse il problema delle discariche, delle stazioni di trasferenza e degli impianti di smaltimento consentirebbe invece di avere una visione organica, definitiva ed esaustiva del problema.

Non ho detto prima - lo dico ora per chiarezza, anche perché ne sono pienamente convinto - che sicuramente, dopo il 7 di novembre, la data di scadenza dei poteri del prefetto di Napoli, non mi rifiuterei se dovessi essere chiamato a gestire ulteriormente l'emergenza. Credo, infatti, che scatterebbe una disponibilità doverosa da parte dell'organo statale, oltre tutto in piena sintonia con la regione Campania.

Quanto all'ultima domanda, non so rispondere. In particolare, non so se siano esistite discariche destinate agli inerti mentre sono sicuro che al momento non ve ne sono.

GIUSEPPE SPECCHIA. Ringrazio il prefetto, anche per il suggerimento, che considero quanto mai opportuno, di attribuire ad un unico soggetto i poteri in questo settore. Al di là delle motivazioni da lei ricordate, credo che nelle diverse materie delle quali ci occupiamo in Commissione ambiente abbiamo potuto constatare come troppi soggetti a volte non consentano di risolvere i problemi che, anzi, risultano aggravati.

Anch'io, quindi, sono favorevole alla previsione di un unico soggetto. Se, quindi, la Commissione lo riterrà, credo che una soluzione di questo tipo debba essere indicata al Governo.

La prima domanda che intendo porle si riferisce ad una tipologia di rifiuti diversa da quelli urbani e dagli inerti. In particolare, lei non ci ha detto niente a proposito dei rifiuti industriali tossici e nocivi. Le chiedo pertanto di fornirci informazioni - cosa che potrà fare anche in un secondo momento, inviando, se lo riterrà opportuno, un'apposita documentazione alla Commissione - con riferimento sia alla situazione attuale sia alle prospettive future.

In passato la magistratura ha promosso iniziative mirate a perseguire la criminalità organizzata operante nel settore dei rifiuti in Campania. A quanto le risulta, nella fase attuale il fenomeno esiste ancora ed in che termini?

GIOVANNI IULIANO. Al di là degli aspetti connessi alla gestione ordinaria o straordinaria dei rifiuti solidi urbani, la nostra Commissione mira soprattutto a stabilire eventuali connessioni con l'attività di organizzazioni criminose. In questo senso, il collega Specchia ha già anticipato una domanda che avrei voluto porre al prefetto. E' strano considerare che, quando negli anni settanta-ottanta le discariche in Campania erano private, non si ponevano problemi di ordine pubblico e le amministrazioni e le comunità non protestavano. Si tratta di un elemento sintomatico che non può non essere considerato nell'ambito di una riflessione complessiva sul problema. Con la sua eccezionale relazione - si tratta, del resto, di un dato consueto - il prefetto ha dato ulteriore prova della grande conoscenza in questo campo ed ha inserito un nuovo elemento di valutazione, cioè la questione finanziaria. In particolare, il prefetto ha fatto riferimento ad una cifra precisa: 119 miliardi di impegno complessivo. E' evidente che si tratta di un affare grosso, che può far sorgere dubbi sui ritardi accumulati nell'individuazione degli impianti di termodistruzione o di termovalorizzazione. Dal prefetto vorrei sapere se sia a conoscenza di casi di funzionari e dipendenti della pubblica amministrazione, a qualsiasi livello, indagati o rinviati a giudizio per fatti connessi ad attività criminose esercitate con riferimento alla gestione del ciclo dei rifiuti.

ROBERTO LASAGNA. Vorrei sapere quale sia la percentuale di materiale che finisce in discarica proveniente dalla regione Campania e quale invece proveniente da altre regioni.

CARMINE COZZOLINO. Eccellenza, le rivolgo una domanda che, almeno apparentemente, potrebbe sembrare poco attinente ai temi di cui ci occupiamo. Abbiamo effettuato un sorvolo in elicottero che ci ha consentito una ricognizione della parte più industrializzata della provincia di Salerno nonché della contigua parte dell'agro. Abbiamo così potuto vedere anche il Sarno, che io definisco una discarica ad alimentazione continua, una discarica che, dal punto di vista dell'inquinamento ed anche dell'ordine pubblico, pone problemi sicuramente più gravi di quelli riscontrabili in tante altre realtà analoghe. Il senatore Specchia ha fatto riferimento ad ipotesi di inquinamento da sostanze tossiche, come prodotto terminale di cicli industriali. Mi rendo conto che si tratta di un problema da trattare in sede separata; su di esso, comunque, come lei ben sa, è viva e costante l'attenzione di tutti, anche perché la questione dei rifiuti tossici assume un'importanza notevolissima in rapporto alla salute dei cittadini ed anche ai problemi economici del territorio.

Nell'ambito del discorso generale sul disinquinamento del Sarno, lei sa benissimo, anche perché abbiamo avuto occasione di frequentarci spesso all'epoca in cui ella era prefetto di Salerno, che l'alveo di questo corso d'acqua ed i suoi canali affluenti sono, per oltre due metri di altezza, occupati da fanghi tossici nocivi, depositati qualche anno fa in modo sconsiderato su terreni del comune di Scafati. A tale riguardo ho rivolto una serie di interrogazioni al ministro dell'ambiente, ma fino ad oggi non ho ricevuto alcuna risposta. Il Sarno rappresenta una fonte di costante pericolo per le popolazioni. Inoltre, in base agli ultimi rapporti dell'OMS, nella zona interessata risulta un indice di mortalità per cancro e leucemia del 17 per cento più alto che in qualsiasi altra parte del mondo. Il livello del pericolo reale è arrivato ad un punto tale per cui il territorio soffre in modo notevolissimo dal punto di vista non soltanto sanitario ma - ripeto - anche economico. Gli insediamenti industriali sono ormai diventati una chimera e quelli che già esistevano vengono progressivamente dirottati verso altri territori della provincia e della regione.

Ripeto: mi rendo conto che si tratta di un problema un po' ai margini degli interessi prioritari di cui oggi stiamo discutendo; tuttavia, trovandoci in una sede qualificata, credo che ella potrà dirci qualche parola in merito al dragaggio dei canali che, secondo il ministro Ronchi, dovrebbe essere effettuato dopo la costruzione dei depuratori. Ciò significherebbe far persistere una situazione di costante pericolo e, anzi, incrementarla per anni ed anni fino a quando non saranno portati a termine i lavori di depurazione.

Poiché lei conosce benissimo il problema, le chiedo una valutazione su quello che, a suo avviso, può essere fatto ai fini di un intervento immediato di urgenza. Da anni quella realtà vive una situazione di commissariamento di emergenza e durante la precedente gestione erano stati anche stanziati fondi tuttavia mai utilizzati.

PRESIDENTE. Signor prefetto, lei è commissario anche per il Sarno e, quindi, credo che sia in grado di esprimere una valutazione sul problema sollevato dal collega Cozzolino.

Sotto l'aspetto più propriamente attinente al ciclo dei rifiuti, vorrei sapere chi curi la messa a norma degli impianti delle discariche. Penso, ad esempio, alla situazione della discarica Alma il cui titolare, se ben ricordo, era Avolio, il famoso personaggio del procedimento Avolio più 19, il quale attirò all'epoca l'attenzione della magistratura. In sostanza, si tratta di capire se nella fase di gestione della messa in sicurezza e della bonifica rientrino dalla finestra personaggi che erano stati cacciati via dalla porta.

Lei ha citato, nel far riferimento alle nuove discariche, quella di Calvi Risorta. Nel sopralluogo che abbiamo effettuato alla fine dello scorso mese di luglio nel casertano, il sostituto procuratore della Repubblica che accompagnava i membri della Commissione ci ha informato di aver posto sotto sequestro quella discarica in quanto sulla stessa erano stati rinvenuti inerti depositati in modo illegale. Il problema ha una dimensione più ampia. In particolare, vorrei sapere se, dal suo osservatorio, ella abbia colto elementi di preoccupazione con riferimento al fatto che le cave utilizzate per l'estrazione di materiali - ad esempio, impiegati nei cantieri per l'alta velocità - possano diventare ricettacolo di inerti a copertura di smaltimenti illegali di rifiuti tossico-nocivi. Mi sento legittimato a porle questa domanda perché un episodio risalente a poche settimane fa ha riproposto il problema di industrie di estrazione presso cave che, una volta esauritasi l'attività estrattiva, sono utilizzate come ricettacolo. Il sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, nel corso della precedente missione, ci ha fatto presente che, in virtù dell'azione di contrasto svolta sul litorale domizio-flegreo ed anche - direi - come conseguenza delle iniziative della nostra Commissione, si era registrato un attenuamento delle attività illegali, con un conseguente trasferimento delle stesse verso l'interno.

GIUSEPPE ROMANO, Prefetto di Napoli. Per quanto riguarda i rifiuti industriali, l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri consente al prefetto di autorizzare lo sversamento in discarica. Se in questo momento dovessi dire se, con riferimento alle discariche della regione Campania od a quelle della provincia di Napoli, si ponga un problema di commistione, di infiltrazione e di condizionamento, dovrei dichiarare che il primo camorrista dovrei essere io, visto che a me spetta la sovrintendenza. Considerato che le discariche sono in mano pubblica, infatti, ne rispondo personalmente e penso di poter dire che non vi sono problemi particolari. I rifiuti industriali vanno in discarica previa autorizzazione del prefetto: di conseguenza, il sistema, in questo momento, è sotto controllo proprio perché - ripeto - dipende dal prefetto delegato.

Quanto, invece, ai rifiuti tossici, non ci dovrebbero essere problemi - in questa materia è sempre bene usare il condizionale - sempre che siano rispettate le competenze, nel senso che i rifiuti tossici siano versati nelle discariche autorizzate. In provincia di Napoli non esistono discariche di questo tipo, per cui i rifiuti di questa natura dovrebbero essere portati fuori. Se poi si verificano le cose delle quali parlava il presidente, allora scatta un altro meccanismo.

Il problema può essere così sintetizzato:siamo in condizioni di garantire, con tutto l'apparato statale nel suo complesso, che davvero in una parte del territorio non venga fatto scempio, per esempio, delle cave? Direi proprio di no, nel senso che non escluderei che in queste cave, in assenza di un monitoraggio costante e continuo, possano verificarsi cose di questo genere. Le dico anche che sarebbe bene chiedere alla regione Campania di farsi carico del rilascio dell'autorizzazione per una discarica per inerti, magari una mega discarica, che oltre tutto creerebbe nella popolazione minori preoccupazioni di quante ne possa creare una destinata a raccogliere rifiuti solidi urbani e, tutto sommato, sarebbe meglio accettata. In questo modo, rientreremmo tutti nelle regole. Si tratta di agevolare la comprensione di certe cose e di fornire opportunità perché, in assenza di queste ultime, è più facile la trasgressione, l'infrazione, l'utilizzazione scellerata del territorio, come talora avviene.

L'autorità giudiziaria, in materia di rifiuti tossici, sta esaminando i risultati di una grossa attività di indagine svolta dalla Guardia di finanza. Se volete, posso procurarvi i dati aggiornati: l'autorità giudiziaria ha trasmesso una serie di rapporti con riferimento a discariche abusive o a problemi collegati alla gestione antecedente a quella commissariale. Ora come ora, problemi non ve ne sono assolutamente.

Per quanto concerne i rifiuti tossici trasportati, il vero problema, anche della provincia di Napoli, è il Sarno. Se i tempi saranno rispettati - mi rivolgo, in particolare, al senatore Cozzolino - nell'aprile 2000 dovremmo poter bere acqua cristallina, la stessa acqua che il senatore va a prendere sul Po...

Proprio recentemente ha completato i propri lavori una commissione tecnico-scientifica che funziona da organo di consulenza per il prefetto ed abbiamo eseguito tutta la progettazione preliminare per gli impianti di depurazione, fatta dall'ISMES ed indicata dal ministro Ronchi. Si era pensato ad un concorso di progettazione, ma siccome la progettazione preliminare è stata fatta bene, siamo ormai alla fase conclusiva: si è pensato di scegliere il progettista e, entro una quindicina di giorni - non di più - dovremmo poter svolgere la gara per la scelta del progettista, al quale daremo un termine di non più di sei mesi per la progettazione definitiva, anche perché il tecnico designato avrebbe già a disposizione tutti gli elementi finora acquisiti. Vanno quindi considerati i successivi tempi tecnici necessari per l'espletamento della gara e per l'esecuzione dei lavori. I comuni, per fortuna, hanno già deliberato, per cui la scelta per l'allocazione degli impianti di smaltimento è già effettuata e non ci sono più problemi. La questione del Sarno dovrebbe quindi avviarsi a soluzione.

Quanto alla pulizia degli alvei, si tratta di un'esigenza rispetto alla quale credo che il commissario delegato abbia la possibilità di intervenire. Il prefetto che mi ha preceduto, del resto, lo aveva già fatto ed anch'io posso senz'altro intervenire.

Per quanto concerne l'altra questione, se il dragaggio dell'alveo fosse effettuato prima dell'attivazione degli impianti di smaltimento, si rischierebbe di risolvere ben poco; se, invece, il dragaggio intervenisse in un momento successivo, si raccoglierebbe acqua ormai pulita. Si tratta quindi di stabilire la progressione temporale di queste attività. A lume di naso, quindi non da esperto ma basandomi sul buonsenso, credo che debbano essere realizzati prima gli impianti di depurazione e che poi si debbano avviare le attività di dragaggio. Anche su questo problema mi riservo di verificare, insieme al Ministero dell'ambiente, anche perché il direttore generale del capo di gabinetto agiscono da consulenti, quali siano le migliori possibilità di intervento, anche perché si tratta di progetti grossi, che sicuramente prevederanno un forte impegno per l'erario. Va quindi analizzato se sia opportuno realizzare interventi frammentati che potrebbero servire a niente. Se, ad esempio, domani dragassimo tutto il Sarno, dopodomani vi sarebbe nuovamente un accumulo di rifiuti, anche perché, al momento, le industrie non sono tutte a norma...

PRESIDENTE. Vi sarebbe anche il "piccolo" problema di dove depositare i fanghi, che sono anch'essi nocivi.

CARMINE COZZOLINO. Per arrivare a due metri e mezzo, sono stati necessari circa trent'anni. Se aspettassimo altri due-tre anni, arriveremmo a due metri e quaranta. Tuttavia, se riuscissimo ad intervenire subito, avremmo salvaguardato la popolazione dal dramma incombente.

GIUSEPPE ROMANO, Prefetto di Napoli. Su questo punto, senatore Cozzolino, mi riservo di assumere determinazioni nel momento in cui avrò acquisito una più compiuta cognizione tecnica della questione.

CARMINE COZZOLINO. Il problema, più che di natura tecnico-idraulica, è di carattere sanitario.

PRESIDENTE. Credo che a questo punto la Commissione abbia segnalato con forza al prefetto un problema che, tra l'altro, il dottor Romano conosce benissimo. Se ella volesse aggiornarci sugli sviluppi futuri, la preghiamo di trasmettere l'eventuale documentazione direttamente alla Commissione.

GIUSEPPE ROMANO, Prefetto di Napoli. Si tratta di un impegno che assumo senz'altro.

Non ci sono funzionari dell'apparato della pubblica amministrazione che risultino indagati per fatti connessi a questo tipo di attività.

Quanto al quesito posto dal senatore Lasagna, posso dire che da altre regioni non arrivano in Campania rifiuti solidi urbani. A mo' di battuta, dirò che i nostri rifiuti già ci bastano...!

ROBERTO LASAGNA. Neanche rifiuti speciali?

GIUSEPPE ROMANO, Prefetto di Napoli. No, assolutamente.

PRESIDENTE. Poiché in passato la Campania è stata teatro di traffici e di flussi colossali nord-sud, la domanda del senatore Lasagna era mirata a conoscere se questo flusso si fosse interrotto.

ROBERTO LASAGNA. Quindi, le barriere funzionano ancora!

GIUSEPPE ROMANO, Prefetto di Napoli. Sì, funzionano. Addirittura mi risulta che alcune regioni abbiano formalizzato questo tipo di situazione; la regione Basilicata, ad esempio, ha deliberato il divieto anche di attraversamento nei confini regionali di mezzi adibiti al trasporto di rifiuti.

Quanto al problema della messa a norma, sollevato dal presidente Scalia, è previsto o l'intervento diretto del commissario delegato oppure di chi aveva la gestione precedente. Io, anche in considerazione del fatto che si tratta di un business non indifferente che fa gola ai precedenti gestori (ne conseguono problemi rilevanti, che in alcuni casi hanno portato anche alla presentazione di ricorsi davanti al TAR), mi sto orientando per la gestione diretta, nel senso di appaltare direttamente, sulla base di gare e, quindi, con tutte le garanzie di questo mondo, l'attività per la messa in sicurezza degli impianti residui per i quali sussiste ancora un contenzioso.

PRESIDENTE. Mi sembra molto importante escludere nella fase finale quei soggetti che abbiano già ricevuto vantaggi, molto spesso illeciti, in fase di gestione diretta degli impianti.

GIUSEPPE ROMANO, Prefetto di Napoli. Si tratta di un fenomeno che, al momento, escluderei. Del resto, lo stesso fenomeno è oggetto di attento esame da parte mia. Il mio orientamento - ripeto - è a procedere direttamente, nel senso di impegnarmi in questa direzione, naturalmente dietro conguaglio, anche perché alcuni gestori di discariche stanno già conseguendo lauti guadagni con la vendita all'ENEL dell'energia ricavata dai biogas. Si tratta, quindi, di gestire bene questa fase.

PRESIDENTE. La ringraziamo ancora, signor prefetto, sia per l'ospitalità che ha offerto alla Commissione sia per l'interessante contributo che ha voluto fornirci.

 

Incontro con il sindaco e l'assessore all'ambiente del comune e con il dirigente del settore ambiente dell'amministrazione provinciale di Napoli.

PRESIDENTE. Nel salutarvi, a nome della Commissione, osservo anzitutto che per voi sarebbe facile fare riferimento al fatto che esiste una situazione di commissariamento. Vi chiediamo comunque di fornirci tutte le informazioni di cui disponete e che voi riteniate utili ai fini del nostro lavoro, anche per capire se nei due anni intercorsi tra il sopralluogo della precedente Commissione d'inchiesta monocamerale ed oggi siano intervenuti - ed, eventualmente, in che direzione si siano mossi - elementi di novità.

ANTONIO BASSOLINO, Sindaco di Napoli. Anzitutto, vi ringrazio per l'ulteriore sforzo di approfondimento della situazione che caratterizza la nostra realtà territoriale.

Per quanto riguarda la città, negli ultimi due anni sono intervenute alcune novità. In particolare, dal 1° settembre dello scorso anno è stato avviato un nuovo appalto per l'affidamento a privati della raccolta dei rifiuti solidi urbani. L'appalto ha durata triennale e, grazie ad esso, rispetto al periodo precedente (1990-1996), abbiamo risparmiato 12 miliardi l'anno, ossia 36 miliardi in tre anni. Si tratta di un dato che non credo richieda alcun commento.

Nella fase iniziale abbiamo avuto qualche problema, nel senso che il forte risparmio che andava accumulandosi ha prodotto una serie di azioni di boicottaggio ed ha determinato varie vicende in alcuni quartieri; tale situazione, è stata comunque superata.

Sempre rispetto a due anni fa, è stata chiusa la discarica di Pianura, situata in città ed attualmente lo smaltimento dei rifiuti della città di Napoli avviene presso la discarica di Giugliano.

Inoltre, abbiamo affidato un incarico al CISPEL perché ci indichi la forma di gestione più adatta, anche alla luce dell'attuale normativa, dopo la scadenza del contratto triennale che si avvierà con la gara di appalto. Entro un mese, il CISPEL dovrebbe consegnarci i risultati dello studio e, comunque, il nostro orientamento è di superare la divisione che attualmente si registra in città tra lo smaltimento ed il servizio di spazzamento, che invece è realizzato, in economia, ancora dal comune, in direzione di un ciclo unico. La mia opinione è che si debba addivenire ad un rapporto tra pubblico e privato, ad una società mista che gestisca l'intero ciclo, superando le differenziazioni attuali.

Tra i dati aggiornati rispetto alla precedente missione della Commissione d'inchiesta, segnalo infine l'avvio della raccolta differenziata. Attualmente, in città sono collocati 670 contenitori gialli per la raccolta dei recipienti in plastica per liquidi; 520 campane verdi per il vetro; 292 contenitori bianchi collocati presso le farmacie per la raccolta dei farmaci scaduti; 400 contenitori gialli piccoli per le batterie scariche, collocati presso farmacie e punti di vendita. Inoltre, è attiva la raccolta differenziata delle batterie di piombo scariche di auto, presso appositi punti di raccolta. Nei prossimi giorni, cioè entro la fine del mese, partirà la raccolta differenziata della carta, con un progetto "carta scuola", cioè con l'installazione di contenitori presso tutte le scuole elementari e medie ed un altro progetto "carta casa", con contenitori collocati presso appositi centri di raccolta.

Infine, anche grazie al recente decreto del ministro Ronchi ed all'ultima circolare ministeriale, contiamo di superare nei prossimi giorni (nonostante l'ASCOM ci abbia comunicato di non essere ancora pronta, ma cercheremo comunque di intavolare una trattativa serrata) quello che considero un vero e proprio sconcio pubblico: mi riferisco ai cartoni da imballaggio lasciati in tutte le strade e, in particolare, nelle vie del centro storico. Questo tipo di materiale provoca un ulteriore aggravio in sede di raccolta e da vita ad un fenomeno che, a mio avviso, non è sopportabile anche sotto il profilo della civiltà.

RICCARDO DI PALMA, Assessore all'ambiente del comune di Napoli. Siamo in continuo contatto con la prefettura e con la regione, cioè con i due commissari straordinari, sia per le discariche che per la raccolta dei rifiuti, in modo da programmare tutto passo dopo passo. Il problema di fondo che credo assuma un particolare rilievo è quello della bonifica delle discariche esaurite. Il sindaco ha ricordato che siamo riusciti, tutti insieme, a chiudere la discarica di Pianura, una delle più grandi discariche europee. Lo scandalo vero era dato dal fatto che a Pianura scaricavano non soltanto Napoli e provincia ma anche Salerno ed Avellino. Per un certo periodo tutta la Campania...

PRESIDENTE. E non solo la Campania...!

RICCARDO DI PALMA, Assessore all'ambiente del comune di Napoli. Sì, i rifiuti provenivano anche da altre regioni.

La vicenda di Pianura, che finalmente siamo riusciti a chiudere dopo aver superato notevoli difficoltà, deve rappresentare un esempio fondamentale, nel senso che la bonifica del sito resta una delle scommesse essenziali da affrontare. Va considerato, infatti, che la discarica di Pianura è vicinissima alla riserva naturale degli Astroni e si trova al centro di una zona nella quale l'amministrazione ha in atto un progetto di recupero complessivo, con la creazione di grandissimi spazi e di strutture sportive o destinate a verde, utilizzando fondi europei.

PRESIDENTE. Su questo punto il prefetto ci ha fornito assicurazioni, che mi sono sembrate molto importanti anche dal punto di vista delle procedure, con riferimento all'opportunità di evitare che soggetti i quali abbiano usufruito, talvolta in modo illecito, della titolarità della discarica o dell'impianto possano - per così dire - ripresentarsi per partecipare all'ulteriore business dell'attività di bonifica e di messa in sicurezza.

ANTONIO BASSOLINO, Sindaco di Napoli. Credo che la bonifica della discarica di Pianura rientri nelle competenze del prefetto-commissario.

PRESIDENTE. Sì, è così.

GIOVANNA NAPOLITANO, Dirigente del settore ambiente della provincia di Napoli. Intervengo limitatamente alle competenze dell'ufficio che dirigo. L'ufficio, tra tante difficoltà legate a carenze di strutture e di personale, cerca di svolgere al meglio le attività allo stesso demandate dalla legge. Attualmente, l'attività di controllo è esercitata essenzialmente attraverso le ASL, non avendo noi personale specializzato.

PRESIDENTE. In sostanza - tanto per capirci - la provincia di Napoli non ha a disposizione guardie provinciali. E' così?

GIOVANNA NAPOLITANO, Dirigente del settore ambiente della provincia di Napoli. Solo da poco è stato previsto il corpo di vigilanza ambientale, del quale si sta avviando la costituzione. Al momento, abbiamo soltanto cinque vigili ambientali assegnati da un paio di mesi. La nostra competenza, tra l'altro, si estende non soltanto allo smaltimento dei rifiuti ma anche ai corpi idrici, agli scarichi ed all'inquinamento atmosferico. E' evidente che, a fronte di tutto questo, con cinque guardie ambientali si può fare ben poco.

Per quanto attiene specificamente alla gestione dei rifiuti, cerchiamo di controllare almeno l'attività autorizzata, attraverso le ASL. A seguito della pubblicazione del piano regionale, ci stiamo attivando per coordinare le attività dei comuni con riferimento a taluni adempimenti quale, ad esempio, la raccolta differenziata. Pensate che attualmente non vi è nemmeno il dirigente del servizio che dovrebbe occuparsi dello smaltimento rifiuti! E' un grave problema di carenza di personale...

PRESIDENTE. Capisco.

GIUSEPPE SPECCHIA. Nel ringraziare i nostri ospiti, sottolineo positivamente il fatto che il comune si stia muovendo nell'ottica di arrivare ad una gestione unica che ricomprenda lo spazzamento, la raccolta e lo smaltimento. Del resto, un tale orientamento è riscontrabile un po' in tutta Italia. Vorrei sapere, nonostante l'esiguità dei tempi di applicazione, quale sia stata la risposta dei cittadini, in particolare se quest'ultima sia stata sufficientemente adeguata.

Il prefetto ci ha detto che, per quanto riguarda Napoli e provincia, le attuali discariche esauriranno la loro funzione entro il mese di marzo 1998. In particolare, con riferimento a Giugliano, vi è un progetto in elaborazione ma vi sono problemi nel rapporto con le popolazioni interessate. In tale contesto è poi intervenuto il piano regionale. Con riferimento alle indicazioni contenute in quest'ultimo, vorrei sapere se le stesse siano condivise dal comune di Napoli e se le risposte fornite dal piano, anche per quanto concerne gli impianti di smaltimento, soddisfino, a vostro parere, le esigenze del territorio napoletano e, infine, se vi siano iniziative in corso per affrontare il problema a partire dal mese di marzo 1998.

GIOVANNI IULIANO. Chiedo al sindaco di Napoli se, a parte l'attuazione del decreto legislativo Ronchi, abbia pensato, in sede di raccolta differenziata, a proporre soluzioni incentivanti, soprattutto con riferimento ai commercianti. I 600 mila metri cubi di rifiuti prodotti ogni anno a Napoli potrebbero essere abbondantemente ridotti con una oculata incentivazione della raccolta differenziata.

GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Dal rappresentante della provincia vorrei sapere quali controlli siano esercitati, ed in che modo, dalle ASL sui materiali versati nelle attuali discariche. Anni fa questo tipo di controllo era effettuato dalla provincia di Napoli, anche se all'epoca di un determinato assessorato non fu esercitato alcun controllo. Per esempio, nella discarica di Pianura veniva a scaricare anche l'ACNA di Cengio. Ho fatto una denuncia alla procura della Repubblica ed ho presentato diverse interrogazioni parlamentari per sapere cosa l'ACNA fosse venuta a scaricare nelle falde dei monti Astroni ma nessuno mi ha mai risposto, perché non è mai stato fatto alcun controllo.

Vi è stata una nefasta ordinanza del TAR della Campania. La regione Campania voleva vietare che a Napoli fossero scaricati rifiuti da altre regioni d'Italia, ma il TAR le dette torto: da quel momento, purtroppo, da tutta Italia si riversarono rifiuti nella megadiscarica di Pianura. Vorrei sapere quale sia la situazione attuale, che mi interessa particolarmente dato che l'alberatura della sponda interna degli Astroni secca perché i gas sprigionati dalla discarica sono nocivi per la vegetazione. Attualmente, chi effettua questo controllo?

PRESIDENTE. Ricordo al collega Lubrano, a proposito della domanda contenuta nella sua interrogazione parlamentare, che la precedente Commissione d'inchiesta aveva reso pubblico il fatto che l'ACNA di Cengio aveva scaricato qualcosa come mille tonnellate di fanghi nella discarica di Pianura. Questo dato è rimasto incontestato, quindi, purtroppo, sappiamo almeno cosa ha fatto l'ACNA.

ANTONIO CARCARINO. Ringrazio il sindaco Bassolino, l'assessore De Palma e la dottoressa Napolitano. La mia breve domanda riguarda la questione della raccolta differenziata dei rifiuti. L'amministrazione comunale ha già avviato o ha in mente di avviare una campagna di educazione, formazione e sensibilizzazione partendo dagli alunni e dai docenti delle scuole?

Dottoressa Napolitano, l'annoso problema degli organici della provincia sta per essere avviato a soluzione o no?

CARMINE COZZOLINO. Nella precedente audizione abbiamo chiesto al prefetto se avesse notizia di un problema trattato dalla Commissione e al quale il ministro Ronchi aveva risposto. Mi riferisco alla termodistruzione dei rifiuti effettuata tramite termoinceneritore. Abbiamo saputo dal ministro che dai cinque insediamenti che dovevano essere predisposti probabilmente nel tempo si sarebbe scesi a due o addirittura ad uno. Sapete nulla in materia? Per quanto riguarda i rifiuti tossici, avete notizia del modo in cui sono smaltiti?

ROBERTO NAPOLI. Signor sindaco, ho avuto la fortuna di effettuare gli studi qui a Napoli. Rispetto a quanto ha detto rimarco alcune diversità per quanto riguarda le periferie di Napoli. Le abbiamo notate entrando oggi in città, le noto ancor di più avendo fatto i miei studi a Napoli circa trent'anni fa. Voglio dire che non c'è dubbio che vi è stato un notevole miglioramento per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti solidi urbani nelle parti centrali della città, dove i risultati sono abbastanza visibili, ma vi sono ancora problemi piuttosto visibili, invece, per quanto riguarda le periferie di Napoli. Credo che qualcosa non funzioni nel sistema di raccolta.

Lei ha parlato della raccolta differenziata, citando anche il vetro, i farmaci, le batterie esauste ed altro. Dove sono conferite queste raccolte? L'esperienza ci insegna che molte volte questi prodotti, raccolti nelle campane speciali, finiscono nelle normali discariche, autorizzate o abusive, poiché non c'è dubbio che uno dei costi maggiori della raccolta differenziati non è quello di mettere le campane, bensì quello di svuotarle e di trovare il luogo dove scaricare il loro contenuto.

Collega Lubrano, la legge regionale n. 54 del 1985 sulle cave e le torbiere obbliga i comuni a stipulare convenzioni con gli operatori delle cave sul territorio comunale. Nello stesso tempo, obbliga i comuni ad individuare eventualmente tra le cave dismesse i siti ove scaricare i materiali inerti. Non c'è dubbio, infatti, che uno dei meccanismi di ingrossamento delle discariche abusive deriva dal materiale proveniente dalle ristrutturazioni degli appartamenti o di altri edifici. Purtroppo, nonostante gli inviti anche a livello istituzionale, non si trova una soluzione, e questo favorisce l'eliminazione abusiva di tali materiali. Vorrei allora sapere se il comune di Napoli - ovviamente da quando il sindaco Bassolino è in carica - abbia adottato delibere specifiche per individuare, ai sensi della legge regionale n. 54 del 1985, siti ove le imprese edili possano scaricare i materiali inerti. Si tratta di un aspetto importante che riguarda in particolare gli enti locali.

Io stesso ho sollevato il problema dei termodistruttori richiamato poc'anzi dal collega Cozzolino. Non vi è dubbio, infatti, che di fronte al piano regionale pubblicato il 14 luglio 1997, che contiene una panoramica complessiva su come saranno disposte le stazioni di trasferenza, le discariche e, soprattutto, gli impianti di termodistruzione, abbiamo avuto una valutazione del ministro dell'ambiente, di fronte alla nostra Commissione, completamente diversa. Dinanzi a popolazioni preoccupate per la presenza degli impianti di termodistruzione (anche per l'ignoranza che vi è in materia), non c'è dubbio che l'affermazione del ministro di ridurre da cinque a due questi impianti rappresenta un aspetto istituzionale di cui dobbiamo tenere conto: significa che il ministro ritiene che, con il suo decreto, vi sarà tutto un lavoro preliminare che porterà alla riduzione del numero dei termodistruttori. Mi rendo conto che questa non è una competenza diretta del sindaco, ma sappiamo che i termodistruttori saranno probabilmente uno in provincia di Napoli e l'altro in una delle rimanenti province della Campania.

Signor sindaco, lei sa che spesso a Napoli si pone il problema della raccolta dei rifiuti speciali delle strutture sanitarie pubbliche e talvolta anche private. Ogni tanto scoppia il caso eclatante di rifiuti ospedalieri eliminati in qualche modo. Poiché questa Commissione d'inchiesta deve capire se vi siano responsabilità dei soggetti incaricati di questa raccolta, vorremmo sapere dove questi rifiuti debbano essere conferiti. Essendo io di Battipaglia, le posso dire che presso la discarica della mia città venivano a scaricare anche comuni della provincia di Napoli. Quindi, è vero che a Napoli venivano da aree del nord, ma in provincia di Salerno venivano a scaricare comuni del napoletano.

ANTONIO CARCARINO. Collega Napoli, la strada che abbiamo percorso questa mattina, la cosiddetta strada americana, non rientra nel territorio del comune di Napoli.

ROBERTO LASAGNA. Ringrazio il sindaco di Napoli, l'assessore e la dottoressa per essere venuti. Abbiamo sentito anche dal prefetto come è stato risolto l'enorme problema dei rifiuti solidi urbani nella città Napoli e nella regione Campania. Vorrei aprire una parentesi riguardante le acque fognanti, chiedendo al sindaco di dirci qualcosa in materia. So che si tratta di un grande problema, connesso anche alla presenza di cavità nel sottosuolo, ma vorrei sapere da lui quali possibilità ci siano di essere ottimisti in questa materia come lo siamo per quanto riguarda gli altri aspetti del ciclo dei rifiuti, per i quali mi complimento.

PRESIDENTE. Mi ricollego brevemente a due questioni poste dai colleghi Napoli e Cozzolino. La prima riguarda i termodistruttori, su cui vorrei una risposta concreta, ovviamente non per quanto attiene a competenze che non sono del comune e della provincia. E' ovvio che vi è una correlazione stretta tra l'obiettivo che ogni comune si pone in termini di raccolta differenziata e di possibile riciclaggio dei rifiuti e ciò che deve finire negli impianti di termodistruzione. Considererei la questione anche da questo punto di vista, più che da quello che non vi consentirebbe di rispondere, perché potreste dire che la risposta spetterebbe al presidente della giunta regionale, nella sua qualità di commissario del Governo.

La seconda questione è quella dei materiali inerti. Vorrei sapere se il piano regionale dia una risposta a tale questione, se non altro attraverso possibili convenzioni o accordi di programma tra comune e regione. Abbiamo infatti appreso dal prefetto che non vi è una discarica per gli inerti in tutta la regione. Tra l'altro, mi pare che a Secondigliano si ponga un problema di abbattimento di muraglioni. Dove saranno smaltiti gli inerti?

ANTONIO BASSOLINO, Sindaco di Napoli. Stiamo per abbattere diversi palazzi. Trasferiremo molte persone dai cosiddetti bipiani del quartiere Scampia ad alloggi civili.

PRESIDENTE. Tenendo conto dell'ordinamento vigente nella regione e del nuovo piano regionale, vorrei sapere quale sia la prospettiva del comune della provincia di Napoli sulla gestione degli inerti.

RICCARDO DI PALMA, Assessore all'ambiente del comune di Napoli. Rispondo innanzitutto sulla raccolta differenziata, problema sollevato assai opportunamente da molti di voi, per far comprendere qual è la strategia complessiva del comune. Ricordo innanzitutto che il comune di Napoli non ha un'azienda, e credo sia importantissimo sottolinearlo. Per la nettezza urbana non vi è mai stata una municipalizzata o un'azienda speciale. La situazione che abbiamo trovato era quella di un servizio per metà gestito in proprio, cioè direttamente dal comune - cosa che non si verifica in nessun'altra grande città d'Italia - mentre l'altra metà del servizio era stata privatizzata nel 1990, con la gara assai famosa per chi ne conosce un po' la storia. E' chiaro che non vi era alcuna prospettiva, alcuna valutazione economica della gestione; è ovvio che non c'era alcuna raccolta differenziata, neanche a livello sperimentale: né la plastica, né il vetro, né i farmaci, né le batterie. Siamo partiti da zero.

Abbiamo allora puntato su due aspetti: raccolta differenziata e rapporto con le scuole (ci è stata rivolta una domanda su questo tema, che mi sembra estremamente importante). Fino ad oggi abbiamo già avviato tre grandi campagne di informazione rivolte alla cittadinanza, e soprattutto agli studenti. Vi sono stati corsi di formazione per docenti, avviati insieme ai consorzi nazionali. Abbiamo delle convenzioni con la Replastic e l'Assovetro, che sono i due consorzi nazionali obbligatori. Adesso la normativa è cambiata, ma i consorzi obbligatori restano quelli del vetro e della plastica, oltre al Cobat per le batterie. Ci siamo mossi in collaborazione con i consorzi perché ci siamo sempre posti il problema di dove andassero a finire questi materiali una volta raccolti in modo differenziato. Il vero problema è proprio questo: il rapporto con i consorzi ci fornisce la garanzia di avere punti di riferimento precisi. Il vetro raccolto è portato nella più grande vetreria di Ottaviano: tutto il vetro che raccogliamo, in accordo con Assovetro viene portato lì. I risultati che abbiamo ottenuto con la raccolta differenziata sono stati straordinari, dal punto di vista non solo quantitativo ma anche, e soprattutto, qualitativo.

La Replastic divide il prodotto che raccoglie in varie fasce. Il nostro è in fascia A, per cui percepiamo 400 lire al chilo di plastica.

PRESIDENTE. Vuol dire che negli appositi contenitori...?

RICCARDO DI PALMA, Assessore all'ambiente del comune di Napoli. Nel 92-93 per cento si tratta di plastica, e non di quella dei bicchieri o dei piatti. Pertanto la risposta positiva, più che dal punto di vista quantitativo, dato che la raccolta è partita soltanto da un anno, viene data dal punto di vista qualitativo. In vari convegni la Replastic ha citato il comune di Napoli per la qualità della plastica raccolta, che è migliore di quella di Milano: sottolineo, facendo una battuta, che la Replastic è proprio di Milano. Questo discorso vale per la plastica, per il vetro, e per tutte le altre frazioni. Il vetro è raccolto in parte direttamente dal comune e in parte da Assovetro, in base ad un accordo-convenzione, ed è conferito in vetreria. Replastic riceve il materiale che raccogliamo noi direttamente in tre grandi punti di riferimento in città. Qui la plastica viene compattata e inviata a Brindisi, dove vi è un centro di preparazione; infine è portata al nord dove viene trattata. Se la raccolta proseguirà in questo modo e si incrementerà anche in provincia, chiederemo alla Replastic che in città o in provincia di Napoli sia creata un'industria di trasformazione e di riutilizzo.

L'ultimo accordo che il comune ha concluso è quello con il COMECO, un consorzio non obbligatorio. Mercoledì avremo la conferenza stampa di presentazione del progetto carta. Raccoglieremo la carta in tutte le scuole elementari e medie della città, in trentuno punto di riferimento, cioè le trentuno sedi decentrate della nettezza urbana. Inoltre, disponiamo di trenta grosse istituzioni pubbliche tra comune, regione, provincia e università, che hanno dato la loro adesione, dove andremo a raccogliere direttamente la carta.

PRESIDENTE. Collocherete delle apposite campane?

RICCARDO DI PALMA, Assessore all'ambiente del comune di Napoli. Collocheremo dei contenitori all'interno di queste strutture ed effettueremo la raccolta con nostri mezzi. Sarà tutto fatto direttamente dal comune di Napoli.

Desidero ricordare che quando abbiamo ereditato la gestione il comune di Napoli non disponeva neanche di un camion, di una spazzatrice o di una pala meccanica. Questo lo dico non per sottolineare il nostro lavoro, ma per dire qual era la situazione di partenza. Oggi abbiamo trenta spazzatrici e cento automezzi tra compattatori e altro, e questo ci permette, sia pure ancora in scala limitata, di ipotizzare di raggiungere il 20 per cento entro il 1998.

Il rapporto con le scuole è straordinario. Il 1° ottobre partirà la quarta compagna di sensibilizzazione e informazione ai cittadini. Affiggeremo manifesti in tutta la città e locandine in tutti i palazzi. Inoltre, diffonderemo dei depliant insieme ai giornali Il Mattino e La Repubblica.

PRESIDENTE. Di carta riciclata.

RICCARDO DI PALMA, Assessore all'ambiente del comune di Napoli. Naturalmente sì.

A proposito del piano regionale e dei fondi per l'attuazione del decreto Ronchi, vi chiediamo un aiuto. Abbiamo chiesto al commissario straordinario fondi per incrementare ulteriormente la raccolta differenziata. Ci sono 150 miliardi che il decreto Ronchi mette a disposizione dei comuni per incentivare la raccolta differenziata, tramite il commissario di Governo, cioè il presidente Rastrelli. Alla mia richiesta è stato risposto che non sono ancora utilizzabili concretamente, ma è ovvio che prima li possiamo utilizzare e meglio è.

Per quanto riguarda le periferie, ricordo che la raccolta avviene uniformemente in tutta la città. Se vi sono ritardi riguardano sia il centro sia la periferia. Stamattina, alle 8,05, come tutte le mattine, ho avuto il resoconto della raccolta dei rifiuti in città e non c'era alcun ritardo. Questo non significa che a volte non vi sia qualche ritardo, ma comunque stamattina non c'era.

PRESIDENTE. Il problema di tutte le grandi città è quello della spazzatura. Credo che con trenta spazzatrici sarà difficile risolvere il problema in periferia.

RICCARDO DI PALMA, Assessore all'ambiente del comune di Napoli. Infatti ne abbiamo già acquistate altre dieci e quando avremo i fondi necessari ne acquisteremo ancora.

ROBERTO NAPOLI. Ma quando non c'erano, come si faceva?

RICCARDO DI PALMA, Assessore all'ambiente del comune di Napoli. Si procedeva manualmente.

ANTONIO BASSOLINO, Sindaco di Napoli. C'erano soltanto gli scopini. Mancava tutto, perfino le scope.

RICCARDO DI PALMA, Assessore all'ambiente del comune di Napoli. Il comune non aveva carrellini, divise, scarpe. Nessuno scopino aveva la divisa, il cappellino, la scopa, il carrello o i guanti. Gli operatori lavoravano senza guanti.

Oltre a quello dei materiali inerti, esiste il problema dell'amianto, che per noi è estremamente importante. Stiamo infatti smantellando progressivamente una serie di strutture di proprietà comunale in cui è presente l'amianto.

ANTONIO CARCARINO. Scuole?

RICCARDO DI PALMA, Assessore all'ambiente del comune di Napoli. Sì, ma anche edifici pubblici, come per esempio l'edificio della SIP in via Arenaccia, che non è del comune. Ma molti edifici comunali e molte scuole sono state smantellate. Il problema è dove conferire questo materiale. Vi sottoponiamo il problema affinché lo facciate presente ai due commissari.

PRESIDENTE. La risposta è complessa perché negli anni sessanta e settanta la coibentazione di quasi tutti gli edifici pubblici è stata fatta con l'amianto. E' un problema che riguarda un po' tutti i comuni italiani.

RICCARDO DI PALMA, Assessore all'ambiente del comune di Napoli. Ci siamo posti con molta forza il problema degli inerti. Stiamo lavorando in accordo con l'assessorato ambiente della provincia perché il vero problema è rappresentato dalle cave. Purtroppo non esiste ancora una mappa precisa delle cave esistenti nel territorio napoletano e dei dintorni. Ci risulta che molte cave sono illegali, nel senso che lavorano senza autorizzazione. Nonostante le nostre ripetute segnalazioni su quelle che si trovano nel territorio comunale, alle quali vengono apposti i sigilli, il giorno dopo ricominciano la loro attività.

ROBERTO NAPOLI. Anche grazie alle sospensive del TAR.

GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. No, il TAR no. I sigilli può farli porre soltanto il giudice penale, quindi il TAR non può intervenire.

RICCARDO DI PALMA, Assessore all'ambiente del comune di Napoli. Fin quando la situazione delle cave non sarà chiara, non potremo avviare un progetto con certezza. Comunque i miei uffici stanno valutando il problema degli inerti. E' oggettivamente l'ultimo insieme a quello dei rifiuti umidi, nell'ambito della raccolta differenziata. A questo proposito, siamo in attesa dell'attivazione dell'impianto di Santa Maria Capua Vetere. Si tratta di un grande impianto mai utilizzato in cui sono state prese decine e decine di miliardi. Una settimana fa ho incontrato il prefetto, il quale mi ha detto che era pronto ad attivarlo: nel momento in cui l'impianto si attiverà, avvieremo il piano per la raccolta della parte umida nel mercato generale e in tutta la rete ortofrutticola. La prima fase riguarderà i rifiuti dei mercati, una seconda fase quelli delle abitazioni.

ANTONIO BASSOLINO, Sindaco di Napoli. La risposta dei cittadini per quanto riguarda la raccolta differenziata è stata nel complesso positiva. Puntiamo molto su un rafforzamento di questa raccolta. Facendo una considerazione più generale, osservo che la risposta positiva dei cittadini è decisiva in tutti i settori. In una città come Napoli, senza una risposta e una collaborazione dei cittadini non si può ottenere nulla. Mi riferisco anche alla questione in cui siamo impegnati in queste ore, cioè quella dei motorini. Sono state mobilitate centinaia di vigili urbani, di poliziotti e di carabinieri, ma se i ragazzi napoletani non ci danno una mano mettendosi il casco e non circolando in due non ce la faremo mai.

In generale, comunque, se si riesce a dialogare bene con i cittadini, con i giovani, la risposta c'è. Nel caso della raccolta differenziata vi è stata. Facciamo continuamente campagne di sensibilizzazione, puntando molto sulle scuole.

Qui si pone il rapporto con il piano regionale e con gli impianti da attivare. Mi risulta difficile dire quale sia il bisogno reale, cioè se i cinque impianti previsti nel piano regionale o i due che il ministro Ronchi ritiene indispensabili. Secondo me, molto dipende dalla raccolta differenziata, altrimenti si rimane su un piano un po' astratto. Ma è anche necessario tener conto che vi è qualche differenza tra città e provincia. Mentre, infatti, sono convinto che la raccolta differenziata può crescere ancora in modo sostanzioso in città, non sono in grado - anche perché non è mia competenza e non dispongo delle necessarie informazioni - di prevedere quale possa essere la risposta in una provincia che, come quella di Napoli, ha un milione e 800 mila abitanti.

PRESIDENTE. Il resto della provincia è più grande della città, in termini di popolazione.

ANTONIO BASSOLINO, Sindaco di Napoli. Esatto. La provincia di Napoli comprende numerose città ognuna delle quali è tre volte Siena: Torre del Greco, Torre Annunziata, Pozzuoli, Portici, Ercolano sono vere e proprie città. Su questo aspetto occorre una riflessione più attenta.

Per quanto riguarda noi, se la raccolta differenziata procede bene crescendo non solo in città, ma anche negli altri centri della provincia, l'impianto che si prevede a Giugliano può essere più che sufficiente. Noi abbiamo più volte parlato con gli esponenti dell'amministrazione comunale di Giugliano, che ha espresso consenso. So che vi sono problemi, invece, nel comune confinante con quello di Giugliano.

Qui si pone un problema, che sottopongo alla vostra attenzione, relativamente ai tempi. Mi riferisco alla contraddizione forte che si può creare tra la realizzazione del piano, cioè tra la creazione dei nuovi impianti e l'impatto cui andremo incontro a Giugliano. Sia che gli impianti siano cinque sia che siano due (e secondo me il nodo può essere sciolto solo in base alla quantità di raccolta differenziata che riusciremo a fare), e anche nella migliore delle ipotesi (e quindi due impianti, perché la raccolta differenziata sarà sempre maggiore) il problema vero è la contraddizione nei tempi. Poiché abbiamo già dovuto risolvere la situazione della discarica di Pianura, che abbiamo chiuso, il massimo contributo che la Commissione può darci, insieme a tutti coloro che hanno competenza in materia, è quello di risolvere questa contraddizione. Altrimenti tutto rischia di rimanere astratto, e ad aprile o maggio del 1998 ci troveremo in una situazione di emergenza. Mi permetto perciò di sollecitare una forte applicazione su questa contraddizione valutando bene la situazione dei tempi.

Per quanto riguarda gli incentivi ai commercianti per la raccolta differenziata, osservo che sono in discussione tra il comune e i rappresentanti della categoria anche in rapporto agli imballaggi. Stiamo cercando di concordare una linea che ci consenta di far bene l'una e l'altra cosa.

L'assessore Di Palma ha parlato della situazione dell'amianto. La materia è complessa, ma nelle prossime settimane saremo in condizione di dare una casa moderna e civile a tutti coloro che, a Napoli, abitano nei cosiddetti bipiani. Si tratta di centinaia di famiglie che vivono in condizioni inaudite in bipiani che contengono amianto, che saranno tutte trasferite in abitazioni moderne e civili. Contemporaneamente, dovremo fare in modo che i bipiani non siano immediatamente rioccupati abusivamente. Non siamo nella condizione di abbatterli contemporaneamente allo spostamento degli abitanti. Ci siamo rivolti al genio dell'esercito, ma dopo lunghe trattative ci hanno risposto che non possono fare loro l'abbattimento. La questione è assai delicata.

Per quanto riguarda, infine, le acque fognanti, la situazione è come quella che l'assessore ha descritto riguardo alla nettezza urbana. Stiamo comunque compiendo un lavoro importante, perché abbiamo investito decine e decine di miliardi. Stiamo per investirne altri 103 su tutto l'impianto fognario della città, che è vecchio di un secolo e mezzo, e che deve essere rifatto interamente.

ROBERTO LASAGNA. Vi è anche un problema di mappatura.

ANTONIO BASSOLINO, Sindaco di Napoli. Sì. Abbiamo istituito una commissione di altissimo livello che ci sta dando finalmente una mappa organica di tutto il sottosuolo e di tutto il sistema delle fogne di Napoli.

GIOVANNA NAPOLITANO, Dirigente del settore ambiente della provincia di Napoli. Per quanto riguarda il controllo sulle discariche di gestione commissariale del prefetto, sottolineo che i controlli sono definiti precisamente nelle ordinanze di autorizzazione alla gestione delle discariche. Quindi, la provincia si attiene esclusivamente a questi controlli. Vi è un gruppo di diagnostica che collabora con il prefetto e che è stato istituito dal servizio geologico nazionale e dal Ministero della sanità che definisce quali controlli devono essere eseguiti.

Per quanto riguarda le precedenti vicende, non sono assolutamente in grado di rispondere.

GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. I risultati dei controlli sono riferiti alla provincia?

GIOVANNA NAPOLITANO, Dirigente del settore ambiente della provincia di Napoli. Alla provincia, ma si fa capo tutti al prefetto, che è il commissario delegato.

Senatore Carcarino, alla sua domanda rispondo che la provincia negli ultimi due anni, a causa dei pensionamenti, ha visto una riduzione del personale di circa il 40 per cento. Inoltre, è un ente dissestato. Da circa un anno sono state avviate le procedure con il Ministero dell'interno per avere le autorizzazioni necessarie alle assunzioni. Ci si sta muovendo abbastanza attivamente. E' stato di recente pubblicato un bando di concorso per un progetto con il FORMEZ che prevede un certo numero di assunzioni. E' stata inoltre chiesta l'autorizzazione per assumere quindici nuovi dirigenti. Saranno inoltre assunti con un contratto a termine per un periodo di due anni quattro dirigenti, di cui uno dovrebbe venire al settore ambiente. E' quindi una situazione in positiva evoluzione.

PRESIDENTE. Vi ringraziamo e vi salutiamo.

 

Incontro con il presidente della regione Campania e con il dirigente del NOE dei carabinieri di Napoli.

PRESIDENTE. Prego il presidente Rastrelli, anche nella sua qualità di commissario di Governo, di descriverci il panorama che si trova di fronte riguardo al ciclo dei rifiuti, anche relativamente all'attuazione del piano regionale. I problemi su cui vorremmo avere notizie dettagliate sono quelli relativi ai rifiuti industriali, e in particolare quelli speciali e tossico-nocivi, ai materiali inerti e alle infiltrazioni della criminalità organizzata nei vari segmenti del ciclo.

ANTONIO RASTRELLI, Presidente della regione Campania. Presidente, la vostra Commissione sa perfettamente che la questione dei rifiuti in Campania è stata articolata attraverso un provvedimento di avocazione da parte del Governo e di istituzione di commissariamenti delegati a queste operazioni, distinguendo in due settori le competenze: quella sulle discariche e quella sul piano definitivo. A me è stata affidata la seconda, anche perché la Corte di giustizia dell'Aja aveva condannato il Governo italiano, per la mancanza di un piano strutturale della regione Campania, ad una pena pecuniaria di 341 milioni al giorno a partire dal 1° gennaio 1997.

Poiché sono stato nominato commissario nell'ottobre del 1996, avendo come termine il 31 dicembre dello stesso anno, predisposi un primo piano attraverso la creazione di una struttura commissariale e la nomina di un vicecommissario, nella persona del professor D'Elia. Abbiamo presentato così il documento, che è stato esaminato dalla Corte. Poiché è stato ritenuto conforme alle direttive generali europee in materia di rifiuti, la sentenza di condanna è stata prima sospesa e poi annullata. Quindi, l'intervento del commissariato di Governo ha avuto questo primo effetto di natura internazionale.

La Campania, che non aveva un piano, si trova ora ad essere l'unica regione italiana fornita di un piano operativo globale e organico su tutto il territorio regionale. Esso si articola attraverso una serie di scelte, aggiornate o addirittura anticipate rispetto alle disposizioni del decreto Ronchi sulla raccolta differenziata, che stiamo cercando di portare a compimento. Tale compimento è ovviamente legato al fattore economico. Il Governo ha fornito al commissariato risorse per 150 miliardi, derivanti da fondi regionali opportunamente riciclati a questo scopo. Stiamo attualmente predisponendo, attraverso appositi progetti, la realizzazione di tutta una serie di piattaforme di distinzione dei rifiuti per l'avvio alla selezione e al possibile riciclaggio e, infine, alla termodistruzione. Per quest'ultima partita, è in corso la preparazione di un bando internazionale, in assenza di fondi nazionali. Se la regione vuole disporre, sulla quota 1999 (ultimo anno del quadro comunitario di sostegno) di uno stanziamento europeo proporzionale all'impegno italiano, quindi altri 150 miliardi, è indispensabile ricorrere a un progetto finanziario, che stiamo studiando.

PRESIDENTE. Non ho capito: gli uffici della regione stanno studiando questo finanziamento?

ANTONIO RASTRELLI, Presidente della regione Campania. Sì, gli uffici della struttura commissariale: stiamo studiando sia l'utilizzazione del finanziamento nazionale sia il "gioco di sponda" per il finanziamento europeo sia, infine, un progetto finanziario con bando di gara internazionale per la definizione delle tecnologie, e quindi degli impianti di termodistruzione.

Abbiamo fatto, ovviamente, degli esami preventivi, seguiti poi da studi più recenti. Per tornare all'argomento che credo interessi particolarmente la Commissione, abbiamo accertato che la situazione della Campania è del tutto particolare. Abbiamo accertato la presenza, tra i rifiuti che abbiamo analizzato, di rifiuti ospedalieri. Il sistema di smaltimento dei rifiuti industriali e ospedalieri è affidato a una scommessa: per quanto riguarda gli ospedalieri, le ASL si limitano soltanto ad avere una bolletta di trasporto dello smaltitore che raccoglie i rifiuti: non si sa però cosa avvenga di questi rifiuti. Del problema dei rifiuti industriali abbiamo interessato anche l'unione industriale, che si è dichiarata disponibile a creare, su nostra impostazione, un unico impianto di raccolta, in modo da razionalizzare il sistema.

Il nostro programma prevede di realizzare, entro 36 mesi, quindi più o meno in coincidenza con la conclusione della legislatura regionale, la definitiva messa a punto della questione con questo nuovo sistema. Impostando ex novo la situazione degli impianti di raccolta, degli impianti di selezione, degli impianti di riciclaggio e di quelli di distruzione si rimuove tutto il pregresso, su cui peraltro non ci siamo addentrati, perché la competenza sulle discariche è del prefetto di Napoli, nella sua qualità di commissario del Governo.

Ovviamente sappiamo che si tratta di un campo molto delicato, dove ci sono stati e ci sono notevoli interessi. E' necessario inoltre tutelare il territorio da possibili "migrazioni" di rifiuti. Per quanto ci riguarda, stiamo facendo il nostro dovere cercando di portare a termine questo piano, che rappresenterà la soluzione definitiva di questa problematica e di tutti gli aspetti che ad essa si connettono.

PRESIDENTE. Il prefetto di Napoli si è mostrato abbastanza ottimista sulla possibilità di fare barriera ai flussi migratori di rifiuti provenienti dall'esterno; pur ribadendo la sua totale disponibilità a continuare nello svolgimento delle sue funzioni di commissario di Governo, ha suggerito però alla Commissione l'unificazione delle funzioni commissariali in una sola figura, proponendo quella del presidente della giunta regionale. Qual è la sua opinione in proposito?

ANTONIO RASTRELLI, Presidente della regione Campania. Il prefetto Romano ritiene necessario questo abbinamento, che dal punto di vista funzionale può essere anche logico, visto che il periodo necessario per portare a regime il piano è di tre anni. Però dobbiamo vedere come si innesta il meccanismo in questi tre anni. Tenete presente che la situazione delle discariche in Campania è drammatica, perché nessun comune vuole ospitarne una. Si tratta quindi di doversi assumere un compito estremamente gravoso. Il prefetto ha una funzione per così dire asettica, neutrale rispetto alle forze politiche. Dico con la massima sincerità, cui sono obbligato nel dialogo con la Commissione di inchiesta, che un commissariato di questo genere, date le determinazioni punitive per le comunità locali che scaturirebbero come automatica conseguenza di eventuali obblighi in materia, è estremamente negativo dal punto di vista politico. Tuttavia comprendo che certe esigenze devono essere rispettate. Credo che la cosa migliore sia continuare con l'attuale strutturazione bicefala; se questo boccone amaro dovesse proprio essere passato, non mi potrei rifiutare di assorbirlo, ma come dovere, assolutamente non come opzione, prospettando al Governo e agli organismi parlamentari le conseguenze negative che derivano da questo tipo di commissariato: il prefetto è un tipico organo di Governo, neutrale rispetto alla legge del consenso che invece regola le istituzione elettive.

PRESIDENTE. Prego il maresciallo Scarfato, comandante del NOE dei carabinieri, di illustrare alla Commissione gli aspetti relativi ai possibili illeciti in materia di rifiuti.

CIRO SCARFATO, Comandante del NOE dei carabinieri di Napoli. La sezione del NOE di Napoli è nata soltanto quattro anni fa ed è composta da pochi uomini, soltanto nove. Però lavoriamo in osmosi con il comando territoriale, e quindi abbiamo raggiunto buoni risultati, anche perché nel momento in cui la nostra sezione è stata istituita è scoppiata in Campania l'emergenza rifiuti con la chiusura delle megadiscariche gestite da privati, come la Fungaia di Monte Somma e, non ultima, la Di.fra.bi.

Abbiamo attivato dei controlli e compilato delle schede. Nelle aree come quelle che la Commissione ha visitato stamattina ogni tanto avvengono rinvenimenti di rifiuti di provenienza strana, illecita. Sono stati segnalati alla magistratura e le aree sono state sottoposte a sequestro. Le indagini sono in corso. Pochi mesi fa sono sorti problemi a Caivano, dove sono state trovate centinaia di loppe di ossido di zinco, sicuramente non provenienti dalla nostra regione. L'accertamento è in corso. Nel luglio 1996 abbiamo anche trovato e fermato trafficanti di rifiuti nella zona di Montecorvino Pugliano, a poca distanza dalla discarica. Le indagini sono tuttora in corso, ma si è scoperta la provenienza dei camion sequestrati: provenivano dal nord Italia, erano diretti in Toscana e poi convogliati in località Parapoti, qualche chilometro più su della discarica, dove si trova una cava d'argilla. Abbiamo anche concluso un'indagine affidataci dal procuratore Cordova sui bacini di utenza in costruzione. Abbiamo segnalato alla magistratura molti personaggi per appalti e subappalti con i famosi noli "a caldo" e "a freddo": determinate ditte avevano ricevuto appalti per realizzare nuovi invasi, nuovi bacini, e poi si scopriva, tramite i controlli, che ad operare erano altre ditte.

Le discariche sequestrate sono molte. Per discariche, purtroppo, si intendono anche i cumuli di rifiuti, come quello che abbiamo visto nella zona di Qualiano. Per questo il numero è alto, ma in realtà gli invasi che possiamo definire discariche sono una decina. Fino a poco tempo fa esisteva una sola discarica destinata allo smaltimento dei materiali inerti, a San Marco Evangelista, nella zona di Caserta.

PRESIDENTE. Il prefetto però ha escluso l'esistenza di...

CIRO SCARFATO, Comandante del NOE dei carabinieri di Napoli. E' esistita ma non è più attiva.

MARCELLO POSTIGLIONE, Dirigente della struttura commissariale per l'emergenza rifiuti. Noi la registriamo ancora come esistente e ancora con una capacità di invaso di poche migliaia di metri cubi.

CIRO SCARFATO, Comandante del NOE dei carabinieri di Napoli. A me risulta attiva fino a due mesi fa. Vi sono stati problemi connessi a smaltimenti. Era stata chiusa, ma poi ci si è accorti che c'era ancora dello spazio nell'invaso, quindi, non so... Risulta autorizzata dall'ente regione. Come ho detto, è purtroppo l'unica in una regione così grande. Perciò ritroviamo tante cave esaurite che sono riempite. Per ripristinare i luoghi, bisognerebbe riempirle con terreno vegetale, ma ovviamente questo non rientra nelle mie competenze. Dico solo che se, per esempio, si sono ricavati 10 miliardi dalla coltivazione della cava e ora ne occorrono 100 per ripristinarla con terreno vegetale, sarebbe più semplice lasciarla com'è sperando che vi siano collocati solo materiali inerti. Purtroppo, però, molte volte non troviamo solo inerti ma anche tanti altri rifiuti di cui non si riesce a stabilire la provenienza.

PRESIDENTE. Maresciallo, la sezione del NOE di Napoli dovrebbe far pervenire alla Commissione la documentazione relativa alle indagini che avete svolto negli ultimi due anni.

CIRO SCARFATO, Comandante del NOE dei carabinieri di Napoli. Va bene.

GIUSEPPE SPECCHIA. Saluto il presidente Rastrelli, che è stato senatore per molti anni e di cui ho avuto modo di conoscere e apprezzare le qualità, e gli altri nostri ospiti.

Mi ricollego alla domanda del presidente sulle due gestioni commissariali. Certamente il problema è di difficile gestione, dato che la situazione credo debba preoccupare tutti, e certamente anche il presidente della regione. Secondo quanto ci ha detto il prefetto di Napoli, entro la fine del 1998 la situazione diventerà ingestibile perché, anche se sono previste ulteriori discariche, vi sono i problemi legati alle contestazioni delle popolazioni interessate e quelli legati ai tempi.

Sappiamo dell'esistenza del piano regionale, ma vorremmo conoscere con maggiore esattezza i tempi previsti. Vorrei cioè sapere se, nell'attuazione del piano, si considereranno le situazioni che hanno una scadenza più ravvicinata, dato che in altre province i tempi per l'esaurimento delle discariche sono maggiori. Mi interessa poi l'aspetto finanziario. Non ho compreso se i 150 miliardi già assegnati fanno parte di un nuovo finanziamento statale oppure di fondi assegnati alla regione con altre motivazioni, sia pure ambientali, e poi collocati sotto la voce rifiuti. Vorrei inoltre sapere se il presidente Rastrelli ritenga necessario che, a fronte di una situazione particolare, della regione Campania, vi sia da parte dello Stato un attenzione maggiore dal punto di vista finanziario. Credo, infatti, che con 150 miliardi si farà ben poco.

ROBERTO NAPOLI. Desidero innanzitutto sottolineare che la regione Campania è l'unica in Italia ad essere dotata di un piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti.

Quando il Parlamento ha reiterato le nomine del presidente della regione e del prefetto di Napoli a commissari di Governo con funzioni separate ha inteso giustificare questa differenziazione con i compiti previsti nella legge: uno è un compito di tipo regionale, amministrativo e direi anche politico, cioè l'individuazione dei siti e degli impianti speciali; l'altro è un compito di governo periferico. Condivido perciò la risposta del presidente Rastrelli di tenere separati i due compiti rispetto all'opinione del prefetto favorevole all'unificazione, giustificata con la possibilità di meglio operare con l'accentramento in un unico organo, che ovviamente dovrebbe essere quello del prefetto.

ANTONIO RASTRELLI, Presidente della regione Campania. Accentramento nelle mani del prefetto o del presidente della regione?

ROBERTO NAPOLI. E' ovvio che, se si dovesse unificare, avverrebbe nelle mani del prefetto, che è commissario di Governo.

PRESIDENTE. No, no.

GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Questa è una tua opinione, collega Napoli.

ROBERTO NAPOLI. No, lo ha detto il prefetto.

GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. No, no.

PRESIDENTE. Ciò che ha detto risulterà dal resoconto stenografico. Comunque, mi assumo la responsabilità di averlo interpretato al contrario del collega Napoli e di aver così posto la questione al presidente Rastrelli.

ANTONIO RASTRELLI, Presidente della regione Campania. Se fosse come dice il senatore Napoli, sarei d'accordo.

ROBERTO NAPOLI. Vi è comunque un punto su cui è opportuno tornare. Il sindaco Bassolino ha detto che è molto preoccupato dei tempi di realizzazione del piano perché, se nella lista delle discariche di cui il prefetto ha la responsabilità siamo coperti fino al maggio 1998 (e alcune discariche possono giungere fino al marzo 1999), abbiamo meno di un anno di tempo per trovare una soluzione. Le soluzioni, ovviamente, passano attraverso la raccolta differenziata, che riduce i volumi, e gli impianti speciali di termodistruzione. Qui si innesta un altro problema. Quando abbiamo ascoltato il ministro Ronchi, egli a una mia domanda sul piano regionale della Campania e sulla previsione di cinque impianti di termodistruzione ha risposto che il decreto del febbraio di quest'anno prevede una drastica riduzione degli impianti di termodistruzione. Ha aggiunto, per quanto riguarda la Campania, che non dovrebbero essere superiori a due. Reiterai la domanda perché volevo essere certo della sua risposta. Ma dal resoconto stenografico risulta con chiarezza che ha detto e ripetuto che si tratta di due impianti. Questo significa che il piano che stiamo attentamente studiando potrebbe rimanere un fatto del tutto teorico rispetto a una valutazione del ministro completamente diversa. Il lavoro che si sta svolgendo per l'individuazione dei siti e le battaglie che si stanno svolgendo potrebbero vanificarsi completamente di fronte ad una soluzione ministeriale che prevede una scelta diversa. Questo è un punto di grande importanza perché evidenzia una diversità di vedute fra la regione e il Ministero dell'ambiente. Sarebbe perciò necessario chiarire se l'affermazione del ministro rappresenti un desiderio, una volontà, o sia piuttosto un'affermazione concreta, riguardando atti che il ministero sta già elaborando per modificare il piano.

GIOVANNI IULIANO. Quali tempi prevede il presidente-commissario per l'individuazione dei siti degli impianti di termodistruzione, siano essi cinque o due? Quali sono le difficoltà burocratiche e amministrative per l'accelerazione della spesa della regione Campania in tutta la materia dell'ambiente?

CARMINE COZZOLINO. Rivolgo una domanda al maresciallo del NOE. Vorrei sapere da lui se, rispetto all'ultimo incontro con la Commissione d'inchiesta, abbia potuto notare qualche modifica nell'azione della criminalità organizzata in senso migliorativo. Questo consentirebbe una diversa utilizzazione e soprattutto diversi tempi di realizzazione delle opere, atteso che i controlli possono avere grande importanza nell'impedire questo fenomeno, che è stato di grave danno per la situazione locale.

Il presidente della regione Campania ha fatto riferimento al problema dei rifiuti ospedalieri. La raccolta viene effettuata da ditte specializzate, ma non sappiamo che fine fanno questi rifiuti.

Vorrei infine sapere qual è la situazione del fiume Sarno, che io definisco una grossa discarica ad alimentazione continua.

GIUSEPPE SPECCHIA. Una discarica impropria.

CARMINE COZZOLINO. Sì, ma purtroppo molto importante, perché rappresenta una discarica di rifiuti tossici provenienti dal ciclo industriale e anche dall'agricoltura. Ho saputo che, per quanto riguarda i fanghi tossici, è in progetto un intervento, però successivo alla realizzazione dei depuratori. Nell'attesa, la situazione igienico-sanitaria ed anche economica del territorio si aggraverà.

PRESIDENTE. Per non uscire dalle competenze del commissario Rastrelli, e con il consenso del collega Cozzolino, la questione posta potrebbe essere quella dei fanghi drenati dal letto del Sarno. Dove vanno a finire?

CARMINE COZZOLINO. Attualmente sono depositati nell'agro nocerino-sarnese, a cielo aperto, in mezzo alle strade e alle campagne.

PRESIDENTE. La prima questione che affronto è quella dei termodistruttori. Poiché il decreto Ronchi recepisce tre direttive europee e le priorità in esse contenute, la quota destinata alla termodistruzione è proporzionata ai risultati della raccolta differenziata e del riciclaggio. Un tema che ha interessato tutti noi e che è stato ripreso dai colleghi è quello dell'unità delle funzioni commissariali o della loro separazione. Il problema è quello dei tempi di transizione per giungere a regime.

Quando la precedente Commissione monocamerale d'inchiesta incontrò il prefetto Catalani, allora commissario di Governo, egli configurò un quadro che tentava proprio di dare una risposta alla transazione, valutando cosa si potesse fare in 24 mesi. Ora mi pare che il problema si sia in qualche modo complicato perché, non essendovi più l'unicità delle funzioni - e capisco quanto ha detto il presidente Rastrelli sulla delicatezza politica delle scelte -, diventa complicato gestire la transizione evitando un ricorso dissennato all'articolo 12 del DPR n. 915 del 1982: mi riferisco alla possibilità di autorizzare discariche temporanee (anche se il DPR n. 915 non prevede la temporaneità), che avrebbero conseguenze negative sul territorio. Mi rendo conto che sto ponendo una domanda a cui è difficile rispondere, ma vorrei sapere dal commissario come si intenda affrontare la situazione transitoria. E' da stamattina che ci stiamo domandando come, quando la capacità ricettiva delle discariche, a marzo 1998 o al massimo pochi mesi dopo, sarà esaurita, si risolverà la situazione.

Al comandante del NOE chiedo invece se nelle indagini svolte siano emerse determinate connessioni. Ricordo che agli atti della precedente Commissione di inchiesta risultano documentazioni su determinati procedimenti (Avolio più 19, Adelfi e altri).

ROBERTO LASAGNA. Gli incontri odierni stanno dando risultati diversi da quelli che mi aspettavo. A parte il sopralluogo aereo che ha evidenziato la negativa situazione delle cave, l'impressione che ho ricavato è positiva. La situazione di una regione Campania invasa da rifiuti di tutti i tipi provenienti dal nord Italia e non solo sembra ormai un ricordo del passato. Mi sembra anche che la gestione di tutta la regione e della città di Napoli dal punto di vista che ci interessa sia sotto un controllo visibile, e quindi non posso far altro che complimentarmi. Il lavoro compiuto dagli organi competenti dovrebbe essere senz'altro pubblicizzato. Abbiamo notato che a Napoli si sono conseguiti successi notevoli nella raccolta differenziata dei rifiuti, mentre l'ente regione dichiara di essere ancora indietro, e che questa è un'iniziativa strategica che vi ripromettete di intraprendere. Vorrei avere maggiori notizie in merito.

ANTONIO RASTRELLI, Presidente della regione Campania. Per la parte cui non riuscirò a dare risposte esaurienti interverrà il capo dell'ufficio tecnico.

Senatore Specchia, abbiamo articolato il programma di finanziamento sulla base di 200 miliardi: 100 sono stati prelevati dai fondi di cui alla legge n. 341 (quindi fondi governativi del Ministero dell'ambiente) e gli altri 100 sono stati un'anticipazione che, nella mia qualità di presidente della regione Campania, ho autorizzato, prendendoli dai fondi a disposizione della regione nella distribuzione dei fondi CIPE, salvo reintegrazione dell'importo, essendo stata, come ho detto, un'anticipazione. Dei 200 miliardi disponibili, 50 sono stati stralciati, salvo rimborso a favore del prefetto, per provvedimenti che riguardano le discariche ordinarie. Quindi, la disponibilità reale di cassa è di 150 miliardi. Su questa disponibilità reale di cassa sono in corso di programmazione le progettazioni esecutive delle famose piattaforme distribuite sul territorio. Si tratta di piattaforme dedicate alla raccolta, alla distinzione dei rifiuti, all'accantonamento della parte riciclabile, alla compattazione e al trasporto dei rifiuti. Questa operazione dovrebbe essere completata entro un anno da oggi. Avendo la disponibilità, si tratta soltanto di approvare i progetti e di fare una sorta di gara per valutare le migliori soluzioni esecutive e per ottenere un risultato che incida sul processo. Tramite il sistema delle piattaforme, infatti, riduciamo ad un quarto i volumi. Oggi i volumi sono sparsi, ma il procedimento di compattazione consentirà di ridurre i volumi in discarica alla quarta parte rispetto all'attuale, cioè al 25 per cento. Quindi, entro un anno, dovremmo essere in condizioni di utilizzare le residue disponibilità delle discariche per la raccolta di questa parte inferiore di volumi che avremo realizzato attraverso questo primo processo.

Scatterà poi il sistema a regime. E' evidente che, data la delicatezza della materia e gli interessi sottesi a questa situazione, vi è l'obbligo per il commissario di assicurare la massima trasparenza all'operazione. Tra l'altro, so perfettamente che le casse dello Stato non mi consentiranno di attingere ad altri fondi, tranne una possibile sponda con i fondi europei, nella quota per il 1999. La regione Campania, infatti, ha assorbito quanto poteva: si chiude quindi ufficialmente la telenovela delle regioni meridionali che non riescono ad assorbire i fondi europei, almeno per quanto riguarda la Campania. Comunque, 200 miliardi della quota di finanziamento europeo sarebbero disponibili. Poiché i 150 miliardi iniziali dovrebbero essere sufficienti per il sistema delle stazioni di trasferenza, gli altri fondi dovrebbero servire come base per un progetto finanziario per una partecipazione di capitale pubblico ad un'eventuale società che progetti, esegua e gestisca gli impianti.

Sono molto importanti, in questo quadro, le decisioni che il Governo assumerà su istanza delle regioni per quanto riguarda le tariffe elettriche. Si tratta di un problema che incide direttamente sul sistema delle tariffe.

PRESIDENTE. Per la captazione del biogas.

MARCELLO POSTIGLIONE, Dirigente della struttura commissariale per l'emergenza rifiuti. Sono le tariffe agevolate per l'acquisto di energia da parte dell'ENI. E' il CIP 6.

PRESIDENTE. Esattamente. L'unica fonte che condensa i rifiuti e che può produrre energia elettrica è il biogas.

MARCELLO POSTIGLIONE, Dirigente della struttura commissariale per l'emergenza rifiuti. O la termodistruzione.

PRESIDENTE. Quindi, non per il presente ma per il futuro.

ANTONIO RASTRELLI, Presidente della regione Campania. Sì, perché in un progetto finanziario bisogna considerare anche quale sarà il ricavo dell'operazione determinato dai costi e dai ricavi. Una parte importante dei ricavi è la produzione di energia. Quindi, sotto questo profilo, la progettazione complessiva del sistema di termodistruzione ha ancora tanti punti da accertare, per i quali sarà indispensabile trovare un consulente di natura internazionale che ci copra dalle possibili conseguenze di attacchi indiscriminati che potrebbero essere rivolti a decisioni improvvisate o non studiate fino in fondo.

Credo, quindi, che sul piano finanziario, con questa operazione, abbiamo già assodato una prima partita. La seconda è ancora da quantificare. Si parla di 1.500 miliardi. Come ho detto, l'unica fonte finanziaria disponibile è la famosa quota di sponda dell'Unione europea (200 miliardi); questo significa che bisognerà studiare un ulteriore processo, perché è ovvio che chi investe denaro proprio si attende un'adeguata remunerazione. Quindi, il gioco è pesante. D'altra parte, come ha riconosciuto il senatore Napoli (e lo ringrazio), questa è la prima esperienza di piano organico regionale integrato: è una scommessa sulla quale ci siamo impegnati e che cerchiamo di portare a termine con tutta la diligenza possibile e senza nasconderci le difficoltà operative.

C'è un problema con il ministro Ronchi. Le analisi che abbiamo compiuto e le prospettazioni che abbiamo realizzato per gli impianti definitivi non sono il frutto di una fantasia, bensì di uno studio. Abbiamo analizzato le quantità e la qualità dei rifiuti, abbiamo studiato la migliore compatibilità tecnologica degli impianti rispetto all'inquinamento atmosferico (diossina ed altro), sappiamo qual è la tecnologia usata nei paesi più avanzati e quale deve essere il dimensionamento degli impianti. Il numero degli inceneritori è, quindi, in diretta dipendenza della quantità e non rappresenta certo il risultato di un'invenzione. Quando Ronchi parla di due impianti - lo dico con tutto il rispetto possibile - dimostra di non conoscere la realtà della Campania. Noi abbiamo bisogno di un grande impianto soltanto per Napoli, la cui collocazione dovrebbe avvenire in tenimento di Giugliano.

Vi sarebbe poi un grande impianto per Salerno, con collocazione a Battipaglia (Commenti del senatore Napoli)... Sì, che voi rifiutate. Sulla termodistruzione c'è un discorso da fare con i comuni. Avendo valutato i vantaggi che possono essere conseguiti dal comune, credo che, nel momento in cui sarà possibile interpellare le amministrazioni locali, tra queste ultime si registrerà addirittura una concorrenza, per i vantaggi che potranno essere conseguiti e che saranno previsti dal progetto finanziario complessivo.

Credo che la visione di Ronchi di giungere alla realizzazione di due impianti sia irrealistica. Ricordo che in questo settore agisco nella mia qualità di commissario di Governo; di conseguenza, il mandato che sto esercitando si muove nell'ambito delle competenze proprie del Governo. Le coordinate di questa azione sono rappresentate dalle ordinanze che mi conferiscono i poteri, ordinanze provenienti dall'organismo sovraordinato Presidenza del Consiglio dei ministri. Se quest'ultima mi dice di agire in una certa maniera, mi approva un piano (per altri versi accettato anche dalla Comunità europea) e questo piano presuppone che gli impianti di termodistruzione, sia pur dimensionati in misura diversa quanto a quantità e possibilità di funzione, siano cinque, evidentemente è questa la linea che dovrà passare. In caso contrario, infatti, salta il piano ed il Presidente del Consiglio dovrà revocare il mandato al commissario ed affidarlo al Ministero dell'ambiente o, in ultima analisi, profondere esso stesso lo sforzo che stiamo facendo.

Per la verità, nell'ordinanza è previsto che il commissario, prima di adottare il piano, debba realizzare un'intesa (si tratta di un termine piuttosto vago) con il Ministero dell'ambiente. Questa intesa l'abbiamo tranquillamente realizzata. Di conseguenza, la domanda deve essere posta non a me ma al ministro. Se il piano del commissario di Governo è stato oggetto di un'intesa con il Ministero, tutto il resto potrà essere al massimo un'aspirazione, ma resta il fatto che la soluzione è determinata dall'obbligo di risolvere il problema in relazione alla qualità ed alla quantità dei rifiuti.

Credo che questa posizione sia molto ragionevole e, al riguardo, siamo disponibili a fornire tutti i chiarimenti necessari. Il vicecommissario ed il capo della struttura hanno già illustrato il piano al Ministero prima che lo stesso fosse approvato ed hanno realizzato l'intesa prevista. Allo stato attuale, quindi, non so in che modo rispondere alla domanda specifica relativa alla posizione del ministro Ronchi.

Stiamo attivando al meglio anche la raccolta differenziata (il richiamato parametro di Trento appare, al riguardo, molto significativo): ci troviamo ora di fronte alla necessità di prevedere la relativa impiantistica in senso definitivo. In sostanza, stiamo rispettando pienamente i limiti indicati dall'ordinanza.

Al senatore Iuliano vorrei dire, per quanto riguarda i tempi, che il primo obiettivo da conseguire entro l'anno è quello della realizzazione delle piattaforme di trasferenza, cosa che ci consentirà di ridurre i volumi e di utilizzare al meglio le discariche. Sempre con riferimento alle stazioni di trasferenza, i siti sono collegati agli attuali bacini, anche perché non abbiamo voluto modificare notevolmente la situazione, e quindi sono già tutti individuati. Il commissario e la struttura stanno trattando direttamente con gli attuali titolari dei consorzi la collocazione delle due piattaforme; vi è già stato l'invito a presentare il progetto, che sarà approvato e che quindi darà vita all'aggiudicazione, non so se con appalto diretto o con appalto concorso. Le difficoltà operative, fino a questo momento, si sono incontrate soltanto in sede di discorso generico perché, bene o male, il comune di Giugliano e quello di Battipaglia, nonostante la posizione apprezzabile e condivisibile del senatore Napoli (Commenti del senatore Napoli)... E' già una realtà operativa. Anche per Caserta il discorso è avviato.

Debbo dire, allo stato attuale, di non aver incontrato difficoltà operative perché gli impianti definitivi, pur avendo ricevuto, grosso modo, una collocazione di zona non hanno ancora ricevuto una individuazione territoriale specifica. Conto tuttavia di ottenere il consenso delle realtà locali offrendo vantaggi compensativi agli enti ospitanti, in maniera tale da creare il minor numero possibile di problemi di impatto.

PRESIDENTE. A proposito delle questioni collegate al consenso, già la Commissione di inchiesta monocamerale aveva rilevato, incontrando il direttore del servizio geologico nazionale, che la metodologia che appare più ragionevole e corretta è quella legata alla qualificazione tecnica del sito. In tale ottica la regione Campania dovrebbe avere a disposizione, ad esempio, cento siti che dovrebbero essere qualificati rispetto alle possibili destinazioni: discarica, impianto di trasferenza, impianto di termodistruzione e così via. Sulla base di una rosa di disponibilità di questo tipo, che presenta - ripeto - un carattere tecnico, spetta poi all'organo politico effettuare le scelte.

A volte è difficile ottenere il consenso perché, in assenza di questa fase precedente (il discorso riguarda non soltanto la Campania ma tutta l'Italia), il sospetto che un certo impianto sia collocato in una parte piuttosto che in un altra per effetto di contrapposte pressioni alimentate da forze politiche e sociali si insinua nell'animo dei cittadino e rende molto più difficoltosa la sua adesione.

Ho ritenuto di dover sottoporre alla sua attenzione questa osservazione perché, ancor prima che gli incentivi, è fondamentale offrire ai cittadini la garanzia che la scelta dei siti avvenga sulla base di criteri tecnico-scientifici attinenti alla sicurezza idrogeologica e a tutta quella serie di aspetti che ben conoscete. E' solo in un momento successivo, nel momento in cui cioè venga meno il sospetto dell'esistenza di una sorta di scambio ambiente-salute contro soldi, che si può pensare di accattivare il consenso con forme di incentivazione.

ANTONIO RASTRELLI, Presidente della regione Campania. Cercheremo di farlo con la massima diligenza. Ripeto comunque al senatore Iuliano che non ho incontrato sostanziali difficoltà operative fino a questo momento, probabilmente perché - lo ribadisco - non siamo ancora nella fase della scelta obbligazionale specifica.

PRESIDENTE. Certo, perché manca ancora l'individuazione precisa dei siti.

MARCELLO POSTIGLIONE, Dirigente della struttura commissariale per l'emergenza rifiuti. Abbiamo elaborato un programma per l'individuazione del sito più idoneo in relazione ad una serie di fattori e parametri, quali la quantità e le distanze del trasferimento. Sono quindi state individuate specifiche aree, epicentrali rispetto alla produzione e valutate in relazione alla facilità o difficoltà di trasferimento dei rifiuti sotto il profilo della viabilità. Abbiamo anche valutato l'ipotesi di trasferimento dei rifiuti su ferro, per creare le condizioni affinché i trasferimenti avvengano di notte e nelle condizioni di minore impatto nei confronti della popolazione.

ROBERTO NAPOLI. Lei considera normale che un sito sia individuato da consorzi diversi, come è stato nel caso di Battipaglia? Si tratta di una forma di chiarissima illegittimità.

ANTONIO RASTRELLI, Presidente della regione Campania. Non dipende certo da me!

PRESIDENTE. Non è questa la sede per questo tipo di polemiche. Da un punto di vista metodologico, avete svolto senz'altro un lavoro importante che tuttavia non è completo in quanto la qualificazione tecnica del sito richiede la capacità e la possibilità di fornire risposte alla domanda dei cittadini in termini di sicurezza idrogeologica.

MARCELLO POSTIGLIONE, Dirigente della struttura commissariale per l'emergenza rifiuti. Siamo partiti dalla carta dei vincoli, con riferimento non soltanto agli aspetti biologici ma a tutta la gamma dei vincoli ambientali, ed abbiamo iniziato ad individuare aree nelle quali vi fosse una possibilità di localizzazione, senza intaccare il sistema idrogeologico, geologico o quello dei vincoli ambientali. Effettuato questo primo screening, ci siamo posti il problema di individuare il modo più adeguato per trasferire i rifiuti nei tre o quattro siti individuati. E' evidente che il trasporto incide sostanzialmente sui costi di smaltimento. In ragione di tali parametri, siamo riusciti ad individuare una serie di siti, sui quali abbiamo cominciato a proporre un discorso...

ROBERTO NAPOLI. Battipaglia...

PRESIDENTE. La vicenda di Battipaglia la tratteremo in un altro momento!

ANTONIO RASTRELLI, Presidente Campania. Il senatore Cozzolino ha posto il problema dei rifiuti ospedalieri, dei quali abbiamo trovato traccia anche nei rifiuti normali, così come risulta da analisi commissionate dalla Regione. Ci siamo quindi attivati per verificare quali aziende ospedaliere avessero propri impianti. Molte aziende li hanno ma non li fanno funzionare; altre non li fanno funzionare a regime. Per prima cosa si è stabilita la riattivazione di tutti gli impianti autonomi, fino a saturazione. Poiché questi impianti autonomi non assorbivano il tutto, si è previsto di realizzare un unico impianto di termodistruzione soltanto per questo settore. E' stata anche trovata una sede ubicazionale che si è voluto fosse epicentrica rispetto alla rete ospedaliera campana. Anche a tale riguardo stiamo avviando le necessarie procedure. L'area individuata è quella nei pressi di Maddaloni, dove tra l'altro sarà collocato il più grande interporto d'Europa. E' quindi lì che dovremo collocare, a fronte di uno sviluppo del territorio in senso produttivo, taluni impianti quali quelli petroliferi di Napoli, che costituiscono una bomba ecologia, e gli impianti di termodistruzione.

Per i rifiuti industriali abbiamo contatti con l'unione industriale di Napoli che, a livello regionale, creerebbe a proprie spese un unico impianto, per l'assorbimento di questa materia specifica.

Ritornando ai rifiuti ospedalieri, stiamo anche controllando che le ASL attivino i propri impianti.

Per quanto riguarda il fiume Sarno, il senatore Cozzolino sa bene che il prefetto è commissario di Governo e che rispetto all'azione di quest'ultimo vi è una sorta di intesa e di concerto con il presidente della regione Campania. Abbiamo la fortuna di avere una disponibilità notevole, circa 450 miliardi. Il prefetto, d'intesa con il Ministero, sta predisponendo un piano di progettazione complessivo. Come presidente della regione Campania, prima di esprimere il concerto, ho dovuto segnalare al prefetto che gli impianti del Sarno avevano concessioni - per intenderci, risalenti alla prima Repubblica - con enti concessionari i quali avevano predisposto progetti che ora non vengono più eseguiti. Questo può creare un contenzioso, anzi lo crea. Nell'ultima ordinanza è stato stabilito che anche l'eventuale esito del contenzioso per la risoluzione dei contratti in danno sarà a carico del Governo. A questo punto, quindi, è cessata la preoccupazione della struttura regionale, anche se persiste una mia preoccupazione in ragione dell'interesse complessivo. Mi sto sforzando di realizzare una risoluzione contrattuale bonaria con i vecchi concessionari, sì da poter dare il via libera alle gare di progettazione che il commissario di Governo, d'intesa con la regione Campania, dovrebbe realizzare. Se ho ben compreso, il previsto meccanismo dell'unico grande depuratore sarebbe sostituito da quattro impianti frazionati, ai quali andrebbe collegata tutta la rete a servizio delle città e dei paesi del comprensorio.

In definitiva, credo che il problema del Sarno si avvii a soluzione nei tempi dovuti. La questione principale, che sembrava essere quella economica e finanziaria, sembra ora avviata a soluzione. In questa prospettiva, stiamo favorendo l'azione del commissario di Governo tesa a giungere alle conclusioni più favorevoli, comprendendo in questo discorso generale anche le operazioni di drenaggio dei fanghi ed altre questioni di questo genere.

GIOVANNI IULIANO. Abbiamo appreso che, per quanto riguarda il medio Sarno, sono stati predisposti bandi di progettazione relativi ai quattro impianti. Quanto, invece, all'alto Sarno, ci fu un finanziamento, transitato per la prefettura, per i collettori di allacciamento di alcuni comuni che non avevano completato l'allacciamento stesso. Siccome mi risulta che la situazione del medio Sarno sia peggiore di quella dell'alto Sarno sotto il profilo dei collegamenti al depuratore, vorrei sapere se siano disponibili fondi anche in questa direzione.

MARCELLO POSTIGLIONE, Dirigente della struttura commissariale per l'emergenza rifiuti. Il Ministero dell'ambiente ed il commissario prefettizio hanno previsto fondi per il finanziamento sia dei quattro impianti richiamati, in ragione di circa 350 miliardi, sia per gli allacciamenti. Peraltro, la maggior parte dei comuni interessati (di cui alcuni hanno già ottenuto i finanziamenti) hanno fatto domanda di finanziamento nel quadro comunitario di sostegno con riferimento al primo ed al secondo sottoprogramma, che sta scattando proprio in questi giorni. Le posso dire con certezza che il Ministero dell'ambiente, tramite la regione Campania, ha già finanziato alcuni progetti relativi a Cava dei Tirreni e a Castellamare. Tutte le altre iniziative sono in fase di progettazione e potranno ricevere i finanziamenti nel contesto del secondo sottoprogramma del quadro comunitario di sostegno.

GIOVANNI IULIANO. La ringrazio.

ANTONIO RASTRELLI, Presidente Campania. I tempi sono differenziati, ma noi contiamo su due fattori: un fattore quantitativo, rappresentato dal minor volume e, quindi, dal maggior tempo di disponibilità della discarica; un secondo fattore è invece legato all'opera di convincimento che possiamo intraprendere presso le amministrazioni locali, nel momento in cui si avvia il piano, affinché anche eventuali, nuovi provvedimenti di acquisizione di discariche costituiscano un fatto provvisorio. In sostanza, avendo già posto a regime il sistema definitivo, non c'è più la paura che, una volta creata una discarica, quest'ultima funzioni per un tempo immemorabile.

Su questo presupposto cercheremo di far coincidere, con le dovute garanzie e con i tempi necessari, i tempi di messa a regime con quelli della transizione. Certo, si tratta di una sfida. Ecco perché forse sarebbe opportuno che le due funzioni fossero tenute distinte, di modo che vi siano responsabilità differenziate. Potrebbe infatti accadere che nell'unificazione dei compiti si confonda il tempo del regime definitivo con quello del precario. Sto pregando gli uffici di sollecitare al massimo, sia pure con le dovute garanzie di trasparenza, i tempi di approvazione dei progetti di esecuzione del primo meccanismo, che diventa assorbente.

Vorrei rivolgere un caldo ringraziamento al senatore Lasagna. La Campania e Napoli hanno bisogno di riconoscimenti come quello che egli ha voluto tributare. La rotta è stata completamente invertita. I tempi esecutivi sono quelli che sono e le difficoltà sono infinite, alla luce di mille problemi che dobbiamo affrontare ogni giorno. Mi permetto di citare l'esperienza personale anche perché ho vissuto - per così dire - dall'altra parte del tavolo per tanto tempo. I problemi che si affrontano in questi luoghi di frontiera sono inimmaginabili. L'impatto con la realtà è del tutto diverso dalla valutazione, per quanto validissima, che può essere fatta in altre sedi. Questi momenti di confronto e di verifica sono quindi molto produttivi perché consentono di affiancarci al potere legislativo, la rappresentanza più alta degli interessi del popolo, nella individuazione e nella ricerca di soluzioni ai problemi reali che dobbiamo gestire ogni giorno.

Se il piano potrà essere eseguito, conto di poter dare nello spazio di tre anni la definitiva sistemazione a questo problema in Campania. Vorrei chiarire che, se sarà possibile realizzare questo obiettivo, è solo perché agiamo in regime commissariale. Se non avessi i poteri del commissario, probabilmente oggi il problema sarebbe ancora all'attenzione della giunta od impantanato in una commissione inutile dell'inutile consiglio regionale. Mi scuserete se mi esprimo in questi termini, ma l'impatto con il momento istituzionale è traumatizzante.

PRESIDENTE. Non si preoccupi, anche perché l'esigenza da lei sottolineata per ultimo viene riconosciuta da tutti, senza distinzioni politiche. L'auspicio è comunque che questi poteri siano limitati nel tempo.

ANTONIO RASTRELLI, Presidente Campania. Sono una delle figure istituzionali più gravate di compiti commissariali: ne ho quattro. Gli avversari del PDS in consiglio regionale sostengono che io abbia più poteri di Chirac. Sta di fatto che ho tante responsabilità e molte rogne, stante la sussistenza di molte situazioni di emergenza. Chi si dedica a questo compito e chi assume questa responsabilità deve essere posto nelle condizioni di farlo fino al limite delle proprie possibilità.

CIRO SCARFATO, Comandante del NOE dei carabinieri di Napoli. Nell'ambito dei 13 mila controlli effettuati dal 1995 al 1997, unitamente alla sezione operativa centrale, è stata recentemente condotta una grandissima operazione, attualmente al vaglio della DDA di Napoli, dalla quale sicuramente emergeranno elementi importanti. Purtroppo vengono alla luce vecchi personaggi... Questo non si verifica più perché non sono più privati, tranne l'eccezione di Difesa Grande, gestita dal consorzio Asi-Dev. Questi personaggi, purtroppo, stando sul posto, da qualche parte devono pure gironzolare...! Noi diciamo che hanno le mani nell'immondizia.

PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti ed auguro loro buon lavoro.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE

GIUSEPPE SPECCHIA

 

Incontro con i rappresentanti delle associazioni ambientaliste.

PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti delle associazioni ambientaliste che hanno aderito all'invito della Commissione e do senz'altro loro la parola.

FERNANDO DI MEZZA, Presidente della sezione della Legambiente della provincia di Napoli. Anzitutto, vi consegno una documentazione che riporta dati sull'ecomafia in Campania aggiornati al febbraio 1997.

Già nell'audizione di due anni fa sottolineammo una serie di aspetti importanti. Ne riprenderò alcuni indicando, in particolare, gli elementi di aggiornamento intervenuti. Riteniamo che gli anni di commissariamento in Campania per la gestione delle discariche siano stati sicuramente positivi, nel senso che si è verificata una sottrazione di tale gestione dalle mani della camorra. Quasi tutte le discariche sono state commissariate e, nei fatti, date in gestione all'ENEA od ai consorzi. Da questo punto di vista, quindi, si è trattato sicuramente di un grosso passo in avanti.

A quanto ci risulta, in Campania i traffici sono molto più limitati rispetto al passato e riguardano alcune zone che fondamentalmente sono tuttora sotto il controllo della camorra, dove cioè lo Stato esercita poco controllo, in particolare il giuglianese e la zona flegrea. Di recente ad Acerra, nell'area vesuviana, sono stati rinvenuti alcuni fusti...

PRESIDENTE. Abbiamo visitato la zona interessata proprio questa mattina.

FERNANDO DI MEZZA, Presidente della sezione della Legambiente della provincia di Napoli. Da questo punto di vista, il fenomeno si è attenuato. E' evidente che non si deve abbassare la guardia; in particolare, riteniamo sia urgente avviare tempestivamente la bonifica delle discariche sequestrate. Viviamo un'allucinante situazione che vede decine e decine di discariche sequestrate ed alcune ormai esaurite che, a quanto ci risulta, contengono quantità enormi di rifiuti tossici e con riferimento alle quali i sequestri non hanno conciso con un'attività di monitoraggio e di avviamento delle operazioni di bonifica. In sostanza, se non si agirà in questa direzione, avremmo sì bloccato il fenomeno ma non avremmo eliminato i rischi di inquinamento, anche sotto il profilo igienico-sanitario.

Siamo preoccupati del modo in cui si è avviata l'opera di bonifica e di messa in sicurezza di alcune discariche anche utilizzate dal prefetto-commissario. Ci risulta che alcune discariche utilizzate in una prima fase - penso alla Di.fra.bi., a Fungaia di Monte Somma, a Ardolino - abbiano portato alla predisposizione di progetti di messa in sicurezza e di bonifica che francamente ci lasciano abbastanza perplessi, soprattutto perché legati ad una realizzazione molto rapida e limitata in tempi ristretti. Sappiamo, invece, che i progetti di messa in sicurezza comportano una pianificazione di venti, trenta o quarant'anni. Di qui, le nostre perplessità su progetti che sicuramente lasciano molto a desiderare.

Vi sono ancora situazioni gravissime, come è quella della Di.fra.bi. di Pianura, in ordine alla quale mi risulta che non sia stato ancora approvato alcun progetto. E' ovvio che da questa situazione deriva un gravissimo rischio di inquinamento, soprattutto sotto il profilo della salute delle popolazioni interessate.

Un altro capitolo importante, del quale parlo non per lanciare un'accusa alla gestione commissariale, è quello connesso ai rifiuti tossico-nocivi. A quanto ci risulta, in Campania non esiste ancora alcun impianto utilizzabile per lo smaltimento di questo tipo di rifiuti. In realtà, vi sono attività di stoccaggio provvisorio e ditte autorizzate al recupero. Di conseguenza, questi rifiuti dovrebbero andare o fuori regione o, come spesso accade, trattati e resi assimilabili ai rifiuti urbani per poi essere smaltiti in discariche predisposte per lo smaltimento di questo ultimo tipo di rifiuti. Si tratta di un aspetto molto delicato e riteniamo che molti di questi rifiuti siano resi assimilabili a quelli urbani con estrema facilità e quindi finiscano in discariche utilizzate nella nostra regione.

Da quanto ci risulta, il prefetto-commissario di Napoli ha dichiarato con chiarezza di considerare chiusa la sua esperienza, nel senso che a conclusione del mandato conferitogli dall'ultima ordinanza avrebbe intenzione di demandare tutto a Rastrelli, nella sua qualità di commissario regionale (Commenti). E' chiaro che non spetta a lui... C'è comunque una volontà della prefettura di tirarsi fuori da questa partita.

Ci sembrava logico che nel corso di una gestione durata tre o quattro anni si giungesse a pianificare la fase di uscita dall'emergenza e che quindi si rientrasse nell'ordinario. Sta di fatto che, a partire dal marzo 1996, cioè dall'epoca in cui Rastrelli è stato nominato commissario per il piano di emergenza, non si è percorsa molta strada.

Il piano presentato nel dicembre 1996 è a nostro avviso molto carente e suscita molte perplessità. In realtà, si sarebbe dovuto trattare di un piano di emergenza ed invece ne è venuto fuori il piano regionale di smaltimento dei rifiuti. Non so se Rastrelli, in quanto commissario, avrebbe potuto far questo, visto che, a mio avviso, la competenza in questa materia spetterebbe al consiglio. Non è questo comunque il problema fondamentale: il problema vero è che il piano prevede scenari in prospettiva ma non ci fa comprendere ciò che accadrà domani, dopodomani, da qui a tre, quattro o cinque anni. Per mettere a punto impianti di incenerimento come quelli previsti sono necessari almeno quattro o cinque anni, ammesso che si partisse da oggi. Nel frattempo, a fronte di una disponibilità che ci risulta essere pari ad un anno-un anno e mezzo, non sappiamo cosa si prospetti per i prossimi anni. Tra l'altro, il piano non si innesta in modo coerente con quanto sta facendo la prefettura, trattandosi di due tipologie di iniziativa chiaramente sconnesse tra di loro. Il rischio che corriamo è che tra un anno-un anno e mezzo, la situazione di emergenza sia ancora più grave di quella del passato.

MAURIZIO BALLETTA, Membro dell'ufficio legale del WWF della Campania. Condividiamo le considerazioni del presidente Di Mezza. Trovandoci di fronte ad una Commissione parlamentare d'inchiesta, riteniamo di dover sottoporre alla vostra attenzione una serie di casi specifici che consideriamo abbastanza gravi, anche relativi alle aree naturali protette di questa regione, una realtà, questa, che più delle altre sta a cuore alla nostra associazione.

Anzitutto, va affrontato il problema della discarica di Pianura che, pur essendo stata chiusa, continua a produrre i suoi effetti inquinanti nel tempo e, anzi, rappresenta un classico esempio di come l'inquinamento ambientale possa propagarsi nello spazio e nel tempo. La discarica si trova proprio sul perimetro della riserva naturale degli Astroni, gestita dal WWF. A causa di questa discarica, a nostro avviso, la vegetazione continua a subire danni, nonostante sia stata chiusa. Questa osservazione ci è stata confermata da un fenomeno che abbiamo potuto constatare di recente: una zona colpita da incendio si è ricomposta per un certo tratto ma non in un altro tratto. Evidentemente, i danni sulla vegetazione non erano dovuti al fuoco ma molto probabilmente all'inquinamento della Di.fra.bi. Vi chiediamo di indagare su questi aspetti, magari anche nominando consulenti tecnici, in modo tale da avere una risposta definitiva a questo interrogativo che, per i suoi risvolti anche scientifici, non siamo in gradi di definire da soli.

Vi è poi la problematica dell'altra grande area protetta della provincia di Napoli, il parco nazionale del Vesuvio, un'area protetta particolare ed unica al mondo, anche in considerazione della contiguità con un'enorme città e con grandi centri abitati, nonché di mega discariche, anche se queste ultime, almeno teoricamente, sono chiuse. Lo stesso ente parco, quando è stato istituito nel 1995, non ha adottato alcun provvedimento di chiusura perché, nei fatti, le discariche risultavano già chiuse sotto il profilo giuridico. Sta di fatto che continuano ad arrivarci allarmate segnalazioni di cittadini che di notte vedono camion passare, circolare, scaricare. In alcune zone, poi, continuano ad avvertirsi certi odori.

E' con me un socio della sezione vesuviana del WWF, Luigi Guido, il quale è in grado di offrirvi una panoramica, almeno sui due tre casi più eclatanti connessi alle discariche più grandi che sarebbero ancora utilizzate, nonostante la chiusura. Tutto ciò, a nostro avviso, si verifica per una evidente carenza dell'attività di vigilanza; questo, in un parco nazionale, è un fatto davvero gravissimo.

Ci risulta che la forestale abbia un'organico ridotto all'osso; ne consegue la necessità di potenziare l'attività di polizia. Come Commissione d'inchiesta, dotata di poteri di polizia giudiziaria, vi chiediamo, nonostante siate parlamentari, di fare i carabinieri, di vigilare, accertare e fermare i fenomeni denunciati dai cittadini. Noi, purtroppo, non abbiamo poteri in questo senso. Disponiamo di un gruppo di guardie venatorie - i guardiacaccia di una volta - le quali, volontariamente, svolgono attività in tale direzione. Avremmo voluto utilizzare le guardie per eseguire un censimento delle segnalazioni che presentassero una minima rilevanza giuridica. Se noi comandiamo alle guardie venatorie il servizio in un parco, il tutto si risolve in una attività antibracconaggio; è evidente, tuttavia, che se le stesse accertano, ad esempio, che un camion scarica rifiuti, hanno il dovere giuridico di segnalarlo all'autorità giudiziaria amministrativa. Ebbene, a Napoli abbiamo un nucleo costituito da sole tre guardie. Avevamo istituito appositi corsi ed avevamo chiesto altre guardie, ma ci siamo scontrati con un problema assurdo, che intendiamo segnalare a voi parlamentari. Ad un certo punto, la prefettura di Napoli ha rinnovato il decreto ad una sola guardia ed ha bloccato tutte le altre perché, in base ad una legge del 1931, testo unico di pubblica sicurezza, articolo 138, comma 1, punto 7, tutte le guardie giurate dovrebbero versare i contributi assicurativi INAIL ed INPS. Ci chiediamo: le guardie venatorie previste nel 1968 per la prima volta, che sono volontarie, non dipendenti, come era invece nel 1931, e che già pagano contributi assicurativi in base alla legge del volontariato, come possono sostenere questa spesa? Né, peraltro, si può pensare che a far fronte a tale onere possa essere l'associazione, anche perché non esiste un rapporto di lavoro con quest'ultima.

In definitiva, anche se avremmo voluto dare una mano nella lotta alle degenerazioni riscontrabili nel settore del ciclo dei rifiuti, non possiamo far nulla perché privi di strumenti. In qualche caso siamo ricorsi al TAR ed alla prefettura ma riteniamo che una maggiore efficacia d'intervento potrebbe derivare dalla vostra iniziativa di Commissione d'inchiesta dotata di poteri particolari.

LUIGI GUIDO, Rappresentante del WWF della Campania. Mi rendo conto che devo restringere in un brevissimo arco di tempo un argomento che richiederebbe una trattazione più ampia. Partirò da un dato, cioè dal rilevamento effettuato da rappresentanti delle associazioni ambientaliste e da esponenti della società civile nel 1989. Sono state censite 188 discariche abusive nel territorio che poi è diventato parco nazionale del Vesuvio, ma non vi è stata alcuna operazione di monitoraggio né di analisi, né tanto meno di bonifica, di questi 188 siti. E' vero che nella maggior parte possono essere annoverati come semplici sversatoi, ma un buon 10 per cento, probabilmente, è costituito da siti in cui è stata stoccata una quantità considerevole di rifiuti solidi urbani e, soprattutto, quantità - temiamo molto grosse - di rifiuti urbani pericolosi, di tossico-nocivi e soprattutto di rifiuti industriali. Nei luoghi in cui le discariche non sono state autorizzate dalla regione si sono create situazioni che riteniamo a rischio sotto il profilo della protezione civile e anche sanitario.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE

MASSIMO SCALIA

LUIGI GUIDO, Rappresentante del WWF della Campania. Un caso eclatante che sottolineiamo alla vostra attenzione è quello della discarica del Carcavone, nell'agro di Pollena Trocchia. Come tutte le cittadine del versante sommano del Vesuvio, questa è posta all'uscita di uno dei tanti valloni provenienti dalle pendici del monte Somma. Dagli anni cinquanta-sessanta in poi ognuno di questi alvei impluvi naturali è diventato un sversatoio, prima di liquami e di rifiuti agricoli poi, con il passare degli anni, anche di rifiuti industriali e di rifiuti urbani pericolosi. In particolare, in località Carcavone si trova un'enorme discarica gestita per tanti anni senza alcuna autorizzazione. Riteniamo fosse il luogo privilegiato dove sono stati interrati vari rifiuti pericolosi. Oggi, per effetto del dilatamento meteorico, questi rifiuti tornano probabilmente alla superficie: poiché la discarica si trova lungo un'alveostrada, vanno tranquillamente in città. L'alveostrada finisce in città, dove prosegue il suo percorso verso i Regi Lagni.

Nella stessa situazione di Pollena si trovava, fino a poco tempo fa, la discarica Fungaia di monte Somma, che è stata chiusa. Vi si trovano ancora la discarica di Novella Escappo di Ercolano e la discarica Sari di Terzigno. Quest'ultima, tra l'altro, rischia di essere riaperta, perché vi è una richiesta fortissima in tal senso da parte del commissariato di Governo all'ente parco. Sia nei nostri dossier che abbiamo inviato alla prefettura sia nei suggerimenti che abbiamo dato per la redazione del piano del parco all'ente parco, ci siamo schierati fortemente affinché il parco si adoperi - nonostante il fatto che in cambio avrebbe un finanziamento da destinarsi principalmente al recupero e al ripristino dello stato dei luoghi a discarica esaurita - per non accettare questa proposta. Chiediamo anche alla vostra Commissione di far sì che la legge regionale n. 10, che prevede il divieto assoluto e tassativo di tenere discariche all'interno di aree protette, sia rispettata, nonostante l'emergenza. Questo è un principio, che diventa ancora più forte in un territorio simbolo come quello del Vesuvio, che è stato trattato come una groviera fino all'altro ieri.

Proprio in questi giorno ho parlato con il direttore del parco nazionale. Le denunzie che ricevono dai cittadini sono passate alle poche guardie forestali che operano presso il parco per i relativi controlli. Da quel momento la guardia forestale, essendo un organo di polizia giudiziaria, ha come referente la magistratura, per cui l'ente parco non riceve la notizia di ritorno. Perciò, il cerchio non si chiude e si vanifica l'attività di controllo e probabilmente anche la possibilità di scelte politiche e di gestione che il parco potrebbe effettuare se avesse il controllo delle denunzie che riceve e, soprattutto, se potesse operare un'azione di filtro rispetto ai cittadini, dando loro l'impressione di essere un ente che esiste e che può tradurre in immediata azione amministrativa e giudiziaria le loro segnalazioni.

Le nostre associazioni si trovano di fronte al medesimo problema, però ci preoccupiamo di meno perché non siamo un ente pubblico, e quindi il cittadino ci può capire. Ma nel caso del parco nazionale il cittadino rimane sicuramente interdetto, perché non riceve risposta.

Per quanto riguarda i rifiuti urbani pericolosi, in quasi tutti i comuni dell'hinterland vesuviano vi sono situazioni di rapporti concessori con imprese private che gestiscono il servizio di raccolta dei rifiuti. Fin quando si tratta di rifiuti solidi urbani, attraverso le bolle di accompagnamento si effettua un controllo immediato sul quantitativo sversato in discarica ancora oggi. Ma quando si tratta di rifiuti urbani pericolosi, i cosiddetti RUP (batterie, farmaci e così via) è vero che i comuni possono legittimamente chiedere che tutta la filiera dello smaltimento, dal momento della raccolta fino alla collocazione nel sito definitivo, sia resa nota tramite il certificato di smaltimento, ma il problema è che, poiché vi sono dei monopoli di fatto, e quindi la stessa ditta agisce in più comuni anche contermini, se dieci comuni producono 100 chili di RUP nella misura del 10 per cento l'uno, ognuno si limiterà a chiedere la certificazione di quei 10 chili. Poiché non vi è la possibilità di avere la certificazione dei propri RUP (con una pesata a monte, una bolla di accompagnamento dei propri rifiuti e un certificato di smaltimento dei propri rifiuti), ma è sufficiente esibire un certificato di smaltimento di un determinato quantitativo di RUP, si può pensare che, dati i costi, ancora oggi accada che lo stesso certificato sia utilizzato per rifiuti di più comuni. Voglio dire che si possono raccogliere 100 chili ma è sufficiente smaltirne 10 correttamente per dimostrare ad ognuno dei 10 comuni che i suoi rifiuti sono stati smaltiti correttamente. Purtroppo, molti dei 188 sversatoi o discariche abusivi intorno al Vesuvio sono molto probabilmente - ne abbiamo la fondata convinzione - utilizzati in questo senso.

Infine vi ho portato una documentazione fotografica su una villa romana - ne potete vedere l'opus reticolatum - che si trova nelle campagne di Ercolano, a mezza costa sul Vesuvio, e che purtroppo è diventata una di queste discariche. Guardando le fotografie si possono anche identificare i nominativi presenti sui bidoni che sono stati lì abbandonati. Le fotografie risalgono a un anno o due fa, ma rispecchiano in pieno la realtà attuale.

Inoltre, si è consentito che venissero fatti dei rilevati: vi sono due colline alte 200 e più metri a Somma Vesuviana e a Novella Escappo di Ercolano che hanno alterato completamente lo stato dei luoghi e che hanno una linea di declivio pericolosa perché non sono state fatte curve di livello che garantiscono la sicurezza. Probabilmente, i liquami dello spurgo delle fosse settiche - abbiamo ricevuto delle segnalazioni - sono usati per coibentare in qualche modo, o comunque per compattare, la piramide di terreno, che altrimenti crollerebbe. E' molto probabile che ciò accada ad Ercolano.

ROBERTO LASAGNA. Ho notato che su quella discarica vi è un importante allevamento di mucche.

LUIGI GUIDO, Rappresentante del WWF della Campania. Di suini.

GIOVANNI ROMANO, Responsabile del settore rifiuti della Legambiente della Campania. Si tratta di una stalla di transito per bovini. Gli animali sono tenuti lì e foraggiati, e poi vengono inviati alla macellazione. Ci troviamo a monte della discarica Fungaia di monte Somma, tra la zona 1 e la zona 2 del parco nazionale del Vesuvio, ovverosia tra la zona di massima tutela ambientale e quella in cui i vincoli sono minori. La discarica Fungaia è stata anche molto abilmente riciclata: un pochino più giù avete visto le ville, alcuni locali delle quali sono utilizzati per lo svolgimento di feste e cerimonie.

Per quanto riguarda le bonifiche, le aree indicate dal collega Guido in passato hanno goduto di una certa extraterritorialità. E' arrivato di tutto e da tutti i posti. La discarica Fungaia ha conosciuto la coibentazione 10 anni fa. Ricordo che sopra la Fungaia pascolavano i maiali ben 25 anni fa, e non era coibentata. La bonifica di cui ha parlato il presidente Di Mezza implica che sia ripristinata anche la legalità in queste zone dove per anni, sotto il controllo della camorra di Cutolo, si è fatto tutto ciò che voi sapete.

Si è parlato della prevista riapertura della discarica Sari di Terzigno. La prefettura sta lavorando ad un progetto per il suo riutilizzo, nel parco nazionale del Vesuvio. Ma vi possiamo assicurare che vi sono grosse resistenze da parte delle popolazioni locali.

PRESIDENTE. Il prefetto ci ha espresso la sua volontà di non collocare mai discariche nel territorio del parco.

GIOVANNI ROMANO, Responsabile del settore rifiuti della Legambiente della Campania. Il periodo di 18 mesi è garantito con la riapertura della discarica Sari di Terzigno, nel parco nazionale del Vesuvio.

PRESIDENTE. Però è necessario capire in quale area del parco si trovi esattamente.

GIOVANNI ROMANO, Responsabile del settore rifiuti della Legambiente della Campania. Si trova in zona 2.

PRESIDENTE. La questione è delicata, perché penso che siamo tutti d'accordo sul fatto che il parco deve essere un parco. Però la discarica non si trova in zona 1.

GIOVANNI ROMANO, Responsabile del settore rifiuti della Legambiente della Campania. La gestione della discarica Fungaia di monte Somma costituisce un esempio di come queste imprese si siano riciclate in imprese di servizi. Molte di loro, che avevano collegamenti con la malavita organizzata, sono passate dal settore dello smaltimento dei rifiuti a quello dei servizi, sempre nel campo dei rifiuti, come per esempio il trasporto o lo spazzamento, intervenendo negli appalti o in altro modo.

PRESIDENTE. Il prefetto ci ha assicurato che sarà molto attento nel bandire concorsi, nel senso che è necessario evitare che i soggetti che hanno avuto guadagni gestendo illecitamente una discarica magari abusiva siano gli stessi che continuano a fare affari nella fase di bonifica o di ripristino dei luoghi. Ormai vi è una certa sensibilità, anche istituzionale, in materia e, nonostante i problemi dell'area napoletana - che, come sapete, non sono solo questi -, grazie ad un'azione congiunta, alcuni livelli sono ormai consolidati.

LUIGI GUIDO, Rappresentante del WWF della Campania. Sarebbe necessario adoperarsi affinché siano compiute quelle piccole azioni che segnalavo prima. Mi riferisco per esempio all'obbligo dell'etichettatura dei rifiuti pericolosi provenienti da un singolo comune, in modo che quello stesso comune possa seguire il percorso del proprio rifiuto fino al suo smaltimento definitivo.

Potrebbe essere altrettanto positivo vincolare la partecipazione a rapporti concessori con le amministrazioni locali, o a gare per la raccolta differenziata, in modo che coloro che gestiscono il ciclo dei rifiuti tradizionale non possano fare entrambe le cose. Nel comune di San Giorgio a Cremano l'amministrazione è già al quarto esperimento di gara per conferire la raccolta differenziata; ma poiché esiste un rapporto atavico di concessione con una delle più grosse ditte operanti nel territorio nel settore della raccolta dei rifiuti solidi urbani, che però non è interessata - probabilmente perché oggi i capitolati si fanno in modo diverso -, non si riesce ad affidare l'incarico. Come potete ben capire, vi è anche una certa ritrosia delle amministrazioni locali a fare trattative private, nonostante la legge, dopo un certo numero di esperimenti, lo consenta, perché si vogliono osservare correttamente le procedure amministrative. Se invece vi fossero garanzie, per i nuovi imprenditori che stanno investendo nel settore, circa la possibilità di potersi muovere in un settore specifico come quello della raccolta differenziata, si potrebbero ottenere ulteriori vantaggi.

Voglio citare un ultimo caso, anche se non sono in grado di fare nome e cognomi e di dare riferimenti precisi. Però, da colloqui avuti con agricoltori amici, proprietari di strutture produttive nell'agro di Somma Vesuviana, risulta che spesso personaggi che non si qualificano, e che magari arrivano nottetempo, offrono fino a 100 milioni per l'interramento di un fusto di rifiuti radioattivi. E' facilmente immaginabile che il livello di onestà di una persona media può essere tranquillamente al di sotto di una cifra del genere, senza che ciò possa scandalizzare. Chi fa questo tipo di proposte, probabilmente, sa che se dovesse smaltire correttamente quel fusto spenderebbe molto più di 100 milioni. Allora, se il coacervo normativo e la situazione del mercato italiano fanno sì che il costo di smaltimento dei rifiuti radioattivi sia così alto, finché non lo porteremo ad una misura accettabile, in modo che questo tipo di mercato scenda sotto la soglia di onestà media, probabilmente vi saranno sempre questi personaggi che faranno queste proposte. Per fortuna, la persona con cui ho parlato ha rifiutato l'offerta, poiché gestisce una masseria di antica tradizione ed è riuscito ad avere la forza di dire di no.

GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Non ha fatto la denuncia?

LUIGI GUIDO, Rappresentante del WWF della Campania. No, sia per gli atteggiamenti intimidatori sia perché la denuncia sarebbe contro ignoti, trattandosi di personaggi non del luogo, che poi scompaiono nel nulla.

MANLIO CONVERTI, Responsabile del settore rifiuti del WWF della Campania. Nel mio intervento mi riferirò principalmente alle aree urbane, quindi a Napoli e ai comuni circostanti, che rappresentano la fonte più importante di produzione di rifiuti, smaltiti anche in maniera non corretta, nella nostra regione. Il problema più grande è rappresentato dal fatto che, per le piccole e medie imprese, e magari anche per i piccoli e medi artigiani, è più conveniente utilizzare mezzi non leciti, anche non necessariamente legati alle organizzazioni camorristiche; in qualunque strada provinciale o nei tratti ciechi di strade in costruzione o mai completate vi è una serie infinita di piccole e grandi discariche abusive. Questo accade già nella periferia di Napoli e poi in tutto l'hinterland della città. Purtroppo, come ha già detto il collega Guido, è un problema di economicità, poiché per le piccole imprese è più costoso pagare il trasporto in discarica o, come richiederebbe la nuova normativa, il riciclaggio o la riduzione complessiva dei rifiuti.

Durante le manifestazioni "Bosco pulito" del WWF abbiamo ovunque trovato, in piccoli e grandi boschi, discariche abusive di questo tipo. L'origine dei rifiuti era riconoscibile abbastanza facilmente. Talvolta ci siamo chiesti se fossero pericolosi, ma non sempre abbiamo i mezzi per accertarlo. Abbiamo comunque trovato bidoni contenenti sostanze bluastre non proprio profumate.

Si tratta pertanto di incentivare il recupero dei rifiuti come materia seconda anche quando si tratta di materiali di scarto delle imprese. Molto spesso, infatti, è possibile riutilizzare un prodotto di scarto di un'industria in un'altra. Sarebbe perciò necessario defiscalizzare o incentivare le nuove imprese - ve ne sono troppo poche in Campania - eventualmente interessate al riciclaggio, affinché possano riutilizzare questi materiali e in modo che l'intero processo sia più economico.

Un altro grande problema è quello della bonifica delle piccole e grandi discariche. Sono molto note le aree di Bagnoli o del Sarno, ma oltre a chiudere le attuali imprese inquinanti del Sarno e bonificare il terreno di Bagnoli, sarà necessario bonificare anche le aree marine vicine. Questo è particolarmente importante se consideriamo l'importanza del mare nella vita e nell'economia della nostra regione.

Finisco il mio intervento soffermandomi sulle isole piccole e grandi della nostra regione, dove a causa di un sistema non sempre adeguato in base alla legge vi è un rischio molto grosso per il futuro di trovare discariche "temporanee" fortemente dannose, se non addirittura impianti per la distruzione di rifiuti non consoni al piano regionale proposto dal presidente Rastrelli, che potrebbero aggravare ulteriormente la situazione dell'economia turistica e, soprattutto, dell'ambiente assai particolare del Golfo di Napoli.

GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Si è parlato di una discarica nella zona 2 del parco. Non mi sembra che la legge regionale n. 10 offra la possibilità di tenere discariche a seconda della distinzione in zone del parco. Quindi, è irrilevante se si tratti della zona 2 o della zona 1.

MAURIZIO BALLETTA, Membro dell'ufficio legale del WWF della Campania. Noi impugneremo eventuali autorizzazioni in questo senso, perché il divieto di aprire discariche in aree naturali protette si applica in tutte le zone del parco. Posso perciò garantire che il WWF impugnerà eventuali provvedimenti di questo tipo.

LUIGI GUIDO, Rappresentante del WWF della Campania. La normativa non solo impedisce di aprire discariche nel territorio del parco, ma impedirebbe anche di farlo nei territori dei comuni che afferiscono al parco stesso. Poiché la legge regionale ha diviso il territorio della regione in bacini, e il bacino di Napoli 4 o quello cui si riferisce la città devono contemplare il "tutto compreso", nel senso che devono avere gli impianti di smaltimento, quelli di stoccaggio e quelli di trasferimento al loro interno, sembra assurdo - in mancanza di adeguamenti normativi, in modo che vi possa essere un flusso controllato di rifiuti, o per lo meno di alcune tipologie di rifiuti, tra bacini - che all'interno di un bacino che interessa quasi interamente l'area meridionale del parco nazionale del Vesuvio e i comuni che hanno anche piccoli lembi al suo interno (che non possono ospitare alcuna attività del ciclo dei rifiuti) si possono attuare le norme del piano e della legge regionale in regime transitorio di deroga dalla legislazione.

GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Circa 25 anni fa il WWF denunciò la presenza di una discarica sul Vesuvio nella quale pascolavano i maiali. Sembra incredibile che a distanza di tanto tempo questo pascolo avvenga ancora. All'epoca, il titolare della discarica era un consigliere provinciale di cui fu chiesta la destituzione. Il consiglio provinciale dell'epoca rigettò la richiesta del WWF di destituire d'autorità il consigliere provinciale, ma fortunatamente l'autorità giudiziaria ne dispose l'arresto pochi giorni dopo. Questo personaggio si chiamava Di Francia, cognome che ritroviamo, guarda caso, a proposito della discarica di Pianura, alle pendici dei monti Astroni. E' la stessa persona o un congiunto di quel Di Francia? Come mai questa discarica, su cui pascolano i maiali - che all'epoca facemmo visitare da un veterinario, che constatò che erano tutti gravemente malati, avendo il fegato in frantumi, e la cui carne era nociva per la salute dell'uomo -, è ancora in funzione? E' la stessa discarica di allora?

LUIGI GUIDO, Rappresentante del WWF della Campania. E' la stessa discarica di allora e pare che sia lo stesso personaggio.

FERNANDO DI MEZZA, Presidente della sezione della Legambiente della provincia di Napoli. I Di Francia e i La Marca erano in società. La Di.fra,bi...

PRESIDENTE. Si chiama Di.fra.bi. proprio per questo.

GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Di.fra sta per Di Francia, ma la bi.?

FERNANDO DI MEZZA, Presidente della sezione della Legambiente della provincia di Napoli. No, l'altro socio era La Marca. Anche nella discarica di Sessa Aurunca c'era La Marca. Lo smaltimento qui era nelle mani di poche famiglie. Erano sempre gli stessi: Di Francia, La Marca, Avolio.

LUIGI GUIDO, Rappresentante del WWF della Campania. Oggi, a distanza di 25 anni, quegli stessi personaggi hanno avviato attività imprenditoriali nel trasporto dei rifiuti. La SPRA credo sia una delle grandi società che hanno iniziato la gestione della discarica che oggi può considerarsi, in Campania se non in Italia, uno dei due o tre maggiori gruppi nel settore del trasporto specializzato.

FERNANDO DI MEZZA, Presidente della sezione della Legambiente della provincia di Napoli. Lo stesso Luca Avolio nel giuglianese è passato dallo smaltimento al servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti.

GIOVANNI ROMANO, Responsabile del settore rifiuti della Legambiente della Campania. La società che gestiva la discarica Fungaia di monte Somma è impegnata nella gestione della discarica di Bucarest in Romania. Traffici internazionali di rifiuti... Inoltre è sempre presente nel settore delle costruzioni stradali, tramite un'altra branca della società.

LUIGI GUIDO, Rappresentante del WWF della Campania. Credo che costui fosse anche nel consiglio di amministrazione di Pitelli.

ROBERTO LASAGNA. La discarica di Pitelli è stata costruita su terreno di proprietà demaniale; ma ciò che è ancora più grave è che è del demanio militare, cioè della marina.

FERNANDO DI MEZZA, Presidente della sezione della Legambiente della provincia di Napoli. Ma quasi tutte le discariche nella zona flegrea sono sul demanio della regione. Lì, anche se in maniere un po' diversa, c'è l'occhio vigile della NATO...

ROBERTO LASAGNA. Prima avete parlato di un'offerta di denaro per l'interramento di un fusto contenente materiale radioattivo. Vorrei soltanto dirvi: state attenti su queste cose, perché è comprensibile l'interramento di cento fusti, ma un fusto solo si può anche buttare in mare. Non si spendono cento milioni per far scomparire un fusto, che può essere buttato in una buca o in un torrente.

LUIGI GUIDO, Rappresentante del WWF della Campania. Cento milioni, probabilmente, è l'importo unitario. Credo che nessuno debba smaltire un'unico fusto.

GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. A proposito dell'uso del medesimo certificato di smaltimento, non si potrebbe evitare questo inconveniente con l'intestazione al singolo comune?

LUIGI GUIDO, Rappresentante del WWF della Campania. Vi sono vari passaggi. Non vi è un trasporto diretto da un comune a chi tratta in maniera definitiva il rifiuto: vi sono stazioni di trasferenza, vi sono impianti di stoccaggio provvisorio e poi, eventualmente, dopo un po' di tempo, il trasporto presso lo smaltitore che è in grado di trattare quel rifiuto e di recuperare materia oppure inviarlo ai siti di stoccaggio definitivi. In tutti questi passaggi non è garantito che sulla bolla di accompagnamento vi siano le indicazioni originarie dei quantitativi. Del resto, l'impresa che legittimamente può svolgere questo lavoro in più comuni è tenuta semplicemente a comunicare che il rifiuto è arrivato a destinazione. Se si trattava di cinquanta chili di RUP, viene mostrata la ricevuta per cinquanta chili di RUP.

MAURIZIO BALLETTA, Membro dell'ufficio legale del WWF della Campania. Sarebbe necessaria una norma che vieti al dirigente dell'ufficio comunale competente di emettere la liquidazione a favore dell'impresa che ha in concessione la gestione qualora manchi l'attestazione che sia avvenuto lo smaltimento certo dei rifiuti di quel determinato comune. L'impresa, quindi, per avere il pagamento dovrebbe dimostrare al comune di avere effettuato lo smaltimento in maniera legittima.

PRESIDENTE. Di attestazioni false di avvenuto smaltimento se ne possono fare moltissime. I problemi, come ben sapete, sono molto complessi. Ma si spera che, con il miglioramento della normativa e con la crescita della coscienza civile, le cose possano migliorare.

Vi ringrazio e vi saluto anche a nome della Commissione.

Gli incontri terminano alle 20,50.

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